Le Terre del Fuoco

Questo argomento contiene 185 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Ilmarien 4 anni, 9 mesi fa.

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  • #6331
     Elan 
    Partecipante

    – PROLOGO PRIMO –
    Alleanza e Orda
    Come a volte basta una singola goccia per far straripare un vaso troppo pieno, così per Alleanza ed Orda bastò poco per tornare a odiarsi.
    Troppo a lungo acerrime nemiche, troppo debole la loro collaborazione, troppo sorde le loro rispettive orecchie.
    Troppo intenso il loro desiderio di espansione, di ricchezza e di potere.

    Per le più diverse motivazioni, le nuove terre sorte dopo lo stabilizzarsi del cataclisma divennero ben più che semplici curiosità.

    Vashj’ir, sulle coste orientali degli Eastern Kingdom, sembrava un vero e proprio tesoro. Da secoli immemori sprofondato negli abissi, quella piccola isola prometteva ricchezze a non finire, tesori sepolti e testimonianze di civiltà antiche che solo i più fortunati avrebbero potuto ammirare dal vivo.
    Fu la prima vera carneficina dopo tanti anni.
    Gli umani furono i primi a sbarcare sulle coste dell’isola, avanzando il diritto di vicinanza a Stormwind, la loro brillante capitale. Ma anche gli orchi erano incuriositi da quel territorio, così fertile e inesplorato. Le loro terre erano state invase dai goblin, in seguito all’esplosione di Kezan, ed un nuovo territorio sarebbe stato l’ideale per loro…
    Ma come sempre accade in queste occasioni, ben presto le terre nella neonata isola si tinsero di rosso, e non ci furono né vincitori né vinti… solo tante lacrime per chi non sarebbe mai più potuto rientrare a casa.

    La stessa sorte toccò a Uldum, una terra desertica che tutti credevano disabitata, ed in seguito a Deepholm, un abisso di roccia e cristalli colorati, nati dalle profondità della terra dove nessuno credeva potesse esserci più vita.

    A nulla servivano le parole dei diplomatici di entrambe le fazioni. Quando i rispetivi eserciti si incontravano non c’era più speranza per nessuno.
    Certo, organizzazioni indipendenti continuavano a combattere per trovare un accordo e fin troppo spesso emissari silenziosi andavano a riferire le reciproche mosse, dando ai diplomatici l’unica speranza per salvare il maggior numero possibile di vite.

    Ma quel mondo era in guerra e, probabilmente, sarebbe rimasto in guerra fino alla fine dei tempi.

    – PROLOGO SECONDO –
    Monte Hyjal
    Nordrasill, il gigantesco e glorioso albero del Mondo, cresceva ancora in tutto il suo fulgido splendore, svettando verso il cielo quasi incurante dei problemi che affliggevano i mortali sotto di lui.
    Se solo avesse saputo quali orrori si stavano consumando proprio sotto le sue radici probabilmente si sarebbe contorto e sarebbe avizzito, disperato per lo scempio che stavano facendo del mondo che lui era nato per salvare.

    Le acque di un nuovo Pozzo dell’Eternità avevano alimentato la sua linfa e l’essenza stessa della magia era racchiusa nelle sue foglie.
    Persino le cicatrici che il malvagio Archimonde aveva lasciato sulla sua corteccia si stavano lentamente richiudendo, segno che per ogni cosa c’era speranza, da ogni ferita si sarebbe potuti prima o poi guarire.

    Ma mentre lo osservava in lontananza, il cuore pieno di un odio grande quanto l’universo stesso, il Druido dagli occhi di fuoco sapeva che il tempo non avrebbe mai potuto guarire le sue ferite.
    Solo il fuoco avrebbe potuto cauterizzare il suo dolore, consumando l’umanità piena di peccati, e aprendo la strada verso un nuovo mondo, finalmente puro e mondato da qualsiasi malvagità.

    ———-

    – LA CACCIATRICE –
    Erano passati due mesi da quando l’Elfa del Sangue era tornata dalla sua missione a Loch Modan. Era tornata a Thunderbluff ed i Tauren l’avevano accolta con la loro tipica pacata gentilezza.
    Non le avevano domandato nulla, non l’avevano costretta a futili chiacchiere né le avevano imposto la loro vicinanza. Erano la sua famiglia, ma erano una famiglia in cui lei viveva in silenzio ed in uno spazio tutto suo.

    Anche Humar era stato contento di tornare in quelle praterie. Il viaggio e le battaglie avevano sfiancato il maestoso leone nero, ma le corse sui verdi prati di Mulgore gli avevano dato nuova vita.
    Forse era l’aria, forse era la carne che mangiava o forse era solo la tranquillità di quell’universo che sembrava non poter essere toccato dalla guerra.

    Eppure anche i Tauren sembravano più tesi del solito.

    Alla Cacciatrice non poteva sfuggire nessun dettaglio. Alte palizzate erano state costruite durante la sua assenza, palizzate che dividevano Mulgore dalle Barrens e anche nei villaggi più distanti da Thunderbluff i giovani Tauren stavano iniziando ad armarsi.
    I fuochi venivano tenuti accesi a qualsiasi ora del giorno e della notte e persino gli zeppelin che arrivavano da Orgrimmar subivano dei controlli molto più approfonditi del solito.
    Qualcosa stava cambiando nel mondo, e quel cambiamento era riuscito ad intaccare lentamente anche i Tauren.
    Persino il clima stava cambiando.

    Fu proprio in una delle giornate più calde che giunse a Thunderbluff un estraneo. Era un Tauren, ma il suo pelo era più ispido del normale, il suo muso più allungato e le sue corna avevano un colore inusuale.
    La Cacciatrice lo vide appena varcato il confine di Mulgore. Uno dei suoi due corni era spezzato e la sua armatura era decorata in maniera un poco inquietante, con teschi di rapaci ad adornare cintura e spallacci.
    Aveva occhi azzurri e sembravano buoni, ma deboli e spaventati.
    La Cacciatrice avvisò le guardie del nuovo arrivato, tramite gli animali i messaggi potevano viaggire rapidi come il cielo, e presto altri due Tauren lo raggiunsero, scortandolo fino in città.
    Fu Cairne in persona ad accoglierlo.
    I due sembravano conoscersi, perché il Capo Tribù lo abbracciò come un fratello e lo fece sedere al suo fianco mentre gli raccontava le novità.

    “Qualcosa sta accadendo tra i druidi, Awaihilo.
    La Cacciatrice aveva sentito spesso quella parola riferita a Cairne, e aveva intuito fosse qualcosa che riguardava la sua sua carica di capoclan.
    “Molti di noi stanno impazzendo, sembrano tornati ai tempi del Grande Sonno. La loro mente è distante ed è preda della belva con cui condividono l’anima. Ma i loro occhi sono di fuoco, rossi come le fiamme, e la loro mente sembra perduta.”
    Aveva parlato di fretta, con una preoccupazione che l’Elfa del Sangue non aveva mai udito in un tauren.
    “Anche i Santuari sono stati violati. Apa’ro ha difeso strenuamente il suo rifugio, ma quando i druidi sono impazziti attorno a lui ha dovuto ritirarsi prima che tutto fosse perduto.
    Il possente Cairne, a differenza sua, rimase diversi secondi in silenzio, pacifico, aspirando diverse volte dalla lunga pipa rituale.
    “E gli altri Guardiani?” domandò alla fine il Capo Tribù. La voce possente era calma, pacata, ma alla Cacciatrice non sfuggì una certa apprensione nel suo tono.
    “Salvi, per ora. Ma se le cose non cambiano, altri seguiranno…” disse il giovane Tauren sconsolato. “Abbiamo bisogno di aiuto. Monte Hyjal non è più il luogo pacifico che era un tempo…”

    Cairne continuava a tenere gli occhi chiusi. Stava riflettendo, e dalle rughe sulla sua fronte sembrava una decisione che lo turbava particolarmente. Era il Capo dell’Orda, adesso, e le sue decisioni avrebbero avuto ripercussioni in ogni parte del pianeta.
    “I nostri migliori guerrieri sono impegnati contro l’Alleanza. Varian è sordo alla ragione, crede abbiamo invaso terre sue di diritto e non mi stupirebbe un suo attacco a breve.”
    Aveva parlato con tono pacato.
    “I giovani sono ancora troppo inesperti, e potrebbero farsi sopraffare da questo male che ha fatto impazzire i loro fratelli.”
    Aprì gli occhi e cercò la Cacciatrice tra le ombre, sapendo che l’avrebbe trovata lì, non vista e non udita da chiunque altro.
    “Cacciatrice. Il tuo arco è letale e il tuo leone vale per cento uomini. Conosci le belve compagne dei nostri druidi e sai qual è la scelta giusta da compiere. Puoi perdonare questo vecchio, grosso Tauren, e abbandonare la tua casa ancora una volta?”

    – GAHAIN –
    Gahain aveva quasi dimenticato quanto bella potesse essere l’Exodar, nelle settimane in cui era stato assente. Le antiche pietre, retaggio di un pianeta che non aveva mai visto realmente, brillavano rosate alla luce del tramonto, illuminando gli alberi circostanti in maniera quasi rreale.
    Nathaniel era tornato con lui alla capitale, e con sé aveva portato due piccoli ospiti, i due bimbi Draenei che avevano incontrato al villaggio nei pressi di Loch Modan.
    “Impareranno le nostre usanze, e forse ci insegneranno qualcosa di ciò che hanno conosciuto dal mondo esterno.” aveva spiegato il Paladino, ma lo Shamano sapeva che in realtà si era affezionato a loro, e li avrebbe cresciuti come figli propri.
    Velen era stato contento di rivederli, per lui ogni Draenei era come un figlio, ed aveva ascoltato i loro racconti non senza una certa apprensione. Il mondo stava cambiando, queste erano state le sue parole, e presto anche loro sarebbero dovuti cambiare, e adattarsi alle novità che il destino aveva in serbo per loro.

    Parole tetre, come sempre quelle del Profeta. Ma la sua lunga vita lo aveva portato ad una visione molto cupa del mondo… una visione che difficilmente sbagliava.

    Trascorsero due mesi dalla battaglia contro Onyxia ed il suo folle fratello.
    Gahain aveva perso i contatti con Alliria e Thaidan: i due elfi si erano ritirati, la prima per venire punita in seguito al suo comportamento infantile, il secondo per essere curato. Il veleno che l’aveva reso una pantera ancora non aveva perduto il suo effetto, ed i druidi erano intenti a studiare una cura per il male che lo affliggeva.
    Ma ciò che stava accadendo nel mondo teneva troppo impegnata la mente dello shamano per curarsene troppo.
    Orda e Alleanza avevano riaperto i vecchi conflitti e, per quanto Velen non volesse che altro sangue venisse versato, anche i Draenei erano costretti a difendersi e a rispondere alla chiamata del Re a cui avevano giurato fedeltà. I suoi allenamenti divennero sempre più estenuanti, i suoi poteri si intensificarono.
    Eppure c’era qualcosa di sbagliato…
    Di tanto in tanto, magari quando la sua mente era più distratta, gli elementi sembravano scivolare dalle sue dita come se lui non avesse più reale presa su di essi. Ma erano episodi rari, e Gahain preferì non parlarne con nessuno, nemmeno il suo maestro, un po’ per timore, un po’ per la vergogna.

    Era una giornata calda, troppo calda, quella in cui sentì una voce fin troppo nota.
    Non aveva più sentito nessuno vecchi compagni di viaggio, a volte non era nemmeno certo di ricordare i loro nomi, ma era nel pieno della meditazione quando la voce di Urok gli arrivò alle orecchie. In un primo istante credette di essersela immaginata, ma quando la voce lo chiamò ancora allora il Draenei si voltò e vide il suo vecchio compagno nascosto tra le ombre alle sue spalle.
    Sulle prime, Gahain temette che le guardie potessero arrestarlo, o che fosse lì per attaccarli, o peggio. Ma nessuno di quei timori aveva senso. Di certo, in caso di attacco non lo avrebbe messo così facilmente in allarme. E se le guardie lo avessero arrestato non avrebbe potuto parlargli tanto tranquillamente.
    Così decise di avvicinarsi a lui, non senza una certa circospezione.
    L’orco non era solo. Accanto a lui, seduta in posizione di quiete si trovava un’orchessa. La sua pelle era di un verde brillante, proprio come i suoi occhi. Le sue zanne erano piccole, ed aveva i capelli rossi intrecciati in tantissime trecce che teneva bloccate dietro la testa. Assomigliava moltissimo a Urok, ma c’era qualcosa di più selvaggio nel suo aspetto.
    “Mi fa piacere rivederti, vecchio amico.” fu lo shamano a parlare. La ragazza non si muoveva, sembrava ascoltare e basta. “Quante cose possono accadere in due mesi, vero?”
    Il fuoco ardeva ancora negli occhi dell’orco, ma c’era qualcosa di diverso, come una ferita che gli facesse soffrire l’anima.
    “So che i rapporti tra la nostra gente non sono più così… calmi.” scelse accuratamente le parole, perché non erano di certo mai stati in pace. Ma, per lo meno, fino a poco tempo prima l’astio sembrava essere stato messo da parte. “Ma sta succedendo qualcosa di brutto, qualcosa che in molti, forse in troppi, stanno ignorando. Non sono venuto da te come orco, o come shamano… sono qui come amico.”

    – JARED –
    Jared non era più un ragazzo ormai. Anzi, secondo gli standard umani era un uomo fatto e finito, pronto per la guerra. Era di poco più giovane del nobile Re Varian Wrynn, ma aveva sempre ammirato le sue gesta. Non importava cosa dicessero le voci: Varian era un grande condottiero, coraggioso e leale alla sua gente. Qualsiasi cosa avesse fatto, lo avrebbe sempre fatto per il bene di Stormwind e degli uomini che lo seguivano.
    Per questo lui era stato tra i primi ad imbarcarsi verso la rotta di Vashj’ir, col solo desiderio di conquistare quella terra per il suo sovrano. Aveva combattuto l’Orda come un leone, fiero del simbolo dell’Alleanza che ruggiva sul suo petto, ed era stato uno dei pochi sopravvissuti, che erano tornati mesti alle loro case.
    Quella era ancora terra di nessuno, ma gli Orchi non avrebbero dimenticato tanto presto cosa voleva dire affrontare il loro acciaio.

    Eppure, in quello scontro c’era stato qualcosa di sbagliato, qualcosa che aveva stonato con i racconti che aveva sempre sentito.
    Gli Orchi erano bestie sanguinarie, mostri capaci di distruggere intere famiglie solo con uno sguardo, la cui ferocia non si fermava di fronte a nulla… e allora perché i loro sguardi erano così spaventati? Perché i loro volti così scarni, deboli?
    Dovevano essere lì per saccheggiare terre che appartenevano di diritto a Re Varian…
    Perché, allora, si erano ritirati e non avevano incalzato con un altro attacco, quando li avevano visti deboli e feriti?
    In quello scontro c’era stato qualcosa di sbagliato, era stata una carneficina per entrambe le parti. Non era così che aveva sempre immaginato la guerra, doveva essere qualcosa di eroico, nobile e splendido… non quello che aveva visto.

    Era a questo che pensava, mentre girava per le vie di Stormwind.
    Aveva lasciato la sua famiglia a Gnomeregan, lì di certo sarebbero stati più al sicuro, e finché non fosse stato chiamato per un’altra battaglia non aveva reali occupazioni. Certo, il caldo opprimente di quei giorni gli faceva davvero sperare che un’altra battaglia non arrivasse tanto presto – non era certo che sarebbe stato in grado di indossare l’armatura completa con quella canicola – ma nemmeno l’inezia faceva per lui.
    Ormai non c’era nemmeno più bisogno di aiuto per la ricostruzione della città.
    Più di due mesi prima Stormwind era stata quasi rasa al suolo, le mura esterne completamente divelte e la ferrovia che la collegava ad Ironforge collassata su se stessa. Nessuno aveva ancora capito quale fosse la causa, anche se per le strade si vociferava di un’ombra demoniaca che era giunta per divorare tutti loro e consumarli tra il fuoco e le fiamme.
    Dicerie popolari, questo era certo. Un’ombra non poteva consumare col fuoco e le fiamme, che razza di ombra sarebbe stata, altrimenti?

    Era quasi arrivato in prossimità del tempio quando sentì le voci. Erano concitate, e sembrvano inneggiare a qualcosa che lui non poteva vedere.
    Incuriosito, Jared si avvicinò giusto in tempo per vedere un’Elfa della Notte. Era la prima volta che ne vedeva una, ed era bellissima, forse la creatura più bella su cui avesse posato lo sguardo. Aveva lunghi capelli blu, e la sua pelle era celeste, quasi perlacea e risplendeva alla luce del sole come se fosse avvolta da una potenza divina.
    “Vedete?” stava dicendo l’Elfa, incitando la folla. Persino i suoi capelli sembravano essere mossi da uno spirito divino. Era proprio come aveva sempre sentito nelle storie, una creatura leggendaria venuta per giudicare loro poveri mortali.
    “Sono queste le creature che dovete temere, queste le creature da cui dovete stare alla larga! Sono loro che stanno corrompendo l’Albero del Mondo, facendo impazzire i nostri fratelli e le nostre sorelle! Dovete fermare questa blasfemia, fermare coloro che li supportano.”
    Guardandosi attorno, il guerriero si accorse che da una delle finestre del tempio, persino Re Varian la stava osservando e sembrava compiaciuto. C’era anche suo figlio affacciato, il giovane Anduin, che al contrario aveva uno sguardo triste e rassegnto. Non aveva ancora visto la creatura di cui parlava l’Elfa, ma all’improvviso ci fu un urlo, e un tonfo. Qualsiasi cosa fosse, aveva caricato la creatura lunare, mandandola a terra prima di venire fermata e bloccata di nuovo dalle guardie cittadine.

    – JOK’NAY –
    Al giovane Troll non importavano particolarmente le sorti del mondo.
    Il caldo, il freddo, il cataclisma, le nuove terre, le vecchie terre, l’Alleanza, l’Orda.
    Tutte sciocchezze.
    A conti fatti, prima o poi tutti avrebbero condiviso lo stesso destino, persino quel grosso drago puzzolente di cui aveva sentito parlare i Goblin. Non che credesse granché alla sua esistenza, in realtà – tutti sapevano che i Goblin erano pazzi – ma anche se fosse stato vero, prima o poi sarebbe morto pure lui.
    Quello che a Jok’Nay interessava veramente, comunque, era che prima di morire gli sborsassero tanti bei pezzi d’oro con cui si sarebbe potuto comprare tanti bei pugnali.
    Forse era per quel suo cinismo che tutti quanti lo tenevano lontano, ma nemmeno questo gli interessava. Anche chi lo disprezzava più di tutti, andava sempre a cercarlo quando aveva bisogno di qualche “lavoretto”.
    E, che fossero stupidi Quillboar o ancora più stupidi Murloc, lui non si era mai posto alcun problema a portarlo a termine.

    Certo, tutto quel vociferare di attacchi dell’Alleanza iniziavano un po’ a dargli fastidio.
    Non perché gli importasse qualcosa, questo era chiaro, ma perché se l’Alleanza uccideva troppi Troll, poi ci sarebbero stati meno Troll disposti a pagarlo.
    E meno Troll disposti a pagarlo volevano dire meno pezzi d’oro. Meno pezzi d’oro volevano dire meno pugnali.
    Insomma, era tutto un casino che non portava davvero a niente di buono.
    Per questo, quando poteva, cercava di convincere i giovani Troll a non arruolarsi e non andare a combattere. Non che ci riuscisse molto spesso, ma ogni tanto qualcuno lo ascoltava, e lui gongolava convintissimo di essersi appena guadagnato un nuovo cliente.

    Anche quel giorno, un giorno schifosamente caldo a dire tutta la verità, stava compiendo la sua personalissima opera di salvataggio Troll. Il suo raptor un poco fuori di testa lo seguiva trotterellando. Non era mai stato un animale particolarmente aggressivo, al contrario delle cavalcature di tutti i suoi compagni, ma a lui andava bene così.
    Tutto d’un tratto, però, il raptor si fermò di botto e iniziò ad annusare l’aria, come se avesse sentito qualcosa di strano, e voltò il muso puntando niente meno che la capanna di Vol’Jin. Il capo tribù non era mai stato particolarmente interessante, sempre preso a parlare con gli spiriti e cose strane di quel genere, ma se il suo raptor aveva sentito qualcosa di interessante allora doveva esserci qualcosa di interessante!
    Per sicurezza, il Ladro si nascose tra le ombre, in modo da passare inosservato, e si intrufolò tra le guardie senza essere visto.

    Il Capo Tribù stava parlando con una Troll avvolta in pesanti finimenti da mago. Aveva un pesante bastone, e i capelli rossi incorniciavano un volto giovane e forse un po’ troppo ingenuo per il suo ruolo.
    Sembrava piuttosto agitata, come se avesse parlato per diverso tempo senza ottenere nessun risultato, e quando Jok’Nay arrivò a portata d’orecchio la sua voce era parecchio rassegnata.
    “Se non mandate del supporto a Monte Hyjal, altri troll e altri guerrieri dell’Orda moriranno. Dovete ascoltarmi, Zul’Jin!”
    Si era rivolta a lui con l’appellativo di “Grande Capo”, ma l’altro parve non apprezzare quell’esternazione, e batté una grossa mano sul bracciale della sedia da cui la stava ascoltando.
    “Basta così Zulfi Zatanja!” la apostrofò con rabbia e un certo fastidio. “Gli Spiriti hanno parlato! Già una volta li hai insultati, decidendo di intraprendere il sentiero dei Kirin’Tor! Non ti permetterò di offenderli nuovamente!”
    “Ma…” la Troll provò ad insistere, ma Vol’Jin si alzò in piedi, ergendosi in tutti i suoi due metri di altezza, ponendo irrimediabilmente fine alla discussione.
    “Niente ma, Zulfi! Il tuo Kirin’Tor ha uomini a sufficienza per occuparsi di qualsiasi cosa! I Troll combatteranno come gli Spiriti hanno deciso! Non raggiungeranno il Monte!” Le dette quindi le spalle, raggiungendo a lunghi passi il piano superiore della capanna e lasciando la giovane maga da sola con la sua frustrazione.
    Lei si voltò, per uscire, fermandosi solo un istante quando passò accanto al ladro come se avesse avvertito qualcosa.
    Ma poi semplicemente lasciò la capanna, le spalle basse in segno di rassegnazione e gli occhi pieni di lacrime.

    #6339
     Meeme 
    Partecipante

    Un’aquila dalle ali spezzate poteva soltanto sognare di volare ed era così anche per lei…
    Erano passati due mesi dalla sua ultima missione, aveva ancora le cicatrici da ustione sulle mani ed il suo corpo aveva avuto bisogno di riposo e pace. Il cielo era così bello, l’acqua talmente pura da potercisi specchiare e la tranquillità che provava tornando a ThuderBluff impagabile.
    I Tauren si erano abituati alla sua presenza, alle sue partenze ed ai suoi ritorni; lei ed Humar ormai facevano parte della famiglia, anche se l’Elfa del Sangue sarebbe sempre rimasta una senza patria.

    Le nuvole si muovevano pigre e lei le osservava in silenzio, quella splendida armonia non sarebbe durata, lo aveva capito dagli sguardi dei Tauren, dai segnali di guerra e dalla paura.
    La guerra sarebbe giunta presto, era destino che morisse in un mondo dilaniato dall’odio, lei che non aveva odiato quando avrebbe dovuto farlo ed aveva amato quando non avrebbe dovuto farlo.
    Il Guaritore che la visitava con regolarità quando tornava nel Mulgore voleva che riposasse e lei gli aveva dato ascolto, ma la verità era che stava solo aspettando… Aspettava il momento giusto per tornare a combattere per ThunderBluff perché era colpevole ed i colpevoli devono pagare per i loro peccati.

    A volte ripensava a Loch Modan, a quello che era accaduto lì ed alle persone che aveva conosciuto, ma erano ricordi fugaci perché non avrebbe rivisto nessuno di loro e nessuno si sarebbe ricordato di lei, l’Elfa senza nome e senza volto.
    “Siamo io e te, amico mio…” sorrise al Leone Nero che riposava accanto a lei. Si era svegliata presto ed insieme avevano raggiunto uno dei punti più alti della città Tauren, lì si era distesa a guardare le nuvole avvolta nella coperta che il paladino le aveva regalato e nel dormiveglia aveva sognato di volare.
    “Un’aquila dalle ali spezzate può solo sognare di volare…” mormorò con melanconia svegliandosi e preparandosi a scendere.

    Fu allora che notò lo strano Tauren ed i suoi sensi animali scattarono rapidi per rendersi utile. Ascoltò in silenzio il racconto del giovane e si ricordò di quello che era accaduto a Thaidan, rimasto intrappolato nella sua forma animale ed incapace di tornare in forma umana. I Druidi stavano impazzendo, non poteva permetterlo, non ora che la guerra sarebbe giunta.
    Cairne Bloodhoof aveva lo sguardo ansioso di un capo messo di fronte ad un grande pericolo, una minaccia che rischiava di distruggere un equilibrio conquistato con fatica. Quando il vecchio Tauren si rivolse a lei, nascosta tra le ombre, fece un passo avanti senza dire una parola; parlare non serviva, tutti sapevano che sarebbe stata pronta a morire per ThunderBluff.
    “Indicatemi la via e partirò immediatamente…” furono le uniche cose che disse…

    #6341
     Harlan Malkavian 
    Partecipante

    Jared girava inquieto per le strade della sua terra natale anche se per lui casa era, e forse sarà sempre, Gnomeregan il luogo dove era cresciuto, dove aveva imparato tutto da quel vecchio pazzo e dove era nata la ‘sua’ Jehenna, quanti ragazzi ha dovuto picchiare per difendere l’onore della sorellina.
    Ancora si chiedeva perché era sopravvissuto a quel massacro, non poteva essere per abilità, erano caduti soldati ben più esperti, e quindi cosa? fortuna? la protezione degli dei?

    *E’ tutto così sbagliato, avremmo dovuto combattere dei mostri selvaggi.. ma quello” non aveva niente da fare e la noia portava la sua mente a rimugginare sulle cose più oscure *devo trovarmi qualcosa da costruire, mi devo distrarre* prima combattere davvero spesso si distraeva allenandosi ma ora non era propio dell’umore giusto per rivivivere ancor di più quella follia, e non che al momento avesse bisogno di addestramento fisico e con quel caldo provarci sarebbe stato un mezzo suicidio.

    Forse avrebbe potuto costruire di utile “con questo sole forse qualcosa per purificare con più efficienza l’acqua. Mi servono specchi, ingranaggi, damigiane di vetro, una grossa vasca, un telo impermiabile e tubi.. meglio di un sistema con fuoco*

    Quasi non si accorse quando giunse presso il tempio e ci mise qualche secondo per percepire le vocì. *Oh Titani* un elfa della notte, una vera elfa della notte! sorrise come uno scemo, non aveva mai visto dei capelli blu od un elfa, una ragazza più incantevole di quella.
    Poi si fermo su quel pensierò “ragazza? probabilmente ha visto migliaia di estati” ma di certo era stupenda, una dea, e non aveva mai visto la pelle di qualcuno risplendere un quel modo.

    Jared si chiede perché il loro sovrano ed il giovane Anduin avessero delle reazioni così diverse, e si chiese di cosa era tanto compiaciuto il Re. Quando l’elfa venne attaccata cerco di muoversi tra la folla per vedere che tipo di bestia l’avesse aggredita, forse era presente a Vashj’ir, come avrebbe una mente razionale attaccare una simile visione di perfezione? *devo vedere questa bestia da temere e distruggere*.

    #6343
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si era seduto per cercare di meditare e quietare quello strano nervosismo che lo perseguitava e che ora sembrava anche influenzare i suoi poteri, ma evidentemente la giornata aveva deciso di fare il possibile per rovinargli l’umore. Prima una stupida mosca continuava a posarsi sul suo naso, poi aveva dovuto spostarsi per via di un nugolo di moscerini e ora si era fatto tardi ed era troppo, troppo caldo per meditare. Gahain vagò alla ricerca di un posto in cui tirasse un po’ d’aria e dove l’ombra rimanesse abbastanza a lungo. Stava finalmente riuscendo a concentrarsi quando sentì la voce di Urok: stava per dirgli di lasciarlo in pace quando fece mente locale, e sussultò, guardandosi in giro incredulo. Si alzò in piedi e lo guardò una seconda volta, grattandosi la cresta blu sopra la testa, facendo fatica a credere ai propri occhi. Dopo una iniziale riluttanza, decise di avvicinarsi, dopotutto era una felice distrazione rispetto a come gli era andata la giornata fino a quel momento. Esaminò attentamente i due, si guardò intorno per accertarsi che fossero soli, e poi ascoltò le parole dello shamano.

    “Mi… Mi fa piacere rivederti, Urok, ma considerando il rischio che stai correndo dubito che sia solo per sapere come sto…” e qui fece una lunga pausa scrutandoli “sai che sarebbe mio dovere consegnarvi alle guardie, quindi andiamo dritto al punto: sono pronto a non farlo, ma devi darmi una buona, anzi, un’ottima ragione, d’accordo?” chiese alzando le sopracciglia. Aveva parlato con tono calmo e con un sorriso conciliante, ma al tempo stesso la sua voce era rimasta ferma, a indicare che se non avesse ricevuto una spiegazione valida avrebbe chiamato le guardie e li avrebbe sbattuti in galera senza pensarci due volte. Ebbe però l’impressione che le sue parole suonassero troppo dure, dopotutto era piuttosto curioso di sapere cosa demone ci facevano lì. Decise quindi di addolcire la pillola presentandosi all’orchessa “A proposito” proseguì “mi chiamo Gahain Firebrand, discepolo di Caedfaen, con chi ho il piacere?” chiese tendendo amichevolmente la mano all’orchessa. A prima vista sembrava la figlia di Urok, però un po’ Urok non sembrava così vecchio, un po’ la somiglianza non era eccessiva, quindi decise di non rischiare una figuraccia e attese che fosse lei a presentarsi.

    #6353
     Mordoth 
    Partecipante

    Doveva ammettere che questa volta il suo raptor aveva avuto buon fiuto. La discussione a cui aveva assistito sembrava quasi un battibecco tra padre e figlia: non una gran storia, ma forse poteva ricavarci più di qualche spicciolo per un lama nuova di zecca da aggiungere alla sua collezione.
    Jok’Nay squadrò bene la maga, un bell’esemplare da accoppiamento. Ma non le vedeva lame di nessun tipo addosso, cos’avrebbe mai potuto avere in comune con una così?
    Bah, la sua zucca vagava sempre per i cavoli suoi nei momenti meno adatti. Quando Zatanja, così l’aveva chiamata il Grande Capo, gli passo davanti gli sembrò che percepisse la sua presenza, nonostante fosse occultato. Forse con i pensieri di poco prima aveva emanato il tipico odore dell’accoppiamento, o semplicemente ne aveva mollata una senza accorgersene… però non si ricordava di aver mangiato pesante quel giorno…
    Ehi! Se ne stava andando!
    Jok’Nay la seguì nascosto tra le ombre. Dopo qualche passo lontano dagli occhi delle guardie della capanna di Vol’Jin le era ad un braccio di distanza, se fosse stato a lavoro sarebbe stato oro facile… ad un tratto però si sentì tirare per il mantello e capitombolò all’indietro ritrovandosi il muso del suo raptor di sotto in sù che se la rideva con la lingua fuori e lo sguardo ebete.
    Si rialzò tra lo seccato e il divertito schioccando le labbra per l’occasione persa e mollando alla bestia un amorevole buffetto di rimprovero. Ma si era scordato della maga e quando si girò se la trovò girata verso di loro a guardarli.
    Il suo occultamente ormai era andato a farsi benedire dagli spiriti. Gli attimi di imbarazzo sembravano interminabili e la successiva risata scema era del tutto scontata e fuori luogo.
    Si ricompose e si schiarì la voce, gli erano tornato in mente l’oro per la sua nuova lama. Si avvicinò alla troll con la mano avanti per tranquillizzarla. A tiro d’orecchio si mise un dito sulle labbra, guardo a destra e a sinistra per evitare orecchie indiscrete nei dintorni.
    “Mi…” prese a dire sottovoce, “mi è sembrato di capire che hai un problema. Forse…” e si strofinò le dita a universale segno di denaro, “possiamo trovare un’intesa, eh?”

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 9 mesi fa da  Mordoth.
    #6355
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Cairne si rilassò di nuovo quando la Cacciatrice dette il suo consenso a partire, al contrario dell’altro Tauren che sembrava piuttosto incerto e faceva spaziare lo sguado da lei al Warchief.
    “E’ affidabile?” domandò con una certa esitazione, probabilmente perché non voleva offendere il capo e amico.
    Cairne annuì.
    “Le affiderei la salvezza di Thunderbluff.”

    Dovette essere sufficiente, perché il Tauren si alzò. Doveva essere ferito, l’Elfa del Sangue aveva già notato un incertezza nel suo incedere, ma le si avvicinò e batté un pugno sul petto possente.
    “Hai la fiducia di Awaihilo, per questo hai anche la mia. Sono Hamuul della tribù dei Runetotem e sarò la tua guida verso il Monte Hyjal.”
    La Cacciatrice aveva sentito parlare dei Runetotem, erano una tribù da sempre in contrasto con quella dei Bloodhoof. Vivevano a Thousand Needles, prima che venisse sommersa dalle acque e non avevano mai mostrato affetto verso Mulgore. Lui doveva essere un’eccezione, ma se Cairne si fidava, lei non aveva motivo di dubitare.
    “Partiremo col favore di Mu’sha. Avrete tempo per prepararvi.

    Cairne le sorrise, con quel suo volto caldo e paterno.
    “Intende che partirete con la luna alta nel cielo. Cacciatrice, Thunderbluff è già in debito con te ed ora lo sarà di nuovo. Chiedimi ciò che vuoi, armi, armature, terre, e sarà tuo. E’ il minimo che possa fare dopo ciò che hai fatto per la mia gente.”
    Cairne era un tauren buono, era diventato Warchief non solo per la sua forza, ma anche per il suo giudizio e la sua comprensione.

    – GAHAIN –
    Quando Gahain accennò a chiamare le guardie, la giovane Orchessa serrò la mano attorno all’impugnatura della spada che teneva appesa alla cintura, snudando i denti. Era selvatica, come chi è abituato a vivere tanto a lungo all’aria aperta.
    Anche in quello assomigliava a Urok, quella luce selvaggia negli occhi, quell’impetuosità… dovevano essere prenti, Gahain non aveva dubbi a riguardo.
    Lo Shamano però mise una mano sulla spalla della giovane Orchessa, e questa si calmò, anche se i suoi occhi continuavano a fiammeggiare.

    “Sarebbe stato bello poter parlare solo del tempo. Ma il periodo in cui viviamo non ce lo consente, hai ragione. Non sarei qui, se il motivo non fosse importante.”
    I suoi occhi saettarono in giro come se avesse sentisse un rumore. Si vedeva che era all’erta.
    “E’ capitato anche a te di perdere il contatto con gli elementi?”
    Non ebbe bisogno di una sua risposta per capire che il Draenei aveva sperimentato ciò di cui parlava.

    “C’è un motivo per cui questo è successo, Gahain. Qualcosa si sta muovendo al monte dell’Albero del Mondo, dove risiedono gli Antichi.”
    Thaidan gli aveva raccontato di questa storia, qualche volta: i quattro antichi – Malorne, Aviana, Goldrinn e Tortolla – sorvegliavano l’accesso al santuario dei Guardiani. Il druido era sempre stato molto vago a riguardo, ma da come gliene aveva parlato era chiaro che si trattasse di una cosa terribilmente importante.
    “Noi perdiamo il contatto con gli elementi perché l’equilibrio è stato per qualche motivo alterato. Sono certo che anche ai druidi capitino gli stessi problemi, ma non posso averne una conferma…”
    Il vecchio Orco fece una strana smorfia, come se avesse mangiato qualcosa di terribilmente aspro.
    “Diciamo che… non posso andare a controllare di persona al monte.” spiegò, forse un po’ troppo sbrigativamente. “Per questo ho voluto rischiare tanto. Mi fido di te. Abbiamo combattuto insieme una volta, e so che sei disposto a fare la cosa giusta, quando questa è necessaria.”

    Gli pose entrambe le mani, come in segno di resa, ed i suoi occhi erano calmi come due laghi in una giornata di sole.
    “Consegnami alle gurdie, se vuoi. Non ti sarei utile in alcun altro modo, perché a me l’accesso all’Albero del Mondo è vietato. Il Circolo non parla di minacce, ma qualcuno deve andare a vedere cosa sta accadendo realmente, e potrai contare sull’aiuto di Sumyno. E’ giovane, ma tutt’altro che sprovveduta.”
    Di tutta risposta, l’Orchessa parve accendersi come una furia.
    “Zio, non puoi!! Avevi detto che saremo andati insieme, che era solo una sosta…”
    I suoi occhi ardevano con la stessa intensità del fuoco, ma un’occhiata di Urok fu sufficiente a farla calmare. Strinse i denti e con un palese sforzo strinse la mano di Gahain.
    “Sumyno Hellfang.” disse con voce dura. “Sono la nipote di Urok.”
    L’Orco parve annuire soddisfatto e tornò a guardare il draenei, in attesa.

    – JARED –
    Se era vero che Jared non aveva mai visto un’Elfa della Notte, era altrettanto vero che non aveva nemmeno mai visto una creatura come quella che l’aveva aggredita.
    Era una sorta di orso, ma gigante, molto più grande di qualsiasi orso avesse mai visto. Le sue zanne erano lunghe e robuste, il suo pelo inspido e grosso e le sue zampe talmente grandi da poter schiacciare la testa di un uomo con un solo passo.
    Era proprio con una di quelle zampe che teneva la povera Elfa della Notte bloccata a terra, il muso a pochissimi centimetri da quello di lei.

    Ma non fece in tempo a fare un altro movimento che le guardie lo bloccarono, incatenandolo con alcuni potenti incantesimi e dissolvendo la magia presente nell’aria. Jared non conoceva le arti magiche, ma avvertì nell’aria un formicolio che indicava che della magia era stata utilizzata.
    Nello stesso istante, l’orso perse le sue sembianze bestiali e si rivelò essere un imponente troll dalla pelle azzurra e i capelli verdi. Aveva anche gli occhi rossi, come infuocati, e Jared si rese conto di quanto strano fosse quel dettaglio: mai nessuno dei troll che aveva affrontato aveva gli occhi di quel colore.
    “Vedete??” l’Elfa della Notte si era ritirata in piedi, e si stava sistemando il vestito candido.
    “Vedete di cosa sono capaci questi mostri? Attaccano senza pietà, come dei selvaggi! Il prossimo attacco potrebbe essere rivolto a chiunque di voi!”
    Jared si accorse che aveva un taglio sulla fronte, e il sangue le aveva macchiato i bellissimi capelli, ma lei pareva non curarsene. La luce sembrava splendere più intensa dove si trovava lei, come se la sua sola presenza fosse sufficiente a convogliarla.

    “Alliria Feathersong!” fu una voce diversa a parlare, più bassa e imperiosa. Guardandosi attorno, Jared notò un’altra creatura: era una Draenei. I suoi capelli erano bianchi come la sua pelle, nonostante sembrasse piuttosto giovane. Ma erano i suoi occhi la cosa più inquietante: anch’essi bianchi, erano duri e fermi. Lei era nel Giusto, questo lasciava intuire la sua figura.
    Non aveva nemmeno urlato, ma l’Elfa della Notte sembrava essere rimpicciolita. La luce attorno a lei non era più così brillante, come se fosse impaurita.
    “Alliria Feathersong. Possibile che tu non abbia ancora imparato quale sia il tuo posto?” si avvicinò ad ampi passi, i suoi zoccoli falcavano il terreno senza fatica alcuna.

    Si accostò al Troll e disse qualcosa alle guardie, poche parole che Jared non riuscì a comprendere, e questi portarono via il prigioniero senza fiatare. Poi quegli occhi bianchi e freddi si posarono di nuovo sull’Elfa della Notte.
    “Voglio una spiegazione, e la voglio adesso. Cosa stava succedendo qui?”
    L’Elfa della Notte – Jared intuì che Alliria fosse il suo nome – sembrava essere rimasta senza parole, minuscola di fronte all’altra, e si guardò attorno nella folla come in cerca d’aiuto.

    – JOK’NAY –
    Quando Jok’Nay si era girato, si era accorto che la giovane troll lo stava osservando con occhi perplessi, aveva un sopracciglio alzato e stringeva entrambe le mani sul bastone, come se volesse darlo in testa ad un presunto nemico.
    Guardandolo in faccia invece parve calmarsi.
    Aveva ancora gli occhi lucidi per il recente pianto, ma adesso era più stupita che altro, e lo stava guardando come se lo stesse valutando.

    “Eravate voi quindi.” non era una domanda. “Quanto avete sentito?”
    Sembrava un poco risentita, come se non apprezzasse di essere stata spiata, ma quando lui le mostrò le dita si soffermò ad osservarlo attentamente, soppesandolo.

    Alla fine sospirò.
    “Immagino che un aiuto sia migliore di nessun aiuto. Ciò di cui ho bisogno richiede di spostarsi dalle Isole. Qualcosa sta succedendo al Monte Hyjal, e servono uomini lì, piuttosto che qui.”
    Gli spiegò brevemente, per metterlo debitamente a corrente della situazione in modo che anche lui potesse fare tutte le valutazioni necessarie.
    “A quanto ammonta la vostra tariffa, mastro…?” lui non si era ancora presentato, e lei sembrava troppo educata per non domandare il suo nome.

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 9 mesi fa da  Elan.
    #6390
     Ilmarien 
    Partecipante

    Quando Urok gli disse che la perdita di contatto con gli elementi era dovuta all’Albero del Mondo su quasi sollevato, temeva che fosse un problema delle sue emozioni. Però quando si rese conto delle implicazioni di quello che Urok stava dicendo non poté che rendersi conto di una cosa: l’orco aveva una buona ragione per essere lì. “D’accordo, è una buona ragione, venite, andiamo al coperto dove possiamo parlare tranquillamente” disse Gahain invitandoli a casa sua, dove avrebbero potuto conversare senza pericolo che qualcuno li vedesse. Una volta che furono al coperto, offrì loro acqua e un pasto frugale con quel poco che aveva pronto in casa, poi iniziò con le domande: “Perché non ci puoi andare? Sei uno shamano del circolo della Terra e hai una buona ragione per chiedere accesso, dovrebbero dartelo. I Draenei non erano ancora arrivati su Azeroth, ma Thaidan mi raccontò la storia dei Quattro Anziani e anche di come gli orchi aiutarono gli Elfi della Notte a sconfiggere la Legione. Immagino che esista un’intesa di qualche tipo per cui se ci sono problemi all’Albero del Mondo questi vengono prima di qualsivoglia rivalità tra Orda e Alleanza… o mi sbaglio?” chiese per avere un quadro più completo.

    “Dayonis Aka, Sumyno, benvenuta a Exodar” disse all’orchessa con un cenno di benvenuto. “Inoltre, se la situazione è così grave, dovremo provare a coinvolgere Thaidan e Nathaniel: il secondo so che è qui a Exodar, se non è impegnato con i bambini, il primo non so dove sia ma posso provare a chiedere, ed essendo un druido potrebbe anche aiutarci a fare chiarezza. Infine” fece una pausa soppesando le proprie parole “vista la storia passata di Azeroth direi che un problema all’Albero del Mondo dovrebbe avere una priorità assoluta per tutte le razze intelligenti. Al di là dei nostri vecchi compagni, mi chiedo se non sia il caso di mobilitare qualcuno di più influente, dubito che il nostro profeta Velen si rifiuterebbe di aiutarci, anche solo per verificare la situazione, anche solo con un salvacondotto. Le alte gerarchie dell’Orda come la pensano in proposito?” chiese infine.

    #6391
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Urok annuì, e Gahain ebbe l’impressione che tirasse un sospiro di sollievo, quando vennero invitati al coperto.
    Un sospiro che si trasformò in una smorfia quando gli chiese perché non potesse andare al Monte.

    “E’… complicato.” spiegò esitante. “Alleanza e Orda non centrano niente in questo senso. I druidi, così come gli Shamani del Circolo, sono sempre stati poco interessati a queste questioni. Il bene di Azeroth viene sempre prima di qualsiasi altra cosa per noi.”
    Scosse la testa.
    “Per farla breve, diciamo che ci sono persone che non apprezzerebbero fossi lì. E persone che io apprezzerei non rivedere. E’ meglio per tutti che io non rimetta piede ad Hyjal ancora per molto, moltissimo tempo.”

    Dalla sua espressione era evidente che fosse qualcosa di cui non voleva parlare, ma a sorpresa fu Sumyno a prendere la parola. Non aveva detto niente al suo benvenuto, e sembrava sempre molto allerta.
    “Le alte gerarchie dell’Orda sono impegnate a non farsi spazzare via dalla vostra Alleanza!” disse, non senza un’evidente rabbia. “Le nuove isole che sono spuntate dal nulla hanno fatto impazzire tutti. Thrall non vuole sentire ragioni e sprecare un solo uomo per questa storia!”
    Urok le lanciò un’occhiataccia e l’Orchessa tacque all’istante, stringendo forte le mani come se avesse parlato troppo.

    “Il problema non è percepito come… reale.” spiegò più pacatamente l’Orco. “Un nemico che si può vedere, un avversario che si può sconfiggere… questo attira l’attenzione dei Capi. Tutti sono convinti che i Druidi saranno sufficienti a risolvere questa situazione, ma io no.”
    E scosse la testa quando propose di coinvolgere di nuovo Thaidan.
    “Sta succedendo qualcosa tra i druidi. Se i santuari sono stati violati, quel qualcosa non deve essere piacevole. Non voglio coinvolgerne altri, specie… focosi, com’era il nostro amico. Nathaniel sicuramente potrebbe aiutarvi, ma è meglio che Thaidan resti distante da ciò che sta succedendo.”

    #6392
     Meeme 
    Partecipante

    “Non ho bisogno di nulla, Warchief…” Rispose la Cacciatrice con la voce arrocchita. Lei non possedeva nulla e non desiderava nulla; aveva regalato gli ultimi ricordi, echi di un passato perduto, ed era pronta a tutto.
    Guardò il giovane tauren, aveva bisogno di riposo, ma era imperativo raggiungere il Monte Hyjal il prima possibile.
    “Hamuul della tribù dei Runetotem, io sono la Cacciatrice ed il mio compagno di caccia si chiama Humar the Pridelord.” si presentò a sua volta introducendo anche il suo fedele leone nero.

    “Attraverseremo Moonglade, è la via più sicura.” Avrebbero potuto raggiungere il Monte attraverso Winterspring, quella via era equivalente in distanza, ma il freddo, il vero freddo, desiderava evitarlo. “Possiamo partire subito se sei in grado di riposare a cavallo del tuo kodo, io ed Humar ti proteggeremo durante il viaggio.”
    Fece un cenno di rispetto al Warchief ed uscì dalla tenda per recuperare le sue poche cose.
    Si era riposata a sufficienza, era giunto il tempo di mettersi nuovamente in viaggio, forse per l’ultima volta…

    #6393
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò le parole dei due, cercando anche di capire il rapporto tra i due. “Ho capito, niente druidi. Non sto dicendo che i Capi si mobilitino, e sono sicuro che con quanto è successo hanno le loro grane” spiegò rivolto ad entrambi “sto dicendo che Velen potrebbe darci un salvacondotto, se non altro per evitare che questo problema ora intangibile diventi tangibile, e se ce l’abbiamo evitiamo diverse grane con gli Elfi della Notte. E anche se non dovesse, è meglio che sia informato. Ora, Capi di Orda e Alleanza a parte, su chi possiamo contare da parte dell’Orda? Le due elfe del Sangue sono informate? E Zatanja e Gugnir? Avete pensato anche a coinvolgere gli altri shamani? Sono quelli che si rendono conto del problema: quello che è successo a noi due è sicuramente successo anche a loro, e hanno tutto l’interesse ad aiutarci perché ci può essere il rischio che da un giorno all’altro si ritrovino senza poteri. Se non altro possiamo spargere la notizia, se il problema diventa, come hai detto tu, tangibile almeno saranno pronti ad intervenire. Visto che non verrai al Monte Hijal, vuoi contattare gli altri e spargere la voce tra gli shamani dell’Orda? Io ho il mio maestro Caedfaen, se ne può occupare lui, a meno che non voglia venire con noi, ma se lo conosco gli verrà un attacco violentissimo di pigrizia” disse sorridendo, non senza una certa tenerezza per il suo istruttore ormai in età avanzata.

    “Un’altra cosa: abbiamo un’alternativa? Esiste un modo per ribilanciare gli elementi al di fuori di risolvere il problema con l’Albero del Mondo? E a proposito, e mi rendo conto che posso parlare a sproposito, dopotutto noi Draenei siamo nuovi su Azeroth” disse mettendo le mani avanti “i maghi del Kirin-Tor sono al corrente del problema? Hanno una eventuale soluzione, per quanto draconiana possa essere?” chiese infine.

    Stava facendo molte domande sia perché voleva avere un quadro completo della situazione, sia perché voleva accertarsi che Urok non gli stesse contando delle frottole. Non sembrava il tipo, e l’interesse di entrambi sembrava piuttosto genuino, però era meglio essere sicuri. Ricevute le dovute rispose, disse: “Dunque, direi che Nathaniel e Caedfaen possiamo coinvolgerli direttamente, dopotutto sei uno shamano del Circolo della Terra, e il minimo che possono fare quei due è starti a sentire. Restate qui mentre li vado a chiamare, tanto è meglio comunque che ce ne andiamo di notte, attireremo meno l’attenzione” e si congedò andando a cercare i due.

    #6394
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Cairne annuì alle parole della Caccitrice. Aveva imparato a conoscere il suo modo di comportarsi e di vedere il mondo, e lo accettava e lo rispettava.
    Era Hamuul ad essere più stupito da quel comportamento, ma dopo un cenno da parte del Warchief annuì a sua volta.
    “Conoscete bene il percorso, Cacciatrice. Da Moonglade vi guiderò io, la strada per il Monte è protetta ma conosco un sentiero per accedervi in maniera sicura.”

    Nessuno si era più recato al Monte Hyjal da tanto, forse troppo tempo. Ma le cose stavano cambiando e anche quel luogo che negli anni sempre più era diventato sacro si sarebbe dovuto adattare.

    Si misero in viaggio dopo appena un’ora. Il Tauren Runetotem aveva cercato di protestare a riguardo, preferendo il favore della Luna, ma la Cacciatrice era stata intransigente, e alla fine era stato lui che si era trovato costretto a cedere. Quella situazione aveva quasi un che di assurdo e l’Elfa del Sangue notò un certo stupore quando il suo compgno di viaggio si accorse che anche lei cavalcava un Kodo.
    “E’ da tanto che vivete a Thunderbluff?” domandò, mentre attraversavano le distese di Mulgore.
    Humar trotterellava al suo fianco, annusando l’aria della terra in cui era nato.
    Sarebbero passati per le Barrens quindi Ashenvale, Felwood ed infine Moonglade.
    Hamuul sembrava affaticato, dovevano essere giorni che si trovava in viaggio. Aveva preso in prestito un Kodo dalle stalle comuni, perché normalmente preferiva altri metodi per viaggiare.

    – GAHAIN –
    Sumyno fissò il Draenei strabuzzando gli occhi, come se la valanga di domande l’avesse investita, e stesse cercando di seguire il filo logico dei suoi pensieri senza perdersi.
    “Ma fate sempre così tante domande?” domandò l’orchessa stupita, e Urok rise. La sua risata era calda come il Draenei la ricordava, forse ancora più calda per la presenza della nipote. Le volev bene, era evidente, ed avev fiducia in lei anche se era evidente che dovesse imparare ancora molte cose.
    “Non c’è bisogno di un salvacondotto per accedere ad Hyjal. I tempi in cui il Monte era sigillato sono passati. I druidi non apprezzano chi si impiccia nei loro affari, ma accetteranno il vostro aiuto. Una volta arrivati ad Hyjal, dovrete cercare Choluna. Sumyno la conosce, è una tauren druida del clan dei Dawnstrider. Vi accoglierà e vi permetterà di trovare un rifugio sicuro.”

    Lo shamano fece mente locale sulle altre domande che gli aveva posto Gahain, ma fu Sumyno a prendere la parola, questa volta molto decisa.
    “Voi arcanisti siete delle persone strane. Non vi piace ammettere i problemi, specie quando le cose vi sfuggono dalle mani senza che lo capiate. Coinvolgere troppi shamani sarebbe controproducente, così come coinvolgere i maghi.” storse il naso in una smorfia buffa.
    “Il Kirin Tor non è particolarmente… pacato. Affronterebbero il problema cercando di cancellarlo, o di girarlo a loro favore. Loro sono quelli che non dovrebbero mai avvicinarsi all’Albero del Mondo.”
    Era stata molto dura, era evidente che non apprezzasse particolarmente i maghi, e questa volta Urok le diede ragione.
    “Ti ricordi quale sarebbe stata la loro soluzione, l’ultima volta… e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che l’Albero del Mondo venga cancellato dall’esistenza.”

    Gahain conosceva piuttosto bene la sua storia.
    “La Guerra degli Antichi”, così veniva chiamata. La Regina Azshara aveva attinto al Pozzo dell’Eternità fino a farlo collassare ma, prima che venisse spaccato del tutto, un folle Illidan aveva prelevato un campione dalle sue acque, per poi riversarlo in un piccolo lago, nella speranza di ricrearlo. Era dovuto intervenire Cenarius in persona per evitare questa follia, piantando un piccolo seme da cui poi era nato Nordrassil.

    Mentre la mente dello shamano tornava su questi ricordi, Urok scosse la testa.
    “Ho saputo che Zatanja né è informata, ma non ha riferito la cosa agli altri maghi. Con tutti gli altri ho perso i contatti dopo che ci siamo separati.”
    Dal tono di voce era evidente che non fosse particolarmente entusiasta della cosa.
    Entrambi aspettarono pazientemente che Gahain tornasse coi due compagni. Nathaniel non fece storie a seguirlo, mentre Caedfaen si lamentò di essere stato interroto nel suo riposino pomeridiano, ma alla fine accettò anche lui di seguirlo.
    Entrambi rimasero piuttosto sorpresi di vedere due orchi, ma si salutarono senza accennare a minacce da nessuna delle due parti.

    “Dunque, sono stato disturbato dal mio riposino e pretendo una scusa ufficiale!” Caedfaen era un Draenei vecchio, anche se non quanto Velen. Ma gli anni non erano stati clementi con lui, e la sua pelle un tempo blu accesa stava diventando sempre più pallida e piena di rughe. Fece un inchino un poco sgraziato verso Sumyno.
    “Certo la presenza di questa bella signorina depone parecchio a tuo favore, Gahain!”
    L’Orchessa strabuzzò di nuovo gli occhi, sconvolta, ma l’atteggiamento allegro dello shamano riuscì a strappare un sorriso persino a Nathaniel. Tuttavia anche il paladino sembrava curioso di conoscere i dettagli di quella strana convocazione.

    #6427
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice tornò alla sua tenda, doveva recuperare le poche cose per il viaggio e infilarle in uno zaino improvvisato che aveva costruito con varie pelli di animali. La sua armatura anche aveva rattoppato un’infinità di volte in modo che fosse in condizioni ottimali per un viaggio e curava con la stessa attenzione anche le sue armi. Si mise l’arco da caccia intorno al corpo, il pugnale infilato nei supporti dello schiniere e la faretra dietro le spalle.
    Prese la coperta che il paladino le aveva dato, ormai aveva perso il suo odore alieno, e se la strinse addosso prima di riporla per il viaggio.

    Le era capitato a volte di pensare a lui, avvolta in quella coperta dall’odore esotico, chiedendosi dove fosse e se ancora tentasse di salvare chi non poteva essere salvato; sorrideva a quel pensiero e provava melanconia con la consapevolezza che non lo avrebbe rivisto più…

    Dopo un’ora era pronta al viaggio, legò con delle corde la sella al tauren e gli fece passare intorno al corpo una specie di cintura in cuoio in modo da assicurarlo alla sella.
    “In questo modo potrai riposare lungo il viaggio…” Spiegò seria al compagno.

    Lo osservò mentre le faceva quella domanda, ormai in marcia verso le Barrens, erano tutti curioso di sapere qualcosa riguardo alla solitaria Cacciatrice…
    “Abbastanza da guadagnarmi la loro fiducia, hanno guarito la mia anima ed io in cambio morirò per Thunder Bluff.” Rispose secca con la voce arrocchita.

    #6428
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò con attenzione tutto quello che avevano da dire, e in effetti non sembravano contraddirsi e anzi sembravano prendere sul serio la situazione: non volevano coinvolgere i capi ma non avevano problemi a coinvolgere i suoi amici. “Direi che è tutto chiaro” disse alla fine del discorso dei due “e si, facciamo tante domande perché se la situazione è così grave è nostro diritto essere informati, per usare il plurale maiestatis” disse di rimando a Sumyno “nessuno vuole che gli eventi del Draenor si ripetano” precisò, riferito al ‘piano alternativo’ attuato durante la Guerra degli Antichi “sto dicendo che forse non guasta essere preparati al peggio”. Fece una pausa, scrutando i due “Urok, mi pare che tu abbia pensato a tutto, ti chiedo a questo punto se c’è qualcosa che devi dirmi: sai che l’Albero del Mondo è responsabile del problema, chiaramente non hai verificato la cosa di persona eppure eri così ansioso di agire da rischiare di contattarmi qui a Exodar. Cos’è che ti rende così sicuro? Sai chi, o cosa, potrebbe esserci dietro?” chiese studiando le reazioni dell’orco.

    Una volta che Nathaniel e Caedfaen furono arrivati, fece le dovute presentazioni e li fece accomodare tutti al tavolo: Caedfaen era… beh, il solito inappropriato Caedfaen, pensò il Draenei arrossendo a quel commento così poco rispettoso. “In ogni caso” disse Gahain riportando la conversazione a un argomento decisamente più pertinente “Recentemente… i poteri degli shamani stanno funzionando in modo erratico” e lanciò un’occhiata a Caedfaen per cercare una conferma anche da parte sua “e Urok, uno shamano del Circolo della Terra, è convinto che si tratti di un problema con l’Albero del Mondo, e io gli credo, perlomeno abbastanza da verificare le sue parole, per cui partirò con Sumyno per il Monte Hijal non appena si fa notte, lei conosce uno dei druidi e mi faranno accedere, così da poter stabilire la natura del problema. Ora, maestro, volete informare voi Velen? Direi che al momento ha problemi maggiori, ma in ogni caso è meglio che sia al corrente di quello che sta succedendo” disse guardando la tavolata per controllare se qualcuno aveva qualcosa da obiettare.

    “Nathaniel, avremo probabilmente bisogno di alleati, riesci a recuperare qualcuno dei tuoi colleghi, o alcuni dei tuoi amici che potrebbero dare una mano?” fece una pausa “Possibilmente senza troppi arcanisti, evidentemente non siamo apprezzati” disse con un lieve sorriso ironico in direzione di Sumyno. “E parlando di alleati, sei ancora in contatto con quell’Elfa del Sangue con la maschera e il leoncione? Mi pare che tra voi corresse… buon sangue” disse rendendosi conto troppo tardi dell’infelice gioco di parole “Ehm, in ogni caso non credo si rifiuterebbe di aiutarti, e daremmo un sollievo alla nostra orchessa, dato che neanche lei è un’arcanista” aggiunse rivolto nuovamente a Sumyno con un sorriso. Non si era minimamente offeso per il commento dell’orchessa, e in effetti pensando alla storia passata di Azeroth aveva… diciamo molte buone ragioni per pensarla così. Tuttavia era pur sempre ospite in casa sua al momento, e si sentiva in dovere di divertirsi un po’ con quel commento vagamente inappropriato.

    #6429
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il tauren rimase a dir poco senza parole quando la Cacciatrice lo legò sulla sella, cerco di protestare agitandosi a disagio, ma era stanco e alla fine fu costretto ad arrendersi a quel trattamento non richiesto.
    Borbottò qualcosa sulla dignità e i sacchi di patate, e alla fine un rassegnato e molto poco convinto “Grazie.”
    I nodi erano saldi, e lui avrebbe potuto anche dormire senza rischiare di cadere.

    Le Barrens erano cambiate tantissimo in seguito al Cataclisma, lo si percepiva nell’aria stessa.
    L’Elfa del Sangue sentì un odore acre e fastidioso, una puzza di bruciato che non c’era mai stata, come se la terra stessa fosse stata cotta, insieme ad alberi e animali.
    Un’enorme spaccatura aveva diviso quella regione in due: le distese infinite che si estendevano all’esterno di Crossroad ora dimezzate, tanto che in molti stavano iniziando a identificarle come due regioni ben distinte.
    Barrens Settentrionali e Barrens Meridionali.
    Non c’era nemmeno più il modo di passare direttamente da una zona all’altra: un folle che avesse voluto addentrarsi a sud di Kalimdor, ormai, avrebbe dovuto passare per le Paludi, in un sentiero tortuoso e irto di pericoli. In alternativa c’era la possibilità di fare il giro più lungo, passando prima per Desolace e poi per Feralas, ma era una strada che richiedeva giorni di viaggio. Di certo, i Goblin di Gadgetzan erano stati i meno contenti di tutti, da quella situazione.

    Per fortuna, il loro viaggio non risentiva di quella frattura. Mulgore sorgeva a ovest delle Barrens Settentrionali, e il loro viaggio li avrebbe portati ancora più a nord.
    “Nessuno dovrebbe morire per nessuno, città, nazione o ideale che sia.” fu la voce del Tauren ad interrompere i pensieri della Cacciatrice.
    Era stato un po’ brusco, ma in fondo lei sapeva che i Druidi erano i meno favorevoli di tutti a quella guerra continua.
    “Ciò non di meno, è raro vedere un Elfo del Sangue nelle nostre Terre. Credevo che pensaste che… puzzassimo.” di nuovo era stato molto diretto, ma fin troppi erano i Sin’Dorei che non avevano mai fatto segreto di quel loro pensiero.

    – GAHAIN –
    Urok scosse la testa un poco sconfortato.
    “L’Albero del Mondo non è direttamente responsabile del problema… non credo, per lo meno. Se venisse corrotto sarebbe la fine di tutti noi. In ogni caso non ho avuto modo di controllare di persona: ho sentito voci, ho avvertito sensazioni… ma non ho potuto fare un controllo più preciso. Te l’ho detto. Non posso accedere a quel posto.”
    Ogni volta che ne parlava faceva una smorfia. Doveva essere successo qualcosa che lo aveva fatto soffrire, tanto da non volerne nemmeno parlare.
    “L’unica cosa che so per certo è che il santuario di Malorne è stato attaccato. Il resto sono state… supposizioni dettate da collegamenti logici. Per questo c’è bisogno di fare un controllo diretto.”

    Caedfaen sembrava essere quello che aveva preso più alla leggera la situazione, ma da uno scintillio nei suoi occhi capì che anche lui doveva aver percepito qualcosa.
    “Insomma, mi avete svegliato dal mio pisolino soltanto per andare a fare il postino e riferire un messaggio a quel pelandrone di Velen?! Non c’è più rispetto, dico io!! Ai miei tempi erano i giovani che ci portavano i messaggi, e dicevano anche grazie!”
    Continuò a borbottare per un po’, quindi si sedette per terra tranquillo.
    “Creda a me, Signorina. Non c’è da fidarsi di questi maleducati! Si deve trovare un bel Draenei pacato, tranquillo e senza troppi grilli per la testa, questo dico io!!” si era rivolto di nuovo a Sumyno, che sembrava a dir poco sconcertata da quel comportamento.
    “Ma… io…” esitò, non sapendo bene cosa dire, e si guardò attorno in cerca di aiuto. Tuttavia nemmeno Urok sembrava essere dalla sua parte: l’orco aveva un sorriso divertito sulle labbra, e stava scuotendo la testa. L’orchessa allora si fece coraggio e incrociò le braccia.
    “Sono un Orchessa, Signore. Non sceglierei un Draenei da avere accanto a me.” disse con voce dura, senza far troppo caso a dimostrare poco tatto.
    Caedfaen la guardò un poco più attentamente, quindi alzò le spalle.
    “Via! Orchi, Draenei, il concetto è quello! Se foste una di quegli estremisti, non penso sareste qui!” le fece l’occhiolino, quindi si mise buono e tranquillo in disparte.

    Nathaniel scosse la testa. Era divertito da quello scambio di battute, ma la sua mentre era concentrata su ciò che aveva detto Gahain.
    “Non ho più avuto contatti con la Cacciatrice. Immagino che sia tornta alle sue occupazioni e a lottare per la sua gente.” fece un sorriso un poco triste. “E, in realtà, dubito fortemente accetterebbe di aiutarmi. Verrò io con te, amico mio. Non saremo un esercito noi tre, ma di sicuro ci muoveremo molto più in fretta.”
    Sumyno aveva fatto una smorfia alle ultime parole di Gahain e aveva incrociato le braccia.
    “Ho solo detto la verità, non ce l’ho con gli arcanisti. Lo vedo con mio zio! Prima di ammettere che qualcosa non va, questa deve sbattergli sul naso!”
    Era lei ad essere sulla difensiva, adesso.

    #6430
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del sangue sorrise al grazie bofonchiato dal giovane tauren, non voleva che crollasse per la stanchezza ed in questo modo avrebbero guadagnato ore preziose. La situazione sembrava grave, il Warchief aveva il volto preoccupato, troppo preoccupato e lei non poteva fermarsi.

    Hamuul era diretto e questo era apprezzabile anche se la Cacciatrice non condivideva affatto le sue parole.
    “Disprezzo la guerra, ma morire per un’idea non mi sembra sbagliato. Triste, questo sì, ma non sbagliato.” Rispose senza voltarsi verso il druido. Quelli come lui amavano la vita, combattevano per essa, lei lottava perché non sapeva fare altro. Amava quelle terre, quegli odori e quei colori; amava il Mulgore come aveva amato Silvermoon.
    “I Sindorei provano disgusto per voi, così come provano disgusto per le altre razze. Io non sono più una di loro. Ed anche quando ero una di loro non provavo orrore di fronte a voi stranieri.”
    Era stata una paria e lo sarebbe sempre stata.

    “La puzza non mi infastidisce, sono la Cacciatrice, vivo in mezzo agli animali ed alla natura… E poi puzzano anche i Sindorei, solo il loro odore è coperto da profumi, profumi che puzzano per chi non è abituato al loro odore.” Risposte velenosa perché tutto era relativo, almeno ai suoi occhi.
    “Se proprio non hai voglia di riposare, e dovresti date le tue condizioni, parlami del problema che ha colpito i druidi. Qualsiasi informazione potrà essere utili una volta arrivati.
    Concluse con la solita poca diplomazia.

    #6431
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Ah, il santuario è stato attaccato quindi, buono a sapersi, è un buon punto di partenza” disse rivolto più che altro a Sumyno “allora partiamo da lì e controlliamo i vari santuari, poi vediamo cosa scopriamo”. Certo che Caedfaen riusciva a dargli sui nervi come pochi, quando ci si metteva: “No, ti ho disturbato perché volevo dirti che i tuoi poteri sono quelli di sempre e che non sei così vecchio come vuoi far credere. E come al solito mi metti le parole in bocca, ti ho chiesto, ho fatto una domanda, non dato un ordine, se avessi dato un ordine avrei detto: ‘vai da Velen e informalo’ ma non l’ho detto, invece ho detto: ‘Maestro, volete informare voi Velen?’ E nel mentre i ‘giovani’ si faranno tutto il viaggio fino al Monte Hyjal…” disse. Aveva parlato con tono di scherzoso rimbrotto, voleva bene a quel vecchio e a dirla tutta avrebbe voluto averlo a fianco durante il viaggio, ma se lui non si era offerto non glielo avrebbe chiesto, dopotutto non lo avrebbe mai messo coscientemente in pericolo. Si rivolse invece a Nathaniel: “Nathaniel, se vuoi venire sei il benvenuto, non te l’ho chiesto per via dei bambini, davvero non hai problemi a lasciare Exodar?” chiese pacatamente. “Tranquilla, stavo scherzando” disse Gahain a Sumyno vedendola contrariata sia dalle proprie parole che da quelle di Caedfaen “e da quello che ho imparato della storia di Azeroth hai ottime ragioni per pensarla così. E dopotutto io cosa ne posso sapere, sono un arcanista e un Draenei, la combinazione peggiore!” disse giusto per ridersi un po’ dietro.

    #6432
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il Tauren si fece una grossa risata. La sua voce era calda, proprio come quella di Cairne, e la sua risata piacevole e allegra.
    “Siete diretta e non avete peli sulla lingua vedo!!” esclamò, sempre continuando a ridere di gusto.
    “Ora capisco perché Cairne si fida di voi.”

    Sembrava che quei discorsi lo avessero messo di buonumore, e rimase in silenzio per un po’, godendosi tranquillamente il viaggio. Era evidente che non fosse particolarmente abituato a viaggiare via Kodo, ma si stava godendo quella quiete.
    Ma si rianimò quando lei chiese dei druidi, e i suoi occhi si accesero di preoccupazione.

    “Sembrano completamente impazziti.” spiegò diretto. “Non tutti. Questa follia sembra colpire completamente a caso: prima si chiudono in un periodo di silenzio, come prima di cadere nel Sogno di Smeraldo. Ma anziché assopirsi, i loro occhi diventano rossi come il fuoco e da quel momento è un attimo. In pochi giorni, perdono completamente qualsiasi lucidità, mantengono solo la loro forma animale e uccidono tutto quello che vedono. Poi…”
    Esitò, sembrava che la cosa lo disturbasse particolarmente.
    “Poi semplicemente si consumano. Sembra che il fuoco gli cresca all’interno e li consumi lentamente, fino a ridurli a niente più che un mucchietto di cenere.”

    – GAHAIN –
    Caedfaen si girò fingendosi stizzito, per poi fare il verso a Gahain, guardando Sumyno.
    Sapeva che l’allievo l’avrebbe visto, e il giovane Draenei in realtà sapeva che l’aveva fatto completamente apposta.
    In realtà stava cercando di far sciogliere l’orchessa, che probabilmente doveva sentirsi un po’ a disagio circondata così tanto da esponenti dell’Alleanza.
    Continuò a bofonchiare di mancanze di rispetto e di giovani scansafatiche, ma stava ascoltando tutto molto attentamente, senza perdersi una sola parola.

    Nathaniel invece scosse la testa.
    “I piccoli sanno che non posso stare sempre con loro, e non avranno problemi. Quando tornerò poi faremo un bel viaggio insieme.” sorrise con fare addolcito. Era un genitore particolare, stava crescendo quei Draenei sì con dolcezza, ma senza asfissiarli. In quei due mesi i suoi viaggi non erano di certo mancati, e loro sapevano che sarebbe sempre tornato.

    Sumyno invece sbuffò di nuovo. Sperava forse di trovare supporto in Urok, ma l’orco sembrava molto più interessato a quegli scambi di battute e scherzi.
    “Che dite di smetterla con tutte queste scenette e metterci in viaggio?!” sembrava ansiosa di partire. “I druidi potrebbero peggiorare da un momento all’altro, gli altri Santuari potrebbero venire attaccati…”
    Urok sorrise.
    “Il tuo sangue ribolle come quello di Grom. Ma per quanto sia… divertente, guardarvi, temo che Sumyno abbia ragione. Ogni secondo potrebbe essere prezioso.”

    #6433
     Meeme 
    Partecipante

    Ascoltò le parole del druido e rimase in silenzio per molti minuti ragionando sul quella situazione. Ricordava Thaidan, bloccato nella sua forma animale, ma l’elfo della notte non era impazzito, almeno non durante la missione.
    “Qualcuno ha provato ad analizzare il loro sangue per escludere malattie, avvelenamento o infezione?” Provò a chiedere. Lei non era pratica di magia, ma era in grado di riconoscere cause naturali di problemi.
    “Impazziscono come preda della rabbia degli Orchi?” Continuò cercando di isolare il problema.

    “L’ideale sarebbe sedarli in modo che non possano nuocere a nessuno, se le cause sono magiche servirà un incantatore in grado di spezzare eventuali maledizioni. Se siamo fortunati si tratta di qualche malattia ed in questo caso bisognerà sintetizzare un antidoto o un vaccino.”
    Guardò Humar che guidava quella marcia e tornò in silenzio.
    “Servirà raccogliere dei campioni, è già stato fatto?” sussurrò con la voce roca continuando a ragionare.
    Le nuove scoperte potevano essere la causa di quella strana follia?

    L’unica cosa certa era la guerra.
    Uno scorpione resta sempre uno scorpione… Pensò mesta. Non ci sarebbe stata tregua per quelle come lei, era destinata a combattere fino al suo ultimo sospiro, ma in fondo sapeva di meritarsi la fine. Uno scorpione non può cambiare la sua natura aggressiva così come lei non poteva cambiare le sue colpe.
    Morire per delle idee, ma di morte lenta…

    #6465
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain fece un cenno col capo a Caedfaen ad indicargli che aveva capito e approvava: “D’accordo Nathaniel, come sempre il tuo aiuto è benvenuto, in tre saremo certamente più sicuri” disse a Nathaniel dandogli una vigorosa stretta di mano. Vedendo l’impazienza dei due orchi riportò il discorso sul viaggio: “Direi che è comunque meglio aspettare la sera per partire, ma intanto possiamo metterci avanti, e comprare provviste per il viaggio. Avete mai mangiato le crepes di Rylak? Sono una squisitezza del Draenor, ne andrò a comprare alcune, così le provate, e prenderò anche dei biscotti di cioccolata, che durante il viaggio verranno comodi. Per il resto preferite pesce o carne? Per il viaggio stesso, avete un mezzo di trasporto? Altrimenti dovremo noleggiare una barca per raggiungere Darkshore…” concluse mentre prendeva lo zaino e si apprestava ad uscire.

    #6471
     Harlan Malkavian 
    Partecipante

    Jared quasi non riusciva a credere ai suoi occhi, anche se sapeva benissimo di quanto quello fosse possibile nel loro mondo, aveva sentito storie sui druidi e le loro trasformazioni, certo molte erano vaghe e non si aspettava di certo di vedere qualcosa di simile nella capitale.

    Non che si aspettasse di vedere un troll o della magia quel guorno, o una Draenei, anche lei aveva fascino, indipendentemente dalle gambe e da quello sguardo inquietante… certo l’elfa aveva qualcosa di ultraterreno e divino anche ora che sembrava impaurita dalla donna, molto più che dalle zanne quell’orso mostruoso a pochi centimetri dal suo volto *come è possibile? Cosa cela questa draenei per incutere tanto timore?*.

    Quando Alliria guardo nella folla non potè impedirsi di muoversi verso di lei, stupido da parte sua, la magia non era il suo campo, il metallo ed il vapore lo erano. Non che temesse la magia, non in modo illogico, non più di quanto temesse qualunque altra arma potente, ma gli elventi della vita l’avevano portato ad avere certe passioni e non altre.

    Perciò continuo ad avanzare ercando lo sguardo dell’elfa, quasi rise di se stesso ma non si fermò “perché solo ora? cosa è successo per scatenare quello” i mostri non appaiono semplicemente dal nulla, hanno un origine un evento che li crea o li scatena, anche l’orrore di Gnomeregan era qualcosa di antico risvegliato durante la Terza Guerra.

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