Ambientato in Canada, Private Eyes segue le avventure di Matt Shade, giocatore di hockey che sta disperatamente cercando di restare nel giro (interpretato da Jason Priestley), e l’investigatrice privata Angie Everett (interpretata da Cindy Sampson), che dopo la morte del padre sta cercando di portare avanti la sua agenzia investigativa. La formula dello show è quella di un tradizionale poliziesco, con maggiore varietà dato che i casi da risolvere non riguardano solo omicidi ma ogni tipo di situazioni, dal furto di un cavallo, alla sparizione di un set di vestiti. Lo show è chiaramente ispirato a Castle, e i due protagonisti ricordano molto Castle e Beckett delle prime stagioni. C’è però una fondamentale differenza di qualità: i due personaggi sono estremamente più complessi, e tutto sommato più interessanti. Dove Castle scadeva nel cliché, Private Eyes trova motivazioni convincenti e riesce a dare un taglio molto più realistico ai due personaggi e al rapporto tra di loro (non guasta che sia Priestley che Sampson siano bravi attori: Stana Katic, ovvero l’interprete di Kate Beckett, per quanto in parte, non è mai stata un gran ché). Anche i comprimari fanno il loro lavoro decisamente meglio: tra la figlia cieca di lui (Jules, interpretata dalla giovane Jordyn Negri) e i due detective nella polizia c’è un gruppo affiatato di attori che, sostenuti da una sceneggiatura brillante e avvincente, danno molto brio a tutti gli episodi.

E devo insistere sul fatto che la serie sia estremamente avvincente, come si può vedere dal trailer (link: https://www.youtube.com/watch?v=tpe1jlLGX0k ) : nel genere delle serie investigative episodiche Private Eyes è una ventata d’aria fresca, capace di offrire episodi molto divertenti e a tratti anche commoventi (alcuni discorsi tra lui e la figlia, o la storia del direttore d’orchestra), senza scadere nello scontato o nell’eccessivamente drammatico. Date le brutte esperienze che ho avuto con Castle, mi aspettavo un netto declino con l’inizio della seconda stagione, ma sono felice di essermi sbagliato, dato che il livello di qualità resta molto alto, anzi in alcuni episodi si nota un netto miglioramento della trama.

Da un punto di vista visivo la serie non è niente di che, il budget è modesto e si vede che hanno scelto di investire nella sceneggiatura e negli attori a discapito della fotografia. Onestamente non l’ho trovato un problema: è girato tutto in relativa economia, ma con personaggi così piacevoli e interessanti ho trovato che aiutasse il fattore immersione. E anzi gli esterni sono tutti abbastanza unici (è girato a Toronto, e dà un’idea abbastanza precisa dei vari quartieri della città), il che contribuisce a dare un taglio particolare alla serie.

L’unico difetto che posso trovare alla serie è nei pochi episodi: la prima stagione ne ha solo 10, francamente io ne guarderei anche 30 con questo livello di qualità. Per fortuna la seconda stagione avrà 16 episodi, quindi magra consolazione. In conclusione la raccomando vivamente: una serie leggera, avvincente e con un buon cast, e un prodotto canadese per il momento nettamente superiore alle sue controparti statunitensi.

Voto: 9

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