“La giustizia che un Re deve amministrare, che gli piaccia o no…”
Il Principe volse la testa dall’altra parte, ma Loghain gli scosse rudemente la spalla.
“Maric! Pensa ai giorni a venire: quanta ne dovrai dispensare, quando siederai su quel trono? Gli Orlesiani hanno affondato le mani in ciò che era tuo, e dovrai sottrarglielo con la forza!”

Sulla scia del successo del videogioco Dragon Age: Origis la Multiplayer.it edizioni ci regala i romanzi che fanno da prequel alla storia principale del nostro Custode Grigio, l’autore è David Gaider, sceneggiatore del videogioco e già padre dei libri dedicati a Mass Effect.

Il Trono Usurpato narra un pezzo di storia del Ferelden, terra fredda e spartana, confrontata con l’Impero di Orlais, barocco e capricciosamente lussuoso.
La storia della rivolta di Moira la Regina Ribelle, ma soprattutto di suo figlio Maric, legittimo erede al trono.
Il libro inizia con un grave tradimento perpetuato da alcuni nobili del Ferelden nei confronti della loro legittima Regina, congiura che causa la morte della donna e la fuga di suo figlio Maric aiutato da un giovane fuorilegge di nome Loghain che lo porta al suo accampamento.
I banditi che lo ospitano non sono dei criminali, ma gente stanca dei soprusi dei conquistatori che ha deciso di non pagare più le tasse imposte dai loro nuovi padroni di Orlais, ed anche se alcuni sono realmente degli assassini, spesso proprio di nobili orlaisiani, la maggior parte desidera solo nascondersi e vivere alla giornata.
Il capo dei fuorilegge è un uomo molto forte, Gareth, padre di Loghain, e nell’accampamento il Principe trova riposo anche se per poco tempo. La notizia della sua fuga corre veloce e la sua identità viene scoperta dai fuorilegge e qui accade l’inaspettato, invece di consegnarlo per farlo giustiziare dal tiranno, Gareth lo affida a suo figlio per farlo sopravvivere.
I due giovani sono costretti loro malgrado a sopportarsi, Loghain non è bravo nelle conversazioni, ma sa come trovare del cibo in mezzo al nulla e superare i pericoli di una vita di privazioni, Maric ha una parlantina incredibile, ma da solo non sarebbe in grado di trovare la via di casa.
Tra i due nasce un’amicizia sincera ed un rispetto profondo anche di fronte alle difficoltà che porteranno Maric a diventare il Re che è nato per essere.

Il libro è scritto bene, scorrevole e mai noioso, non perde troppo tempo con romanticismo spicciolo, ma delinea bene i sentimenti dei protagonisti e li rende vivi in modo spontaneo. Purtroppo devo segnalare i numerosi errori di stampa della versione italiana, non avendo visto l’originale non saprei dire se la poca cura nella correzione delle bozze sia prerogativa nostra, oppure generale.
I protagonisti sono interessanti ed anche se è abbastanza netto il contrasto tra buoni e cattivi a volte il confine non è così facile da intuire, almeno per quanto riguarda i due eroi della storia, ovvero Maric e Loghain.
Per quanto mi riguarda continuo a pensare che il vero protagonista sia Loghain e non il Principe, ma in teoria Maric è l’eroe, mentre il suo compagno la spalla.
Il figlio della Regina Ribelle all’inizio risulta quasi sgradevole, è ingenuo, idealista, a volte sciocco, non è capace di prendere una decisione e non fa altro che piagnucolare, è un abile diplomatico ed un ottimo guerriero, ma non sa stare al mondo.
Nonostante parta con questo svantaggio, nel corso della storia impariamo ad apprezzarlo, anche se i suoi difetti rimangono, ed alla fine diventa il Re che sua madre sognava che fosse.
Il cambiamento è graduale, le tragedie della vita, la morte ed il popolo che lo osserva adorante, lo fanno diventare un uomo.
Alla fine persino io mi sono dovuta ricredere, all’inizio lo trovavo ridicolo, alla fine ho sorriso soddisfatta per le sue scelte.
Loghain è taciturno, poco incline a parlare di se stesso e di compagnia, costretto dal padre ad aiutare Maric, sembra il suo perfetto opposto. Lui è già un uomo, non crede nei sogni, ma nella realtà.
Non è disposto a fidarsi ciecamente come fa il suo amico ed è sempre preoccupato di cadere in qualche trappola, eppure anche lui subisce una metamorfosi.
Il cinico, freddo fuorilegge, diventa un comandante capace di guidare gli uomini alla vittoria grazie alle sue strategie, Maric gli dà un sogno in cui credere, il Ferelden libero dal giogo di Orlais, e lui svolge il suo compito con efficienza e coraggio.
Non per una persona, ma per una nazione.
Ovviamente è il personaggio che mi è piaciuto di più, le sue scelte possono sembrarci a volte spietate, ma ogni sua mossa è dettata dalla consapevolezza che ciò renderà più forte Maric ed il suo reame.
Un Re non è un semplice uomo, è prima di tutto un sovrano e Maric imparerà questa lezione a sue spese.
Ho amato molto Loghain nel videogioco e questo libro me lo ha fatto apprezzare ancora di più, non possiamo considerarlo un buono, perché non lo è, ma rinuncia alla sua felicità per un bene più onorevole e questo basta perché io lo adori.
Meghren, il tiranno di Orlais, è il classico cattivo da romanzo, anche se l’ho trovato quasi simpatico, nonostante non possieda una sola buona qualità per poterlo allontanare dallo stereotipo di bastardo.
Interessanti sono senza dubbio le due protagoniste femminili, anche se nessuna delle due mi ha entusiasmato particolarmente.
Katriel, la donna elfo è sicuramente più interessante di Rowan come personaggio. È una barda spietata e delicata come un fiore, sicura di sé e pronta a rischiare tutto per ciò che ama, dosa bene lacrime e sentimenti per ottenere quello che vuole.
Lei sa che le sue scelte la porteranno verso un baratro, ma è giusto così.
Rowan è la classica guerriera donna, sembra forte, ma è debole, vorrebbe le attenzioni di Maric, ma non fa nulla per prenderselo, e quando questi si trova attratto dall’affascinante elfa, lei si sente ferita nell’orgoglio, i suoi sentimenti verso Loghain sono sinceri, ma non è abbastanza forte per andare fino in fondo, e scoppiando in lacrime alla fine fa la scelta che lui le consiglia.
Menzione speciale la meritano i nani, io adoro a prescindere i nani, ma quelli della Legione dei Morti mi sono piaciuti tantissimo, anche se sono semplici comparse, la loro è la parte che più mi ha affascinato.

Consiglio questo libro agli amanti del genere fantasy, perché è un buon libro, l’ambientazione è particolare ed anche se può essere difficile da apprezzare senza aver giocato al videogioco, credo che sia una storia interessante lo stesso.
Gli amanti di Dragon Age: Origis devono leggerlo! È un tassello che si colloca perfettamente in quella che sarà la storia principale, un frammento importante che ci aiuta a fare luce su cosa rappresenta la stirpe di Maric per il Ferelden ed il passato di Loghain.
Tra le chicche riservate a chi ha giocato al gioco, compare, infatti, come presenza anche una Golem di nostra conoscenza ed il suo padrone mago.

“È qui sulle sponde del fiume Dane che inizia l’Età del Dragone, amici! Oggi ci sentiranno ruggire!”

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