La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 5 anni, 11 mesi fa.

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  • #5911
     Rilwen 
    Partecipante

    Era vivo. Era vivo e stava aspettando lei. Questo riuscì a pensare, ignorando bellamente Alliria e tutto ciò che le era capitato. Una persona ferita era piuttosto inutile, quindi era meglio così, qualunque cosa stesse per succedere. Non sapeva perché, ma non aveva mai creduto troppo alla storia dei Draghi, dI Onyxia e di Nefarian. Troppo concentrata sulla scienza che poteva avere dai libri, quelle che erano probabilmente leggende passavano in secondo piano.

    Certo, magari da nessuna parte c’era scritto che avrebbe dovuto confrontarle. Cercò quindi di ricordarsi il più possibile su Onyxia, ripercorrendo quanto più sapeva. Perché è vero che i draghi sono draghi, ma in qualche modo tutti si possono colpire. E forse i draghi non sanguinano? Sapeva che Onyxia era un drago nero, e probabilmente da qualche parte aveva letto le caratteristiche principali di quella specie di draghi, e una volta sapute le caratteristiche Si sarebbe potuto trovare qualcosa che li colpisse.

    E poii tutto tremò.

    E poi ci fu la voce.

    E poi ci fu la Sua presenza.

    Era ferito? Era sfinito? Cosa gli era successo? Guardò Gahain e annuì, seguendolo velocemente: aveva creato una nube violastra con cui avrebbe cercato di circondare il capo di qualunque cosa si fosse trovato davanti , una nube tossica che doveva, nelle sue idee, quantomeno stordire la creatura. Ma avrebbe aspettato a vedere che cosa li avrebbe veramente attesi.

    #5912
     Ba 
    Partecipante

    Successe tutto troppo velocemente. La paura per la vita del piccolo Rikr mutò in terrore quando lo sguardo fiammeggiante dell’elfo si posò su di loro. Il terrore virò in sgomento quando, per la seconda volta nello stesso giorno, l’alito fetido di una creatura che avrebbe dovuto godere del riposo riservato a coloro che avevano abbandonato questo mondo per unirsi alla Madre Terra, si riversò su di lui e i suoi amici.
    Aveva provato a muoversi, ma non riusciva.
    Stava salendo dentro di lui una forza opposta alla paura, una fiamma vibrante quanto quelle presenti negli occhi dell’elfo. Rabbia.
    Era immobilizzato, poteva sentire tremare il piccolo spiritello aggrappato disperatamente al suo manto.
    Poteva quasi avvertire anche lo sguardo di terrore di Zatanja dietro di lui.
    Qualcosa gli impediva di rassicurarli. Qualcosa gli impediva di agire e di proteggere i suoi amici.
    La fiamma della rabbia esplose in tutto il suo fervore quando finalmente fu libero di muoversi.
    Emise un ringhi basso e profondo mentre inclinava il capo verso il basso. Gli occhi iniettati di sangue fissi sull’elfo oscuro, non curanti quasi della creatura maestosamente orrenda che gli si parava innanzi.
    La Cacciatrice – la sua amica Cacciatrice – disse qualcosa.
    Il tauren sbuffò in preda alla rabbia ma poi capì.
    Humar si avvicinò svelto e, come se si trattasse di un cristallo prezioso, Gungnir posò il piccolo Rikr sulla criniera della nera fiera che si perse nella folta pelliccia.
    Il guerriero sentì la rabbia salire nuovamente, si guardò attorno alla ricerca di un modo per aiutare la Cacciatrice. Fare crollare il soffitto poteva essere una buona idea, ma come? Si guardò attorno alla ricerca di una colonna o un supporto su cui fare forza. Sentì il frastuono della strana freccia lanciata dall’elfa del sangue e si preparò ad agire.
    Il suo obiettivo era l’elfo dagli occhi di fuoco. Se la tattica suggerita dalla Cacciatrice avesse avuto successo si sarebbe fiondato contro quel mostro.
    Era stato lui a interrompere il riposo del cane a tre teste, ne era certo. Sempre lui aveva rapito le uova per farne qualcosa di oscuro. Lui era il nemico della Madre Terra, lui era il suo nemico.
    Alla prima occasione gli avrebbe offerto un dono forse immeritato: la possibilità di ricongiungersi con la Madre Terra. Forse lei avrebbe deciso di concedergli il suo perdono.

    #5928
     Elan 
    Partecipante

    Appena giunti nella grande sala centrale, Daellen e Gahain vennero accolti dalla visione più che terribile che si fosse mai stagliata di fronte ai loro occhi.
    Due ali enorme, membranose, scure come la notte… marce.
    La membrana che un tempo doveva aver costituito la loro struttura era come bucata, lacerata… di certo non avrebbe permesso a quella creatura tormentata di volare. Un muso che un tempo doveva essere stato maestoso e fiero, nobile. Ma ora si trattava solo di una maschera grottesca. Due corna lo circondavano, entrambe spaccate, e un’orribile ferita malamente ricucita percorreva tutta la lunghezza di un collo di scaglie di un rosso spento e smorto.
    Le froge sembravano spaccate, e da una di esse colava un liquido verdastro, che ben si sposava con gli occhi dello stesso colore.
    Onyxia.
    Quello era tutto ciò che rimaneva dell’imponente drago nero, una grottesca raffigurazione della Principessa dello Stormo d’Ebano, una figura sofferente e contorta che si agitava con disperazione. Non sembrava ferita, eppure i versi che emetteva erano di puro dolore mentre arrancava per risalire le pareti del baratro in cui si trovava.

    La Cacciatrice e Gugnir erano già in azione: la prima aveva mirato il soffitto. La sua freccia era esplosa contro la pietra e tutta la struttura aveva tremato, ma non più di qualche sassolino era caduto su di loro. Come fortezza nanica, probabilmente sarebbe servito molto di più per abbatterla.
    Gugnir era furioso e si guardava attorno, ma né lui né Zatanja sembravano avere un vero bersaglio. Eppure la Troll era all’era, e quando li vide arrivare cercò di riassumere brevemente la situazione.
    “È ancora qui!” L’elfo che ha risvegliato Onyxia, è solo invisibile! Ma la sua magia è ancora presente nella stanza, non può essere andato lontano!!” dovette urlare per sovrastare il frastuono causato dalle grida del drago nero.

    Nathaniel si trovava sul limitare del baratro, avvolto da un’aura di pura luce divina. Anche il suo martello creato da quella strana pietra violacea sembrava risplendere, e sembrava pronto ad affrontare da solo Onyxia non appena fosse uscita.

    Daellen sapeva che sarebbe stata una follia. Non aveva studiato a lungo i Draghi Neri, ma sapeva quanto bastava. Tutto di loro era pericoloso.
    Il morso era in grado di secernere un particolare acido, capace di sciogliere anche la più resistente delle armature. Soffiavano fuoco, ma esso non faceva danno: il suo effetto sembrava variare a seconda di chi lo subiva. I resoconti non erano mai stati più precisi a riguardo, ma sembrava che tutti parlassero di pura follia.
    Persino la sua coda era pericolosa, ricoperta di punte acuminate, veniva usata contro chiunque tentasse di colpirla alle spalle.
    Inoltre, ricordava di aver letto le cronache della prima battaglia contro Onyxia: quell’abominio era solita farsi scudo con i proprio stessi cuccioli mentre attaccava i nemici a distanza…
    Gli eroi che l’avevano affrontata in passato erano riusciti a sconfiggerla stordendola con l’elettricità e avviluppando le sue carni col fuoco, ma i sacrifici erano stati immensi…

    Tuttavia qualcosa non le tornava…
    Fu una frazione di secondo: l’Elfa del Sangue vide gli occhi del colosso d’Ebano riempirsi di piccole scariche elettriche, e un istante dopo dei fulmini vennero rilasciati dal suo stesso corpo.
    Nessuno venne colpito, tranne Nathaniel che si trovava più vicino di tutti: il Draenei fece cadere l’arma mentre scariche elettriche correvano lungo i suoi arti, facendogli totalmente perdere la sensibilità.
    Una nuova risata si alzò nell’aria, sembrava una voce sia maschile che femminile.

    E, ormai, Onyxia era quasi uscita dal baratro. Presto avrebbero dovuto affrontarla in uno scontro terribile.

    #5930
     Meeme 
    Partecipante

    Zatanja le aveva dato un’informazione molto utile, l’elfo non era scomparso, si era reso invisibile in modo da manovrare nelle ombre la situazione. La Cacciatrice doveva solo trovarlo e poi avrebbe implorato di non ucciderlo… Era tanto che Humar non assaggiava carne umana.

    La fortezza nanica era resistente, ma l’elfo era fatto di carne morbida e quella sanguinava eccome. L’Elfa sentiva sulle labbra il sapore del sangue, le succedeva sempre durante una battaglia, era l’adrenalina che la rendeva feroce, era per questo che lui l’aveva amata. Una bestia non poteva essere addomesticata, non del tutto, e quel lato selvatico l’aveva sempre affascinato.
    La Cacciatrice aguzzò i sensi, sviluppati per percepire suoni ed odori in modo diverso rispetto ai civilizzati, doveva solo incrociare quelle sensazioni per ottenere un bersaglio da illuminare.

    La scarica elettrica della creatura, però la fece scattare sulla difensiva. Evitò il colpo per pura fortuna, così come altri, ma il Paladino non era stato altrettanto fortunato. L’Elfa del Sangue si bloccò un attimo ad osservarlo indecisa se aiutarlo, oppure no. Provava dispiacere per lui ed al tempo stesso era seccata dal suo essersi fatto colpire come uno sciocco. Era anche molto infastidita da questo duplice pensiero, ma non poteva evitare di pensarci. Cercò Humar e con un gesto impercettibile gli fece cenno di trascinare al sicuro l’alieno, ora facile bersaglio, in modo da dargli il tempo di riprendersi. Soddisfatta del non essere dovuta intervenire di persona preparò la sua freccia segnalatrice in attesa del rumore giusto su cui indirizzarla, doveva isolare ogni altro suono o rumore concentrandosi su ciò che solo gli animali come lei sarebbero stati in grado di percepire.

    #5935
     Ilmarien 
    Partecipante

    Osservò il drago fare del suo peggio e si chiese se picchiare Urok o se limitarsi a rimproverare il suo estremo ottimismo. Certo, uccidere un drago, che ci voleva, roba da ragazzi, in particolare un drago nonmorto e per giunta accompagnato da un elfetto malvagietto e invisibile, come se la situazione non fosse già abbastanza complicata. Essendo più indietro degli altri, cercò una posizione in cui non essere disturbato e lontano dagli altri in modo da non incoraggiare gli attacchi ad area che sicuramente il drago e il mago avevano in abbondanza.

    Stava pensando a come affrontare quel drago quando vide quell’elfa del sangue che si faceva chiamare la Cacciatrice, era immobile e chiaramente intenta a cercare qualcosa, stava evidentemente cercando di individuare l’elfetto invisibile. Decise di aiutarla, visto che il drago non era ancora arrivato poteva al momento lasciarlo agli altri, dopotutto era meglio affrontare un singolo nemico per volta e c’era un’opportunità di eliminare o comunque mettere fuori combattimento l’elfetto prima che il drago fosse pronto. Si concentrò e creò una nube di detriti intorno a sé, e la estese successivamente in una linea fino al margine del baratro e dall’altra parte fino al muro (e in verticale fino al soffitto), poi inspirò profondamente e mosse entrambe le mani in avanti con un movimento circolare spostando avanti i detriti, in modo da spazzare l’intera superficie del camminamento. E nel mentre osservava il minimo mutamento della nube lineare di polvere, qualsiasi creatura invisibile avrebbe alterato la nube e, anche solo per un istante avrebbe rivelato la propria posizione. Una volta individuato il nemico, avrebbe cercato di seguirne gli spostamenti con la nube per mantenerlo visibile, in modo da dare un bersaglio alla Cacciatrice.

    #5939
     Ba 
    Partecipante

    L’idea della Cacciatrice sembrava non aver sortito l’effetto voluto.
    Gungnir allora si sarebbe gettato contro l’elfo. Si guardò attorno, furioso, ma il mago immondo non era in vista. Che fosse fuggito?
    La voce di Zatanja superò il frastuono e le sue parole ebbero il potere di canalizzare la furia del tauren in quella situazione di calma feroce e fredda che precede l’inizio di una battaglia.
    Forse perchè iniziava a sentire la frustrazione di essere impotente di fronte agli esseri che, di volta in volta, si trovava ad affrontare, il guerriero aveva lasciato troppo spesso che la rabbia prendesse il sopravvento e lo guidasse.
    Questa volta non era da solo, doveva difendere i suoi amici. Non poteva sacrificarsi, sarebbe stato ingiusto e inefficace.
    Chiuse gli occhi per un istante e rese il suo respiro regolare.
    Invocò una preghiera silenziosa alla Madre Terra e, quando aprì nuovamente gli occhi, focalizzò i consigli di Rikr. Ne aveva ricevuti innumerevoli nel corso della sua vita. Ora Rikr doveva stare al sicuro con Humar, mentre Gungnir avrebbe attinto a quella conoscenza per salvare tutti quanti.
    Il fulmine colpì vicino a lui e uno dei suoi compagni cadde a terra.
    Osservò con attenzione e vide il petto alzarsi ed abbassarsi. Non era morto, no di certo. Ma ora Gungnir doveva agire.
    Vide la Cacciatrice fermarsi. L’arco quasi teso, in quella posa che solo i cacciatori in attesa della propria preda riuscivano a padroneggiare.
    Gungnir osservò il drago immondo.
    Si scambiarono un ringhio.
    «Zatanja, come prima.»
    Il tono profondo di Gugnir raggiunse la giovane troll.
    Sperava che lei non fosse troppo sotto shock per ripetere quanto accaduto con il cane a tre teste.
    Era riuscita a distogliere l’attenzione di alcune di esse mentre lui si occupava della terza.
    In questo caso il mostro, di teste, ne aveva solo due. E lui voleva che gli altri trovassero quella più importante: quella dell’elfo.

    Caricò, pronto a cambiare repentinamente direzione e a fare tutto quanto necessario per evitare gli attacchi della mostruosità che si trovava innanzi.
    I suoi occhi fissi sull’antica ferita nel collo. Non era stata suturata a dovere e sarebbe stata sua premura rendere nuovamente mortale quella stessa piaga.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 3 mesi fa da  Ba.
    #5994
     Elan 
    Partecipante

    Escludere ogni altro rumore era un’impresa disperata, anche per una persona esperta come la Cacciatrice. Il caos della battaglia era troppo forte, e i ruggiti lamentosi di Onyxia riempivano l’aria. Persino le parole dei suoi compagni sembravano perdersi tra quelle urla.
    Poi, all’improvviso, si sollevò la polvere. Una massa densa e regolare, mozzava il respiro e rendeva difficoltosi vedere per tutti.
    Urok urlò qualcosa, ma un ruggito più forte del Drago Nero fece perdere le sue parole nel nulla. Tuttavia, lo scopo di quella sabbia fu subito chiaro a tutti: esattamente dietro di loro, dalla parte opposta del baratro, la sabbia si distorse rivelando il loro bersaglio: l’elfo.
    Era sospeso in aria, volando tramite chissà quale magia blafema, e quando si accorse di essere stato scoperto scattò di lato per fuggire a quella sabbia rivelatore. Mossa inutile, visto che veniva costantemente seguito.
    Un ruggito di frustrazione di unì alle grida di dolore di Onyxia, e in un moto di rabbia l’elfo scelse il suo bersaglio.

    Un fulmine cadde accanto a Gahain, accecandolo momentaneamente, poi un altro, è un altro ancora. La mira non era delle più precise, ma l’aria frizzava accanto a lui, e quando venne colpito – per quanto di striscio – sentì perdere completamente la sensibilità ad un braccio, mentre dolorose scariche elettriche gli attraversavano il corpo.
    Aveva perso la concentrazione, e la sabbia si era diradata, ma ormai era troppo tardi: la Cacciatrice aveva approfittato di quel momento, e la sua freccia segnalartice lo aveva colpito. Una luce arancione si irradiava dal punto in cui si trovava, e grazie a quello non l’avrebbero più perso di vista.

    Ma la minaccia più grande era ancora a piede libero. Onyxia, lasciata agire indisturbata, era ormai uscita dalla voragine ed ora si stagliava di fronte a loro in tutta la sua maestosità.
    Dispiegò le ali marcescenti come se le stesse sgranchendo, ed emise un ruggito a metà tra il dolore e la soddisfazione…
    Appena un istante prima che Gugnir le fosse addosso.
    L’ascia del Tauren si conficcò nella sua carne decomposta senza incontrare la minima resistenza. Un olezzo nauseabondo si diffuse dalla nuova ferita, e un fiotto di sangue verdognolo finì a terra. Gugnir si spostò appena in tempo, perché nel momento stesso in cui toccò la pietra, questa iniziò a friggere e ribollire, proprio come avevano fatto le melme che avevano colpito la gamba di Alliria.

    Zatanja, all’apparenza terrorizzata da quello che stava succedendo, aveva ritardato il suo attacco. Fu Virion a farla riprendere. Il Worgen aveva lo sguardo determinato e preoccupato, ma sembrava provare un profondo disprezzo per quella creatura non morta. Fece un cenno alla troll e le disse qualcosa che solo loro due riuscirono ad udire, quindi parve letteralmente sparire nelle ombre.
    Apparve nuovamente pochi istanti dopo, alle spalle dell’enorme drago, e dopo aver armato la sua pistola sparò una, due e poi tre volte… E i proiettili rimbalzato o sulle scaglie, cadendo per terra. Ma tanto era bastato per far distrarre il drago, che aveva voltato la testa verso quel nuovo fastidioso avversario.
    “Tu sarai il primo a morire, piccolo insetto!!” ruggì la Principessa dello Stormo Nero, calando il volto verso Virion come se volesse mangiarlo.
    In quel preciso istante, una potente palla di fuoco si abbatté contro il drago, colpendolo su un fianco. L’impatto fu terribile, il mostro sembrò sbilanciarsi e cadde di lato, stordito e ferito gravemente.

    #6011
     Meeme 
    Partecipante

    Era difficile mantenere la calma in quella situazione disperata, l’Elfa del Sangue regolarizzò il respiro in attesa del momento giusto e tese la corda dell’arco con forza e maestria. La punta della freccia sulla guancia, la tensione del braccio e la torsione del corpo indicavano la sua determinazione. Lei era la Cacciatrice, selvatica, rabbiosa e sanguinaria, aveva un bersaglio e lo avrebbe trovato tra mille suoni diversi.

    Doveva solo aspettare il momento giusto per colpire e quel momento arrivò grazie all’intervento dei suoi compagni di caccia. L’Elfa scoccò la freccia segnalando il bersaglio, ora non doveva fare altro che raggiungerlo per scannarlo come un animale.
    Scoccò altre frecce, questa volta esplosive, in modo da confondere l’avversario e farlo spostare esattamente dove lei desiderava.

    Non poteva contare sull’aiuto di Humar in quella caccia, ma aveva i suoi denti e la sua furia sanguinaria nelle vene. Avrebbe strappato la gola dell’elfo a morsi se solo fosse riuscita ad avvicinarsi abbastanza a lui. Richiamò dall’oscurità dei corvi famelici che avvolsero la Cacciatrice come un mantello di tenebra per poi dirigersi verso il bersaglio e divorare le sue carni. Lei stessa se ne sarebbe nutrita proprio come una bestia. Alliria aveva ragione: lei era il Mostro ed all’Elfa del Sangue non importava di esserlo. Voleva uccidere, smembrare e divorare il nemico esattamente come aveva fatto durante i suoi viaggi con saccheggiatori ed assassini. La luce, la luce era sbagliata in lei perché c’era solo grigio nel suo cuore marcio e solo aria putrida nei suoi polmoni malati.

    #6031
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain rimase soddisfatto dal risultato, almeno ora il mago era visibile e quindi vulnerabile agli attacchi della Cacciatrice. In compenso ora l’elfaccio se l’era presa con lui, e i fulmini non avevano migliorato la situazione. “Ahiaporc!” gridò quando il secondo fulmine lo colpì e perse temporaneamente la sensibilità al braccio. Colse l’occasione al volo per lasciarsi cadere a terra. Entrambi i cattivoni avevano i loro murlock da pelare e se lui semplicemente spariva dalla scena dubitava che si sarebbero concentrati su di lui. In questo modo cercò di concentrarsi sul ritrovare la sensibilità del suo braccio e ritrovare la mobilità che tante volte gli aveva salvato la vita in battaglia. Mentre era a terra si guardò intorno in cerca di opportunità: notò la ferita subita dal drago e che il sangue reagiva esattamente come quelle melme, occorreva colpire la ferita con il fuoco. Restò quindi a terra, aspettando un’opportunità di colpire la ferita sul corpo del drago scagliando un proiettile infuocato con la mano: non voleva creare un proiettile molto grande, voleva solo tirare un colpo preciso che centrasse la ferita.

    #6032
     Elan 
    Partecipante

    La Cacciatrice si mosse come un’ombra tra le ombre, talmente rapida che l’occhio quasi non riusciva a seguirla. Il caos della battaglia era l’occasione perfetta per far perdere le tracce di sé, ed i corvi la nascondevano alla vista tenendo lontano chiunque.
    In un attimo fu addosso all’elfo, compì un balzo proprio come una bestia feroce e lo raggiunse, aggrappandosi a lui con le unghie per non permettergli di divincolarsi.
    Nefarian non si aspettava quell’attacco, esitò, e i fulmini che aveva scagliato contro Gahain si arrestarono.
    “Maledetto insetto schifoso!” ringhiò di rabbia, ma il peso della cacciatrice era impossibile da sostenere, ed era costretto ad utilizzare la sua magia per farsi strappare gli occhi dalle orbite.
    La Cacciatrice lottava come una furia, ma c’era qualcosa che le impediva di conficcare le sue unghie fino in fondo, una barriera, un’illusione, non ne era certa. Più di una volta credette di essere riuscita a lacerare la pelle di quell’Elfo, ma ogni volta le sue unghie non lasciavano segni, né venivano sporcate dal sangue.
    Ormai visibile e a terra, Nefarian sprigionò una scarica elettrica dal suo stesso corpo, la stessa che si era diffusa dal corpo di Onyxia, e la Cacciatrice sentì le braccia scuotersi dal dolore.

    Gahain, ora a terra, stava venendo ignorato dai nemici. La sua intuizione era stata giusta, nessuno prestava attenzione ad un avversario apparentemente inoffensivo, quando ancora c’erano tanti pericoli da affrontare.
    Sia l’Elfo che il Drago avevano altro di cui occuparsi, e lui era libero di agire indisturbato. Gli co vollero diversi minuti per recuperare la piena mobilità del braccio, ma sfruttò quel tempo per studiare la situazione.
    Non riusciva a capire bene cosa stesse accadendo all’Elfo, avvinghiato in una stretta mortale insieme alla Cacciatrice, ma il Drago era vulnerabile: preso d’assalto da tutti, la bestia ancora non era riuscita a rialzarsi ed ora strane ferite, come lacerazioni, si stavano aprendo sul suo volto stravolto dalla decomposizione.
    Onyxia urlò dal dolore, e fu in quello che lo Shamano colpì: il suo dardo sfrecciò nell’aria, e mentre raggiungeva il loro nemico si ingrandì, raggiungendo le dimensioni di un pugno, colpendo il Drago dritto sul colpo: Onyxia urlò e urlò ancora quando venne colpita, contorcendosi come se il fuoco le stesse straziando le carni. Era stato un attacco molto piòù potente di quanto Gahain avesse inizialmente studiato, e guardandosi attorno si accorse che Urok era concentrato quanto lui. L’Orco gli fece un cenno col capo: erano sulla buona strada, e collaborare ancora avrebbe significato la vittoria.

    La Cacciatrice si accorse che l’Elfo ebbe come un moto di dolore, improvviso, come se qualcosa lo stesse scuotendo da dentro. La sua pelle era ancora perfetta, la sua carne non veniva toccata dai suoi attacchi, ma qualcosa lo aveva fatto soffrire e arrabbiare.
    Furioso, iniziò a salmodiare in una lingua che l’Elfa del Sangue non conosceva, la lingua gutturale con cui l’aveva sentito parlare col Dragonkin, ed i suoi occhi si tinsero di viola mentre lui si preparava a qualcosa di terribile.

    #6036
     Meeme 
    Partecipante

    L’elfa del sangue si era scagliata come una belva contro l’incantatore elfo buttandolo in terra e cercando di cavargli gli occhi con le unghie. Sembrava immune a qualsiasi ferita fisica, ma lei non si sarebbe arresa così in fretta.

    Notò il dolore e quando lui iniziò a salmodiare lei afferrò rapida il pugnale da caccia che geneva legato ad una coscia e cercò di piantarglielo in gola per staccargli la lingua ed impedirgli di portare a termite qualsiasi magia avesse in mente.

    #6037
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ebbe un moto di soddisfazione quando centrò il mostro con quell’attacco preciso e lo danneggiò seriamente. Si rialzò in piedi, ora in grado di muoversi normalmente, e fece un cenno ad Urok: ora si trattava di insistere. Materializzò una scintilla di fiamme nelle proprie mani e disse a Urok e Zatanja: “Forza, scaldiamo un po’ questo drago, usate il fuoco e colpite le ferite!”. Se la colpivano tutti e tre insieme c’era la possibilità di riuscire a metterla direttamente fuori combattimento. Mentre concentrava il potere delle fiamme nelle proprie mani, usò il potere dell’aria per saltare in un ampio arco sopra la bestia. Intendeva concentrare e alimentare le fiamme degli altri due e in caso colpire eventuali zone esposte sulla schiena della bestia. Se Gugnir e Virion avessero aperto altre ferite sarebbe stato pronto ad approfittarne, d’altra parte la bestia doveva difendersi da tutti loro e non sarebbe riuscita a parare tutti gli attacchi. In caso lui era pronto a evitare i suoi attacchi usando il potere dell’aria per schivare in volo.

    #6038
     Elan 
    Partecipante

    La Cacciatrice affondò il proprio pugnale una volta, due volte, tre… era certa di stare colpendo la gola dell’elfo con tutta la ferocia che aveva in corpo, era certa che il pugnale penetrasse la sua carne, eppure…
    Era come se la realtà in qualche modo fosse distorta.
    La lama non si sporcava del sangue di Nefarian, né sulla sua gola si apriva nessuna ferita. Per qualche ragione, non era in grado di colpirlo.
    L’elfo sembrò consapevole di quanto questo dovesse apparire assurdo, e si concesse un sorrisino soddisfatto. Tuttavia, almeno, l’Elfa del Sangue era riuscita a buttarlo per terra e aveva interrotto il suo salmodiare a causa dell’impatto.
    Era nettamente più forte di lui, e non aveva problemi a tenerlo bloccato, per quanto lui si divincolasse.

    Onyxia il quel momento ruggì, un ruggito terribile e doloroso.
    Gahain era saltato sulla sua schiena, mentre Urok e Zatanja la tempestavano di attacchi infuocati. Ma non era fuoco quello che aveva ferito la bestia.
    Sulla gola del drago, infatti, si era aperta una ferita terribile e putrescente.
    Sangue nero e giallognolo sgorgò da quello squarcio, facendo contorcere di dolore l’abominio colossale.
    Gahain a fatica riuscì a mantere l’equilibrio: la schiena del mostro era stranamente scivolosa, e persino afferrare le sue scaglie sembrava impossibile.

    “Sono collegati!” sentirono all’improvviso urlare.
    Nathaniel si era ripreso. Humar rimaneva accanto a lui, ma il paladino si sosteneva col martello per non cadere a terra, ancora stordito dall’attacco ricevuto. Faceva fatica a urlare, ancora di più a sovrastare il frastuono della battaglia, ma aveva potuto osservare il combattimento nel suo insieme ed avere quindi una valutazione migliore dei fatti.
    “Lui non viene colpito, lei sì! E’ lei la chiave!”
    Anche Nefarian aveva sentito quell’urlo, e in un moto di rabbia riuscì a colpire la Cacciatrice con una ginocchiata sul ventre, facendole perdere tutto il fiato che aveva in corpo e costringendola ad allontanarsi da lui.
    Aveva il fuoco negli occhi, e il suo scopo sembrava solo quello di mettere per sempre a tacere il Draenei. Nelle sue mani apparve una spada creata da fiamme nero-violastre, e con tutta la furia che aveva in corpo si scagliò contro Nathaniel, ancora indebolito.

    #6053
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice digrignò i denti per il dolore, ma non si sarebbe arresa, non oggi… Si mise in ginocchio e preparò la corda, l’elfo aveva commesso un errore, le aveva dato le spalle.
    Lanciò uno sguardo d’intesa ad Humar, il leone nero emise un ruggito ferale e lei fece lo stesso. Un ruggito bestiale mentre invocava la furia degli animali.

    Salì in groppa ad un rinoceronte e fece vorticare il lazo sopra la testa. “Dobbiamo fermarlo, Nathaniel!” Urlò guidando quella carica furiosa. Lasciò partire il lazo per bloccare la preda e farla cadere al suolo. Le bestie feroci puntavano contro l’elfo ed avrebbero travolto ogni cosa sul loro cammino, compreso il Paladino. Humar si lanciò in aiuto degli altri contro il drago mentre lei avrebbe continuato a tenere impegnato l’elfo.

    La Cacciatrice in testa alla mandria furiosa non avrebbe permesso che il draenei venisse spazzato via, lanciato il lazo tese la mano per far salire il paladino sul suo rinoceronte in modo da metterlo al sicuro.
    *Dobbiamo proprio smetterla di vederci in questo modo.* pensò lei. Ogni volta che restavano più o meno soli rischiavano la vita, non andava affatto bene.

    #6054
     Ilmarien 
    Partecipante

    Cavalcare la bestia era più facile, anzi molto più facile come se lo era immaginato, rispetto alla realtà. Non solo non stava ferma un attimo ma era anche molto scivolosa, aggrapparsi era impossibile. Tuttavia Gahain osservò quel largo squarcio e le parole di Nathaniel, sembrava giunto il momento di colpire e la ferita era un bersaglio molto attraente. Doveva però coordinarsi con gli altri, essendo in alto riusciva a comunicare facilmente senza che il drago lo vedesse. Segnalò a Urok di stare pronto a intensificare le fiamme che il Draenei avrebbe scatenato contro la bestia, poi segnalò agli altri di trovare un modo per bloccare o rallentare temporaneamente il drago, in modo da renderlo vulnerabile per qualche istante, così da poter attaccare la sua gola indisturbato. Segnalò a Virion di usare o una rete o una qualche pozione viscosa a sua disposizione, dubitava che avrebbe fermato la creatura ma il punto era intralciarla e confonderla prima del colpo decisivo. Fece anche un segno di incoraggiamento a Zatanja dato che la giovane troll sembrava averne un gran bisogno, poi si portò una mano vicino al petto e cominciò ad accumulare l’energia delle fiamme, mentre i suoi occhi assumevano una brillante tonalità rosso-arancione.

    Poi attese che gli altri distraessero la bestia mentre continuava ad accumulare energia, e, quando giunse il momento giusto, lanciò un’occhiata di intesa a Urok, fece un passo in avanti e si lanciò tra l’ala e il collo della bestia, girandosi in volo. Nel momento in cui vide il grande squarcio, i suoi occhi diventarono di un rosso intenso e diresse tutta l’energia accumulata in un torrente di fiamme, cercando di tenerlo concentrato esclusivamente sulla gola del drago per infliggere il maggior danno possibile al mostro.

    #6055
     Elan 
    Partecipante

    L’attacco avvenne in un gran tumulto ed una gran confusione.
    Dal lato della grande sala in cui si trovava la Cacciatrice, all’improvviso apparve un’orda di bestie selvagge, impazzite in una corsa incontrollata. Travolsero l’elfo, calpestandolo una, due, tre volte, ed alzando una nuvola di polvere che riempiva l’aria, rendendo difficile vedere e a tratti anche respirare.
    Avrebbero travolto anche Nathaniel, se l’Elfa del Sangue non avesse agito per tempo: il paladino riuscì a salire agilmente in groppa al rinoceronte, sembrava totalmente a suo agio nonostante la creatura non fosse precisamente una cavalcatura convenzionale. Il Draenei le circondò il corpo con un braccio per non perdere l’equilibrio, mentre con l’altra mano reggeva il martello, pronto a fronteggiare qualsiasi altra aggressione.
    “Bell’idea.” commentò. La sua voce era bassa, concentrata, arrochita dal dolore e dalla furia della battaglia.
    Ad un certo punto fece un cenno alla Cacciatrice: dai piani superiori stavano sciamando a decine Dragonking. Sembravano storditi più che aggressivi, ma vista la situazione si stavano rapidamente riorganizzando e probabilmente presto si sarebbero aggiunti al combattimento.
    L’Elfa del Sangue spronò il rinoceronte verso di loro, per travolgerli a loro volta, ed anche Nathaniel si tese, pronto a colpire.
    “Facciamo vedere a questi mostri cosa possono fare due mondi che combattono insieme.”
    La Cacciatrice si voltò un istante, e si accorse che i suoi occhi brillavano. Il Draenei si sporse dal rinoceronte in corsa, e mentre la carica buttava a terra le creature, lui abbatteva quelle più lontane con colpi precisi del martello.

    Ma il vero fulcro dello scontro si stava svolgendo attorno al drago.
    Senza perdere neanche un istante, Virion aveva colto il segnale di Gahain e aveva incoccato la balestra, caricandola con uno strano aggeggio.
    Questione di pochi attimi, e una spessa rete si dipanò sopra al Drago, ormai impazzito dal dolore e dalla furia. Le sue ali viscide e decomposte – o quanto ne rimaneva – si intorcolarono tra le spesse maglie, e la Principessa dello Stormo Nero iniziò a divincolarsi per fuggire a quella morsa.
    In realtà, l’unico risultato che ottenne fu di incastrarsi ancora di più e, furiosa, iniziò a ruggire, sputando contemporaneamente fiamme e fiotti di una sostanza verde e maleodorante, che faceva friggere la pietra appena la toccava.
    Gahain, concentrato in quello che doveva essere il suo attacco finale, dovette compiere un vero sforzo per evitare di farsi sbalzare o colpire. Onyxia sembrava consapevole della sua presenza sulla sua schiena, e faceva di tutto per farlo cadere.
    Ma ormai il momento era giunto, e tutto accadde troppo in fretta.
    Avvolto dalla potenza delle fiamme, il Draenei scagliò una potente palla di fuoco contro la gola del drago. Questa crebbe in dimensioni e calore, fino a schiantarsi contro la pelle marcescente della creatura, ed esplodere in una cascata di scintille.
    Ma lo shamano non fece a tempo a vedere il risultato del suo attacco. Perché prima di venire colpito, il Drago era riuscito nel suo intento: con la coda gli aveva assestato un colpo preciso e doloroso, trapassandogli la carne e sbanzandolo lontano.
    Gahain sentì un misto di urla e ruggiti, in mezzo al dolore, eppure si accorse di non aver colpito né le pareti né il pavimento.
    Riaprì gli occhi a fatica, e vide Zatanja che lo teneva sospeso in aria, impedendogli di precipitare grazie alla magia. Era ferito, il fianco gli sanguinava copiosamente, ed anche la giovane Troll doveva essere stata colpita. Ma era vivo.
    E, cosa più importante, Onyxia giaceva per terra, mentre le fiamme consumavano lentamente ciò che rimaneva del suo corpo, dall’interno.

    #6057
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice provò un brivido lungo la schiena quando il draenei le circondò il corpo con una mano. Era troppo vicino, sentiva il suo odore alieno, la pressione del suo corpo contro quello di lei ed il contatto la metteva in imbarazzo. Si concentrò su altro, nascondendo il disagio nella furia della battaglia.
    “Tieniti forte, Nathaniel.” mormorò mordendosi un labbro a sangue. Strinse le cosce sulla groppa del rinoceronte guidandolo in modo da riposizionarsi pronta ad un’altra carica. La caccia la mandava in estasi e doveva pensare solo a questo. Incitò il rinoceronte cavalcando a pelle, tenendosi in sella solo grazie ai muscoli delle gambe perché le braccia recuperarono l’arco pronta a scoccare.

    L’Elfa del sangue incoccò una freccia verso il punto dove era caduto l’elfo con una piccola carica esplosiva, tese la corda mantenendosi in sella e scoccò con un grido di rabbia. Aveva notato quelle bestie e si girò alla frase del paladino perdendosi nei suoi occhi un solo istante. “Due mondi…” ripeté con la voce arrochita. Appoggiò la schiena al petto di lui stringendo di nuovo le cosce sulla groppa della bestia per farla girare e metterla in una posizione utile ad attaccare per entrambi. Incoccò una nuova freccia e scoccò con furia, poi ancora una freccia ed ancora una per eliminare quei nemici senza esitazione. Provava gioia nella battaglia e la vicinanza del paladino non le dava più così fastidio. Il respiro di lui, l’odore del suo sudore mentre combatteva e la voce bassa per il dolore non le davano più fastidio. *Se fossi in grado di odiare come odiava Erenion non mi sentirei così a mio agio in questo scontro…* Ragionò sconsolata. Lei però non era come Erenion e non lo sarebbe stata mai…

    #6068
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si rese lentamente conto della situazione, mentre faceva immediatamente scorrere i suoi poteri curativi sul fianco ferito. Fece un cenno di ringraziamento a Zatanja mentre si faceva rimettere a terra. Poi guardò con estrema soddisfazione il corpo bruciante del drago e disse: “Digerito male, bestiaccia?”. Poi fece segno agli altri che stava bene e di aiutare Nathaniel e la Cacciatrice a respingere i Dragonkin. Per conto suo doveva rimettersi in sesto, quindi restò al margine dell’azione, cercando opportunità di colpire senza esporsi e cercando anche quell’elfo. Non lo aveva più visto, e non sapeva che fine aveva fatto, immaginava che il corpo fosse per terra da qualche parte, nel caso fosse ancora vivo avrebbe cercato di assestargli il colpo di grazia. Una volta accertatosi che anche l’elfo avesse lasciato questa fortezza nanica di lacrime, si sarebbe concentrato a cercare una via d’uscita, dato che l’intero gruppo aveva bisogno di tirare il fiato e i Dragonkin non sembravano voler collaborare.

    #6069
     Elan 
    Partecipante

    L’Elfa ed il Draenei sembravano fatti per combattere insieme, lei colpiva i più distanti con precisione, abbattendo i più vicini con la carica del rinoceronte, mentre lui vibrava potenti martellate a tutti coloro che sfuggivano alla loro carica.
    Doveva essere un esercito, quello dei Dragonkin, ma si ritrassero di fronte alla furia di quei due Mondi.
    Iniziarono a fuggire scompostamente in tutte le direzioni, alcuni buttandosi anche in mezzo alle zampe degli animali stessi in carica.

    Nathaniel la strinse più forte, deviando col martello una lancia rudimentale diretta alla testa della Cacciatrice.
    L’Elfa del Sangue poteva avvertirne l’odore, intensificato dallo sforzo del combattimento. Era un fascio di muscoli in tensione, e non si lamentava nonostante dovesse risentire ancora della scarica elettrica che l’aveva messo fuori combattimento poco prima.

    All’improvviso, le bestie evocate dalla Cacciatrice iniziarono a correre come impazzite: qualcosa le stava terrorizzando, facendole sfuggire al suo controllo.
    Molte di loro si dissolsero nel nulla, nello stesso modo in cui erano apparse, molte altre si accasciarono di lato, scivolando sul terreno sporco di sangue.
    Anche il rinoceronte che stavano cavalcando finì a terra, e i due si ritrovarono disarcionati all’improvviso. Fu un istante, ma Nathaniel riuscì a stringerla e avvolgere entrambi in una bolla di energia protettiva, in modo da attutire i danni della caduta.

    Gahain si rese conto di un improvviso turbamento nelle energie naturali, come se qualcosa si fosse attivato all’improvviso. Non solo gli animali evocati dalla Cacciatrice erano spariti, ma anche la sua magia curativa ebbe un effetto ridotto, come se qualcosa ne stesse limitando la potenza.
    Il Draenei si guardò attorno, e dalla polvere vide l’Elfo che si alzava a fatica.
    I suoi occhi erano nuovamente violacei, come fossero percorsi da un’energia demoniaca, ed il suo viso era stravolto dalla rabbia.
    “Avete distrutto la mia creazione migliore! Pagherete per ciò che avete fatto ad Onyxia, pagherete per ciò che le avete fatto in passato! Non potete arrestare il potere dello Stormo D’Ebano!!”
    Tentacoli d’ombra partirono all’improvviso dal suo corpo, come delle braccia orribili, andando a colpire micidiali come fruste tutti quanti.

    Zatanja venne afferrata per il collo e scaraventata a terra, nel tentativo di strozzarla, la Cacciatrice e Nathaniel vennero afferrati e stritolati assieme, con una forza tale che nessuno dei due aveva mai sperimentato prima.
    Anche Virion era a terra, era stato afferrato per una gamba e stava venendo trascinato verso il baratro da cui Onyxia era sorta. Il Worgen stava colpendo il tentacolo con ogni arma a sua disposizione, ma niente sembrava fare effetto.
    Urok e Gahain erano forse quelli messi meglio: trovandosi più lontani, i tentacoli non erano riusciti a prenderli e si erano limitati a colpirli con violente sferzate, aprendo ferite dolorose sulla loro pelle.

    Ma, guardando il loro nemico, una cosa saltò subito agli occhi di tutti quanti: da un terribile taglio alla fronte, l’Elfo, Nefarian, stava sanguinando.
    Finalmente poteva essere ferito.

    #6070
     Meeme 
    Partecipante

    Il cuore prese a batterle più rapido in petto quando lui la strinse forte per farle schivare un attacco, l’odore del Draenei sembrava ambra liquida, esotico e speziato come i mercati affollati di una città lontana. L’Elfa del Sangue trattenne il respiro scoccando le sue frecce con precisione, combattere con lui le veniva naturale ora e non le sembrava così ingiusto.
    L’odio vinceva sempre, secondo Erenion, ma lei non era mai stata capace di odiare.

    Vennero disarcionati ed il Paladino la strinse di nuovo aiutandola ad attenuare la caduta con la magia. Lei si appoggiò a lui durante l’impatto con il suolo e dopo un attimo di disorientamento si preparò a rialzarsi e combattere ancora. L’Elfo però fu più rapido, disperato per la perdita della sua creatura, evocò dei tentacoli che imprigionarono entrambi stritolandoli.

    La Cacciatrice sentì il sangue in bocca mentre i polmoni venivano compressi in quella stretta, doveva cercare di liberarsi ed in fretta altrimenti sarebbe soffocata nel suo stesso sangue. Fece un segno impercettibile ad Humar, il segnale di sbranare l’Elfo caricandolo con furia e poi con uno sforzo che le costò fatica afferrò salda il suo pugnale da caccia.
    Guardò il suo compagno negli occhi, quegli occhi luminosi e calmi e con un urlo bestiale provò a tagliare il tentacolo che li teneva imprigionati entrambi.

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