La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5453
     Elan 
    Partecipante

    – TUTTI –
    Virion rifletté a lungo sulle parole di Gahain, ma alla fine scosse la testa.
    “Servirebbe un ingegnere capace per creare quello di cui stai parlando, ma io non ho queste conoscenze. Mi diletto con l’alchimia, ma non credo che le pozioni che posso creare potrebbero servire allo scopo…”
    Nemmeno Zatanja sembrava molto convinta.
    “Io posso… creare delle piccole esplosioni arcane, ma non so se basteranno… servono più che altro ad allontanare i nemici, non a distruggere edifici!” La giovane troll non sembrava per niente convinta e, ancora una volta, pareva essere particolarmente a disagio e quasi fuoriposto in quel gruppo. Ma rise vedendo Rikr portare il fiore di Mana sulla testa del grosso Tauren, una risata che sembrava quasi impossibile da sentire in quella desolazione in cui si trovavano.

    Urok intanto aveva ascoltato attentamente le scoperte di Daellen, guardando la bozza di mappa che aveva riportato sulla carta.
    “Quindi, mi pare logico, qualsiasi cosa decideremo di fare dovremo combattere. A meno che non troviamo il modo di nasconderci tutti quanti…” guardò i compagni, ma nessuno era in grado di rendere tutti invisibili.
    “Dama Daellen, dovete continuare ad esplorare quei cunicoli. Sceglietene uno, se non riuscite ad esaminarli tutti… dobbiamo sapere cosa ci aspetta se proseguiamo oltre, le uova potrebbero essere ovunque, e quelle guardie potrebbero proteggere qualsiasi cosa…” sospirò, scuotendo la testa.
    “Virion, visto che siete un alchimista. Le vostre capacità potrebbero tornarci utili: iniziate a creare pozioni curative, più che potete. Thaidan, so che tu sei un abile conciatore. Devi riuscire a creare qualcosa che ci protegga dal calore. Andrai in giro con Nathaniel, se hai bisogno di rifornirti di pelli.”
    Zatanja sembrò illuminarsi a quelle parole, come se le fosse venuta un’idea. “E se…” esitò, come avesse paura di dire una cosa sciocca, ma Urok la esortò ad andare avanti.
    “E se usassimo dei cadaveri di Dragonkin? Per passare inosservati, voglio dire! Potremo far finta di essere come loro…”
    Thaidan se la rise.
    “Certo! Oppure potremo controllarne uno e passare per prigionieri! I Dragonkin non sono stupidi, anche se lo sembrano, ci riconoscerebbero subito!”
    Zatanja abbassò la testa, ma Urok non aveva risposto, come se stesse valutando entrambe le ipotesi molto attentamente.

    – LA CACCIATRICE –
    Alliria storse il naso, come se il solo fatto che la Cacciatrice le stesse parlando fosse per lei fonte di fastidio, ma con una smorfia stizzita scosse la testa.
    “Non ho mai sentito una lingua del genere. Di sicuro non appartiene a nessuna razza dell’Alleanza.” sembrava tenerci molto a specificarlo, come se solo quelle razze, per lei, potessero essere di qualche importanza.

    La Cacciatrice decise così di sporgersi di più verso la feritoia per vedere coi suoi occhi i due interlocutori. Il passaggio era stretto, ma non abbastanza da impedirle il passaggio e, come aveva già intravisto, si apriva in una larghissima sala circolare con diverse porte che conducevano a stanze più interne.
    I due interlocutori non erano molto lontani dalla feritoia, ma girati in maniera tale da nasconderla alla vista.
    Uno dei due era la creatura più brutta che avesse mai visto: ricordava un Dragonkin, ma il suo corpo era più sottile e antropomorfo, ed era sostenuto solo da due lunghe gambe, proprio come un essere umano. Le braccia erano sproporzionatamente lunghe rispetto al resto del corpo e, sulla schiena, gli spuntavano quelli che sembravano due abbozzi di ali membranose. Guardando meglio, però, l’Elfa del sangue notò che non erano ali normali: era come se due supporti di metallo reggessero una sottile membrana.
    Doveva essere un qualche esperimento bizzarro, di certo nulla di naturale.
    L’altra creatura era, come aveva intuito, decisamente più umana: elfica quasi, per la precisione. I suoi lineamenti potevano ricordare quelli di un Elfo della Notte, data la pelle diafana, ma i suoi occhi erano rossi come se fossero lambiti da fiamme, ed il suo viso era solcato da quelle che sembravano terribili cicatrici.

    #5464
     Meeme 
    Partecipante

    La sacerdotessa continuava a comportarsi da isterica e lei si morse un labbro a sangue per evitare di aggredirla a male parole. Avevano trovato una via d’accesso sicura ed anche se quei due individui non la convincevano affatto, soprattutto il deviato elfo della notte, decise che la cosa migliore era tornare indietro e riferire quello che avevano visto.

    Fece un cenno ad Alliria, ma poi si ricordò che l’elfa della notte non era un animale in grado di comprendere i suoi gesti e così le parlò di nuovo dicendole di seguirla mentre tornavano indietro.
    Riuniti con il resto del gruppo raccontò loro quello che aveva visto senza troppi giri di parole. “Ho trovato una via d’accesso al piano centrale, seguitemi, entrare ci darà una visione più completa della costruzione e potrete anche tracciare auree di magia se presenti.” La nebbia all’interno sembrava più forte, sicuramente doveva esserci un incantatore o qualche oggetto che la rendeva tale e loro dovevano trovarlo e distruggerlo.

    #5469
     Rilwen 
    Partecipante

    Quando la Cacciatrice ritornò, si fece raccontare tutto. non era che l’idea di entrare e di vedere mezzi sacrifici umani/mostruosi/sai tu cosa la attirasse proprio tremendamente. Anzi. Però dovevano capirci qualcosa in più, e quel qualcosa in più implicava che entrassero e picchiassero. Non potevano minimamente concedersi il lusso di andare in invisibile – sarebbe stato tutto molto bello, ma purtroppo infattibile. Decisamente infattibile.
    Avvicinò la mappa all’Elfa, quella mappa che era riuscita più o meno a fare.
    “Dove si trova esattamente questa sala di cui parli? Dove c’è l’esperimento e quella creatura elica?”
    Non era sicura che si trattasse di un Elfo vero e proprio, non capiva che cosa potevano essere quelle fiamme o qualunque cosa che la Cacciatrice descrivesse. Provò a pensare se aveva visto tratti del genere, se le ricordava qualcosa, e intanto annuiva ad Urok.
    “Posso provare a partire dalla sala che ha detto la Cacciatrice. E’ facile raggiungere questa via d’accesso?”
    Intanto era già pronta a far viaggiare i suoi occhietti dolci ed affettuosi. Oh, che bella giornatina. Ma intanto parlò a Lui.
    *Ti dice qualcosa tutto sto casino?*

    #5470
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò gli altri con attenzione, poi replicò a sua volta, rivolgendosi innanzitutto a Virion: “Non mi intendo personalmente di alchimia, ma se ti serve una mano a purificare gli ingredienti ti posso aiutare con i miei poteri” disse offrendo il suo aiuto. Alla proposta di Zatanja alzò vistosamente il sopracciglio destro guardando Urok: “Eeehhhmmm, non vorrei sembrare pessimista, ma mi pare un po’ difficile riuscire ad ingannarli. Come vorresti usare i loro cadaveri?” chiese alla giovane troll “Li scuoiamo e poi indossiamo le loro pelli? A parte l’odore terrificante, mi sembra un sacco di fatica e di tempo per un risultato… modesto, dato che il primo che ci si avvicina ci becca in men che non si dica. Piuttosto, con tempo e calma, sei in grado di creare e far muovere delle illusioni di dragonkin? Data l’abbondante nebbia potrebbero essere piuttosto utili…” propose cercando in qualche modo di salvare la proposta della maga. Quando vide ritornare le due fu sollevato dal vedere che non si erano vicendevolmente picchiate, ma deluso che ci fosse comunque una tensione che si tagliava col coltello. “Ottimo, avviamoci allora, visto che abbiamo un ingresso da esplorare cerchiamo di stare uniti e nella nebbia potremmo nasconderci dai dragonkin, e se per caso uno ci attacca cerchiamo di eliminarlo in fretta prima che faccia troppo rumore” concluse. Mentre il gruppo prendeva una decisione e si rimetteva in marcia, si avvicinò ad Alliria e le chiese sottovoce: “Va un po’ meglio? Oggi mi sembri più tranquilla…” osservò semplicemente.

    #5471
     Elan 
    Partecipante

    La sala che aveva visto la cacciatrice si trovava nel piano centrale, in un punto in cui gli occhi di Daellen non erano ancora arrivati. Doveva trattarsi di una stanza molto grande, ma circolare. La warlock spinse così più in là i suoi occhi demoniaci sul piano centrale: la sala sembrava una sorta di grande passerella che si affacciava su una specie di pozzo (probabilmente il piano inferiore) e quattro gallerie, compresa quella da cui gli occhi erano arrivati, si aprivano a croce su altrettante stanze interne. Gli occhi demoniaci arrivarono giusto in tempo per vedere la creatura alata descritta dalla Cacciatrice infilarsi in una di quelle sale. Non c’era traccia, invece, dello strano elfo.

    Nel mentre, tutto il gruppo si stava muovendo verso il sentiero indicato dalla Cacciatrice. Non si trattava di una strada facilissima da percorrere, ma almeno avrebbero evitato parte degli scontri con i dragonkin.
    Zatanja sembrava essere stata un poco demoralizzata dal commento di Gahain, ma alla sua successiva proposta annuì convinta. “Mi basta avere una base su cui ispirarmi, e potrò creare fino a tre copie di qualsiasi creatura!” esclamò.
    Anche Urok sembrava decisamente più convinto da quella soluzione.
    “Risparmia le energie per ora. Potremo utilizzare queste immagini illusorie in caso di emergenza.”

    Non ci misero molto tempo a raggiungere l’apertura trovata dalla Cacciatrice. Alliria sembrava provata da aver fatto la stessa strada più volte, e non risposte a Gahain.
    Fu la Cacciatrice a sporgersi nuovamente per prima, per controllare la situazione: come avevano già visto gli occhi demoniaci di Daellen, sia la strana creatura alata che l’elfo erano spariti, e non c’erano Dragonkin a portata di vista, così uno dopo l’altro entrarono tutti quanti.
    Il calore dentro la fortezza era davvero opprimente, e la nebbia sembrava uscire intensamente all’enorme pozzo al centro della stanza. Subito alla sinistra dell’apertura da cui erano entrati si trovava una delle gallerie della stanza, quella in cui gli occhi Demoniaci avevano visto sparire la creatura alata. Altre due gallerie si trovavano una a destra e una a sinistra della sala circolare, mentre una quarta si estendeva esattamente dalla parte opposta a dove si trovavano, ed era quella che conduceva all’ingresso principale della fortezza.

    Non sembrava esserci alcun rumore minaccioso, segno che nessuno si era ancora accorto della loro presenza, ma fu un ben altro tipo di silenzio a turbare Daellen: Lui non le aveva risposto e, per quanto cercasse di stabilire un contatto, sembrava sfuggire continuamente alla sua chiamata.

    #5480
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era rimasto silente durante il racconto della Cacciatrice e non aveva proferito parola nemmeno quando gli altri avanzavano le loro proposte.
    L’unica certezza era che avrebbero dovuto affrontare dei nemici e versare il loro sangue.
    L’unica certezza era che Gungnir, finalmente, avrebbe potuto dimostrarsi utile e proteggere i suoi amici.

    Seguì la cacciatrice e una volta giunti all’interno fece cenno a Zatanja di stare dietro di lui.
    Rikr se ne stava sulla spalla del guerriero, guardando truce tutte le vie percorribili.
    Il tauren sussurrò piano a Urok: «Dobbiamo essere prudenti. Veloci, silenziosi e soprattutto prudenti. Dovete stare dietro di me quando sarà il momento di combattere.»
    Il tono era fermo. Il tauren non era preoccupato. Proteggere gli altri e combattere era quello per cui la Madre Terra gli aveva dato il dono della vita.
    Questa volta avrebbe protetto i suoi amici, avrebbero trovato la fonte di tutta quella morte e avrebbero trovato il modo di proteggere la Madre Terra.
    Draghi leggendari o meno.

    #5481
     Rilwen 
    Partecipante

    Tutto sarebbe andato perfetto, nella sua mente. Non sembrava esserci tutta l’opposizione che si sarebbe aspettata e per cui aveva i poteri pronti a colpire, che fosse per difesa o per attacco.
    Tutto perfetto, a parte il calore soffocante, a parte gli odori più o meno putridi, a parte probabilmente i cadaveri che si erano visti in giro così per non saper né leggere né scrivere.
    Tutto, se non fosse che non Lo sentiva più.

    Fu come sentire il proprio mondo cadere. Ed emozioni contrastanti soffocarla. Dov’era? Perché non era lì? Perché la stava lasciando? Perché non rispondeva?

    Era libera?
    … era schiava?
    Si avvicinò ad Urok, l’unico con cui avesse una simil quasi conversazione, e aveva la faccia di chi aveva appena visto un fantasma.

    O forse non l’aveva visto per nulla.

    “Non riesco ad evocare il demone.”, gli sussurrò a fil di voce.
    Magari Urok sarebbe stato solo felice della cosa, ma era un dato di fatto che molto della potenza di Daellen risiedeva in Lui, ed erano un po’ fregati. In ogni caso sentì le parole di Gungir e annuì.
    Mandò gli occhi ora a controllare tutte le possibili uscite in quel labirinto di strade e mica strade, come a vedere che cosa li aspettava esattamente: soprattutto voleva capire dov’erano andati l’Elfo e il Drago, prima di attaccare o sai tu cosa.

    #5482
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Un modello per le illusioni? Il dragonkin Maramao o come si chiamava che abbiamo ucciso qualche giorno fa potrebbe essere una buona base?” disse Gahain rispondendo a Zatanja. Quando Alliria non gli rispose guardò Thaidan con aria di estrema disapprovazione facendogli segno di parlarle e fare in modo che usasse la testa per ragionare invece dei suoi genitali, che da qualche giorno stavano chiaramente gestendo l’intera baracca. Mentre si incamminavano Gahain utilizzò la sua capacità di manipolare la terra per sentire le vibrazioni del pavimento e cercare di capire se qualcuno si stava avvicinando al gruppo in modo che gli altri avessero tempo per reagire o per girare al largo. E tuttavia era tutto tranquillo. Molto tranquillo. Fin troppo tranquillo. Si avvicinò a Urok e disse a voce bassissima: “Non mi piace, è tutto troppo… deserto… se stessimo cadendo in una trappola?”.

    #5485
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice procedeva affiancata da Humar facendo attenzione a rumori ed odori sospetti. Gli altri sembravano preoccupati, ma lei non lo era affatto. La consapevolezza che forse in quel luogo avrebbero trovato indizi significativi sulla malattia la rendeva determinata e feroce. L’Elfa del Sangue era pronta ad attaccare e sbranare qualsiasi nemico e quella passione bruciante sarebbe stata utile in combattimento.

    “Zatanja, per me puoi procedere con le illusioni. Ci daranno un piccolo vantaggio in caso di attacco.” disse dando fiducia alla maga troll. Dovevano dirigersi verso la concentrazione maggiore di magia e lei si sarebbe affidata agli incantatori per questo.
    Recuperò il suo arco da caccia, avvertì Humar di prepararsi a combattere e sistemò alcune frecce pronte ad essere incoccate; anche lei, come Gungnir, si sarebbe occupata di proteggere gli altri e non avrebbe risparmiato nemmeno un respiro. Osservò per un attimo il paladino, certa di trovare in lui la solita calma, e poi distolse lo sguardo pronta a diventare la bestia assetata di sangue assecondando il suo istinto animale.

    #5496
     Elan 
    Partecipante

    Zatanja sembrò felice di sapere di poter tornare utile, e si mise subito all’opera nel creare delle immagini realistiche. “Il Dragonkin che abbiamo abbattuto andrà benissimo come base!!” esclamò allegra. Non ci mise molto a creare delle forme estremamente realistiche: erano solo due, e osservandole attentamente si vedeva che erano vagamente opalescenti, ma ad un’occhiata distratta potevano sembrare dei veri Dragonkin in carne ed ossa.
    Rikr si agitò nervosamente sulla spalla di Gugnir, vedendoli, ed anche Thaidan e Humar sembravano disturbati dalla loro presenza: il druido sembrava cedere sempre di più al suo lato animale, ma vedendo l’occhiata di Gahain si scosse, e prese da parte la sorella per parlare senza essere sentito dagli altri.
    Gahain, nel mentre, non percepiva nulla di strano… nulla che facesse pensare ad una trappola, per lo meno. La terra vibrava di molti piedi, ma erano quasi tutti al piano superiore della fortezza. Il piano inferiore, invece, sembrava solo un grande pozzo: lo shamano cercò di percepirne meglio la forma, e lo identificò come una grandissima stanza circolare. Lava sembrava scorrere tutto attorno ad essa, come se stata fatta apposta per mantenere tanto calore concentrato tutto in quel punto.
    Urok gli lanciò un’occhiata, come se avesse provato a sua volta ad esaminare la terra attorno a loro, e annuì.
    “Non sembrano esserci trappole. Forse non si aspettano davvero il nostro arrivo.” guardò il corno che portava appeso alla cintura. “Magari abbiamo avuto fortuna…” scosse la testa. Non ci credeva molto, ma non poteva abbaddersi: sapeva che l’umore del gruppo era appeso ad un filo.
    Inoltre, non era la sola cosa a preoccupare Urok. Si era incuputo in volto quando Daellen gli aveva detto di non riuscire più ad evocare il demone, ma non aveva detto nulla, forse per non allarmare gli altri. Le aveva solo lanciato una lunga occhiata, come a dire “continua a provare”.

    “Non abbiamo altro tempo da perdere.” disse poi ad alta voce, cercando di riportare l’ordine. Alliria e Thaidan erano ancora in disparte, ma non li disturbò.
    “Voglio sapere cosa c’è nelle gallerie, prima di inoltrarci. Dama Daellen, esploratele con attenzione, poi decideremo insieme come muoverci. Il piano inferiore sembra una sorta di…” esitò, prima di lanciare uno sguardo d’intesa con Gahain. “Una sorta di incubatrice. Il caldo è stato concentrato tutto lì, e sono pronto a scommettere che si tratti di una stanza ricavata successivamente alla costruzione della fortezza.”

    Daellen mandò in ricognizione i suoi occhi Demonici per perlustrare il resto di quel piano, e non ci misero molto a capire che erano finiti in una sorta di laboratorio.
    La galleria subito accanto a dove si trovavano loro si apriva in una stanza quadrata, non troppo grande, con un calderone al centro e le pareti piene zeppe di ampolle colorate e libri di incantesimi. Era lì che si trovava la più ampia concentrazione di forze magiche, ed era lì che si era rifugiata la strana creatura alata: dava le spalle all’entrata, guardando il calderone, e stava borbottando qualcosa tra sé e sé. Non sembrava una formula magica, ma più una lamentela, una sfuriata forse. Qualcosa lo infastidiva, profondamente, ma non era conscio della loro presenza nella fortezza.
    La galleria di destra invece era una sorta di tana. Ossa e carcasse riempivano il pavimento, sovrastate dalla creatura più disgustosa che l’Elfa del Sangue avesse mai visto: un cane a tre teste, come i cerberi, ma composto interamente da pezzi marcescenti di altre creature. Sembrava essere stato assemblato con parti che mal si amalgamavano tra di loro. Stava dormendo, ma alle sue spalle sembrava esserci impilato qualcosa, come se vi stesse facendo la guardia.
    Infine, la galleria di sinistra sembrava aprirsi sulle profondità stesse della terra. Un ampio pavimento si apriva all’improvviso in un baratro di lava, che si estendeva a perdita d’occhio. C’era una specie di gong, al centro del pavimento, ma per il resto era completamente vuota. Daellen però non aveva dubbi: era da quella stanza che si generava la nebbia, ne era certa.
    L’Elfo di cui aveva parlato la Cacciatrice non si vedeva da nessuna parte.

    Urok storse le labbra sentendo il resoconto degli occhi indagatori. Era evidente che non volesse lasciare nulla di inesplorato.
    “Propongo di dividerci. Voglio una panoramica più dettagliata di quelle tre gallerie, potrebbe esserci qualcosa di importante in ognuna di esse, e non voglio perdere altro tempo. Tre gruppi possono bastare, Alliria, Nathaniel e Zatanja si occuperanno nuovamente di coprirci contro la nebbia.”
    Guardò tutti con decisione, non ammetteva repliche.
    “Una volta che avremo esaminato le tre gallerie voglio analizzare anche il piano inferiore. Ma non ho percepito nulla, lì, quindi ci penseremo dopo, una volta che ci saremo riuniti.”
    Zatanja e Nathaniel annuirono, ed il paladino ricambiò l’occhiata della Cacciatrice. Il suo volto era calmo, come lei si sarebbe aspettata, ma c’era decisione nei suoi occhi, e una forza tale da fare quasi impressione.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 10 mesi fa da  Elan.
    #5498
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice sfiorò la criniera del leone nero ed emise un rumore quasi impercettibile con i denti ad indicare di calmarsi. Humar si era affidato alla vista e lei gli intimò di usare l’olfatto; quelle non erano che illusioni e le illusioni non avevano odore, nessun odore che le bestie come loro potessero percepire. il leone nero riconobbe il falso e si calmò mentre la sua compagna di caccia rimase in attesa delle ulteriori esplorazioni fatte da Daellen ed annuì alla scelta di Urok di dividersi.

    Tre gallerie da controllare ed Urok propose di separarsi per risparmiare tempo. “Io ed Humar esploreremo la galleria di sinistra dove la nebbia sembra più forte.” Non spiegò il motivo e non aveva nessuna voglia di perdere altro tempo in chiacchiere. Sperava solo che il gruppo non iniziasse a litigare su chi doveva andare dove perché lei avrebbe varcato quella galleria anche da sola e senza protezione lasciando il suo compagno animale a Zatanja.

    #5512
     Ba 
    Partecipante

    Il pericolo più evidente era lo strano essere putrescente di cui aveva parlato Daellen.
    Guardò Rikr che aveva appena smesso di rimbalzare istericamente da una spalla all’altra del guerriero per la presenza dei finti-dragonkin. Il piccolo spiritello sembrava suggerirgli che non sarebbe stata una buona idea scontrarsi con la bestia tricefala.
    Però aveva avuto un’idea. Era di Rikr, quindi era sicuramente una fantastica idea.
    «Zatanja, Rikr ha avuto un’idea. Lui si è spaventato quando ha visto i Dragonkin. Anche Humar e…» si interruppe per non ferire l’amico druido «Anche Humar, che sapeva che stavi facendo una magia, si è infastidito.» cercò di tagliare corto ma la fatica di interpretare l’idea di Rikr e trasmetterla efficacemente agli altri non l’aveva mai aiutato a diventare un grande comunicatore. «Pensavo che se i dragonkin sono suoi amici, potrebbero distrarre il grande cane putrescente e permetterci di vedere che cosa sta difendendo.»
    Si toccò distrattamente un corno e trattenne un sospiro di sollievo. Sperava di essere riuscito a spiegare bene quello che aveva pensato Rikr.
    «Se anche secondo te è una buona idea potremmo andare insieme. Così se non dovesse funzionare terrò quella bestiaccia lontano da te.» le sorrise soddisfatto sfiorando con la mano il fiore sulla sua testa.
    «Vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Quella della Madre Terra è la Magia più grande che possa esistere.»
    Era talmente sicuro della veridicità delle parole della giovane troll che ormai il caldo, la fatica e l’apprensione avevano lasciato spazio a una ferma e assoluta risolutezza.
    «Riusciremo a risolvere tutto» sussurrò a sè stesso.

    #5514
     Ilmarien 
    Partecipante

    Come gli piaceva poco l’idea di separarsi: gli piaceva veramente poco, se era una trappola era il modo migliore di essere impreparati quando fosse scattata. Ma d’altra parte era chiaro che stava avvenendo qualcosa di molto complicato qui ed era meglio avere il maggior numero di informazioni possibili, e se davvero non erano stati ancora scoperti… Beh, se non altro non sarebbero stati separati troppo a lungo. “Io non sono bravissimo a nascondermi, quindi vado nella galleria centrale, qualcuno viene con me? Alliria, Thaidan?” chiese rivolto ai suoi amici. Non avrebbe detto di no agli altri, ma dovendo scegliere preferiva andare con loro.

    #5519
     Rilwen 
    Partecipante

    Ci provò di nuovo. Provò ad evocare Lui, con tutte le sue forze. Se non riusciva, due erano le possibilità: o la propria magia veniva fermata in qualche modo, oppure lui non voleva raggiungerla. In entrambi i casi, la cosa era veramente terrificante.
    *E tu sei un genio, veramente. Un genio del male, a starci così da schifo.*
    Aveva ucciso suo fratello. Peggio, lo aveva portato al suicidio. Eppure…

    Meglio la nebbia, va’.

    Riferì tutto ciò che riusciva a vedere con gli occhi, non commentando sulla trappola: aveva il sentore che sì, sarebbero stati tutti messi in quel posto, e con il sabbione, e dividersi era un po’ una follia, ma così sembrava che si fosse deciso, per cui…
    “Sinistro anche io. Ci sono molti libri, forse riesco a capirci qualcosa.”
    Anche sei, onestamente, forse era meglio l’origine della nebbia, ma c’erano i libri, mannaggialamiseria.

    #5526
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN e DAELLEN –
    Piuttosto controvoglia, alla fine il gruppo si divise. Alliria andò con loro, ed anche Virion decise di seguirli, incuriosito da tutte quelle ampolle che l’Elfa del Sangue aveva descritto. Thaidan seguì la Cacciatrice e Nathaniel, mentre Urok andò insieme a Gugnir e Zatanja.
    Il corridoio che dovettero percorrere non era molto lungo, Daellen l’aveva memorizzato bene, e dopo pochi passi sbucarono nella stanza in cui la strana creatura ancora armeggiava col calderone.
    Gahain aveva alzato un vento appena percettibile, che avrebbe impedito alla creatura di sentire il loro odore, e al tempo stesso si stava concentrando per tenere i loro passi ovattati. Ma, in realtà, sembrava non ce ne fosse assolutamente bisogno.

    L’essere era completamente assorto nel suo lavoro, versava nel calderone liquidi presi dalle più disparate ampolle, e continuava a parlare nella sua strana lingua gorgogliante. Sembrava agitato, nervoso… arrabbiato, persino. E, ad un certo punto, gettò per terra un’ampolla come se l’origine della sua frustrazione fosse proprio ciò su cui stava lavorando. La terra, nel punto in cui l’ampolla si era rotta, iniziò istantaneamente a sfrigolare e contorcersi. Dopo pochi istanti una melma violacea prese vita da quel punto, iniziando a girare attorno al calderone. La creatura se ne accorse, e parve infuriarsi ancora di più.
    Virion guardò perplesso i due compagni, si vedeva che smaniava per analizzare le varie ampolle, ma non osava muoversi più in là nella stanza.
    Fu in quello che Daellen ebbe infine un contatto con lui. Fu come una secchiata d’acqua gelida in piena faccia, la sua voce la investì, ma era debole, addirittura sofferente, come se stesse faticando a stabilire il contatto.
    “… bloccato. … … magia … … … … … posto. … … due … … … … nero. … … via ….” Non riusciva a capire cosa diceva, le parole erano spezzate come la sua voce, ma era allarmato e – cosa oltremodo rara – estremamente spaventato.

    – GUGNIR –
    Piuttosto controvoglia, alla fine il gruppo si divise. Zatanja e Gugnir vennero accompagnati da Urok, Daellen e Gahain furono seguiti da Alliria e Virion, mentre con la silenziosa cacciatrice andarono Thaidan e Nathaniel.
    La giovane troll sembrava entusiasta dell’idea del Tauren, come se l’idea di poter essere tanto utile fosse per lei la più grande delle soddisfazioni. Urok, tuttavia, non sembrava altrettanto convinto, e seguì i due raccomandandosi di fare attenzione.

    Furono i Dragonkin ad aprire loro la strada: erano figure eteree e silenziose, ma la maga era riuscita ad imprimere loro anche un poco del carattere di quelle bestie, quindi sembrava che stessero discutendo tra di loro, spintonandosi infastiditi.
    Poco dopo, raggiunsero la sala dove l’orribile creatura aveva la sua tana. Il mostro era gigantesco, molto più di quanto Daellen avesse descritto, ma la cosa peggiore era il fetore che emanava: un tanfo di morte e putrefazione circondava la sua figura, probabilmente emanato da lui stesso, e degli strani liquidi putrescenti colavano dai punti in cui i pezzi di carcasse si univano tra di loro.
    Era la cosa più disgustosa che avessero mai visto, tanto che Zatanja fu costretta a mettersi entrambe le mani davanti alla bocca e distogliere lo sguardo per un istante. Persino Urok sembrava faticare a mantenere la calma.
    Si espresse a gesti, per non fare rumore, dicendo a Zatanja di mandare i Dragonkin in avanti per distrarre la bestia. Gugnir doveva aggirarla da un lato, mentre lui sarebbe andato dall’altro. La giovane troll eseguì, e i Dragonkin avanzarono. Il mostro li individuò istantaneamente e le sue tre teste iniziarono a ringhiare contemporaneamente. Non sembrava per niente contento di vedere gli pseudo-draghi, e iniziò a cercare di attaccarli, aggredendoli. Zatanja sembrò impanicarsi, e fece arretrare le creature: la scena era molto realistica, ma la reazione del mostro dava poco tempo ai due per esaminare la sua tana senza essere scoperti.

    – LA CACCIATRICE –
    Piuttosto controvoglia, alla fine il gruppo si divise. Insieme alla Cacciatrice andò Nathaniel e, a sorpresa, Thaidan. Alliria e Virion andarono insieme a Gahain e Daellen, mentre Zatanja e Gugnir furono seguiti da Urok.
    Il druido non sembrava particolarmente felice della situazione in cui si trovavano, ma sembrava avere ancora meno voglia di stare insieme a sua sorella. Si accostò alla Cacciatrice ed Humar, procedendo allo stesso passo del leone nero, che parve accettare la sua compagnia senza alcun problema.
    “Mia sorella è una stupida.” dichiarò all’improvviso l’Elfo della Notte, guardando la Cacciatrice. “Crede che tutto il mondo sia alle sue dipendenze.” scosse il grosso muso di felino. “Quando torneremo a Darnassus farò rapporto a Malfurion e Tyrande. Il suo comportamento non resterà impunito.”
    La Cacciatrice intuì che fosse una sorta di modo per chiederle scusa per la sorella.

    Nathaniel non disse nulla, sembrava teso e concentrato, e anche l’Elfa del Sangue era nervosa: riusciva ad avvertire delle vibrazioni sopra di loro, e capì che al piano superiore dovevano esserci moltissime creature che si stavano muovendo rapidamente ma confusamente, come se avessero ricevuto degli ordini improvvisi e stessero cercando di organizzarsi per eseguirli. Di certo erano troppi, e se si fossero scontrati con loro sarebbe stato terribile.

    Non ci misero molto a raggiungere la sala da cui proveniva la maggior concentrazione di nebbia, e come aveva descritto Daellen era completamente vuota ad eccezione dello strano gong posto proprio al centro di essa. Era dalla lava, tuttavia, che proveniva la nebbia, e accostandosi al bordo della piattaforma i tre videro che qualcosa stava ribollendo nelle sue profondità: era quel ribollire che creava la nebbia pietrificante, e non c’era nulla di naturale in ciò che stavano vedendo.
    “Non so voi, ma io di calarmi nella lava per scoprire cosa sta succedendo non ne ho alcuna voglia.” dichiarò Thaidan ad alta voce.
    A quel rumore, sembrò reagire un gorgoglio distante, ma istantaneo. Thaidan si zittì guardandosi attorno, ma sembrava estremamente convinto di ciò che aveva appena detto.

    #5533
     Meeme 
    Partecipante

    Le strade si divisero ancora una volta e lei si ritrovò in compagnia del paladino e del druido in forma animale ed insieme a loro si avviò nella galleria da cui proveniva la nebbia con Humar sempre al suo fianco. Thaidan voleva scusarsi per il comportamento di Alliria, la Cacciatrice alzò le spalle a quelle affermazioni di lui, i due fratelli avevano parlato, ma non dovevano aver risolto la cosa. “Tua sorella è libera di disprezzarmi quanto vuole purché non mi aggredisca di nuovo altrimenti mi comporterò come la bestia che sono.” specificò sapendo che avrebbe capito visto il legame del druido con la natura.

    Il paladino sembrava teso, i rumori dal piano di sopra non erano dei più consolanti, ma dovevano restare concentrati per poter ottenere qualche risultato. La nebbia proveniva dalla lava sottostante, qualcosa ribolliva e doveva trattarsi della fonte da cui si creava quella bruma maledetta.
    “Lo farò io…” dichiarò la Cacciatrice determinata. “Mi calerò nella lava anche se non ci saranno incantesimi in grado di proteggermi. Resisterò abbastanza da capire cosa succede e portare in superficie ciò che ribolle là sotto.” significava ustionarsi gravemente, ma lei non aveva paura. Aveva già provato il freddo più doloroso, la prigione era gelida e quel gelo bruciava come il fuoco più intenso; ora sarebbe scesa nel fuoco e questa volta di sua spontanea volontà. Humar continuava a pattugliare la stanza facendo attenzione ad eventuali rumori sospetti e lui temeva per la vita dell’Elfa del Sangue, era la sua compagna di caccia, si fidava di lei e sapeva che avrebbe rischiato la vita per quella missione.

    #5551
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain osservò stranito la bizzarra creatura e il suo strano comportamento. Sembrava proprio che fosse frustrata di quegli strani esperimenti, che sembravano animare la terra stessa. Si concentrò sul punto in cui la creatura violacea era emersa per cercare di scoprire qualcosa di più. Si guardò intorno, esaminando attentamente la stanza: cercava un libro, o anche delle pergamene, qualcosa che fosse una lista di ingredienti o di istruzioni e che potesse dare un’idea di ciò che avevano davanti. A gesti, fece segno agli altri di fare altrettanto, avvicinarsi ed esaminare le ampolle era pericoloso, ma forse sarebbero riusciti, senza troppa fatica, a sottrarre un libro o alcuni fogli usando la magia. A un certo punto, notò la strana reazione di Daellen e le rivolse uno sguardo interrogativo.

    #5554
     Rilwen 
    Partecipante

    Se non altro era buffo. Sì, l’impressione era questa: che fosse *buffo*. Si sa, Daellen aveva uno strano senso dell’umorismo, che non stava né in cielo né in terra, ma quella creatura stava smadonnando esattamente come lei nei primi tempi, in mezzo ad una magia che non sempre funzionava come avrebbe voluto. Era il bello della magia, appunto, era la bellezza dell’imparare, dello sbagliare, del…

    Sobbalzò, però, mentre l’ampolla cadeva, e cercò di capire se quella cosa che ora girava intorno al calderone era qualcosa di conosciuto, di noto, o anche solo di comprensibile. Le sembrava parecchio strano che la creatura non li avesse notati, perciò mandò di nuovo i suoi occhi a cercare, appunto, qualcosa che potesse indicare loro di che cosa si trattava la sbobba che veniva preparata.

    Ma poi.

    *Dove sei? E’ la nebbia? Ho bisogno di te. Ti vengo a prendere.*
    Provava a parlarGli, ma era terrorizzata dal Suo terrore: in fondo era un demone, non era mica una fatica. E la cosa non andava bene.
    Guardò Gahain e gli fece cenno del “dopo”, ma era sicuramente una sensazione orrenda.

    Che cavolo.

    #5561
     Ba 
    Partecipante

    Quella cosa era innaturale. Mostruosa. C’era qualcosa di sbagliato nella sua esistenza. La Madre Terra stava di certo soffrendo per il modo in cui quella creatura era stata corrotta. Uccisa.
    Gungnir trattenne la sua rabbia e la sua tristezza. Dovevano capire a cosa stesse facendo la guardia, il mostro che aveva creato quella chimera avrebbe pagato in un secondo momento.

    Vide il panico montare nello sguardo di Zatanja, ma non aveva tempo di tranquillizzarla. Dovevano sfruttare il momento.
    Guardò Urok. Un cenno di assenso e si mosse rapido, sfruttando il rumore del ringhio di quella bestia per nascondere i suoi passi.
    Provò ad aggirarlo, osservandolo con attenzione per controllare che nessuna delle tre teste si accorgesse della loro presenza.

    Dovevano essere rapidi e silenziosi. Il tempo non era loro alleato nemmeno questa volta.

    #5565
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN e DAELLEN –
    Le melme erano un concentrato di pura corruzione, ma debole, come se lo strano essere stesse cercando di corrompere qualcosa, senza alcun successo. Alliria indicò qualcosa, e guardando meglio si accorsero che c’erano molte di quelle melme, che si erano raccolte in un angolo della stanza. Erano vive – se pur di vita si poteva parlare – e sembravano in attesa di qualcosa.
    Virion si acquattò sul terreno, e quasi divenne invisibile, muovendosi in silenzio tra un’ombra e l’altra per avvicinarsi ad alcune delle ampolle disposte su una parete. Era rischioso, ma la creatura non sembrava essere troppo concentrata per accorgersi di lui.

    Gahain decise allora di esaminare le melme più da vicino: erano abbastanza lontane dalla creatura, e non sembravano una reale minaccia. Addirittura, quando si avvicinò, parvero arretrare come se fossero spaventate. Ma una cosa saltò subito all’occhio dello shamano: erano di tanti colori diversi: blu, verdi, giallognole… ma più di tutte, ve n’erano di rosse.
    Daellen invece era oltremodo stordita dal messaggio del suo demone. E, la sua risposta, non fece altro che accentuare quella sensazione, quasi di nausea. C’era ironia nella sua voce, ma sempre mista a quella strana sensazione di dolore. “Twisting Nether. Non … restare … lì.”
    Stava cercando di mandarle messaggi brevi, e fu allora che la Warlock capì: stava soffrendo perché il loro legame, in qualche modo, in quel posto non esisteva. Loro due erano legati, troppo legati ormai. Non era nemmeno certa che sarebbe sopravvissuto, se qualcosa avesse spezzato per sempre quel legame. E, trovandosi lui nel Twisting Nether, se fosse morto sarebbe stato per sempre…
    Fu a fatica che riuscì a concentrarsi sugli occhi demoniaci: i libri erano scritti per lo più in un linguaggio che non riusciva a capire, ma alcuni erano corredati da interessanti disegni e poche scritte comprensibili: una era la raffigurazione di un drago, nero, bellissimo. Ma al suo collo pendeva una grossa catena e i suoi occhi erano coperti da uno strato di pelle cicatrizzata, come se fossero stati corrosi dall’acido. Accanto a quella figura, c’era solo una parola scritta in linguaggio comprensibile: “Atrademes”. L’altra era una figura orribile, ma Daellen già l’aveva vista: era il cane a tre teste che i suoi occhi demoniaci avevano individuato in uno dei corridoi. Accanto a quella figura, l’unica parola che riuscisse a comprendere era “Lanticore”. C’erano anche altre figure, ma tutte prive di parole comprensibili, ma non per questo meno inquietanti: mostravano cadaveri (o pezzi di cadavere), e quelle che sembravano procedure per unirli tra loro.

    – GUGNIR –
    Gugnir aggirò rapidamente la creatura, troppo impegnata per accorgersi di lui, e in un attimo gli fu alle spalle, pietrificandosi per la scoperta.
    Ciò a cui il mostro faceva la guardia erano – palesemente – delle uova. Avevano la stessa forma di quella strana pietra che avevano trovato in fondo al lago, ma coperte di scaglie: alcune erano blu, altre verdi… ma, più di tutte, erano quelle rosse. Nessuna assomigliava per colore a quella che avevano trovato, ma tutte pulsavano percettibilmente di vita. Era un abominio che si trovassero in un luogo del genere, protette da una creatura mostruosa come quella…

    In quel momento, Zatanja urlò.
    Gugnir non fece in tempo ad analizzare di più quelle uova, perché la bestia ringhiò piena di rabbia. Aveva afferrato coi denti uno dei Dragonkin eterei, ma la sua morsa si era stretta attorno all’aria, e doveva aver capito il trucco. Per questo si era alzata, e aveva puntato Zatanja che, terrorizzata, aveva perso la concentrazione, distruggendo anche l’altra immagine.
    La giovane troll aveva creato attorno a sé una barriera di energia magica, ma una delle tre teste la stava tempestando di dardi infuocati sparati direttamente dalle sue fauci, e ad ogni colpo sembrava che la barriera si disintegrasse sempre di più.
    Le altre due teste ruggivano e si agitavano in aria, come se non ci fosse una reale coordinazione tra di loro, ma i denti di una grondavano una sostanza verdognola per niente rassicurante, e gli occhi dell’altra
    erano ammantati da una luce azzurra. Di certo, se avessero attaccato tutte assieme sarebbero state devastanti.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel scosse la testa con decisione.
    “E’ una follia. Non puoi calarti nella lava pura, tantomeno senza protezione.” il suo volto era serio, e le sue labbra si serrarono in una smorfia. La guardò deciso, e anche Thaidan sembrava d’accordo con lui.
    “Non sopravviveresti nemmeno il tempo di calarti.” le spiegò, ammorbidendo i toni. “E non servirebbe a nulla.” aggiunse, cercando di portarla a ragionare su un lato più pratico. “Se morissi appena scesa nella lava, non potresti di certo recuperare qualsiasi cosa ci sia là sotto.”
    La sua voce aveva rimbombato nella sala, riempiendo il silenzio da cui erano circondati. E, di nuovo, uno strano borbottio aveva risposto a quel rumore. Nathaniel si guardò attorno, e Thaidan parve preoccupato, tanto che rizzò il pelo, avvicinandosi di qualche passo ad Humar.

    “Ci caleremo insieme.” disse infine il paladino, e non era una proposta. “Conosco un incantesimo in grado di proteggerti dal calore, ma devo essere accanto a te per tenerlo attivo.”
    La Cacciatrice capì che non avrebbe accettato alternative e che se avesse protestato avrebbero passato ore a discutere inutilmente.
    Lasciò dunque Humar insieme a Thaidan, visto che il druido pareva trovarsi a proprio agio con il grosso leone nero e insieme al Paladino si avvicinò al baratro. La sua magia sacra la circondò istantaneamente, e lei percepì un piacevole tepore, alieno come tutto ciò che lo riguardava. Era come se il calore stesso del sole l’avvolgesse, senza poterle fare del male.
    “Sono convinto che dovesse esserci un altro modo…” commentò il paladino mentre scendevano. Non c’era un sentiero, e dovettero aggrapparsi alla nuda roccia. Nonostante l’incantesimo protettivo, il calore era insopportabile quando arrivarono in fondo, tanto che la pelle aliena del Draenei luccicava di sudore, ma c’erano delle piattaforme di roccia dove poterono fermarsi per guardarsi attorno.

    E, finalmente, scoprirono ciò che stava generando tutta quella nebbia.
    Erano delle uova.
    Vedendole non poteva esserci alcun dubbio: cariche e pulsanti di vita come la Cacciatrice non ne aveva mai viste, erano simili a quella che avevano recuperato in fondo al lago, tranne per il colore. Erano verdi, blu, rosse… ma lentamente il loro colore andava sparendo, venendo sostituito da un nero più profondo della notte.
    La nebbia veniva generata dal contatto della lava con la loro superficie: stavano venendo in qualche modo corrotte e, al tempo stesso, in qualche modo corrompevano l’aria attorno a loro, rendendola malata e mortale.

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