Le Stagioni Evanescenti

Questo argomento contiene 293 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 7 anni, 8 mesi fa.

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  • #3038
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAND –
    Il capo ricognitore trovò Zaymar in una tenda isolata. Non era la sua solita, ma era protetta contro ogni forma di magia. Appena entrato, sentì immediatamente il potere degli anelli dei Corvi Rossi venire meno.
    Non ci mise molto a capire il perché di tutte quelle precauzioni. Le quattro gemme delle Stagioni erano poste su un tavolo, una accanto all’altra.

    La Spezza-Incantesimi Elvar era accanto a Zaymar, in manette, ma estremamente tranquilla.
    Riservò ad Aran uno sguardo molto triste quando lo vide e, senza che il Capo Ricognitore dicesse nulla, sussurrò un pacato “Mi dispiace…”

    Zaymar era estremamente concentrato, ma all’ingresso di Aran alzò lo sguardo, ascoltando i suoi avvertimenti.
    “Vi ringrazio per il vostro rapporto, Capo Ricognitore Goodman. Vi assicuro che le gemme verranno maneggiate con estrema cautela.”
    Era già pronto a concentrarsi di nuovo, quando sentì la nuova richiesta di Aran. Sospirò e allontanò le mani dalle gemme, incrociandole dietro la schiena e guardando il Capo Ricognitore con sguardo di ghiaccio.
    “Ricognitore Goodman. Sono addolorato per la vostra perdita, ma la cecchina Anvail non è tra le nostre priorità. Non sappiamo di preciso cosa le sia successo, e lo studio delle sue condizioni potrebbe richiedere giorni, se non addirittura settimane. Per adesso è viva, e sono certo che i nostri guaritori si occuperanno di lei assicurandosi che le sue condizioni rimangano stabili. Ma finché la minaccia del caos non sarà passata non posso fare nulla di più.” concluse con decisione.

    Aran sapeva di non poter insistere ulteriormente, e quando tornò nella tenda in cui era stata deposta Lethyr, il suo umore era a terra.
    L’elfa era stesa su una branda, immobile, la pelle fredda come mai era stata e gli occhi spalancati verso un cielo che non erano più in grado di vedere.
    Solo il suo respiro indicava che c’era ancora vita in quel corpo, ma Aran aveva la sensazione che stesse scivolando via sempre di più.
    Quanto tempo rimase in tenda?
    Ore? Possibile.
    Aveva perso completamente il senso del tempo.
    Si riscosse solamente sentendo il tessuto venire smosso e, girandosi, vide che Tundel era entrato. L’uccellino azzurro sulla sua spalla era pacato e sembrava anch’esso triste, come se avesse compreso la gravità della situazione.
    “Gli altri uomini si chiedevano dove fossi…” disse il druido a voce bassa.

    – GRUBEN e TORGAN –
    Il bambino riprese a contorcersi quando Torgan rimosse il pugnale dalla sua gola, ma era più che altro un tentativo di mettersi comodo che un reale tentativo di fuga.
    “Die… dietro al trono…” biascicò tra i singhiozzi. “C’è una porta… è lì…”
    Tirò ancora su col naso, spaventato.

    I due mezz’orchi allora si diressero dietro al trono, dove la creatura ancora sibilava e sbatteva contro la barriera magica. Quando vide il bambino, sembrò alterarsi ancora di più: l’ombra che avvolgeva il suo corpo si gonfiò, fino a riempire buona parte della barriera, ma quando toccò di nuovo le sue pareti la creatura urlò di dolore, e si sgonfiò nuovamente.
    Il bambino allora scoppiò nuovamente a piangere.
    “Lasciate stare il mio papà!!!” esclamò.
    Gruben provò a sciogliere qualsiasi maledizione potesse avvolgere quel corpo d’ombra, ma ottenne solo nuovi sibili e grugniti: l’ombra e la carne sembravano fuse in qualcosa di molto più profondo di una maledizione.

    Torgan intanto, il bambino saldamente stretto in braccio, aveva trovato la porta di cui aveva parlato: da dietro essa provenivano urla terribili e, istintivamente, si chiese come fosse possibile che non le avessero sentite prima di quel momento.

    – KIRARA –
    Kirara, ancora stordita e sconvolta da quanto aveva appena visto, seguì passivamente Zaymar. Il vicecomandante aveva ricevuto nuovi ordini, e tutto il resto del mondo sembrava sparito.
    Andarono prima nelle prigioni, e l’elfo prelevò Elvar, la spezza-incantesimi dell’esercito. Era una fanciulla delicata e dal viso dolce, tanto che la demone-volpe non capiva come mai si trovasse lì. Li seguì senza protestare o lamentarsi e, tutti e tre insieme, si diressero in un’enorme tenda.

    Zaymar eresse al suo interno dei potenti incantesimi, ordinando alla spezza-incantesimi di fare altrettanto, ed in quell’istante Kirara sentì tutta la sua magia venire meno, come se fosse stato tranciato di netto il legame che li univa.
    Fu solo allora che, con estrema cautela, il Vicecomandante posò su un tavolo quattro bellissime gemme.
    Una verde, una gialla, una rossa e una blu.
    Kirara non aveva mai visto nulla di più bello in vita sua, e sapeva che avrebbe potuto rimare ore ad ammirarle.

    Si sentiva quasi in trance, ma quella sensazione venne interrotta dall’arrivo improvviso di un nuovo arrivato.
    Aran, il capo ricognitore, era giunto nella tenda tutto trafelato.
    “Perdonate il disturbo, visto che il Sergente Shadowblade è in ospedale e sono l’unico sano ho ritenuto di dovervi avvertire, le gemme hanno un qualche tipo di protezione magica intorno, direi che il Sergente l’ha temporaneamente scaricata ustionandosi la mano ma non so se si possa riattivare col tempo” disse. Poi tacque per qualche istante, come se fosse indeciso su come proseguire.
    “Un’altra cosa: l’elfa della mia Squadra Lethyr Anvail, che si è rivelata essere l’Ospite della Primavera, è ancora viva, ma è priva di conoscenza da quanto l’essenza della Primavera è stata… intrappolata in quella gemma verde. So che… non è una priorità, ma sarebbe meglio che fosse in grado di combattere data l’imminente battaglia. Se si può fare qualcosa durante il rituale, sarebbe meglio… se è ragionevolmente pratico, si intende”

    Zaymar sembrava esasperato da quell’intrusione, ma rispose con una pacatezza che Kirara non avrebbe mai creduto possibile.
    “Vi ringrazio per il vostro rapporto, Capo Ricognitore Goodman. Vi assicuro che le gemme verranno maneggiate con estrema cautela.”
    Sospirò leggermente scocciato prima di proseguire.
    Sono addolorato per la vostra perdita, ma la cecchina Anvail non è tra le nostre priorità. Non sappiamo di preciso cosa le sia successo, e lo studio delle sue condizioni potrebbe richiedere giorni, se non addirittura settimane. Per adesso è viva, e sono certo che i nostri guaritori si occuperanno di lei assicurandosi che le sue condizioni rimangano stabili. Ma finché la minaccia del caos non sarà passata non posso fare nulla di più.”
    Detto questo, congedò il capo Ricognitore che, rassegnato, non poté far altro che andarsene.

    Tornato il silenzio, Zaymar riprese a focalizzare la sua attenzione sulle gemme e, nuovamente, Kirara ebbe la sensazione di essere assorbita dalla loro bellezza.

    – NARWAIN GALATHIL –
    Zaymar non perse altro tempo e, sentiti gli ordini, si diresse subito ad eseguirli con rapidità e precisione.
    La situazione era tornata sotto controllo, ora che l’illusione era sparita gli uomini stavano ritrovando la consueta calma e Narwain poté recarsi alla tenda infermeria per sentire il rapporto del suo sergente.

    Nonostante la ferita, Skoll non aveva perso il suo consueto spirito e stava ridendo e scherzando come niente fosse.
    Solo Narwain riuscì a notare una strana ombra triste nei suoi occhi. Ma, quando la vide, le sorrise come niente fosse.
    “Lady Galathil. Come ho detto la missione è stata un successo!” esclamò.
    Il curatore sembrava esasperato, e gli intimò per l’ennesima volta di stare fermo perché potesse medicarlo, ma il nano sembrava non ascoltarlo nemmeno. Era quasi un miracolo che fossero riusciti a fasciargli la mano e, rassegnato, il guaritore alzò lo sguardo verso la paladina, allontanandosi.

    “Il percorso nel sottosuolo è stato incredibilmente tranquillo.” stava dicendo il nano, come se non avesse nemmeno fatto caso al gesto del guaritore. “Letteralmente, non c’era nemmeno un drow, da nessuna parte! Abbiamo passato quello che sembrava una sorta di tempietto al Caos. Let…” esitò, e l’ombra scura tornò ad offuscare i suoi occhi. “L’Ospite della Primavera ha offerto il suo sangue per farci passare, e non sembrava ci fosse nulla di strano fino a quel momento.”
    Prese un respiro, avendo parlato tutto d’un fiato.
    “La consigliera Lilith ci ha quindi condotti nel luogo in cui si trovavano le gemme. Sembrava essere in grado di sentirle. Era una struttura veramente immensa, ma le gemme erano protette da una barriera rovente e non siamo stati in grado di recuperarle a distanza. E’ stato in quel momento che la terra ha iniziato a tremare, e siamo stati raggiunti dalla regina drow in persona.”
    Si grattò la barba con la mano sana, come se stesse riflettendo.
    “Ha scagliato un incantesimo contro la consigliera, sembrava che la conoscesse, o la odiasse per qualche motivo. Quindi ci ha intimato di consegnarle l’Ospite della Primavera, e al nostro rifiuto l’ha attaccata direttamente, creando l’ultima gemma. A quel punto Aran l’ha recuperata, mentre io ho preso le altre tre, superando la barriera rovente. La consigliera Lilith è riuscita a riportarci qui sani e salvi, ma non ho potuto vedere in che condizioni fosse la Regina Drow quando ce ne siamo andati.”

    Si grattò di nuovo la barba, e alla fine fece un bel sorriso raggiante.
    “Dovrebbe essere tutto!” esclamò. Quindi, come un’illuminazione improvviso, frugò nell’armatura, tirandone fuori poco dopo un piccolo libro che Narwain riconobbe immediatamente.
    “Ve l’ho riportato, come vi avevo promesso.”

    #3040
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina si sedette accanto al sergente e fece un cenno di comprensione al guaritore. ” Avete rischiato di perdere la mano, sergente Shadowblade. Lasciate lavorare i guaritori senza intralciarli con il vostro ottimismo. Loro sanno cosa è meglio per voi.” disse per aiutare il poveretto incaricato di curarlo.

    Ascoltò il resoconto sulla missione con interesse e comunicò le ultime disposizioni dell’esercito. ” Le parti si sono invertite, sergente, questa volta siete voi il ferito.” accennò un piccolo sorriso e poi tornò seria. ” Mi informerò con i guaritori sulle vostre condizioni domani prima dell’alba, potrete tornare nella vostra tenda stanotte, ma per quanto riguarda la battaglia di domani sarò io a decidere se e dove combatterete.”
    Non poteva certo farlo combattere in prima linea con una mano ferita gravemente.

    Guardò il libro di poesie che lui le stava porgendo e scosse il viso. ” Tenetelo voi. Non lo voglio indietro.” sussurrò senza aggiungere altro…

    #3060
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle pietre. Sentiva che trasudavano un enorme potere e che le sorti della guerra, forse persino le loro stesse vite, potevano dipendere da quei quattro oggetti.

    Si sentiva persa senza poter contare sulla sua magia, e non capiva perchè creare un campo senza magia all’interno del loro stesso accampamento potesse aiutarli quando lei non si era mai sentita così debole e inerme. Una sensazione orribile.

    ” Sappiamo già come funzionano…che cosa sono?” chiese a Zaymar. Nonostante il campo antimagia le pietre non sembravano aver rinsentito minimamente dei suoi effetti, o almeno così sembrava a giudicare dall’intenso bagliore e dal fascino che sprigionavano sui presenti. O magari solo su di lei?

    #3073
     Ilmarien 
    Partecipante

    Quando entrò e vide Elvar in manette non disse nulla, e restò sovrappensiero quando lei gli rivolse la parola. Non si ricordava bene chi fosse, anche se l’aveva vista in giro nella Legione, quindi si limitò a rivolgerle un cenno del capo in segno di ringraziamento. Le parole di Zaymar furono piuttosto dure per Aran ma d’altra parte non si poteva certo dargli torto. Dopo aver riflettuto su ciò che quel discorso implicava, Aran rispose: “Vi ringrazio, sono cosciente che non si tratti di una priorità, volevo solo farlo presente nel caso si possa fare qualcosa… attraverso le gemme? Insomma, ci siamo capiti” concluse in modo confuso e facendo un frettoloso saluto militare mentre usciva.

    Quando Tundel entrò nella tenda si scosse da quell’apparente torpore in cui era entrato, incapace di pensare ad altro che a Lethyr. “Si, hai ragione, ho… Quanto tempo è passato?” chiese rendendosi conto del cambiamento nella luce diurna. Prese una bacinella d’acqua e si sciacquò abbondantemente la faccia, si diede un minimo di contegno, diede un bacio sulla fronte a Lethyr e uscì. Dopotutto dovevano combattere una battaglia, e doveva essere presente anche per il bene dei suoi uomini. Raggiunse gli altri e si informò se c’erano stati nuovi ordini, e, in caso avesse un po’ di tempo, cercò di prendersi un paio d’ore di sonno, per recuperare un minimo di energia.

    #3074
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Torgan lasciò andare il bambino verso la porta che aveva indicato loro e avvicinandosi si rese conto che quelle urla terribili, che ora sentiva così bene, prima gli erano totalmente sfuggite…era forse possibile?

    “Apri la porta” disse al piccolo lord, standogli dietro e tenendo ancora il coltello in mano e poi si rivolse a Gruben:
    “Non abbiamo la minima idea di cosa ci possa essere dentro quella stanza, potrebbe andarci bene ma se ci fosse un’altra creatura come quella intrappolata diventerebbe tutto più difficile…hai qualche idea per darci un minimo di protezione?

    Era rimasto turbato da quella specie di trasfigurazione che l’ex-padre del bimbo aveva appena compiuto ed era per quello che aveva deciso di far aprire la porta al bambino: se ci fosse stata un’altra creatura simile, il lord avrebbe fatto da scudo quel tanto che bastava per dar loro il tempo di fare una contromossa.

    #3075
     Mordoth 
    Partecipante

    Gruben rimase interdetto da quella creatura, era convinto che l’incantesimo avrebbe avuto un qualche tipo di effetto e invece… cos’avevano fatto quegli scellerati?!?
    Per il momento non voleva far altro, doveva capirne di più… e non era detto che avrebbe potuto fare qualcosa.

    Si mise quindi dietro a Torgan e al bambino.
    Il suo compagno mandava avanti il piccolo Lord ad aprire la porta, precauzione?
    *Cos’hai sentito vecchia ciabatta?* Si chiese. Ma la richiesta successiva chiarì ogni dubbio, Torgan doveva aver percepito qualcosa. “Prega… eheh…” ironizzò per allentare un poco la tensione.
    Intanto però si preparò ad erigere un’altra barriera magica in caso un’altra di quelle creature si fosse celata dietro quella porta. Con un’occhiata al lupo gli fece capire di affiancarsi al bambino, nel caso fosse stato in pericolo anche lui.

    #3081
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    Zaymar non gli aveva detto altro. Sembrava teso e nervoso, come se stesse cercando di mantere la calma in una situazione molto più grave di quanto sembrasse all’apparenza.
    Tuttavia non gli aveva negato del tutto la speranza, ed Aran poteva ancora sperare che si potesse fare qualcosa per l’elfa, durante la battaglia o a guerra conclusa.
    D’altronde era viva… un modo lo avrebbe trovato!

    “Diverse ore, ormai è notte.” spiegò Tundel. Il suo volto era triste e i suoi occhi comprensivi, e quando Aran fece per uscire lo trattenne per una spalla.
    “Aran, domani si svolgerà una grande battaglia. La Lady Comandante ha detto a tutti noi di riposare e rilassarci, perché domani affronteremo i drow, speriamo per l’ultima volta.”
    Gli fece un accenno di sorriso.
    “I Corvi Rossi e i Manus Sanguine sono insieme ora, stanno legando bene. Abbiamo perso anche la consigliera Lilith, ma gli uomini non dimenticheranno presto il suo sacrificio. E nemmeno il suo.”
    Guardò Lethyr, e l’uccellino sulla sua spalla fece un piccolo pigolio triste.
    “C’è… c’è qualcosa che posso fare?”

    – GRUBEN e TORGAN –
    Il bambino aprì la porta.
    Aveva smesso di piangere, anche se continuava a singhiozzare sommessamente, ma la paura dei due mezz’orchi doveva essere evidentemente superiore al suo desiderio di fuga.
    Niente li attaccò, ma appena la porta fu aperta le urla si fecero più forti.

    Entrarono dunque nella stanza, talmente buia che ci misero un poco ad abituare lo sguardo. Il piccolo Lord sembrava tranquillo, anche se le urla erano ormai atroci, e dopo pochi minuti anche i due poterono vedere da cosa provenivano.
    C’era una ragazza stesa sul lettino.
    Era molto giovane a giudicare dai lineamenti del volto, ma la sua espressione era contratta in un dolore talmente atroce da incutere quasi terrore.
    La parte superiore del suo corpo era normale, quella di una ragazza di forse quattordici o quindici anni. Ma dal ventre in giù era identica alla creatura che Gruben aveva imprigionato nella sala del trono.
    Urlò di nuovo, e il piccolo Lord la guardò.
    “E’ diventata così da poco.” spiegò, quasi ipnotizzato. “Prima erano solo i piedi, poi ha iniziato ad essere sempre di più…”
    Li guardò. Sembrava aver perso tutta la sua spavalderia.
    “Potete aiutarla?”

    – KIRARA –
    “Queste gemme racchiudono il potere delle Stagioni.” spiegò Zaymar, nuovamente concentrato ad osservare quei quattro gioielli così splendenti. Passò una mano sopra di essi, senza però toccarli direttamente.
    “Non so quale sia il loro potere effettivo, ma Elvar ha insegnato alla Comandante un rituale per risvegliarlo, e distruggere così la minaccia del Caos.” dicendo quelle parole, Zaymar guardò Elvar, che annuì.

    “Non c’è altro modo.” spiegò la ragazza. “Solo così le stagioni possono liberare il loro vero potere. Imprigionate nel loro corpo mortale erano deboli e limitate, inutili nello scontro che stiamo per affrontare.”
    L’elfo scosse la testa, seccato.
    “Perché non ce ne avete parlato prima? Si sarebbero potuti evitare tanti morti!”
    E questa volta Elvar scosse la testa.
    “Avreste cercato altri modi. L’umanità è così, cerca sempre altre soluzioni, anche quando dove non ce ne sono altre.”
    “Stronz*te!” Zaymar era scocciatissimo, e voltò le spalle all’elfa come se non la volesse più ascoltare.
    Sembrava che quella situazione l’avesse innervosito tanto da non guardare nemmeno più Kirara, nonostante i momenti che avevano appena condiviso.

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll fece una smorfia che risultò estremamente buffa. “Non ho quasi perso una mano! Si è solo bruciacchiata un pochino, poteva andare molto peggio!!”
    La sua voce era allegra e spensierata come sempre, ma c’era una strana ombra nei suoi occhi.
    Non aveva tuttavia mai smesso di gesticolare, e il curatore sembrava rassegnato.
    “Io ci rinuncio.” dichiarò dopo un po’. “Tornerò più tardi.”
    Era chiaro che non avrebbe rinunciato per davvero, ma avrebbe approfittato di momenti più tranquilli.
    Uscì dunque dalla tenda, lasciando i due da soli, e Skoll rimase un poco in silenzio lasciando che la Comandante parlasse.

    “Se le parti si fossero invertite davvero ora voi dovreste baciarmi!” esclamò in risposta con una piccola risata.
    Non sembrava turbato dalle sue condizioni fisiche, ma quando lei disse di non volere di nuovo il libro la guardò stupito, stringendolo con la mano sana.
    “Non vi abbandonerò domani sul campo di battaglia, Lady Galathil.” disse. “Vedrete che le mie condizioni saranno adatte per combattere.”
    Le sorrise, un sorriso caldo e serio.
    “Ma questo è un oggetto prezioso per voi. Perché volete farmene dono?”

    #3083
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina scosse il viso sconsolata quando il guaritore uscì dalla tenda lasciandoli soli. “Vi ho già detto una volta che non dovete fingere, sergente Shadowblade. Non con me…” esordì l’elfa guardandolo negli occhi. Si era accorta che un’ombra gli ottenebrava il viso e stava nascondendo qualcosa dietro la maschera di buon’umore. “Non costringetemi ad ordinare ai guaritori di legarvi pur di medicare quella ferita!” tuonò seria cercando di farlo ragionare.

    Non si aspettava quella battuta sul bacio che lui le aveva dato in infermeria e si irrigidì al ricordo. “Sapete bene che non succederà. Non sono pazza come voi.” rispose piuttosto nervosa. “E sarò io a decidere se combatterete. Obbedirete ai miei ordini e resterete nelle retrovie se non sarete in condizioni di affrontare una battaglia.” Ribadì con voce gelida. Era scampato alla morte in quella missione e combattere con una mano sola sarebbe stato pericoloso. “Vostra sorella ama la poesia? Quando tornerete a casa avrete qualcosa da leggerle.” rispose accennando un piccolo sorriso. “Sono lieta che siate sopravvissuto, sergente Shadowblade. Mi sarebbero mancate le nostre conversazioni nonostante i vostri modi di fare.” E le sarebbe mancato lui, ma non lo disse perché l’idea la innervosiva. “Vado a richiamare il guaritore, comportatevi bene con lui e poi potrete tornare alla vostra tenda e riposare. Godetevi quest’ultima notte, sergente Shadowblade, sarà un’alba insanguinata…” concluse con voce greve. Avevano tutti bisogno di riposo prima della battaglia contro la Regina dei drow.

    #3086
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll fece una scrollata di spalle.
    “Ma non sto fingendo!” esclamò con un sorriso. “Mi hanno già medicato la mano, è inutile che ci passino ancora ore e ore e ore e ore a spalmarla di unguenti strani e puzzolenti! Non avete idea dell’odore nauseabondo che mi sono ritrovato addosso!!” esclamò facendo una grossa calda risata.

    Quindi la guardò con un sorriso dolce, e scosse la testa.
    “Era solo una battuta, Lady Galathil. So che non lo fareste.” le spiegò tranquillamente, anche se era apparsa una punta di tristezza nella sua voce.
    “Comunque vi prometto che farò il bravo nano educato, riposerò e domani sarò in prima linea solo e unicamente se me lo permetterete voi!”

    Il modo in cui passava da un argomento serio ad una risata era sempre impressionante, ma al tempo stesso era un comportamento che evitava silenzi imbarazzanti e carichi di disagio. Anche nei momenti peggiori, una sua risata riusciva a scaldare l’ambiente e a contagiare chi gli stava attorno.
    Tuttavia, quando la paladina fece per uscire, si alzò e le bloccò un polso con la mano sana.
    “Lady Galathil…” questa volta la sua voce era estremamente seria.
    “Prima di partire per questa missione mi avevate chiesto se vi foste immaginata i miei sentimenti per voi.” la stava guardando negli occhi, lo stesso guardo dolce e bello di quando l’aveva baciata nella tenda.
    “Non vi ho mai risposto, ma vi rispondo ora.” sorrise. “Non ve li siete immaginati. E il mio bacio per voi non era altro che quello che dovrebbe essere sempre un bacio, una dimostrazione di quei sentimenti.”

    Sorrise di nuovo, lasciandole il polso.
    “Non vi ho mai risposto perché sapevo che qualsiasi cosa avessi detto voi mi avreste rifiutato. Ma…” scosse le spalle. “Con la battaglia di domani potrebbe non avere più importanza. Volevo solo che sapeste la verità.”

    #3087
     Meeme 
    Partecipante

    L’elfa lo lasciò parlare senza interromperlo e senza staccare lo sguardo da quello di lui. Era sincero e quella sincerità le causava imbarazzo e nervosismo. “Avrei preferito si trattasse solo di uno scherzo o di un sentimento passeggero.” ammise con un sospiro. “Siete rimasto il solito pazzo suicida, ma almeno questa non è una battaglia in cui rischiate la vita, sergente Shadowblade.” Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo e le faceva piacere che fosse lui a farlo. “Sapevate che per me è inimmaginabile un legame tra razze diverse e per questo ammiro il vostro coraggio nell’essere sincero.” Doveva risultare così fredda ed un po’ le dispiaceva perché non voleva, non con lui almeno.

    “Riposate, sergente Shadowblade…” concluse con un sorriso più dolce del solito. Richiamò il guaritore e poi tornò nella sua tenda per ultimare i preparativi della battaglia. Pulì e controllò le sue armi e la sua armatura riponendole poi al loro posto, sigillò delle lettere per sua sorella e la propria famiglia con la clausola di aprirle alla sua morte l’indomani e poi recuperò le poesie del sergente rileggendole un’ultima volta e ponendole al sicuro con il segnalibro a rosa. Ormai era notte fonda, l’esercito riposava sognando la vittoria di domani e lei era ancora sveglia con una bottiglia di vino in mano. Aveva già bevuto un paio di bicchieri, ma ne sarebbero serviti molti di più per quello che aveva in mente.

    Indossò il mantello per non farsi riconoscere ed in silenzio entrò nella tenda del suo sergente con la bottiglia in mano e due bicchieri. Una parte di lei sperava che lui non ci fosse, l’altra il contrario ed era così nervosa mentre lo chiamava che avrebbe volentieri abbandonato quell’idea folle per tornare nella sua tenda ed ignorare l’emozione. “Vi avevo promesso da bere, prima della missione, non ricordate?” si giustificò lei in caso lui si domandasse il motivo di quella visita notturna.

    #3102
     Mordoth 
    Partecipante

    Le urla per un attimo impedirono a Gruben di accorgersi di quel che aveva chiesto il bambino. Anche lui era ipnotizzato, affascinato da quella trasformazione eppure inorridito dalla corruzione che ne scaturiva.
    Gruben cercava di capire il fenomeno che stava dilaniando la ragazza. Inizialmente pensava che la corruzione avesse colpito solo gli adulti, ma quella ragazza era poco più giovane delle guardie con cui aveva avuto a che fare Astrid.
    Ma poi le parole del bambino tornarono a galla…
    “Non lo so…” rispose al ragazzino con il suo stesso tono, “cosa ha fatto iniziare la trasformazione? Ha toccato qualcosa che ha toccato anche tuo padre? O qualcosa del genere?”
    Aspettando risposta, Gruben cercò di capire se qualche magia era in atto sulla ragazza.

    #3103
     Elan 
    Partecipante

    – GRUBEN e TORGAN –
    Il bambino scosse la testa alla domanda del mezz’orco.
    “Non ha toccato niente… il giorno prima era insieme a noi, giocavamo insieme e tutto, e il giorno dopo… puff!”
    Fece un gesto plateale con le mani.

    Le cose che ha toccato lei le hanno toccato anche gli altri bambini… e a loro non è successo nulla!” continuò, tirando su col naso.

    La parte della ragazza, quella trasformata in mostro, era avvolta da un’intensa aura di magia, una magia potente, che Gruben capì essere in grado di trasformare la gente. Doveva per forza essersi attivata sicuramente al raggiungimento di qualche circostanza particolare e il timore era che potesse presto estendersi anche agli altri bambini.

    #3105
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    A Torgan non sembrava vero che quelle urla provenissero da una sola ragazza, il dolore doveva essere veramente insopportabile per portarla a reagire in quel modo e il mezz’orco non aveva la minima idea su che tipo di maledizione o malattia potesse essere.

    “Tuo padre, oltre a dirti che si sarebbe trasformato per proteggervi, ha fatto qualcosa di particolare?”

    Non erano domande facili da porre ad un bambino ma per il momento stavano brancolando totalmente nel buio e il volto perplesso di Gruben ne era la conferma…dovevano andare a tentativi non c’era altra soluzione valida per ora.

    #3106
     Ilmarien 
    Partecipante

    Ascoltò quello che Tundel aveva da dire e poi rispose: “Benissimo, e no, non ho bisogno di nulla, grazie. Magari accertati tu stesso che la tengano sorvegliata, non si sa mai che si riprenda o che abbia bisogno di aiuto. E grazie anche di esserti occupato della squadra, ora vado a letto che dovrei crollare almeno per qualche ora. E che gli Dei siano con noi domani!” aggiunse abbozzando un sorriso. Avrebbe voluto stare di più con Lethyr ma non era pronto a rischiare le vite dei suoi uomini, doveva riposarsi per essere pronto alla battaglia di domani…

    #3107
     Mordoth 
    Partecipante

    Gruben temeva che anche la risposta alla domanda di Torgan potesse essere poco utile, ma tentare non costava nulla.
    C’era un maleficio che agiva su quella ragazza, come temeva, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse e non aveva mai visto niente del genere. Forse le sue sole forze non bastavano…
    “Dobbiamo portarla al campo.” Pensò ad alta voce.
    Bisognava però prendere delle precauzioni, non sapevano se il maleficio era contagioso. Guardò Torgan, solo loro due erano stati vicini a quelle creature. “Dobbiamo portarla al campo.” Ripeté. “Astrid deve precederci e avvisare i curatori di venirci incontro. Portarla al campo senza precauzioni potrebbe essere disastroso.”

    #3110
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara ascoltò le parole dell’elfa senza aggiungere altro. Non le sembrava giusto aver deciso in questo modo per tutti loro, soprattutto perchè avevano tolto ai possessori delle pietre la libertà di fare del loro potere quello che desideravano. In questo modo le sembrava fossero stati usati, presi in giro, come se alla fine tutto quello che avevano fatto, qualunque scelta avessero preso, la soluzione sarebbe stata solo e soltanto quella.

    Guardò Zaymar arrabbiarsi, ma gli sembrò futile arrivati a quel punto. Quando parlò lo fece con misurata freddezza.
    ” Ebbene è arrivato il momento che tanto aspettavate no? Queste persone sono morte, avete le vostre pietre, fate il vostro rituale e il mondo sarà salvo. Perchè coinvolgerci così tanto se poi in ogni caso avete già deciso?”

    #3112
     Elan 
    Partecipante

    – GRUBEN e TORGAN –
    Il bambino ci pensò un po’. Era spaventato da quella ragazza, forse perché temeva che la stessa cosa potesse capitare a lui.
    “Ecco lui… loro… tutti i grandi, insomma… hanno acceso quel grosso fuoco…”
    Scosse la testa. Era evidente che non sapesse molto altro: probabilmente i genitori li avevano tenuti all’oscuro di tutto per proteggerli.

    Richiamarono Astrid nella stanza, e la barbara rimase alquanto scossa dalle condizioni della ragazzina, ma acconsentì a precederli mentre loro la sollevavano di peso per portarla via da lì.
    Il bambino li seguiva sempre restando vicino a loro, e anche gli altri piccoli soldati si misero a seguirli quando videro che avevano con sé la ragazza. Sembravano tutti molto intimoriti, ma erano silenziosi, e l’unico rumore che i due ormai sentivano erano le urla disumane della ragazza.

    Tuttavia, appena misero piede fuori dal piccolo villaggio tutto cambiò.
    La ragazza fece un profondo sospiro, come se improvvisamente le fosse stato tolto un peso di dosso, e si rilassò tra le braccia di Torgan. Nello stesso istante, Gruben notò come l’ombra scura che avvolgeva la parte inferiore del suo corpo si stesse affievolendo.
    Fecero ancora alcuni passi, e più si allontanavano, più l’ombra spariva, fino a dissolversi del tutto.
    Erano tutti sconvolti, tranne la ragazzina che ora rimaneva profondamente addormentata e rilassata.
    Fu in quel momento che vennero raggiunti da un gruppo di soldati: i due mezz’orchi riconobbero subito Usharad e Somfur, che guidavano un gruppo di incantatori e guaritori. Vedendoli, il nano agrottò un sopracciglio perplesso, ma fu l’altro a prendere la parola.
    “Cosa sta succedendo qui?” domandò Usharad. “Fate rapporto immediatamente. Qualcosa di orribile si sta muovendo, non possiamo permetterci altre perdite di tempo.

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll non sembrava essersi risentito per la sua freddezza, e quando Narwain se n’era andata lui le aveva sorriso di nuovo.
    Quella notte l’accampamento era incredibilmente tranquillo. Gli uomini si stavano preparando allo scontro dell’indomani, col riposo, le preghiere o la compagnia degli affetti più cari.
    Per molti di loro quella sarebbe stata sicuramente l’ultima battaglia.

    La tenda del Sergente Shadowblade era scura, silenziosa e disordinata come sempre, ma il nano non l’aveva abbandonata: stava invece riposando, il respiro lento e regolare e, finalmente, la mano medicata a dovere.
    Inizialmente parve non sentirla, troppo profondamente addormentato, e l’elfa stava quasi per desistere dalle sue intenzioni quando il nano si alzò, ancora leggermente stordito e intontito dal sonno.
    “Lady Galathil…?” aveva riconosciuto la sua voce, ma era decisamente troppo rintronato dal sonno per capire cosa stesse succedendo.
    Poi sembrò scuotersi tutto su una volta, scattò in piedi e afferrò una spada con la mano sana.
    “I drow ci attaccano?” domandò, evidentemente pronto al combattimento, prima di accorgersi della bottiglia di vino e sentire le parole della paladina. Indossava solo i pantaloni per dormire, ma era talmente rintronato che non sembrava averci nemmeno fatto caso.
    La guardò perplesso, mettendosi a sedere.
    “No non… ricordavo, ma… non importa! Un po’ di vino non si rifiuta mai!” esclamò sorridendo.

    La invitò a sua volta a sedersi.
    “Posso… volevate…” quella situazione era talmente bizzarra che non sapeva nemmeno cosa dire.
    “Desideravate qualcosa?” domandò infine.

    #3113
     Meeme 
    Partecipante

    La tenda del sergente era fredda, buia e caotica. Entrata lì la prima volta credette fosse stato derubato tanto era il disordine, ma ormai sapeva che era il nano ad essere sciatto. La luce lunare filtrava attraverso gli spiragli e le permetteva di non inciampare in qualche cianfrusaglia sparsa in giro. La paladina aveva lasciato sciolti i capelli neri, non lo faceva mai, indossava una veste elfica azzurra più femminile rispetto al solito e si era tolta l’anello nuziale. Posò bottiglia e bicchieri ed accese un piccolo fuoco per fare delle braci. “La vostra tenda è fredda, sergente Shadowblade.” sussurrò cercando di allontanare il nervosismo. “Lasciate che le braci ed il vino scaldino questo posto.” continuò mentre lasciava scoppiettare il focolare.

    Si sedette accanto a lui e versò da bere ad entrambi ben sapendo che stava solo cercando di guadagnare tempo. “I versi che mi avete regalato erano talmente belli, non riuscivo a credere fossero stati scritti da voi. Era più facile ignorare ogni cosa, compreso quel bacio in infermeria.” ammise sincera. “Dovete avere pazienza con me, sergente Shadowblade. È difficile dimenticare che non siete un elfo e spero che il vino mi aiuti in questo.” sorrise e sorseggiò quella bevanda per calmarsi. “Non amo i giri di parole e nonostante adori la poesia non so essere romantica, non come vorrei.” posò il bicchiere e prese un respiro. “A volte vorrei uccidervi perché siete in grado di fare la cosa sbagliata nel momento sbagliato, ma nessuno mi guarda come fate voi ed ammiro la vostra gentilezza, il vostro coraggio e la bontà d’animo che vi rende unico.” lo guardò con dolcezza.
    “Elyesse vilviluve ar ea’la’araienyeero ramyar hilyatyesse.
    Eltetenyala, ar, nin, utuvienmyes ellemelmais…”
    sussurrò in elfico senza tradurre sapendo che lui non avrebbe capito.
    “Di me diranno due cose, sergente Shadowblade…” confidò seria. “…che mi sono sempre battuta per difendere questo mondo dall’avanzata del male e che sono stata sedotta dalle astuzie di un nano pazzo…” sussurrò accarezzandogli il viso prima di baciarlo.

    #3115
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Era incredibile come la ragazza fosse ritornata al suo colore normale appena usciti dal villaggio e Torgan guardò per l’ennesima volta con perplessità Gruben…se era la città ad essere maledetta perchè nessuno di loro era stato contagiato? “che fuoco hanno creato gli adulti della città?” chiese al bambino, anche se già sapeva che non avrebbe avuto una risposta chiara.

    Mentre tornavano verso l’accampamento Torgan vide un gruppo di persone giungere verso di loro e prima di fare rapporto consegnò la ragazza ad uno dei curatori dell’accampamento.
    “Il villaggio era popolato solo da questi bambini, gli adulti sono stati trasformati in esseri oscuri e maledetti con una specie di incantesimo di cui non abbiamo ancora compreso l’origine…la ragazza che vi ho portato era contaminata in parte ma sembra essere guarita poco dopo aver abbandonato la città” rispose ad Usharad lasciando a Gruben la possibilità di intervenire in maniera più “tecnica” in merito a quello che avevano visto.

    “Cos’è successo all’accampamento durante la nostra assenza?” da come parlava Usharad sembrava fosse successo qualcosa di importante…era forse legato a quell’enorme boato che avevano sentito mentre erano nella sala del trono?

    #3116
     Elan 
    Partecipante

    – Narwain Galathil –
    Narwain notò un certo disagio sul volto di Skoll quando lei accese il fuoco, quasi paura, accentuata dal fatto che si allontanò il più possibile dalle fiamme.
    “Preferisco limitarmi al calore del vino, Lady Galathil…” spiegò, un poco a disagio.

    Ma quando lei si sedette sul letto accanto a lui le sorrise, rimanendo ad ascoltarla senza interromperla.
    “Dite di non essere romantica, ma non è vero… non tutte le frasi romantiche sono fatte di poesie e sdolcinatezze. A volte romantico è anche solo chi riesce ad aprire il proprio cuore con parole semplici…”
    Le sorrise sincero, con quel sorriso che nel tempo lei aveva tanto imparato ad apprezzare.

    Non si aspettava quel bacio, questo era certo, ma lo accolse con sorpresa è calore, attirando a sé l’elfa e stringendola in un abbraccio appassionato.
    Mai Narwain aveva sperimentato un calore così piacevole, e non era il vino, non era il fuoco, era solo il corpo del nano che pareva ardere mentre ricambiava quel bacio.

    Quanto tempo rimasero così?
    Narwain non era più in grado di dirlo. Ma quando si separarono, gli occhi luminosi di lui le sembravano la cosa più bella che avesse mai visto.
    “E voi siete la creatura più romantica che abbia mai conosciuto, Narwain…” sussurrò, chiamandola per nome, prima di baciarla di nuovo.

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