I Guardiani delle Libere Nazioni

Questo argomento contiene 290 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Ilmarien 6 anni, 6 mesi fa.

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  • #4272
     Rilwen 
    Partecipante

    “Portatela dentro alla Cappella. Chiamate un medico.” disse velocemente ai luogotenenti o quello che erano dopo che il patatrac era successo.
    Certo,probabilmente senza il suo intervento la MacMahon sarebbe morta e non solo ferita, ma comunque era una cosa che si sarebbe dovuta evitare. Chi la voleva morta era il passo successivo da scoprire.
    “Se andate all’ospedale, chiedete di Isolde Richtausen. E’ una dottoressa molto brava.”
    Povera sorella, che non sapeva qual era in effetti il mestiere del fratello, che probabilmente si era fatta molte domande negli anni, che probabilmente avrebbe preferito non entrarci per nulla.
    Osservò velocemente l’edificio, poi, cercando di eliminare il pensiero della MacMahon, e concentrandosi sulle uscite possibili. Certo, la più facile era entrare dalla porta principale, ma lì per ora c’era troppo casino. La porta secondaria era più nascosta. Quella al secondo piano sarebbe stata definitiva. Corse verso l’edificio, andando a nascondersi in un vicolo laterale, possibilmente, non proprio in vista di tutti e in modo estremamente palese, per attivare il jet pack e attaccarsi a suddetta finestra del secondo piano con un arpione provvisto dalla sua armatura. Il piano era agganciarsi e guardare dentro alla finestra prima di irrompere, che se c’era un nemico alto sei metri e largo due magari si sarebbe optato per un’altra tecnica.

    #4276
     Meeme 
    Partecipante

    “Bravo ragazzo, ottima scelta la tua…” commentò la donna con un sorriso.
    “Cercheremo questo Kemper come suggerito.” esordì non specificando che erano arrivati lì proprio grazie all’adepto e poi proseguì. “E questo Gallagher, invece, dove possiamo trovarlo? Sarebbe interessante sentire anche la sua versione dei fatti.” domandò mantenendo un tono neutro e stando ben attenta alle reazioni emotive del poveraccio.

    Le informazioni che le stava dando Stanford attraverso il link neurale confermavano i loro sospetti: la fratellanza era fin troppo interessata a loro e questo era un male.
    *Ricevuto, Stanford… vediamo se riusciamo a farci dare l’indirizzo del nostro scarafaggio, ho voglia di fargli sputare informazioni scartavetrandogli la faccia sull’asfalto!* rispose con un’altra comunicazione neurale, ma ormai Stanford doveva aver capito che a parte qualche affermazione colorita non era una che si divertiva a torturare la gente, anzi…

    #4283
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Sì, se per tre anni è riuscito ad eliminare sistematicamente tutti quelli che non gli comodavano deve aver avuto per forza un supporto da parte di qualcuno e questo suo carattere incline alla violenza può essere stato trasformato in un istinto omicida” e non era difficile pensare al fatto che potesse essere diventato un eretico e con lui tutti i nuovi Guardiani ora lo sarebbero diventati.

    “Bisogna recarsi alla Vecchia Rampa e trovarsi con gli ultimi vostri compagni superstiti per avere qualche informazione in più e magari anche pianificare qualcosa per bloccare Francis e chiunque altro lo stia controllando”

    #4284
     Ilmarien 
    Partecipante

    Megan Reed
    Selim la guardò lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso alla sua faccia disperata mentre si toglieva rapidamente il gambale sinistro che l’acido stava corrodendo “Mah, io sarei per provare a finirla noi due. Vero, non è l’ideale, ma l’abbiamo spaventata e ha usato Doni a profusione, per cui non deve avercene per molto” disse legando il gambale sulla schiena per trasportarlo meglio. Megan notò il suo tono, freddo, analitico, e per nulla preoccupato; rifletté che per lui doveva essere una situazione abbastanza normale: i Doomtrooper, se non erano in battaglia campale, operavano in unità piccole, due, quattro elementi al massimo, e si trovavano regolarmente in inferiorità numerica contro orde di Legionari.

    “Mi spiego” disse lui vedendo la faccia preoccupata di lei “se torniamo su a chiamare rinforzi rischiamo di perderla nel labirinto di gallerie che sicuramente lei conosce meglio di noi, e vorrei capire se questa piaga è qualcosa di reale o se stava solo cercando di spaventarci. Al momento” e allungò la sua mano umana davanti a sé “è un centinaio di metri più avanti, e non sembra muoversi” disse facendo una smorfia di dolore mentre evidentemente usava i suoi poteri Mishima. “Comunque direi che è una Portatrice di Miasmi di Demnogonis” continuò Selim con lo stesso tono analitico. Megan sapeva che i Portatori di Miasmi erano eretici di medio livello di Demnogonis, i cui corpi erano deformati dai Doni biotecnologici dell’Apostolo e da decine di piaghe che si portavano addosso. Mentre Selim la aiutava a sistemare il bracciale rotto in modo che non la ingombrasse, aggiunse: “Si intende che se non vuoi torniamo indietro e chiamiamo rinforzi, non c’è niente di peggio che andare in battaglia insicuri” disse per mettere le cose in chiaro, poi aggiunse “per quello che è la mia esperienza ce la possiamo fare…” concluse lasciandola decidere sul da farsi.

    Abel Brandt
    Arthur esitò un istante prima di rispondere ad Abel ma si convinse con un cenno di incoraggiamento da parte di Pryce “Posso pensare io ad avvisare gli altri, voi se potete salvate Thomas, una volta era uno dei capi ed è stato alla nuova sala, sa dov’è!” disse alternando lo sguardo tra Abel e Pryce, era chiaro che riteneva Thomas un possibile bersaglio di Francis. Pryce prese Abel e Lada in disparte facendo segno ad Arthur di aspettare: “Cosa volete fare? Io salverei Thomas, è un tipo a posto e uno dei fondatori, e dato che è stato a una delle nuove riunioni forse può dirci di più su chi controlla Francis”. Tacque un istante, poi riprese “Detto questo, se volete andare alla vecchia rampa si può cercare per l’isolato, normalmente sarebbe difficile da localizzare, ma con lo stato d’allarme in cui si trova il distretto e l’ordine di mobilitazione non dovrebbe essere difficile trovarla” concluse aspettando una loro decisione, anche se era chiaro che lui avrebbe preferito andare da Thomas.

    “Ah, dimenticavo” disse mentre apriva nuovamente il grosso registro e sollevava leggermente la rilegatura. Inserì un dito nell’apertura e tirò fuori una vecchia fotografia a colori, evidentemente scattata agli inizi, con un gruppo di una cinquantina di persone. “Questo è Thomas” disse indicando un giovanotto mingherlino con la barba inginocchiato di lato al gruppo “e questo era Francis” aggiunse indicando un omone anche lui con la barba dalle spalle larghe e dallo sguardo deciso che si ergeva dietro al gruppo principale.

    Maximilian Richthausen
    Ricevette qualche occhiata dalla folla quando disse il nome di famiglia, un nome così palesemente corporativo. Tuttavia vide che si stavano avvicinando, infoltendo il capannello intorno a lei, mentre lui si avviava verso la finestra del secondo piano. Con precisione metodica derivata dall’esperienza lanciò l’arpione e si issò senza problemi sul davanzale. Mentre saliva sentì una voce dall’interno dell’edificio che diceva: “… via quella folla e finite il lavoro!” e mentre pronunciava le ultime parole Maximilian atterrò sul davanzale. Chi aveva parlato era un uomo in tenuta da commandos con un passamontagna nero e stava raccogliendo un fucile d’assalto da terra mentre istintivamente alzò lo sguardo e notò l’ombra di Maximilian oscurare la finestra. Cercò di imbracciare il fucile per sparare ma Max era già in posizione e con l’arma estratta. Il primo colpo mandò in mille frammenti la finestra e lo prese su una spalla strappandogli un urlo di dolore, il secondo gli fece un foro alla base del collo, ma in quel momento si scatenò l’inferno. Raffiche di almeno tre armi automatiche invasero la piazza, puntati al capannello intorno alla MacMahon, mentre Max entrava e sentiva dei movimenti nell’edificio. Alla sua destra vedeva delle ombre muoversi, mentre alla sua sinistra c’era una rampa di scale da cui proveniva il frastuono delle armi automatiche.

    Kasey Bates
    “Ehm, Gallagher?” disse il giovane in difficoltà cercando di pensare rapidamente. “D-direi che sta da qualche parte fuori del distretto, secondo me nel centro città, è… uno di quelli ricchi…” concluse titubante. Nel mentre Stanford le comunicò attraverso il link neurale: “Ricevuto, ho proprio voglia di saperne di più… e direi che il nostro ciarliero amico ha ragione, questo ufficio è da ricchi, c’è una scrivania Bauhaus, un posacenere di pietra, c’è perfino una palla da starball firmata Mankievitz, che voglio anch’io” concluse con una punta d’invidia. In quel momento il prigioniero parlò nuovamente: “Però… una volta lui chiamò direttamente da casa, forse…” ed ebbe un nuovo moto di esitazione “forse posso provare a tracciare la chiamata, credo di aver tenuto le coordinate da qualche parte…” disse alludendo alla sua postazione.

    #4294
     Rilwen 
    Partecipante

    Sì, bravo bravo. Prova a sparare, cretino. E infatti ci provò. Tenero, lui, che si ritrovò con il collo perforato. Va bene tutto, poteva anche capire eliminare il capo di una fazione nemica, ma quello stava colpendo la folla. La folla che voleva del pane e delle spiegazioni. La folla che aveva paura. E quindi non si degnò nemmeno di aver un misero senso di pietà – figuriamoci di altro.
    Corse da lui e cercò di esaminarlo velocemente – se aveva un portafogli, un segno distintivo, un qualunque cosa che gli desse qualche indizio, il tutto solo se avesse potuto farlo velocemente. Perché poi sguainò la sua spada con la destra, tenendo la pistola con la sinistra, e corse verso l’origine dei colpi: aveva visto delle ombre, sì, ma prima si eliminavano i tizi sparatori meglio era.
    Ecchec***o.
    Ovviamente l’armatura, mimetizzata, era al suo posto mentre correva, pronto a farsi largo prima con la pistola e poi avrebbe finito il lavoro con la spada in caso: a noi piace il multitasking. Alla Fratellanza di più.

    #4314
     Meeme 
    Partecipante

    Kasey sembrava soddisfatta, rise quando Stanford le comunicò della palla firmata da un tipo a caso, non era mai stata una fan dello starball. “La palla da starball è tua?” domandò al tipo collaborativo. “Potrebbe essere una buona idea, hai un posto dove scappare dopo? Penso che ai tuoi capi non piacerà l’aiuto che ci stai dando.” E probabilmente la Cybertronic poteva accogliere un tecnico specializzato nel tracciare le chiamate, lei non voleva causargli ulteriori problemi si stava comportando bene.

    “che dici, Stanford? Potrebbe funzionare una chiamata tracciata?” Domandò via link al suo compagno di ventura prima di dare conferma sul procedere. Stava per iniziare la caccia a Callagher, il grosso scarafaggio con le risposte che cercavano e non vedeva l’ora di spiegargli come non impicciarsi più degli affari della Cybertronic.

    #4315
     Elan 
    Partecipante

    Megan storse il naso alle parole del compagno.
    Aveva maledettamente ragione e il suo ragionamento era maledettamente sensato… purtroppo…
    Talmente sensato che, in effetti, anche lei non poteva negare di avere una gran voglia di correre dietro a quella pazza psicopatica e prenderla a pugni finché non si sarebbe stancata (cosa che avrebbe comportato molto poco tempo, in verità).
    Tuttavia, la minaccia di Richard era sempre molto viva nella sua mente, ed era l’unico freno che ancora la tratteneva.

    Si stropicciò le mani per alcuni minuti, combattuta come raramente era stata.
    Una cosa era certa, in ogni caso.
    La freddezza e la competenza di Selim in quell’occasione l’avevano colpita moltissimo, accrescendo di molto la stima che già aveva per lui. Era un soldato, si vedeva, e sapeva sempre cosa fare… insomma, proprio come lei che andava in panico per una frase sbagliata!

    “Oh, al diavolo!” esclamò alla fine. “Pulirò le sale di tortura dell’Inquisizione per tutta la mia vita, ma quella tipa… cosa… creatura… insomma, quella pazza ha un’appuntamento con le mie granate! E si sa, è maleducato fare aspettare una signora, no?”
    Selim aveva il potere di trascinarla, c’era poco da fare.
    Se fosse stata da sola, probabilmente, sarebbe tornata indietro. Anzi, sicuramente sarebbe tornata indietro. Ma lui le dava un coraggio che non aveva mai avuto, e la spingeva a seguirlo, qualsiasi decisione avesse preso…

    #4320
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Hai ragione, salvare Thomas ha la precedenza a questo punto… se è morto Nicky lui potrebbe essere il prossimo bersaglio e dobbiamo arrivarci prima della banda di Francis: avete un’idea di dove possa nascondersi?” chiese a Benjamin ed Arthur e poi aggiunse “a missioni completate ci ritroveremo alla vecchia rampa per decidere le prossime mosse se siete d’accordo”

    Non avevano molto altro da dirsi a quel punto, ora bisognava agire…alle strategie avrebbero pensato più tardi.

    #4347
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    “No, è di Gallagher, ne va moooolto fiero” rispose Mark con una nota di disprezzo nella voce, era chiaro che non condivideva la passione del suo capo per lo starball. Poi aggiunse: “No, non gli piacerà, è per questo che io non vi ho mai aiutato… datemi da una bella botta in testa come agli altri e nessuno si insospettirà” suggerì semplicemente “quanto alle frequenze, siete Cybercosi e ci sapete fare con la tecnologia, dedurranno che le avete trovate da soli, possedendo la radio o roba simile” disse, e Kasey is rese conto che non stava interamente scherzando, un po’ lo credeva possibile anche lui.

    Mentre lavorava si fece d’un tratto silenzioso, le lanciò un paio di occhiate mentre scartabellava tra i registri. Kasey controllò il battito cardiaco per vedere se stava pensando di fare qualcosa di stupido, ma non sembrava: il battito era accelerato dall’adrenalina, era evidente che Mark si trovava in pericolo e che stava facendo di tutto per uscirne. Era il respiro che ora era più regolare, come i movimenti degli occhi, sembrava che stesse rimuginando qualcosa. “Beh, se foste disposti a pagarmi qualcosa, potrei avvertirvi la prossima volta che intercetto qualcosa di… utile” suggerì tenendo gli occhi fermi sul registro. Kasey notò un’irregolarità nel movimento delle dita di Mark, ma poteva essere dovuta al suo nervosismo nel fare una proposta del genere alla Cybertronic, e non necessariamente indicare una bugia. A giudicare dagli abiti pieni di toppe e color grigio stinto che indossava sicuramente ‘qualcosa’ gli avrebbe fatto comodo. Nel mentre Stanford ritornò nella stanza e le comunicò con il link neurale: “Niente di utile nell’ufficio, tante scartoffie ma la roba utile è tutta in codice, chiunque sia questo Gallagher sa come proteggere un segreto. In teoria se il nostro collaborativo amico che snobba lo starball ha le coordinate di un numero fisso dovrebbero bastare quelle, prova a mandarle direttamente al laboratorio e vediamo. Chiediamo all’HQ se sono interessati?” chiese alludendo alla proposta di Mark con un cenno del capo. D’un tratto quest’ultimo si riscosse: “Eccolo! Sapevo di averlo annotato da qualche parte!” disse ricopiando su un pezzo di carta un’annotazione fatta a margine.

    Maximilian Richthausen
    Max si precipitò nella stanza successiva, intercettando il primo che gli stava venendo addosso e falciandolo con un singolo colpo di spada dal basso verso l’alto che tagliò l’avanbraccio e si portò dietro il fucile prima che sparasse un singolo colpo. Mentre il suo primo bersaglio cadeva, quello dietro di lui stava ancora tirando fuori il fucile dalla finestra in cui lo aveva inserito, probabilmente per sparare anche lui nella piazza, e Max non ebbe problemi a freddarlo con tre colpi al torace. Ricaricò l’arma e si avvicinò alle scale, giusto in tempo per vedere un altro che stava salendo e ora era quasi al pianerottolo tra le due rampe. Senza por tempo in mezzo saltò giù dall’intera rampa trafiggendolo e impalandolo contro il muro del pianerottolo, il fucile schiacciato contro il petto e un’espressione di attonito stupore sul volto. Maximilian liberò la spada e il soldato si afflosciò a terra mentre la parte inferiore della scala venne inondata di luce, qualcuno doveva aver aperto la porta principale.

    Il rumore di armi automatiche durante lo scontro era andato avanti quasi ininterrotto, e aveva presumibilmente coperto i rumori fatti da Max, per cui avanzò cautamente fino in fondo alle scale. E in quel momento un energumeno con un fucile a pompa che gli sparò a bruciapelo mandandolo contro il muro, sparò un secondo colpo che Max riuscì a schivare e che fece un buco nel muro e a quel punto sparò una granata. Max riuscì a malapena ad allontanarsi, ma era in un corridoio e senza possibili ripari, per cui non poté far altro che buttarsi lontano e sperare il bene. L’esplosione lo scaraventò contro la porta laterale che per fortuna si sfasciò e assorbì buona parte dell’impatto mentre Max cadeva a terra nella strada laterale fuori dall’edificio. Max rotolò di lato, si rialzò e si mise contro il muro al riparo prima di fare un breve bilancio dei danni. Aveva la testa un po’ rintronata dall’esplosione, ma si era tappato le orecchie evitando danni troppo gravi. Piuttosto notò che gli sanguinava il braccio sinistro: fece un rapido esame e vide che c’era una scheggia conficcata nell’armatura, in un punto che sembrava ammaccato, forse da quel colpo di fucile a pompa, avrebbe dovuto rimuoverla ma era una cosa che andava fatta con calma. Insieme all’energumeno che lo aveva attaccato, aveva intravisto almeno altri quattro di questi mercenari dalla porta principale e almeno tre in una sala laterale.

    Megan Reed

    “D’accordo, stavolta facciamo le cose per bene. È molto veloce, quindi io penso a riempire la stanza di granate al plasma e tu sparale con calma con i proiettili normali, avanziamo sempre in copertura e dai lati opposti del corridoio uno alla volta così non rischiamo di essere colpiti entrambi dai getti di acido nel caso decidesse nuovamente di fare la brillante” disse Selim sottovoce mentre si metteva in copertura, e al termine del discorso le fece segno di avanzare mentre lui la copriva “e in caso puoi chiamare la Fratellanza a cose fatte” aggiunse in un secondo momento. Procedettero a intervalli per qualche minuto, attaccati sporadicamente da qualche carnofago che veniva rapidamente falciato da una raffica dei loro fucili. Giunsero infine in una stanza più ampia: più che una fogna sembrava una sala di un complesso minerario, forse uno dei primi stabilimenti poi convertito a fogna con l’espandersi della metropoli in superficie. Un po’ di luce filtrava da una grata che si trovava quasi venti metri più in alto, e l’intera sala era immersa nell’oscurità.

    Due cose erano immediatamente visibili: una era una tenda di stracci che sembrava racchiudere una strana apparecchiatura verdastra a forma di uovo. L’altro era un inquietante paio di occhi che li fissava dall’oscurità: “Invasori! Araldi della distruzione!” sibilò la stessa voce femminile roca di poco prima. Selim rispose diplomaticamente con una scarica di granate al plasma che illuminò l’intera scena, mentre la creatura schizzava via. Megan ne seguì i movimenti cercando di colpirla ma non era facile: una strana sfocatura sembrava circondare la creatura, che si spostava a velocità innaturale. Megan sparò alcune raffiche per impedirle di imboccare uno dei tanti corridoi che si dipartivano dalla sala e, nonostante le avesse impedito di scappare, non era riuscita a danneggiarla. Cambiò rapidamente riparo dietro quello che sembrava un vecchio carrello di metallo in modo da avere una vista più chiara dell’intera stanza. Aveva più o meno tenuto il conto delle granate al plasma che Selim aveva sparato, e sapeva che presto il Doomtrooper avrebbe dovuto ricaricare. C’erano due punti in cui poteva avere una buona linea di tiro: il primo si trovava vicino all’uscita settentrionale, verso cui la creatura sembrava essersi diretta un paio di volte, l’altro era una postazione più centrale, vicino a quello strano uovo verde. In entrambi i casi la creatura sarebbe stata sottoposta a un nutrito fuoco incrociato, con tanto di esplosioni.

    Abel Brandt
    Lada assentì alle parole di Abel e aggiunse rivolta ad Arthur: “Avvertite anche gli altri di stare in casa, meno morti ci sono meglio è”. Arthur si rialzò e guardò i suoi interlocutori, stavolta particolarmente risoluto: “molto bene, voi prendete Thomas con voi, lui abita sotto il Paladine Memorial, la penultima casa in fondo alla strada a sinistra e ci troviamo tutti alla vecchia rampa” poi si girò verso Abel e Lada “e…, chiunque siate, grazie” aggiunse semplicemente prima di correre via. I tre si incamminarono a passo svelto, mentre Pryce li guidava tra i vicoli ormai deserti e le ombre della sera incombevano sul distretto. Arrivarono senza problemi al Paladine Memorial, un monumento ai caduti del Clan Imperiale Paladine che un tempo segnava il centro dell’Empire Boulevard.

    Subito prima di girare a sinistra nella strada in cui, a detta di Arthur, viveva Thomas, Pryce si fermò, sbirciò e disse: “Non siamo soli, ma direi che siamo ancora in tempo, altrimenti avremmo sentito sparare”. Abel diede una rapida occhiata e vide, a una ventina di metri, un gruppo di una decina di individui che avanzavano cautamente, tenendosi ai margini della strada, fucili alla mano. “Che facciamo?” chiese Lada “li attacchiamo frontalmente e se ci sono problemi improvvisiamo?” suggerì a sua volta Pryce che chiaramente fremeva per entrare in azione. Abel valutò che tra bidoni della spazzatura e detriti del viadotto c’era un minimo di copertura lungo la strada, quindi avrebbero potuto dare battaglia senza esporsi troppo. In alternativa potevano cercare di arrampicarsi sui tetti, avvicinarsi in silenzio e tender loro un’imboscata dall’alto.

    #4377
     Meeme 
    Partecipante

    “Perfetto! Allora non gli dispiacerà se la prendo io!” ammiccò e poi la lanciò a Stanford. “Consideralo un regalo.” comunicò via link con un sorriso allegro.
    Mark non sembrava un fedelissimo di quel lavoro, la Cybertronic avrebbe comunque dovuto fare attenzione a quelli come lui, ma una proposta potevano comunque lanciarla.
    “Vediamo se sono interessati, controlleranno anche se è un tipo affidabile, oppure no. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio quando si tratta di certe cose.” concluse prudente.

    “Molto bene, queste coordinate ci saranno utili, adesso ti meriti un bel sonnellino ristoratore e quando ti sveglierai, se farai il bravo, forse verrai contattato per una proposta…” non confermò nulla, quella era una decisione che spettava ai suoi superiori, ma occhi in più in quel quartiere potevano fare comodo. Stese Mark con un bel gancio e recuperò le coordinate da inviare ai capi per analisi. “Questa giornata sarà molto lunga…” commentò in attesa dei risultati delle analisi.

    #4378
     Elan 
    Partecipante

    Selim sapeva decisamente il fatto suo in ambito marziale, e Megan non trovò nulla da obiettare alla sua proposta.
    Era stata una buona staffetta, a suo tempo, ma dei piani ben riusciti si era sempre occupato qualcun altro. Lei eseguiva, e avrebbe eseguito anche quella volta.
    Avanzare in quella sorta di complesso fognario fu sicuramente la parte facile: l’urgenza della caccia la teneva distratta dall’odore nauseabondo, e nemmeno la presenza dei carnofagi la disturbava più di tanto, ormai.

    Ma quando arrivarono in quella sala la situazione cambiò radicalmente.
    Non era certa se la cosa più inquietante lì dentro fosse la tenda di stracci, quegli occhi pazzi e invasati, o lo strano uovo verde.
    Di sicuro, però, sapeva qual’era la cosa che la incuriosiva più di tutte…
    “Eccerto, ora gli invasori saremo noi!” commentò sarcastica nella mente del Doomtrooper. “Guarda un po’ se non finiamo per passare per i cattivi di turno!”
    Sdrammatizzare in una situazione del genere era sicuramente la cosa migliroe che si potesse fare, ma quando iniziarono a colpire non ci fu più spazio per le battute.

    Quella… cosa… era veloce, maledettamente veloce, e per quanto cercassero di essere precisi lei riusciva sistematicamente ad evitare i loro colpi. E non c’era cosa che mandasse Megan più in bestia di così.
    Colpirla col fuoco incrociato sembrava la soluzione migliore, non avrebbe avuto vie di fuga, e così lentamente la giornalista iniziò a muoversi verso la fonte principale della sua curiosità: lo strano uovo verde.
    Almeno avrebbe avuto un doppio risultato: avrebbe avuto una vista migliore su quella creatura, e avrebbe potuto osservare più da vicino l’uovo, e capire bene di cosa si trattasse.

    #4386
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Solo dopo i ringraziamenti di Arthur Abel si rese conto di non essersi nemmeno identificato, ma dopo tutto era meglio così…chissà forse il suo ruolo lo avrebbe in qualche modo intimorito e magari sarebbe stato meno disposto a collaborare.

    Non rimase molto a rifletterci sopra e ripartì con Benjamin verso la residenza di Thomas e sì…erano decisamente arrivati in tempo da quel che poteva dedurre.Valutò le opzioni che aveva di fronte e decise di scartare l’arrampicata sui tetti:era un’ opzione troppo rischiosa da effettuare, anche se di valido effetto, e decise di mantenere una tattica più semplice e diretta
    “Sfruttiamo le coperture che ci sono lungo la strada e cerchiamo di abbatterne il più possibile senza esporci troppo…è inutile partire alla carica in minoranza, sarebbe un rischio troppo grande, chiaro?”
    Prese quindi la sua arma d’ordinanza e si avviò verso i nemici, tra le zone più riparate, pronto a far fuoco.

    #4400
     Rilwen 
    Partecipante

    Tutto è bene quel che finisce bene. Cioè, nello specifico, il fatto di essere vivo e di essere riuscito a farne fuori un po’, con la velocità data dall’addestramento, senza pietà, senza pensieri, senza alcun freno. E poco importava il fatto di essere andato a sbattere contro la porta, poco importava la scheggia sul braccio: ci avrebbe pensato poi. Più che altro, doveva finire di eliminare il problema, perché continuavano a sparare sulla gente, anche se non sapeva quanto ancora ci sarebbe stato da sparare: sperava che la gente se ne fosse andata, a questo punto, almeno per istinto di sopravvivenza.

    Comunque la cosa andava fermata, e presto. Analizzò velocemente la situazione, contando gli uomini che aveva visto e quelli più o meno nascosti. Il problema era che c’era sempre sto energumeno che poteva fare decisamente male, visto che lanciava proiettili sottili come un petalo di rosa. E quindi richiamò a sé la polvere tutto intorno, ce ne doveva essere parecchia visto che era stato sfondato contro una porta. E fece una specie di nube che lo precedesse in direzione della porta d’ingresso, in modo da distrarre i tre più uno e, nello stesso tempo, non gli entrasse negli occhi. Perché aveva poi la pistola puntata, e quella nuvola sarebbe servita per limitare i movimenti degli avversari.

    #4403
     Ilmarien 
    Partecipante

    Abel Brandt
    “Molto bene” disse Pryce con una voce piena di soddisfazione all’occasione di menare le mani. Lada vedendolo così soddisfatto si lasciò sfuggire un sorriso e aggiunse: “D’accordo, se riusciamo teniamone uno in condizioni di poter parlare, più informazioni abbiamo meglio è” e passò una pistola a Pryce, il quale accettò di buon grado. Il trio si mosse rapidamente e silenziosamente, passando di copertura in copertura, usando gli angoli delle case, i bidoni della spazzatura e le occasionali macerie del viadotto sovrastante per avvicinarsi in silenzio. A una ventina di metri il gruppo aprì il fuoco contro un bersaglio che Abel non riuscì a vedere ma che si trovava diversi metri più avanti, dietro quella che sembrava una spessa paratia metallica. Pryce sparò un paio di colpi atterrando il più vicino, rapidamente imitato da Lada che ne uccise due con due precisi colpi alla testa. Abel dal canto suo sparò una breve raffica che ne stese due e ferì un terzo, per quello che poteva vedere non sembravano equipaggiati per uno scontro.

    I superstiti si dispersero allargandosi dietro ogni riparo possibile, due dietro una delle case, uno buttandosi dietro un lampione, e altri due si rifugiarono dietro un blocco di cemento e risposero al fuoco. Abel si chinò dietro il riparo per evitare la raffica mentre ricaricava l’arma e sussultò quando un proiettile gli arrivò al braccio. Notò subito che, per quanto gli avesse fatto male, il colpo era rimbalzato sul suo cappotto balistico, e probabilmente se la sarebbe cavata con un piccolo livido. Si sporse e fece nuovamente fuoco, centrando quello dietro il lampione. Improvvisamente sentì due colpi singoli molto forti in rapida successione. Da dietro la lamiera era uscito un tipo mingherlino che corrispondeva alla descrizione di Thomas e impugnava un grosso fucile a pompa, che sembrava quasi più grande di lui, e che stava usando per stanare i due che si erano rifugiati dietro quel blocco di cemento. Nel momento in cui i due si alzarono Lada e Pryce scattarono in piedi insieme ad Abel e i due caddero crivellati di colpi prima di potere fare alcunché.

    In quel momento dall’angolo dietro cui si erano riparati gli ultimi due partì una granata diretta pericolosamente vicino ad Abel, e pensata per colpirli tutti e tre. Il Bauhauser si stava per buttare di lato quando Pryce fece un passo in avanti e con un rapido gesto verso l’alto la granata cambiò direzione, schizzando verso il viadotto crollato, dove esplose facendo cadere alcuni calcinacci. Pryce fece un breve cenno di intesa ad Abel, poi cambiò riparo e attese dei movimenti dal vicolo. Abel valutò rapidamente la situazione: poteva farli prigionieri, stordendoli in corpo a corpo o con una granata stordente nel vicoletto, ma doveva stare attento a Thomas, che si era già esposto una volta e ora era rimasto allo scoperto. Non solo, ma non sembrava aver capito bene chi era suo alleato e chi no, dato che , pur non avendo sparato, stava puntando il fucile anche contro di loro.

    Megan Reed
    Megan si spostò nuovamente mentre un altro paio di granate esplodevano per la stanza, mettendosi su una roccia vicino a quello strano congegno. Non appena la creatura la vide, schizzò verso di lei per attaccarla. E fu in quel momento che lei e Selim scatenarono l’inferno. Diversi proiettili la colpirono, arrestandone la corsa a metà strada, dove tre precise granate al plasma di Selim finirono il lavoro smembrandola in tanti piccoli pezzi. Nel momento in cui la creatura venne smembrata immediatamente la stanza si fece leggermente più luminosa, come se un’ombra avesse fino a quel momento gravato in quel luogo. Megan abbassò il fucile, contenta per una volta di non essersi imbrattata i vestiti, e sentì una prima sensazione di malessere provenire da quel congegno. Era una strana cupola verdastra che sembrava coprire qualcosa che emanava un sottile vapore. Selim, che l’aveva raggiunta dopo aver ricaricato, vide il congegno e le fece rapidamente segno di allontanarsi: “Non so cosa sia, ma non mi piace, che dici se ora usciamo e chiamiamo la cavalleria?” propose guardandosi intorno. Megan si diede una rapida occhiata intorno e notò intanto che le ombre sembravano addensarsi intorno a quella cupola verdastra. E notò anche, in un angolo, una sorta di piccolo abitacolo, dove probabilmente viveva la creatura che avevano ucciso, con un tavolo pieno di scartoffie.

    Kasey Bates
    Gli occhi di Stanford si illuminarono al gesto: “G-grazie!” balbettò, era sorpreso ma chiaramente grato. Mark ascoltò attentamente quello che Kasey gli diceva, poi disse: “B-bene, spero che non mi farete tr…” e Kasey lo stese prima che riuscisse a finire la frase. “Già” rispose Stanford alle parole di lei mentre si infilava la palla in tasca tutto contento “almeno abbiamo una traccia da seguire, e credo purtroppo che ci faranno togliere le armature, se dobbiamo andare in centro” borbottò.

    In quel momento la vocetta di Davis, il tecnico con cui avevano parlato alla base, risuonò nel loro link neurale: “In base alle coordinate, abbiamo rintracciato la casa di Gallagher a tre possibili appartamenti. La zona è in centro città, quindi dovrete andarci in abiti civili” e a queste parole Stanford sospirò “la buona notizia è che la sorveglianza del condominio è di proprietà di una piccola compagnia indipendente, quindi potremmo eventualmente controllarla” concluse il tecnico. Stanford replicò: “Molto bene, ci andiamo subito” e poi si rivolse a lei “come vogliamo avvicinarlo? Il centro città è uno dei pochi distretti di Luna in cui la polizia ha la brutta abitudine di essere solerte e rapida ad intervenire”. Kasey rifletté che non era una cattiva idea controllare la sorveglianza: avrebbero comunque dovuto stare attenti a non fare troppo rumore per evitare che qualche inquilino chiamasse la polizia, ma avrebbero avuto più libertà di movimento. Altrimenti era sempre possibile provare a convincerlo a parole.

    Maximilian Richthausen
    La nuvola di polvere accecò i tre che stavano venendo verso di lui, incluso quell’energumeno che però si ritirò quasi subito nel vano delle scale. Max freddò con due colpi precisi i due rimasti, mentre un frastuono di armi e molto movimento sembravano provenire dalla porta principale. Nel momento in cui il secondo cadde a terra, Max raccolse la polvere da terra, pronto per scatenare un’altra ventata se l’energumeno si fosse fatto vedere di nuovo, e avanzava lentamente e restando in copertura. In quel momento uno degli uomini venne lanciato nella stanza sfondando il muro che dava sulla sala d’ingresso, e giacque a terra con la schiena spezzata dall’urto. “Qualcuno la fermi, qualcuno laaaaaaagh!” e Max vide uno schizzo di sangue che tagliò l’aria imbrattando di rosso i muri e le macerie. Dalla stanza in fondo, quella a sinistra delle scale che Max non aveva ancora avuto modo di vedere, uscirono di gran carriera due di questi mercenari e immediatamente scaricarono le loro armi contro qualcuno che stava chiaramente entrando dalla porta principale. Max approfittò del fatto che non lo avevano visto per somministrare loro due rapidi colpi alla testa, e si spostò di lato per vedere cosa stava succedendo.

    E fu a quel punto che vide la Macmahon, la tunica ora era a brandelli ma sotto era visibile un’armatura da Valchiria, e si stava riparando dietro uno scudo a raggi che lei dirigeva con il braccio. Si alzò dalla posizione inginocchiata in cui si trovava, lanciando a Maximilian un’occhiata dubbiosa ma non necessariamente ostile, dato che l’aveva aiutata. Da parte sua, il Mortificator notò che quella era un’armatura da Valchiria perfettamente funzionante, dalla lancia ad energia, allo scudo a raggi, che dato che normalmente era agganciato alle braccia dava l’idea di un paio di ali. Lei si stava guardando in giro, quando l’energumeno di prima sbucò all’improvviso dalla parte opposta rispetto a dove si trovava Max e le sparò con il fucile a pompa. Lei fece appena in tempo a frapporre lo scudo e venne leggermente spinta all’indietro. Fu in quel momento che Max usò il suo potere mandando tutta la polvere che poteva addosso all’energumeno, che indietreggiò tossendo, ora alla sua mercé.

    #4417
     Rilwen 
    Partecipante

    Eh, le Valchirie. Avevano sempre avuto quel non so che di ipnotico quasi, di inebriante. E anche la MacMahon era veramente bellissima così. Che poi l’entrata fosse da *vera* Valchiria, con tutti i crismi del caso, con tutta quella potenza, quell’incavatura… beh. Era qualcosa che non poteva lasciare Maximilian indifferente. In fondo era pur sempre un uomo.
    Un uomo che aveva freddato due uomini prima e due uomini poi, e che usava la terra come se fosse stata un’arma qualunque, il Dono che l’Arte gli aveva concesso. Gli elementi erano con lui, lo erano sempre stati in qualche modo, e ora lo aiutavano.

    Certo, se non ci fosse stato l’Energumeno… Ma anche lui sarebbe finito, e presto avrebbe anche terminato con tutta sta faccenda. Certo, la MacMahon poteva aiutare, ma al momento era stata presa alla sprovvista, quindi toccava a lui, alla polvere che aveva innalzato… alla spada Mortis, camuffata come tutto il suo outfit, che cercò di piantare nel collo dell’energumeno.

    E il collo fu trapassato, e il sangue sgorgò.

    E ci fu l’ennesimo cadavere di quella giornata davanti a lui. E la cosa non lo toccò nemmeno per sbaglio.
    “State bene?”, chiese voltandosi verso la MacMahon mentre cercava di capire dove andare ora, perché dovevano essercene di altri, in giro.

    #4432
     Elan 
    Partecipante

    Era stato facile. Incredibilmente facile. Sospettosamente facile, addirittura.
    Però non era finita imbrattata di schifo assurdo, e questo per Megan era già un enorme traguardo.
    Ma prima che potesse gioire troppo per la vittoria, sentì una strana sensazione provenire dallo strano aggeggio verde. Non fu necessario l’avviso di Selim perché si allontanasse: quella sensazione non le piaceva, e non voleva rischiare di starci vicina nemmeno un minuto di più.
    “Qualsiasi cosa sia puzza. Puzza molto più di tutta la puzza che c’è dentro questo posto schifoso!” esclamò la giornalista. Era inquietante come le ombre si addensassero attorno a quella cosa verde…

    “Devo assolutamente fare rapporto di tutta questa brutta storia. Già ho rischiato grosso così…”
    Fece un grosso sospiro: di certo ora non l’aspettava una passeggiata su un praticello fiorito. Ma forse si sarebbe potuta ancora salvare dal peggio, chiamando e avvisando di quello strano uovo prima di fare ulteriori danni.
    “Vogliamo dare un’occhiata a quelle carte prima di andare?” propose, avendo notato l’abitacolo in cui probabilmente viveva la creatura.
    “In fretta e senza perdere tempo, raccogliamo le cartacce, usciamo di qui, chiamiamo chi di dovere e poi consultiamole, e riferiamo ovviamente se troviamo qualcosa di interessante!” specificò, prima di rischiare di perdere ore ad esaminare carte potenzialmente inutili.

    #4456
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    L’azione era stata veloce ed efficace: all’inizio non era chiaro perchè i tizi avessero cominciato a sparare ma quello aveva facilitato i loro giochi e sia Lada che Pryce si stavano dimostrando degli ottimi tiratori nonchè buoni compagni di battaglia.
    Certo venire colpiti da qualcosa era inevitabile e Abel se ne era decisamente accorto quando un proiettile l’aveva centrato ma fortunatamente non c’era presenza di sangue…di certo il tizio dietro al lampione che aveva tentato di ferirlo ora non poteva più nuocergli.

    Tutto procedeva come previsto; il motivo per cui avevano iniziato la sparatoria era Thomas, fortunatamente vivo e con un pericoloso fucile a pompa in mano, e la granata era stata disinnescata grazie ai poteri di Pryce…ora doveva solo mantenere in vita uno dei due nemici ancora vivi nascosto nel vicolo.

    L’opzione corpo a corpo era rischiosa…da come si comportavano non sembravano dei professionisti ma piuttosto dei teppistelli però erano comunque in maggioranza e l’opzione più giusta era prima debilitarli con una granata stordente ma prima doveva far riparare Thomas ed evitare che lo sforacchiasse con quel fucile.
    “Thomas stai giù, siamo venuti a salvarti!” gli disse, sperando di averlo convinto dopo averlo pure aiutato in quella carneficina, e lanciò la granata verso il vicolo tenendosi pronto a saltare addosso alla coppia poco dopo l’esplosione.

    #4457
     Meeme 
    Partecipante

    “Figurati, socio!” commentò la donna allegra facendo l’occhiolino al suo compagno. “Abiti civili, odio gli abiti civili ed anche i balli! Una volta sono stata costretta ad indossare un tubino nero e socializzare con un ballo. Lasciamo stare… brutti ricordi! Sembro un trita rifiuti quando sono sulla pista!” Raccontò divertita.

    “Meglio controllare la sicurezza, eviteremo incidenti in centro città, non ho voglia di riempire scartoffie per una settimana se rompo il naso a qualche cittadino!” suggerì lei scrocchiando le dita. “Cerchiamo di passare inosservati e di non allertare i condomini del nostro scarafaggio, se scappa ci toccherà inseguirlo per tutto il centro facendo a spallate con i civili e rivoltando poliziotti. Preferisco un approccio meno disastroso!” spiegò pronta a mettersi in marcia.

    #4465
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    I due tornarono rapidamente al furgone a togliersi le armature. Stanford rise al suo racconto e disse: “Si, anch’io sono ugualmente inetto nelle situazioni mondane, almeno stavolta si tratterà solo di passare inosservati. Da un lato è peccato, perché avrei preferito sfasciare la faccia a questo Gallagher… ma pazienza, saprò accontentarmi…” commentò. Si misero abiti civili, con lunghi cappotti rinforzati in caso avessero incontrato resistenza, e scesero dal furgone che nel frattempo era arrivato in centro città. Il contrasto con il distretto 43 era evidente: le strade erano immacolate, gli edifici avevano una mano fresca di vernice e i passanti erano numerosi, ordinati e probabilmente disarmati. Secondo gli archivi della Cybertronic, la stanza della sicurezza del condominio era nel seminterrato, accessibile solo dalla porta principale. Stanford chiese: “Cosa facciamo, ci presentiamo come agenti corporativi?”.

    Kasey sapeva che c’era una possibilità che la guardia si rifiutasse di farli entrare, per il semplice fatto che erano Cybertronic. In alternativa potevano o fingersi agenti della LCPD, procurandosi distintivi falsi, oppure potevano anche alterare la telecamera di ingresso ed entrare insieme a qualcun altro dei condomini. In alternativa Kasey sbirciò nel vicoletto di fianco e vide una finestra con una grata, che a giudicare dal vapore di condensa doveva dare in una caldaia. La grata sembrava solida ma non recentissima, per cui probabilmente sarebbero riusciti a scalzarla senza far troppa fatica.

    Abel Brandt
    Thomas guardò Abel e si mosse dietro un riparo ma non diede segno di collaborare. Abel vide il suo volto brevemente illuminato e capì che probabilmente ne aveva viste tante e in quel momento il suo primo istinto non era la fiducia ma la paranoia. Pryce gli fece segno di proseguire che ci avrebbe pensato lui, e Abel si fiondò nel vicolo, rapidamente seguito da Lada. Lo scontro all’arma bianca fu rapido e brutale, in pochi colpi di neurolash i due vennero ridotti al silenzio. Lada se la cavò piuttosto bene: era chiaro che non era particolarmente abituata agli scontri in corpo a corpo ma utilizzò al meglio l’addestramento che la Ruota Dentata prevedeva per tutti i propri cittadini, specialmente i nobili. “Thomas! Tom, sono io, Jonathan!” disse Pryce avanzando verso Thomas con le mani bene in vista. Thomas si sporse, il volto pieno di incredulità: “P-provalo!” replicò tenendo il fucile puntato. “La prima riunione, quella a scuola, mi hai chiesto se scrivevi correttamente il tuo nome quando firmavi” replicò Pryce dopo un momento di esitazione. Thomas fece un profondo respiro di sollievo, abbassò l’arma e disse: “Quindi, siete tornato… con degli agenti corporativi?” chiese indicando Abel e Lada. Abel rifletté che, per quanto i vestiti fossero appropriati, lo scontro a fuoco aveva dimostrato che avevano un equipaggiamento chiaramente superiore. Pryce esitò a rispondere e guardò Abel.

    Maximilian Richthausen
    L’energumeno cadde con un breve gorgoglio, e la Macmahon disse: “Ehm, non male grazie, stavo meglio prima” disse con un sorriso massaggiandosi il braccio. Diede una rapida occhiata alle spalle, dove i pochi superstiti stavano entrando nella cappella. C’erano diversi corpi per strada, ma lei non sembrò reagire. Osservò invece il vestito di Max e la sua lama con attenzione, e chiese con aria perplessa: “Ehm, non che non sia grata dell’aiuto, ma se posso chiedere, cosa ci fa qui un Mortificator?”.

    Megan Reed
    I due ritornarono rapidamente in superficie dove c’era abbastanza segnale per chiamare, e Megan fece un rapporto frettoloso a Richard. Richard non commentò e rispose con un asciutto: “Va bene, arrivo” e riattaccò. Una volta al sicuro nell’edificio abbandonato, Megan e Selim esaminarono le carte che si erano portati dietro: per la maggior parte si trattava di cose senza senso, deliri di una mente chiaramente malata e che si stava deteriorando. Tuttavia alcuni passaggi sembravano avere più senso di altri. A un certo punto nominava costantemente una certa Karen, che sembrava volesse distruggere il Cartello. In un altro punto nominava i “pupazzi delle Libere Nazioni” che avrebbero distrutto le corporazioni e sarebbero stati “l’alba di un’era oscura”.

    Dopo una ventina di minuti Richard arrivò, la sua armatura da Inquisitore nascosta dentro un ampio mantello e una squadra di Revisori al suo fianco. Tra essi Megan riconobbe Duncan, uno specialista di esorcismi, che non andava in giro spesso. “Selim, giusto? Richard Booth, Inquisitore” disse presentandosi. “Guida i miei uomini nel sotterraneo a recuperare… quell’uovo verde… io devo parlare un momento con Megan” disse in tono autorevole ma non ostile. Una volta soli, Richard disse: “Beh, considerando tutto avete fatto la cosa giusta, visto che c’era un’Eretica sola sono venuto con una singola squadra invece di mobilitare tutti. Scoperto qualcosa?” chiese alludendo alle carte.

    #4485
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Sì, abbiamo avuto l’incarico di indagare sulla rinascita dei Guardiani delle Libere Nazioni ed è stata data la possibilità a Jonathan Pryce di aiutarci…abbiamo validi motivi per avere fiducia in lui e penso che lo stesso possa dire lui di noi: mi chiamo Abel Brandt e lei è Lada Ponomariov” rispose a Thomas esortando così Pryce a confermare quelle parole: era inevitabile che qualcuno potesse scoprire il loro ruolo ed era altrettanto inutile mentire soprattutto a dei possibili alleati.

    “Possiamo continuare le presentazioni da qualche altra parte se conoscete un luogo sicuro, sono curioso di sentire le informazioni che ci daranno i due tizi che abbiamo appena steso nel vicolo…Thomas hai idea di chi siano queste persone? Le ha mandate Francis?”

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