Se ho deciso di recensire questo romanzo, è soprattutto perché credo che non bisogna rimanere imprigionati nello stereotipo che il “fantasy” implichi semplicemente, draghi, magie e guerrieri in armatura; ma che comprenda tutto ciò che fa parte del regno del fantastico e del favolistico, proprio come una moderna favola è la storia che desidero analizzare.

Un gatto che insegna a volare ad una gabbianella?
Ho pensato che doveva essere molto particolare come storia, e poi avendo visto il cartone animato del romanzo in questione, per la regia dal bravo Enzo D’Alò, mi sono decisa a leggere il libro, anche se si presentava e veniva presentato, come una storia per bambini.
La trama, infatti, potrebbe essere a prima vista molto semplice e poco entusiasmante per alcuni lettori, essendo priva di colpi di scena da film d’azione o di simbolismo estremo ed esagerato di molti libri in voga ultimamente.
Nulla di così “moderno”, tutto inizia con uno stormo di gabbiani, pronti alla picchiata per procacciarsi la dose quotidiana di aringhe.
Nel gruppo di gabbiani facciamo la conoscenza di Kengah, una giovane in attesa di deporre il suo primo uovo, l’emozione è tangibile, ma anche la fame, e la nostra gabbianella si immerge con gli altri per nutrirsi con i gustosi pesci, ma quando di nuovo anela l’aria, il suo corpo è coperto da un’orrenda macchia scura che le impedisce di respirare, che la soffoca procurandole un dolore atroce…
Kengah con la forza della disperazione riesce a spiccare il volo e riguadagnare il cielo, ma l’oro nero non perdona, entra nell’animale, sporca le sue piume e lentamente l’avvelena.
La gabbiana atterra allora su un balcone della città di Amburgo, dove si imbatte in un grosso gatto nero chiamato Zorba.
L’incontro fulmineo tra due specie tanto diverse è dettato dall’imminenza della morte della povera Kengah, che però prima di essere uccisa dal petrolio, riesce a deporre un uovo, il suo uovo e strappa al gatto del porto tre solenni promesse…
Zorba dovrà covare l’uovo con amore materno, non dovrà mangiare il piccolo una volta nato ed infine, quando sarà il momento, dovrà insegnargli a volare…
Il gatto vedendo la povera gabbianella delirante per la morte dà la sua parola d’onore di gatto del porto, ed anche se stupito, notando che effettivamente l’uovo è stato deposto, non può fare a meno di mantenere la promessa.

Inizia così l’avventura di questo straordinario gatto nero e dei suoi inseparabili amici che fedeli alla parola data dal loro compagno, si prodigano in tutti i modi possibili per realizzare i desideri della sfortunata gabbiana.
L’uovo si schiude ed ecco che nasce la dolcissima Fortunata, una gabbianella che subito scambia il buon Zorba per la sua mamma, cosa che se prima lascia il gatto abbastanza scioccato, dopo lo renderà orgoglioso.
Covare l’uovo è stato relativamente semplice, non mangiare la graziosa Fortunata anche, ma come fare per insegnarle le sottili tecniche del volo?
Tutti lo sanno che i gatti non possono volare, sono dunque in grado di insegnare ad altri a farlo? E soprattutto come?
Ma grazie agli amici gatti del porto ovviamente!
Ed ecco che ci vengono presentati, il buon Colonnello, sempre attento che il suo parere venga ben ascoltato; il suo braccio destro Segretario, gatto decisamente buffo e sfortunato; Diderot la mente del gruppo, un micio che passa il suo tempo leggendo l’interessantissima Enciclopedia, fonte di cultura e cercando soluzioni assurde per far volare Fortunata; Sopravento gatto di mare nel vero senso della parola, sempre in viaggio e carico di storie incredibili da raccontare ed infine la dolcissima Bubolina, graziosa siamese di cui Zorba è decisamente cotto anche se non ha mai trovato il coraggio per farsi avanti.
Purtroppo il gruppo di amici capisce bene che soli non riusciranno mai a far volare la gabbianella, hanno bisogno di altro aiuto, e per far questo sono pronti ad infrangere un importantissimo tabù!
“Mai miagolare ad un umano!”

Ecco che allora compare l’uomo, apparso come un’ombra all’inizio del romanzo, per mezzo del petrolio che uccide la gabbiana, ed ora eccolo di nuovo, questa volta nelle vesti di un semplice poeta.
È il padrone di Bubolina il prescelto, perché solo l’animo sognatore di un poeta può comprendere la situazione ed aiutare Fortunata a volare verso la libertà e verso altri come lei.
Un poeta, un sognatore, qualcuno con il cuore puro e la voglia di abbandonarsi ad un bellissimo sogno, destinato forse a rimanere tale, perché mai potrà condividere questa storia con altri.
E su un campanile si decide la sorte di Fortunata, il poeta e Zorba sono con lei, la rassicurano, le fanno coraggio, ma lei, cresciuta tra i gatti del porto, piccola gabbianella dal cuore grande, sarà veramente in grado di librarsi nel cielo senza paura?
Non vi posso raccontare il finale, né le avventure che fanno da sfondo e da intramezzo alla vicenda principale, ma vi posso solo dire perché questo semplice romanzo, fantastico o favolistico se lo si vuole catalogare, è veramente grande.
La sua semplicità narrativa rende la vicenda scorrevole e di gradevole lettura, è adatto ad un bambino, ma anche ad un adulto che si sente tale
Sepùlveda con pochi tocchi d’autore, riesce ad esprimere ed a render di facile comprensione, concetti complessi come il grave problema dell’inquinamento dei mari (tema assai caro allo scrittore), il razzismo, l’adozione, la forza dell’amicizia e la volontà del credere nei sogni e nella speranza del domani.
Il libro è molto scorrevole, godibile e scritto in un modo che appassiona letteralmente, i personaggi non sono complessi, ma nella loro linearità, incredibilmente straordinari.
Come non amare Zorba, il gatto buono, con quei suoi occhi da micio del porto, onorevole e gentile, ma forte nelle sue decisioni; il gatto dell’autore stesso che ha voluto umanizzare la sua figura per rendere onore alla sua memoria, perché anche se è solo un gatto, va ricordato per la sua bontà e per la compagnia che era capace di regalare.
Come non rattristarsi per la sorte di Kengah che non ha mai conosciuto la sua piccola Fortunata, che è stata barbaramente strappata al cielo, a causa dello sfruttamento delle risorse naturali e della poca cura che spesso l’uomo riserva al mare, questa straordinaria fonte di vita che ospita specie animali affascinanti e sorprendenti da osservare.
Ed anche noi non possiamo che trattenere il fiato, quando la piccola gabbianella decide di saltare, di provare a volare, sperando che riesca o forse, volendola accompagnare noi stessi nel suo viaggio verso la libertà che il cielo ed il mare le promettono…

2 commenti
  1. Dajo 7 anni fa

    Ho appena terminato la lettura insieme a mia figlia.
    È piaciuto molto ad entrambi, cercherò di procurarmi il cartone, che in molti mi dicono essere pregevole.

    Non inserirei il racconto nel genere “fantasy” in quanto la letteratura di genere innesca nel potenziale lettore una certa aspettativa, e mediamente il lettore che vuole un romanzo fantasy rimarrebbe deluso dalle storia della gabbianella.
    Sicuramente c’è una componente fantastica, che però penso sia meglio inserita nel genere favolistico.
    Si tratta comunque più che altro di categorie commerciali.
    Lo stile di scrittura è adatto ai bambini, per l’uso di certe ripetizioni e dell’intreccio, ma concordo che possa essere una buona lettura anche per gli adulti.
    Come del resto, penso, dovrebbero essere i migliori libri per l’infanzia.

  2. Meeme 7 anni fa

    Il cartone è molto carino! Ci sono alcuni cambiamenti rispetto al libro, ma il risultato è comunque incantevole! 😀

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