La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5327
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel sorrise alle sue parole, sembrava contento di sentirle, ma quella vena di tristezza non sembrava riuscire ad abbandonare mai i suoi occhi.
    “Spero davvero che un giorno sarà così. E che i nuovi Draenei, o i nuovi elfi, possano vivere in un Azeroth priva di guerre e finalmente in pace.”
    Lo sperava davvero, ma era come se volesse dire qualcosa e non osasse farlo per qualche motivo.

    “So che tra i nostri due popoli non è mai corso buon sangue, da quando siamo arrivati su Azeroth…. però, grazie. Se un giorno questa terra potrà avere un futuro migliore sarà grazie a persone come te.”
    Sorrise sincero e dolce, e si avvicinò quando lei gli disse che faceva più fatica a coprire le sue tracce, in quel modo, chiedendole scusa.

    Rimase un po’ in silenzio alle sue ultime parole, e alla fine scosse le spalle.
    ” Alla fine, quello che ho capito è che il motivo non importa davvero.” le spiegò tranquillamente. “Tu sei una persona buona, e nessun mistero esistente o meno potrà mai cambiare questa cosa. Ma ciò che conta sul serio è quello che hai fatto per loro. E quello nessuna maschera potrà mai nasconderlo.”

    #5328
     Meeme 
    Partecipante

    “Non devi essere triste. Le cose stanno già cambiando a piccoli passi…” Era vero, una volta sarebbe stata impensabile una simile alleanza per risolvere un problema comune, ma oggi razze diverse stavano collaborando, con difficoltà, per un bene più grande. “I cuccioli potranno vivere in un mondo dove l’odio non sarà l’unica soluzione.” Sarebbe stato bello vedere un simile mondo, ma lei non lo avrebbe visto. La Cacciatrice non era triste per il destino che si stava compiendo, voleva solo volare un’ultima volta, libera, senza più catene…

    “Un solo battito di ali…” mormorò guardando il cielo scuro sapendo che solo Humar avrebbe compreso. “Non faccio tutto questo per avere dei meriti…” sussurrò lei un po’ a disagio. Le si erano arrossate le guance a causa di quella frase gentile e non era abituata a sentirsi dire parole così dolci da qualcuno. Quando lui si avvicinò provò ad annusare il suo odore, più per curiosità che per un reale motivo pratico. “Non chiedermi sempre scusa. So essere insopportabile quando si tratta di sopravvivenza.” accennò un debole sorriso, ma evitò di fissarlo troppo.

    “Il mio è solo istinto di protezione nei confronti di cuccioli indifesi, lo hanno anche gli animali. Alcuni divorano i cuccioli, altri li proteggono… Io non sono mai riuscita ad ucciderli…” a differenza di Erenion che non mostrava pietà per loro. “Forse è per questo che sono sempre stata una paria tra gli elfi. Ma non ha importanza, non sono più una di loro.” Avvertiva il dolore di quello che era accaduto e la sabbia nella gola. Appoggiò una mano sul petto mentre l’altra affondava nel pelo folto di Humar cercando un sostegno.

    #5329
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel annuì alle sue parole, lo sguardo sognante perso in un futuro che forse nessuno di loro due avrebbe mai visto.
    “Sarebbe un mondo davvero bello in cui vivere. Spero che nulla cambi mai la direzione in cui ci stiamo muovendo…”

    La guardò interrogativo alle sue parole misteriose, ma non le chiese alcuna spiegazione.
    Non era curioso, né voleva indagare su di lei, ma la Cacciatrice comprese che la sua compagnia gli faceva piacere, e che dialogava volentieri con lei, nonostante il suo carattere sempre schivo e aggressivo.
    “Preoccuparsi per la sopravvivenza non è un male. Non è diverso da quello che abbiamo fatto noi per anni, in fondo.”

    Furono solo le sue ultime parole a farlo fermare, e la guardò, molto più serio di prima.
    “Gli Elfi del Sangue avrebbero bisogno di molte più persone come te. Forse tutte le razze ne avrebbero molto più bisogno di persone come te. A volte la gente tende a credere che le proprie ragioni siano le uniche ad essere valide, perdendo di vista tutto il resto.”
    Tacque per un istante, doveva essersi accorto della sua fatica.
    “Rallentiamo un poco. propose, senza però dar l’idea di avere pena per lei. “Lasciamo che Alliria torni al campo. Così Urok avrà modo di parlarle e farla ragionare… almeno spero.”

    #5330
     Meeme 
    Partecipante

    “Risolviamo il problema di questa nebbia e poi penseremo a come rendere questo mondo migliore.” Sorrise e si stava calmando. Lo osservava anche lei, da sotto la maschera, perché non riusciva proprio a capire il motivo per cui trovava così piacevole la sua compagnia. “Devi essere proprio un ritardato tra la tua gente se trovi gradevole conversare con una come me.” Non lo disse con cattiveria, era stata diretta, ma non velenosa come al solito.
    “Hai uno strano odore. Non riesco a definirlo del tutto e nemmeno Humar ci riesce, forse perché non sei nato qui.” Ammise sincera perché non voleva nascondere il fatto che lo stesse analizzando. “Vi aiuterò a sopravvivere, sono qui per questo, non ti preoccupare e farò del mio meglio per riportarvi tutti vivi a casa.” mormorò.

    Quella sarebbe stata la sua ultima missione, non era sicura di riuscire a svolgere altri incarichi e voleva impegnarsi fino in fondo finché poteva.
    Si fermò anche lei quando lui le disse quelle cose e si ritrovò ad arrossire perché erano parole così belle. “Sei uno strano paladino…” sussurrò con dolcezza cercando di scacciare il rossore che le colorava le guance. “Io non sono quella che credi. Stai immaginando una persona che non esiste. Ti ho detto che sono colpevole ed assassina e non stavo mentendo. Pensi davvero che dovrebbero esserci più persone come me?” Scosse il viso e sospirò.

    Lui si era accorto che stava poco bene ed aveva proposto con garbo di rallentare. “Come preferisci…” Si fermò appoggiandosi ad Humar ed affondando il volto sulla sua pelliccia calda. “Parlami del tuo mondo natale, paladino. E se lo vorrai, io ti parlerò del mio…” Si accoccolò accanto ad Humar mantenendo una distanza dall’alieno. “Urok non riuscirà mai a farla ragionare. Lui urlerà, le dirà di tutto e poi se la prenderà con noi perché siamo ancora in giro invece di riposare.” Sorrise un po’ divertita dall’immagine dell’orco che sbraitava per tutto il campo chiedendosi dove diamine fossero finiti.

    #5331
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel scosse le spalle. Continuava a non prendersela minimamente per il fatto che lei gli desse del ritardato, forse perché la cosa non gli pesava minimamente, forse perché aveva capito che lei non lo diceva con cattiveria.
    Si stupì solo quando la Cacciatrice parlò del suo odore, ma era uno stupore ingenuo, come se non potesse aver neanche mai pensato che qualcuno ci potesse prestare attenzione.
    “Che odore ho addosso?” domandò ridendo, forse perché pensava di puzzare di sudore o del metallo dell’armatura.

    Però le sorrise, quando lei disse che era uno strano paladino, e continuava a sorridere, quando disse che era un’assassina. Non era un sorriso di compassione, però, era un sorriso dolce, quasi affettuoso.
    “Non lo siamo forse tutti, cacciatrice?” le domandò, ma il suo tono non era accusatorio. “Che siano animali di cui ci cibiamo, o creature da cui ci siamo dovuti difendere, tutti noi abbiamo ucciso. Questo ci rende delle persone orribili?”
    La guardò serio.
    “Eppure anche in questo sei migliore di altre creature. Tu vedi un’alternativa. Vedi la possibilità di un mondo privo di guerre. Ed è questo che ti fa splendere, rendendoti migliore di molti tuoi – o miei – simili.

    Lasciò che si riposare nascosta nel suo leone senza pretendere di aiutarla. Si limitò a sedersi accanto a loro e guardarli.
    “Argus è… diverso.” le raccontò alla sua richiesta, forse senza sapere nemmeno lui come descriverlo. “È riscaldato da due soli, che al tramonto fanno brillare le rocce dei colori dell’arcobaleno. È in questi momenti che il pianeta diventa vivo, e ci parla. Alcuni di noi pensavamo che in quelle rocce fosse racchiuso lo spirito dei nostri antenati.
    La sua voce si tinse di amarezza, perché ora quelle pietre erano andate perdute per ssempre ma di solo un istante.
    “Gli Eredar avevano imparato a ricavare le loro stesse case da quelle pietre, poiché esse ci proteggevano, scaldandoci quando era freddo anche senza bisogno di un fuoco, e fornendoci tutto ciò di cui avevamo bisogno.
    Era completamente assorto nel suo racconto, e anche i suoi occhi erano persi nelle memorie.
    “Vicino alla mia casa ricordo che si era creato un lago, abitato di pesci luminosi, e la sera sembrava risplendere come un secondo cielo pieno di stelle.
    Quei ricordi dovevano essere terribilmente strazianti per lui, ma sorrideva sempre dolcemente.
    “Non ricordo molto altro. Ero un piccolo Eredar quando la mia gente abbandonò Argus guidata da Velen…

    Chiuse per un attimo gli occhi, come a riportare in vita quei paesaggi persi nel tempo, ma quando lei fece notare come Urok probabilmente avrebbe passato il tempo a urlare contro Alliria gli sfuggì una risata genuina.
    “Probabile, in effetti. Ma spero si calmino tutti quanti. Dobbiamo collaborare se vogliamo eliminare questa nebbia, non farci la guerra a vicenda.

    #5332
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era rimasto silente ad ascoltare quanto Urok e gli altri stavano dicendo.
    Non sapeva nulla della strana fortezza nanica, non sapeva nemmeno cosa fosse quell’uovo. Un sesto Stormo? Impossibile.
    Rikr sembrava mostrare orgoglio ogni volta che i suoi amici ipotizzavano trattarsi di un uovo.
    Effettivamente, nel sacco strappato al primo dragonkin che avessero incontrato, il piccolo spiritello si era aspettato di trovare delle uova, anche se poi si erano dimostrate semplici sassi.
    «Rikr era sicuro che cercassero un uovo.» il guerriero parlò ad alta voce mentre si sedeva a terra estraendo la sua spada e iniziando a pulirla con un panno.
    Non parlò a nessuno in particolare, ma osservò la pantera inquieta che era il suo amico druido, cercando di mostrare un sorriso speranzoso. La sua situazione si sarebbe risolta facilmente, ne era certo.

    Rikr si lanciò dalla spalla del guerriero e cominciò a planare in cerchi concentrici attorno alla pietra nelle mani dell’orco. Gungnir inclinò la testa, perplesso. Questa volta non aveva idea di cosa il suo piccolo amico volesse che facesse.
    Quando il tauren doveva affidarsi alla sua sola mente per risolvere i problemi e capire le situazioni, di solito, si ritrovava a fare disastri, quindi, osservando di tanto in tanto lo spiritello che volava attorno all’elfa e all’orco, continuò nella sua opera di pulizia, domandandosi dove fossero finiti la cacciatrice e gli altri.

    #5340
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue sorrise. “Intendo l’odore della tua pelle. Ognuno di noi ha un particolare odore, il tuo non riusciamo a definirlo del tutto io ed Humar.” Ammise anche se doveva sembrargli una cosa assurda. “Gli animali si riconoscono socialmente in base al loro odore, io faccio lo stesso.” gli spiegò sincera.

    E scosse il viso quando fece quel discorso sull’uccidere per difendersi. “Non ho ucciso né per difesa, né per sopravvivenza, paladino.” Stava per dirgli che aveva ucciso chi l’aveva uccisa, ma lasciò cadere il discorso. E si sentì a disagio quando lui le disse che era splendente. Un simile complimento da uno sconosciuto la metteva in imbarazzo e poi lei non si riteneva affatto così “pura”, tutt’altro…
    “Lascio la Luce a persone come te ed Alliria, paladino. Ti sbagli su di me, non sono luminosa, sono una creatura delle ombre, sanguinaria e folle. Mi hai vista combattere contro la sacerdotessa Naga.” Una bestia assetata di furia. “Quella sono io. Il sangue mi manda in estasi e non riesco a fermare l’istinto primordiale della caccia. Alliria ha detto giusto: sono un mostro e mi sta bene così.” Sorrise con dolcezza appoggiandosi ad Humar.

    Ascoltò il racconto del suo mondo natale senza interromperlo, capiva che quei ricordi lo facevano soffrire e le dispiaceva per lui e per la sua gente. “Potreste ricostruire qui ciò che avete perduto.” sussurrò gentile. “Non credo in una pace assoluta, sarebbe deleteria, ma combattere insieme contro chi vuole annientare ogni cosa sarebbe una vittoria.” Ricordava il Flagello, la piaga che aveva annientato la sua gente. “Io non ho mai avuto una vera casa, mi spostavo continuamente, il Flagello era ovunque e lo combattevo ovunque ci fosse bisogno.” Raccontò chiudendo gli occhi. “Silvermoon è circondata dalla luce, i colori sono così brillanti da sembrare gioielli incastonati. Se dovessi guidarti in un luogo ancora più bello, però, sceglierei Thunder Bluff.” Sussurrò a sua volta perché aveva promesso di parlagli del suo mondo. “Il cielo è così vicino da lassù che ti sembra di toccare le nuvole. Tutto è selvaggio e la vegetazione è rigogliosa e forte. L’acqua è cristallina e specchiandoti su una pozza vedrai insieme il cielo e la terra.” Humar emise un suono felice, perché anche lui amava i territori dei Tauren.

    “Humar viene dalle Barrens, nei territori degli Orchi, un luogo brullo, ma altrettanto bello ai miei occhi.” Le era sempre piaciuto viaggiare ed incontrare razze diverse, diversi usi e costumi. “Può sembrarti strano, ma trovavo interessanti Orchi, Troll e Tauren. Vivevano in modo diverso dal mio e non mi facevano paura.” Era per questo che gli altri la consideravano una paria. “E non avevo paura nemmeno dei nostri nemici: umani ed elfi della notte. La guerra ci uccideva tutti, ma era il Flagello e poi i Demoni che dovevamo fermare.” Si ridestò stiracchiandosi un poco prima di alzarsi di nuovo e fare cenno ad Humar di proseguire. “E non avevo paura nemmeno di voi stranieri di un altro mondo…” ammise voltandosi verso di lui. Aveva provato compassione per loro, pietà per i loro cuccioli e dolore per il massacro. Lei non era mai stata come Erenion ed era quello i motivo per cui erano precipitati insieme nel baratro… “Dovresti parlare tu con Alliria e spiegarle che l’amore non si può forzare.” Concluse laconica ripensando al passato con accettazione.

    #5342
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel sembrò perplesso dal discorso degli odori, era evidente che non sapesse cosa dire perché a lui doveva risultare una cosa particolarmente assurda.
    “Non ho mai pensato di classificare qualcuno in base al suo odore.” ammise, perplesso. “Anche perché con certe persone potrebbe diventare una cosa particolarmente sgradevole!”
    Rise di nuovo, una risata calda e piacevole, ma non continuò oltre il discorso sull’uccidere.
    Lui credeva veramente a quello che le aveva detto, e la Cacciatrice sospettava che non fosse semplicemente un discorso di Luce da sacerdoti.
    In qualche modo, aveva visto qualcosa in lei, e quel qualcosa l’aveva colpito.

    Però alle sue parole sul suo mondo natale fece un sorriso triste.
    “Non credo che sarà mai possibile ricostruire Argus. Quelle pietre sono andate perdute per sempre, come quei laghi e quei tramonti. Ma abbiamo imparato a non essere tristi per questo. Ogni mondo che abbiamo visitato aveva in sé meraviglia ed orrore. Draenor, ancora prima di Azeorth… ciò che conta è essere in grado di vedere.”
    La guardò, rimanendo in silenzio mentre lei parlava di Silvermoon, Thunder Bluff e delle Barrens.
    Lui non aveva mai potuto vedere quei luoghi, perché l’Orda teneva alla larga la sua gente, e nonostante la tregua momentanea non ammetteva stranieri dell’Alleanza nelle sue capitali.
    “E’ raro trovare qualcuno che non teme la diversità altrui.” disse ammirato. “Ma in fondo non sempre la paura porta a qualcosa di male. Sono stati gli Elfi del Sangue a sabotare l’Exodar, durante la nostra fuga da Draenor. Ma se non l’avessero fatto, noi non saremo mai finiti su Azeroth, quindi io non avrei mai potuto conoscerti.”
    Le sorrise.
    “Quindi, alla fine, anche da un atto dettato dalla paura può nascere del bene.”

    Rimase per un attimo in silenzio alla sua ultima frase, quindi sospirò.
    “Ho parlato molto con Alliria, in passato.” le spiegò alla fine. “E non è amore quello che lei cerca. Vuole soddisfare un suo desiderio, nient’altro.”
    Stese le gambe caprine sull’erba e scosse la testa.
    “Noi Draenei siamo… particolari, sulle questioni amorose.” sembrava un discorso delicato, ma sorrise comunque. “Viviamo molto più a lungo di voi razze di Azeorth, e in passato questo ha ridotto molto le nostre necessità riproduttive. Non avevamo molti figli, perché altrimenti saremo diventati troppi.”
    La guardò con i suoi occhi luminosi, raccontandole un altro pezzo della sua storia.
    “Ora ovviamente è tutto diverso. Ma le nostre abitudini sui legami non sono cambiate. Non cerchiamo attenzioni dalla prima persona che capita, solo per divertirci. I nostri legami sono duraturi, e vanno ben oltre la morte. Ma questo Alliria non lo capirà mai.”

    #5343
     Meeme 
    Partecipante

    Era strano, quel paladino, strano perché rideva con lei, strano perché sembrava sincero nel trovarla una compagnia piacevole. “Vivo in mezzo alla natura, non posso essere schizzinosa per quanto riguarda odori sgradevoli.” rispose sorridendo a sua volta.

    “Allora la ricostruirete simile ai vostri ricordi. Se queste pietre sono vive, forse non sono perdute, forse si stanno nascondendo e potreste ritrovarle in luoghi mai esplorati prima.” Non sapeva nemmeno lei perché gli stava dando quella speranza, ma parlava con il cuore senza freni. “E conoscermi ti sembra un prezzo equo da pagare confrontato con le vite che sono state spezzate in quel disastro?” Sapeva che parlava per gentilezza, ma la metteva in imbarazzo perché era da troppo tempo che qualcuno non la trattava in quel modo. “No, paladino. Non è un prezzo equo.” mormorò scuotendo il viso.

    “Gli Elfi del Sangue sono più libertini, ma ogni razza ha necessità diverse ed anche voi sarete costretti a modificare la vostra società per sopravvivere.” Non era pudica riguardo certi argomenti. “Potresti dire la verità ad Alliria: ovvero che divertirsi con lei sarebbe uno spreco di energie visto che non può partorire i tuoi cuccioli. Il vostro popolo rischia l’estinzione e dovete seriamente pensare a riprodurvi.” No, lei non era pudica e trattava certi argomenti con la stessa praticità di altri. “Alcuni animali sono monogami, ma possono modificare le loro abitudini in caso di necessità.” Non voleva paragonare i draenei a degli animali, però era più facile per lei spiegare queste cose in quel modo. “La sopravvivenza della vostra razza è più importante rispetto alla consuetudine e ciò non toglie che potrete continuare ad essere selettivi nel scegliere il compagno che vi darà dei figli.” Sorrise e gli indicò la strada da seguire.

    Humar ogni tanto si strusciava su di lei con affetto ed anche lei gli grattava il muso per rispondere a quel bisogno di socializzare. “Non ti senti a disagio a parlare di queste cose con una sconosciuta? A me crea imbarazzo la tua gentilezza.” gli confidò sincera perché era la verità e non voleva nasconderla.

    #5345
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain era decisamente arrabbiato con Alliria, tanto da volerle fare una di quelle ramanzine fumanti, dopotutto aveva messo in pericolo se stessa e le sue isterie avevano scomodato ben tre persone che altrimenti avrebbero potuto dormire in santa pace. Si lasciò prendere sottobraccio molto controvoglia, qualunque cosa pur di non assistere a un’altra scenata, e si concentrò sul ripercorrere la strada che li avrebbe riportati al campo, e controllare che non ci fossero pericoli. Quando a un certo punto lei si mise a piangere, e il cuore del Draenei, fino a quel momento pieno di stizza, si mosse a compassione, nonostante tutto quello che aveva combinato Alliria gli faceva pena. Per cui decise di non rimproverarla, almeno per il momento, e le mise una mano sulla spalla, lasciando che si sfogasse per tutto il tempo di cui aveva bisogno. Decise anche di non dire nulla, non era bravo in queste cose e avrebbe sicuramente parlato a sproposito, quindi era meglio stare zitti e aspettare che fosse lei a prendere la parola.

    #5350
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Alliria apprezzò quel gesto di conforto del Draenei, e nascose la testa tra le sue braccia esplodendo in un pianto tanto liberatorio quanto disperato. Era scossa da profondi singhiozzi, talmente forte che lo shamano aveva quasi l’impressione che il suo corpicino esile potesse rompersi da un momento all’altro.
    “Non è giusto…” mormorò tra le lacrime, tenendo sempre il volto nascosto sul suo petto. Sembrava l’unico rifugio che potesse avere al mondo.
    “Perché mi deve trattare così? Preferisce un… un’elfa del sangue! E’ colpa loro se Azeorth è così distrutta, è colpa loro se i demoni hanno invaso il nostro bel mondo!!”
    Li disprezzava davvero, nonostante lei non potesse essere nemmeno viva quando i fatti di cui parlava erano avvenuti.
    “Perché deve odiarmi tanto…?” domandò.
    Era evidente che stava parlando in preda al dolore per il rifiuto, un dolore che non era abituata ad affrontare. Alzò gli occhi su Gahain, ed erano due abissi di dolore, tanto diversi dagli occhi belli e luminosi che era sempre stato abituato a vedere.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel era tranquillo e sembrava sinceramente divertito da quel discorso sugli odori, un divertimento piacevole che apprezzava realmente, senza secondi fini o false ipocrisie.
    E il sorriso che le regalò quando lei gli disse che avrebbero ricostruito tutto basandosi sui loro ricordi fu pieno di gratitudine, dolce e caldo, forse tra i più belli che lei avesse mai visto.
    “Forse. Come abbiamo viaggiato tra i pianeti noi, avrebbero potuto farlo anche loro. Magari un giorno ci riuniremo veramente, e la nostra gente potrà tornare a brillare grazie ad esse, come un tempo.”
    Sapevano entrambi che era una speranza remota e lontana, ma in qualche modo lui sembrava più sereno dopo averle parlato.
    Solo per un attimo scosse la testa, e fu alla sua domanda.
    “Non è un prezzo equo. Ma l’abbiamo pagato, e nulla potrà riportarci indietro. Soffriremo sempre per coloro che abbiamo perduto, così come soffriremo per coloro che abbiamo abbandonato su Draenor in preda alla follia degli orchi.”
    Sui suoi occhi passò un velo di dolore.
    “Ma tutto ciò che è stato ci ha portato a questo momento. Soffrirne ancora non ci ridarà i nostri cari… imparare ad andare avanti e gioire per ciò che abbiamo trovato… beh, questo per lo meno ci darà un poco di sollievo.”

    Era tranquillo mentre le parlava, nonostante gli argomenti delicati e tristi, lui credeva veramente in quelle parole. Probabilmente se le era ripetute più di una volta quando aveva dovuto affrontare il dolore ed il lutto, o forse le aveva ripetute a qualche piccolo Draenei che aveva perso tutto.
    Qualsiasi fosse la verità, e nonostante il dolore, ormai sembrava in pace col suo passato, e forse un giorno sarebbe stato anche pronto ad affrontare il futuro.

    Annuì alle sue ultime parole, e non sembrava particolarmente a disagio.
    “Sì, dovremo modificare le nostre abitudini. Argus e Draenor hanno visto un popolo nel pieno del loro vigore… ora dobbiamo pensare a sopravvivere, e molte cose dovranno cambiare per questo.”
    La guardò e le sorrise.
    “O per lo meno cambieranno per i giovani Draenei, mi auguro. Molti di noi sono troppo vecchi o troppo radicati alle tradizioni per cambiare, ma quei bambini che hai visto al villaggio… Loro saranno il nostro futuro.”
    Probabilmente anche la loro estrema longevità col tempo sarebbe venuta a mancare. La Cacciatrice aveva visto più volte di animali che, una volta cambiato habitat, vivevano meno del normale: variazioni climatiche, nuovi tipi di batteri, la stessa diversità dell’acqua erano come veleno per i loro organismi, e li deterioravano molto prima di quanto non sarebbe successo normalmente.
    Però alla proposta di cosa poter dire ad Alliria, rise di nuovo.
    “Potrebbe essere l’occasione buona per farmi ammazzare da lei, probabilmente!” esclamò divertito. “Gli Elfi della Notte sono creature strane. Molti di loro hanno più compagni nella loro vita, a volte anche solo per divertimento, ma hanno timore e quasi ribrezzo a parlare di certi argomenti. Io non ho mai avuto una compagna, ma tra i Draenei questi discorsi non sono tabù. Riprodursi fa parte dell’ordine naturale delle cose, non c’è niente di… sbagliato.”
    Scrollò le spalle, non sembrava a disagio a fare quei discorsi: i Draenei erano una razza veramente strana, ma non sembravano i mostri che aveva dipinto Ereinon e gli estremisti come lui.

    Guardò per un attimo lei ed il suo leone, mentre riprendeva il cammino, e alzò un sopracciglio alle sue parole.
    “Ti chiedo scusa, non volevo metterti in imbarazzo.” le disse, sincero. “Io… no, non sono a disagio.” continuò, tornando a sorriderle. “Trovo piacevole la tua compagnia, e parlare non ha mai fatto del male a nessuno.”

    #5351
     Meeme 
    Partecipante

    Lei non era mai stata una persona divertente, Erenion le diceva sempre che era troppo seria e che aveva bisogno di sciogliersi un poco, ma il draenei rideva e trovava buffe le cose che diceva. Sorrise sistemando un bracciale dell’armatura che le si era allentato. “Un giorno non sarete più degli stranieri…” Gli ripeté con dolcezza perché lo pensava davvero ed annuì quando lui disse che soffrire ancora sarebbe stato inutile.

    Il paladino aveva ragione, le nuove generazioni avrebbero aiutato le vecchie a sopravvivere. “Loro sono la vostra speranza…” disse laconica, ma un velo di tristezza le arrochiva la voce più del solito. “Quei cuccioli al villaggio, nati su Azeroth, sono figli di due mondi ed avranno bisogno di una guida che insegni loro il vostro passato. Dimenticare le vostre origini sarebbe come morire due volte e non sarebbe giusto.” Doveva proprio sembrare stravagante per i discorsi che faceva, gli Elfi del Sangue l’avevano isolata per questo e lei aveva pagato il prezzo della sua libertà di pensiero. “Fermiamo la Nebbia e proteggiamo il loro futuro.” Lei lo credeva sul serio, voleva crederlo ad ogni costo.

    Rise quando lui rispose che Alliria lo avrebbe ammazzato se avesse osato dirle quelle parole. “Però risolveresti il problema alla radice essendo morto!” lo prese in giro lei senza sapere il perché. “Gli Elfi del Sangue non provano vergogna ed anche loro possono avere più compagni.” In fondo non erano che facce della stessa medaglia anche se le loro tradizioni si erano diversificate. “Sono scelte riproduttive differenti, ma nessuna è sbagliata se porta alla felicità.” I draenei erano quindi fortemente monogami ed un poco le dispiaceva per la sacerdotessa elfa della notte perché la sua passione sarebbe rimasta pura utopia. “Vedrai che Alliria smetterà di desiderarti quando ti vedrà impegnato con una della tua razza.” sussurrò diretta. “Magari non metterci troppi secoli per trovarla ed evita di parlare di riproduzione e cuccioli al primo appuntamento. Non funziona mai.” Soffocò una risata ed anche Humar sembrava divertito.
    “Anche lui è d’accordo con me.” Confermò accarezzando il leone nero dietro le orecchie.

    “E non sono le tue parole a mettermi a disagio, ma la dolcezza con cui ti rivolgi a me. Io non sono una bambina sperduta, paladino. Non sono abituata a tutta questa gentilezza, tendo ad allontanare le sacche di carne e loro fanno lo stesso con me.” Iniziava ad avere molto sonno, erano troppe ore che non dormiva, ma non voleva nemmeno farlo. *Riposerò quando sarò morta…* pensò facendo un lungo respiro.

    #5355
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Di qui, il campo non dovrebbe essere lontanissimo ormai” fu la laconica risposta di Gahain, indirizzandola nella giusta direzione. Gahain era stanco perché aveva avuto una giornata intensa e perché non ne poteva più delle paturnie di Alliria. Si morse le labbra perché avrebbe voluto darle una risposta secca e che non solo non sarebbe stata interamente meritata ma non avrebbe risolto un bel niente. Per cui quando lei lo guardò si decise a parlare, per almeno provare a farla ragionare: “Senti, non ne abbiamo mai discusso… e non vedo perché avremmo dovuto… ma secondo me vedi dei sentimenti dove non ci sono. Non c’è odio in Nathaniel, da che lo conosco non c’è mai stato odio nelle sue azioni” *Insomma, non ti caga neanche di striscio, ficcatelo in quella zucca pelata che ti ritrovi!* pensava nel mentre. “Pensaci” proseguì “ripensa a un momento, un singolo momento in cui hai avuto la certezza assoluta, al di là di ogni ragionevole dubbio, che lui provasse qualcosa per te. C’è mai stato un momento simile?” chiese sempre continuando a guardarla negli occhi per impedire a tutti i costi un nuovo attacco isterico.

    Poi, una volta ottenuta una risposta da lei, sbottò a sua volta: “Detto questo, se c’è qualcosa di cui rimproverarvi entrambi è la vostra completa e totale incapacità di gestire la cosa, tra te che flirti con il mondo intero con il tatto di un Furbolg toccato dal Vile e lui che ha la presenza di spirito di una Murloc zoppa e incinta è un miracolo che questa storia non abbia convinto il Kirin-Tor a inabissare l’intera regione, cosa che per altro potrebbero fare in ogni momento!” esclamò frustrato, e pentendosi subito dopo di avere parlato. “Lo so, l’ultima cosa di cui hai bisogno in questo momento è di qualcuno che ti rimproveri” proseguì con voce più calma “e mi dispiace, sono stanco ed è stata una giornataccia per tutti, e a proposito, tuo fratello sta bene ma era ancora panterato quando sono venuto via, quale che fosse la porcheria che gli hanno iniettato non ha ancora finito di fare il suo effetto” disse in un inutile quanto disperato tentativo di cambiare argomento.

    #5356
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Alliria fissò lo shamano come se da un momento all’altro potesse fargli qualche grande rivelazione, ma più lui parlava, più i suoi occhi sembravano persi e confusi, quasi non riuscisse a credere che le stesse dando contro in un modo tanto cattivo.
    Alla fine si scansò da lui con rabbia, dandogli le spalle, furiosa.
    “Siete voi Draenei il problema! Non capite niente!! Siete degli stupidi!!!” era furiosa, probabilmente credeva di trovare qualche tipo di conforto e invece si era sentita dire la verità in maniera tale che, evidentemente, l’aveva ferita ancora di più.

    Si girò per affrontarlo, e il suo volto perlaceo era attraversato dalle lacrime.
    “Non capisci niente!! Non hai mai voluto ardentemente qualcosa? Più di ogni altra? E cos’hai fatto? Non hai lottato per averla?!”
    Sembrava sorda a qualsiasi ragionamento, come se la sua potesse essere l’unica verità possibile.

    Era come se non le importasse nulla al mondo, se non il suo interesse per Nathaniel, e tutto ciò che si metteva tra lei ed il suo desiderio fosse qualcosa da odiare, a prescindere.
    “Il Kirin Tor farebbe bene a sigillarla questa maledetta regione!” stava straparlando ora, Gahain non credeva che dicesse sul serio, ma si stava comportando come una bambina stupida e oltremodo viziata. “Avrebbero risolto molti problemi, molto più in fretta, e ne avrebbero evitati molti altri a noi!”
    E il Draenei non aveva dubbi a quali “problemi” lei si stesse riferendo.
    Nemmeno il veleno che aveva colpito suo fratello sembrava toccarla in modo particolare, tanto che quando lui cercò di cambiare discorso gli diede di nuovo le spalle, incamminandosi verso il campo a passi volutamente pesanti e furiosi.
    “Urok o chi per lui troverà qualche soluzione!” fu l’unica frase con cui liquidò l’argomento.

    Non aveva risposto a nessuna delle sue domande, non aveva nemmeno provato a ragionare, come se in realtà non le importasse minimamente.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel rimase per diversi istanti in silenzio alle ascoltarla, anche dopo che lei ebbe finito di parlare, guardandola con una strana luce negli occhi che aveva qualcosa di bello, piacevole e dolce.
    Alla file semplicemente le sorrise.
    “Credo tra tutti coloro che Urok ha scelto per questa missione, tu sia l’unica che crede davvero che sia una cosa giusta. L’unica che lo vuole fare solo per salvare questo mondo, e non per dimostrare qualcosa a qualcuno, o chissà cos’altro.”
    Era molto serio nel dirle quelle cose.
    “Ti ammiro per queste tue parole. Davvero.”
    Le sorrise di nuovo. L’Elfa del Sangue si accorse che aveva smesso anche di chiamarla “cacciatrice” come faceva inizialmente.

    E quando lei suggerì che anche la morte sarebbe stata una soluzione dal problema di Alliria rise di nuovo. Non sembrava capace di offendersi, o di prendersela per frasi che ad altri avrebbero potuto dare fastidio.
    “Una soluzione un po’ estrema, in effetti, ma pur sempre una soluzione! Chi sono io per dire che non possa essere migliore di un’altra?”
    Continuava a sorridere sereno, e quando la vide scherzare anche con Humar il suo sorriso si addolcì ancora di più.
    “Se anche lui è d’accordo non posso assolutamente darvi torto allora! Regola numero uno: non metterci troppi secoli! Regola numero due: non parlare di cuccioli al primo appuntamento! Sembra piuttosto facile!”
    Rise di nuovo, prendendosi in giro da solo con una spontaneità ed una semplicità che lei non aveva mai visto in nessuno.

    Solo alle ultime parole di lei tornò serio, e scosse la testa.
    “So che non sei una bambina. Non mi permetterei mai di pensare una cosa del genere.” disse, semplicemente.
    “Non sono gentile con te perché mi fai pena, o tenerezza. Apprezzo realmente la tua compagnia, perché sei diretta, e dici quello che pensi. Te l’ho detto fin da subito che ritenevo un pregio tutto ciò.
    Sembravano passati giorni dalla prima volta che si erano parlati, ed era assurdo che si trattasse invece solo di quella stessa mattina.
    “E le… sacche di carne… che ti hanno allontanata… sono loro a non capire nulla, e che un giorno si pentiranno per ciò che hanno perso.”

    #5358
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice sorrise, un sorriso inquieto. “I Tauren adorano la Madre Terra e questa nebbia mina l’equilibrio naturale delle cose. Credo in questa missione perché non ho nulla da perdere e niente da lasciare. La scelta è stata facile per me…” ammise lei sincera e diretta. Voleva solo ripagare i Tauren della loro ospitalità e della loro gentilezza; nessuno aveva fatto domande quando era giunta nei loro territori in cerca di tranquillità, l’avevano accolta tra loro guarendo la sua anima spezzata con il silenzio e la calma e lei non lo avrebbe mai dimenticato.
    Nathaniel un poco assomigliava a quella gente perché la trattava con la stessa gentilezza e la stessa pazienza.

    Ma quelli erano discorsi che non voleva affrontare, le avevano dato due anni, forse qualcosa di più, avrebbe dovuto sfruttare il poco tempo a sua disposizione per fare qualcosa di importante per il popolo di Thunder Bluff e quella missione era la sua occasione migliore.

    Era chiaro che il paladino non si fosse mai innamorato, l’amore era una forza annientatrice in grado di curare il dolore, dare conforto e legare un’anima con un filo rosso, ma poteva anche distruggere ogni cosa…
    “Non conosco i vostri rituali di corteggiamento ed accoppiamento in realtà e ti sto solo prendendo in giro.” Esclamò perché effettivamente non sapeva niente di loro e magari parlare di figli e riproduzione sarebbe stato un grande onore per i draenei. “Dimentica quello che ho detto.” Scosse il viso e fece un cenno ad Humar per fargli tenere un passo sostenuto.

    “Sei il primo a ritenere un pregio la mia pessima diplomazia. Davvero non ti importa degli insulti che ti ho rivolto?” Doveva sul serio essere un po’ ritardato. “Sono io la prima ad isolarmi. E dovresti smettere di parlarmi farai solo arrabbiare Alliria e quando se la prenderà con me le taglierò la gola.” Fece il gesto di sgozzare. Aumentò l’andatura perché voleva arrivare in fretta al campo ignorando la stanchezza. “Quando arriveremo nei pressi del Campo procederai da solo, io resterò indietro, il mio giaciglio è comunque lontano da quello degli altri.” gli spiegò sbadigliando un poco.

    #5359
     Ilmarien 
    Partecipante

    Il Draenei era esasperato. Ma non capiva o non voleva capire? Gahain propendeva per la prima, ma a questo punto era troppo arrabbiato per essere comprensivo o dolce, carino o quel che bisognava essere in situazioni del genere. La sua farneticazione sul Kirin-Tor fu l’ultima goccia: “Davvero ti devo spiegare tutto? Ma con chi credi di avere a che fare?!” i suoi occhi erano illuminati rosso e piccole fiammelle comparivano intorno alle sue mani mentre delle correnti d’aria gli volteggiavano intorno “è tutta la nostra stradannatissima vita che lottiamo per qualcosa! Per esempio, per sopravvivere fino al giorno dopo! Per assicurare un futuro al nostro popolo! Per trovare un posto in questo stradannatissimo mondo! E si, c’è qualcosa che vorrei ardentemente, per esempio che i miei genitori e la mia intera famiglia fossero ancora vivi e non brutalmente massacrati dagli orchi davanti ai miei occhi! O che il posto in cui ho giocato durante tutta la mia infanzia esistesse ancora! E se fosse per me non avrei mai accettato di farmi comandare da qualcuno come Urok, ma se c’è un qualcosa che tutti questi anni di fame, sete e inseguimenti da parte degli orchi mi hanno insegnato è che la vita non è giusta, ma si fa ciò che si ritiene migliore e si spera di arrivare in qualche modo al domani!”.

    Tacque e riprese fiato, usando le tecniche che Caedfaen gli aveva insegnato e ogni volta che inspirava le fiammelle diminuivano e le correnti si quietavano: “Forse non ti vuole perché gli ricordi sua figlia morta anni fa, forse ti considera una bambina viziata perché hai avuto una vita facile facile, forse non c’è nemmeno una ragione, e non è importante” e tacque per sottolineare il punto “ciò che è importante è che tu te ne faccia una ragione e che ti renda conto di quello che hai, una casa dove tornare e un fratello e degli amici che ti vogliono bene e che ti accettano per quello che sei” e fece una nuova pausa “Hai avuto una vita fortunata. Abbi rispetto di coloro che non l’hanno avuta” e mentre diceva questo la luce nei suoi occhi oscillò e si spense.

    #5360
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Alliria era imbufalita, e continuava a scuotere la testa come se così facendo potesse cacciare quelle parole.
    “Una vita facile?! Ma hai idea di cosa hanno passato gli elfi della notte??”
    Sostenne il suo sguardo con rabbia, gli occhi le bruciavano per le lacrime e sembrava quasi folle. In tutta la sua vita Gahain era certo di non averla mai vista in quelle condizioni.
    “Abbiamo visto il nostro mondo MORIRE perché dei pazzi hanno evocato Sargeras su questa terra!! Abbiamo visto Azeroth spaccarsi! Esplodere! Sapevi che questo una volta era un solo, meraviglioso continente?? E che la magia era racchiusa in un unico luogo, dove sorgeva la nostra città!
    Stava parlando a vanvera, ormai quello che diceva non aveva nemmeno più senso con discorso originario.

    “E sai chi è stato a distruggere tutto quanto??” puntò un dito verso un punto indefinito all’orizzonte. “Gli Elfi del Sangue! Erano nostri fratelli! Gli volevamo bene! Ma loro si credevano superiori, credevano di poter ottenere un potere sempre maggiore, sempre più grande, e per quel potere hanno distrutto tutto!!!”
    Sbuffò, asciugandosi le lacrime col braccio, come se volesse cancellare tutto quello che stava ascoltando.
    “E ora un Draenei, proprio voi che avete sofferto tanto, fraternizza con… con…”

    Scosse la testa ripetutamente.
    “Se hai desiderato ardentemente qualcosa allora sai che si fa di tutto per ottenerlo! C’è chi concede la propria anima ai demoni, come la nostra amica pazza! Elfi del Sangue ed Orchi! Ecco con chi siamo costretti a lavorare! E’ colpa loro se tutti noi soffriamo, è colpa loro se Azeroth è la tua terra sono state distrutte! Ma tu ancora li difendi come niente fosse!!”

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel la guardò a lungo e in silenzio a quelle sue parole tristi.
    Forse avrebbe voluto farle altre domande riguardo a quelle frasi misteriose, tutti coloro che erano stati incuriositi da lei in passato l’avevano fatto. Ma lui rimase in silenzio, non chiese nulla, rispettando il suo mistero e le sue scelte.
    Si limitò ad annuire, dopo un poco.
    “Difendere il mondo in cui si vive dovrebbe essere la priorità di ognuno.” disse soltanto, e in quel momento la Cacciatrice fu certa che stesse parlando contemporaneamente di Azeroth, di Argus e anche di Draenor. Non aveva parlato molto di quel pianeta, che pur tanto a lungo doveva aver ospitato la sua gente.

    Però ridacchiò quando lei gli disse di dimenticare ciò che aveva detto, e scosse la testa.
    “So che mi stai prendendo in giro, ed è divertente scherzare così. Non hai fatto né detto nulla di male.” disse sincero. “E per quanto riguarda gli insulti…”
    La guardò, e i suoi occhi erano sempre sereni. Non se l’era mai presa, e la sincerità con cui le stava parlando non faceva altro che dimostrarlo.
    “Le parole hanno potere su di noi solo se noi permettiamo loro di averne. Volevi tenermi lontano, e usavi ogni mezzo per farlo. Ma nonostante questo ora siamo qui a parlare, ridere e scherzare insieme. Quindi no, non le ho trovate offensive, né mi hanno dato fastidio.”
    Non sapeva se tutti i Draenei condividessero quella sua stessa calma e quel suo stesso modo pacato di vedere il mondo, ma sembrava davvero che nulla potesse scalfirlo, né in quel momento né mai.
    “Alliria dovrà accettare che non sono di sua proprietà, un giorno o l’altro. continuò con un sospiro. “Non può impedirmi di parlare con chi desidero, né può impormi di provare per lei qualcosa che è nato solo nella sua mente.”
    Anche lui sembrava stanco, ma teneva il suo passo senza esitazione.
    “Ma se desideri arrivare da sola all’accampamento, non è un problema. Dobbiamo tutti riposare, ci aspetta un viaggio lungo, e questa nebbia sembra destinata solo a peggiorare sempre di più…”

    #5361
     Ilmarien 
    Partecipante

    Il Draenei osservò la sfuriata di Alliria, serio e paziente, era palese che sragionasse, bisognava solo insistere ed era perfettamente inutile arrabbiarsi. Per cui represse la propria irritazione per quella conversazione insensata che continuava a prolungarsi e si allacciò al discorso di lei: “Certo che li sostengo. Quale scelta c’è? Massacrarci a vicenda fino a quando il vincitore muoia di fame su un mondo desolato? Combattere e fare della guerra una ragione di vita fino ad annientare completamente questo mondo come è successo a Draenor? Oppure ridurre in schiavitù i vinti, chiuderli in campi di lavoro e seppellire i morti in fosse comuni? È questo il mondo in cui vuoi vivere? Puoi lamentarti finché vuoi del destino degli Elfi della Notte, ma questo mondo voi l’avete salvato, non avete assistito impotenti alla sua distruzione. E vuoi sapere come avete fatto a salvarlo? Imparando a non combattere con i vostri vicini e accettandovi come legittimi abitanti, mettendo da parte antichi rancori e lottando per il bene comune. Ed è per questo che sostengo tutti coloro che lottano per Azeroth: tutte le volte che vedo un orco mi ricordo di quel giorno, in cui massacrarono la mia famiglia, ma non per questo rifiuterò gli ordini di Urok, perché so, senza dubbio, che se vogliamo evitare che Azeroth faccia la fine del Draenor dobbiamo imparare ad accettarci a vicenda”. Tacque, il suo tono si fece più cupo e i suoi occhi si ridussero a due fessure: “E sarà bene che anche tu ragioni così, altrimenti non c’è posto per te in questa squadra” e mentre lo diceva una vampata di fiamme si materializzò sulla sua mano destra.

    #5364
     Meeme 
    Partecipante

    Lei aveva sempre combattuto per difendere la sua patria dal Flagello e proprio per questo comprendeva le parole del paladino.
    “Draenor è stata la vostra casa per molti anni, perderla deve avervi segnato molto.” Quegli alieni avevano perso tutto, il loro pianeta natale e poi la loro seconda patria, eppure non si erano arresi, erano sopravvissuti e per questo un po’ li ammirava.
    “Qualche anno fa parlare con te sarebbe stato tradimento.” E non odiarli una grave colpa. “Oggi è solo strano…” Sospirò, ma sembrava sollevata che le cose fossero cambiate.

    “Hai ragione, volevo tenerti lontano e volevo essere velenosa. La verità è che non mi piace causare dolore quando non è necessario.” E lui non le aveva fatto nulla in fondo. “Se avessi saputo che aiutare due cuccioli alieni mi avrebbe causato una simile seccatura non lo avrei fatto.” sorrise e continuava a scherzare. “Volevo chiederti scusa per quello che è successo al lago, non ho pensato che il tuo metabolismo alieno consumasse l’alga prima del tempo. Non volevo rischiare la tua vita.” Si sfogò perché effettivamente era stata avventata ad affidarsi alle sue conoscenze senza tenere conto della razza del paladino. “Non commetterò altri errori simili, la sopravvivenza di tutti è mia responsabilità così come procurarvi cibo ed acqua potabile durante il viaggio.” Sapeva dove cercare ed era brava nelle cose pratiche.

    “L’amore non si può forzare.” sussurrò alzando il volto verso il cielo. “Non voglio creare problemi tra voi. Alliria odia la mia razza e posso capirla, ma io non sono più un’Elfa del Sangue e dovrebbe smettere di considerarmi tale.” Si avvicinò di più a lui per coprire alcune tracce. “Riposare farà bene a tutti, se non ci fosse questa nebbia dormirei qui lasciandoti tornare al campo con Humar. Urok però non vuole correre rischi e posso capirlo.”

    #5368
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Alliria fece una smorifa a quei discorsi, sembrava aver dimenticato il motivo principale della loro lite, ed ora sembrava quasi disgustata dalle affermazioni di Gahain.
    “Non abbiamo imparato a combattere con loro.” disse, la sua voce era carica di rabbia. “Loro ci hanno strappato l’immortalità. Ci hanno strappato Suramar, ci hanno tolto tutto. E noi li abbiamo cacciati. Elfi Alti si chiamavano, un tempo! Di alto avevano solamente in palazzo in cui risiedevano.”
    Per lo meno Gahain era riuscito a sviare il discorso da Nathaniel, ma si stava rendendo sempre più conto di quanto odio provasse la Sacerdotessa verso quella gente. Sapeva che molti Elfi della Notte la pensavano come lei, in realtà, aveva visto più volte il disprezzo nei loro occhi, quando venivano nominati i loro fratelli dalla pelle chiara, ma non credeva che anche una sacerdotessa potesse ragionare in quel modo.
    Aveva sempre pensato che gli insegnamenti di Elune fossero di pace e di accettazione, e sapeva che persino la Somma Sacerdotessa Tyrande aveva collaborato con degli orchi, in una lontana guerra passata…
    Ma evidentemente l’odio verso gli Elfi del Sangue era troppo profondo e radicato per cacciarlo del tutto.

    “Sai perché si chiamano Elfi del Sangue?” domandò, con l’aria di chi la sapeva lunga. “Hanno voluto ricreare qualcosa che assomigliasse al Pozzo dell’Eternità. Pozzo Solare, lo hanno chiamato. E lo hanno fatto perché aveva bisogno della magia che avevano perduto, perché erano malati, drogati da quel potere che ci aveva quasi portati tutti sulla distruzione! E hanno macchiato le loro stesse terre di sangue, per colpa di quella cosa immonda!”
    Non era proprio così che era andata, persino lui lo sapeva bene: gli Elfi del Sangue avevano effettivamente ricostruito un’imitazione del magnifico Pozzo dell’Eternità, ed il Pozzo Solare era stato ciò che aveva reso Quel’Thalas una città forte e rigogliosa, e che aveva permesso a quel popolo di prosperare tanto a lungo.
    Ma era stato Arthas a macchiare di sangue le loro terre: il paladino decaduto aveva sfruttato l’energia del Pozzo Solare per riportare alla vita il perfido necromante Kel’Thuzad, seminando una scia di morte e distruzione al suo passaggio.
    Era in memoria dei caduti che gli Elfi del Sangue si erano chiamati in quel modo, in memoria di tutto il dolore che avevano affrontato e che di certo nessuno di loro avrebbe mai potuto dimenticare.
    Certo, non poteva negare la loro assuefazione alla magia – come aveva dimostrato il loro principe folle, Kael’Thas Sunstrider, nella sua folle campagna a Draenor – ma molti di loro erano cambiati, erano diversi ora, e avevano imparato a condurre un’esistenza quanto più normale possibile.

    Fu la fiamma che avvampò nella mano dello shamano a mettere in allarme l’Elfa della Notte, che lo fissò sulla difensiva.
    “Mi stai minacciando?” domandò, diretta. Mancava poco perché arrivassero all’accampamento, ma ancora non erano a portata d’orecchio degli altri.
    “E’ stata la Somma Sacerdotessa Tyrande ad affidarmi questa missione, e la porterò a termine, qualsiasi minaccia tu possa farmi. Ma né tu, né lei, né la stessa Elune potranno mai farmi apprezzare gli Elfi del Sangue! Sono dei mostri! E tutto ciò che fanno lo fanno sempre per un interesse personale. Ricordatelo, la prossima volta che difenderai la tua cara cacciatrice! E’ riuscita a circuire persino te e Nathaniel per portarvi dalla sua parte!”
    Gli voltò le spalle senza aggiungere altro, riprendendo a camminare verso l’accampamento, con l’evidente intenzione di raggiungerlo il più in fretta possibile.

    – LA CACCIATRICE –
    Al parlare di Draenor, al Draenei sfuggì un sospiro triste.
    “Quel pianeta ci ha dato tanto, e noi lo abbiamo ripagato portandovi conducendovi Sargeras…” la guardò, sapendo che forse non avrebbe capito le sue parole. “Il Titano decaduto odia Velen e la gente che l’ha seguito.” le spiegò pacatamente. “Quando siamo fuggiti da Argus ci ha dato la caccia, e quando ci ha trovato ha fatto perdere la ragione alla gente locale.”
    Il suo volto si contrasse in un sorriso amaro e triste.
    “Si potrebbe dire che anche tutti i problemi e le guerre che hanno colpito Azeorth siano successi per colpa nostra… se Sargeras non ci avesse trovato su Draenor gli orchi non sarebbero impazziti, non avrebbero sfruttato allo sfinimento quel mondo tanto bello, e non sarebbero arrivati fino a qui.”
    Chiuse gli occhi un istante, come se il peso di quelle colpe lo schiacciasse.
    “Tutto il bene che potremo fare a questo pianeta non ripagherà mai a sufficienza il male che gli abbiamo arrecato…”

    Sembrò ritrovare la risata alle sue parole, ma c’era sempre un velo di tristezza sui suoi occhi.
    “Ormai il danno è fatto, mi spiace! Non ti libererai facilmente da questa seccatura!” esclamò prendendola in giro.
    “Ma non c’è bisogno che tu mi chieda scusa. Per il primo tratto l’alga aveva funzionato senza problemi. Non potevi sapere che sarebbe successo, non fartene una colpa.”
    Le sorrise sincero.
    “In fondo è andato tutto bene. Anche se ammetto che rischiare di finire quasi morti affogati è un’esperienza che cercherò di evitare il più possibile di ripetere in futuro!”
    Sembrava che volesse farla ridere a tutti i costi, ed era talmente buffo, in un certo modo, che era impossibile non scherzare insieme a lui.

    Camminarono ancora per un poco, fino a che Nathaniel si fermò.
    “Raggiungeremo il campo tra poco. Ma prima di lasciarti, voglio chiederti dov’è il tuo giaciglio.”
    Alzò le mani, in un segno di resa tanto sincero quanto buffo per la sua spontaneità.
    “Giuro, non ho intenzione di farti agguati durante la notte o venirti a tormentare più del necessario!!” esclamò ridendo. “Ma se sei distante dagli altri rischi anche di essere più soggetta alla nebbia, e voglio evitare che questo accada.”
    Il suo sguardo si fece più serio.
    “Questa minaccia non è qualcosa con cui scherzare. Abbiamo visto gli effetti su quella gente, ed è una malattia orribile. Mi auguro solo che, una volta fermata, troveremo un modo per invertire il processo di pietrificazione.”

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