Le Stagioni Evanescenti

Questo argomento contiene 293 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 7 anni, 8 mesi fa.

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  • #3117
     Meeme 
    Partecipante

    “Il calore del focolare non vi farà alcun male, sergente Shadowblade…” mormorò la paladina cercando di aiutarlo a superare quella paura rendendosi conto che il fuoco per lui doveva significare il ricordo del passato. Sarebbe stato sempre un sopravvissuto, ma lei sperò che con gli anni quella colpa lo avrebbe abbandonato…

    Non si aspettava un simile abbraccio durante il bacio e si rese conto di aver bisogno di molto più vino per accettare quel contatto con lui. Era piacevole e strano, ma lei era troppo nervosa e non baciava un uomo da così tanto tempo. Il sergente però la guardava con occhi talmente buoni, una volta separati, che decise di dovergli dare una possibilità prima di rinunciare…

    Gli accarezzò delicatamente il braccio ustionato mentre lui le diceva che era una creatura romantica e si lasciò baciare cercando di fare meglio. I loro respiri si fusero dolcemente e la paladina gli circondò il collo con le braccia per non interrompere quel contatto così bello e passionale. Doveva restare calma e dimenticare ogni cosa. Razionalmente non sarebbe riuscita a scordare la differenza tra razze, ma lo desiderava lo stesso e doveva solo allontanare i pensieri per accettare quella dolcezza con cui lui pronunciava il suo nome. Prese un respiro quando si separarono ed appoggiò il palmo della mano sul cuore di lui per abituarsi al contatto.
    “So che sembro a disagio, ma sono solo nervosa, mai a disagio…” sussurrò con un sorriso perché non voleva che lui lo pensasse. “Ho bisogno di altro vino, Skoll…” ammise scuotendo il viso con dolcezza e chiamandolo per nome.

    #3118
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll sorrise sentendosi chiamare per nome, e le prese la mano che lei gli aveva poggiato sul cuore con entrambe le sue, baciandola dolcemente.
    “Non avete motivo di essere nervosa, Narwain… sono solo una creatura di carne e sangue, come voi.” disse dolcemente.
    Non smetteva di guardarla negli occhi mentre parlava, ed era uno sguardo che sembrava quasi rapire la paladina.
    Ma si vedeva che non voleva metterle fretta o innervosirla, e la lasciò fare, versandole altro vino e alzando il suo bicchiere in un tentativo di proporre un brindisi.
    “Al coraggio di affrontare le paure e i nervosismi!” esclamò, facendo poi una smorfia buffa. “Suonava più carino quando l’ho pensato, ma facciamo finta che vada bene uguale!”

    Rise, quella risata calda che l’elfa aveva tanto imparato ad apprezzare. Ed era proprio questo che l’aveva conquistata di lui, quel suo modo di fare che riusciva a rompere il disagio in qualsiasi situazione.

    Brindarono così in quel modo un po’ assurdo, e quando l’elfa ebbe finito il suo vino Skoll le sorrise, prendendole il volto tra le mani con una dolcezza che sembrava quasi incredibile per lui.
    “Se questo dovesse essere un sogno… non svegliatemi mai, vi prego…” sussurrò soltanto, prima di baciarla ancora una volta.
    I minuti passarono lenti e silenziosi in quel bacio, allungandosi ancora di più forse anche grazie anche allo stordimento del vino.
    Fu solo dopo alcuni istanti che Narwain avvertì le mani del nano sfiorare la sua pelle, insinuandosi tra la sua veste, cercando le sue forme, senza fretta, così che lei potesse abituarsi a quel contatto.

    #3119
     Meeme 
    Partecipante

    Alzò il bicchiere a sua volta e rispose al brindisi con un sorriso.
    “Vedere un mondo in un grano di sabbia…
    ed un universo in un fiore di campo,
    possedere l’infinito sul palmo della mano…
    e l’eternità in un’ora…”

    Recitò a memoria ridendo a sua volta per quel tentativo impacciato di scacciare l’imbarazzo.

    La risata del sergente, la gentilezza dei suoi gesti e quello sguardo innamorato erano il motivo per cui era lì con lui. “Sono fatta di carne e sangue anche io, Skoll… questo non è un sogno.” rispose lei con un piccolo sorriso.
    Quel bacio durò un’eternità e spazzò via le ultime preoccupazioni. Era piacevole la sensazione delle mani di lui sulla sua pelle, lo aiutò allentando la veste e lasciandola poi cadere per terra. Lo accarezzò anche lei, spogliandolo, studiando quel corpo così diverso, sfiorandogli la schiena ed intrecciando le dita tra i suoi capelli biondi mentre si stringeva a lui.

    Non era più nervosa, sentiva le ginocchia molli e scivolò dolcemente sul pavimento della tenda restando abbracciata a lui affinché la seguisse. La paladina non era abituata a certi baci e certe carezze, ma si lasciò guidare dall’istinto assecondando quel brivido che lui le provocava. Niente aveva più importanza, ormai, erano solo loro due in quella tenda ed il mondo fuori.

    #3120
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Non c’era più spazio per le parole tra i due, perché ora erano i loro respiri a parlare per loro, in una lingua senza tempo, nata prima di qualsiasi razza, prima di qualsiasi differenza.

    Il corpo di Skoll era caldo e muscoloso, diverso da quello di qualsiasi elfo Narwain avesse mai visto, ma forse proprio per questo ancora più bello, perfetto nella sua diversità.
    Il nano era scivolato sopra di lei, e persino il suo peso era piacevole, mentre i suoi baci le facevano perdere la testa, strappandole brividi che non aveva mai provato prima, e le sue mani le sfioravano la pelle come fosse stata un fiore delicato e prezioso.
    Skoll non aveva fretta, permettendole di assaporare ogni singolo istante, ogni singola carezza, ed ogni volta che la guardava negli occhi, Narwain si sentiva come se potesse perdersi per sempre in quel momento.

    E quando infine si unirono, fu come se il tempo si fosse fermato.
    Nulla aveva più importanza: non la guerra, non i drow, non le gemme…
    Solo i battiti del loro cuore, che battevano perfettamente all’unisono, mentre il fuoco scoppiettava allegramente, riscaldando quella tenda come mai era accaduto prima.

    #3121
     Meeme 
    Partecipante

    Si persero in baci e carezze, si abbandonarono al sogno rendendolo reale ed unirono corpo ed anima concedendosi l’uno all’altra nell’intimità di quella tenda. Il respiro del sergente era piacevole sulla pelle e lei non provava vergogna per i sospiri e per la passione. Rimase abbracciata a lui in silenzio per molti minuti, gli unici rumori erano quelli dei loro respiri affannosi. Il sudore aveva un buon odore e lei baciò il petto del sergente con dolcezza. Sentiva il cuore del nano battere forte e si ritrovò a sorridere. Era la prima volta che faceva l’amore per amore ed era stato meraviglioso e complice. Skoll aveva più esperienza in certe cose, ma era stato paziente con lei e gentile.

    Lo baciò su una guancia stringendosi a lui per godere ancora un po’ di quel calore.
    “…grazie al cuore umano con il quale viviamo,
    grazie alla sua tenerezza, alla sua gioia, e paura,
    per me il più significativo dei fiori che sboccia può dare
    pensieri che spesso giacciono anche pieni di lacrime.”

    Gli mormorò in un orecchio.
    Non sapeva cosa altro dire, non credeva possibile il trovarsi in una simile situazione, non con il suo sergente soprattutto.

    “Skoll…” lo chiamò per nome in modo affettuoso. “Non volevo morire domani senza aver confessato che provo dei sentimenti per te.” Confidò a discapito della sua freddezza. Sapeva di essere una persona difficile da avvicinare, ma voleva essere sincera. “Non c’è futuro per le emozioni che proviamo, ma ci aggrapperemo al presente e vivremo un’ora dopo l’altra.” Non poteva promettergli nulla se non il ruolo di un amante e lui forse non lo avrebbe accettato. “Ed anche se vorrei, non posso restare a dormire con te.” ammise, doveva tornare nella sua tenda per non provocare sospetti.

    #3122
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL-
    Nel silenzio interrotto solo dai loro sospiri, Skoll la teneva stretta a se con dolcezza. La ascoltò parlare in silenzio, assaporando la sua voce, e dopo alcuni istanti la strinse in un abbraccio, sfiorandole i capelli con un bacio.
    “Non desidero nulla di più degli istanti che il presente vorrà concederci, Narwain.” sussurrò, la voce ridotta ad un filo.

    Sapeva di non poter essere nulla più che un amante segreto, ma avrebbe accettato quel ruolo fintanto che avesse potuto rimanerle accanto.
    Annuì in silenzio quando lei affermò di dover lasciare la sua tenda nella notte, e senza dire nulla le prese il volto tra le mani, limitandosi a guardarla, in silenzio, come se volesse imprimere per sempre nella memoria ogni singolo dettaglio del suo volto.

    “Qualsiasi cosa accada domani, io vi amerò per sempre, Narwain Galathil.” sussurrò dopo diversi istanti, prima di stringerla di nuovo a sé, lasciando che il respiro di lei lo cullasse verso il sonno.

    #3125
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina gli accarezzò la folta barba bionda, era strano baciare qualcuno con la barba, forse non si sarebbe mai abituata, ma non le era dispiaciuto affatto. “Siete sempre troppo buono, sergente Shadowblade…” sussurrò l’elfa tornando al cognome. “Ma è soprattutto per questo che mi sono innamorata di te.” ammise diretta con un’espressione addolcita.

    Skoll le prese il volto tra le mani guardandola così intensamente che lei avvertì il cuore sciogliersi.
    “Ed io credo a questo…” rispose baciandolo con passione. Si separò da lui rivestendosi lentamente, il nano era il primo a vedere il tatuaggio sulla sua schiena: ali da angelo circondavano la frase “Pia Fidelis” con sotto la scritta elfica “Galathilion” che doveva rappresentare la sua casata di nascita. Lei era Narwain Galathil: Cinquantottesima in linea di successione al trono elfico, Comandante della Decima Legione, Paladina di Findeladlara ed Herisilma, ma era anche la donna che lui amava e che aveva stretto tra le braccia quella notte.

    Si avvolse nel mantello per nascondere i lineamenti e lo guardò un’ultima volta. “Elyesse vilviluve ar ea’la’araienyeero ramyar hilyatyesse
    Eltetenyala, ar, nin, utuvienmyes ellemelmais.”
    ripeté in elfico e questa volta tradusse in linguaggio comune per lui.
    “Tu puoi volare ed io non ho le ali per seguirti.
    Ricordati, e, per me, trova il nostro cuore.”
    sussurrò baciandogli il palmo della mano e regalandogli uno sguardo da innamorata prima di allontanarsi.

    #3126
     Elan 
    Partecipante

    – GRUBEN e TORGAN –
    Il bambino alzò le spalle con un’espressione di sincera ignoranza dipinta sul volto.
    “Non lo so… ma non avevo mai visto un fuoco del genere! Era tutto nero!! Non solo il fumo voglio dire, ma anche le fiamme! E si è alzato alto alto alto e non ha più smesso di bruciare!”
    Fece un’espressione da inguaribile mascalzone, come chi ha fatto la più bella marachella del mondo.
    “Io non dovevo sapere… nessuno di noi doveva sapere! Ma sono bravo a nascondermi, e tutti eravamo curiosi di vedere cosa volevano fare i grandi! Così un giorno avremo potuto farlo anche noi! Così mi sono intrufolato e l’ho visto!!”
    Fece un sorrisone.

    Usharad rimase perplesso dalla spiegazione di Torgan, e fece un’espressione talmente cupa che il piccolo Lord si rifugiò dietro al mezz’orco, spaventato.
    Tuttavia, aspettando una spiegazione più dettagliata da Gruben, guardò il cielo con fare preoccupato.
    “Si è aperto uno squarcio nel cielo in seguito a quella specie di terremoto. L’avrete sentito anche voi immagino.” spiegò. “E da quello squarcio è uscito un serpente che ha iniziato a volare sopra l’esercito. Doveva trattarsi di un’illusione, ma abbiamo avuto diversi feriti, e la cosa peggiore è che tutto questo non può che essere un’avvertimento. Lady Galathil ha fatto rubare alla regina drow delle gemme, che contengono l’essenza delle Stagioni…” scosse la testa, come se nemmeno lui ci capisse molto. “Un potere tanto grande in grado di fermare il caos.” cercò di spiegare, senza troppo successo.
    “Domani ci sarà lo scontro finale. Questa guerra in un modo o nell’altro sta per finire.”

    Il bambino sembrava molto incuriosito dai discorsi di Usharad, ma era rimasto in silenzio, intimorito dalla sua figura.

    – KIRARA –
    Elvar scosse la testa tristemente.
    “So che può sembrare orribile. Io non aspettavo questo momento, io non volevo che si arrivasse a questo. Speravo… speravo che la situazione non fosse così grave.”
    Sembrava sinceramente dispiaciuta, come se si sentisse realmente in torto.
    “Ma quando il caos ha iniziato a strappare le anime delle Stagioni, ho capito che non c’era altro da poter fare…”
    Abbassò lo sguardo. Faceva quasi pena, in un certo senso.

    Zaymar però fece un verso seccato.
    “Kirara, l’elfa è stata messa agli arresti, dirà qualsiasi cosa pur di giustificarsi. E’ inutile assecondarla in questa farsa.”
    La demone-volpe lo vide concentrarsi, e all’improvviso un’aura di oscurità avvolse le quattro gemme, spegnendo completamente la luce che emanavano.
    Il chierico sembrava stanco e provato, ma il suo volto era sempre molto duro. Si voltò verso Kirara, gli occhi spenti, e la demone-volpe si chiese se la stesse vedendo realmente.
    “Il rituale si svolgerà domani, così come la battaglia finale. In un modo o nell’altro, questa guerra domani si concluderà. Vi chiedo di raggiungermi qui domani, Kirara. Mi assisterete nel rituale.”
    Kirara sospettava che, in qualche modo, lui stesse cercando di tenerla lontana dal pericolo, ma non poteva esserne certa.
    “Potete ritirarvi ora, se lo desiderate. Domani sarà una giornata impegnativa, dovremo tutti essere riposati.”

    #3140
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara ascoltò tutto in silenzio, aveva già fatto una volta l’errore di credere ad una bugiarda, non voleva ricaderci, sopratutto davanti a Zaymar.
    Fece come indicatole e si recò dai suoi fiori.
    Disse a tutti loro per somme linee dell’importanza del giorno seguente, non obbligò nessuno a restare, ma chiunque se la sentiva poteva restare a combattere o semplicemente a portare un pò di conforto a chi ne aveva bisogno quella notte.
    Poi andò da Tundel lo avvisò della richiesta di Zaymar, anche se supponeva che comunque sarebbe stato avvertito.
    Cercò Andrej, voleva sincerarsi che stesse bene, si era affezionata a lui tutto sommato. Si augurava che almeno lui si sarebbe salvato; una così bella persona doveva sopravvivere a tutto ciò, gli regalò uno dei suoi nastri come portafortuna e mentre glielo annodava sul braccio gli diede un bacio sulla guancia e gli sussurrò un dolce addio. Poi si recò nelle sue stanze a cambiarsi… riposare… una cosa davvero impossibile da fare… forse una passeggiata l’avrebbe aiutata a rilassarsi. Passeggiò a lungo tra le tende nel silenzio tombale, tra le vesti sentì il ciondolo di Riannon e d’istinto lo aprì di nuovo… sovrappensiero ed immersa nei ricordi del passato si ritrovò alla tenda di Zaymar e senza pensarci molto entrò.

    #3141
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Sì, abbiamo sentito il terremoto temevamo che la sala del trono dove eravamo rifugiati ci crollasse addosso in effetti; allora sembra che la resa dei conti sia vicina ormai. A questo punto se non c’è altro vorrei ritirarmi nella mia tenda per rilassarmi un po’…domani sarà una giornata molto pesante.Questi ragazzi è meglio che stiano coi guaritori, saranno affamati e vorranno stare vicino alla ragazza svenuta.”

    Torgan era un po’divertito dal fatto che era bastato uno sguardo cupo di Usharad per far spaventare il lord più di quanto avesse fatto lui puntandogli il coltello alla gola…mentre erano al villaggio aveva veramente la tentazione di prenderli tutti quanti a schiaffoni ma ora stava cominciando a capire che avevano solo bisogno di una figura di riferimento che li proteggesse.

    #3144
     Elan 
    Partecipante

    -ARAN GOODMAN –
    Quella notte fu un vero incubo per Aran. Nei suoi sogni, le immagini che aveva vissuto in quella giornata orribile si ripetevano ancora e ancora, ed era sempre il volto esamine di Lethyr ad apparire di fronte ai suoi occhi.
    Non fu un riposo appagante, e quando infine arrivò il giorno accolse il risveglio come una liberazione.

    C’era tensione nell’aria, la tensione che precede uno scontro importante, e quando incontrò i suoi uomini vide sui loro volti quella paura che tante volte lui stesso aveva affrontato. Quel giorno sarebbe stato Il giorno.
    Tutto si sarebbe concluso, in un modo o nell’altro.
    E, probabilmente, molti di loro non sarebbero stati tanto fortunati da vedere il domani.
    I Corvi Rossi ormai erano rimasti talmente in pochi da causare una stretta al cuore: oltre a lui, solo Vuran e Xeros facevano parte del suo gruppo, e non erano nemmeno coloro che ne avevano fatto parte fin dai suoi esordi.
    Il resto degli uomini che lo guardavano, quella mattina, erano i nuovi Manus Sanguine. Privati di lady Lilith, rimanevano soltanto Tundel e Andrej. Kirara avrebbe assistito il vicecomandante Zaymar, durante quella giornata, per sua specifica richiesta.
    Fu Tundel a prendere la parola per primo, cercando di rinfrancare lo spirito prima dello scontro finale.

    “Sappiamo tutti a cosa stiamo per andare incontro.” disse con la voce gentile. “C’è chi direbbe che siamo nati per questo giorno, per affrontare il male che vuole invadere il mondo… ma secondo me chi dice così sbaglia.”
    Sorrise, scuotendo la testa.
    “Noi non siamo nati per questo giorno. Ma per i giorni che verranno dopo questi. Siamo nati per vivere in un mondo in pace, in un mondo sereno. Siamo nati per vedere la guerra finire, e per veder crescere i nostri figli. Quindi superiamo questo giorno uniti, e avviamoci insieme verso i giorni per cui siamo nati!”

    – GRUBEN –
    I due mezz’orchi vennero congedati, e dopo essersi salutati, entrambi si diressero nelle rispettive tende.
    Gruben era turbato da quanto aveva visto quel pomeriggio nel villaggio, ciò che lo turbava maggiormente era la sensazione di inutilità che aveva provato. Non aveva saputo aiutare quei bambini e, per quanto si lambicasse il cervello, non riusciva a trovare una soluzione. Era davvero solo la città ad essere maledetta? O c’era qualcosa di più dietro?
    Era talmente tormentato da questo pensiero da non riuscire nemmeno a dormire, tanto che, per disperazione, infine decise di alzarsi.
    Uscì dunque dalla propri tenda in piena notte, con un solo obiettivo nella mente.

    Così, in silenzio, raggiunse la tenda in cui era stata messa a riposare la ragazza che avevano trovato. Non c’era nessuno a fare la guardia, e tutti i bambini stavano dormendo serenamente. Anche la ragazza dormiva, ma il suo volto era talmente pallido che Gruben sapeva non avrebbe resistito a lungo.
    Decise dunque di restare con lei. Quanto tempo era che non vegliava qualcuno? Durante quella guerra nulla sembrava aver più avuto un senso!
    E poi accadde.
    Lei era serena, dormiva come avrebbe dovuto fare una qualsiasi ragazzina della sua età… e, all’improvviso, dalle sue labbra uscì un lungo sospiro portando con sé il soffio vitale che la animava.
    Gruben vide la scintilla vitale della ragazza abbandonare il suo corpo, vide il suo spirito levarsi nell’aria, guardarlo… e sorridergli.
    Poi il mezz’orco non vide più nulla, perché cadde addormentato di botto, come se improvvisamente la stanchezza avesse vinto.

    Si risvegliò la mattina dopo, riposato come difficilmente ricordava di essersi sentito e – sicuramente – sentendosi diverso. Sapeva da cosa dipendeva quella diversità: lo spirito della ragazzina ora viveva in lui, ma era silente, tranquillo e – ancora – non gli aveva dato alcuno scopo per cui combattere. Ma Gruben sapeva che non avrebbe tardato e, per ora, non poteva fare altro che raggiungere i suoi compagni.
    I Genio Guastatori e gli Optimi si erano riuniti come molti altri dei gruppi dell’esercito, e Somfur e Usharad guardavano i loro uomini come se stessero valutando attentamente chi stavano portando in quell’ultima, disperata battaglia.
    I suoi compagni, Astrid, Torgan e Seraf, si guardavano a vicenda, la determinazione negli occhi, ma il mezz’orco si accorse subito che mancava qualcosa. O meglio qualcuno.
    Elvar non era con loro.
    “Oggi è il giorno del giudizio, amici miei.” disse Somfur, prendendo la parola e strappando Gruben da quei pensieri. “Il giorno in cui le sorti di questa guerra verranno stabilite.” anche il nano sembrava turbato dall’assenza dell’elfa, e lasciò che fosse Usharad a proseguire.
    “Come avrete notato…” riprese l’uomo, prendendo la parola. “Tra di noi manca qualcuno. L’elfa, Elvar, ha mancato di metterci al corrente di informazioni fondamentali, che avrebbero potuto cambiare le sorti di questa guerra molto tempo fa. Lei era infatti la quinta stagione, l’Ordine, e conosceva il modo per fermare il Caos. Ha preferito però tenerlo per sé, finché non è stato troppo tardi, e per questo è stata prelevata per essere tenuta sotto stretta sorveglianza.”
    Usharad era stato diretto e spietato, ma la sua spiegazione era stata precisa.
    “Elvar non combatterà con noi.” disse Somfur, facendo un lungo sospiro. “Ma la sua presenza e il suo ricordo ci renderanno persone forti e migliori. Siete pronti a combattere questa battaglia, e a vincere?”

    – KIRARA –
    Kirara incontrò Andrej che vagava da solo per il campo, quella notte. Il tiefling aveva uno sguardo triste e perso, ma quando la vide le riservò un sorriso bello e gentile.
    Parlarono a lungo, confidandosi le rispettive paure, sapendo entrambi che quello di domani avrebbe potuto essere il loro ultimo giorno su quella terra.
    “Lethyr e Lilith hanno dato la loro vita perché questa guerra potesse finire. Se sarà necessario non sarò da meno.”
    I pensieri di tutti erano proiettati verso la battaglia che sarebbe occorsa il giorno seguente, non era da stupirsi, e Kirara si trovò spontaneamente a chiedersi se anche lei sarebbe stata altrettanto coraggiosa da dare la propria vita per un bene superiore.
    Si sentiva circondata da eroi, grandiosi campioni del bene… mentre lei… lei si sentiva soltanto una persona comune.

    Quando si separarono, Andrej la abbracciò, e la demone-volpe sentì un addio in quell’abbraccio. Forse non si sarebbero mai più rivisti.
    Fu con uno strano peso nel cuore che si allontanò ma, con suo estremo dispiacere, trovò vuota la tenda di Zaymar. L’elfo non avrebbe dormito quella notte, troppo immerso nel suo dovere per occuparsi d’altro.
    Così anche Kirara si diresse nella sua tenda, e il suo sonno fu agitato e turbato, pieno di eroi che morivano per una causa che lei non riusciva a comprendere.

    La mattina seguente si svegliò all’alba, più stanca di quando era andata a riposare. Sapeva che la resa dei conti era arrivata, ma non si sentiva pronta… forse non avrebbe mai potuto esserlo.
    Fu con una lentezza spropositata che si preparò e, quando uscì, notò la tensione che serpeggiava tra i soldati, l’ansia che li animava.
    Erano tutti eroi, forse, ma erano eroi che condividevano le sue stesse paure.
    Come le era stato richiesto, raggiunse la tenda di Zaymar.
    L’elfo sembrava estremamente provato, segno che aveva trascorso sveglio tutta la notte, ma il suo volto era concentrato e serio. Solo quando la vide arrivare le concesse un sorriso.
    “Il momento è arrivato.” le disse con voce stanca. “Dovremo portare le gemme lontano da qui per compiere il rituale. Sarà più sicuro, e i drow ci metteranno di più a trovarci. Non ho idea di cosa succederà quando tutto sarà compiuto, ma in un modo o nell’altro questa sarà la fine.” prese un profondo sospiro.
    “Se non te la senti, sei ancora in tempo ad andartene…”

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll la guardò uscire dalla tenda, senza dire nulla. Entrambi sapevano che i momenti che avevano trascorso forse sarebbero stati gli unici che il destino gli avrebbe concesso, ma entrambi accettavano quel destino. Non desideravano nulla di più di ciò che la vita avrebbe concesso loro.

    Narwain si incamminò quindi come una ladra nella notte, la mente persa in mille pensieri, il ricordo delle mani calde del nano ancora vive sulla sua pelle.
    Era talmente assorta e talmente persa in quei ricordi che quasi non si rese conto di dove andava. La notte era silenziosa nell’accampamento e tutti i soldati stavano dormendo, preparandosi allo scontro che li avrebbe attesi il giorno seguente.
    La Paladina era talmente certa che nessuno avrebbe potuto vederla in quel momento, che quando andò a sbattere contro qualcosa per poco non cadde a terra per la sorpresa.
    Quel qualcosa, però, a differenza sua, era proprio caduto a terra nell’impatto, e quando si rialzò Narwain riconobbe senza difficoltà Bree.
    “Ma cosa…” la mezz’orca sembrava stupita quanto lei, uno stupore che aumentò a dismisura quando la riconobbe.
    “Lady Galathil!” esclamò, tirandosi in piedi. “Cosa ci fate sveglia a quest’ora? Non dovreste prepararvi per domani?” domandò.

    – TORGAN –
    Usharad concesse ai due mezz’orchi il permesso di ritirarsi nelle loro tende, dichiarando che avrebbe affidato i bambini ai guaritori perché si occupassero di loro. Ringraziò entrambi per ciò che avevano scoperto, e si raccomandò che riposassero per il giorno che sarebbe venuto.
    Il giorno della resa dei conti era arrivato.
    Somfur era rimasto in silenzio tutto il tempo, piuttosto scuro in volto, e Torgan poteva solo immaginare i pensieri che si rincorressero nella sua mente.
    Il giorno seguente tutti loro sarebbero potuti morire, non c’era scampo da quella realtà.

    Con quella consapevolezza addosso, Torgan si ritirò dunque nella sua tenda. Non aveva visto Astrid quella sera, e si rese conto che la cosa lo turbava molto più di quanto non avrebbe mai potuto pensare.
    Si era creato un legame tra loro due, e ciò che lo turbava di più della battaglia che sarebbe arrivata, era l’idea che quel legame potesse spezzarsi per sempre.
    Fu su quei pensieri che alla fine si addormentò, un sonno disturbato e agitato, pieno di incubi di uomini che si trasformavano in mostri e mostri che mangiavano uomini.

    E quando si svegliò, la mattina seguente, si sentiva più stanco di quando era andato a dormire. La sua unica consolazione era che presto, in un modo o nell’altro, tutto sarebbe finito.
    I Genio Guastatori e gli Optimi si erano riuniti come molti altri dei gruppi dell’esercito, e Somfur e Usharad guardavano i loro uomini come se stessero valutando attentamente chi stavano portando in quell’ultima, disperata battaglia.
    I suoi compagni, Astrid, Gruben e Seraf, si guardavano a vicenda, la determinazione negli occhi, ma per il mezz’orco, in quel momento, sembrava esistere soltanto la barbara delle montagne, tanto che quasi non si accorse che mancava qualcosa. O meglio qualcuno.
    Elvar non era con loro.
    “Oggi è il giorno del giudizio, amici miei.” disse Somfur, prendendo la parola e strappando Gruben da quei pensieri. “Il giorno in cui le sorti di questa guerra verranno stabilite.” anche il nano sembrava turbato dall’assenza dell’elfa, e lasciò che fosse Usharad a proseguire.
    “Come avrete notato…” riprese l’uomo, prendendo la parola. “Tra di noi manca qualcuno. L’elfa, Elvar, ha mancato di metterci al corrente di informazioni fondamentali, che avrebbero potuto cambiare le sorti di questa guerra molto tempo fa. Lei era infatti la quinta stagione, l’Ordine, e conosceva il modo per fermare il Caos. Ha preferito però tenerlo per sé, finché non è stato troppo tardi, e per questo è stata prelevata per essere tenuta sotto stretta sorveglianza.”
    Usharad era stato diretto e spietato, ma la sua spiegazione era stata precisa.
    “Elvar non combatterà con noi.” disse Somfur, facendo un lungo sospiro. “Ma la sua presenza e il suo ricordo ci renderanno persone forti e migliori. Siete pronti a combattere questa battaglia, e a vincere?”

    #3145
     Meeme 
    Partecipante

    La notte era placida e niente sembrava presagire la battaglia che si sarebbe combattuta l’indomani. La paladina non desiderava pensare alla morte, ma alla vittoria ed ai momenti che aveva condiviso con il suo sergente.
    Sperava di riuscire a passare inosservata nell’accampamento, ma si scontrò con un’altra figura che come lei sembrava desiderare l’anonimato.
    “Sergente Bree… potrei farvi la stessa domanda. Siete forse sonnambula?” rispose alla domanda con un’altra domanda mentre l’altra si rialzava dalla caduta.

    “Noi elfi non abbiamo bisogno di molto sonno, ci bastano poche ore per un riposo completo.” spiegò massaggiandosi le tempie e cercando di sistemarsi meglio il mantello sulle spalle. Doveva avere un aspetto piuttosto sospetto, ma la mezz’orca si era sempre distinta per la discrezione e sapeva di potersi fidare di lei.
    “Domani ci sarà una battaglia sanguinosa ed ho ritenuto corretto occuparmi di alcuni affari prima. L’accampamento di notte non è il luogo migliore per parlare del perché entrambe ci troviamo lontane dalle nostre tende, non credete?” Sorrise e la invitò nella sua tenda.

    “La discrezione prima di tutto, sergente Bree.” commentò una volta arrivate al sicuro. “Siete preoccupata per domani e per questo non riuscivate a dormire?” le domandò.

    #3255
     Ilmarien 
    Partecipante

    Non una buona nottata, ma almeno si era sdraiato per un po’ e il corpo si era riposato. Seguì meccanicamente la solita routine, facendo i vari esercizi mattutini, si vestì, pulì le sue armi, ricaricò le pistole e fece un breve inventario del suo equipaggiamento. Trovò anche l’ultima granata accecante che Sakir gli aveva fabbricato, e lo ringraziò mentalmente del pensiero. Il fortuito ritrovamento lo risollevò dall’umore così tetro in cui era piombato dal giorno prima e decise di prendere la cosa come un buon presagio, dopotutto in tutti questi anni la cosa più importante era sempre stata di sopravvivere, ed era ciò che doveva fare anche oggi.

    Tundel si era chiaramente preparato il discorsone, cosa che Aran invece non aveva fatto per nulla. Tuttavia sentì che aveva anche lui bisogno di dire qualcosa per cui si alzò e disse: “Beh, si, insomma, cerchiamo di portare a casa la pelle perché qui si risolve tutto! E a questo proposito, abbiamo avuto raramente occasione di lavorare insieme, ma possiamo essere una buona squadra” e diede a Tundel e ad Andrej gli anelli dei Corvi Rossi “lavoriamo insieme, guardiamoci le spalle e facciamo vedere ai drow come combatte la Decima Legione!”. “A proposito” aggiunse ricordandosi dello scontro il giorno prima “la Regina è un’incantatrice, non particolarmente esperta in mischia, se ne abbiamo la possibilità dobbiamo fare il possibile per tenerla occupata e impedirle di lanciare incantesimi” concluse sperando che le sue parole aiutassero i suoi compagni a sopravvivere alla giornata.

    #3259
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Credeva di dormire, credeva di arrivare a poche ore dalla battaglia decisiva fresco e riposato e invece…
    Non gli era mai successo di fare quella tipologia di sogni, aveva avuto incubi continui in merito alla sua vecchia professione e a quelli ormai si era quasi abituato ma scene di quel tipo non pensava di averle mai potute immaginare.

    Forse era stato il pensiero fisso su Astrid a renderlo più vulnerabile: per la prima volta nella sua vita stava stabilendo con una donna un rapporto molto diverso dalla semplice amicizia…un rapporto che non poteva accettare finisse in maniera violenta o brusca “Chissà se anche lei avrà fatto lo stesso pensiero qualche volta”

    Quando raggiunse la tenda degli Optimi per l’adunata, Torgan si mise vicino ad Astrid, e ascoltò con attenzione le parole di Somfur e Usharad e ciò che scoprì su Elvar fu abbastanza sconvolgente “Perchè stare zitta? Perchè non agire in aiuto della Legione? Doveva esserci qualche motivo per cui non si era mai rivelata…o era anche lei l’ennesimo finto alleato?”

    Quando finirono di parlare Torgan rispose come tutti gli altri a quell’incitamento di Somfur, anche se lo disse in maniera meno convinta del solito e poi si rivolse ad Astrid: “Ehi, non ti ho dato neanche la buonanotte ieri sera…hai dormito bene?”

    #3260
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    Il gruppo non sembrava particolarmente entusiasta e – anzi – dalle loro facce trapelava il loro umore come da un libro aperto. Erano tristi, demoralizzati, e probabilmente nessuno di loro credeva che avrebbero visto l’alba del giorno dopo.
    Tundel ed Andrej, tuttavia, avevano accettato con un sorriso gli anelli dei Corvi Rossi, ed anche se ormai era difficile capire di quale gruppo facessero parte, una cosa erano certa.
    Erano uniti.
    Forse non sarebbero sopravvissuti a quella giornata, ma qualsiasi cosa fosse successa l’avrebbero affrontata insieme.

    Rimasero in silenzio per alcuni minuti, come se tutti cercassero le parole adatte ma nessuno riuscisse a trovarle, e alla fine fu Andrej a rompere il silenzio.
    Guardò Aran incuriosito.
    “Hai detto che avete incontrato la regina drow…” iniziò, con voce un po’ esitante. “Parlaci di lei.”
    La proposta accolse diversi assensi.
    “Sei l’unico tra di noi che ha visto come combatte, che ha conosciuto le sue abilità… hai detto che non è in grado di combattere in mischia, ma i suoi incantesimi, li hai visti?” sembrava smanioso di conoscere il più possibile sul nemico
    “Pensi possa avere qualche punto debole, qualche debolezza?”
    Sembrava che il suo cervello stesse lavorando freneticamente, ma fu Xeros ad interromperlo, intromettendosi nel discorso.
    “Cos’è successo al Sergente Shadowblade? L’ho visto in infermeria con la mano gravemente ferita… se dovesse capitare anche a noi sarebbe un grave impedimento per combattere.”

    – NARWAIN GALATHIL –
    Bree fece un piccolo sorriso felice a Narwain, scuotendo però la testa alla sua domanda.
    “Non eesattamente…” rispose enigmatica, seguendo senza problemi la paladina nella sua tenda.
    L’elfa notò quanto lo sguardo della Sergente fosse sereno, quasi felice, come se quella sera fosse successo qualcosa che le avesse dato un motivo in più per combattere.

    Quando furono nella tenda, Bree sorrise di nuovo.
    “No, non ero nervosa per la battaglia. Sono stata nella tenda di Tund…” si interruppe con un leggero colpo di tosse.
    “Volevo dire, del druido Leafspirit.”
    Scosse le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non sembrava imbarazzata e nemmeno a disagio all’idea di parlarne.
    “Non mi ero mai accorta che provasse dell’interesse per me, però…” scosse la testa, facendo una bella risata.
    “Questa guerra mi sta distraendo troppo! Mi auguro davvero finisca in fretta!”
    Rise di nuovo, come se fosse la cosa più naturale della terra.

    “Voi piuttosto?” domandò, questa volta sinceramente preoccupata.
    “E’ accaduto qualcosa di grave che richiedeva la vostra presenza?”

    – TORGAN –
    Astrid gli rivolse un sorriso, molto più teso di quanto Torgan ricordasse di aver mai visto sul suo volto.
    “Insomma…” commentò con un certo disagio. “Oggi si stabilisce tutto… in base a come combatteremo, in base ai nostri sforzi, tutto cambierà, nel bene o nel male. E’ un pensiero… pesante.”
    Scosse le spalle.
    “E’ strano detto da me non è vero? Con tutto quello che ho passato!” rise, un po’ tesa.

    In realtà Torgan non aveva mai saputo quasi nulla del suo passato prima che si unisse alla legione, e lei, d’altro canto, non ne aveva mai parlato, preferendo mantenere un discreto mistero. Quella era la prima volta forse che si sbottonava un poco su se stessa.

    “Ma immagino che sia troppo tardi per tornare indietro! Sai che ridere? La coraggiosa Astrid che scappa come una ragazzina di fronte ai drow! Quella sì che sarebbe una scena epica!” ridacchiò, cercando di sdrammatizzare, prima di lanciargli un’occhiata preoccupata.
    “Nemmeno tu sembri aver dormito molto bene, però…”

    #3262
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina sorrise ascoltando la spiegazione della sergente mezz’orca. “Avete fatto bene a non lasciare certe cose in sospeso. Combatterete domani con una motivazione in più.” disse con la solita freddezza riponendo il mantello. Era la prima volta che la sergente Bree vedeva l’elfa coi capelli sciolti ed una veste più femminile rispetto al solito.

    “Non è successo nulla che richiedesse la mia presenza, state tranquilla. Domani scopriremo se il rituale avrà effetto e se saremo in grado di uccidere la Regina Drow ed esiliare il Caos che le dimora all’interno.” Preparò lo scrittoio ed inserì in una delle buste il suo anello nuziale. “Ero nella tenda del sergente Shadowblade, stavamo appianando alcune… differenze razziali.” commentò tossendo leggermente. Sperò che la sergente Bree avesse compreso senza dover scendere nei particolari, non desiderava mentirle perché si era comportata da buona amica con lei. “Devo scrivere una lettera a mia sorella e voi dovreste tornare dal vostro amante. Domani mattina verrete da me insieme al sergente Shadowblade, il Vicecomandante Voidseeker si occuperà del rituale e ci raggiungerà in seguito.” spiegò perché non riusciva a non pensare al dovere nonostante tutto.

    #3287
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Bree sorrise, osservando la paladina come se stesse valutando la sua reazione, per capire se avesse problemi con quella reazione così tanto multiraziale.
    Sembrava concentrata a valutare l’espressione sul suo viso, ma alle sue parole su Skoll la sua espressione mutò di colpo.

    Narwain si sentì osservare attentamente, era come se Bree stesse cercando di risolvere un rebus, e alla fine strabuzzò gli occhi.
    “Voi… e il sergente…”
    Sembrava sconvolta, ma al tempo stesso felice, e batté le mani entusiasta. Sembrava quasi una ragazzina a cui avessero appena dato la notizia più bella del mondo.
    “Ero sicura che voi due sareste stati bene insieme!! Il Sergente Skoll è una persona così piacevole!”
    Sembrava ancora più raggiante di prima, ma al tempo stesso l’elfa ebbe la sensazione che si stesse contenendo per non metterla ancora più a disagio.

    “Non penso tornerò da Tundel per questa notte, ci rivedremo domani sul campo di battaglia. Voi piuttosto… perché non rimanete col Sergente?” domandò dolcemente. “Credo che dovreste…”

    #3288
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina si massaggiò le tempie alla reazione della mezz’orca. “Sergente Bree, contenete il vostro entusiasmo per favore! Sto ancora cercando di accettare questa cosa e vi assicuro che per me non è stato affatto facile impegnarmi in certe attività ricreative!” Non sapeva come altro definirle e cercava di non mostrarsi imbarazzata per quello che era successo.

    “Nessuno avrebbe dovuto sospettare, ma a quanto pare voi sarete la prima a saperlo e spero anche l’unica. Vi anticipo che non ho intenzione di incontrare la famiglia del sergente Shadowblade o di presentarlo alla mia Casata.” specificò perché sperava che quella relazione passasse inosservata. “Ma su una cosa siamo entrambe d’accordo… il sergente Shadowblade è piacevole ed è stato paziente con me.” Non era un mistero che lei non fosse proprio esperta in certe relazioni. “Vedrò il sergente domani mattina, non voglio che la mia vita privata si confonda con il mio ruolo di comandante.” spiegò seria come sempre.
    “Non risponderò a domande imbarazzanti su certe pratiche fisiche, l’unica cosa che saprete da me è che Skoll mi rende felice.” Specificò chiamandolo per nome.
    “Ed ora potete andare a gongolare nella vostra tenda e riposare.” aggiunse con un sorriso.

    #3304
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Hai ragione, ho passato nottate migliori e tutto a causa delle mie solite preoccupazioni unite al fatto che oggi sarà la battaglia decisiva e che dopo tutto cambierà…ho trovato delle persone importanti qui e l’idea di poterle perdere mi fa star male”

    In effetti del passato di Astrid lui non sapeva molto, a parte che fosse stata cresciuta in una comunità quasi interamente femminile se ben ricordava, ma poi non avevano più avuto occasione di parlarne mentre lei conosceva un po’ di più della sua storia di ex medico…se fossero sopravvissuti avrebbero colmato le loro lacune.

    “Comunque son sicuro che non scapperai, appena vedrai i loro brutti musi neri caricherai a testa bassa come hai sempre fatto e a me toccherà proteggerti da lontano…sempre che non decida di fuggire prima!” concluse cercando di riportare un po’ di buon umore sia in lei che in se stesso.

    #3305
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Hm, no, Skoll… si è ferito la mano…” fece una pausa cercando di ricordare “ah si, si è ferito la mano recuperando le gemme subito prima di fuggire” spiegò Aran rispondendo a Xeros. Poi guardò Andrej e disse: “Direi che è un’esperta di arti arcane, una stregona se non vado errato, e pareva avere una passione per il fuoco, anche la granata accecante che ho usato non sembrava avere un gran effetto su di lei. Altri punti deboli non so, in mischia non valeva un gran ché, le ho tolto una gemma dalla mano senza troppa fatica e il tutto mentre le impedivo di lanciare incantesimi” tacque cercando di pensare se c’era dell’altro. “Ah, ha usato un effetto strano all’inizio dello scontro che ha conciato male Lilith, ma mi ha mezzo accecato, e c’era una scossa di terremoto, quindi non sono riuscito a capire esattamente di cosa si trattasse” aggiunse pensando se c’erano altri particolari degni di interesse.

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