The Vampire Diaries

Questo è un prodotto per me molto difficile da recensire: oltre a diminuire la mia già inesistente mascolinità 😀 ho comunque l’impressione di non riuscire a dare un’idea precisa dei vari elementi che compongono la serie.Inoltre, preciso che non l’ho vista tutta, ho guardato le prime cinque stagioni fermandomi all’inizio della sesta.

Partiamo dall’inizio: la premessa della serie è… beh, Twilight, ovvero un triangolo amoroso tra un’adolescente e due creature sovrannaturali, in questo caso specifico due vampiri che sono anche fratelli. Il suddetto triangolo amoroso ha come sfondo un ambiente liceale con tutte le dinamiche e i cliché adolescenziali del caso. Non credo di poter descrivere a parole il mio odio viscerale per una premessa del genere, specialmente perché la serie ricalca quasi tutti gli stereotipi del genere: la trama per esempio, esiste unicamente in funzione dei personaggi, la ragione per cui è più coerente dei film è attribuibile al formato televisivo (deve durare nel corso degli anni, quindi occorre una maggiore coerenza di base) e alla presenza di qualche solitario neurone al tavolo degli sceneggiatori (vedi sotto) 😀. E non aiuta che gli attori siano giovani e tendenzialmente incapaci: Zach Roerig (che interpreta Matt Donovan) ha due espressioni: bulletto triste e bulletto… dubbioso? Arrabbiato? Non si capisce mai, è una notevole via di mezzo. Kat Graham (Bonnie Bennett) non cessa mai di stupire con la sua monoespressività degna del migliore Orlando Bloom, Steven McQueen (Jeremy Gilbert) ha un perenne mezzo sorriso ebete mentre Michael Trevino (Tyler Lockwood) e Matthew Davis (Alaric Saltzman) hanno entrambi lo charme di uno spacciatore di cocaina che cerca di rifilarti la partita venuta male.  E la cosa peggiore è che tutti i suddetti sono personaggi principali!

Anche la fotografia non ha un gran ché da offrire: il budget è ridicolmente basso (3 set e tre esterni o poco più) e la pellicola è leggermente desaturata, probabilmente per evitare problemi con le luci. Normalmente tendo a perdonare questo tipo di problemi date le restrizioni di budget (che invece non sono giustificabili in un film), e ogni tanto c’è qualche scena un pochino più colorata (tipo il ballo mascherato nella seconda stagione), insomma si vede che lo fanno soprattutto perché non hanno il becco di un quattrino. Anche gli effetti speciali non sono questa meraviglia, combinando un minimo di computer grafica a tanto succo di pomodoro per simulare il sangue, ma devo dire che considerando tutto servono allo scopo.

The Vampire Diaries è ovviamente basata su una serie di libri, usciti da quello che ho capito nei primi anni Novanta. E qui arriviamo al nodo centrale, ovvero l’incredibile successo della serie: otto stagioni all’attivo e uno spin-off (the Originals), e resta comunque lo show di maggiore successo della CW (quelli di Arrow, Flash, Supergirl e The 100), con ascolti altalenanti ma comunque impressionanti (fino alla settima stagione è stato, ogni anno, lo show più visto del giovedì sera). E dopo aver guardato la serie devo dire che ne capisco il successo e in un certo senso anche il fascino: in altre parole, volevo sapere cosa sarebbe successo, volevo vedere l’episodio successivo. E la ragione principale sono i personaggi. Contrariamente a Twilight, che mette in scena dei cliché ambulanti e li fa interagire con agghiaccianti dialoghi scritti cinque minuti prima, The Vampire Diaries ha una sceneggiatura nonostante tutto competente, capace di presentare personaggi con un senso e inseriti in un contesto preciso se non di ambientazione perlomeno di chiari rapporti sociali. Sono anche stato particolarmente cattivo con alcuni degli attori prima, e la ragione è che la loro cattiva recitazione è un pugno in un occhio al confronto con gli altri. Diversi personaggi secondari, ad esempio, recitano piuttosto bene: Joseph Morgan (Klaus), Marguerite MacIntyre (la Sceriffa) e Sara Canning (Jenna Sommers) fanno la loro figura, con personaggi credibili e che, specialmente nelle prime stagioni, hanno molto spazio in scena. Nei personaggi principali altrettanto si può dire di Paul Wesley (Stephan Salvatore), che presenta bene il suo personaggio di vampiro maledetto un po’ emo ma comunque simpatico, e di Ian Somerhalder (Damon Salvatore) altrettanto simpatico nel suo ruolo di bello e dannato. Invece Nina Dobrev (Elena Gilbert, la protagonista) e Candice King (Caroline Forbes) sono straordinarie: tutte le volte che sono in scena riescono a strappare una risata o una lacrima, con un livello di impegno che francamente non mi sarei mai aspettato. La protagonista in particolare aiuta molto, dato che è quasi sempre in scena e riesce molto spesso a restituire credibilità a numerose scene che altrimenti scadrebbero immediatamente nel ridicolo.

E qui arriviamo alle trame, dove come ho già detto non c’è molta sostanza: tuttavia quello che c’è, nelle prime tre stagioni, diciamo che serve allo scopo. Mi viene da fare un paragone con The Affair (che, premetto, ha una qualità nettamente superiore): entrambe le serie sono incentrate su una storia d’amore, ed entrambe funzionano semplicemente perché raccontano una bella storia d’amore. The Vampire Diaries, pur mancando in così tanti aspetti, riesce, sempre nelle prime tre stagioni, a raccontare una storia d’amore coinvolgente. A tratti sdolcinata? Sicuramente. Ma, almeno per me, non troppo sdolcinata da rovinare il suo valore di intrattenimento, e la buona performance degli attori coinvolti (Dobrev, Wesley e Somerhalder) dà un contributo essenziale alla credibilità dei sentimenti dei personaggi. Dopo le prime tre stagioni l’ossatura di base della serie, ovvero il triangolo amoroso, si rompe e la serie comincia a zoppicare, trascinandosi tra la quarta e la sesta, dove ho smesso di guardarla. Tuttavia devo dire che, da quanto ho saputo, alla fine della sesta hanno rimescolato i personaggi e può essere che ci sia stato un recupero di qualità (è una possibilità, lo dico perché c’è stato un grosso recupero di ascolti).

Insomma, niente di eccelso, ma considerando che è praticamente tratto da un Harmony è molto meglio di quanto non avessi mai pensato. Nel complesso è una guardabile serie di genere, migliore di Shadowhunters nel complesso e, parlando di vampiri, incomparabilmente superiore a True Blood o a Van Helsing.

Voto:

Stagione 1, 2 e 3: 7

Stagione 4, 5, e 6: 5

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