“Ma c’è un capo in questa città?” Questa domanda venne fatta anni fa a un master molto inesperto (il sottoscritto), che rispose: “Ehm… beh… ah… come dire… diciamo che… si” dando l’idea di essere perfetamente preparato per la domanda 😀

In questo articolo vorrei discutere di alcuni modelli di nazione/stato che possono venire comodi ai master in difficoltà. Le strutture statali singole io mi sono quasi sempre trovato a improvvisarle (lavorandoci dopo in un secondo momento), e personalmente non l’ho mai trovato eccessivamente complicato fintanto che si tengono a mente alcune regole di base. La chiave, secondo me, è di tenere presente “Lo spirito delle leggi” di Montesquieu, ovvero che, qualunque sia la forma di governo si parla comunque di potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario. L’importante è tenere a mente come vengono esercitati questi tre poteri: possono essere separati o uniti, ma in genere ci sono diverse componenti dello stato che si dividono, o possono comunque influenzare, l’esercizio di uno di questi poteri. Ora proverò a tracciare alcuni possibili modelli di entità statali che ho dovuto mettere in piedi come master; faccio presente che, per quanto possano essere presi singolarmente, diventa interessante quando vengono mescolati, quando elementi di uno vengono, per motivi tradizionali, consuetudinari, o altro, inseriti in un altro contesto. Un esempio attuale di questo, e si è visto recentemente, sono le liste elettorali distrettuali e  uninominali, un retaggio delle democrazie liberali ottocentesche (dove votava solo una ricca minoranza della popolazione) e che permettono oggi a un partito senza una maggioranza di governare il paese (nel Regno Unito come negli Stati Uniti).

La Tribù:

Il potere esecutivo in una tribù è generalmente in mano a un capo, un leader, o anche un clan (=gruppo familiare ristretto) dominante. Quando questa dominazione da parte di un capo/leader/clan è istituzionalizzata (e inserita in un contesto di società sedentaria, non nomade) diventa molto simile al feudalesimo medioevale (un nobile con un titolo che è sovrano assoluto del proprio territorio). Questo è il caso estremo in cui non vi è un vero e proprio detentore del potere legislativo: ci possono essere tradizioni e/o consuetudini specifiche che limitano in qualche modo il potere del capo (ad esempio, lo ius primae noctis in una società feudale). Decisioni cruciali possono essere in mano all’intera tribù che prende decisioni per alzata di mano (una sorta di democrazia diretta ante-litteram), anche se il confine tra queste e le decisioni esecutive spesso è sottile (anche qui, nel caso del feudalesimo medioevale, i contadini o servii hanno voce in capitolo solo ed esclusivamente quando viene minacciata la collettività, e anche in questo caso tendono a delegare al loro feudatario).

Il potere giudiziario è generalmente in mano di un consiglio degli anziani (nel quale può o meno sedere il capo tribù), o di un’organizzazione religiosa (sciamani o sacerdoti di una particolare divinità). La religione può giocare un ruolo anche in quelle tradizioni/consuetudini che regolano l’esercizio del potere da parte del capo (ad esempio, c’è bisogno di consultare lo sciamano prima di iniziare una guerra).

La città:

Questo tipo di organizzazione può essere una tribù un po’ più strutturata (come per esempio l’ordinamento dell’antica Sparta), a una democrazia come quella ateniese, a una repubblica mercantile come Firenze o Venezia, a una signoria o un feudo governati da un singolo sovrano/tiranno. In genere sono comunque realtà su piccola/media scala basate su un qualche tipo di contratto sociale non scritto: serve un governo cittadino per amministrare, per nutrire, per proteggere. Intanto la stragrande maggioranza delle città del mondo antico e medioevale distinguevano tra cittadini veri e propri (ovvero gli appartenenti alla comunità) e gli stranieri, che magari abitavano in città ma senza la cittadinanza (e questo può includere anche schiavi e/o schiavi liberati così come gruppi etnici specifici, come gli ebrei o i musulmani). In genere i cittadini hanno dei privilegi e qualche voce in capitolo nel governo cittadino: possono rivolgersi direttamente al signore del luogo/assemblea di potenti che darà loro udienza, possono eleggere o nominare un giudice per risolvere una disputa, hanno una corporazione/gilda di riferimento che protegge i loro interessi.

La città in genere tende a separare il potere esecutivo da quello militare, dato che la semplice amministrazione è molto più complessa di quella tribale (anche Sparta aveva due re, di cui uno si occupava prevalentemente dell’esercito e l’altro del governo) ma i due sono spesso correlati: chi controlla l’esercito tende a controllare anche il governo o a decidere chi sarà il prossimo governante (ad esempio nel 68 D.C., l’anno dei quattro imperatori, alla fine ha vinto Vespasiano, ovvero colui che aveva l’appoggio del maggior numero di legioni, anche se era Galba quello che controllava l’amministrazione). Il potere legislativo anche qui può essere in mano a una varietà di istituzioni che rappresentano in qualche modo la città: le corporazioni dei mercanti (Firenze e/o Venezia), il consiglio degli anziani (Atene), la religione locale (se ce n’è una dominante, altrimenti un collegio dei rappresentanti dei vari culti, come ad esempio nella vecchia Gerusalemme dopo le crociate), un senato di potentati (da trecento a cinquecento membri, in genere occupati dalle famiglie più illustri come nell’antica Cartagine) o anche un’assemblea popolare eletta (Atene ma anche il parlamento parigino del Cinque-Seicento).

E qui si arriva al potere giudiziario, che nelle città-stato tende, in linea di massima, ad essere indipendente: i giudici sono artigiani, esperti del mestiere, e le corporazioni dei mercanti hanno interesse a vedere la giustizia come un ideale da rispettare. Il potere giudiziario viene messo in discussione quando tocca antichi privilegi (ad esempio un potentato cittadino accusato di corruzione), o quando influenza direttamente le organizzazioni cittadine (per esempio un processo che coinvolga il capo della guardia o addirittura il signore stesso della città).

Inoltre, la tirannide e la signoria sono anch’esse tipiche forme di governo cittadine, in cui il potere è nelle mani di un singolo individuo. La forma di governo può essere quella di una tirannide, ovvero che c’è un capo “informale” nel senso che istituzioni precedenti (in genere democratiche o oligarchiche) restano formalmente in piedi, sono solo interamente condizionate dall’operato del tiranno (Pisistrato ad Atene è un buon esempio, così come il governo fiorentino di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico). La signoria invece è “formalizzata”: il signore ha una corte, nomina un consiglio interno di cui è a capo e in genere ha dei ministri, detti anche consoli, che gestiscono l’amministrazione per suo conto. In questo caso le istituzioni precedenti o sono state smantellate o sono state neutralizzate, in ogni caso non giocano più un ruolo attivo (Firenze dopo Cosimo II, o anche Gerone di Siracusa). In un contesto fantasy, in genere un governo di una città sufficientemente grande tenderà (per proteggersi meglio) a volere istituzionalizzare la magia, che potrebbe diventare una corporazione, con diritti e privilegi annessi e connessi (I Collegi della Magia dell’Impero in Warhammer Fantasy prima dell’Age of Sigmar), o una “scuola” sotto il controllo diretto del senato/assemblea/signore o dell’esercito (tipo i Circoli dei Maghi in Dragon Age). Infine, una delle dimensioni più interessanti della città-stato è la folla: il pericolo di una sollevazione popolare è onnipresente in tutte le fasce del governo, e ci sono fazioni che possono essere pronte a sfruttarla per forzare dei cambiamenti. La mobilitazione popolare in genere avviene per fame, ma ci possono essere anche altri motivi, come la persecuzione etnica o religiosa o la rottura del “contratto sociale” tra il governo della città e i suoi cittadini.

Lo Stato/Nazione:

Ciò che contraddistingue lo stato-nazione è un’identità precisa, che sia storica, economica, linguistica o culturale (l’Impero Romano, il Regno di Spagna, Il Commonwealth di Inghilterra Scozia e Irlanda, ecc). In uno stato come questo c’è un nucleo che, per ragioni di affinità culturale o ricchezza economica, comincia a espandersi fino a raggiungere un confine adatto alle proprie risorse (la Prussia e il Secondo Reich, o l’espansione romana nel Mediterraneo), muovendosi avanti e indietro rispetto a quello (l’Impero romano e la guerra contro i Parti/i Germani, l’Impero ottomano e i quattro assedi di Vienna, la Germania e l’Alsazia/Lorena, ecc ecc). A volte questa espansione avviene anche per necessità difensive, e un buon esempio in questo caso è il Sacro Romano Impero Germanico: i duchi tedeschi venivano costantemente invasi da Est e c’era bisogno di un Imperatore che mantenesse la pace tra di loro e all’esterno. In questo caso i duchi scelsero il più potente tra loro, Corrado di Franconia, che non combinò un accidente ma lasciò il trono, e la sua provincia al suo più acerrimo nemico Enrico l’Uccellatore di Sassonia, che diventò Imperatore e controllando due intere province era sufficientemente potente da mantenere la pace tra i duchi e sconfiggere i barbari a Est (le due province, tra l’altro, sono un buon esempio di un nucleo iniziale che arriva a creare uno stato).

La caratteristica principale dello stato nazione è la concentrazione del potere su larga scala: le decisioni più importanti vengono prese di solito nella capitale, dove un sovrano con la sua corte (o più raramente un sovrano con il suo parlamento) manda degli emissari che fungono da Viceré o Governatori con pieni poteri nelle provincie al di fuori del nucleo iniziale (che possono o meno essere di recente conquista ma in genere i loro abitanti hanno meno privilegi del nucleo centrale originario, ad esempio, se conoscete la storia di San Paolo sapete quanto fosse importante per lui essere riconosciuto come cittadino romano). Più raramente una nazione può derivare da una confederazione di piccoli stati equivalenti (la Svizzera), nel qual caso tende a essere governata da un’assemblea e a ricadere nel modello della città. Il potere esecutivo tende a essere nelle mani di un sovrano: come detto sopra il sovrano può avere una corte di ministri (il Re Sole), può avere un consiglio di nobili che limita la sua autorità (l’Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico dopo Carlo V), o può anche avere un parlamento di cittadini scelti in base al censo (l’Inghilterra di Elisabetta I).

Il potere legislativo è, in genere, in mano a un’assemblea di qualche tipo: un Consiglio Reale/Imperiale formato da una dieci-trenta persone (il modello qui potrebbe essere il Consiglio degli Elettori in Warhammer Fantasy), un parlamento vero e proprio (l’Inghilterra, o la Francia del Cinquecento), o un Consiglio religioso (il Collegio dei Pontefici da Cesare fino a Marco Aurelio) anche se raramente si tratta di organismi completamente autonomi. Per esempio, in tutti gli esempi qui citati il sovrano ha il diritto di veto sulle proposte dei vari consigli, e in alcuni casi può anche nominare membri a piacimento (come nel Collegio dei Pontefici, che peraltro l’Imperatore presiedeva). Veniamo al potere giudiziario: la sostanza è che, per quanto le singole realtà urbane possano contenere poteri giudiziari indipendenti, questi tendono comunque a essere subordinati al potere centrale. In una realtà come la Francia del Cinquecento i tribunali tendevano a essere molto imparziali e corretti data la debolezza del potere centrale e la dimensione urbana di molti di essi. Il potere centrale si può manifestare in diversi modi: il più comune è la possibilità di ottenere un “perdono reale” dal sovrano, che scavalca la decisione del tribunale. Un altro può essere che esistono individui con pieni poteri (gli emissari/Governatori di cui sopra) e che, per loro stessa natura, non sono soggetti alle leggi locali. A seconda dello stato/nazione, ci possono essere anche altri privilegi: l’esproprio, la tassazione, fino alla persecuzione di minoranze etnico/religiose che può alterare sia il potere legislativo che giudiziario. In sostanza, se il potere giudiziario della città era un simbolo di imparzialità e correttezza, il potere giudiziario statale tende, in linea di massima, ad essere più uno strumento di autorità (o nei casi peggiori di persecuzione attivo) del governo centrale (un buon esempio sono i reati di tradimento e/o di lesa maestà, tutti punibili con la morte e che spesso scavalcavano tutte le procedure locali).

In conclusione, per progettare uno stato occorre identificare una generica tipologia e poi chiedersi come sono divisi i tre poteri. Tenendo a mente quello che si è deciso, si può improvvisare quasi qualunque interazione superficiale che i giocatori avranno con un particolare stato, e successivamente lavorare per una maggiore complessità creando fazioni interne, dinamiche del potere e cose del genere. Da tenere presente: la regola generale per la stabilità e il funzionamento di un organismo statale è che più questi tre poteri sono separati e distinti, più lo stato in questione è stabile (ovvero ci sono meno “ingiustizie”). Inoltre lo stato, così come le varie istituzioni che lo compongono non è fisso e inamovibile. Può essere difficile o complicato cambiarlo, ma può essere che il cattivo di turno, lavorando lentamente da dietro le quinte o velocemente con la forza delle armi, alteri l’esercizio del potere a proprio favore. Allo stesso modo può essere che un evento esterno serva come catalizzatore di cambiamenti all’ordinamento politico interno (la Guerra dei Trent’anni che ha causato indirettamente il crollo dell’assolutismo inglese e l’ascesa di Cromwell). Spero che le varie idee che ho messo insieme possa esservi d’aiuto nelle vostre avventure, se avete altri modelli da proporre o altre dinamiche da considerare sarò felice di parlarne nei commenti.

 

2 commenti
  1. Meeme 7 anni fa

    Articolo molto interessante e davvero utile!! 😀

  2. Autore
    Ilmarien 7 anni fa

    Grazie Meeme! Alla fine è venuto più lungo del previsto, volevo dare un ampio ventaglio di spunti da usare.

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