Vampyr è un videogioco sviluppato da Dontnod Entertainment (quelli di Life is Strange) e narra delle vicende di Jonathan Reid, medico tornato dalla Grande Guerra nel mezzo dell’epidemia di spagnola che ha colpito Londra e che viene trasformato in vampiro da un Sire molto misterioso. Questo è un gioco per cui avevo molte aspettative: un RPG con elementi di azione svolto in un’ambientazione simile al Mondo di Tenebra in cui, come in Life is Strange, le scelte hanno un’importanza fondamentale. Diciamo che, pur avendo apprezzato lo sforzo fatto dagli sviluppatori, non sono rimasto pienamente soddisfatto.

Andiamo con ordine: innanzitutto devo parlare dell’aspetto grafico. Il gioco si presenta decisamente male: la grafica è estremamente primitiva, non particolarmente gradevole da vedere, con la sua scala di grigi e lo scarso uso del colore. Capisco la necessità di risparmiare ma c’è una differenza tra fare le cose in economia e fare le cose in fretta e poco curate: è molto di più la seconda della prima. A causa di questa patina grigia, le strade di Londra sembrano tutte uguali, quando in realtà ci sono profonde differenze architettoniche, ma non vengono apprezzate perché si perdono nello sfondo uniforme. I modelli dei personaggi sono abbastanza ben curati, si muovono in modo un po’ robotico ma fanno il loro sporco lavoro. Il problema di questo impianto grafico è che non c’è molta differenza rispetto a Vampire: Bloodlines (2004) o Vampire: Redemption (2000), che sono entrambi giochi piuttosto vecchi: avrebbero dovuto fare qualcosa di diverso, o perlomeno di più particolare. Questo è un problema anche del combattimento: è estremamente macchinoso, di nuovo ricorda molto i due giochi di cui sopra, solo che al contrario di Redemption e Bloodlines non c’è un vero e proprio tutorial e per questo come giocatore non hai idea di cosa fare per combattere bene e soprattutto non hai idea di quali abilità siano più utili per combattere meglio. Raccomando vivamente di andare online per trovare suggerimenti sulle armi da usare (lode lode al seghetto chirurgico, l’arma più forte del gioco che trovi quasi subito 😀 ) e sui poteri da prendere (Autofagia, Lancia di Sangue e Abisso d’Ombra come capacità attive e massimizzare la stamina il prima possibile nelle capacità passive, almeno questo è quello che io ho trovato più utile). Seguendo questi suggerimenti, i numerosissimi combattimenti non sono troppo (notare il troppo) frustranti: sono però molto, molto ripetitivi e tendono a stancare rapidamente. Siccome non esiste il viaggio rapido, girare attraverso Londra vuol dire affrontare le orde di nemici che respawnano ogni notte, e affrontare dieci/quindici scontri tutte le volte.

A parte queste frustrazioni, ci sono anche aspetti positivi del gameplay: tutte le armi sono potenziabili tramite risorse (e migliorabili con potenziamenti unici), le abilità attive hanno diversi livelli di potenziamento con delle alternative, il sistema di creazione di medicine (con cui curare gli abitati di Londra e prevenire la diffusione delle malattie) e sieri di potenziamento (con cui potenziarsi in battaglia) è carino, così come il sistema di apprendimento delle informazioni riguardanti i PNG (indizi che rivelano particolari sconosciuti su quei personaggi), spesso basati su momenti unici di gioco e altrettanto spesso con conseguenze molto importanti per i PNG coinvolti e a volte anche per l’intero quartiere a cui appartengono.

Veniamo ai punti esperienza, dove sono state fatte le scelte più significative: combattere nemici dà pochissimi px (5 per nemico, indipendentemente dal livello), trovare indizi e completare quest dà un po’ di px (500-1000, più o meno un singolo incremento di abilità), nutrirsi di PNG dà molti px (da mille fino a 6000). L’idea è che Jonathan, il protagonista, può nutrirsi e diventare più forte ma a scapito della salute dei vari quartieri di Londra (più cittadini vengono bevuti, più cala la salute massima raggiungibile dal quartiere, e se un quartiere raggiunge il livello critico tutti i cittadini restano uccisi). Sarebbe un modo utile per risolvere la frustrazione degli scontri, però come ho detto sopra il problema del combattimento è la ripetitività. Da un punto di vista del GdR, qui è dove vengono prese le decisioni più significative: ucciderai il barista che dà tanti px ma è una brava persona, o cercherai il serial killer, anche se questo vorrà probabilmente dire che l’innocente madre anziana di lui morirà?

Prima ho parlato male dell’impianto grafico, ma devo invece dire molto bene dell’impianto sonoro: la colonna sonora è fantastica e altrettanto si può dire degli effetti sonori durante il gioco e del doppiaggio (gli attori sono tutti piuttosto bravi, anche quando il materiale non è di prima qualità). Il 90% dell’immersione nel gioco avviene proprio a causa degli ottimi suoni, e certamente mette in evidenza il contrasto con il piatto grigiume visivo.

Veniamo alla trama, che è tutto sommato abbastanza coinvolgente: se avete familiarità con il Mondo di Tenebra, avrete familiarità con questa ambientazione. Non è il Mondo di Tenebra, è invece una sua versione semplificata e priva di costosi diritti d’autore, ma non per questo poco interessante: il contesto della Londra colpita dall’epidemia durante la Grande Guerra è ottimo, pieno di dettagli carini come la suffragetta, l’immigrata rumena con simpatie comuniste e un’approfondita descrizione delle pratiche mediche dell’epoca, dalle trasfusioni a una vera e propria operazione chirurgica. L’intreccio è abbastanza semplice (scopri chi sei/cura la malattia) ma è svolto in modo abbastanza interessante. Per quanto l’abbia trovato soddisfacente ho notato due problemi: il primo è una generale piattezza dei personaggi principali, privi della necessaria complessità, specialmente (evitando spoiler) Lady Ashbury, che è un po’ un peccato, considerando la sua importanza nella trama. Il secondo problema è il finale: senza spoiler, ci sono quattro finali possibili e sono determinati, unicamente, da un singolo parametro. Onestamente pensavo che Dontnod avesse ascoltato le critiche fatte al finale di Life is Strange e avesse apportato le necessarie modifiche, creando una maggiore dinamicità, ma evidentemente mi sono sbagliato. In ultimo, moltissime delle scelte fatte dal protagonista non contano nulla ai fini del finale: di nuovo, appiattiscono una trama che invece avrebbe un disperato bisogno di profondità, di spessore narrativo. Il confronto con altri GdR, come The Witcher 3: Wild Hunt ma anche l’eccellente JRPG Legend of Heroes: Trails in the Sky è nettamente negativo da un punto di vista della varietà di finali e delle singole scelte che hanno portato a questi finali.

Il bilancio complessivo è misto: ci sono sicuramente buone idee nel gioco, ma sono trattenute da scelte discutibili nel reparto grafico e da una trama che non riesce ad avere la dovuta profondità. Devo anche segnalare un fastidiosissimo bug su PC che impedisce di migliorare le armi: non qualcosa che rovina interamente il gioco, ma che certamente aumenta la frustrazione e che prolunga i combattimenti durante le fasi finali del gioco (qualcosa di certamente non necessario). Hanno annunciato delle patch e teoricamente potrebbero risolvere molti dei problemi che io ho trovato, sia a livello di trama che a livello di grafica, anche se conoscendo l’abituale impegno nel risolvere problemi di videogiochi dopo l’uscita ne dubito (anche se spero di restare piacevolmente sorpreso). Detto questo, rispetto lo studio e approvo l’idea dietro al gioco, anche se avrebbe potuto essere realizzata meglio. Attualmente il gioco è in vendita su Steam a € 49,99 e sono annunciate alcune DLC e modalità aggiuntive di gioco che verranno aggiunte in un prossimo futuro. Personalmente ne sconsiglio l’acquisto al prezzo corrente, semplicemente non vale i soldi richiesti. Io aspetterei che scendesse almeno sotto i 20 €: sarebbe ancora un prezzo un po’ alto, ma come ho detto sopra rispetto lo studio Dontnod e rispetto il fatto che si siano rivolti a un piccolo produttore indipendente (Focus Interactive), per cui mi sento di sostenere il loro modo di vendere videogiochi.

Voto: 6

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