La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5778
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue era osservava la stanza pronta a scattare in caso di pericolo e quando l’alieno le si avvicinò, storse le labbra perché poteva distrarla dalla sua vigilanza.
    La guardava con disapprovazione, ma lei fece spallucce davanti a quello sguardo duro perché sentiva di aver fatto la cosa giusta, nonostante tutto.

    Nathaniel le si sedette accanto prendendole le mani, lei arrossì a disagio e sperò che le bende rendessero la sua pelle meno fredda del solito. Il cuore prese a batterle più forte mentre il paladino le teneva le mani e quella sensazione piacevole le diede sollievo. Voleva ringraziarlo, ma al tempo stesso non voleva farlo. Si rese conto che stava indugiando un po’ troppo con le mani nelle sue e le tolse di scatto. “Chiedimi il permesso la prossima volta che vuoi curarmi.” Rispose velenosa. E si accoccolò su Humar al sicuro da altri contatti sgraditi. “Occupati di Alliria, se continua a piangere in questo modo annegherà tutti qui dentro.” concluse schioccando la lingua mentre lei continuava ad osservare la stanza in cerca di altri pericoli.

    #5796
     Ba 
    Partecipante

    Lo scontro era stato terribile.
    Non aveva agito su indicazione di Rikr questa volta. Aveva deciso di testa sua.
    Solo la fortuna e l’intervento provvidenziale di Zatanja aveva impedito alla bestia immonda di avere la meglio su di lui dopo pochi istanti. O così gli pareva di ricordare. La fredda lucidità della battaglia era svanita appena il tauren aveva toccato il suolo. Non era certo di riuscire a capire cosa stesse accadendo, la mente pareva annebbiata. Forse si era sforzato troppo? Certo aveva affrontato battaglie dure, ma mai nulla del genere.
    Indossava l’odore putrescente innaturale di quell’essere, avvolto com’era nell’icore sgorgato dalle ferite inferte alla creatura.
    Sentiva una sensazione fastidiosa da qualche parte tra la spalla e il petto, come se qualche osso fosse incrinato. Ben misero prezzo da pagare per aver liberato Azeroth da una simile orrenda creatura.
    Quando Zatanja si avvicinò il guerriero sorrise a lei e al piccolo Rikr che lo guardava severo. Si mise a sedere e si guardò attorno.
    Erano arrivati anche i suoi amici. Sorrise. Stavano tutti bene.
    I singhiozzi di Alliria e i gemiti di Urok interruppero i suoi pensieri.
    Stavano tutti quasi bene, ma era ben più di quanto fosse ragionevole aspettarsi.
    Si rivolse ad alta voce a tutti e nessuno rimanendo seduto «Sono felice che stiamo tutti bene o quasi. Quella creatura è morta.» il tono faceva trasparire tutta la sua stanchezza ma anche un sollievo forse prematuro.
    Si alzò in piedi con una smorfia, attese che il cielo stellato che aveva occupato la sua vista si diradasse, poi si rivolse a Zatanja.
    «Grazie che mi hai salvato. Devo chiedere scusa a te e a Rikr se vi ho fatto preoccupare.» sospirò «Ho avuto un’idea quasi buona però, per una volta. Urok è salvo.» Aspettandosi un rimbrotto di qualche tipo da parte del piccolo scoiattolo si guardò attorno evitando accuratamente di incrociare lo sguardo con lo spiritello.
    Vide attraverso la nebbia una figura sconosciuta e aggiunse fra sé e sé, non avendo udito quanto detto dai suoi compagni intento com’era a riprendersi dallo scontro: «Quello chi è?»

    #5797
     Ilmarien 
    Partecipante

    Niente da fare, le bolle non sembravano sparire, frustrando il già stanco Gahain: “Mi dispiace” disse ad Alliria con un senso di incommensurabile impotenza nella voce “le mie cure non sembrano avere alcun effetto. Virion, tu puoi fare qualcosa?” chiese al Worgen sperando che le sue conoscenze alchemiche potessero aiutare l’Elfa. Nel mentre si rivolse a tutti gli altri: “Qualcun altro ha bisogno di cure? Approfittatene ora che siamo fermi…” e si preparò a somministrare a chi ne aveva bisogno. Intanto stava continuando a pensare a un modo per aiutare Alliria, e il suo sguardo cadde su quella creatura che avevano fatto prigioniera, e, una volta finito di curare i gonzi che ne avevano bisogno, le andò vicino, controllando che fosse ancora immobilizzata. “Allora, uno di noi si è fatto male a causa di quelle strane melme” disse additando Alliria “Tu le stavi studiando. Conosci una cura?” chiese semplicemente. Il tono era serio, estremamente calmo, non sapeva quanto la creatura fosse pronta a collaborare, e non sembrava un campione di coraggio così a vederla.

    #5799
     Rilwen 
    Partecipante

    Lui non c’era. Era l’unica cosa che riusciva a pensare in quell’istante. Lui non c’era. Era vero, la battagliaaveva avuto una pausa, c’erano feriti e forse avrebbe dovuto quantomeno provare a curarli. Ma lei non era una curatrice. Era soltanto una maga, che traeva i suoi poteri da colui che avrebbe dovuto disprezzare, e lui non c’era. Poteva anche provare a guardarsi intorno, poteva anche provare ad essere d’aiuto nei confronti degli altri ma era un’altra la verità. Per quanto la nebbia si stesse dissipando, per quanto ci fosse qualcosa che effettivamente era cambiato, lei era chiusa a cercare di capire come mai lui non le rispondesse. Dov’era andato? Perché quel dolore? Perché quella pena? Non avrebbe dovuto sentirlo, non avrebbe dovuto sentire nessuna pietà per colui che aveva ucciso il fratello, ma la verità era che senza di lui lei non si sentiva nulla. Si sentiva fuori… Si sentiva lontano. Forse non esisteva nessuna lei senza di lui. Sospirò, guardandosi intorno e cercando di concentrarsi maggiormente su quello che sta succedendo. Strinse le dita delle mani, e strinse forte, quasi a fare sanguinare. Ma lui non c’era.
    “La nebbia si è dissipata. Sta iniziando a dissiparsi.” La sua voce era molto lontana. La gente piangeva in tornasse la gente gridava, la gente provava a curare, la gente provava a sostenersi ma la verità era che a lei non importava. Forse stava davvero diventando come lui. Forse non c’era più ritorno. Forse la magia aveva fatto il suo dovere, aveva causato l’inizio della fine. Forse lei era tornata come tutti gli altri, come quelli che comandava, come quelli che dovevano obbedire . E non le importava. Provò a concentrare il suo potere magico, a mandare i suoi occhi demoniaci lontano, ad esplorare quello che era rimasto nel luogo, a cercare di inseguire la nebbia in qualche modo, come se cercasse di trovare una fine. Ho forse la sua fine. Cercò di esplorare la magia che è contenuto in quel nuovo, cercò di interrogarla. Cercò negli anfratti, nelle porte, le pietre. Seguivano nebbia, seguiva la magia forse. Perché doveva trovare lui. O almeno una risposta.

    #5807
     Elan 
    Partecipante

    Nathaniel guardò la Cacciatrice con occhi cupi. Non era arrabbiato, il suo viso era calmo, ma sembrava turbato da qualcosa.
    “Chiederò il permesso per curarti, solo se la prossima volta mi chiederai il permesso per ferirti in questo modo.”
    Era serio, ma c’era un accenno di sorriso nel suo volto bluastro. “Ancora meglio, facciamo in modo che non ci sia una prossima volta e saremo tutti e due più contenti.”
    Però annuì alle sue parole, ed andò a controllare lo stato della gamba di Alliria.

    Sembrava turbato, avvolse la gamba dell’Elfa della Notte in una piacevole luce dorata, ma le bolle non sparirono, e lei riprese a piangere ancora più forte.
    Anche Virion si era avvicinato a lei, ed esaminava la gamba con attenzione, annuendo alla domanda di Gahain.
    “Forse.”
    Rimase in silenzio ancora molto a lungo poi, rendendosi conto che non aveva dato molte spiegazioni, alzò di nuovo lo sguardo sul Draenei.
    “Non sono normali bolle di corrosione, o di bruciatura. C’è del liquido all’interno. Forse se lo analizzassi potrei creare un antidoto, una crema, qualcosa…”
    “Fai quel che devi!!!” quasi ululò Alliria, in preda ad un nuovo attacco di pianto isterico. Il worgen annuì, ed estrasse una sorta di siringa da una delle sacche che aveva con sé, bucando una di quelle bolle con cautela.
    In breve tempo, la siringa fu piena di liquido verdastro, che sembrava quasi ribollire all’interno del vetro.

    Poco distante, Zatanja stava scuotendo la testa alle parole di Gugnir.
    “Sei un grosso pazzo tauren! Potevi rischiare di morire!!” sembrava davvero sollevata di vedere che stesse bene. Gli buttò le braccia attorno al collo massiccio, quando si alzò, in un abbraccio carico di sollievo.
    “Rikr sarebbe stato triste se fossi morto, e io pure! Non possiamo sconfiggere il male da soli, dobbiamo combattere insieme se vogliamo farcela!!” sorrise, preoccupata, e liberando il Tauren dall’abbraccio gli riconsegnò Rikr, che lo osservava imbronciato, senza però rimproverarlo a voce. Lo spiritello fece un voletto attorno alla testa di Zatanja, quindi tornò ad appoggiarsi sulla spalla di Gugnir.
    “E’ un prigioniero.” rispose Virion alla sua domanda, mentre ancora esaminava il liquido. “Credo che… facesse degli esperimenti. Forse anche questa creatura è opera sua…”

    Curato Urok, assicuratosi che Gugnir stesse bene, Gahain si concentrò sulla creatura. Lo strano essere deforme stava ridacchiando, osservando la gamba di Alliria.
    “Cura? Melme tossiche, no cura. Melme scarto. Pozioni fallite, esperimenti falliti.” indicò la bestia che giaceva a terra, morta, con una strana smorfia sul viso. “Chimareon successo. Avete ucciso miracolo.”
    Fissò lo shamano con sguardo duro, come se lo stesse rimproverando, e scosse la testa.
    “Padrone non sarà felice. Padrone usava Chimareon come esperimento per sorella!” ridacchiò.

    Solo Daellen era distante da tutto, come se niente potesse importarle. Inviò i suoi occhi indagatori, e man mano che la nebbia si ritraeva notò uno strano bagliore rossastro provenire dalla stanza centrale. Non c’era prima, ne era sicura. O forse non lo vedeva perché era nascosto dalla nebbia?
    Non poteva dirlo…
    Aveva quasi paura, ancora di più perché il contatto con Lui non si ripristinava, ma la sua paura aumentò ancora di più quando gli occhi raggiunsero la stanza centrale.
    L’Elfo – o qualsiasi cosa fosse – era tornato e… volava! O per meglio dire fluttuava. Esattamente al centro della stanza, dove si trovava la grande voragine, si trovava a mezz’aria, osservando compiaciuto un enorme portale vorticante.
    I suoi occhi iniziarono a venire lentamente risucchiati da quella massa nera, come se da essa provenisse una forza troppo grande per essere contrastata… e, quando lo raggiunsero, semplicemente sparirono e lei perdette il contatto… proprio com’era successo con Lui.

    #5808
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice rimase un attimo interdetta dalle parole del paladino, era cupo, turbato da qualcosa che lei non riusciva ad afferrare. Stava davvero provando a darle degli ordini?
    L’Elfa sentì ribollire il sangue nelle vene e non provò neppure a fermare quella rabbia animale che aveva dentro di sé. “Tu non sei il mio guardiano, non mi toccherai senza il mio consenso!” mostrò i denti furiosa. “Ho seguito il mio istinto e non lo rabbonirò solo per farti piacere!” Lui non era arrabbiato, ma lei sì e quando si arrabbiava diventava aggressiva. “Non mi importa se sei turbato per questo luogo inquietante, sono affari tuoi, non coinvolgermi nelle tue incertezze!” concluse velenosa.

    Decise che no, non voleva ringraziarlo affatto e si calmò solo quando lui si allontanò per occuparsi di Alliria. La Cacciatrice era diventata nervosa così invece di riposare fece un cenno ad Humar di seguirla ed iniziò a pattugliare la stanza in cerca di tracce di altri nemici. La sua rabbia era eccessiva, lo sapeva, ma non era in grado di assopire la bestia in lei, aveva bisogno di tempo per calmarsi e tornare a rivolgere la parola all’alieno. Doveva dargli delle spiegazioni perché solo in questo modo avrebbe evitato la sua magia curativa. “Non c’è altro modo, amico mio… non potrebbe capire altrimenti.” mormorò accarezzando la criniera nera del suo compagno animale.

    #5818
     Ba 
    Partecipante

    Quando le sottili braccia della giovane troll si chiusero attorno al collo di Gungnir, il guerriero provò quello che di più simile riconoscesse come imbarazzo.
    Le parole di Zatanja lo confusero, nonostante la ragionevolezza delle stesse.
    «Io…» Provò a biascicare qualcosa prima di incrociare lo sguardo torvo del piccolo scoiattolo che svolazzava tra loro.
    «Dovevo salvare Urok. Non potevo farlo uccidere, è mio amico.» lo sguardo basso e il tono quasi lamentoso lo fecero sembrare un cucciolo di tauren troppo cresciuto.
    Poi alzò lo sguardo e fece un cenno affermativo alle parole della giovane maga.
    «Hai ragione. Anche io sarei stato triste al pensiero di non vedere più Rikr e te.» fece una pausa «E tutti gli altri nostri amici» si affrettò ad aggiungere.
    «Rikr dice che quando penso di testa mia penso male e faccio sempre disastri.» cercò lo sguardo sfuggevole dello spiritello che pareva ignorarlo di proposito.
    «Vi chiedo scusa e spero che, insieme, riusciremo a curare la Madre Terra.»
    Rikr, ora sulla sua spalla, gli fece un cenno e Gungnir udì le parole pronunciate freddamente dall’elfa che pareva distante dagli altri “La nebbia si è dissipata. Sta iniziando a dissiparsi.”
    Il tauren si guardò attorno. Era vero.
    La voce della Cacciatrice coprì i lamenti della giovane ferita alla gamba. Qualche bisticcio tra amici è normale, ne sono certo.
    Quando il leone e la sua compagna si misero a perlustrare la zona provò l’impulso di seguirli. Il combattimento con la bestia era vinto, ma temeva che non fosse passato del tutto inosservato.
    Guardò Zatanja e poi mosse qualche passo verso la Cacciatrice. Voleva aiutare.
    Passando accanto al prigioniero lo sentì delirare. Non aveva voglia di fare di nuovo il cattivo. Non si era divertito per nulla l’ultima volta.
    Quando fu vicino alla Cacciatrice fece un cenno di rispetto a Humar e si rivolse a lei con un sorriso, cercando il suo sguardo dietro la maschera.
    «Sono felice che stiamo tutti bene» i lamenti della giovane poco distante sembravano confermare il contrario. «…quasi»
    «Urok e Zatanja hanno ucciso quella bestia mostruosa e io li ho aiutati. Forse abbiamo fatto rumore.» ci pensò un po’ su. «Forse dobbiamo aspettarci che arrivi qualcuno che ha sentito. Dobbiamo prepararci, giusto?» continuò a sorriderle, sinceramente felice che potessero collaborare da buoni amici quali evidentemente erano, Gungnir ormai non aveva dubbi in merito.

    Il piccolo scoiattolo luminoso svolazzò vicino a Humar, anche lui allegro nel vedere che entrambi stessero bene.

    #5819
     Ilmarien 
    Partecipante

    Osservò la creatura con calma, poi guardò Virion che si dava da fare. “Finora non sei stata molto utile” disse alla creatura, ricordandole che la sua situazione restava precaria e che le conveniva collaborare. “Sentiamo, cosa sono questi esperimenti? Chi è il tuo padrone e già che ci siamo chi è la sorella?” chiese mentre si guardava intorno. Non appena sentì le parole dell’elfa, si rese conto che aveva ragione, la nebbia stava lentamente sparendo e rischiavano di perdere la copertura. Tuttavia non era lui il capo della baracca, quindi guardò Urok con aria interrogativa e gli chiese: “Cosa facciamo? Ci ritiriamo? Possiamo interrogarla anche più tardi…” disse accennando alla prigioniera.

    #5820
     Rilwen 
    Partecipante

    Sì, le importava poco di quello che stava succedendo. Forse in lontananza sentiva anche le grida, i Borbottii della creatura che parlava di sorelle, dei padroni. Forse li sentiva, tutti quei discorsi, ma era concentrata a far viaggiare i suoi occhi oltre alla pietra, oltre alle grida, oltre a quel momento. Gli occhi si muovevano, si infilavano attraverso le serrature, osservavano sotto le porte, non c’era nessun muro mi fermasse. Ma c’era l’elfo. L’elfo sembrava fluttuare nella stanza centrale, circondato di una strana luce rossa, qualcosa che lei non aveva visto prima di quel momento, qualcosa di spaventoso, di meraviglioso nello stesso tempo. La meraviglia del male. La banalità del bene. Forse era davvero diventata come Lui. Ma c’era qualcos’altro: sembrava che l’elfo avesse vocato una specie di vortice, un vortice pieno di magia, un vortice che avrebbe divorato forse anche tutto ciò che era magico.
    ”che cosa sapete dell’elfo? Chiese di improvviso tutti gli astanti. ”Vola? Quali sono le sue capacità?”
    Probabilmente nessuno avrebbe capito quello che stava dicendo, ma lei non importava.
    ”Risucchia tutta la mia magia, come se fossero biglie in un mare di sabbia.
    Si voltò verso la creatura prigioniera e le andò incontro fissando, fissando i suoi occhi verdi su di lei.
    ”Chi è il tuo padrone? Che cosa vuole da noi, che cosa vuole dalla mia magia? Che cosa vuole fare di tutto ciò che sta strappando al piano materiale? Si nutre delle nostre energia ? Parla, o farai la fine di una di quelle melme, schiacciato da ognuno di noi e pronto marcire là da dove nessuno ti salverà.”

    Sì. Stava diventando davvero come Lui.

    #5822
     Elan 
    Partecipante

    Nathaniel non aveva risposto allo sbotto d’ira della Cacciatrice, ma l’Elfa del Sangue lo aveva visto scuotere la testa quando si era allontanata. Non le aveva dato l’impressione che fosse arrabbiato, solo… poteva essere preoccupazione quella che aveva visto in quegli occhi alieni?
    Prima che potesse trovare una risposta a quella domanda, venne raggiunta da Gugnir e da Zatanja. La Troll aveva seguito il grosso Tauren forse per assicurarsi che stesse davvero bene e adesso aveva creato attorno a tutti e tre una barriera di potere arcano.
    Forse non serviva più – la nebbia si stava davvero ritirando, molto più rapidamente di quanto tutti loro credessero possibile – ma una precauzione in più non era mai troppa.
    Non che in quella stanza sembrassero esserci pericoli in realtà. Era la tana del mostro, ma a parte lui e una pila di uova variopinte non sembrava esserci altro. Dal corridoio non proveniva alcun rumore, ma la Cacciatrice notò uno strano bagliore, come una luce rossastra che pulsava a intermittenza.

    Urok si era ripreso dalle ferite, ma sembrava ancora provato dallo scontro, e si era alzato a fatica avvicinandosi alla creatura, sostenendosi su una parete. Sembrava stesse riflettendo sulla risposta da dare a Gahain, quando Daellen si avvicinò a loro con tutto quel fervore, e la osservò incuriosito, apparentemente senza capire di cosa stesse parlando.
    Solo il prigioniero sembrava del tutto a suo agio, quansi… divertito… dalla reazione dell’Elfa del Sangue.
    Sostenne il suo sguardo senza timore.
    “Il mio padrone è il Principe dello Stormo Nero, e sua sorella la Principessa.” disse, e Uron parve impallidire a quelle parole.
    “E’ stato sconfitto una volta, ma suo Padre ha curato le sue ferite, e ora lui riporterà in vita la Madre della Nidiata! Ed insieme potranno finalmente generare lo Stormo Cromatico! L’Ora del Crepuscolo ormai è vicina!”

    Niente di quello che stava dicendo sembrava avere realmente senso, ma Urok sembrava realmente preoccupato.
    “Nefarian e Onyxia… sta parlando di loro due…”
    Il sorriso della creatura si fece più intenso.

    Nefarian e Onyxia
    Noti anche con i nomi mortali di Lord Victor Nefarius e Lady Prestor, Nefarian e Onyxia erano i due figli prediletti del terribile Aspetto della Terra: Deathwing.
    Malvagi come lui e forse altrettanto potenti, avevano preso il controllo dell’imponente montagna nota come Blackrock Spire, da cui ordivano i loro piani per prendere il controllo dell’Allenza.

    Alcuni anni fa, infatti, Onyxia – sotto le sembianze di una bellissima dama dai capelli d’ebano – si era infiltrata nella corte di Stormwind, approfittando dell’assenza di Re Varian per circuire il figlio Anduin e farlo agire secondo la sua volontà.
    Ma il suo inganno era stato scoperto, e la bellissima Lady Prestor era stata smascherata, costretta alla fuga ed in seguito sconfitta sotto il suo vero aspetto di Drago Nero, in una sanguinosa battaglia. La sua testa era stata esposta come trofeo sulle mura di Stormwind, ed anche suo fratello Nefarian era stato costretto alla resa.

    Fuggito e rintanato nelle profondità della montagna per leccarsi le ferite, nessuno aveva più pensato che potesse rappresentare una minaccia per l’umanità…

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 5 mesi fa da  Elan.
    #5828
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue sembrò perplessa dal comportamento dell’alieno, non poteva essere preoccupato per lei, sarebbe stato ridicolo, nonostante gli avesse ribadito più di una volta che lei non era una bambina sperduta, lui doveva pensarlo ancora e lei non poteva farci niente.
    “Prima o poi cambierà idea, amico mio…” commentò guardando Humar con un sorriso gelido. Muoversi l’aveva calmata così evitò di rispondere male anche al povero Tauren ed alla giovane Troll.

    “Sì, avete fatto rumore ed è per questo che dobbiamo restare vigili.” Rispose al Tauren storcendo la bocca. Voltò il viso con disprezzo verso il prigioniero e strinse i pugni quasi tentata di strappargli la gola a morsi. “Zatanja, potresti bruciarlo vivo? Sarà sicuramente una morte meno dolorosa di quella che ho in mente io adesso…” ringhiò furiosa perché il sangue le stava nuovamente andando alla testa e voleva attaccare, strappare la carne, fare a pezzi…

    Il bagliore la distrasse dal prigioniero e fece cenno a Gungnir e Zatanja di prestare attenzione. “Controlliamo il corridoio, c’è qualcosa che non mi convince…” sussurrò ai due. Lei ed Humar erano già pronti a difendersi da una nuova minaccia.

    #5841
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si ricordava in parte quello che aveva letto di Nefarian e Onyxia, erano due draghi, per fortuna non primordiali, che avevano fatto dei pocci di qualche tipo nell’Alleanza, ed erano stati fermati, se non addirittura uccisi? Non si ricordava, fatto sta che la creatura li riteneva i propri padroni, quindi evidentemente erano ancora vivi. “Non hai risposto alla mia domanda, creatura, cosa sono questi esperimenti? Cosa stavi cercando di creare per conto del tuo padrone? E non te lo chiederò una terza volta” aggiunse con un chiaro tono di minaccia. Alle parole della Cacciatrice, si voltò verso Zatanja e senza parlare la guardò come a dire: “Non adesso”.

    Dopo quella risposta, prese Urok in disparte, in modo che la creatura non li potesse sentire, se qualcosa andava storto era meglio che non fosse a conoscenza delle loro intenzioni: “Ok, perlomeno sappiamo chi abbiamo davanti… Tra l’altro mi pareva che fossero stati uccisi questi due, o sbaglio?” chiese. Dopo un momento aggiunse: “Che si fa? Mi sembrano creature piuttosto forti per la nostra banda di allegri compari” disse alludendo sia alle ferite di Urok, sia all’Elfa del Sangue molto agitata, sia naturalmente alla gamba di Alliria. “Non credo sia una cattiva idea andarcene e chiamare rinforzi, come il Kirin-Tor o il Circolo della Terra, da quanto ha detto la creatura non sembra che abbia avuto più di tanto successo con i suoi esperimenti, e l’unico successo è appena morto…” concluse lasciando la frase in sospeso. Per conto suo, Gahain poteva benissimo provare a combattere, ma gli sembrava una missione un po’ suicida.

    #5852
     Ba 
    Partecipante

    Il grosso tauren fece un cenno di ringraziamento alla giovane troll, sorridendole quando la barriera si erse nuovamente attorno a loro.
    Le parole della cacciatrice lo indussero a osservare il cadavere del mostro putrescente che li guardava con gli occhi vitrei della morte. Quella vera.
    Doveva sentirsi in colpa per aver fatto rumore? Non era stata una cosa buona uccidere quella bestia? Si ripromise di chiederlo a Rikr appena la situazione si fosse tranquillizzata.
    Il veleno nella voce dell’elfa lo riscosse dai suoi pensieri e guardò nella sua stessa direzione.
    Quell’essere si era appena proclamato servo di due creature leggendarie. Orrendamente leggendarie. Invece di gelarsi, come pareva aver fatto quello nelle vene di Gungnir, il sangue della Cacciatrice ribolliva di rabbia e arroganza. Era contento di essere suo amico. Non doveva essere bello opporsi a lei. Quando intimò al grosso guerriero e alla giovane troll di seguirla lungo il corridoio, lui le sorrise.
    «Certo. Ti seguiamo.»
    Dietro quella maschera si nascondeva un’elfa forte e coraggiosa, che era riuscita a togliere tutti i suoi amici dai guai in varie occasioni. La fiera che l’accompagnava pareva essere docile a confronto e il guerriero aveva imparato a fidarsi di Humar.
    Rikr gli morse un orecchio mentre guardava indietro, verso il prigioniero, quasi tremante.
    Il tauren fece uno sbuffo e prese lo scoiattolino tra le mani.
    Qualcosa non va.
    Rikr lo stava praticamente urlando.
    Il guerriero lo osservò inclinando il capo, poi scosse la testa velocemente e abbandonò i pensieri di amicizia, soddisfazione e felicità, per concentrarsi sulla loro situazione.
    La Cacciatrice era in allarme, Rikr era in allarme, Urok pareva congelato. Nel silenzio innaturale di quel luogo i lamenti della giovane con la gamba ferita parevano una litania lugubre.
    Guardò Zatanja.
    «Devi stare vicino a me, quelli di cui ha parlato non sono belle persone.» disse indicando il prigioniero mentre si incamminava assieme alla Cacciatrice «E Rikr non è tranquillo.»
    In quel momento il piccolo spiritello fece capolino da una tasca dove era andato a rifugiarsi.
    Quando Gungnir gli porse una ghianda, la ignorò.
    Rikr non ignorava mai una ghianda.

    #5863
     Elan 
    Partecipante

    Più avanzavano per il corridoio, più quella luminescenza rossa aumentava. Zatanja sembrava sempre più agitata, quasi un riflesso di Rikr. Sia lei che lo spiritello continuavano a guardarsi attorno agitati, ed erano quasi buffi, entrambi con la pelle bluastra che sembrava diventare quasi violacea sotto quella luce.
    Quando sbucarono nella sala principale, si fermarono di botto per non rischiare di farsi vedere. Al centro della voragine, La Cacciatrice riconobbe lo stesso elfo che aveva visto insieme ad Alliria. Stava fluttuando nel vuoto, e la luce rossastra proveniva da sotto di lui.
    Accanto a lui, invece, si stava generando un vortice oscuro e sembrava che la luce venisse risucchiato da esso.
    Rikr all’improvviso squittì spaventato e si aggrappò con i denti alla spalla del grosso tauren: una strana forza lo stava risucchiando, rischiando di trascinarlo verso il vortice.

    La creatura, all’interno della stanza, sembrava continuare a ridacchiare, come se non avesse minimamente paura delle minacce che gli venivano mosse.
    “Non potreste mai capire. Io creo la vita. I miei esperimenti sono la vita. La Madre della Nidiata tornerà grazie a me, e insieme daremo vita allo Stormo del Crepuscolo. È già iniziato!”
    Sembrava un esaltato, e Gahain aveva la sensazione che stesse ingigantendo le cose, come per vantarsi di qualcosa di cui non aveva merito.
    Urok scosse la testa.
    “Non credo quasi ad una parola di ciò che ha detto quell’abominio. Nefarian e Onyxia sono stati sconfitti anni fa, la testa di Onyxia troneggiava fuori Stormwind come spregio per ciò che aveva fatto…”
    Storse le labbra in una smorfia.
    “Lo stesso non si può dire per Nefarian. Da solo non è particolarmente potente, ma non bisogna sottovalutarlo, se ha veramente deciso di attaccare di nuovo.”
    Rimase in silenzio, pensieroso per qualche momento.
    “Se anche solo una cosa di quello che ha detto è vero, andarcene ed aspettare l’intervento del Circolo o – peggio – quello del Kirin Tor darebbe il tempo a quel folle drago di attuare qualsiasi suo piano. Dobbiamo eliminare la sua minaccia, e in fretta, prima che possa fare altri danni.”

    #5864
     Ba 
    Partecipante

    Il passo felpato di un felino, lo sguardo fermo e i sensi all’erta per riconoscere qualsiasi possibile pericolo. La Cacciatrice e il suo compagno parevano essere nati per quello. Gungnir riusciva già a vedere i due che, con un muto accordo, si sarebbero gettati contro una preda o un nemico.
    Era così evidente la differenza tra loro e la giovane Zatanja e il piccolo Rikr.
    La paura era evidente nei loro occhi, nelle loro movenze. Gungnir quasi sorrise nel notare come due universi opposti potessero essersi uniti per salvare il mondo di entrambi.
    Quel sorriso morì sulle sue labbra quando sentì la puntura dei denti dello spiritello di luce sul suo braccio.
    Aveva appena scorto lo strano elfo e l’ancor più strano vortice fronte a lui quando si accorse del morso del suo piccolo amico.
    Fece un movimento veloce con la mano e lo strinse a sè. Qualcosa lo stava tirando via da lui.
    Gungnir non aveva paura spesso. Gli capitava, certo. Ma non era un sentimento che lo visitasse abitualmente.
    Ora la sentì arrivare come un’onda.
    Qualcosa stava cercando di strappargli Rikr. Quella cosa.
    Non poteva permetterlo ma non poteva certo avvicinarsi a quell’essere. Il rischio era troppo alto.
    Guardò la Cacciatrice. Le fece un cenno preoccupato indicando il piccolo esserino luminoso.
    «Rikr viene attirato da quel vortice.» aggiunse usando il tono più lieve possibile.
    Guardò Zatanja, almeno lei stava bene? Lei ci avrebbe capito qualcosa. La sua magia era più utile della lama del tauren in questo caso.
    Gungnir mise le mani a coppa attorno al piccolo spiritello. Avrebbe impedito con ogni mezzo che quell’elfo e la sua strana magia portassero via il suo più grande amico.

    #5866
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice non aveva paura, lei ed Humar avanzavano con passo silenzioso ed andatura sicura. L’Elfa stringeva il suo arco da caccia, il dolore alle mani ustionate non era del tutto passato, ma grazie alla magia del paladino era nuovamente in grado di combattere.
    Zatanja ed il piccolo spiritello, invece, avevano tanta paura. “Respira, Zatanja… Siamo qui per fare la differenza.” sussurrò alla Troll con voce arrochita.

    Aveva già visto lo strano elfo ed il suo istinto animale le suggeriva di non fidarsi di quella magia. Quando Rikr rischiò di venire trascinato dentro l’oscuro vortice qualcosa scattò in lei, lo stesso istinto bestiale e sanguinario che le aveva fatto attaccare la sacerdotessa Naga nella grotta.
    “ Fermerò il vortice, Zatanja… tu devi fermare l’incantatore…”. Ordinò ad Humar di mettere al sicuro lo spiritello appena il vortice avesse smesso di risucchiarlo e poi corse in carica.

    L’arco da caccia stretto tra le dita, i muscoli guizzarono rapidi correndo verso il vortice, forse sarebbe morta, ma lei non provava paura. Arrivata al vortice attinse al potere del suo sangue e soppresse la magia intorno a lei. Era la Cacciatrice ed il suo posto nel mondo, spezzato per sempre; quel tentativo sarebbe stato un buon modo per morire.

    #5874
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Ok, quindi non abbiamo molta scelta…” disse Gahain alle parole di Urok “basta saperlo” aggiunse con un breve sorriso, sciogliendo i muscoli e preparandosi all’azione. Evocò una frusta di acqua che avvolse intorno al collo della creatura: “Tornerà in vita grazie a te?” chiese distrattamente “buono a sapersi” e chiudendo il pugno con un singolo movimento spezzò il collo della creatura che si afflosciò a terra senza vita. “Ci ricongiungiamo agli altri?” chiese mentre evocò alcune fiamme per incenerire il corpo della creatura, visto che si parlava di morti che ritornavano in vita era meglio non lasciare corpi in giro. Una volta finito il lavoro, disse “non mi sembra una buona cosa separarsi in un momento come questo, specie se dobbiamo affrontare il Dragone Malvagione Cattivone…” aggiunse con un sorriso pronto anche a sostenere Urok nel caso ce ne fosse stato bisogno mentre si incamminavano. Intendeva muoversi con Urok e Daellen per ricongiungersi agli altri il più in fretta possibile.

    #5880
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Il collo della creatura si spezzò con un crack che risuonò in maniera piuttosto inquietante nella stanza. Ma mai inquietante quanto il sorriso stesso di quella bestia. Soddisfatto, contorto…
    Era… felice? di essere morto. Sembrava così.
    Le fiamme lambirono le sue carni prima che quel sorriso potesse imprimersi nella loro mente, e solo a quel punto Urok sospirò, un sospiro che si ripercosse sul volto di Virion.
    “Almeno questa è sistemata…” commentò il grosso orco. Sembrava essersi ripreso dalle ferite, ma c’era qualcosa di spento nel suo sguardo, un dolore che andava ben oltre quello fisico.
    “Azeroth soffrirà. Qualsiasi cosa stesse progettando questo folle, Azeroth soffrirà per le sue azioni. Detesto quando succede. Come se la follia del Re dei Lich non fosse stata sufficiente…”
    Virion scosse la testa. Alliria era addormentata tra le sue braccia.
    “Ci sarà sempre qualche nuovo pazzoide che tenta di prendere il potere.” il sorriso del Worgen fu vagamente ironico. “Ma per fortuna ci sarà sempre qualche eroe pronto a fermarlo. E’ a questo che servono gli eroi, no?”
    Urok fece una smorfia che sembrava convinta, e lanciò uno sguardo interrogativo all’Wlfa della Notte sopita.
    “Le ho dato una pozione per dormire.” spiegò brevemente. “Almeno così il dolore resterà a bada fino a che non troveremo una cura più appropriata.”

    Nessuno fece in tempo ad aggiungere altro, perché l’aria stessa – non solo la fortezza – fu scossa da un tremito. Fu come una vibrazione, potente e terribile. Gahain perse l’equilibrio e finì a terra, Urok vacillò e Virion dovette appoggiarsi per non rischiare di far cadere Alliria.
    In quel preciso istante, Daellen avvertì il contatto col suo servitore che veniva ripristinato. Lui era di nuovo nella sua mente, ma era debole, provato… svenuto.
    Alla vibrazione seguì una risata.
    Non la risata folle, gracchiante e un poco stridula della creatura. Una risata profonda, cavernosa, talmente potente da far vibrare ogni fibra del corpo.
    “Bene, bene, bene… e così avete finalmente eliminato Maloriak. Non avrei mai potuto trovare un servitore più stupido, incompetente e deludente. Immagino che dovrei esservi… grato… per questo.”
    La voce tuonò. Parlava un comune fluente.
    Non proveniva dalla stanza dove si trovavano anche loro, ma era talmente potente che sembrava trovarsi proprio lì.
    Gli occhi di Urok si spalancarono in uno sguardo terrorizzato, mentre con le labbra sillabava una sola parola: Nefarian.
    “Vi meritate un premio per questo, e assisterete al più grande miracolo che la storia ricordi. Sorgi, Sorella!”
    Ci fu una pausa. Gahain si sentiva bloccato a terra da una forza incontrollabile, a metà tra il terrore e lo stupore.
    E, dopo qualche secondo, giunse l’urlo.
    Era la cosa più orribile che avessero mai sentito: un ruggito cavernoso, sofferente e pieno di rabbia come non mai.

    La fortezza tremo, come se le sue stesse fondamenta fossero state scosse, e la prima risata risuonò di nuovo nell’aria.
    “Ammirate la Principessa dello Stormo Nero! Onyxia! Risorta!!
    Il silenzio calò di nuovo, e solo allora Gahain riuscì a muoversi di nuovo. Non c’erano dubbi su ciò che era appena accaduto.
    Non fece in tempo a pensare ad altro, però, che sentì dei passi pesanti correre verso il corridoio: Nathaniel non aveva aspettato altro e, circondato da una luce sacra, si era gettato dall’unico luogo da cui potevano provenire quelle voci.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    Fu un istante.
    Appena la Cacciatrice rilasciò l’energia presente nel suo sangue, il vortice oscuro sparì, l’aria e l’intera fortezza tremarono e lo strano Elfo voltò lo sguardo verso di lei.
    I suoi occhi erano puro fuori, fiamme lambivano le sue pupille e si innalzavano verso i suoi capelli, senza però apparentemente bruciarlo.
    La Cacciatrice si trovò bloccata sul posto da una forza che non riusciva a contrastare, a metà tra il terrore e il rispetto reverenziale, e lo stesso toccò a Gugnir e Zatanja.
    Il piccolo Rikr era al sicuro ora, non veniva più trascinato, ma era terrorizzato più degli altri, e rimaneva rincantucciato e tremante tra il pelo del grosso Tauren.

    Solo quando li vide bloccati in quel modo, lo strano Elfo rise.
    Non la risata folle, gracchiante e un poco stridula della creatura che avevano imprigionato. Una risata profonda, cavernosa, talmente potente da far vibrare ogni fibra del corpo.
    “Bene, bene, bene… e così avete finalmente eliminato Maloriak. Non avrei mai potuto trovare un servitore più stupido, incompetente e deludente. Immagino che dovrei esservi… grato… per questo.”
    La voce tuonò. Parlava un comune fluente.
    Sembrava quasi impossibile che la voce di un Elfo potesse essere così potente, eppure era davanti a loro, non c’erano dubbi.

    “Vi meritate un premio per questo, e assisterete al più grande miracolo che la storia ricordi. Sorgi, Sorella!”
    Ci fu una pausa, e la Cacciatrice intravide dei movimenti provenire dal baratro al centro della stanza.
    Passarono pochi istanti, e una figura orribile si stagliò di fronte agli occhi di Gugnir e dell’Elfa del Sangue.
    Prima un’ala enorme, poi un’altra… membranose, scure come la notte… <i>marce</i>.
    La membrana che un tempo doveva aver costituito la loro struttura era come bucata, lacerata… di certo non avrebbe permesso a quella creatura tormentata di volare. Ma, dopo le ali, fu una testa ad alzarsi nell’aria.
    Un tempo quel muso doveva essere stato maestoso e fiero, nobile. Ma ora si trattava solo di una maschera grottesca. Due corna lo circondavano, entrambe spaccaze, e un’orribile ferita malamente ricucita percorreva tutta la lungezza di un collo di scaglie di un rosso spento e smorto.
    Le froge sembravano spaccate, e da una di esse colava un liquido verdastro, che ben si sposava con gli occhi dello stesso colore.
    Ma la cosa più terribile fu l’urlo: un ruggito cavernoso, sofferente e pieno di rabbia come non mai.

    La fortezza tremo, come se le sue stesse fondamenta fossero state scosse, e la prima risata risuonò di nuovo nell’aria.
    “Ammirate la Principessa dello Stormo Nero! Onyxia! Risorta!!
    La creatura all’interno del baratro venne avvolta da una scarica di elettricità, e solo in quel momento la Cacciatrice e Gugnir riuscirono a muoversi di nuovo.
    Non c’era traccia dell’Elfo, ma l’enorme figura grottesca del Drago d’Ebano stava iniziando ad arrancare per uscire dal baratro… verso di loro.

    #5903
     Ilmarien 
    Partecipante

    E in quel momento le cose volsero al peggio. Abbastanza al peggio. Decisamente al peggio. Quando sentì il nome di Onyxia, fu tentato di girarsi verso Urok e chiedergli: “Cosa dicevi di Onyxia? Morta e sepolta, vero?” ma si morse la lingua e si trattenne, dato che non era il caso. Non appena il tremore cessò fu nuovamente in grado di muoversi, e tirò un sospiro di sollievo, l’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era di un altro combattente impossibilitato a combattere. Guardò gli altri: non erano in condizioni ottimali ma gli ordini di Urok erano chiari, occorreva intervenire e cercare di fermarli. Lanciò un’occhiata di commiserazione ad Alliria, e disse a Virion: “Al momento lei è soltanto un peso morto, è inutile che ce la portiamo dietro se dobbiamo combattere. Ormai la nebbia si è alzata, lasciamola verso l’uscita e la riprendiamo a scontro finito” fece segno a Urok e a Daellen di avviarsi e accompagnò Virion verso il corridoio di uscita.

    Misero Alliria in un angolo, possibilmente in una piccola nicchia nella pietra dove si notasse poco, e Gahain la avvolse nel suo mantello. Dopodiché sollevò entrambe le mani spostando sassolini e polvere in modo da impolverare il mantello e dare l’impressione che fosse lì da un po’ di tempo. Contava sul fatto che se un abitante del castello fosse passato da lì non avrebbe degnato il ‘mucchio di stracci polverosi’ di una seconda occhiata e sarebbe andato a cercare gli impavidi eroi venuti a scocciare il Malvagione. Terminati i preparativi, fece un respiro profondo e disse a Virion: “Qualunque cosa succederà, cerchiamo di uscirne tutti vivi, d’accordo? E in ogni caso, è stato un onore” e si batté il pugno sul petto in segno di rispetto. Poi si affrettò verso il luogo dello scontro.

    #5910
     Meeme 
    Partecipante

    Sapeva che stava correndo un grande pericolo, ma era la cosa giusta da fare in quel momento, almeno per proteggere il piccolo spiritello. L’Elfa del Sangue digrignò i denti come una bestia in gabbia, bloccata in quel modo non era in grado di dilaniare quel bastardo con le unghie come avrebbe desiderato.

    Ignorò le parole di quel essere, voleva solo farlo a pezzi, strappargli la pelle dalle ossa e vederlo morire dissanguato. La sete di sangue non l’aveva mai abbandonata ed in situazioni di estremo pericolo diventava più forte e più difficile da controllare.
    Tutti i loro incubi sembravano realizzati con la comparsa del drago nero martoriato, ma erano di nuovo in grado di muoversi e combattere.
    “Tu non mi fai paura!” Urlò la Cacciatrice carica di furia.
    Affrontare quella bestia sembrava impensabile, ma stava uscendo dal baratro e potevano sfruttare quel istante per far crollare il soffitto.
    “Dobbiamo abbattere il soffitto e farlo crollare sulla bestia!” Suggerì lei imbracciando il suo arco da caccia con fierezza.
    Caricò un tiro esplosivo mirando sopra la testa del drago d’ebano, ordinando ad Humar di portare al sicuro Rikr mentre lei si preparava a combattere senza risparmiarsi.

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