La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #4445
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si mise alacremente al lavoro aiutando Urok a sistemare i corpi su una pila. Nel mentre ascoltò le parole di Virion e le sue impressioni, poi ne parlò in disparte con Urok: “Quindi sembra che il problema sia nelle acque del lago, e la nebbia sia un fenomeno magari collegato ma diverso, sempre che il nostro ciarliero umano stia dicendo la verità” aggiunse con una punta di ironia “Può essere che, se c’è qualcosa nel lago, che stia influenzando tutte le acque circostanti e quindi anche la nebbia? Dopotutto è anch’essa fatta di acqua…” osservò dubbioso. Completata la pila, alzò la mano sinistra e la mosse in senso orario mentre lentamente creava delle fiamme sulla pila di morti, in modo da alzare leggermente la temperatura e incendiarle più facilmente, e nel mentre continuò a parlare con Urok: “Se è qualcosa che ha a che fare con l’acqua, pensi che potremmo essere in grado di annullarne gli effetti, tipo risucchiando l’acqua contaminata dai corpi pietrificati? Non so, è un’ipotesi” aggiunse, dato che per il momento erano a corto di idee. “Ah, un’altra cosa. Qual è la storia di Thelsamar e del lago?” chiese a Urok, immaginando che il Circolo lo avesse informato sul passato della regione “c’è qualcosa di arcano, misterioso, o anche solo strano che è avvenuto qui?”.

    #4450
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN FIREBRAND –
    Urok era piuttosto pensieroso, e ascoltava le parole di Gahain in silenzio, concentrato sulla pira di murloc che stavano creando.
    Quando ebbero finito, i suoi occhi si illuminarono per un istante, e le fiamme che il Dranei aveva iniziato a produrre vennero alimentate e presero vita. Si creò un’alta colonna di fuoco, e in breve tempo di quelle sfortunate creature non rimase altro che cenere.

    “Si può fare un tentativo.” concesse l’Orco alla proposta dello shamano. “Tuttavia si tratta di una situazione molto più grave del previsto. Se… il nostro ciarliero umano…” fece una smorfia, come un sorriso, riprendendo le sue parole “sta dicendo la verità, allora siamo nei guai, ed è meglio che il Kirin Tor non lo scopra molto velocemente…”
    Guardò Gahain, quindi si assicurò di essere abbastanza distante da Zatanja, prima di continuare.
    “La nebbia era un fenomeno certo rischioso, ma di lenta progressione. Ma qui stiamo parlando dell’acqua… qualunque pianta, la terra stessa… sono tutte in contatto con essa. E potrebbe espandersi in maniera molto più devastante…”
    Scosse la testa, come se non volesse nemmeno pensare alle implicazioni di quelle parole, quindi sospirò.

    “Loch Modan, e in particolare Thelsamar, è sempre stato un posto tranquillo. Durante la Seconda Guerra gli orchi hanno usato queste terre come caposaldo contro le forze alleate di Stormwind e Ironforge… questa malattia potrebbe essere causata dalla corruzione che portarono, forse, ma possibile che si sia scatenata dopo tutti questi anni…?”
    Scosse la testa, non sembrava per nulla convinto.
    “Per il resto, Thelsamar ha vissuto gli ultimi anni come una città di mercanti e contadini. E’ una zona di passaggio, un collegamento fondamentale tra Ironforge e Stormwind, e patria di moltissimi nani… nessun evento particolare, arcano, strano o misterioso. A parte questa malattia, ovviamente.”

    #4486
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain sorrise alle parole di Urok, e replicò: “Tutto chiaro, quindi per il momento non c’è nulla nel passato della città che possa aver causato questa bizzarra maledizione” disse facendo il punto della situazione. “E sono d’accordo, l’acqua contaminata è un problema molto più grave di una nebbia stazionaria. Eventualmente noi sciamani potremmo purificarla? Sarebbe possibile provare a isolare la… maledizione?” si interruppe rendendosi conto di non essere stato molto chiaro “voglio dire, l’acqua potrebbe essere stata maledetta lei stessa, nel qual caso non potremmo fare molto, ma se invece ci fosse una qualche impurità nell’acqua e fosse quella a causare la trasformazione, potremmo isolarla usando i nostri poteri?” aggiunse spiegandosi meglio.

    Poi gli lanciò una lunga occhiata, esitando prima di parlare: “Senti… avrai notato che non mi piacciono gli orchi ma dicevo sul serio quando ho parlato prima, dobbiamo lavorare insieme e i miei sentimenti personali non contano, dopotutto quello che è successo a Draenor rimane… dov’era Draenor” si fermò per sottolineare il punto. “Quindi obbedirò ai tuoi ordini e seguirò le tue direttive, sia chiaro che il Circolo della Terra ha il mio rispetto e seguirò le loro direttive al meglio delle mie capacità” fece un lungo respiro, dato che purtroppo non aveva finito di parlare “tuttavia ho qualche riserva nel portarci dietro un Demone” disse dopo essersi assicurato che nessun altro li stesse a sentire.

    “Capisco benissimo la logica del ‘fine che giustifica i mezzi’ nel risolvere un problema simile” disse mettendo subito le mani avanti “il problema è: ci si può fidare? Ora, la mia netta impressione, e sarei felice di venire smentito, è che la risposta alla mia domanda sia nel peggiore dei casi un ‘no’, nel migliore dei casi un ‘abbastanza’. Anche il migliore dei casi comporta un grosso rischio, considerando che siamo contro una minaccia sconosciuta” fece una nuova pausa prima di fare la domandona “e immagino che siate relativamente sicuri del fatto che la Legione Infuocata non c’entra con questa maledizione” disse chiedendogli conferma con lo sguardo. “E preciso che non dubito delle capacità di Dama… Dalmen? Dillan? Dellan? Non sono mai stato bravo con i nomi” disse cercando inutilmente di ricordarsi. “Dicevo che, per quanto lei sia capace, stiamo comunque parlando di demoni, creature che non possono essere controllate, non completamente perlomeno…” concluse sperando di essere stato chiaro.

    #4489
     Ba 
    Partecipante

    L’umore di Gungnir migliorò insieme al muto accordo con il druido, era estremamente allegro e Rikr sembrava condividerne lo spirito. O forse era il contrario.
    D’altro canto aveva detto subito che sarebbero diventati tutti amici, no?
    Zatanja era evidentemente stanca e il tauren, sorridente, stava per estrarre una borraccia piena d’acqua da offrirle quando Rikr vi si mise sopra. Acqua. Gungnir udì quanto detto dall’uomo in merito all’acqua maledetta. Rikr gli suggerì di tenerla per momenti in cui quel bene potesse essere più raro e necessario.
    Guardando con fare pensoso il piccolo esserino e poi la giovane troll, il tauren dovette concedere a Rikr che per l’ennesima volta la ragione stesse dalla sua. Gli diede un piccolo buffetto sulla testa e tornò ad ascoltare quanto i suoi due compagni stavano dicendo.

    Le parole di Zatanja turbarono Rikr tanto quanto lui.
    «Cosa intendi? Non sono creatore del Re dei Lich?»
    Gungnir aveva fronteggiato quegli abomini e non aveva notato una differenza così evidente. Nemmeno Rikr, pareva, dato che era intento ad ascoltare Zatanja andando nervosamente su e giù per una delle corna del guerriero.
    «Come hai fatto a capire che erano diversi? A me sembravano solo delle aberrazioni come quelle che ho ucciso negli anni passati.» lo disse con un cipiglio scuro ma mantenendo la sua consueta gentilezza. Se non fosse stato per la sua mole e per la lama macchiata di scuro icore che si stava apprestando a pulire con un po’ di terra in polvere, sarebbe sembrato un cucciolo di tauren a cui fosse stato negato di aver vinto una gara sui kodo.
    Acqua maledetta, nebbia maledetta, creature maledette, pelle in pietra, malattia, cosa sta succedendo alla Madre terra?
    Il piccolo spiritello parve aver udito il suo pensiero, perché si appostò sul muso del grosso guerriero e vi strusciò contro il suo, come a dirgli: tranquillo, siamo tutti qui per curare la Madre Terra. Ce la faremo. Poi tornò ad arrampicarsi tra le corna del Tauren, come se non stesse accadendo nulla.
    Gungnir amava il modo in cui il suo piccolo amico riusciva a farlo riflettere e rasserenare.
    Borbottò dandosi dello stupido per aver lasciato correre i pensieri assieme alle preoccupazioni e si concentrò su quanto stava rispondendo Zatanja, ignorando il forte calore proveniente dalla pira che stava trasformando i cadaveri in polvere e nutrimento per la Madre Terra malata.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 5 mesi fa da  Ba.
    #4492
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN FIREBRAND –
    Urok si fece pensieroso alle parole di Gahain, come se stesse riflettendo seriamente su ciò che aveva detto, e alla fine annuì.
    “Potremmo. Ci vorrebbe molta pazienza, e sicuramente anche un lavoro combinato di più shamani. Forse potremo bastare noi due, forse potrebbe essere necessario l’intero Circolo.” scosse la testa.
    “Senza poter esaminare personalmente il lago, le nostre sono parole vuote.”
    Guardò gli altri. Si erano rimessi in cammino mentre parlavano, ma tutti erano divisi in gruppetti, e la loro marcia era lenta e sconnessa.
    “Finché continuiamo così, dubito che la nostra missione andrò a buon fine.”

    E quando il Draenei gli parlò del suo odio verso gli orchi, fece una smorfia, come un sorriso a confermare quelle parole.
    Lo lasciò parlare, senza interromperlo, e alla fine lo guardò con sguardo duro.
    “Conosco la storia di Draenor. Ma non sono nato su quella terra, e non sono responsabile per ciò che ha fatto la mia gente in passato. Desideri odiare tutti gli orchi di qui fino alla fine dei tuoi giorni?”
    Non era arrabbiato, ma il suo tono era piuttosto deciso. Aveva annuito quando Gahain aveva detto che avrebbe accettato i suoi ordini, ma c’era qualcosa che lo disturbava più nel profondo.
    “Voi Draenei, al contrario nostro, siete terribilmente longevi. Potete vivere migliaia di anni, e vedere il mutare dei secoli. Tra qualche centinaio di anni, nessuno degli orchi di Draenor sarà più in vita, mentre tu lo sarai ancora. Ci odierai comunque in quel momento?”
    Lo guardò, fermandosi un attimo.
    “Non sto giustificando la mia gente. Hanno commesso atti orribili, hanno distrutto il vostro popolo e portato sull’orlo dell’annientamento un intero pianeta. Gul’Dan, Nerzhul…” sputò per terra. “Il loro nome è dannato, come la loro anima. Ma hanno pagato per i loro crimini. Ma non tutti noi siamo responsabili di quelle stragi.”

    Riprese a camminare.
    Gahain avvertiva come dell’elettricità attorno a lui, e percepì gli Elementi che si stavano manifestando in risposta alle sue emozioni.
    “Per quanto riguarda il demone… No, non mi fido di lui.” disse secco. “Ma mi fido di Dama Daellen.”
    Fece una smorfia di disgusto, ma non sembrava indirizzata all’Elfa del Sangue o al Draenei.
    “Il potere dei warlock è molto più grande di quanto immagini. E’ stata la mia gente la prima a sperimentarlo e, dopo di noi, molti li hanno seguiti. Quel demone non ci tradirà, fintanto che lei non gli ordinerà di farlo…”

    – GUNGNIR –
    Zatanja scosse la testa alla domanda del grosso Tauren, e insieme a lui si rimise in cammino, prima di rispondergli di nuovo.
    “No. Il Lich King non è responsabile della loro creazione.” sospirò tristemente.
    Sembrava molto stanca, ma gli sorrise come a rassicurarlo che tutto andasse bene. Gungnir si accorse, inoltre, che l’Elfo della Notte aveva assunto nuovamente l’aspetto della grossa pantera nera che aveva combattuto con lui poco prima, e avanzava a poca distanza da lui e dalla troll.

    “Ho studiato a lungo i malefici del Re dei Lich.” spiegò ancora Zatanja. “La non morte dei suoi soldati è… è come se agisse strappandogli l’anima. Ma questi… c’era della magia attorno a loro, dentro di loro. L’ho riconosciuta subito, quando il mio incantesimo li ha toccati. E’ come se avessero cercato di consumare la magia, ma la magia avesse consumato loro!”
    Fece un sorriso un poco tirato.
    “Non so come spiegartelo meglio, perdonami. E’ una cosa che non ho mai visto prima.”
    Sospirò di nuovo, e dovette fermarsi per un attimo a riprendere fiato.
    In quello, la grossa pantera nera le si accostò, e le dette un colpo col muso sulla gamba. Lei lo guardò confusa, e la pantera le fece un cenno con la testa, esortandola a salire sulla sua groppa.
    Zatanja sembrava un poco imbarazzata, ma alla fine accettò quel gesto gentile, commentando con un timido “Grazie…”

    Mancava poco ad arrivare al campo dei profughi, e ancora non avevano visto da nessuna parte la Cacciatrice. Ma la strada sembrava tranquilla, e il Tauren era certo che l’Elfa del Sangue fosse in grado di badare a se stessa. Probabilmente era già arrivata, e li stava aspettando a destinazione.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel alzò un sopracciglio, incuriosito e stupito dalla sua affermazione sugli Elfi del Sangue, ma non le fece altre domande a riguardo.
    Fu solo alle sue parole sui cuccioli che le regalò un sorriso, annuendo come se apprezzasse ciò che aveva detto.
    “E questo vi fa onore. E, di certo, quei cuccioli non dimenticheranno il vostro gesto. Gli avete donato la speranza, e di questi tempi è la cosa più importante. La speranza che un giorno potranno venire accettati da tutti, anche se tanto diversi.”
    Sorrise di nuovo.
    Credeva veramente in quelle parole, e la sua voce era talmente calda mentre parlava da sciogliere il cuore. Lui teneva a quei piccoli, e forse avrebbe tenuto a qualsiasi altro cucciolo avesse trovato sulla sua strada.

    “E’ interessante, invece.” spiegò poi. “Siete la prima creatura che incontro che dispezza i paladini. In molti hanno trovato conforto nel loro operato ma, anche in questo, non tutti possiamo essere uguali, ed è giusto e bello così.” spiegò tranquillo e per nulla turbato.
    “Tuttavia avete ragione, non dovete spiegarmi nulla. La mia era solo curiosità.”
    Non sembrava nemmeno indispettito dal suo disprezzare i paladini o il Bene Superiore in cui anche lui pareva credere.

    Anche quando Humar gli si avvicinò rimase fermo e tranquillo. Non era spaventato dal leone, e lasciò che lui lo annusasse. Ma quando lei parlò della punizione, rise di nuovo.
    “Spero non sarete troppo crudele con me!” esclamò, ma c’era una scintilla di curiosità nei suoi occhi che all’occhio attento della Cacciatrice non sfuggì.
    Quindi sorrise in maniera più calma e seria.
    “Finché non verranno messi in pericolo gli abitanti dell’accampamento, sono disposto a pagare qualsiasi pegno riteniate opportuno per la mia curiosità.”

    #4496
     Meeme 
    Partecipante

    “La speranza è una sgualdrina effimera e distante.” Rispose lei scuotendo il viso mascherato. Avrebbe voluto insegnare ai due cuccioli come cacciare, difendersi e sopravvivere, ma non c’era tempo per questo. Lei preferiva la cruda realtà perché non era soggetta ad inganni ed illusioni, ma non spiegò le sue ragioni perché non voleva essere capita. “Lascerò a te il compito di sperare e proteggere, sembri portato per queste cause perse.” disse acida con un sorrisetto divertito.

    Il Sacerdote alieno sembrava davvero interessato a lei e questo la infastidiva e la rendeva molto sospettosa sulle vere ragioni di quelle domande.
    “Continua con questa curiosità nei miei confronti e sarò molto crudele con te.” mormorò scoprendo i canini come una belva feroce. “E se davvero pensi che metterei in pericolo questi profughi solo per darti fastidio sei davvero un ritardato.” rispose velenosa. “Ma sarebbe consono alla mia Natura fare del male agli altri. Uno scorpione resta uno scorpione…” sussurrò pericolosa accarezzando la punta di una freccia. Controllò l’affilatura tagliandosi un dito e poi leccò via il sangue proprio come avrebbe fatto un animale. “Attento a quello che prometti, Sacerdote… potrei chiederti qualcosa di sgradevole in cambio.” esclamò divertita e misteriosa. Fece un cenno ad Humar, diede la schiena al sacerdote e si incamminò di qualche passo con un’andatura sinuosa. Si voltò controllando che il draenei continuasse a guardarla, gli fece un sorrisetto inquietante e poi gli diede nuovamente le spalle correndo verso la vegetazione con la sicurezza di una bestia nel suo ambiente naturale seguita dal possente leone nero.

    #4501
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò le parole di Urok mentre continuavano a camminare, divisi com’erano in piccoli gruppi, ma comunque abbastanza vicini da essere pronti in caso di pericolo. “Non è odio che senti nella mia voce, l’odio l’ho lasciato, come molte altre cose, su Draenor” disse rispondendo alle domande dell’orco “non è l’odio che mi spinge a essere diffidente… anche quando non sarebbe il caso” ammise non senza un certo sforzo “mi riesce difficile avere a che fare con gli orchi perché… vedo i miei genitori morti e ogni singola persona che io abbia mai conosciuto massacrata, e li vedo ancora oggi aggirarsi tra le tende cercando i superstiti” disse deglutendo e tenendo gli occhi bassi mentre rievocava quella scena spaventosa. “Tutti, anche Alliria e Thaidan, mi dicono che gli orchi qui sono diversi” riprese mentre gradualmente si calmava “e finora non sono stati smentiti, nel senso che fate errori come li hanno fatti tutti ma… avete rifiutato la corruzione della Legione Infuocata e contribuito più volte alla salvezza di Azeroth” disse ricordandosi di ciò che aveva letto.

    “Potrò anche essere più longevo di voi… ma sono giovane, ho a mala pena trent’anni, e forse un giorno riuscirò a non vedere più quella scena quando guardo uno di voi… ma non è ancora quel giorno” concluse con un sorriso un po’ mesto, come a chiedere scusa. “Daellen! Grazie” disse quando l’orco la nominò “ottimo, mi basta che ci si possa fidare di lei, e speriamo che nulla interferisca con il controllo che lei ha su questo demone” si augurò.

    #4520
     Rilwen 
    Partecipante

    Certo che li conosceva, quei sorrisi. Li aveva mostrati lei stessa talmente tante volte, soprattutto dopo la morte di suo fratello, per rassicurare che tutto andava bene, che a volte non si ricordava nemmeno più di cosa volesse dire mostrare un qualcosa che non fosse quel sorriso. Però, purtroppo, a volte non si poteva fare altrimenti. Non ci si poteva fermare. Non si poteva fare nulla. Le dispiaceva, sì, ma in questo momento non potevano lasciar passare la cosa, e dovevano sapere.
    “Quindi l’acqua corrompe e la nebbia aumenta.”, disse per ricapitolare un po’ la situazione.
    “Prima che iniziasse questa storia è successo qualcosa? E’ arrivato qualcuno? E… e il villaggio ha qualche importanza particolare?”
    Strategica, magica, qualunque cosa.

    Cercò di pensare se conosceva qualcosa di più su questa fantomatica malattia della pietra. Se c’era qualcosa che le suonasse in testa, qualcosa che le desse un minimo indizio. Purtroppo lei aveva bisogno dei libri per conoscere di più, un bisogno quasi fisico, e lì di libri non ce n’erano. Ma forse Lui poteva avere qualche idea in più su questa malattia. Certo, non poteva tenerlo fuori così, a caso. Non era proprio una grande idea, soprattutto davanti a quel poveretto.

    “Avete bisogno di aiuto, in ogni caso? Posso fare qualcosa per voi, almeno di temporaneo?”
    Aveva visto la sua magia, almeno un attimo, quindi Virion aveva probabilmente intuito che non era una combattente o nulla del genere. Ma non si sapeva mai, ovviamente.
    “La vostra famiglia è stata particolarmente colpita da questa cosa?”

    Non sapeva bene come chiamarla, se non “cosa”, davvero.

    #4529
     Ba 
    Partecipante

    Il tauren non cercò di mascherare la confusione provocata dalla spiegazione della giovane troll. Sebbene Rikr stesse provando a dargliene una più semplice, la questione gli pareva estremamente complicata.
    «Quindi potrebbe essere un nuovo Re dei Lich che fa questa cosa strana con la magia?» aggiunse grattandosi la nuca con in volto un’espressione di preoccupazione resa quasi divertente a causa del tono evidentemente confuso.
    Rikr andò di corsa ad appendersi a una delle orecchie del tauren e prese a mordicchiarla.
    «Ahi!» Gungnir prese il piccolo amico che pareva molto nervoso e lo mise tra le sue mani a coppa mentre si scambiavano uno sguardo torvo reciproco. Sottovoce disse allo spiritello: «Non c’è bisogno di sgridarmi, non ho capito bene questa cosa della magia non-morte. Pensavo fosse la stessa magia. Ma invece è diversa, dice Zatanja.» Rikr squittì nervoso. Non apprezzava quando Gungnir l’obbligava a stare chiuso tra le sua mani.
    «Sì, ho capito che è qualcosa di pericoloso e che bisogna stare attenti, quindi starò attento.»
    Mentre il gigante taurino e il minuscolo scoiattolo volante proseguivano nella loro particolare conversazione, Rikr fece notare a Gungnir che Zatanja era stanchissima. Si sentiva in colpa per non averle offerto l’acqua poco prima, poi il loro nuovo amico a quattro zampe, o due, se necessario, si offrì di portarla sul suo dorso.
    Gungnir osservò la scena nascondendo a stento un sorriso compiaciuto. Ecco l’ennesima riprova del fatto che stavano diventando tutti ottimi amici.
    Lo sproloquio di Rikr su quanto detto dalla maga continuò ancora per qualche minuto, finché il piccolo spiritello fece un salto e planò in alto fino alla spalla del guerriero. Guardò prima l’orecchio cui si era attaccato poco prima e poi davanti a sè, in silenzio.
    Per una volta si limitò ad azzannare una ghianda, lasciando Gungnir ai suoi pensieri.
    Il tauren colse l’occasione: estrasse la sua borraccia e versò l’acqua in un bicchiere di legno. Lo porse sorridendo a Zatanja.
    «Grazie per averci aiutato poco fa, sei stata brava. Ecco un po’ d’acqua, secondo me hai sete.»
    Come tutte le volte in cui faceva di testa sua era impacciato e nel passarle il bicchiere, mentre avanzavano, rischiò di versare il contenuto a terra. Probabilmente sentì l’approvazione silenziosa di Rikr, perchè, nonostante la goffaggine, riuscì a non fare cadere nemmeno una goccia d’acqua.
    Il piccolo spiritello rimase concentrato sul suo spuntino, ignorando quanto accadeva accanto a lui. Così parve, almeno.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 4 mesi fa da  Ba.
    #4531
     Elan 
    Partecipante

    – DAELENN BLOODFALL-
    Virion annuì con un sorriso al riassunto dell’Elfa del Sangue.
    “Direi che è una ricapitolazione estremamente accurata!” esclamò stiracchiandosi. Poi rifletté un poco alla sua domanda.
    “Non… ci ho fatto caso, sinceramente.” disse, un poco esitante. “Voglio dire, no, non mi sembra, ma Thelsamar era un villaggio di commercianti! La gente andava e veniva senza che nessuno ci facesse troppo caso. Poi io sono più che altro un cacciatore, non mi occupo di queste cose!” si affrettò ad aggiungere, con un sorriso un po’ teso e a disagio.
    Non che lei ne sapesse molto di più, in realtà. Aveva studiato molto e conosceva molte maledizioni e malattie. Ma agivano tutte in maniera più mirata e diretta, affliggendo la singola persona. L’unica cosa che aveva studiato un poco rassomigliante agli effetti di quella strana malattia, era stata la piaga dei non morti, partita da Stratholme, che aveva lentamente devastato l’intera Lordaeron…

    Venne distratta da quei pensieri dalla voce di Virion.
    “Io sto bene, ti ringrazio! Ma sicuramente i superstiti potranno avere bisogno di aiuto! La presenza di tutti voi sarà senza dubbio fondamentale per molti!”
    Però alla sua domanda sulla famiglia parve rabbuiarsi un poco, e scosse la testa.
    “Ho perso la mia famiglia molto tempo fa. Non sono originario di Thelsamar, e ho perso la mia famiglia molto prima di arrivare qui.”
    Sembrava particolarmente triste mentre raccontava, e la warlock non aveva motivo di dubitare di quelle parole. Ma non fece in tempo ad raggiungere altro che Virion allungò un braccio.
    “Eccoci arrivati! L’accampamento dei superstiti è proprio lì!”

    Allungarono il passo per coprire quei pochi metri mancanti, e in pochi minuti raggiunsero l’accampamento. Era stato strutturato come un piccolo villaggio, ma al posto delle case c’erano moltissime tende ed il clima era triste e vuoto. Molti bambini – umani, nani, e due piccoli Draenei – erano raccolti attorno ad un Draenei che subito tutti riconobbero come Nathaniel. Quando li vide, il paladino salutò i piccoli e andò verso di loro.
    “Dov’eri finito? Stai bene??” esplose subito Alliria, correndogli incontro.
    “Sto benissimo Alliria. Vi ho solo preceduto di qualche minuto. Le situazioni qui sono piuttosto critiche, e ne ho approfittato per stare un po’ di tempo con quei bambini. Molti di loro hanno perso le famiglie.” spiegò il Draenei con la sua voce calda e pacata.
    “Per fortuna!! Noi abbiamo incontrato Virion!” esclamò di nuovo l’Elfa della Notte, presentando il nuovo arrivato. “E’ uno dei profughi, ed era stato attaccato da dei… murloc non morti!”
    Virion fece un cenno di saluto, e Nathaniel chinò appena il capo. Poi si rivolse ad Urok.
    “La cacciatrice è in perlustrazione della zona qui intorno. Quando volete partire per il lago sono certo che ci raggiungerà.”
    L’orco annuì, in silenzio. Non aveva smesso di guardarsi attorno, per tutto il tempo, e così avevano fatto tutti: era impossibile non notare la desolazione che viveva in quell’accampamento improvvisato, e più di una volta notarono persone con strane chiazze grigiastre sulla pelle, alcune più estese, altre più contenute. Ad un certo punto accanto a loro passò una giovane nana il cui braccio destro era completamente pietrificato.
    “Non abbiamo altro tempo da perdere.” disse Urok con un sospiro triste. “Decidiamo in fretta come muoverci, e raggiungiamo il lago. Io rimarrò con i profughi.”
    “Avete intenzione di andare al lago?!” domandò Virion, palesemente sorpreso. E alla conferma dello shamano, parve illuminarsi. “Verrò con voi allora! Conosco la strana più veloce per raggiungerlo, e voglio capire quanto voi cosa sta succedendo!!” disse, con una velocità soprendente.

    – GAHAIN FIREBRAND –
    Urok arricciò la bocca in un sorriso triste, reso vagamente inquietante dalle zanne.
    “Immagino che sia… normale.” concesse. “Gli Orchi corrotti hanno fatto del male a tanta gente… alla loro stessa razza. Porteremo per sempre i segni della corruzione del Sangue di Mannoroth sulla nostra pelle.”
    Fece uno strano verso, come un ringhio.
    “Ma non possiamo cambiare il passato, e le razze che hanno accolto la vostra gente su Azeroth non sono perfette. Il Re dei Lich era un umano prima di farsi corrompere da quella spada maledetta, e Illidan, il traditore, era un Elfo della Notte.”
    Scrollò le spalle.
    “Nessuno è immune da errori. Ma nessuno è colpevole a prescindere.”
    Guardò per un attimo Gahain in silenzio, poi proseguì il cammino, senza aggiungere altro.

    Lo shamano sapeva che le sue parole erano giuste. La sta stessa razza, quando un tempo viveva su Argus, era caduta preda della corruzione, seguendo le promesse di Sargeras. Archimonde e Kil’Jaden avevano dannato tutti loro, e i Man’ari dalla pelle rossa erano il simbolo più evidente di quella dannazione. Ma lui non condivideva nulla con quegli esseri, esattamente come Urok non condivideva nulla con gli orchi che avevano compiuto le stragi di Draenor molti anni prima…
    Non fece però in tempo ad raggiungere altro che Virion allungò un braccio.
    “Eccoci arrivati! L’accampamento dei superstiti è proprio lì!”

    Allungarono il passo per coprire quei pochi metri mancanti, e in pochi minuti raggiunsero l’accampamento. Era stato strutturato come un piccolo villaggio, ma al posto delle case c’erano moltissime tende ed il clima era triste e vuoto. Molti bambini – umani, nani, e due piccoli Draenei – erano raccolti attorno ad un Draenei che subito tutti riconobbero come Nathaniel. Quando li vide, il paladino salutò i piccoli e andò verso di loro.
    “Dov’eri finito? Stai bene??” esplose subito Alliria, correndogli incontro.
    “Sto benissimo Alliria. Vi ho solo preceduto di qualche minuto. Le situazioni qui sono piuttosto critiche, e ne ho approfittato per stare un po’ di tempo con quei bambini. Molti di loro hanno perso le famiglie.” spiegò il Draenei con la sua voce calda e pacata.
    “Per fortuna!! Noi abbiamo incontrato Virion!” esclamò di nuovo l’Elfa della Notte, presentando il nuovo arrivato. “E’ uno dei profughi, ed era stato attaccato da dei… murloc non morti!”
    Virion fece un cenno di saluto, e Nathaniel chinò appena il capo. Poi si rivolse ad Urok.
    “La cacciatrice è in perlustrazione della zona qui intorno. Quando volete partire per il lago sono certo che ci raggiungerà.”
    L’orco annuì, in silenzio. Non aveva smesso di guardarsi attorno, per tutto il tempo, e così avevano fatto tutti: era impossibile non notare la desolazione che viveva in quell’accampamento improvvisato, e più di una volta notarono persone con strane chiazze grigiastre sulla pelle, alcune più estese, altre più contenute. Ad un certo punto accanto a loro passò una giovane nana il cui braccio destro era completamente pietrificato.
    “Non abbiamo altro tempo da perdere.” disse Urok con un sospiro triste. “Decidiamo in fretta come muoverci, e raggiungiamo il lago. Io rimarrò con i profughi.”
    “Avete intenzione di andare al lago?!” domandò Virion, palesemente sorpreso. E alla conferma dello shamano, parve illuminarsi. “Verrò con voi allora! Conosco la strana più veloce per raggiungerlo, e voglio capire quanto voi cosa sta succedendo!!” disse, con una velocità soprendente.

    – GUNGNIR LIGHTKEEPER STORMWALKER –
    Zatanja rise un poco alla scenetta tra il Tauren e il piccolo spiritello, ma non era una risata di scherno. Sembrava più che altro divertita dal loro modo di fare, ma senza cattiveria, come fosse una bambina che assiste ad una scena buffa.
    Accettò di buon grado l’acqua, sorseggiandola lentamente come se fosse consapevole di quanto sarebbe stato un bene prezioso in seguito, e rimase in silenzio, pensierosa.
    “Mi spiace non saperti spiegare meglio questa cosa della magia.” disse un po’ triste. “Ma non avevo mai visto nemmeno io niente di simile. Mi piacerebbe poter prendere viva una di quelle creature, se ce ne sono altre! Potremo scoprire molto su di loro! Magari anche questa cosa è legata al lago e a questa strana malattia della pietra!”
    Prese un piccolo blocchetto da una tasca della sua veste, e con un solo gesto della mago fece apparire nell’aria una bella piuma bianca, che iniziò a scrivere da sola, come seguendo i suoi pensieri.

    “Ma… fa sempre così?” domandò all’improvviso una voce ringhiante. Era stato Thaidan a parlare: anche in forma di pantera era in grado di comunicare normalmente con gli altri, e stava guardando incuriosito Gungnir e Rikr.
    “Ho visto molti spiriti a Moonglade, ma si tratta di anime dei miei antenati, non di… animali, come quello.”
    Lo spiritello sembrava destare molta curiosità in tutti e, accorgendosene, si rifugiò più al riparo per finire di consumare la sua ghianda senza essere disturbato.
    Non fece però in tempo ad raggiungere altro che Virion allungò un braccio.
    “Eccoci arrivati! L’accampamento dei superstiti è proprio lì!”

    Allungarono il passo per coprire quei pochi metri mancanti, e in pochi minuti raggiunsero l’accampamento. Era stato strutturato come un piccolo villaggio, ma al posto delle case c’erano moltissime tende ed il clima era triste e vuoto. Molti bambini – umani, nani, e due piccoli Draenei – erano raccolti attorno ad un Draenei che subito tutti riconobbero come Nathaniel. Quando li vide, il paladino salutò i piccoli e andò verso di loro.
    “Dov’eri finito? Stai bene??” esplose subito Alliria, correndogli incontro.
    “Sto benissimo Alliria. Vi ho solo preceduto di qualche minuto. Le situazioni qui sono piuttosto critiche, e ne ho approfittato per stare un po’ di tempo con quei bambini. Molti di loro hanno perso le famiglie.” spiegò il Draenei con la sua voce calda e pacata.
    “Per fortuna!! Noi abbiamo incontrato Virion!” esclamò di nuovo l’Elfa della Notte, presentando il nuovo arrivato. “E’ uno dei profughi, ed era stato attaccato da dei… murloc non morti!”
    Virion fece un cenno di saluto, e Nathaniel chinò appena il capo. Poi si rivolse ad Urok.
    “La cacciatrice è in perlustrazione della zona qui intorno. Quando volete partire per il lago sono certo che ci raggiungerà.”
    L’orco annuì, in silenzio. Non aveva smesso di guardarsi attorno, per tutto il tempo, e così avevano fatto tutti: era impossibile non notare la desolazione che viveva in quell’accampamento improvvisato, e più di una volta notarono persone con strane chiazze grigiastre sulla pelle, alcune più estese, altre più contenute. Ad un certo punto accanto a loro passò una giovane nana il cui braccio destro era completamente pietrificato.
    “Non abbiamo altro tempo da perdere.” disse Urok con un sospiro triste. “Decidiamo in fretta come muoverci, e raggiungiamo il lago. Io rimarrò con i profughi.”
    “Avete intenzione di andare al lago?!” domandò Virion, palesemente sorpreso. E alla conferma dello shamano, parve illuminarsi. “Verrò con voi allora! Conosco la strana più veloce per raggiungerlo, e voglio capire quanto voi cosa sta succedendo!!” disse, con una velocità soprendente.

    – LA CACCIATRICE –
    Il Draenei non rispose ulteriormente, e dopo alcuni secondi la Cacciatrice sentì il rumore dei suoi zoccoli che si allontanavano nuovamente verso il campo dei superstiti.
    Non le aveva mai dato l’imperssione di essere spaventato da lei, ma era curioso… una curiosità rispettosa come difficilmente ne aveva trovate.
    Non aveva mai chiesto il suo nome, né insistito nell’indagare sul suo passato. Ma era un idealista, si illudeva nella speranza in un modo sciocco e ridicolo come tutte le persone abituate a vivere in mezzo alla società.

    Lei stava molto meglio in mezzo agli animali, molto più semplici e diretti, e mentre camminava da sola per la foresta che circondava l’accampamento, si sentì nuovamente tranquilla.
    Lì nessuno poteva disturbarla, nessuno poteva parlarle o fare nulla che potesse infastidirla.
    Lì era solo lei, e la natura.
    Ma più si allontanava dall’accampamento, più si rendeva conto che qualcosa non andava. Gli animali che vedeva in giro erano pochi, qualche sporadico coniglio e alcuni uccelli che fuggivano tra i rami degli alberi.
    Avanzò ancora, sempre più incuriosita e infine, aguzzando la vista, se ne accorse: gli animali c’erano… ma molti di loro erano ormai irrimediabilmente statue di pietra, bloccati nelle posizioni più disparate, come se stessero fuggendo da un pericolo invisibile.

    Allontanandosi ancora si accorse che anche gli alberi stavano risentendo di quella malattia: molte delle foglie in terra erano completamente pietrificate e, sollevandole, l’Elfa del Sangue si accorse che non solo il loro aspetto era cambiato, ma anche il loro peso. Erano dei piccoli sassi, estremamente pericolosi se fossero caduti in testa a qualcuno.

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    #4533
     Meeme 
    Partecipante

    La natura selvaggia ed incontaminata era il suo vero elemento, parlare con quel sacerdote delle cause perse l’aveva innervosita ed sentiva proprio il bisogno di isolarsi da tutto. Lei ed Humar erano abituati a percorrere grandi distanze in poco tempo e sapevano leggere i segnali di pericolo meglio di qualsiasi sacca di carne vissuta in città. Perlustrando la zona si rese conto dei danni che quella nebbia stava provocando alla terra avvelenandola con la malattia della pietra.

    Le falde acquifere erano state contaminate dalla nebbia una volta tornata allo stato liquido ed alberi ed animali portavano i segni di questa piaga. Fece cenno ad Humar di restare indietro mentre raccoglieva dei campioni da portare con sé. Tagliò alcune radici degli alberi contaminati, con prudenza estrasse la linfa e la fece gocciolare in un pezzo di stoffa riponendo poi il tutto. Lei non temeva la malattia e sapeva come trattare certe contaminazioni e certi veleni. Abbatté gli animali infetti e con la loro pelle creò strisce di pelliccia da appendere ai rami per segnalare l’inizio della zona contaminata. Nessun abitante avrebbe dovuto superare quella linea di demarcazione per sicurezza, ma sarebbe stato più saggio far evacuare la zona ed il villaggio per circoscrivere la malattia. Humar aiutò l’Elfa del Sangue durante il procedimento e con lui non aveva bisogno di parlare perché bastava un gesto per capirsi e muoversi di conseguenza.

    La Cacciatrice costruì un trasportino con cui imbragare il leone nero, la zona contaminata era stata segnalata ed ora era meglio recuperare più provviste possibili in previsione di un esodo dei superstiti. Si tenne ai margini del villaggio, dove la malattia non sarebbe ancora arrivata con le prossime piogge e raccolse frutti, funghi commestibili, radici e bacche. La selvaggina era troppo pericolosa da mangiare, così si ingegnò con quello che la natura aveva da offrire come sempre. Recuperò tutto il cibo sano che riuscì a far trasportare ad Humar e poi tornarono sui loro passi. L’Elfa sganciò il trasportino e poi accarezzò la schiena del suo leone nero per ringraziarlo dell’aiuto. “Ricordi l’odore strano del sacerdote alieno?” domandò fissando gli occhi del compagno di caccia. Un odore particolare rispetto a quelli a cui erano abituati, difficile da definire e straniero. “Trova quel odore e porta qui il sacerdote…” Gli grattò con dolcezza il muso e lo spronò alla caccia pronta a pregustarsi la sua piccola vendetta.

    #4537
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir e Rikr sobbalzarono all’unisono quando Thaidan parlò. Erano entrambi concentrati, uno ad ascoltare le parole di Zatanja e l’altro a gustarsi il suo spuntino. La voce cupa e profonda della pantera li colse di sorpresa.
    Il tauren non fece in tempo a rispondere all’amico e borbottò qualcosa a proposito di continuare il discorso più tardi.
    Moonglade. Forse gli spiriti degli antenati di Thaidan potevano possedere delle conoscenze utili a trovare i fratelli di Rikr. Moonglade e Silvermoon. Si appuntò mentalmente di ricordare il nome di queste città e di chiedere ai suoi due nuovi amici qualcosa di più. Da sempre era alla ricerca di altri come Rikr e in poche ore aveva ricevuto ben due indicazioni che sicuramente sarebbe valso la pena approfondire.
    Si guardò attorno.
    Le tende lo stupirono, i villaggi umani di solito non erano composti da tende, ma da edifici.
    Gli ricordarono casa.
    Poi si guardò attorno. L’aria era colma del dolore, della paura e della frustrazione degli abitanti. La pietra, simbolo della possente ed irriducibile forza della Madre Terra, lì era un demone malato che si nutriva delle carni e delle speranze di quella povera gente.
    Gungnir trattenne un sospiro di tristezza.
    Si chinò ad accarezzare il terreno. La Madre Terra era malata, ma lui e i suoi amici l’avrebbero curata.
    Il guerriero si alzò nell’udire la decisione di Urok ed annuì, pronto a proseguire verso il lago.
    «Credo sarebbe meglio che Zatanja continui a stare sul tuo dorso, fratello Thaidan. La sua magia è potente e se troviamo qualcosa è importante che sia riposata.» si rivolse poi alla giovane e aggiunse «Lascia che ci occupiamo noi degli strani non-morti, se ne dovessimo incontrare.» indicò sè stesso e la pantera, poi le sorrise «La tua magia ci può aiutare a salvare la Madre Terra, ne sono sicuro. Tienila al sicuro.»
    Terminando la frase si accigliò, possibile che fosse tutto frutto della sua mente? Impossibile, era Rikr quello intelligente e con le buone idee. Che si trattasse di una brutta idea? Le sue idee finivano sempre male.
    Girò il capo cercando dove si fosse nascosto il piccolo amico, non trovandolo si grattò un orecchio e uno squittio lamentoso rivelò che Rikr si era messo sulla sua nuca, proprio dietro l’orecchio.
    Ora era chiaro, le idee erano certamente dello spiritello, che gliele aveva sussurrate.
    Soddisfatto, assentì mentre rivolgeva uno sguardo triste alla nana con il braccio di pietra che poco prima era sfilata davanti al suo gruppo.
    Il ticchettio dei denti di Rikr si fermò. Stava condividendo le stesse emozioni di Gungnir osservando il villaggio.
    Il ticchettio riprese. Esitante e sommesso.

    #4557
     Rilwen 
    Partecipante

    Non era Miss Empatia, è vero: non per cattiveria o altro, non perché si sentisse iper più figa degli altri, ma aveva passato troppa della sua esistenza in una biblioteca, in compagnia dei suoi libri, anche e soprattutto per dimenticare quello che faceva così tanto, dannatamente male, che il contatto con le persone civili era più che altro una grande utopia. Non per cattiveria, ripetiamo. A stare con i libri si impara a… librare?

    “E’ qualcosa di molto strano, confesso. Nei miei studi raramente ho incontrato una cosa del genere. Certo, la piaga dei non-morti è qualcosa di simile, ma… ma non credo si tratti della stessa cosa.”
    Era meglio evitare di dire perché e per come lo sapeva. Meglio evitare di ammettere l’esistenza di Lui, per lo meno in quel preciso momento. Era poco adatta alla civiltà, ma un due più due lo poteva fare addirittura lei.
    E annuì sul discorso del via vai, sulla gente che andava e veniva. Ci doveva essere qualcosa di specifico, ci doveva essere qualcosa che era successo.
    “C’è qualcuno che può sapere di più? Un capo villaggio? Uno sciamano, un… non lo so, una figura che possa sapere qualcosa di più?”
    Non lo voleva minimamente diminuire nelle sue parole, ovviamente, ma era un fatto che un cacciatore più di tanto non poteva sapere.

    E no, non dubitava di quelle parole, non avrebbe potuto, che senso aveva. Però ci doveva essere un modo per capire qualcosa di più di quella situazione a dir poco incasinata.
    “Troveremo una soluzione.”
    Almeno ci si provava eh.

    Erano arrivati al villaggio, dove Nathaniel, da bravo paladino, stava paladinando. Immaginava quanto avrebbe riso Lui a quella visione. Eccome se lo immaginava. E pregava di non sentire la sua voce ridere dentro di lei.
    “Sì, per me si può andare. Se ci puoi aiutare a trovare una via più rapida è meglio.”
    Intanto pensò se c’era un qualche incantesimo che poteva lanciare che li proteggesse un attimo da quella nebbia e da quel male. Insomma, anche qualcosa di temporaneo, ma che qualcosa facesse.

    #4559
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Sono d’accordo, infatti la corruzione ha colpito anche la mia gente, quando eravamo ancora su Draenor” precisò il Draeneiin tono sincero e comprensivo. Era vero che anche i Draenei si erano fatti prendere la mano, ma era anche vero che non erano loro i responsabili di quello che era successo nel loro mondo. Gahain assistette alle varie scenette, e ne approfittò per guardarsi intorno in quell’accampamento desolato. Si era tristemente abituato a vedere dei profughi, la differenza è che questi erano malati e lo sapevano “Proporrei di fermarci qui lo stretto necessario prima di andare al lago. Dato che, come dice Virion, l’acqua è il problema, troviamo un modo di purificarla, o altrimenti lasciamo razioni di acqua e cibo non contaminati in modo che abbiano di che sfamarsi per qualche giorno” disse rivolgendosi a tutti, ma guardando spesso Urok e Alliria. “Se ci separiamo abbiamo poi un modo di entrare in contatto? Visto che non si tratta di grandi distanze, potremmo comunicare tramite fiamme nel cielo? Sono visibili a grandi distanze…” propose, dato che non voleva che uno dei due gruppi venisse attaccato e restasse isolato.

    #4568
     Elan 
    Partecipante

    – DAELENN, GAHAIN e GUNGNIR –
    “Non ti preoccupare per me.” esclamò Zatanja, parlando a Gungnir con voce gentile. “Hai ragione, mi stanco molto velocemente, ma ho imparato a padroneggiare bene gli incantesimi!! Vedi, già sto meglio!”
    Il realtà il grosso Tauren non era per nulla convinto, anzi, sospettava che la trollina cercasse di ostentare una forza che in realtà non possedeva per nulla. Ma il suo entusiasmo mentre parlava della magia era talmente forte, e la sua curiosità talmente grande, che di certo tenerla lontana da quei murloc sarebbe stata un’impresa molto complicata.
    Virion, poco distante, scosse le spalle rassegnato alle domande di Daellen.
    “In realtà sono convinto che chiunque al villaggio ne sappia quanto noi… potreste provare a parlare con Hekena… è una nana, la malattia della pietra l’ha già colpita, ma la sta combattendo e non sembra volersi arrendere. Penso sia anche merito del suo compagno, Koibur… è un guaritore… sapete, bende, misture fatte con erbe puzzolenti, cose così! Ma si fanno forza a vicenda, sono una delle poche coppie sopravvissute insieme all’esodo di Thelsamar.” spiegò. Sicuramente la sua conoscenza del villaggio avrebbe fatto molto comodo in quella situazione. Chi meglio di lui sarebbe stato in grado di muoversi tra la gente?

    “Restare in contatto non dovrebbe essere un problema.” rispose prontamente Urok alla domanda di Gahain. Quindi si massaggiò un istante le tempie, osservando il gruppo come se stesse valutando uno ad uno i componenti di quel gruppo bizzarro.
    Alla fine prese un gran respiro.
    “Dividersi è un buona soluzione. E’ importante esaminare il lago, ma anche parlare con gli abitanti del villaggio può essere una buona soluzione. Dobbiamo però bilanciare le nostre forze, non so cosa troveremo una volta arrivati lì.” tacque di nuovo, bloccandosi all’arrivo di un grosso leone nero. Tutti lo riconobbero come Humar, il compagno della Cacciatrice, che con passo deciso si stava avviando verso Nathaniel. Una volta raggiunto lo guardò deciso, poi si allontanò nella stessa direzione da cui era arrivato.
    “Sospetto di essere stato convocato…” spiegò il paladino con tranquillità, chiedendo scusa e allontanandosi nuovamente dal gruppo.
    Alliria sbuffò seccata da quella scena e, nella sua mente, Daellen sentì Lui ridacchiare, estremamente divertito.
    Fu con un colpo di tosse che Urok cercò di ripristinare l’ordine.
    “Cerchiamo di non distrarci… Gahain, lady Alliria, druido Thaidan… voi potreste rimanere qui al villaggio. Virion, capisco il vostro desiderio di esaminare cosa sta accadendo sulle rive del lago, ma conoscete la gente del villaggio. Forse è meglio rimaniate qui, per adesso.” l’umano sbuffò, per niente convinto da quella decisione. “Una volta parlato con gli abitanti del villaggio ci riuniremo sulle rive del lago.” si affrettò ad aggiungere l’orco. “E’ evidente che qualsiasi problema sia nato da lì, per qualche motivo…”
    Virion non sembrava molto soddisfatto della soluzione, ma si decise ad annuire, e Urok proseguì sollevato.
    “Io, Gungnir, l’apprendista Zatanja, Nathaniel e la cacciatrice esamineremo le rive del lago. Dama Daellen…” guardò l’Elfa del Sangue con un sorriso gentile. “Le vostre abilità potrebbero essere utili in entrambi i campi. Lascio a voi la scelta su dove rimanere. Forse potreste trovarvi più a vostro agio rimanendo al villaggio.” suggerì, infine.

    – LA CACCIATRICE –
    La cacciatrice aveva fatto del suo meglio per segnare la zona infetta. Le sue abilità innate le permettevano di muoversi molto più velocemente della gente comune, e di certo quell’epidemia ci avrebbe messo diverso tempo prima di raggiungere l’accampamento dei profughi, ma prendere le dovute precauzioni avrebbe sicuramente evitato tanto male in futuro.
    Aveva impiegato una mezz’ora scarsa a tornare al villaggio improvvisato e, dal vociare, nel mentre dovevano essere arrivati anche tutti gli altri. Urok stava divideno i gruppi prima di mettersi in marcia verso il lago, e i suoi sensi acuti le permisero di capire che lei sarebbe stata assegnata al lago, insieme all’orco stesso, Gungnir, Zatanja e Nathaniel. Gli altri sarebbero rimasti al villaggio, per poi raggiungerli in un secondo momento. Una buona soluzione, senza alcun dubbio.

    Erano passati solo pochi istanti da quando aveva mandato Humar a cercare il Draenei, che entrambi la raggiunsero. Lo strano alieno dalla pelle blu sembrava estremamente tranquillo, e le sorrise quando la raggiunse.
    “Avete già trovato la punizione adatta per me?” domandò, non senza una certa curiosità. “Spero di poterla scontare prima di partire, sarebbe scomodo avere il peso di una punizione a gravarmi addosso durante un viaggio!”
    Il suo tono era leggermente divertito, ma non ironico.

    #4572
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice era intenta a guardare le nuvole in cielo, i loro spostamenti le dicevano molte cose ed anche il colore. La pioggia era un male per il villaggio se il vento portava verso di loro le nuvole cariche di contaminazione, ma per fortuna al momento la situazione sembrava stabile. Lei era prudente di natura e preferiva le precauzioni alla speranza.

    Si voltò riconoscendo l’incedere familiare del suo leone nero e riconobbe il rumore di zoccoli del sacerdote. Faceva ancora fatica a stabilire un odore predominante in lui perché la sua pelle era aliena.
    “Oh non temere, Sacerdote… Sono una donna pratica e non lascio mai nulla in sospeso.” disse con la solita voce velenosa.

    Si avvicinò al trasportino carico di cibo e recuperò una liana tagliandola a metà e succhiandola fino a far uscire un liquido dolciastro e nutriente. Lanciò poi il pezzo tagliato al sacerdote e sorrise, un sorriso inquietante e divertito. “Contiene zuccheri e nutrienti adatti a resistere per molto tempo.” spiegò seria ed indicò il trasportino. “Ecco la tua punizione, Sacerdote: porta questi viveri al villaggio e distribuiscili alla popolazione. La contaminazione sta guadagnando terreno e tra due-tre mesi potrebbe infettare le falde acquifere di questo campo. Ho segnalato la zona contaminata con pellicce di animali. Non devono superare quella linea se non vogliono peggiorare le cose.” spiegò seria.

    “Non mi piace interagire con le sacche di carne per questo sfrutterò te per portare questi viveri e queste notizie al villaggio. Prenditi pure il merito della caccia, non mi importa.” concluse facendo cenno ad Humar di raggiungerla. Indicò un punto verso la fine del campo profughi ed il leone si mosse verso. “Aspetterò laggiù il gruppo in partenza per il lago.” concluse secca pronta ad allontanarsi di nuovo.

    #4586
     Rilwen 
    Partecipante

    Era tutto molto bello. L’amore di una coppia che resiste nonostante tutto quanto, nonostante la malattia e nonostante la morte. Era bello, davvero, e Daellen era sicura che non sarebbe mai successo a lei. Il motivo, forse, era ancorato al ricordo del fratello e alla rabbia e all’odio che provava e che mascherava sempre dietro ai libri, o forse era incarnato in quella figura che, dentro di lei, rideva quando c’era il paladino intorno. Forse non era una bella persona, forse non importavano i concetti di bello e brutto. Forse non era fatta per tutto quello. Ma non per questo non ne era toccata, e sorrise alle parole di Virion mentre camminava con lui.
    “A volte si tenta in tutti i modi di salvare i nostri cari, e ci accorgiamo troppo tardi che sarebbe semplicemente bastato star loro accanto.”, disse con la voce di un rimpianto che forse non aveva senso di esistere.

    Perché il mondo va avanti, deve andarci, e lei aveva intrapreso quella missione proprio perché andasse avanti.

    In ogni caso, era vero, se si dividevano le forze forse si sarebbe fatto prima, e impose di non sentire la risata di Lui alle parole di Nathaniel. Stava diventando faticoso il non metterlo a tacere. Era gelosa. Sì, assolutamente, era gelosa del fatto che Lui non la considerasse e che si facesse sentire solo quando si trattava del paladino. Si scosse quando Urok cominciò a fare nomi, a dire dove sarebbe andato chi, e annuì. Là c’era Nathaniel, ed erano già in parecchi. Forse avrebbe potuto fare di più studiando i sopravvissuti.
    “Resterò al villaggio, potrei capire di più su questa malattia.”; rispose, vedendo la Cacciatrice tipo andarsene come se fosse stata irata ai patri numi. Simpatica anche lei, eh?

    #4590
     Ba 
    Partecipante

    Rikr guardò scuro la giovane troll. Dall’alto della spalla del tauren probabilmente sentiva di torreggiare minaccioso sulla giovane, addentando lentamente la sua ghianda. Gungnir poteva già immaginare il sorriso di Zatanja che mal interpretava il messaggio del piccolo spirito e lo coccolava affibbiandogli buffi nomignoli.
    Dovette aggiungere il suo sguardo torvo a quello dello scoiattolo per palesare il disappunto di fronte alla evidente bugia della maga. Era preoccupato. Cercò con lo sguardo il druido per avere il suo appoggio, ma gli parve distratto da quanto stavano dicendo Virion e Urok.
    Gungnir non potè fare a meno di sentire le parole dell’elfa che era solita accompagnarsi a quello strano demone.
    Era triste. Doveva esserle accaduto qualcosa di molto triste.
    Mosse qualche passo per raggiungerla e, cercando di essere delicato, picchiettò con una mano sulla sua spalla mentre il piccolo spiritello, percorso il braccio nella sua interezza, si allungò per porgerle quanto rimaneva della sua ghianda.
    Il grande tauren le offrì un sorriso triste e borbottò qualcosa sul fatto che la Madre terra accoglie tutti e li riunisce.

    Rispettoso, fece un passo per allontanarsi da un contatto che non sapeva se fosse o meno apprezzato.
    Concentrò la sua attenzione sull’orco che stava parlando.
    Gli sembrava un buon capo.
    Lo sciamano dell’Orda era chiaramente abituato a gestire gruppi eterogenei e riusciva a vedere con chiarezza ed efficacia attraverso una situazione, per sua natura, nebulosa.
    Quando diede i suoi ordini, Gungnir fu sollevato nell’apprendere che sarebbe stato nel gruppo guidato da lui.
    Fece un cenno d’assenso a Urok e scambiò un sorriso con Zatanja. Memore di quanto detto da lei poco prima, si precipitò a scuotere la testa e a mutare il suo sorriso in una smorfia di finto rimbrotto.
    Si avvicinò nuovamente ai suoi due compagni. La giovane troll che sprizzava curiosità e spossatezza dagli occhi, la pantera che, severa, osservava silente col suo sguardo ambrato.
    Pronto a partire, prese Rikr e lo mise in una minuscola sacca che portava al fianco. Il piccolo scoiattolo si mosse al suo interno e, trovata una posizione comoda, si sporse, mostrando la sua piccola testolina e gli occhi grandi e scuri.

    #4591
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Ottimo” disse Gahain accettando di buon grado la decisione di restare al villaggio, non si sa mai che scoprissero qualcosa di utile, e potevano sempre cercare di curare la malattia usando i poteri sciamanici. Una soluzione definitiva era improbabile, ma se fossero almeno riusciti a rallentare il corso della piaga potevano prendere tempo. “Virion, vorrei provare a vedere se i miei poteri sono in grado di fare qualcosa contro la piaga, mi accompagneresti da Hekena? È meglio se le parli tu…” chiese all’umano in tono gentile. Mentre camminavano per il campo profughi Gahain si guardò in giro, cercava anomalie, oggetti fuori posto o persone che si comportavano in modo strano. Dopotutto era possibile che qualcuno dei responsabili si nascondesse tra i profughi. Una volta che Virion ebbe fatto le opportune presentazioni, si avvicinò e fece un cenno di rispetto con la testa: “Mi chiamo Gahain Firebrand, sono uno sciamano, verrò dritto al punto, vorrei che mi descriveste i sintomi, come vi sentite? Inoltre, se mi permettete vorrei provare a esaminare il braccio per vedere se riesco a fare qualcosa” e attese che la nana parlasse.

    #4595
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel afferrò al volo la liana. Aveva osservato attentamente i suoi gesti, e li ripeté assaggiando il liquido dolciastro per essere sicuro di poter riferire con precisione ai sopravvissuti le sue istruzioni.
    “Siete stata gentile a provvedere da sola ai bisogni di tutti loro…” disse colpito.
    Ma il suo sguardo si mutò in un misto di stupore e incredulità, sentendo che questa era la sua punizione.
    “Portare..” si bloccò, non riuscendo a credere alle sue orecchie, e alla fine non poté fare a meno di ridere, una risata dolce e divertita.
    “E io chissà cosa avevo temuto! D’accordo cacciatrice, sopporterò la vostra puzione che avete deciso di affidarmi! Più di una persona ne trarrà beneficio: voi perché sarete soddisfatta, e loro perché avranno di che sostenersi in questi mesi!”
    Le sorrise, quindi ascoltò seriamente la spiegazione sui punti in cui la corruzione si stava estendendo anche alle piante.
    Quindi annuì, e senza dire altro si allontanò verso i sopravvissuti, sollevando e portando senza alcuno sforzo il carretto con i viveri raccolti.

    La cacciatrice lo osservò tornare tra la gente, e distribuire quei viveri senza alcun disagio. Parlò con una nana che aveva un braccio completamente pietrificato, e l’Elfa del Sangue lo vide creare nuovamente quelle strane luci sul palmo della sua mano, questa volta per realizzare una sorta di mappa, e spiegare dove fossero i punti che La Cacciatrice aveva segnato con le pelli di animale.

    Stava svolgendo bene il suo compito, tanto che lei si disinteressò completamente a cosa stava facendo, e rimase ad aspettare tutti nel punto che gli aveva indicato.
    Dopo diversi minutì sentì nuovamente il rumore dei suoi zoccoli che si avvicinavano, accompagnato da quello di altri passi più leggeri, e si aspettava che fosse il gruppo pronto a partire.
    Rimase stupita, invece, quando Nathaniel si presentò con al seguito i due piccoli Draenei.
    “Volevano salutarvi…” spiegò semplicemente.

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Senza perdere altro tempo, il gruppo si divise.
    Alliria non sembrava per nulla felice di essersi separata da Nathaniel, ma sembrò compensare quel dispiacere tenendosi perennemente vicina a Virion.
    “Come stanno le vostre ferite?” domandò con voce dolce, interrompendo senza nessuna educazione Daellen. Il combattente fece un sorriso un po’ tirato e a disagio, dicendo che stava bene, e rimase in silenzio senza nemmeno più rispondere all’Elfa del Sangue.
    Il suo Demone, intanto, aveva ripreso a martellarle nella mente. Il suo dispiacere per non aver seguito il resto del gruppo era palese, e non mancava di dimostrarlo.
    “Rimanere qui è uno spreco di tempo.” le stava dicendo. Daellen sapeva che per lui era una costrizione insopportabile dover evitare di farsi vedere, ma era la sua giusta punizione.
    “Non è qui che curerete quella malattia, e non è qui che salverete Azeroth. Tantovale tornare a Silvermoon, per l’utilità di tutto ciò!”
    Sbuffava e si lamentava tanto da rischiare quasi di distrarla, e l’Elfa del Sangue quasi non si accorse di essere arrivata alla casa della nana nominata da Virion.

    Fu proprio il combattente a fare gli onori di casa, presentando quello strano gruppo.
    La nana sembrava una ragazza gentile: i capelli rossi accuratamente acconciati incorniciavano un viso piuttosto giovane. Ma niente poteva nascondere la tristezza sul suo viso, o il suo braccio completamente bloccato e pietrificato.
    “Siete stati mandati dal Circolo della Terra?” domandò Hekena, mentre mostrava il braccio pietrificato a Gahain.
    Lo sciamano non aveva mai visto niente del genere: la pelle era diventata tutt’uno con la carne, dura come un sasso e completamente immobile. E, probabilmente, anche il peso di quell’arto morto doveva essere non indifferente, perché la nana lo aveva sostenuto con una fasciatura che le passava attorno al collo.
    “Avete già qualche idea di cosa possa aver causato questa… cosa?” domandò ancora la nana.
    Il suo sguardo e la sua voce erano decisi, non semrbava essersi arresa alla sua condizione, probabilmente avrebbe combattuto fino alla fine.
    “Se non fosse stato per il mio compagno l’avrei già fatto tagliare via!” esclamò quindi. “Preferisco essere senza un braccio, ma viva, piuttosto che finire in pezzi come tanti al villaggio!”

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    Gugnir, Urok e Zatanja raggiunsero la Cacciatrice e Nathaniel ai bordi dell’accampamento. Il paladino aveva accompagnato due piccoli Draenei a salutare l’Elfa del Sangue, e i piccoli la stavano abbracciando entusiasti per salutarla.
    Quando tutti arrivarono, i due piccoli si tirarono indietro, e il Draenei si chinò vicino a loro per dire qualcosa a bassa voce.
    Quando si rialzò, sorrise gentile e tra le sue corna ricurve apparve una strana luce delicata, che formava uno strano disegno.
    “Nella Luce, siamo una cosa sola. Ricordatelo sempre.” disse ai due piccoli, prima di salutarli.

    Lo strano gruppo si rimise dunque in viaggio, ripercorrendo la strada che la Cacciatrice aveva già esplorato poco prima. Zatanja si teneva accanto a Gungnir, sorridendo alle sue espressioni imbronciate come se in realtà le trovasse molto buffe. Ma visto che Thaidan era rimasto all’accampamento, non volendo far preoccupare il grosso Tauren, creò una bellissima pantera violacea da utilizzare come cavalcatura.
    “E’ un incantesimo semplice!” spiegò tranquilla, ed effettivamente non sembrava affaticata. “Tra i primi che vengono insegnati… serve per spostarsi più facilente!”
    Cercò di fare un buffetto a Rikr, nascosto nella tasca, ma lo strano animaletto mise il broncio e si nascose.

    Il viaggio procedette senza altri intoppi. La foresta era tranquilla, ma più si avvicinavano al lago più diventava cupa ed inquietante.
    Dovettero percorrere parecchia strada, ma nessuno sembrava realmente stanco. E alla fine, dopo quasi mezza giornata di viaggio, iniziarono a vedere la nebbia. Zatanja e Nathaniel non persero nemmeno un istante di tempo, e subito crearono delle barriere attorno ai compagni per evitare di essere colpiti. Nathaniel, come promesso, evitò accuratamente di includere la Cacciatrice nel suo incantesimo protettivo, la ma barriera della giovane maga l’avrebbe protetta egregiamente.
    Anche Urok contribuì alla protezione del gruppo, creando un vento leggero che tenne a distanza la nebbia.
    “Proseguiamo con attenzione e rimanendo uniti. Non dobbiamo esporci a rischi inutili.” disse deciso l’orco.
    Ci vollero solo pochi altri minuti per raggiungere il lago e tutti, nessuno escluso, rimasero senza parole: il clima era quanto più desolato possibile: pesci pietrificati erano disseminati ovunque lungo le rive del lago e – vicino a quello che era stato il villaggio di Thelsamar – pezzi di pietra di forma vagamente umanoide facevano tristemente immaginare quale destino avesse atteso gli abitanti del villaggio.
    L’acqua stessa del lago sembrava malsana: aveva assunto uno strano colore grigio scuro, lo stesso della pietra, ed era come ricoperto da una patina oleosa. Alla cacciatrice non sfuggirono strane impronte che si avvicinavano ed allontanavano dalle rive del lago, come se qualche strana creatura vi fosse entrata, e poi uscita nuovamente in tutta fretta.

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