Sarà un Capitano capace di ‘Marvegliarci’ o sarà solo un Capitano capitato a capitanare senza capo né coda? 😀

Capitan Marvel è il ventunesimo film dell’Universo Marvel, e narra le vicende di Carol Danvers, aka Capitan Marvel aka Vers. Il film, nella logica dell’MCU, dovrebbe essere un’introduzione al personaggio prima che quest’ultimo diventi il capo dei nuovi Avengers nel prossimo film (Infinity War: Endgame, che uscirà nell’estate del 2019), almeno stando alle attuali (marzo 2019) dichiarazioni di Kevin Feige. Se devo proprio essere sincero, è un pensiero che mi fa abbastanza rabbrividire, non tanto per il personaggio in sé ma per i numerosissimi problemi di continuità che genera all’interno dell’MCU (non ne parlerò causa spoilerone enormone, ma ce ne sono parecchi).

Ma andiamo con ordine: questo è il primo film dell’MCU con una protagonista supereroina femminile, e, come sempre in questi casi, c’è la solita controversia online tra femministi che vogliono vedere un bel film e MRAs (Men’s Rights Activists, cercate su google se volete saperne di più) che lo vogliono veder fallire (come c’era stata per Wonder Woman, per Mad Max: Fury Road -eh, già- e per il remake dei Ghostbusters). Il film sta sbancando al botteghino, cosa che mi fa sperare che vedremo più film con protagoniste femminili, e magari anche fatti un po’ meglio di questo: fatta la dovuta premessa, non intendo occuparmi della controversia, parlerò di femminismo in questa recensione solo perché il film stesso presenta alcune tematiche femministe (che vuol dire: di eguaglianza dei sessi, giusto per ricordare la definizione da vocabolario).

Come avrete già intuito, il film non mi ha fatto impazzire: intendiamoci, non è brutto, non è orribile, non provoca vomito e disgusto… è però un po’ noioso, tristemente mediocre se vogliamo, di sicuro non un buon prodotto di intrattenimento (e soprattutto non una buona introduzione per un personaggio con un ruolo così importante negli Avengers). Facendo un confronto con altri prodotti dell’MCU, è alla pari con Hulk (quello del 2008 con Edward Norton). La maggior parte dei problemi del film sono incentrati intorno alla protagonista, interpretata da Brie Larson: l’attrice è già stata oggetto di critiche, ma francamente trovo che i problemi siano con il personaggio, non l’attrice che invece di suo sarebbe piuttosto capace (per la cronaca ha vinto un Oscar, un Golden Globe E un Bafta come migliore attrice protagonista nel 2015). Quali sono questi problemi? Sono i soliti problemi che i film Disney hanno con personaggi femminili forti (la nuova Cenerentola, Anna/Elsa in Frozen, Alice in Alice in Wonderland di Tim Burton e infine, anche se in misura minore, Rey in Star Wars VII e VIII): ovvero che sono personaggi artificiali, di cui il film non riconosce le ovvie debolezze, e per questo finiscono per essere, generalmente, costruiti malissimo. Carol Danvers rientra in questa categoria: preciso che il personaggio può redimersi, ma ciò che ho visto in questo film non mi fa sperare bene (evitando spoiler, quello che lei fa alla fine avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento nel corso dell’intero film).

Approfondendo il discorso, in Captain Marvel mancano alcuni elementi fondamentali di costruzione del personaggio dell’eroina: non c’è, ad esempio, un singolo momento durante tutto il film in cui lei sia in reale pericolo (cosa che uccide la tensione); a causa dell’artificialità di cui sopra, c’è pochissima empatia (da cui le critiche a Brie Larson, la quale ha probabilmente fatto quello che le veniva detto di fare e non va biasimata per quelli che sono palesemente problemi di sceneggiatura); e, last but not least, il personaggio si prende troppo, troppo sul serio. Si, in un film Marvel la protagonista non fa una singola battuta. Ed è anche la ragione per cui Samuel L. Jackson, che ritorna nel ruolo di Nick Fury, suona a tratti disperato nel cercare di strappare (con qualche occasionale successo) una risata al pubblico.

I restanti elementi sono, come ho detto sopra, non brutti ma tendono alla mediocrità. C’è, ad esempio, un’eccellente computer grafica intorno al personaggio di Nick Fury (hanno ringiovanito l’attore), ed è fatta così bene che non mi ero neanche reso conto che fosse computer grafica (stesso discorso per Clark Gregg che interpreta Phil Coulson). Purtroppo le scene d’azione invece non sono così brillanti: ci sono due scene d’azione all’inizio molto ben riuscite, e un eccellente inseguimento sulla metropolitana (si vede nel trailer), svelto e in continua evoluzione. La scena d’azione più importante invece è tutta in ombra e risulta molto confusa, tanto che facevo fatica a capire cosa stava succedendo. E anche l’effetto speciale intorno a Capitan Marvel non è niente di speciale, è una generica luce dorata.

La recitazione nel complesso è discreta: purtroppo anche attori bravi come Jude Law (che interpreta Yon-Rogg), Annette Bening (che interpreta una bizzarra Intelligenza Kree) e Gemma Chan (che interpreta Minn-Erva) sono o sprecati o soffrono a causa di scelte forzate di trama.

E a proposito del diavolo, veniamo appunto alla trama: non orribile, ma riciclata e del tutto prevedibile, di nuovo, mediocre. Capisco che i film Marvel in genere non contengano poi tutte queste sorprese, ma qui la cosa è portata all’ennesima potenza. Al minuto tre ho detto: “quello è il cattivo principale” Ding! Azzeccato. Al minuto sette ho detto: “Sta a vedere che succede quello più o meno a metà” Ding! Azzeccato. E così via. Ci potevano essere alcune sorprese come trama, specialmente considerando che gli skrull possono assumere le sembianze di chiunque, ma il film utilizza pochissimo questa loro abilità, ragion per cui risultano sprecati. C’è un gatto, cosa che piacerà agli amanti dei gatti. Detto ciò, ho visto recensioni che dichiarano lodi sperticate al “gatto che salva il film da solo”.

No.

Non è così.

Davvero, NO 😀

Il gatto ha un paio di scene buffe e divertenti ma tutto qui, purtroppo ci voleva ben altro per “salvare il film”. Tra l’altro, e so che è un puntiglio, ma se il personaggio (da fumetto) ha un gatto, perché dare la parte a Brie Larson che è allergica ai gatti ed essere poi costretti a girare tutte le interazioni in computer grafica o usando dei doppi? Boh, mi sembra una decisione partorita all’Ufficio Complicazione Affari Semplici. Tornando al discorso sulla trama, anche quei pochi colpi di scena che potrebbero intrattenere sono bilanciati da scelte francamente bizzarre e che generano costante delusione. Mi sto riferendo, senza spoiler, all’occhio e a quando vengono nominati gli Avengers: entrambi quei momenti mi hanno fatto cascare le braccia, e mi hanno ricordato Solo: A Star Wars Story. Se il tuo film ti fa ricordare il più brutto film di Star Wars mai prodotto, direi che i problemi non sono soltanto con la protagonista.

E ora veniamo alle tematiche femministe che ho accennato sopra: è chiaro che il film vorrebbe trasmettere un messaggio femminista, in modo che le ragazzine possano vedere in Carol Danvers un modello di eroina da seguire. L’intento è senz’altro notevole, ma enfatizzo che ho scritto “vorrebbe”. Perché non ci riesce. Ma proprio per niente. Vedo la ragazzina in questione che ci pensa un attimo e dice: “Ma… veramente io preferirei essere Black Widow… o se proprio vogliamo dirla tutta Wonder Woman!” 😀 I motivi per cui non ci riesce sono vari e li ho già in parte menzionati: la scarsa empatia, l’artificialità del personaggio e la trama scombinata. Quello che non ho menzionato, e forse l’aspetto più importante, è l’estrema confusione intorno al messaggio femminista stesso: un messaggio del genere deve essere trasmesso non solo dall’occasionale inquadratura, ma deve essere contestualizzato e appropriatamente inserito nella struttura narrativa del film. Non solo, ma deve trasmettere in qualche modo la radicalità del messaggio femminista stesso (che, ribadisco, riguarda l’eguaglianza dei sessi e non semplicemente qualcuno che grida: “Girl power!”), senza compromessi o ambiguità. Faccio  alcuni esempi: una donna protagonista combatte o sfida figure maschili di autorità, magari ridicolizzandole (come peraltro succede in Aquaman quando Mera interrompe Orm durante il duello); altro esempio, quando un personaggio donna rompe, ignora o sfida apertamente convenzioni stabilite da una società tradizionale (dominata dai maschi) perché è l’unica scelta moralmente corretta (come le donne che scappano da Immortan Joe in Mad Max: Fury Road); infine, quando un’eroina è l’unica capace di risolvere una situazione che dei maschi hanno solo peggiorato (quello che succede nella prima stagione di Jessica Jones, la serie Netflix, vedi recensione sul sito). Per questa ragione, quando Carol Danvers si mette a combattere al suono di Just a Girl (la ancora una volta prevedibile canzone dei No Doubt), non si ha l’impressione che il personaggio se lo sia guadagnato, né si ha l’impressione che lei rappresenti qualcosa di più di un’attrice in costume con della computer grafica addosso.

E a questo punto diventa necessario fare un confronto diretto con Wonder Woman: perché il film di Patty Jenkins (non privo lui stesso di problemi, vedi recensione sul sito) è invece perfettamente coerente nel messaggio che vuole trasmettere, in particolare in queste due scene intorno alla liberazione di Veld, occhio ai lievissimi spoiler: https://www.youtube.com/watch?v=8HDC4U8_ptM e https://www.youtube.com/watch?v=hvaWxd5Vea4 . Come si può notare, tutti gli elementi tematici di cui ho parlato sopra sono dove dovrebbero essere in entrambe le scene, e si, il personaggio di Gal Gadot rappresenta molto di più di un’attrice in costume (ed è peraltro più autentico).

E forse questa più di ogni altra può essere una degna conclusione di questa interminabile recensione: Wonder Woman è più bello. Nella recitazione, nella trama, nella protagonista, negli effetti speciali e nel messaggio femminista che vuole trasmettere. Per tutte queste ragioni, sconsiglio la visione del film, non dice nulla di nuovo da un punto di vista dell’universo Marvel, e, come ho già detto, tende a essere piuttosto noioso. Peccato.

Voto: 5

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