Quando era uscita la prima stagione nel lontano 2013 io l’avevo scaricata motivato da una semplice curiosità, e perché conoscevo la protagonista, Elisabeth Moss (Peggy Olsen in Mad Men), e sapevo che sarebbe stata bravissima a prescindere. E ne ero rimasto folgorato. La prima stagione è una storia autoconclusiva di sei episodi incentrata intorno alla detective Robin Griffin e alle sue indagini in una piccola cittadina della Nuova Zelanda. L’atmosfera e i personaggi sono superbi, tra i paesaggi mozzafiato e la recitazione piena di sfumature. Tanto di cappello alla protagonista, all’ormai anziana ma ancora brava Holly Hunter, e al nostro buon Faramir da passeggio (David Wenham) 😀 tutti e tre molto bravi nei rispettivi ruoli, così come del resto una pletora di personaggi secondari, tutti interpretati magistralmente.

Siamo al livello di Forbrydelsen (The Killing, la serie originale danese) o di Mad Men come qualità complessiva (non a caso la prima stagione ha vinto un Golden Globe). Preciso che non si tratta di una storia poliziesca convenzionale: il mistero iniziale passa in secondo piano rispetto alle storie personali e all’approfondimento psicologico intorno a Robin e agli altri personaggi. Lo dico perché su IMDB ci sono una serie di recensioni negative perché evidentemente il pubblico voleva una storia più incentrata sul delitto in sé. Top of the Lake ha invece lunghe digressioni su una serie di segreti personali e collettivi che la piccola cittadina in riva al lago custodisce. In questo ricorda molto la prima stagione di Twin Peaks, senza però elementi sovrannaturali.

Quest’estate è finalmente uscita una seconda stagione, che si svolge in città ed è incentrata intorno all’omicidio di una prostituta cinese (da cui il titolo della seconda stagione: “Top of the Lake: China Girl”). Sono rimasto vagamente deluso dalla seconda stagione: anche se il livello di qualità resta comunque molto alto, si ha l’impressione che sia troppo estrema. Non voglio entrare in dettagli per non spoilerare, ma dove la prima stagione, pur presetando situazioni estreme, riusciva ad avere un miscuglio equilibrato di elementi, la seconda invece risulta irrealistica e per questo il fattore immersione non è così forte come nella prima. Inoltre, siccome la seconda stagione si svolge in città, mancano i panorami della prima stagione: hanno cercato di ovviare a questo problema mettendo più enfasi sulla recitazione, e ingaggiando attori come Gwendoline Christie (Game of Thrones) e Nicole Kidman, che tengono spesso in piedi la scena solo con la loro presenza. Va anche detto che il cinema di Jane Campion (produtttrice esecutiva e regista di diversi episodi, chiaramente la principale autrice della serie) tende a presentare situazioni estreme e al limite dell’irreale, tuttavia la prima stagione bilanciava meglio i vari elementi.

In ogni caso sono tutte lamentele minori, entrambe le stagioni hanno un livello di qualità superbo e le raccomando vivamente come un’eccellente serie poliziesca che approfondisce e sviluppa i personaggi al meglio delle proprie capacità, il tutto con un cast eccezionale.

Voto:

Stagione 1: 9.5

Stagione 2: 9-

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