Storia di altri Romei e di altre Giuliette…

Questo argomento contiene 450 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Meeme 3 anni, 10 mesi fa.

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  • #4880
     Meeme 
    Partecipante

    STORIA DI ALTRI ROMEI E DI ALTRE GIULIETTE…
    PROLOGO PRIMO

    “Cingetelo d’un triplice cerchio,
    serrate gli occhi con sacro terrore,
    ch’egli si cibò di rugiada di miele
    e bevve il latte del Paradiso.”

    – Samuel Taylor Coleridge –

    Riusciva ancora ad emozionarsi osservando la luce riflettersi tra le pareti lucenti della sua città natale mentre passeggiava in compagnia di sua cugina, eppure non era la bellezza del paesaggio che le provocava quei sentimenti così dolci, quanto la speranza di incontrarlo ancora una volta. Lei non lo aveva mai dimenticato: i suoi occhi così azzurri, il colore della sua pelle, quella risata spontanea. Non aveva dimenticato i baci, i sorrisi, le carezze e le promesse…

    Sapevano di essere colpevoli, ma erano stati accorti, almeno all’inizio, poi qualcuno doveva aver notato i loro sguardi ed erano stati separati dal Fato avverso e dalle malelingue.

    Chissà se anche lui ricordava…
    Sua madre aveva coperto l’incidente e lei aveva pianto tutte le sue lacrime meditando di morire per la troppa disperazione.
    Lui era stato allontanato ignaro di troppe cose e costretto dai suoi padroni a servire lontano dalla casa di lei. Un giorno sarebbero tornati insieme, ne era certa, ed era per questo che si comportava bene, fingeva di essere rimasta così traumatizzata da aver subito danni al cervello, danni che avrebbero allontanato ogni pretendente.

    Sua cugina era salita al potere al suo posto e lei l’accompagnava in queste passeggiate piene di luce e speranza.
    Prima o poi avrebbe ritrovato quegli occhi azzurri, doveva solo portare pazienza ed avere fede in Desna perché nei sogni poteva ancora essere libera, nei sogni poteva ancora dormire al suo fianco…
    Lei non aveva dimenticato e sperava che nemmeno lui lo avesse fatto…

    #4881
     Meeme 
    Partecipante

    PROLOGO SECONDO

    “Libertà l’ho vista dormire nei campi coltivati
    a cielo e denaro, a cielo ed amore,
    protetta da un filo spinato.
    Libertà l’ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato
    per un fruscio di ragazze a un ballo,
    per un compagno ubriaco.”

    – Fabrizio De André –

    Sognavano la libertà nei pochi momenti di quiete che venivano concessi loro dai padroni. Il distretto dei non-elfi era il luogo in cui vivevano, nascosti agli occhi dei ricchi mercanti stranieri, un luogo triste, spoglio e povero.

    Un giorno sarebbero stati liberi, ma la libertà avrebbe richiesto molto sangue…
    Lui lo sapeva e per questo stava pianificando con cura la rivolta.
    Pochi tra loro erano in grado di combattere, la maggioranza erano manovali, artigiani, contadini, schiavi di piacere e servitori. Sarebbero morti in mille ed avrebbero avuto una sola occasione, ma una sola occasione era quello che tutti volevano…

    Persone in grado di massacrare un Padrone si contavano con le dita e quei pochi sarebbero stati fondamentali se non si fossero fatti rinchiudere prima.
    C’era Lee il Gladiatore: aveva visto le arene di mezzo mondo e massacrato bestie e demoni immondi. Il suo padrone si era stancato di viaggiare e così erano tornati a Torvael insieme. Lee ora scaricava merci per il mercato della carne e gli erano state tolte le spade, ma aspettava la sua occasione per far scorrere altro sangue…

    Josie era dolce, aveva uno sguardo perso nel vuoto ed un sorriso allegro. Mercanteggiava sete per conto della sua padrona e vedeva sempre il lato positivo almeno finché uno dei figli della Domina non le usò violenza. Lui l’aveva trovata sporca di sangue in un vicolo perché aveva piantato uno spillone nella gola del suo assalitore ed era scappata. Il bastardo era ancora vivo e l’avrebbe fatta impiccare se non lui l’avesse nascosta. Josie sarebbe stata la prima a morire per la rivolta…

    A Wallach non importava niente della libertà: gli piaceva ubriacarsi, fare a botte, farsi le padrone ed ubriacarsi di nuovo. Aveva il Dono, ma lo teneva nascosto perché non aveva voglia di farsi rinchiudere nella Ghiacciaia. Non voleva essere convinto della nobiltà della loro causa, avrebbe combattuto per divertimento, per il vino e per giocare a fare il padrone con le padrone.

    Montague non parlava spesso di quello che era successo nella Ghiacciaia, a tratti capiva le parole che gli venivano rivolte, ma il più delle volte gli sfuggivano via dalla mente per volare lontane come farfalle in fiamme. Parlava sempre di farfalle, le vedeva ovunque anche quando non c’erano. La guaritrice che per pietà l’aveva curato parlava di lui come di un corpo la cui anima era stata rinchiusa lontano e che doveva ritrovarla per tornare a ragionare in modo normale.

    E poi c’era lui che era stato scelto come portavoce perché manteneva il sangue freddo anche davanti alle persecuzione e le prepotenze. Doveva portare pazienza, resistere e mantenere un basso profilo. Un giorno avrebbe scatenato la sua furia bestiale contro i padroni strappando loro il cuore dal torace, ma non era quello il giorno…

    #4882
     Meeme 
    Partecipante

    GANT, NEILYN, NIRAI e TINUVIEL
    Il viaggio durava da quasi due settimane, la piccola carovana aveva attraversato la piana senza ritardi e si era immessa sulla via principale per Torvael. I due giovane mercanti che la guidavano avevano gli occhi entusiasti dei pochi inverni sulle spalle, ma si erano rivelati buoni datori di lavoro nonostante questo fosse il loro primo vero viaggio verso la metropoli elfica.
    Isamu, il ragazzo, aveva tratti di elfo meno marcati, vestiva di nero e teneva le pistole agganciate ad un cinturone per sicurezza, ma l’aria di chi non aveva mai ucciso. Era silenzioso ed a tratti timido, però rideva forte quando beveva troppo e diceva che lui e la sua gemella erano figli del re degli elfi o qualcosa del genere. Edriel, la ragazza, aveva le orecchie a punta più evidenti per essere una mezzelfa, occhi azzurri ed un viso allegro. Parlava quando il fratello taceva e le piacevano le spade ed occuparsi dei conti.

    Insieme a loro c’era anche un elfo piuttosto sfuggente che passava più tempo nel suo carro non condividendo il fuoco con i gemelli ed il gruppo assoldato per scortare la carovana. Lord Sirion FireBrother era originario di Torvael e non sembrava entusiasta di tornare a casa quasi quanto Tinuviel. Fumava pigramente la pipa la sera, l’unico momento della giornata in cui si mostrava agli altri, e guardava la strada sovrappensiero. L’elfo era alto e muscoloso, i suoi avi discendevano dalla razza boschiva più selvatica e robusta rispetto ad un normale elfo, ed anche il colore della sua pelle non era pallido, ma bruno con buffe lentiggini che gli incorniciavano il volto.

    I Gemelli lo trovavano simpatico, anche se nessuno del gruppo lo aveva mai sentito parlare, ma in fondo non era importante perché ognuno di loro era in viaggio per altri motivi oltre la paga: c’era chi tornava a casa, chi scappava da se stessa, chi voleva ricominciare e chi desiderava imparare.
    Quella sera sarebbe stata l’ultima che avrebbero passato all’addiaccio, il mattino seguente avrebbero raggiunto le mura di Torvael ed i gemelli sembravano molto emozionati. Lord Sirion fumava la sua pipa con sguardo perso mentre i ragazza facevano l’inventario delle merci. Torvael brillava come un gioiello nella notte e si intravedevano le sue belle mura e gli alti ed eleganti edifici. I due mezzelfi smaniavano di raggiungerla, mentre il lord elfico sembrava provare sentimenti opposti. Tinuviel era l’unica a conoscere Torvael insieme a lord Sirion, gli altri avevano sentito storie sulla bella metropoli elfica, storie lusinghiere su potenti arcanisti ed avanguardie alchemiche che avevano reso Torvael il gioiello brillante nella notte. Eppure lo sguardo dei due elfi purosangue sembrava nascondere altre verità sulla città e ricordi meno luminosi di quelli raccontati nelle storie…

    #4889
     Elan 
    Partecipante

    C’era stato un tempo in cui viaggiare in quel modo era il suo sogno più grande.
    C’era stato un tempo in cui avrebbe dato tutto quello che aveva per visitare nuove città, scoprire nuove culture.
    C’era stato un tempo in cui solo al sentir parlare di una città come Torvael, gli occhi le si sarebbero illuminati.
    Ma quel tempo era passato, e Nirai non riusciva più a vedere niente di bello in nessuna di quelle cose.

    La Felinide sapeva di non essere la migliore delle compagnie: rimaneva per i fatti suoi, parlava poco, dormiva sugli alberi e di certo non condivideva le serate di bevute e risate.
    Non permetteva a nessuno di avvicinarsi a lei, e aveva accettato quel lavoro solo perché i ranger ritenevano che fosse arrivato il momento per lei di ricominciare a camminare sui suoi piedi.
    Non che lei avrebbe voluto, in realtà.
    Ma i membri di quella carovana erano per lo più tutti elfi (o per lo meno non umani!), per questo alla fine aveva deciso di dar loro una possibilità.
    L’avevano lasciata in pace per la maggior parte del tempo, e questo sicuramente era un punto a loro favore.

    Ma adesso quel viaggio stava per finire, e tutti, a modo loro, sembravano risentirne.
    I due gemelli sembravano non vedere l’ora di arrivare a destinazione, ma Lord Sirion e Tinuviel sembravano combattuti. Come se una parte di loro smaniasse per tornare, ma un’altra volesse che quel viaggio non arrivasse mai alla fine.
    Lei anche quella sera si era arrampicata su un albero, e osservava i suoi compagni improvvisati dall’alto, la coda che si muoveva agitata.
    “Voi siete già stati in quella città.” esordì all’improvviso, fissando gli occhi blu sui due elfi. “Domani probabilmente arriveremo a destinazione. Parlatecene.”
    Era stata molto diretta con le parole: non aveva assolutamente voglia di girare attorno al problema. Aveva visto il loro sguardo, e voleva sapere cosa si sarebbe dovuta aspettare.

    #4896
     Harlan Malkavian 
    Partecipante

    “splendida, eterna Torvael”

    Tinuviel cominciava a dubitare della saggezza di aver accetato questo lavoro, non tornava da un pò di tempo ed aveva qualcosa di nuovo da insegnare ad Ellemire e Isilmer ma la vista di quello splendore, quella maschera imbellettata le portava sempre un umore tetro.

    Accarezzò il suo kantele, una skalda di umore tetro non era una grande compagnia e lei era una delle privileggiate! *pensa alle cose positive, qualcuna c’é* lo sguardo fisso su quelle luci vicine, stelle rubate al firmamento.

    “sì, ci sono nata” rispose alla domanda così aperta e curiosa ed il suo cuore di narratrice non riusciva a negare una risposta seppur velata, guardò a sua voglta gli occhi della felinide pensando che non aveva mai avuto l’occasione di sedurne una.

    “e cresciuta fra strade pulite e palazzi, un vero gioiello “ continuò con tono quasi triste o forse amaro “ma anche quella gemma ha delle inclusioni” per ora non aggiunse altro probabilmente avrebbe intuito fra poco spezzando quell’illusione, anche se il peggio veniva accuratamente nascosto e sottomesso cosa che le dava sempre una pressima sensazione per la sua famiglia.

    #4921
     Selendil 
    Partecipante

    La fuga fu molto lunga dalla propria terra natia, eppure lei era ancora alla ricerca di qualcosa che neanche riusciva a delineare nella propria mente. Era tutto così dannatamente buio, quello che le si prospettava davanti, che non riusciva a vedere nient’altro che quei due occhi rossi come fiamme che la osservavano e la giudicavano in ogni sua singola azione, in ogni suo singolo pensiero.
    Quella sera si trovava insieme al gruppo di mercenari assoldati per scortare quella carovana in direzione di Torvael, una città completamente estranea per lei e di cui aveva semplicemente sentito parlare. Chi l’ha osservata sinora, potrà notare come i tratti del suo viso siano particolarmente esotici rispetto alla gente del posto, oltre a presentare quel paio di corna e quella coda a scaglie che la differenziano ulteriormente dai comuni umani. La temperatura del suo corpo è sempre stata alta, come se avesse una febbre perenne, ma non aveva mai mostrato altri sintomi di quella malattia e, anzi, si era sempre dimostrata in perfetta forma..
    Pure in quel momento, mentre si discuteva della vicina città elfica, la tiefling era in procinto di alcuni esercizi fisici per migliorare la flessibilità e la prontezza del proprio corpo.
    Gli occhi rossi, nonostante tutto, passavano tra un interlocutore e l’altro per cogliere le informazioni più importanti di quella “gemma” elfica.

    “Direi che è meglio conoscere i possibili pericoli che possiamo trovare lì dentro, se ce ne sono” Proferì la tiefling, soffermandosi qualche istante, prima di riprendere con i propri esercizi. “Non ho una gran… Voglia di rimanerci… Per sempre” Continuò, soffermandosi di tanto in tanto per l’impegno.

    #4940
     Mordoth 
    Partecipante

    Gant osservava le luci della meta ormai a portata di mano e ascoltava i suoi compagni di viaggio. Era proprio bella vista in quel momento, costellazioni di luci elfiche che facevano il verso alle vere stelle lassù nella notte.
    Torvael, una gemma… una gemma con delle inclusioni. Non era affermazione da poco quella della skald, un nano lo sapeva bene. Le inclusioni possono rendere una gemma unica e inestimabile o comprometterne completamente la struttura. Ma le gemme possono anche essere false…
    Tornò a girarsi verso il fuoco osservando le fiamme muoversi sinuose. Con le braccia incrociate sembrava un fachiro tozzo e barbuto, che con la forza del pensiero faceva alzare la propria barba lentamente per bere un sorso di birra dal boccale in pietra che vi era legato. Quando in realtà era tutto merito del suo tentacolo… l’esempio sulla sua pelle che gli errori possono rivelarsi molto utili.
    Burp! Trattenne a stento un rutto e arrossì divertito.
    “Scusate, non ce la faccio a reggere a lungo i vostri modi pomposi… eheheh”
    Non conosceva ancora bene la combriccola, ma era tranquilla… anche troppo in alcuni casi… ma per fortuna c’erano le eccezioni!
    Era l’ultima sera prima di arrivare a Torvael e Gant decise che si poteva bere qualcosa di speciale per festeggiare. “Isamu… che ne dici se brindiamo con qualcosa di speciale stasera?” Chiese al capo carovana facendo l’occhiolino e tamburellando le dita sul piccolo barilotto da cui non si separava mai.
    L’atmosfera era troppo malinconica, bisognava distenderla un poco. Inoltre doveva ancora capire se alla felinide piacesse o meno la birra…

    #4943
     Meeme 
    Partecipante

    GANT, NEILYN, NIRAI e TINUVIEL
    I due gemelli sembravano sorpresi da quelle domande sulla città, erano vissuti ascoltando storie meravigliose riguardo Torvael ed ora sembrava quasi che nascondesse qualcosa.
    “Domani raggiungeremo la città e potremo vederla con i nostri occhi! Sarà meglio di qualsiasi racconto narrato!” esclamò convinta Edriel dando un’amichevole pacca sulla spalla al suo gemello rimasto pensierosamente in silenzio.

    Lord Sirion si limitò ad aggrottare un sopracciglio seccato dalla domanda diretta della felinide, ma anche dalle preoccupazioni della ninja. Aspirò la pipa e con tutta calma buttò fuori il fumo ignorando le due donne. “Respira, gattina. Nessuno vi farà del male, vi basterà restare al nostro fianco e guardare in basso.” indicò con un cenno del viso Tinuviel. Isamu si grattò la nuca pensieroso. “Ma non c’è vero pericolo, giusto?” domandò il ragazzo avvicinandosi a Gant. Lord Sirion sospirò ed alzò gli occhi al cielo. “A Torvael non piacciono i non-elfi. Abbiamo un distretto solo per loro, ma voi siete al mio servizio e riceverete un trattamento di favore. L’importante è che non vi mettiate a ficcanasare. Vi verrà consegnato un salvacondotto, non perdetelo, altrimenti finirete nel distretto dei non-elfi e vi assicuro che non vi piacerà stare in mezzo a quel sudiciume.” aveva usato quel termine in modo dispregiativo non riuscendo del tutto a nascondere un disprezzo nei confronti delle altre razze.

    Isamu guardò sua sorella e lei fece spallucce. “Meglio brindare…” mormorò il ragazzo accettando volentieri la proposta del nano. “A cosa vogliamo brindare?” domandò con un sorriso guardando il gruppo e sperando con quel brindisi di allontanare un po’ le preoccupazioni crescenti.

    #4945
     Elan 
    Partecipante

    L’entusiasmo dei due gemelli era quasi fastidioso. Ancora più fastidioso, per Nirai, perché un tempo era certa che avrebbe condiviso quell’entusiasmo. Avrebbe avuto anche lei quella luce negli occhi, quella smania di arrivare il più velocemente a destinazione…
    “Ti conviene svegliarti dai tuoi bei sogni, principessa. La tua bella città potrebbe deluderti.” disse aspramente, lasciando cadere pigramente la coda.

    Ma quando Lord Sirion la chiamò gattina, socchiuse i due occhi blu fino a ridurli a due fessure, un debole ringhio che le usciva dal petto.
    “Non chiamarmi gattina. E non ho bisogno di essere protetta. Se non sbaglio siete stati voi ad assoldarci, proprio per il contrario.”
    Però ascoltò interessata il racconto di quella strana città, che non apprezzava i non-elfi, tanto da ghettizzarli in un quartiere a loro dedicato.
    “Forse sono più intelligenti di quanto pensassi, in quella città…” commentò, girandosi sul ramo in modo da poter osservare meglio la città in lontananza, ed ignorando completamente i brindisi e le rozzezze del nano. Riteneva di avere sempre di meno da spartire con quella strana compagnia improvvisata.

    Allungò le braccia, stiracchiandosi pigramente, per poi stendersi sul ramo, appoggiando la testa sulle mani, lo sguardo sempre rivolto alla città.
    “I due gemelli sono qui per commerciare.” disse dopo un po’, quasi riflettendo ad alta voce. “Ma voi, Lord Sirion? Cosa vi porta di nuovo in città?”

    #4972
     Harlan Malkavian 
    Partecipante

    Non era la prima volta che qualcuno reagiva come i due fratelli sentendo anche solo qualche accenno alla verità su Torvael, stupore e negazione, per molti era difficile comprendere che qualcosa esteriormente più che bello potesse nascondere un cuore corrotto.

    tinuviel chiuse gli occhi che altro poteva aggiungere alle parole di sirion, erano chiusi nel ghetto nno umano perché non avevano la forza per liberarsi, non erano elfi *dopotutto non serve fasciarsi la testa ora*. e comunque la barda non sapeva se era più infastidita dalle luci di Torvael, l’entursiasmo estremo di chi non sapeva ed sperava di trovare qualcosa che non c’è o la cappa cupa alla cui creazione stava partecipando.

    al viaggio, che spesso è meglio della meta” riqaprì gli occgi luminosi reccitando quasi fra se “La Via prosegue senza fine
    Lungi dall’uscio dal quale parte

    #4982
     Mordoth 
    Partecipante

    Gant non condivideva per niente la discriminazione razziale. Si è tutti uguali davanti un boccale di birra, in fondo!
    C’è a chi piace e a chi no, poveri loro e fortunati noi, ma prima o dopo tutti finiscono per vomitare da qualche parte almeno una volta per causa sua… cominciò a ricordare quella volta in cui lui e suo fratello…
    Beh, lasciò che quella parte della sua mente continuasse a ricordare per conto suo!
    Ad ogni modo, anche se quel che sentiva poco gli sconfinferava, aveva accettato un incarico ed era giusto portarlo a termine. Gli serviva un poco di metallo tintinnante per andare avanti per la sua strada e magari a Torvael avrebbe trovato pure qualche indizio.
    “A cosa vogliamo brindare?” Chiese con finto stupore ad Isamu. “Beh, di sicuro a chi non brinderà con noi! Bisogna ben ringraziare chi ci lascia birra in più da bere!” Sentenziò prima di farsi una grassa risata.
    Poi passò un boccale a chi lo voleva e guardò il giovane mezzelfo. “A te l’onore capo.”

    #4992
     Meeme 
    Partecipante

    GANT, NEILYN, NIRAI e TINUVIEL
    Lord Sirion aggrottò un sopracciglio e scaricata la sua pipa iniziò a ripulirla.
    “Buona, micetta… Esordì per prendere in giro Nirai. “I gemelli vi hanno assoldato per proteggerli, ma io sono qui per proteggere tutti voi. Credete che lascerebbero entrare dei sangue sporco come voi se al vostro fianco non ci fossero due purosangue?” Fece un’espressione sconsolata e ripose la pipa.

    “E non si tratta di semplice intelligenza, micettina, ma di potenzialità magiche. Voi sangue sporco siete mentalmente inadatti alla Magia e per questo ritenuti inferiori.” concluse scuotendo il viso. Isamu ed Edriel si scambiarono un’occhiata preoccupata, ma la birra riuscì ad allontanare i pensieri più cupi.

    “Brindo al futuro! Che sia sempre meraviglioso e pieno di speranza!” esclamò Isamu con un sorriso cordiale per scacciare quella conversazione troppo pesante. “Meglio andare a riposare…” disse Edriel con voce gentile. “Facciamo un altro giro di birra e poi tutti a dormire! Domani ci aspetta un lungo cammino. Vedremo con i nostri occhi Torvael e potremo giudicarla!” concluse diplomatica la mezz’elfa. Lord Sirion non toccò la birra, preferì alzarsi e sparire nuovamente nella sua tenda. Si voltò solo un attimo per rispondere all’ultima domanda di Nirai anche se di malavoglia. “Torno a Torvael per un funerale, gattina…” rivelò seccato e poi scomparve dentro la tenda…

    #5000
     Elan 
    Partecipante

    “Che divertente, noi proteggiamo loro e voi proteggete voi.” Nirai sbuffò.
    E dovette trattenersi per non ringhiare di nuovo contro quell’elfo che continuava a chiamarla micetta. “Quando arriva la parte in cui dobbiamo rincorrerci a vicenda?”
    Scosse la testa. Le sembrava talmente assurdo che non valeva nemmeno la pena di protestare.

    Tuttavia, trovava sempre più interessante i ragionamenti degli Elfi di quella città. Aveva visto dei non elfi praticare la magia, in fondo, ma poteva realmente essere che fossero meno predisposti degli elfi?
    Sarebbe stato interessante approfondire quel discorso, ma non in quel momento e non in quel modo.
    Sbadigliò pigramente, allungandosi sul ramo mentre gli altri brindavano. Continuava a trovare talmente ridicoli i due gemelli che quasi le sembravano due bambini. A ben pensarci, probabilmente dovevano esserlo.

    Si stava già disinteressando ai loro discorsi, quando Lord Sirion le si rivolse di nuovo.
    Quel ringhio cupo le uscì nuovamente dal petto, più per riflesso che per reale rabbia, ma alle sue parole si spense, e lo guardò in silenzio mentre entrava nella sua tenda.
    Non gli disse niente, ed ignorò il resto dei discorsi, sistemandosi meglio sul ramo per riposarsi. Ma mentre iniziava a rilassarsi per dormire, i suoi occhi erano fissi sulla tenda dell’elfo, velati di una certa tristezza.

    #5007
     Mordoth 
    Partecipante

    A quanto sembrava la micetta aveva trovato il suo cane e la parte in cui dovevano rincorrersi era appena terminata. Come rovinare un buon boccale di birra…
    Beh, doveva ammettere che il quadro dipinto dall’elfo non era proprio buono: musi lunghi e sguardi dall’alto in basso da parte degli orecchie a punta “puri” e poche possibilità di divertirsi con qualcuno dei non elfi. Quella città si stava prospettando una vera pigna nel culo… uff…
    Gant fece l’ultimo brindisi con gli altri e poi andò ad infagottarsi nel suo giaciglio. Chiuse gli occhi e per sentirsi un po’ a casa e addormentarsi meglio immaginò il lupo che aveva appena finito di mangiare le pecorelle… quand’era piccolo sua madre gli diceva sempre che per sapere quante se ne era mangiate doveva contare i ruttini… e così cominciò a contare e poco dopo ronfava della grossa.

    #5013
     Meeme 
    Partecipante

    GANT, NEILYN, NIRAI e TINUVIEL
    Tutti si sistemarono nella loro tenda o giaciglio e si addormentarono in fretta con lo scricchiolio dei ciocchi di legno sul fuoco a cullarli.
    Il mattino successivo i gemelli avevano già smontato il campo e caricato tutto suoi carri pronti a partire. Il viaggio proseguì fino a mezzogiorno quando, finalmente, arrivarono alle porte della città. Vista da vicino Torvael sembrava ancora più immensa, una metropoli luminosa, ordinata e pulita; i palazzi erano alti con forme eleganti e strutture artistiche uniche nel loro genere.

    Verdi giardini con fiori dai colori diversi circondavano i vari palazzi rendendo il tutto arioso e bello, Lord Sirion indicò alcuni alberi intagliati fuori le mura della città e disse che quella era l’entrata per il Tempio sacro di druidi e sacerdoti. “Vive una piccola comunità di guaritori. Si è creata con gli anni ed i Padroni di Torvael hanno imparato a tollerare la loro presenza.” concluse invitando poi il gruppo a proseguire. La porta che attraversarono per entrare in città era intarsiata con motivi floreali, alcune guardie in armatura controllarono accuratamente le merci e consegnarono ad ognuno di loro uno stemma della città in oro. “È incantato per evitare falsificazioni. Non perdetelo altrimenti verrete deportati nel Distretto dei Non-Elfi.” aggiunse Lord Sirion alla consegna del marchio di circolazione.

    La piazza della città sembrava immutata negli anni agli occhi di Tinuviel mentre per gli altri pareva in fermento. Non-Elfi scaricavano merci, erano dietro a banconi o si occupavano di pulire, rassettare e gettare via i rifiuti del mercato. Avevano tutti uno sguardo spento e tenevano il capo chino per non incrociare gli occhi con qualche padrone. “Io devo recarmi al Palazzo di Giustizia per affari personali.” esclamò Lord Sirion. “Ho prenotato per voi delle stanze in una delle locande. Ci rivedremo lì tra un’ora.” Diede indicazioni ai gemelli per arrivarci e poi scomparve risucchiato dalla folla.

    L’insegna del Gioiello dell’Est era realmente una gemma preziosa, dentro l’ambiente era curato, pulito e perfettamente organizzato. L’oste, non sembrava un oste, ma un magnifico signore di castello, un elfo alto, biondo e dal viso affilato che storse un po’ il naso notando la discendenza mista dei due gemelli, ma alla vista dello stemma diventò più cordiale. “Lord Sirion mi ha incaricato di scortarvi alle vostre stanze. Trattiamo in modo rispettoso gli stranieri che vengono a commerciare.” specificò con voce squillante. “Immagino desideriate farvi un bagno. Se desiderate aiuto per lavarvi vi manderò dei servi.” Isamu ed Edriel si guardarono un po’ imbarazzati all’idea di venire assistiti per un bagno e rifiutarono cortesemente.

    #5014
     Harlan Malkavian 
    Partecipante

    Almeno la notte passò in modo tranquillo e piuacevole, nonstante tutti i suoi difetti e i brutti ricordi legati al gioiello elfico, nella sua mente quella città città continuava a rappresentare la sicurezza, anche fuori dalle mura. Ancor più fuori dalle mura, lontano dall’opressivo volere della famiglia *magari avrò occasione di far visita ai druidi*.

    Il mattino successivo tornò ad essere pensierosa ma tentò comunque di migliorare l’umore generale suonando una delle sue musiche da viaggio, ne aveva certamente bisogno, e la musica era sempre riuscita a rassenerarla, placare i suoi timori o esprimere la frustrazione, la trovava piacevole anche durante la forgiatura per focalizzare la mente e dare un ritmo regolare al lavoro.

    Finalmente erano arrivati alla loro meta e poteva smettere di rimugginarvi sopra, ringraziò Sirion e seguì gli altri alla locanda “sì, grazie abbiamo un lungo viaggio da dimenticare” rispose all’oste “e no, nessun aiuto” ecco una delle cose che la infastidivano quando viveva ancora a casa, era benissimo capace di lavarsi da sola *I bagni in compagnia nno sono fatti per lavarsi!* urlò nella mente.

    #5015
     Elan 
    Partecipante

    Probabilmente un tempo la vista di quella città tanto meravigliosa avrebbe fatto risplendere gli occhi a Nirai. Sembrava un’illustrazione, più che una vera città, perfetta in ogni suo angolo.
    Ma quel tempo apparteneva forse ad una vita diversa e, in quel preciso istante, la Felinide osservava tutto con fare distaccato, quasi allarmata dalla moltitudine di gente in fermento.
    La sua coda si agitava un poco nervosamente, e le orecchie scattavano ad ogni più piccolo rumore troppo vicino.
    Non le era di certo sfuggita la forma di totale asservimento dei Non-Elfi che lavoravano incessantemente: non erano quindi solo relegati nel loro quartiere-ghetto, ma vivevano anche in una forma di schiavitù non indifferente. Non poteva di certo dire di apprezzare la cosa, anzi, ma non era affar suo, e non aveva intenzione di immischiarsi più del dovuto.
    Non era una paladina delle cause perse, e aveva imparato a sue spese che stare per i fatti suoi molte volte era la scelta migliore…

    Arrivare in locanda le fece tirare un sospiro di sollievo: non poteva sperare di meglio per togliersi dal trambusto che animava la città, anche se l’idea di essere assistita per un bagno la fece rabbrividire.
    “Non voglio nulla di tutto questo.” disse un po’ bruscamente, sferzando l’aria con la coda.
    “Preferirei un buon pasto.”
    Si guardò attorno per vedere se c’erano altri ospiti in locanda.
    “Lord Sirion vi ha fatto anche sapere quando ci raggiungerà?”

    #5040
     Mordoth 
    Partecipante

    Gant rimase tranquillo per tutto il resto del viaggio, ascoltando le melodie della skald.
    La vista della città lo affascinò molto, costruita in modo esattamente opposto allo stile della sua gente. Ammirò ogni particolare entrando in quel mondo e fece bene attenzione a seguire le disposizioni di chi controllava la carovana, non voleva creare problemi… per questo a colazione si era limitato ad una sola tazza di birralatte!
    La cosa scioccante era come quella bellezza potesse convivere così tranquillamente con l’abuso dei non-elfi, per lui era una vera e propria contraddizione. Ma si rendeva conto che era in una posizione privilegiata e che uscirne poteva essere molto rischioso.
    Per questo, quando gli fu dato lo stemma d’oro prese subito una fialetta da una delle bandoliere e rapido ne ingurgitò il contenuto. In un attimo lo stemma si fuse con il palmo della sua mano, uno stratagemma per evitare di perderlo.
    Alla locanda notò quanto lo stemma avesse potere… e quanto gli elfi fossero attori nati.
    “Un bagno?!?” Esclamò sorpreso. “No, no, non è ancora il giorno del mese per il bagno!” Sentenziò con disappunto teatrale, voleva divertirsi un poco con quegli elfi. “Però butterei volentieri giù qualcosa. Se la mia compagna di viaggio mangia, io bevo alla nostra salute… vediamo un po’ che vi tracannate in questa bella bettola!”

    #5045
     Meeme 
    Partecipante

    GANT, NEILYN, NIRAI e TINUVIEL
    L’elfo arricciò il naso ascoltando le risposte del gruppo, sembrava quasi rassegnato ad averli come ospiti e mascherava bene un certo fastidio.
    “Come preferite…” rispose in modo laconico ed indicò dei tavoli eleganti dove sedersi.
    “Noi preferiamo salire nella nostra camera e darci una rinfrescata!” disse Isamu con un sorriso ed anche sua sorella annuì. I gemelli si allontanarono dirigendosi nelle loro stanze e lasciando il gruppo solo con il riluttante elfo.

    La locanda era poco frequentata al momento, non era ora di pasti ed i pochi avventori si fermavano giusto per fare qualche chiacchiera prima di proseguire con le loro attività. “Lord Sirion ha lasciato detto che tornerà da voi tra un’oretta. Tutto dipenda da quanto durerà il funerale.” spiegò l’elfo portando da mangiare. Cibo elfico, raffinato ed accompagnato da un vino rosso leggermente speziato e dolciastro. “Lord Sirion mancava da molti anni, un po’ come voi, Dama Ionnathitil…” disse regalando un sorriso divertito a Tinuviel. “Vi ho riconosciuta dai ritratti esposti nella casa di vostro padre.” Si giustificò l’oste con l’elfa.

    #5049
     Elan 
    Partecipante

    Quando aveva chiesto di poter mangiare qualcosa, Nirai non intendeva assolutamente insieme agli altri. Anzi. Sarebbe stata incredibilmente tranquilla, da sola, nella sua stanza, senza nessuno a tormentarla.
    Ma evidentemente l’elfo (già palesemente provato dal fastidio) aveva frainteso le sue parole.
    La Felinide si rassegnò alla sala comune con un sospiro, agitando la coda con fare irritato, le orecchie dritte a cogliere qualsiasi rumore.

    Il locandiere sembrava conoscere Tinuviel, oltre che Lord Sirion, ma a lei tutti quei convenevoli non interessavano davvero, e si era concentrata sul fatto che avrebbero dovuto aspettare un’ora, o forse più, che il loro accompagnatore tornasse.
    “Quali sono le vostre usanze per queste cose?” domandò, senza il minimo tatto, ma con un barlume della curiosità di un tempo negli occhi. “I funerali, intendo. So di gente che tiene veglie di giorni interi, ma immagino non sia questo il caso, visto che Lord Sirion preventivava di essere da noi tra un’oretta.”
    Non era cattiveria o mancanza di rispetto, la sua. Non intenzionale, almeno.
    Era davvero interessata, solo forse non aveva espresso la domanda nel modo più delicato o gentile possibile.

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