Killjoys è una serie di fantascienza prodotta dal canale Sy-fy, ed esce in estate in contemporanea con Dark Matter. L’idea di base della serie è, sostanzialmente, un tentativo di fare qualcosa di simile a Firefly con un budget inferiore. Ci sono meno personaggi, i set sono all’insegna del risparmio e, dove Firefly aveva diverse tematiche, Killjoys ha tante scene d’azione e tanto… come definirlo… chiamiamolo fanservice (e ce n’è per tutti i gusti) 😀

E tuttavia non l’ho trovato un brutto show. La ragione principale è che c’è un consistente tentativo di presentare un mondo, un’ambientazione: c’è un sistema solare con quattro pianeti abitabili, ci sono zone distrutte dalle guerre corporative, c’è un’aristocrazia ricca (ma ricca, ricca, ricca in modo assurdo) e che opprime le masse, e infine ci sono i killjoys, cacciatori di taglie finanziati dalle corporazioni (ma in principio neutrali) che catturano criminali. I costumi sono fatti in economia, ma come in Firefly hanno un loro stile e un loro taglio particolare. I personaggi non sono interessanti come in Firefly ma, di nuovo, fanno il loro lavoro. Hannah John-Kamen è piuttosto simpatica, così come il fratello di Iceman (Aaron Ashmore) e Tamsen McDonough è sempre piuttosto buffa a fare Lucy, l’intelligenza artificiale dell’astronave. Luke Macfarlane è relativamente inespressivo rispetto agli altri, ma come soldato tutto d’un pezzo è abbastanza convincente. I più bravi tra gli attori sono tra i personaggi secondari, in particolare Thom Allison (che interpreta il barista eccentrico) e Rob Stewart (che interpreta Khlyen), un eccezionale antagonista nella sua inflessibile compostezza piena di fredda razionalità. L’antagonista della prima stagione è senza dubbio il personaggio più riuscito.

Detto questo, se lo show in effetti dà allo spettatore quello che promette, ovvero tante avventure in uno scenario di “space-western” condito con battute esilaranti (alcune situazioni sono davvero buffe), non offre nulla di più. Intrattiene, ma è estremamente superficiale, in altre parole non c’è nessuna profondità, e anche i tentativi di aggiungere profondità (in particolare nella seconda stagione) sono abbastanza zoppicanti. Insomma, la serie intrattiene piacevolmente se non ci si pensa troppo, e contrariamente a Hooten and the Lady non ci sono toni razzisti ma anzi un messaggio democratico un po’ confuso ma in fondo sincero.

E fortunatamente Syfy non sembra troppo preoccupata degli ascolti bassi (anche se costanti), dato che ha già rinnovato lo show per una terza stagione. Personalmente vorrei vedere la seconda stagione di Firefly invece di Killjoys, ma purtroppo non avverrà, quindi mi devo accontentare (*alza il pugno al cielo e grida: “Foooooooxxxxxx!!!” * 😀 ). E tutto sommato la serie è guardabile e abbastanza divertente. La raccomando se volete spegnere il cervello e avere nostalgia di Firefly.

Voto: 7-

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