Le Stagioni Evanescenti

Questo argomento contiene 293 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 7 anni, 7 mesi fa.

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  • #3307
     Mordoth 
    Partecipante

    L’ora decisiva era scoccata.
    Si trovava in mezzo ai suoi compagni per ascoltare le parole di rito prima di ogni battaglia, quelle parole necessarie per fare quello che non si avrebbe mai voluto fare.
    La sensazione di riposo ancora fresca, in sintonia con l’animo della bambina che ora riposava in lui. Se non l’avesse vista quella notte quasi non si sarebbe accorto del legame… era sopita, ma come ogni volta sapeva cosa aspettarsi: prima o poi si sarebbe fatta sentire, avrebbe avanzato una richiesta.
    Ma le parole di incitamento non erano quelle che si aspettava…
    Strinse i pugni alterato… dannazione! Bastava guardare dalla parte sbagliata per avere la nomea di traditore! E in una battaglia tanto importante si sprecano uomini per tenere d’occhio un altro elemento che potrebbe rivelarsi fondamentale?
    La sua ombra era stata messa fuori gioco senza considerarne l’importanza, di questo era convinto. I paraocchi di chi comandava rischiavano di mettere in serio pericolo l’esito della battaglia finale… se Elvar avesse voluto remare contro di loro lo avrebbe fatto, di questo era convinto.
    E lui? Non era più considerato un pericolo? Gli era stato tolto il freno così alla leggera?
    Scosse la testa schifato e a denti stretti si sentì pronunciare un no in risposta alla domanda di Somfur, non sapendo quanto forte l’avesse detto. Un no che dentro di lui aveva una, nessuna e centomila voci e una presenza cupa cominciò a risvegliarsi… furente…

    #3308
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara si avvicinò a Zymar con lentezza, non rispose subito ma con la sua mando accarezzò il volto stanco e freddo, seguendone i lineamenti cercò in primis di dare un pò di ristoro a quelle membra provate (Rinvigorire).
    Scrutò in quegli occhi cupi e sorrise di rimando.
    In quel momento tutti i dubbi della notte scomparvero: anche lei nel suo piccolo avrebbe cercato di fare del suo meglio, a costo di rimetterci la vita.
    In fondo, per chi ha sete di giustizia, morire per essa doveva essere ritenuto un onore, non solo gli eroi dovevano farlo, ma spettava ad ogni essere mostrasi pronto a sacrificarsi per essa se si voleva ottenere un mondo migliore.
    Mio signore e dove potrei mai andare? Se non sconfiggiamo questa piaga non ci sarà più nessun posto dove nascondersi, perchè il nostro mondo non esisterà più. E’ mio dovere fare di tutto per impedirlo. lo baciò appassionatamente E poi sarebbe un onore morire accanto al più grande chierico della legione scherzò cercando di sdrammatizzare Non so perchè mi hai voluto al tuo fianco, visto che non ho mai fatto delle grandi figure in tua presenza, ma farò del mio meglio per renderti orgoglioso di me, almeno stavolta ! rise.
    Non voleva mostrasi debole o titubante, l’elfo doveva mantenersi concentrato sul suo ruolo.
    Adesso sapeva cosa fare ed acquistò una lucida forza da questo.

    #3309
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    Xeros sembrava un po’ preoccupato per il discorso delle gemme, ma non fece altre domande, come se si fosse fermato a riflettere.
    Nel complesso, però, sembrava che tutti loro fossero un poco preoccupati da quanto Aran aveva appena raccontato.
    “Sembra una drow… insolita…” rispose Andrej, scuotendo la testa.
    “Non è che lo sembra, lo è.” nemmeno Vuran sembrava molto tranquillo. “I drow temono la luce, questa invece sembra non averne alcun fastidio. Addio vantaggio tattico di combattere in superficie, insomma.” continuò il nano, discretamente seccato.

    “E non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo visto ieri…” continuò Tundel, prendendo di nuovo la parola. Guardò Aran, ricordandosi in quel momento che lui non era stato messo al corrente.
    “Mentre voi eravate in missione nel sottosuolo, noi abbiamo continuato la ricognizione. Abbiamo incontrato alcuni drow che sembravano come persi: camminavano in tondo nella foresta senza una meta precisa.”
    Scosse la testa.
    Siamo riusciti a catturarne uno, e il Vicecomandante Voidseeker l’ha analizzato, giungendo alla conclusione che si tratta di creature a cui è stata strappata l’anima.”
    Su di loro era calato un silenzio carico di tensione a quella spiegazione: un esercito di creature prive di anima poteva essere il nemico peggiore che avessero mai affrontato.

    – GRUBEN e TORGAN –
    Astrid aveva fatto una bella risata, con la sua voce forte e vigorosa che sembrava scaldare gli animi.
    “Ai drow piacerebbe che scappassi! Ma oggi ho intenzione di portarmi a casa qualche bel trofeo, non temere! Se la guerra finirà, la mia tribù potrà vantare tra i migliori souvenir che si possano ricordare!!”
    Rise ancora, e Torgan notò che lo stava guardando diversamente dal solito.
    Gli mormorò un grazie con voce che gli sembrò quasi addolcita, ma prima che potesse dire altro la voce di Gruben spezzò il momento, alzandosi con quel dinniego carico d’astio.

    Astrid ammutolì, e così anche Usharad e Somfur che avevano ripreso a parlare tra di loro.
    fu il nano ad avvicinarglisi. Il suo viso era tetro e leggermente teso, ma non sembrava realmente in collera con lui.
    Era più che altro paura per l’imminente battaglia, Gruben non aveva alcun dubbio della cosa.
    “Perché no, ragazzo?” domandò pazientemente.

    – KIRARA –
    Zaymar guardò a lungo Kirara, e quando lei gli sfiorò il viso le sorrise di rimando. Bastò quel piccolo gesto ad illuminargli il viso, come se delle nuvole si fossero improvvisamente spostate dal sole.
    Le prese entrambe le mani con le sue e ricambiò con passione il suo bacio.

    “Non sono il tuo signore.” disse a bassa voce, tenendola stretta a sé per un istante.
    “Ma in effetti il più grande chierico della Legione potrei esserlo!” scherzò anche lui, e rise.
    Era forse la prima volta che Kirara lo sentiva ridere, ed era un suono piacevole. Non si trattava di una risata dolce, ma aveva in essa un calore che la demone-volpe non credeva di poter trovare in quell’uomo all’apparenza tanto freddo.

    Quindi la allontanò un poco da sé, guardandola talmente intensamente da farla sentire vulnerabile e indifesa.
    “A volte non serve compiere grandi imprese per meritare la stima, il rispetto. Voi, mia Lady, avete combattuto alcune battaglie che molti dei nostri soldati più esperti non sarebbero mai riusciti a vincere. Battaglie coi pregiudizi, coi tradimenti e con la fiducia.”
    La guardò di nuovo, e quegli occhi tanto scuri sembravano poter mettere a nudo la sua anima.
    “Voi invece siete uscita vincitrice da tutte queste battaglie. Per questo vi voglio al mio fianco.”

    – NARWAIN GALATHIL –
    Bree diede due piccoli colpi di tosse per riguadagnare una certa compostezza, e sorrise a Narwain. La sua non era un’espressione ironica o divertita, ma sinceramente contenta.
    “Vi chiedo perdono, Lady Galathil. Ma sono felice che siate felice.” le spiegò per giustificare quell’entusiasmo così esuberante.

    “E non ho intenzione di imbarazzarvi con domande inopportune o insistere per chissà che cosa. Ritengo che ognuno debba essere libero di prendere le decisioni che preferisce senza che nessuno debba insistere per convincerlo.”
    Sorrise di nuovo, comprensiva.
    “Sarà il nostro segreto tra donne!!” esclamò quindi.
    La sergente era probabilmente molto più giovane di lei, Narwain si rese conto di non essersi mai interrogata sulla sua età, ma riusciva a comprendere nei suoi atteggiamenti una serietà ed un entusiasmo che, a volte, risultavano contagiosi persino per lei.

    “Domani avremo entrambe un motivo in più per combattere e vincere. Vi auguro buon riposo, Lady Galathil.” concluse la mezz’orca congedandosi e uscendo dalla tenda.
    Narwain rimase dunque sola, nel silenzio e nel buio della notte, con ancora poche ore di fronte a sé per sistemare le ultime cose.
    Comunque fosse andata la battaglia che la attendeva, quella era stata una notte per cui era valsa la pena aver vissuto.

    #3315
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina elfa sorrise osservando le buffe smorfie della sergente Bree e scosse il viso arrendendosi al suo entusiasmo. “Sarà il nostro segreto, anche se temo non resterà un segreto ancora per molto. Il Sergente Shadowblade è un chiacchierone e dovrò prepararmi al peggio se sopravvivremo a questa battaglia!” ammise facendo spallucce. “Spero solo abbia il buon senso di non raccontare a tutto l’accampamento di noi due…” sospirò sconsolata.

    “Combatterò per vincere, sergente Bree, sono nata per combattere proprio come voi, ma l’affetto che mi lega al sergente Shadowblade sarà un incentivo in più così come lo sarà per voi la presenza del druido Leafspirit.” ammise con dolcezza.

    Salutò la mezz’orca e si sedette alla scrivania. Scrisse una nuova lettera a sua sorella e la mise nella busta dove aveva inserito l’anello nuziale.
    Aggiunse una nota dove le spiegò che avrebbe dovuto aprire quella lettera in caso di morte perché conteneva alcune disposizioni su una persona a lei cara. Scrisse del sergente Shadowblade in quella lettera, spiegandole che era importante per lei e che Serie avrebbe dovuto occuparsi di lui e della sua famiglia.

    Avrebbe voluto che sua sorella fosse al suo fianco per raccontarle tutto, ma non c’era tempo per questo. Sigillò la missiva, la consegnò ad un uccello viaggiatore e poi si stese per riposare pronta ad affrontare il mattino. All’alba affilò la sua lama elfica e preparò la sua armatura, pregò la sua Dea luminosa per la morte o la vittoria ed iniziò a meditare in attesa del sergente Shadowblade e della sergente Bree.

    #3370
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Torgan sorrise ad Astrid in risposta a quel “grazie” quasi mormorato, ma non potè rifletterci ulteriormente dopo aver sentito quella secca risposta negativa da parte di Gruben: “E adesso cosa gli è saltato in mente? Sarà qualcosa di ben ragionato se riesce ad esprimerlo con così tanta forza in un momento del genere e se lo conosco un po’…

    Il mezz’orco a quel punto si avvicinò un po’ verso Gruben e Somfur pronto ad intervenire a parole se fosse stato necessario: il nano aveva un carattere difficile e anche se ora non sembrava avrebbe potuto reagire male alla risposta del cerusico, qualunque fosse stata, quindi serviva qualcuno pronto a riportare la questione su binari tranquilli e Torgan era lì per quello…sempre che Usharad non decidesse di precederlo.

    #3375
     Deoris 
    Partecipante

    Il tempo delle parole stava per esaurirsi. Si erano trovati, forse troppo tardi, eppure non riusciva ad avere rimpianti per quello che era successo tra loro: era andata come doveva andare.
    ” Abbiamo la fortuna di non andare in guerra da soli, in qualunque modo andrà a finire. Tutto ciò che abbiamo vissuto ha portato a questo momento, a renderci pronti, consapevoli…e sereni” disse stringendo la sua mano. Era assurdo come fosse solo allora giunto il momento delle risate, dei baci e delle rispettive confessioni, ad un passo dalla morte.
    ” Sono pronta, andiamo”

    #3377
     Mordoth 
    Partecipante

    Gruben guardò il nano farglisi vicino, teso e preoccupato per quella che sembrava la resa dei conti in quell’infinita guerra.
    Per un paio di volte sbuffò dal naso come un toro in procinto di caricare. Poi fece un respiro più profondo e incrociò le braccia muscolose sul petto. Digrignò i denti trattenendosi dall’esplodere.
    “Pensavo ad altro.” Rispose asciutto lasciando intendere con la sua posa che non gli si sarebbe cavata altra parola. Ma c’era un ardore nei suoi occhi che rivelava rabbia repressa, una miscela che non sarebbe stato saggio agitare se non direzionata a dovere.

    Troppo in quel conflitto non era andato come doveva andare.
    Il dubbio lo dilaniava e alimentava la rabbia. Lasciare che se la sbrigassero da soli e andare a fare compagnia ad Elvar? O lasciar perdere le alte sfere e combattere per chi valeva veramente la pena, cioè i suoi compagni?
    Entrambe le strade potevano essere giuste e al momento in lui si equivalevano perfettamente.

    #3378
     Elan 
    Partecipante

    Improvvisamente, i corni da guerra suonarono potenti nell’aria.
    Non c’era più tempo per parlare: avrebbero combattuto, avrebbero guadagnato il tempo necessario al Rituale di attivarsi, avrebbero difeso il Mondo in un’ultima, disperata battaglia… o sarebbero morti provandoci.

    Narwain aveva preso posto in prima linea, Skoll alla sua destra, Bree alla sua sinistra.
    La paladina avrebbe affrontato la carica della marea nera per prima, e la sua Luce avrebbe portato conforto ai suoi uomini, guidandoli alla vittoria.
    Gli incantatori si trovavano nelle retrovie, e con loro gli arcieri, a cui sarebbe toccato il compito si sfoltire il più possibile le linee nemiche. Gruben e Torgan erano tra questi: i due mezzorchi avevano combattuto insieme tante battaglie, ed ora si preparavano a questo ultimo decisivo scontro, Astrid, Somfur ed Usharad pronti a difenderli nel caso il nemico si fosse fatto troppo vicino.
    Anche gli esploratori avrebbero dato il loro contributo: avrebbero colpito il nemico di nascosto, con brevi attacchi localizzati per indebolirli e indirizzarli nelle trappole accuratamente nascoste. Aran guidava i suoi compagni dall’alto, grazie alla magia dell’anello che li univa.
    Soltanto Kirara era distante da quel massacro.
    Quando l’ondata nera dei drow si era abbattuta sui suoi compagni, aveva sentito le urla, aveva sentito la potenza degli incantesimi, aveva sentito l’odore di sangue e morte…
    E si era sentita come se li avesse traditi, distante, al sicuro…
    Ci misero diverso tempo a raggiungere un punto adatto al rituale, ma alla fine trovarono un ampio spazio che dominava il campo di battaglia. Fu solo allora che la demone-volpe osò guardare come procedeva lo scontro.
    Era un vero massacro…
    I drow erano ovunque, accompagnati da creature da incubo, nere come la notte, le cui forme sembravano aver preso vita dai suoi peggiori incubi. Accanto a loro, la Regina Drow, l’Avatar del Caos. Kirara sapeva che Narwain l’avrebbe affrontata, sapeva che il loro combattimento non avrebbe risparmiato una singola energia ad entrambe…
    E sapeva che, se volevano avere una speranza, non avevano altro tempo da perdere.
    Zaymar aveva già iniziato quel rituale tanto importante, e suo compito era difenderlo…

    Fu in quel momento che arrivò l’Oscurità.
    Era l’arma finale della Regina Drow, uno stratagemma abilmente conservato per portare il Caos tra le fila dei suoi nemici. Perché, in quelle tenebre, c’erano delle voci: a tratti sussurravano, mentre altre urlavano in modo talmente straziante da far impazzire chiunque le udisse.
    Aran, dalla sua posizione privilegiata, lanciava granate esplosive sperando di colpire più nemici possibile ma, all’improvviso, venne ferito ad un’ala e cadde, precipitando per un tempo che gli sembrò interminabile…
    La situazione di certo non era migliore per Gruben. La sua vista orchesca gli conferiva un certo vantaggio, ma quelle voci lo confondevano. Erano simili alle sue Voci, ma al tempo stesso la sua Dea le rifiutava: erano creature dannate per l’eternità.
    Anche Torgan poteva contare sulla sua vista per scagliare le frecce con precisione, ma si sentiva sempre più debole, sempre più stanco… tanto che ormai non avvertiva più nemmeno la presenza di Astrid. E quel vuoto era la cosa più orribile che avesse mai provato.
    Solo Narwain combatteva ancora con la stessa intensità. Attorno a lei aveva creato una sfera di luce e poteva vedere Bree e Skoll combattere come delle furie. Ma la Legione stava cedendo, lo sapeva, e quando Skoll venne sommerso da una decina di quelle creature immonde, allora anche la sua luce si spense.
    I drow stavano vincendo…
    Non c’era più spazio per la speranza…

    Kirara combatteva con la forza della disperazione, ormai. I demoni erano arrivati tutti insieme, ma nonostante il disgusto che le causavano continuava a lottare. I suoi incantesimi sembravano potenti come non mai, come se la sola presenza di Zaymar potesse svegliare in lei una forza che non credeva di avere. Aveva finalmente trovato il motivo per cui lottare, per cui vivere, e non sopportava l’idea di rischiare di perderlo così presto…
    Ma poi il tempo stesso parve fermarsi.
    Solo una brezza iniziò a muoversi nell’aria, che profumava di neve, di fiori, di campi di grano maturo e di terra impregnata di pioggia.
    Aran, stordito dal dolore, riconobbe il profumo di Lethyr e Torgan fu certo di avvertire la forza dell’orco i cui golem prendevano vita dal ghiaccio. Gruben ebbe un brivido gelido, perché in qualche modo il ricordo della Voce della sorella della Regina Drow si risvegliò nella sua mente. Ed anche Narwain riconobbe una presenza in quel soffio lieve, ed era il coraggio di Julian, giunto fino a loro per aiutarli nell’ora più cupa.
    Erano gli Spiriti delle Stagioni, accorsi per aiutarli, accorsi per fermare l’avanzata del Caos.

    Quando il tempo riprese a scorrere, i Soldati della Legione trovarono rinnovato vigore in quelle presenze. Le Stagioni combattevano al loro fianco, come un flusso di mille colori che scorreva insieme alle loro armi.
    L’Avatar del Caos non risparmiava un colpo, ma quando gli Spiriti si affiancarono a Narwain il terrore si dipinse sul suo volto. La Paladina levò la sua spada e gli Spiriti la avvolsero con una luce talmente splendente che dissipò in un istante le tenebre cadute attorno a loro.
    Fu sufficiente un colpo soltanto, e l’urlo che ne seguì fu terribile e blasfemo.
    I Soldati ebbero la fugace visione di due serpenti che si rincorrevano nel cielo, avvinghiati in una lotta che durava quanto l’universo stesso.
    Poi i due serpenti sparirono, e sulla terra tornò la pace.
    Il Caos era stato sconfitto.

    Eliminare i drow rimasti fu facile, a quel punto, ma quanto grande era stato il prezzo da pagare per quella pace…
    Troppi erano i cadaveri e, tra essi, innumerevoli erano quelli di amici, figli, amanti…
    Torgan si era appena ripreso quando notò Somfur. Il vecchio nano era circondato da corpi nemici: era morto in una gloriosa battaglia, come aveva sempre desiderato, e non c’era rimpianto sul suo volto. Astrid era poco distante dal nano ma quando si accorse di Torgan gli corse incontro, incurante di tutto, e gli gettò le braccia al collo scoppiando in un pianto disperato.
    Fu Gruben invece a notare Saref. Il piccolo gnomo si era battuto come una furia e tante erano le vittime che aveva mietuto. Ma, alla fine, lo stesso veleno che tanto a lungo aveva temuto era stato fatale, bloccandogli il respiro e portandolo lentamente alla morte.
    Già stremato dalle innumerevoli perdite, nemmeno Aran riuscì ad accusare facilmente il colpo: Xeros, per quanto da poco unito alla Legione, era diventato un amico sincero, e vedere il suo corpo senza vita gli causò un dolore, il loro, che non sarebbe stato facilmente dimenticato…
    Narwain alzò lo sguardo stanco a guardare i suoi uomini. Skoll e Bree erano accanto a lei, e tutti loro sarebbero vissuti per ricordare il sacrificio di coloro che avevano dato la vita per la pace.

    Dall’altura in cui si trovava, Kirara era immobile, stremata. Accanto a lei si trovava Zaymar, seduto a terra, guardando le gemme con occhi assenti. Le Pietre delle Stagioni, che fino al giorno prima erano state brillanti e piene di vita, ora giacevano spente, come se tutta l’energia fosse stata strappata dal loro interno. E, come loro, anche Elvar era immobile, priva di vita.
    Ma nel mondo era tornato l’Equilibrio. L’aria che respirava non opprimeva più i suoi polmoni, e già gli alberi sembravano in grado di guarire dalla strana malattia che li aveva colpiti.
    Anche il sole era ormai sorto del tutto sul campo di battaglia, rischiarando un mondo finalmente in pace dopo lunghi anni d’orrore.

    #3394
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Torgan credeva fosse tutto finito ormai, il Caos li stava risucchiando tutti quanti e ormai non c’era più via di scampo…inoltre preso com’era dal colpire i suoi nemici aveva perso di vista Astrid e questo rendeva tutto dannatamente più difficile perchè sentiva la sua concentrazione venire sempre meno.
    Poi all’improvviso un enorme potere si unì a loro e se per lungo tempo avevano pensato di perdere ora in breve tempo si trovavano vincitori…era incredibile ma vero!

    Torgan però non riusciva a festeggiare e affannosamente cominciò a guardarsi intorno e per primo vide Somfur, il suo burbero ma valoroso caposquadra che aveva sacrificato la sua vita per la causa, ma il suo sguardo si discostò per cercare quello che a lui ora realmente importava tra quelli che erano ancora in piedi e tutta quella moltitudine di corpi stesi a terra fino a quando…una donna con la forza di un abbraccio quasi non lo fece cadere a terra e fu lì che Torgan ricominciò a respirare normalmente.

    “Sì è finita, la luce ha vinto” disse ad Astrid ricambiano l’abbraccio e cercando di calmarle quel pianto irrefrenabile che mai si sarebbe aspettato da lei, poi spostandole il viso dalla sua spalla continuò “Ora possiamo permetterci una nuova vita, lontano da tutto questo e se lo vorrai potremmo continuarla insieme” e la baciò, esattamente come aveva fatto tempo fa nel villaggio orchesco solo che questa volta non era un semplice stratagemma ma molto molto di più.

    #3395
     Meeme 
    Partecipante

    La paladina era troppo impegnata a combattere per rendersi conto delle perdite, la guerra non ammetteva errori ed immersa nel sangue fino alle ginocchia non poteva fare altro che continuare a lottare. La danza della spada non aveva fine, era eterna come l’Albero Bianco, Narwain l’aveva imparata al meglio perché era nata per la guerra.
    “Victorus aut mortis!” Gridava incitando gli uomini della Legione.

    Dovevano combattere e resistere per dare tempo al vicecomandante Zaymar di eseguire il rituale. La Regina dei Drow incarnazione del Caos credeva di poter spegnere la sua luce, ma l’Albero Bianco avrebbe continuato a brillare nelle tenebre, eterno memoriale del sacrificio della Legione…
    Quando gli Spiriti scesero sul campo di battaglia lei si fece portavoce della Luce…
    “Nel fuoco della battaglia! Sull’incudine della Guerra!” La sua voce imperiosa non si sarebbe mai spenta. Era la Santa Vivente della Legione, il suo mantello era ali di fuoco vivo che bruciava gli oscuri nel dolore, la sua spada la Giustizia della sua Dea, la sua armatura ed il suo scudo il disprezzo con cui teneva lontani i nemici.

    Ed il Caos venne risucchiato nella Luce…
    La Legione aveva vinto la battaglia più importante ed il sacrificio dei caduti non sarebbe mai stato dimenticato. Narwain si asciugò il sudore ed il sangue dal volto, alzò la spada verso il cielo e gridò con furia: “SIGNA INFERRE!”
    Il Comandante Lionclaw era accanto a loro e sapendo questo si sentiva rincuorata perché il sogno del guerriero non era stato vano.

    Guardò prima la sergente Bree e le fece un cenno di rispetto; poi sorrise al sergente Shadowblade, un sorriso più addolcito e poi si occupò di organizzare squadre per assistere i feriti e giustiziare ogni drow ancora in vita. Lei era Narwain Galathil, 58esima in linea di successione al trono elfico, Paladina di Findeladlara, Herisilma e Comandante della Decima Legione. Non sarebbe stata misericordiosa o compassionevole. Avrebbe sterminato la minaccia ed infilzato la testa della Regina Drow su una picca come monito per le ultime resistenze nemiche. La guerra era la sua vocazione ed avrebbe continuato a combattere fino a rendere quel mondo degno dell’Albero Bianco…
    “Ela i cále!” Mormorò nella sua lingua ricordando lo splendore dell’Antico Albero.
    *Ecco la Luce!*

    #3397
     Ilmarien 
    Partecipante

    La battaglia fu terribile come c’era da aspettarsi. Quando Aran venne ferito e cominciò a precipitare quasi rinunciò a tutto, dopotutto questa era la battaglia finale e aveva fatto tutto il possibile. Ma fu il profumo di Lethyr a scuoterlo dall’apatia, il rituale aveva funzionato e ora venivano tutti a soccorrere la Legione. Quando era tutto finito si guardò intorno cercando i suoi compagni, mentre si toglieva l’avambraccio e si medicava la ferita, per fortuna superficiale. Vuran per fortuna era ancora vivo, e purtroppo non c’era traccia di Lethyr, Aran aveva per un attimo sperato che sarebbe ritornata dopo il rituale.

    Trovò invece Xeros tra i morti: si inginocchiò per controllare se era ancora vivo, poi chinò il capo rassegnato, gli chiuse gli occhi e disse: “Che il tuo spirito possa volare nel vento e guidare i nostri passi dall’oltretomba”. Infine si rialzò, conscio che con la morte di quel coso del Caos e della Regina drow fosse tutto finito. “Vuran, Tundel, Andrej” disse chiamando gli anelli “state bene? Avete bisogno di aiuto?” girò l’anello di nuovo “dovrò fare rapporto alla Comandante, voi medicate le ferite che stasera alla taverna offro io”. Fece per avviarsi dalla Comandante ma cambiò idea all’ultimo momento e si diresse invece all’ospedale per vedere come stava Lethyr, dopotutto il nemico era stato sconfitto, il rapporto poteva aspettare.

    #3399
     Mordoth 
    Partecipante

    Alla fine aveva deciso di essere lì assieme ai suoi compagni, in mezzo a quell’ultima battaglia. Sangue, urla, lamenti, acciaio contro acciaio e contro legno… e oscurità…
    Impossibile pensare mentre si combatte. Si agisce d’istinto, si sente quello che succede attorno. L’orrore arriva dopo, se si sopravvive… è dopo che si pensa e ci si rende conto di quel che si è fatto.
    Nella frenesia l’oscurità li aveva sommersi. Era stato straziante, mille volte mille voci che lo dilaniavano. Ma una tra tutte seppe farlo resistere a quella tortura disumana, sua moglie. Fino al momento in cui arrivò la drow per la quale aveva passato tanti guai… non sapeva come, lo intuì poi, ma lei faceva parte della cavalleria.

    Il resto diverrà storia per i bardi.
    Ma non racconteranno delle morti che costellavano il campo di battaglia in quel momento. Gruben notò un piccolo esserino in mezzo ai corpi dei nemici e gli si riempì il cuore di tristezza ripensando alle risate fatte davanti a una birra e a dei cuoricini magici. Si avvicinò a Saref zoppicando e sporco di sangue e lo prese tra la braccia, si sarebbe occupato lui del suo ultimo viaggio.
    Un sorriso rallegrò il suo animo vedendo Torgan fare finalmente l’uomo, anche perchè era chiaro che come orco non valeva molto se non sopportava la vista del sangue.
    Ritornando al campo col corpo dello gnomo si chiese cosa ne era stato di Elvar e cosa ne sarebbe stato ora di lui, aveva ancora uno spirito con sè a cui dare aiuto.

    #3400
     Deoris 
    Partecipante

    Era finita. Tutti quegli anni passati nell’orrore, nella guerra, nella disperazione, sembravano prendersi gioco di lei in quel momento, come a sfidarla a sperare nonostante tutto. Era gioia quella che provava? Aveva combattuto strenuamente ma non osava immaginare cosa avevano passato i loro compagno sul campo di battaglia. Avevano vinto, è vero, ad un prezzo molto alto. Tuttavia un sorriso aleggiò sul suo volto stanco sporco di polvere e sangue scuro. Sarebbe tuttavia morta volentieri se ciò voleva dire lasciare ai vivi la speranza che piano piano le stava rischiarando il cuore. Sarebbe valsa la pena anche solo per quel breve istante, il momento in cui si pensa ” E’ finita.” Si voltò verso Zaymar, il vero motivo che l’aveva spinta a sperare nonostante tutto, a combattere e non nascondersi dietro di veli di un bordello a pensare solo a finire la giornata soddisfacendo il cliente nel miglior modo possibile per garantirsi degli effimeri privilegi. Lui l’aveva trasformata in quello che era, e se ora provava QUEL sollievo, la felicità di chi ha dato il sangue per quella vittoria…era solo merito suo.
    Si avvicinò a lui e gli prese la mano, cercando il suo sguardo che sembrava ancora perso a guardare le pietre spente tra le sue mani. Quando lo trovò lo attirò a se e sorrise, portandosi la sua testa sul petto, come a dargli finalmente ristoro da tutto quell’orrore. Non era necessario dire altro.

    #3401
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    Ad attenderlo all’ospedale, Aran trovò una strana sorpresa. Il corpo di Lethyr era sparito.
    I pochi guaritori rimasti erano nel caos più totale, ma quelli che riuscì a fermare gli dissero che non avevano più visto l’elfa da quando la battaglia era iniziata.
    La speranza tornò ad ardere nel cuore dell’esploratore che, dimentico di tutto ciò che lo circondava, iniziò a cercare la compagna ovunque in giro per il campo. Ma, nonostante i suoi sforzi, Lethyr non si trovava da nessuna parte. Per cercare di contattarla, Aran provò anche ad utilizzare il suo anello, ma nemmeno quello sembrava funzionare.
    Solo a fine giornata, stanco e demoralizzato, il Capo Ricognitore si fermò.
    Raggiunse i suoi compagni, la tristezza nel volto e nel cuore, e per quanto le risate e le urla di gioia riempissero la locanda, lui non riusciva ad unirsi all’euforia generale. Brindò un paio di volte alla vittoria contro i drow, ma alla fine decise di ritirarsi, non volendo guastare a nessuno quel meritato clima di gioia.

    Troppo triste anche solo per andare a dormire, Aran decise dunque di ritirarsi su una delle alture che sovrastava il campo. Era un’abitudine che forse non avrebbe mai perso ed ora, con la fine della guerra, si chiedeva se mai avrebbe trovato di nuovo il suo posto nel mondo.
    “Che ne dici se abbandonassimo tutto e fuggissimo insieme?”
    La voce era talmente distante che pareva portata dal vento. Aran sospirò, ricordando con tristezza il giorno in cui Lethyr gliel’aveva domandato. Se avesse accettato, forse nulla sarebbe successo.
    “Ora, solo io e te, lasciandoci alle spalle tutto il mondo…”
    Sarebbe stato perfetto, un bel sogno che non avrebbe mai potuto realizzare.

    E poi una mano delicata si appoggiò sulla sua spalla e, girandosi, Aran credette per un attimo di stare sognando.
    Lethyr era lì, di fronte a lui, bella come un sogno ma mai come in quel momento così reale.
    Il Capo Ricognitore era talmente stupito da non riuscire nemmeno a muoversi, così l’elfa gli sorrise e si sedette accanto a lui.
    “Non sono più un Ospite.” disse, come se fosse l’unica cosa che contava davvero. “Quando il rituale si è completato, l’Ordine ci ha chiamati a sé per distruggere il Caos e quando tutto si è concluso… semplicemente ci ha domandato se desideravamo tornare sulla Terra, o riposare per sempre.”
    Gli sorrise di nuovo, e quindi chinò il capo.
    “Non avrei sopportato abbandonarti…”

    Non dovette dire altro. Aran la attirò a sé, rapendola in un bacio da togliere il fiato, e quando si separarono lei lo guardò, solo amore negli occhi.
    “Fuggiamo.” disse, e questa volta la sua voce non era portata dal vento. “Iniziamo di nuovo, insieme, finalmente lontani da tutto questo…”
    Aran annuì, attirandola di nuovo a sé.
    E quando il sole sorse su quel nuovo giorno di pace, i due erano scomparsi, fuggiti insieme come un sogno delicato che si dissolve nell’alba.

    – GRUBEN –
    Ci fu molto di cui occuparsi una volta che lo scontro fu concluso. I feriti erano a centinaia, i morti ancora di più, e Gruben dovette passare ore – insieme agli altri curatori – a medicare orribili ferite, amputare arti e cercare di placare le sofferenze di chi, nonostante tutto, non ce l’avrebbe fatta.
    Fu con una certa tristezza che, nella conta dei morti, il mezz’orco trovò anche Elvar. Non sapeva cosa fosse accaduto all’elfa, ma il suo volto era sereno come chi, finalmente, ha portato a termine lo scopo di tutta una vita.

    Furono giorni difficili quelli che seguirono.
    Per quanto la Regina Drow fosse stata sconfitta, c’erano ancora molte delle sue truppe che vagavano per la superficie, e la Legione continuò a lungo a dar loro la caccia.
    Gruben non aveva fretta di abbandonare l’esercito: nessuno lo aspettava e, nella sua mente, la voce della ragazza era silenziosa, una presenza piacevole che di tanto in tanto gli sfiorava i pensieri, senza però imporsi.
    Ma, col passare del tempo, le truppe nemiche si fecero sempre più rare e, alla fine, si decise a chiedere congedo da quel mondo a cui non si sentiva più di appartenere.
    Il prezzo per il suo presunto tradimento era stato ripagato, ed ora che i drow non erano più una minaccia nessuno lo trattenne più del necessario.
    Eppure, salutare i compagni con cui aveva condiviso tanto dolore fu molto più duro di quanto avrebbe mai pensato. Tundel gli augurò di trovare la felicità, e persino Usharad, nonostante la sua perenne freddezza, lo salutò con calore. Fu da Torgan l’ultimo da cui si congedò prima di partire. Il compagno di mille battaglie era diventato caporeparto degli Optimi e, insieme ad Astrid, formavano davvero una bella coppia.

    Passarono una bella serata, ricordando i tempi andati e brindando alle aspettative future e, la mattina dopo, Gruben partì.
    Era la prima volta dopo tanto tempo che rimaneva realmente solo, ed era una sensazione strana, quasi sgradevole. Per qualche tempo si godette quella silenziosa tranquillità, vagando senza una meta precisa fino a che, in quel silenzio, la voce della ragazza iniziò a raccontargli favole meravigliose: gli parlava di una città totalmente fatta di luce, in cui avrebbe scoperto l’origine del suo stesso potere.
    Una città misteriosa, che nemmeno le mappe più antiche segnalavano.
    Il mezz’orco non riusciva a capire come la ragazza ne fosse a conoscenza, ma seguì le sue indicazioni, sapendo che era la cosa giusta da fare.
    Fu un viaggio lungo quello che lo portò a raggiungerla e, quando vi entrò, sentì che niente di ciò che conosceva sarebbe più stato come prima.
    Il suo viaggio era appena cominciato e, forse per la prima volta in tutta la sua vita, sentì di essere un passo da tutte le risposte che aveva sempre cercato.

    – KIRARA –
    Nonostante la guerra fosse finita, molto ancora rimaneva da fare.
    Zaymar sembrava esausto come non mai, ma quando i loro sguardi si incrociarono la demone-volpe non vide il vuoto nei suoi occhi, non vide quel potere che tante volte l’aveva difesa, quel potere che a tratti anche la spaventava… Quelli erano gli occhi dell’uomo… dell’elfo… di cui – ormai era certa di poterlo dire – si era innamorata.

    Tornarono insieme dal resto degli uomini, ma se era vero che per i soldati semplici quello era il momento della gioia e dei festeggiamenti, per Zaymar, vicecomandante della Decima Legione, il peggio doveva ancora arrivare.
    Inizialmente si dovettero occupare di onorare i caduti.
    In seguito divenne necessario riorganizzare l’esercito.
    Infine, fu la volta di dare la caccia agli ultimi drow che ancora infestavano la superficie.
    Con la morte della loro Regina non erano molte le truppe rimaste, ma per evitare ogni più piccolo pericolo Narwain aveva ordinato di dare loro la caccia, fino a che la loro presenza non fosse stata del tutto eliminata dalla terra.

    Così trascorsero i primi mesi dopo quella terribile battaglia.
    Kirara e Zaymar si vedevano molto meno spesso di quanto la demone-volpe avrebbe desiderato, lei impegnata a coordinare i suoi Fiori, lui impegnato a coordinare l’esercito.
    E infine, diversi mesi dopo l’ultima battaglia, la Legione si sciolse. La minaccia dei Drow era stata completamente debellata, ed era giusto che, dopo tante sofferenze, gli uomini tornassero alle loro vite e i soldati a combattere per la loro gente.
    Una notizia piacevole, ma che raggiunse Kirara come una doccia fredda: quale sarebbe stato il suo destino, senza l’esercito, non riusciva veramente ad immaginarlo.

    Tutti i Fiori, quella sera, erano euforici… tutti, tranne Kirara.
    Sistemava le sue carte svogliatamente, rigirando tra le dita il ciondolo di Rhiannon, distraendosi spesso per piegare qualche vestito o sistemare qualche stoffa.
    Non si sarebbe mai aspettata, in quel silenzio, di sentire i passi di qualcuno che le si avvicinava.
    “Hai mai desiderato una vita diversa da questa?” domandò una voce di uomo ben nota. “Una vita senza battaglie, in cui poter costruire una famiglia, vivendo sempre nello stesso luogo…”
    La demone-volpe si girò, incrociando lo sguardo di Zaymar come quel giorno, molti mesi prima, in cui avevano affrontato insieme l’ultima battaglia. Lui sembrava sereno, e le sorrideva con dolcezza.
    “Abbandonate questa vita, Lady Kirara. Gli unici fiori che meritate di vedere sono quelli degli alberi e dei prati della mia terra. Non sono un nobile e non posso promettervi grandi ricchezze. Ma la pace… credo che sia l’unica cosa che entrambi meritiamo davvero.”
    Kirara gli gettò le braccia al collo, rispondendo con un bacio a quelle sue parole, tanto più dolci perché inaspettate. Ed il ciondolo di Rhiannon le cadde dalle mani, finendo a terra, dimenticato come la vita di sofferenze e colpe che, insieme a lui, poteva finalmente lasciarsi alle spalle.

    – NARWAIN GALATHIL –
    Nonostante la battaglia fosse finita, Narwain sapeva che la parte più ardua doveva ancora arrivare. Gli uomini erano euforici per la caduta della Regina Drow, e quell’euforia si sarebbe potuta facilmente trasformare in un’insubordinazione globale se lei, con la solita decisione, non avesse richiamato le truppe all’ordine.
    Aspettò il ritorno di Zaymar, e quando lui e tutti i Sergenti furono radunati dichiarò finalmente finita quella guerra, e la sua voce si levò alta e forte, come se avesse potuto raggiungere tutto il mondo con la sua potenza.
    Fece infilzare la testa della Regina su una picca e, nei giorni seguenti, ordinò che a tutti i drow rimasti fosse data la caccia, fino a che anche l’ultimo di loro non fosse scomparso dalla faccia della terra.
    Aveva saputo della morte di Elvar, ma riteneva che fosse solo la giusta punizione per le sue colpe. Ben diverso era stato per l’improvvisa scomparsa del Capo Ricognitore Goodman: in seguito alla battaglia nessuno sembrava averlo più visto, e la paladina aveva ordinato a parte delle sue truppe di cercarlo, per poter consegnare alla giustizia un’insubordinazione tanto grande. Fu una ricerca infruttuosa, ma la paladina non avrebbe mai perdonato quel tradimento.

    Così trascorsero i primi mesi dopo quella terribile battaglia.
    Skoll le era sempre accanto, riuscendo a mantenere una discrezione ammirevole, eppure la sua presenza le riscaldava il cuore in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.
    Trascorsero poche settimane prima di apprendere la notizia della nascita di suo nipote.
    Skoll era talmente euforico da fare quasi tenerezza, e tanta fu la sua insistenza che riuscì a strappare alla paladina la promessa di andarli a trovare insieme.
    E, come ogni sua promessa, Narwain non poté fare a meno di mantenerla.
    Fu con un certo orgoglio che annunciò lo scioglimento della Decima Legione, pochi mesi dopo: avevano portato a termine il loro scopo, avevano creduto nel sogno di Julian Lionclaw e lo avevano realizzato. Insieme avevano portato la pace nel mondo. Ed ora, finalmente, potevano loro stessi godere di quella pace.
    Così, nano ed elfa partirono insieme, in una calma talmente insolita da essere persino strana. Ma la presenza del nano rendeva ogni giorno imprevedibile e lei scoprì presto che, grazie a lui, riusciva a ridere molto più spesso di quanto non avesse mai fatto in vita sua.

    Bastarono poche settimane di viaggio per raggiungere la sua famiglia.
    Narwain non aveva mai visto niente di simile in vita sua: nani, umani ed elfi festeggiavano insieme, e tutto era caldo, disordinato… e terribilmente piacevole.
    Furono solo i primi istanti ad essere strani ed imbarazzanti. Ma superati quelli anche la paladina si fece coinvolgere da quel calore e, forse per la prima volta nella sua vita, si sentì di appartenere veramente a qualcosa di diverso da un esercito.

    Eppure, nonostante fosse una pausa così piacevole, quella non era la sua vita, e tutti lo sapevano.
    Nessuno si sorprese quando dichiarò che sarebbe tornata a combattere. Il suo cuore era nato nella battaglia, ed era la battaglia che anelava.
    A nulla valsero le sue parole e le sue proteste con Skoll. Voleva che restasse con la sorella, cercò persino di ordinarglielo, ma ora che la Legione era sciolta lei non era più il suo comandante, e nulla avrebbe impedito al nano di seguirla in ogni sua battaglia.
    Fu con un sorriso rassegnato che la Paladina dovette accettare la sua decisione, ma non era realmente dispiaciuta.
    La Luce dell’Albero Bianco avrebbe brillato in eterno, nelle sue gesta, ma ora sapeva che, insieme a Skoll, non sarebbe stata mai più sola.

    – TORGAN –
    Astrid sembrava non aspettare altro. Ricambiò quel bacio con la stessa passione con cui scendeva in battaglia, e quando si separarono i suoi occhi sembravano bruciare, ma non era per colpa delle lacrime.
    “Combatterò con te fino al mio ultimo giorno, Torgan…” sussurrò, la voce forte addolcita come mai lui l’aveva sentita.
    Ma, nonostante la fine della guerra, molto ancora c’era da fare.
    La morte di Somfur era stato un brutto colpo per tutti loro, ma non era ancora arrivato il momento per fermarsi. Fu Torgan dunque a prendere il suo posto come Caporeparto degli Optimi, e fu proprio lui a guidare gli ultimi assalti contro i drow rimasti in superficie.
    Dovevano eliminare ogni possibile minaccia, e la Decima Legione non si sarebbe fermata, non finché la pace non fosse stata garantita totalmente.

    Fu così che trascorsero i mesi dopo quell’orribile battaglia. Gruben aveva chiesto congedo dall’esercito, in quel periodo, ed i due mezz’orchi avevano passato una serata piacevole, bevendo e ricordando i giorni trascorsi. Poi il vecchio compagno era partito, e Torgan sapeva che probabilmente le loro strade non si sarebbero più incrociate.
    Poco dopo, però, arrivò un annuncio tanto inaspettato quanto gioioso: i drow erano stati definitivamente eliminati, il sogno del Comandante Lionclaw era stato realizzato, e con questa consapevolezza nel cuore la Legione poteva essere finalmente sciolta.
    Era difficile pensare ad una vita senza più un esercito da dover seguire, ma tutti loro erano grati della pace così tanto a lungo agognata, e dopo un’ultima serata passata a festeggiare coi suoi vecchi compagni, anche Torgan ed Astrid abbandonarono il campo.

    Erano una coppia ormai consolidata, e spesso la barbara gli aveva chiesto se avesse voluto conoscere la sua gente. E quella era la migliore occasione per poterlo fare.
    Viaggiarono dunque insieme, raggiungendo le montagne. Il clima rigido non spaventava il mezz’orco, e nemmeno gli sguardi severi del popolo della sua compagna. Nessuno sembrava disprezzarlo per le sue origini mezzosangue, e quando passavano in molti gioivano per il ritorno della barbara.
    La vera sorpresa per Torgan fu scoprire che, tra quegli uomini duri come la terra che difendevano, Astrid era considerata una principessa. Lei non aveva quasi mai parlato dal suo popolo, ma questa era la realtà.
    Si era arruolata nella Decima Legione come prova di forza tra la sua gente, e solo se fosse tornata vittoriosa sarebbe stata degna di guidarli negli anni a venire.

    Così era stato, e non solo era tornata vittoriosa, ma aveva anche trovato un compagno con cui condividere quell’onore tanto grande. Il mezz’orco venne accettato rapidamente dal popolo della barbara, e nessuno mise mai in dubbio la sua legittimità a guidarli insieme a lei.
    Erano un popolo di guerrieri, e le sue doti di arciere si integrarono a perfezione con i cacciatori del villaggio, dediti a procurarsi il cibo o a cacciare gli invasori.

    Torgan ormai si era perfettamente integrato con gli uomini del villaggio, e quella vita tanto dura non gli pesava minimamente, quando nacque il loro primogenito.
    La festa per quel lieto evento durò intere settimane ed una sera, mentre guardava tutto ciò che lo circondava, il mezz’orco non poté fare a meno di sorridere. Forse la sua vita non sarebbe mai stata veramente tranquilla ma, ora, era circondato da tutto ciò di cui aveva sempre avuto bisogno.

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