Mutant Chronicles – Il Mare della Tranquillità

Questo argomento contiene 142 risposte, ha 4 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Meeme 4 anni, 10 mesi fa.

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  • #6740
     Meeme 
    Partecipante

    Kasey comunicò mentalmente con la squadra piazzata all’esterno.
    “Il bersaglio è sicuramente la Milligan! Dobbiamo portarla al sicuro.” Non volevano che parlasse, a quanto pare la situazione era molto più complessa di una semplice accusa di omicidio…

    “Liberiamoci di questi bastardi e portiamo il pacco in un posto tranquillo.” Quella doveva essere la priorità. Si rivolse direttamente ad Alice che le aveva dato una pistola. “Ottima arma. Dobbiamo uscire da questo posto, ho un cecchino a copertura, il bersaglio di questo attacco sembra essere lei. Manteniamo il sangue freddo e ne usciremo vivi. Impegniamo questi bastardi e facciamogli rimpiangere di essere venuti al mondo. Se li eliminiamo tutti anche i veterani si salveranno.” Fissò la donna per farle comprendere bene la situazione, le dispiaceva non poter aiutare direttamente i veterani, ma forse gli assalitori avrebbero lasciato stare quegli uomini per inseguire la loro preda.

    Il messaggio di Stanford la fece imprecare tra i denti.
    “Fraser, riesci e togliermi di dosso quei due? Mark, trovami una via rapida verso la posizione di Stan. Stanford, resisti, arriva la cavalleria!” Si preparò all’assalto di quello con la spada, stava recuperando le normali funzioni vitali e lei non avrebbe lasciato nessuno indietro a costo di portare in braccio i feriti.

    #6742
     Elan 
    Partecipante

    Dopo quel giro di ricerca, contro ricerca, fotografia e ricerche, Megan aveva un gigantesco mal di testa ed una nausea ancora più grande. Il giorno in cui non fosse finita in un’indagine disgustosamente orribile, forse il mondo sarebbe davvero finito.
    “In effetti, forse sarebbe una cosa bellissima…” borbottò tra sé e sé, seguendo il filo dei suoi pensieri.
    E non era sicura se stesse parlando della fine del mondo, o della fine delle sue indagini disgustose… forse un po’ tutte e due le cose.

    Fece un sospiro.
    Il fatto che tutto portasse di nuovo alla Mayfield&Associates la innervosiva tantissimo, non sapeva nemmeno lei per quale motivo. Era come se quel posto – tutto quel posto – le lasciasse addosso una sensazione orribile.

    Tuttavia, non poteva essere una coincidenza.
    Quella zona di debolezza, quelle impronte che portavano sempre lì… Doveva esserci un collegamento, e il suo istinto di giornalista probabilmente non si sarebbe sentito appagato fino a che non avesse scoperto quale fosse.
    Guardandosi attorno, cercò quindi di assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi: voleva scoprire di più su quella zona, possibilmente cercando di non farsi scoprire come la più stupida delle novelline.

    #6750
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Sì, mi era stato riferito della sua integrità morale e questo potrebbe essere un buon motivo per non sospettare di lui, però lei di sicuro non è qui solo per controllare Giraud ma anche per tenere d’occhio ciò che gira intorno a lui, Rotherberg di certo non si può accontentare di poche informazioni.” tacque un attimo mentre verificava telepaticamente la piena collaborazione di Adenauer ” Non ha mai notato atteggiamenti strani in qualche dipendente di questo ufficio o avvenimenti poco chiari? Ogni particolare ci è utile in questa vicenda e più ne sappiamo e più sarà facile venirne a capo…”

    Abel sperava che qualcosa di utile dalla bocca di Adenauer potesse finalmente uscire fuori…lui non era tipo da farsi prendere dalla frustrazione però un altro buco nell’acqua avrebbe fatto fatica a digerirlo.

    “Che cosa ha trovato nei conti della famiglia Giraud? Sono così a rischio?” chiese infine ad Adenauer

    #6754
     Ilmarien 
    Partecipante

    Abel Brandt
    Adenauer esitò brevemente mentre pensava alla domanda di Abel: “Non mi pare, non ho notato comportamenti strani…” tacque mentre cercava di fare il punto delle varie persone che conosceva. Lada intervenne: “Ci sono persone che sono scomparse o sono cadute in disgrazia?” chiese a sua volta, guardando poi Abel come a dire ‘non guasta chiedere’. “Si, in effetti, uno dei segretari, Mihal… qualcosa, non mi ricordo il cognome, si lamentava che due dei loro collaboratori esterni erano spariti. In genere è uno che si lamenta per qualunque cosa, quindi non mi è sembrato particolarmente importante. I collaboratori esterni di Giraud sono per la maggior parte progettisti indipendenti, piccoli studi professionali di Luna City, Heimdall e San Dorado” spiegò.

    Alla successiva domanda di Abel, replicò: “Diciamo che l’azienda non è precisamente florida, Nicolaj Giraud è…” esitò nuovamente “Allora, diciamo che non voglio parlare necessariamente male di lui” disse in tono franco “è un uomo d’onore che privilegia la ricerca e gli avanzamenti tecnologici rispetto… beh, rispetto ai profitti aziendali, per cui anche se in totale il gruppo delle industrie Giraud è in positivo, alcune fabbriche sono a mala pena in pari, tra cui per esempio la Giraud Manufacturing. Diciamo che non è l’ideale uomo d’affari ma… non credo sia necessariamente una qualità negativa in questo campo” concluse.

    Megan Reed
    Megan trascorse un po’ di tempo cercando un buon punto di osservazione. Quando lo trovò scoprì qualcosa di interessante: era un cadente magazzino, da tempo abbandonato, un posto appena sotto alla superstrada in cui c’era talmente tanto rumore da sopra che Megan faceva fatica a pensare. Il luogo era impolverato ma c’erano tracce nella polvere, una coppia di stivali molto simile a quella che aveva visto poco prima entrare nel vicolo. Nel punto di osservazione c’era un lieve odore organico e numerose tracce nella polvere. Sembrava che qualcuno fosse rimasto qui per diverse ore, tenendo d’occhio la Mayfield&Associates. Vide un segno sulla finestra, i tre punti distinti nella polvere che indicavano un treppiede, poteva essere un binocolo o anche un fucile da cecchino. Notò anche l’impronta di una mano sulla finestra: non c’erano impronte digitali, cosa non sorprendente dato il freddo che faceva, ma sembrava che chiunque avesse usato questo posto si fosse lanciato direttamente dalla finestra, atterrando quasi cinque metri più in basso, forse per inseguire quelle impronte di corsa che partivano dalla ditta e finivano nel vicolo.

    In quel momento sentì un rumore all’interno dell’edificio, qualcuno era entrato da una porta laterale. Avvicinandosi con prudenza, Megan sbirciò attraverso uno squarcio nel pavimento e vide un guardingo individuo che stava osservando la porta da cui Megan era entrata con una torcia dalla luce molto tremolante. Era molto magro, e l’enorme sgualcito cappotto che indossava sembrava quasi cadergli addosso, come un appendiabiti. Portava un cappellaccio anch’esso sgualcito, e, almeno di primo acchito, sembrava un accattone.

    Kasey Bates
    Alice rispose con un semplice cenno d’intesa. Dalla lancia partì un raggio laser che attraversò la stanza con un rumore sinistro: i due si buttarono allo scoperto per evitare di venire tagliati in due, ma non appena si rialzarono uno di loro cadde a terra, centrato da un proiettile sulla gola. *Uno!* disse Fraser mentre ricaricava. L’altro aprì il fuoco contro Alice, che si coprì con lo scudo a raggiera sul suo braccio mentre tornava in copertura. Nel frattempo Kasey era rimasta ferma, guardinga, pistola alla mano e pronta a colpire l’individuo con la spada, che puntualmente si materializzò nel momento in cui Alice era concentrata contro l’altro assalitore. Aveva la spada sollevata, in una tipica postura Mishima, e sembrava pronto a tagliarla in due. Kasey aprì immediatamente il fuoco: il primo colpo strisciò contro il torace, mancando; il secondo si piantò nel fianco destro sbilanciando l’individuo e mandandolo contro la parete.

    Kasey alzò il tiro sperando di finirlo con un colpo alla testa ma il forte rinculo dell’arma deviò leggermente il colpo che si infilò all’altezza della clavicola sinistra, passandola da parte a parte. L’assalitore rilasciò un grido di dolore prima di scomparire nuovamente. In quel momento Alice uscì nuovamente dalla copertura e un nuovo raggio di energia attraversò la stanza, tranciando in due il tavolo dietro cui si era riparato l’ultimo assalitore, che Fraser colpì al volo nel momento in cui si buttava. Il corpo si fermò a mezz’aria, lo slancio interrotto dall’energia cinetica del proiettile di Fraser, e si accasciò in mezzo alla stanza, mentre il link neurale gracchiava un *E due!*. Da oltre la porta di ingresso ora si sentiva il continuo rumore di uno scontro a fuoco, Stan probabilmente era nel loro stesso piano. Kasey fece il punto: l’assalitore con la spada dai movimenti sembrava umano, e da quello che aveva visto non sembrava in condizioni di continuare a combattere, mentre gli altri tre erano morti o morenti. La voce di Mark si fece sentire nel link neurale: *Come posizione direi dieci-dodici metri di distanza nello stesso piano. Fuori dalla porta principale e lungo il corridoio alla tua destra* aggiunse dando indicazioni più precise mentre Alice si girava verso di lei con aria interrogativa indicando con un cenno della testa la sparatoria ravvicinata.

    #6759
     Meeme 
    Partecipante

    Odiava i Mishima e le loro maledettissime spade, era fortunato che la sua di spada non fosse disponibile al momento, altrimenti lo avrebbe affettato come un prosciutto. Il tipo poteva fare tutti i giochetti, le acrobazie ed altre amenità con quella lama. Lei gli avrebbe piazzato un proiettile in testa per risolvere il problema.

    Purtroppo il proiettile mancò la testa, ma rispedì al circo il tipo rendendolo inerme in combattimento. Fece un cenno ad Alice per indicarle di muoversi accorta. “Continua a darci copertura, Fraser! Ci dirigiamo verso Stan!” Comunicò attraverso il link neurale. Stava tornando a regime normale, per fortuna, e nonostante le risorse scarse di cui disponeva avrebbe messo al sicuro sia Alice, sia la sua squadra.
    “Stan, stiamo arrivando. Mettiti al riparo, ti proibisco di farti ammazzare!” comunicò diretta verso il corridoio per tirare fuori dai guai il compagno. Riferì ad Alice quello che stava accadendo preparandola alla sparatoria in modo che fosse in grado di proteggersi e poi si preparò a fare secchi gli ultimi assalitori con la copertura del cecchino.

    #6777
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Non tutti sono portati per la gestione economica delle aziende quindi non mi stupisce più di tanto questa situazione…altrimenti cariche come la vostra e tante altre non esisterebbero giusto?” fece un leggero sorriso e poi proseguì il discorso
    “Allora dovremo avere qualche informazione in più su questo Mihai e dove lo potremmo trovare, forse questa volta le sue lamentele ci potrebbero tornare molto utili” disse ad Adenauer: Abel non aveva ancora considerato l’idea che un collaboratore esterno potesse essere coinvolto nella vicenda ma, a ben pensarci, era un’ipotesi più che plausibile.

    Infine, per curiosità personale, chiese: “Da quanto tempo lavora per Rotherberg qui dentro? deve essere stato particolarmente bravo per avere un ruolo del genere”
    “e Giraud così fesso da non essersene mai accorto…”

    #6778
     Elan 
    Partecipante

    Ah-ha!
    Aveva trovato un maledetto magazzino nascosto, maledettamente immerso nel rumore e maledettamente sospetto. Se la situazione fosse stata un pochino diversa, Megan probabilmente si sarebbe messa a fare la danza della vittoria. Certo che ne nascondevano di segreti quei perfettini della Mayfield&Associates.
    Certo, restava l’incognita di chi fosse rimasto in quel posto a spiare – un cecchino? una spia? Magari voleva solo scoprire qualche segreto aziendale! – ma era procedendo a piccoli passi che avrebbe scoperto le cose.

    Si prese un po’ di tempo per fare qualche fotografia a mo di prova, prendendo in particolare la mano sulla finestra. Certo, non c’erano impronte digitali, ma le dimensioni della mano avrebbero potuto escludere almeno un po’ di gente… o per lo meno sperava.

    Stava per muoversi di nuovo quando sentì quel rumore, e quasi fece un salto per lo spavento.
    Ci mancava solo l’accattone curioso!!
    Dopo aver preso un profondo respiro e aver cercato di calmarsi, Megan lo osservò attentamente. Non sembrava pericoloso, ma lei non aveva davvero voglia di farsi beccare lì dentro.
    Quindi, gli diede un solo ordine mentale. “Non hai niente da fare qui dentro.”
    Sperava che fosse sufficiente a farlo uscire e a toglierla dagli impicci rapidamente.

    #6789
     Ilmarien 
    Partecipante

    Megan Reed
    Megan si concentrò sulla mente dell’accattone, di primo acchito sembrava soprattutto spaventato. Dato che qualsiasi rumore sembrava farlo tremare, non fu difficile impiantare quella suggestione: si girò, fece per andarsene, ma poi esitò nuovamente. Poi si mise a parlare da solo: “Ok, D, non sei un vigliacco, cerca di non tremare così tanto. Magari non c’è più, se n’è andato e tu potrai tornare a casa tua. Coraggio, devi solo controllare…” si diceva passeggiando nervosamente avanti e indietro. Megan analizzò la sua mente, per quanto riusciva dalla distanza: non fu difficile capire che conosceva bene il magazzino, ci aveva vissuto, nutrendosi probabilmente del cassonetto dei rifiuti della Mayfield&Associates. La giornalista si ricordò che al primo piano aveva notato un angolo con una macchia nera sul pavimento, forse un fuocherello acceso più e più volte per riscaldarsi. Con le informazioni aggiuntive ottenute, avrebbe potuto facilmente forzarlo ad andarsene, le bastava attivare di nuovo il potere dell’Arte e convincerlo a tornare più tardi.

    Abel Brandt
    “Certamente” rispose Adenauer all’osservazione sull’andamento economico delle industrie Giraud “ho fatto la precisazione perché non la ritengo necessariamente una debolezza… perlomeno non dal punto di vista dell’Ufficio degli Standard e del cosiddetto marchio di qualità Bauhaus” spiegò in tono abbastanza convinto.

    Alla domanda su Mihal, Adenauer esitò, poi disse: “No, mi dispiace ma non ricordo, è stato qualche mese fa e l’ho sentito lamentarsi mentre era fuori a fumare, quindi non conosco l’ufficio preciso dove lavora. L’edificio comunque è la sede della BCA [Bauhaus Consolidated Airlines] nel distretto Poseidon [Distretto 50, dal nome di uno dei vecchi crateri della Luna] all’imboccatura del Lago dei Sogni, se…” esitò nuovamente “beh, con le vostre credenziali dovreste avere accesso a Giraud stesso, lui ve lo potrebbe indicare… o forse potrebbe dirvi lui stesso di questi problemi, oggi dovrebbe essere nel suo ufficio, sempre alla BCA” concluse incerto. Alla domanda su di sé, soppesò attentamente le proprie parole prima di rispondere: “Allora, diciamo che lavoro per la Ruota Dentata, non per Rotherberg, e ho vinto per tre volte il premio del Bauhauser del Mese” disse in tono formale con un certo orgoglio. Abel sapeva che i grandi gruppi aziendali Bauhaus creavano questi premi, tutto sommato abbastanza insignificanti, per ricompensare gli impiegati più attivi, e gli Ordini Professionali della corporazione tenevano d’occhio gli impiegati premiati per reclutarli o promuoverli, ed era probabile che Rotherberg avesse adocchiato Adenauer proprio in questo modo. Più interessanti furono le parole di Adenauer, una risposta volutamente formale e asciutta, ma sincera: Rotherberg per lui rappresentava un’opportunità, nulla di più, e, di nuovo, piuttosto acuta per un impiegato di medio-basso livello.

    Kasey Bates
    *Ricevuto, fate presto!* rispose Stan attraverso l’interferenza. Alice replicò con un semplice: “Coprimi” portò le mani al petto e Kasey notò una strana sfocatura davanti alla donna, come se stesse guardando attraverso del fumo. Senza por tempo in mezzo, Alice corse in avanti attraverso la doppia porta distrutta nel corridoio d’ingresso: venne accolta da una raffica di colpi che si infransero contro lo scudo a raggiera delle sue braccia. Kasey, che si era mantenuta dietro di lei, sparò un paio di colpi per darle tregua. Il primo colpì uno degli assalitori su una spalla, purtroppo solo un colpo di striscio ma lo obbligò comunque a ritirarsi in copertura. Ora si era fatta un’idea della posizione degli avversari, ai lati del corridoio e in fondo dietro la porta sfondata di un piccolo appartamento, probabilmente quello in cui, a giudicare dalla distanza, si era rifugiato Stan.

    Un altro avversario si accorse di Kasey e stava per alzare il tiro e spararle, ma lei lo anticipò centrandolo con un colpo in mezzo agli occhi. Alice approfittò del momento in cui nessuno le stava sparando per scattare in avanti e attaccare in mischia quello ferito, che gridò: “Aiuto, qualcuno la fermi, qualcuno laaaaaaaaggghh!!” e urlò mentre la donna gli tranciò il braccio sinistro e la mano destra con un singolo colpo di lancia trasversale. Sulla porta più avanti comparve un altro nemico, con un fucile d’assalto che stava impugnando con entrambe le mani: di nuovo Kasey fu rapida e il colpo gli attraversò la spalla destra sbilanciandolo mentre sparava con il lanciagranate montato sotto il fucile. La granata, destinata probabilmente ad Alice, colpì quindi il soffitto, Kasey si spostò in copertura e prese una scheggia nel braccio sinistro che era rimasto esposto. Il cervello positronico che ora funzionava correttamente smorzò immediatamente il dolore per farla continuare a combattere, ma avrebbe dovuto farlo controllare, stava sanguinando copiosamente. Alice aveva preso buona parte dell’esplosione ma non sembrava ferita gravemente, il vestito era a brandelli ma l’armatura e il campo di forza sembravano avere assorbito buona parte dell’urto. Erano anche state fortunate che l’esplosione avesse sfondato il soffitto e la finestra laterale, riducendo l’impatto della detonazione.

    La Valchiria dal canto suo replicò con un grido di rabbia tagliando il loro avversario in due con un singolo raggio della lancia. Quasi contemporaneamente, la voce di Fraser risuonò nel link neurale: *Preso!* *Ottimo, quello è l’ultimo di quelli che stavano attaccando Stanford* replicò immediatamente Mark. Kasey si guardò intorno: era un po’ rintronata dall’esplosione, e il suo udito stava tornando lentamente alla normalità. Contò almeno una dozzina di cadaveri nel corridoio oltre a quelli che avevano appena atterrato, erano venuti in forze, e Stan li aveva probabilmente decimati con un assalto a sorpresa. Oltrepassò Alice ed entrò nell’appartamento: il corpo dell’ultimo assalitore giaceva scomposto a terra, un proiettile di Fraser gli aveva trapassato il cranio all’altezza degli zigomi, e non era una bella vista. Stanford era nell’altra stanza, dietro un tavolo rovesciato a mo’ di copertura: “Stavolta sono stato io a disperdere la folla” le disse con un sorriso forzato. Era stato colpito in pieno da una raffica di fucile d’assalto, Kasey contò almeno cinque fori. *Capitano… non c’è segno di quello con la spada* disse nuovamente Mark nel comunicatore.

    • Questa risposta è stata modificata 5 anni, 5 mesi fa da  Ilmarien.
    #6798
     Meeme 
    Partecipante

    Alice se la cavava egregiamente in quella situazione, almeno non doveva preoccuparsi di doverla proteggere di continuo; la donna sapeva come mettere a tacere gli avversari e Kasey riuscì a concentrarsi sul far fuori gli assalitori.

    La granata era stata un problema, avrebbe dovuto farsi ricucire il braccio ferito dalla scheggia, ma non era quello il momento perché la priorità era mettere al sicuro Stan.
    Lo trovò in pessime condizioni, aveva decimato gli aggressori, ma si era anche beccato cinque proiettili d’assalto in corpo. “Sono qui, Stan… ora ti porto da un medico.” Tamponò le ferite e cercò di stabilizzarlo il tempo necessario per somministrarli cure mediche adeguate. Era cosciente e questo era positivo, ma rischiava la vita restando lì.
    “Mark, Stan ha bisogno di cure mediche ed alla svelta, invia dei soccorsi alla nostra posizione, io cerco di stanare e fare fuori il tipo con la spada. Se è ancora in piedi è un pericolo.” Comunicò e poi riferì ad Alice quello che voleva fare.
    Tornò su Stan e gli sorrise. “Sono fiera di te, Stan… Non morire perché non potrei sopportare di perderti…” Lo baciò sulle labbra con passione e tanti saluti sul tenere un basso profilo.

    Si rivolse poi ad Alice. “Cerco di stanare il bastardo con la spada. Guardati le spalle e proteggi il mio compagno.” Controllò le armi dei tipi uccisi da Stan, un fucile d’assalto sarebbe stato meglio per ammazzare quel bastardo Mishima con gli steroidi.

    #6803
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Allora non ci resta che andare alla BCA e fare qualche verifica di persona…la sede sarà piuttosto vasta ma con un po’di fortuna potremo parlare con chi ci interessa anche se qualche suo segno particolare ci sarebbe d’aiuto” disse facendo un ultimo vano tentativo che potesse aiutarlo nella ricerca di Mihai: Abel non avrebbe avuto problemi a parlare con Giraud ma Mihai poteva essere più facilmente propenso a dare qualche informazione utile…o almeno così sperava.

    “Herr Adenauer, se dovesse venire a conoscenza di qualcosa di utile alle nostre indagini sarebbe importante che ce le riferisse il prima possibile…mantenendo una certa riservatezza s’intende” e gli porse il suo contatto ufficiale; Abel era quasi certo che avrebbe collaborato se aveva ben intuito i suoi fini.

    “Avete a disposizione un mezzo di servizio che ci porti alla BCA? Ci farebbe risparmiare un po’ di tempo…”
    Chiese infine.

    #6805
     Elan 
    Partecipante

    Oh, ci mancava solo l’accattone coraggioso! Megan aveva una voglia matta di prendere tutti a pugni, quel tipo in particolare. Non poteva trovare un qualsiasi altro momento nella sua vita per mettersi a… controllare? Chi se n’era andato?
    La curiosita le si accese nella mente come una lampadina. Che avesse visto qualcosa di quanto era successo?
    Magari avrebbe potuto tirargli fuori qualche buona informazione, anche se ci sarebbe sicuramente voluto molto più lavoro di quanto non avesse voglia di fare.

    In ogni caso, era un’occasione da non lasciarsi scappare. E, cosa ancora più importante, il tipo non sembrava pericoloso.

    Cercò quindi una posizione un pochino più comoda in cui poterlo osservare, e iniziò a studiarlo attentamente. Voleva vedere cosa faceva e cosa doveva controllare.
    Magari avrebbe potuto mostrarle qualcosa di cui lei non si era accorta – o magari sarebbe stato un gigantesco buco nell’acqua.
    Alle brutte, avrebbe sempre potuto bloccarlo e interrogarlo un pochino per scoprire se aveva visto qualcosa di quello che era successo lì dentro.
    Era una soluzione estrema ma, come al solito, le situazioni estreme erano le sue preferite.

    #6808
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    “Signorsì Signora!” replicò Stan abbozzando un mezzo sorriso e facendo un mezzo saluto militare. Kasey rimosse il torace e applicò meglio che poteva il gel coagulante per fermare l’emorragia e stabilizzare Stan. Mark replicò dopo qualche secondo dicendo: *Ricevuto ETA 20 minuti, purtroppo con la neve non possono fare di meglio. Mandano un elicottero*. Alice ascoltò Kasey ma le fece segno di non aver sentito nulla, dopo l’esplosione era rimasta completamente assordata. Kasey le spiegò brevemente a gesti di restare lì con Stan e lei fece un cenno di assenso di aver capito e estrasse la chiave dell’armadietto da una tasca e gliela lanciò, in modo che potesse recuperare le proprie armi. Kasey corse ad aprire l’armadietto e, senza stare a riprendere tutte le proprie armi, prese il proprio fucile AR-3000 e si mise alla ricerca dello spadaccino che ancora mancava all’appello.

    Fece rapidamente il punto della situazione: aveva un proiettile sicuramente in corpo dal colpo sul fianco e per quanto riguardava la spalla aveva o un proiettile nella scapola o, più probabilmente, un foro, data la distanza ravvicinata il proiettile poteva essere entrato e uscito. In ogni caso stava certamente perdendo molto sangue. Quindi Kasey si mise alla ricerca di vistose macchie di sangue isolate, senza cadaveri vicino. Osservò brevemente il corridoio devastato contando almeno una dozzina di corpi di assalitori oltre a quelli che lei e Alice avevano eliminato. Buona parte degli assalitori erano stati scagliati dall’esplosione di probabilmente un paio di granate messe bene. Kasey cercò quindi segni di qualcuno che si fosse mosso dopo quelle esplosioni, e individuò una macchia di sangue su una parete. Cercò delle tracce ma non ce n’erano, forse si era teletrasportato di nuovo. Ritrovò un’altra macchia di sangue sul pianerottolo delle scale e stavolta riuscì a seguire le impronte giù dalle scale. Erano stivali militari: lo stivale destro era a malapena visibile, quello sinistro invece aveva chiare impronte di sangue, come aveva dedotto la ferita sul fianco sanguinava bene. Seguì la traccia giù per le scale fino all’ascensore, che in quel momento era appena arrivato al primo livello sotterraneo, e c’erano tracce di sangue sul pulsante e nel vano dell’ascensore stesso.

    Megan Reed
    Megan osservò l’accattone avanzare con estrema cautela mentre ispezionava il primo livello dell’edificio. Megan fece del suo meglio per non farsi sentire, non conosceva bene il terreno e non poteva accendere luci. Il rumore della superstrada coprì alcuni dei rumori ma non tutti, perché mentre stava per salire le scale, l’accattone si bloccò di colpo ed estrasse una pistola. Era una vecchia Bolter modello 11, una delle vecchie glorie della Capitol, un’arma precisa ma decisamente poco potente, la giornalista era abbastanza sicura che il suo corpetto avrebbe potuto assorbire il colpo. Facendo una breve analisi mentale dell’accattone, sembrava molto spaventato ma aveva solo sentito un rumore, e, da quanto Megan riuscì a capire scandagliando i suoi pensieri superficiali, stava ardentemente sperando che fosse solo un ratto. Infine si decise a parlare: “C-c’è q-q-qualc-cuno?” balbettò.

    Abel Brandt
    “Dunque, è un fumatore, ha i capelli neri con le basette leggermente grigie, direi che non è nobile, almeno io non ho visto simboli di una casata, ma aveva un’uniforme da ufficiale e i suoi stivali erano piuttosto belli, quindi almeno un cittadino di livello medio-alto. È sui trentacinque-quaranta, smilzo, direi non particolarmente muscoloso… purtroppo non mi ricordo altro” concluse Adenauer dando una descrizione sommaria di Mihal. “Si, è una buona idea” disse Lada preparandosi ad andare. Quando Abel gli diede il suo contatto, Adenauer sorrise e fece un mezzo inchino: “Signorsì, farò qualche discreta domanda in giro e vi riferirò quanto prima” disse mettendo il biglietto in tasca. Alla richiesta di un mezzo, replicò: “Certamente, ma con tutta la neve che è venuta… forse ci mettete meno con la Metro…” disse alludendo alla pesante coltre di neve che ricopriva la città. “D’accordo, prendiamo la Metro” replicò Lada prima che i due si congedassero. Mentre si avviavano alla stazione più vicina, Lada disse: “Beh, almeno abbiamo scoperto che la Hindenlang non sembra essere l’unica con problemi di personale. Secondo te chi ci può essere dietro? Un’altra Corporazione?” chiese dubbiosa.

    #6814
     Meeme 
    Partecipante

    “Bravo soldato…” rispose Kasey lasciando Stan con Alice ed andando a recuperare il suo fedele fucile d’assalto.
    Doveva cacciare un bastardo ed eliminarlo; non potevano rischiare di lasciarlo libero di assalirli alle spalle, non con Stan ed Alice lì. Il bersaglio era la donna ed un uomo disperato armato di spada poteva sacrificarsi pur di portare a termine la sua missione.

    Il Mishima era una bomba ad orologeria pronto a farsi esplodere e lei il Mastino che lo avrebbe rispedito nella fossa.
    Seguì le tracce di sangue fino all’ascensore, si concentrò sulle variazione di movimento della luce perché il tipo poteva avere ancora un sistema di occultamento funzionante e lei non voleva soprese.
    Cercò di capire dove si fosse diretto l’ultimo assalitore controllano l’ascensore e restando vigile.

    #6822
     Elan 
    Partecipante

    Ecco, si era fatta beccare come un topo in gabbia. Complimenti Megan, quello sì che era un ottimo piano!
    Ora doveva trovare un modo per togliersi da quel casino, e in fretta, davvero molto in fretta. Quel tipo era pure armato, ci mancava solo quello.
    Già vedeva il titolo sul giornale: giornalista trovata impallinata in un magazzino puzzolente mentre conduceva un’indagine. Eh sì, ci avrebbe fatto davvero una bellissima figura.

    Cercando di non perdere di vista la pistola – era una pistola, non un fucile, almeno non poteva collegarla al proiettile che aveva trovato nel vicolo – decise di tentare il tutto e per tutto.
    In fondo, aveva appena ficcato il naso in un vicolo, cercato nella spazzatura, ficcanasato in un magazzino polveroso…
    Peggio di così non sarebbe davvero potuto andare.
    O almeno sperava.

    “Non sparare, ti prego!”
    Oh sì, lo sapeva che stava facendo una cavolata grande quanto un pianeta! Lo sapeva benissimo.
    “Stavo… stavo solamente cercando un riparo!”
    Sperava almeno di essere ancora abbastanza brava a recitare…

    #6826
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Abel si congedò da Adenauer dopo averlo ringraziato: la descrizione di Mihai era stata abbastanza dettagliata e ora aveva anche lui un contatto su cui fare riferimento nei pochi giorni in cui gli era stato concesso di indagare.

    Mentre si avviava verso la Metro rispose alle considerazioni di Lada:
    “Sì, potrebbe essere coinvolta un’altra Corporazione, ma non una di quelle più importanti: è più facile che sia coinvolto qualche membro di qualche Casa minore a loro collegata…questo permette loro di agire quasi alla luce del sole senza comprometterli, d’altronde tutti penserebbero a dei banali giochi di potere se si limitassero a guardare in superficie.”

    “E per ora se la stanno cavando piuttosto bene” mentre continuava a camminare

    “Almeno ora sappiamo che Mihai è un fumatore e questo un po’restringe le ricerche no?” disse sorridendo “In ogni caso bisognerà fare una visita anche a Giraud a questo punto…non credo che ci dirà nulla di così utile ma dobbiamo fare un tentativo”

    #6834
     Ilmarien 
    Partecipante

    Abel Brandt
    Lada ascoltò le parole di Abel: “Si, una Casata minore è il colpevole più probabile… Però lo scopo non mi è ancora del tutto chiaro: perché azzoppare l’Ufficio degli Standard? Se vogliono sostituire la Hindenlang non stanno facendo un buon lavoro, più che altro perché sia Rotherberg che Giraud sono ancora i due candidati più in vista, come ha detto Sua Eccellenza il Duca Saglielli indicandoli come possibili colpevoli. Intendono screditare anche loro nello stesso modo? Quante persone vogliono eliminare? Voglio dire” disse grattandosi buffamente la testa con aria perplessa “l’Ufficio degli Standard è un’organizzazione complessa che richiede personale qualificato, e buona parte di questo personale non è necessariamente fedele all’attuale Direttrice, la loro lealtà è prima di tutto alla Ruota Dentata… Boh…” concluse ancora più dubbiosa di prima.

    D’un tratto si illuminò: “Aspetta un momento” disse prendendo il fascicolo e consultandolo, tanto la Metro era così rumorosa e piena che nessuno prestava loro attenzione: esaminò il foglio dei nomi di quelli che erano stati rimossi in vario modo “Tutti di Luna City… tranne lei, Helen Schwartz, la responsabile dell’Ufficio degli Standard a Heimburg… Forse è meglio controllare che non sia una coincidenza: ho un’amica che lavora lì a Heimburg, posso chiederle di fare qualche domanda, sapere se altri sono spariti anche da loro, almeno ci potrebbe aiutare a fare chiarezza” propose vagamente esasperata. Presero l’ascensore e risalirono la torre satellitare Imperiale che si collegava tramite un ampio ponte alla sommità del cratere Poseidon.

    Giunti allo scoperto rimasero intirizziti dalla ventata gelida che li accolse. Il tetto del ponte era coperto da quasi un metro di neve, ma in quel momento non nevicava, anzi si intravvedeva un pallido sole dietro la coltre di nubi che da alcuni giorni ricopriva la città. Ammirarono per un istante il panorama della città completamente bianca. Il cratere sovrastava tutto il bacino del Mare della Tranquillità, e l’intera città era visibile sotto di loro, dalle periferie meridionali ai distretti industriali subito sotto di loro, dai palazzi del centro città ammassati sul lago, ai grattacieli delle varie sedi corporative, in mezzo alle quali giganteggiavano la forma piramidale della Grande Cattedrale e la Cupola di Vetro del Cartello. Alla loro sinistra, in mezzo alla coltre di nubi sui Monti Haemus, erano a malapena visibili le lucidi Riker’s Mountain, il carcere della città.

    “Wow” disse Lada colpita “una volta che abbiamo tempo dovremmo fare un giro al parco di Poseidon Hill, dicono che la vista sia ancora meglio da lassù” disse facendo segno di procedere, anche perché faceva veramente freddo. Attraversarono il ponte rabbrividendo alle occasionali raffiche di vento gelido che facevano cigolare la struttura e, giunti dall’altra parte, furono ben lieti di trovare un ingresso al primo livello sotterraneo dove non c’era neve e soprattutto le temperature erano sopra lo zero. Raggiunsero rapidamente la sede della Bauhaus Consolidated Airlines, l’avevano individuata dal ponte ed era peraltro pluriindicata anche nelle gallerie sotterranee. Una volta entrati vennero accolti dal piacevole tepore del riscaldamento, e da un intendente che vedendo le loro uniformi fece un rigido saluto militare: “Cittadini, benvenuti alla BCA! Come posso esservi utile?”

    Megan Reed
    Sentendo la voce in risposta, l’accattone fece un salto ed emise un grido straordinariamente acuto. Poi salì le scale finché non riuscì a vederla, rimanendo davanti a lei con la pistola puntata ma tremante. La squadrò per qualche secondo, poi parlò: “Un r-riparo? Da cosa?” chiese impaurito e sospettoso, tenendo però la voce bassa. Megan si rese conto che era vestita con abiti molto ricchi per quella zona, forse troppo, cercare un riparo suonava strano. L’accattone era ancora spaventato, ma Megan notò anche una certa determinazione nei suoi occhi, evidentemente si era fatto coraggio.

    Kasey Bates
    Il cervello positronico di Kasey creò rapidamente una ricostruzione approssimativa dei movimenti dell’assalitore: ferito gravemente, era comparso sul pianerottolo delle scale, si era trascinato giù per la rampa. Ai piedi della rampa si era fermato qualche secondo, poi era entrato nell’ascensore. I movimenti erano imprecisi, erratici, come se faticasse a muoversi, cosa non improbabile per qualcuno che aveva un proiettile in un’anca. Cautamente, Kasey usò le sue braccia potenziate per aprire la porta dell’ascensore: esaminò il vano, ma non c’era nessuno, tutto sembrava indicare che l’uomo avesse preso l’ascensore e fosse andato al piano terra. In quel momento il link neurale si attivò: *Qui Mark, ce l’ho, è al primo livello sotterraneo, avevo messo lì un drone in caso di problemi, vedo se riesco a trasferire i controlli… Ecco!* e attraverso il link neurale Kasey assunse temporaneamente il controllo del drone.

    Per qualcuno che era abituato a controllare gli ingombranti Corazzieri, controllare un drone era una sensazione strana, Kasey rimase colpita dall’estrema manovrabilità e dalla rapidità dei movimenti, era come passare da un camion a una macchina da corsa. Visualizzò l’ingresso dell’edificio e vide a poca distanza l’assalitore. Perdeva abbondantemente sangue dalla spalla e stava trascinando la gamba destra, ma si stava muovendo a una discreta velocità, considerando tutto. Si appoggiò al muro e lo percorse fino alla strada, stava cercando di allontanarsi e in fretta. Di colpo si bloccò e si girò direttamente verso il drone: Kasey cercò di trovare un riparo e nascondersi, ma l’uomo estrasse con il braccio sano uno strano congegno rettangolare e lo puntò contro il drone.

    Ci fu un lampo e Kasey perse il controllo del drone, restando per un istante abbagliata: *Ma porc!* esclamò Mark *Dannato EMP, è il secondo drone che mi disattiva, giuro che se gli metto le mani addosso… un momento, non lo ha disattivato completamente* disse improvvisamente con rinnovata speranza. Dopo alcuni lunghi secondi il drone si riavviò e la telecamera del drone si riattivò, la macchina giaceva a terra tutta sbilenca, forse le eliche erano danneggiate ma il processore era ancora intatto. L’uomo non era più visibile, ma in quel momento un furgone uscì da un vicolo e imboccò la strada allontanandosi con una brusca accelerata che fece stridere le gomme. La targa era oscurata, ma il drone identificò il furgone come un vecchio modello Capitol, purtroppo molto popolare su Luna.

    Kasey ritornò al piano superiore, e vide una strana luce provenire da dove aveva lasciato Alice e Stanford. Si diresse là e vide la donna che stava in piedi davanti a lui: la sua mano tesa verso Stan emanava una intensa luce bianca. Lei si girò vedendola entrare e la luce si affievolì: “L’ho stabilizzato usando l’Arte, ma non posso fare molto più di così, spero che arrivino presto questi soccorsi. Trovato il simpaticone con la spada?” chiese mentre si incamminava verso la sala per vedere di riuscire a salvare qualcuno dei veterani. Stan dal canto suo aveva una cera decisamente migliore, sembrava quasi in grado di muoversi.

    #6841
     Elan 
    Partecipante

    Se la situazione non fosse stata così maledettamente assurda, Megan sarebbe scoppiata a ridere sentendo quell’urletto così estremamente virile.
    Ma la situazione purtroppo non era proprio delle più ironiche. Quel tipo, oltre ad un concentrato di virilità, sembrava proprio anche la rappresentazione umana del coraggio…
    Già già…

    In ogni caso, per precauzione Megan alzò le mani. Non era mai una buona idea far spaventare un tipo armato.
    “Secondo te?” domandò, simulando una voce stizzita. Ok, non era proprio vestita nel modo migliore per essere una barbona, ma non si facevano mai quelle domande ad una signora. Le basi della cortesia, per lo meno! “Sono scappata da casa, il mio compagno era un pazzo violento, e non avevo davvero voglia di rischiare di farmi ammazzare da lui!”
    Finse un sospiro rassegnato e triste per quella brutta situazione.
    “Volevo solo un posto dove dormire, riparato e all’asciutto. Mi sembrava una buona idea prima che arrivassi tu a puntarmi una pistola addosso…”

    Tirò su col naso, per accentuare la sua sensazione di disagio. Non aveva davvero voglia di venire coinvolta in una sparatoria. Ci mancava davvero solo quello.

    #6848
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Certamente è più complicato di quanto sembra: sia Rotherberg che probabilmente Giraud sembrano estranei alla perdita di uomini dell’ Ufficio Standard ma essendo loro i più grandi rivali della Hindenlang di certo rischiano di cadere in disgrazia a loro volta se non si trova un colpevole esterno…forse è tutto calcolato per colpire direttamente la Ruota Dentata ma è un’ipotesi fin troppo azzardata ed è tutto ancora troppo vago”

    Quando Lada nominò la Ruota Dentata, Abel ebbe un brivido…e se quella fosse stata un’abile mossa dell’ Oscura Simmetria per distruggere tutto dall’interno? Non lo poteva ancora sapere con certezza ma era un’ipotesi da non scartare.

    “Sì, ogni informazione in più ci può essere utile…se abbiamo qualche notizia anche da Heimburg sarebbe perfetto.”

    Prima di entrare nella sede della BCA Abel si voltò a guardare il paesaggio: “Molto volentieri Lada, sarebbe un bell’intermezzo tra una scartoffia e l’altra…non appena avremo finito questa indagine” disse con un mezzo sorriso.

    Quando si trovò di fronte l’ennesimo intenendente, Abel fece un veloce saluto militare e aggiunse : “Siamo gli agenti Brandt e Ponomariov dell’Ufficio Standard… ci è stato riferito che Nikolaji Giraud si trova qui e avremmo bisogno di parlare con lui il prima possibile, è una questione urgente”
    Avrebbe nominato chi li stava mandando in caso di necessità, ma era quasi sicuro che quell’intendente non avrebbe fatto grosse opposizioni per farli procedere oltre.

    #6850
     Meeme 
    Partecipante

    Il drone era divertente da utilizzare, strano, ma divertente. Kasey non era abituata a manovrare quel cosino super veloce, ma si impegnò per non fare una figuraccia con Mark. “Grazie per l’aiuto, continua a monitorare la zona in attesa di soccorsi.” Con l’aiuto del drone era riuscita a stanare il tipo, ma era un osso duro a morire, nonostante le ferite sembrava ancora in grado di creare problemi tanto da disattivare il drone e lasciarla un attimo stordita.

    Il drone non si era disattivato del tutto, ma il tipo con la spada era scappato a bordo di un furgone Capitol con targa oscurata. Quella storia iniziava a puzzare in modo tremendo…

    Kasey tornò sui suoi passi verso Alice e Stan e scosse il viso alla domanda della donna. “Il bastardo è scappato su un furgone nero, vecchio modello Capitol.” rispose sedendosi accanto a Stan e controllando le sue condizioni. “Grazie per l’aiuto, i soccorsi stanno arrivando, cercheremo di salvare anche i veterano coinvolti in questo casino, non sono una che lascia uomini feriti indietro.” Era famosa per le situazioni disperate, ma aveva sempre riportato a casa tutti, feriti e morti. Lei era Kasey “Hound” Bates e nessuno veniva lasciato indietro.

    #6867
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    “Merda… sicuramente tornerà” disse Alice con disappunto “Ottimo per i soccorsi, aiutami a stabilizzare i feriti, forse riusciamo a salvare qualcuno dei veterani” e le fece segno di aiutarla mentre trasportavano Stan nella sala con gli altri. Stan era esausto ma le emorragie si erano fermate, e non fu un problema trasportarlo nella sala principale con gli altri. Le due donne si misero rapidamente al lavoro: durante lo scontro due raffiche incrociate avevano colpito il cerchio dei veterani, e purtroppo la maggior parte di loro non ce l’aveva fatta. Il veterano che aveva parlato per primo, il Capitol che si era presentato come Vance, si era lanciato sull’assistente di Alice, salvandogli la vita e sacrificando la propria. Il giovane, probabilmente un Missionario alle prime armi, era ferito superficialmente a una spalla e a parte doversi cambiare i pantaloni dallo spavento non sembrava aver riportato altri danni. Uno degli altri veterani era ancora vivo, seppur ferito gravemente, e Kasey usò quel che restava del gel rigenerante per fermare l’emorragia mentre Alice utilizzava nuovamente quella strana luce per stabilizzarlo.

    Nel mentre il link neurale di Kasey si riattivò: *Capitano, qui Fraser, ci sono ordini? Da qui la zona sembra sicura, vi raggiungo e recupero il drone rimasto nel livello sotterraneo?* chiese attendendo risposta. Una volta che le due donne ebbero fatto il possibile per i sopravvissuti, Alice recuperò due sedie rimaste intatte e con l’aria molto stanca fece segno a Kasey di sedersi vicino a lei, a una certa distanza dagli altri in modo da poter parlare liberamente. “Cosa avete intenzione di fare ora? Mi sembra chiaro che… i Mishima? Almeno sembra una squadra Mishima… mi vogliono morta. Normalmente so badare a me stessa ma questa gente non scherza, dubito che ce l’avrei fatta senza il vostro aiuto” e a queste parole lanciò un’occhiata verso la finestra, dove erano chiaramente visibili i fori dei proiettili di Fraser “il cecchino che avevate appostato è certamente stato d’aiuto. Comunque grazie per… l’assistenza” concluse in modo vagamente impacciato, non sembrava bravissima con le parole. “Originariamente il cecchino era per me?” chiese dopo un momento di pausa. Aveva fatto la domanda in tono molto tranquillo, di chi conosce i protocolli militari. Kasey analizzò brevemente la donna con il cervello positronico, e notò un lieve tremolio nella mano sinistra, forse un semplice segno di nervosismo, ma, specie considerando il contesto del loro incontro, poteva anche essere un sintomo di stress post-traumatico, ora che la tensione dello scontro era terminata.

    Abel Brandt
    “Si, sono d’accordo, in ogni caso ci servono più prove” rispose Lada annuendo. “Ora le scrivo, in genere è una persona piuttosto affidabile ma ci vorranno un paio di giorni per avere una risposta” disse prendendo il suo telefono e cominciando a scrivere. “Ottimo…” disse lei quanto lui acconsentì all’idea di un giro al parco “stiamo diventando veramente sdolcinati” aggiunse sorridendo dolcemente con un pizzico di ironia. Alle parole di Abel l’intendente fece un cenno con la testa e disse qualcosa alla giovane donna che gestiva il bancone. Lei a sua volta guardò i due, poi prese il telefono, fece una breve chiamata, e dopo poco fece al giovane, che sembrava un impiegato alle prime armi, un cenno sbrigativo. “Cittadini, Monsieur Giraud vi riceverà a breve” disse l’intendente tornando rapidamente da loro “se volete seguirmi…” e li diresse verso l’ascensore.

    Li scortò fino al dodicesimo piano, l’ultimo dell’edificio prima del tetto, e li diresse lungo il corridoio fino a un grande studio riccamente decorato in legno, con una massiccia scrivania bordata d’oro e con decorazioni in ebano e frassino. Su entrambi i lati dello studio c’erano tantissimi scaffali pieni di libri e c’erano anche due tavoli a lato, anch’essi pieni di libri, alcuni chiusi, altri aperti. L’intendente fece loro segno di entrare e chiuse la porta dietro di loro. Nicolaj Giraud era in un angolo dello studio, su una scala intento a riparare una falla nel tetto da cui era entrata dell’acqua che aveva bagnato una parte del pavimento di legno. “Accomodatevi pure, sono subito da voi. Avete detto Ufficio degli Standard, giusto? Cosa posso fare per voi? Qualche richiesta speciale dalla Direttrice?” chiese senza girarsi, intento a chiudere un pannello. Era un uomo piuttosto alto, spalle larghe ma agile, quasi atletico a giudicare dalla muscolatura scattante che dimostrava nei movimenti fluidi. Era sulla quarantina, capelli grigi ma ancora folti, e occhi azzurri molto chiari. Abel notò subito una medaglia al valore incorniciata su un lato della scrivania, evidentemente Giraud aveva un passato come militare nell’esercito.

    Megan Reed
    L’accattone ascoltò la sua spiegazione attentamente. Non era precisamente convinto delle parole di Megan, anzi la giornalista per un attimo ebbe l’impressione che volesse derubarla, ma a un certo punto sospirò e si risolse ad abbassare l’arma: “Beh, puoi stare qui se vuoi, ma non te lo raccomando come posto per dormire, c’è un fracasso tremendo, e… non è un posto per Corporativi… come te. Qualcuno con… i tuoi soldi… o anche i tuoi vestiti può benissimo andare in un motel, ce n’è uno poco lontano” disse facendo un cenno con la mano sinistra, quella che non teneva la pistola. Nel momento in cui lo fece Megan notò che gli mancavano tre dita della mano, aveva solo l’indice e il pollice. Megan notò che il suo interlocutore sembrava aver abbassato la guardia, o per lo meno non sembrava più trattarla come una minaccia. Anche il pensiero che sembrava aver fatto sul derubarla non aveva avuto seguito, probabilmente per paura di ripercussioni.

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