Memento mori

Questo argomento contiene 22 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Rhodry 7 anni, 10 mesi fa.

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  • #2144
     Draimas 
    Partecipante

    Cosa siamo noi se non cumuli di ricordi

    All’inizio era nebbia, il mondo aveva la medesima consistenza dell’incerto. Nella lentezza in cui accadono le cose improvvise cinque entità raggiunsero o riguadagnarono la coscienza di sè.
    Intorno a loro la nebbia si diradava sollevata da un vento costante e impetuoso rivelando un paesaggio grigio, sabbioso e spoglio le uniche cose che si stendevano di netto erano alcune rovine ferrose in lontananza che si stagliavano contro il cielo plumbeo.

    Le persone poterono osservarsi in volto, non si conoscevano l’un l’altro anche se il momento e la situazione poteva suggerire che esistesse un legame importante fra loro. La prima muoversi fu una donna bella ma pallida e emaciata vestita con un abito un po’ scarmigliato che ricordava le dame ritratte nelle fotografie di inizio novecento, gli occhi brillavano e risaltavano nel volto come tizzoni azzurri.
    Come se si fosse rotto un incantesimo anche gli cominciarono a muoversi, ora coscienti di esistere. L’uomo, attempato, si guardava intorno con aria indagatrice pareva essere vestito per l’esplorazione di una tomba o di della giungla. Nella sua mano brillava con una tenue luce una pietra dai colori rossastri che illuminava intorno a se di luce propria.
    Alla destra dell’uomo c’era una donna che si osservava attorno spaesata aveva addosso un grosso pijama che copriva con poca riverenza il bellissimo corpo. Di fronte a lei una piccola donna la osservava con sguardo fisso, anche lei era vestita con dei vestiti dell’età vittoriano, ma per quanto sontuosi al vento costante sembravano pallide vele.

    Al centro del cerchio un grosso coltello emanava una luce fredda.

    #2184
     Deoris 
    Partecipante

    La donna dallo sguardo fisso osservò a lungo la persona che le era di fronte, poi lentamente passò ad ognuno degli altri senza mimare la minima espressione.
    Più che loro sembrava guardare qualcosa oltre di loro.
    Infine posò gli occhi su se stessa e in quel momento in quegli occhi ci fu un rapido e flebile guizzo.
    iniziò toccarsi e frugare tra le vesti, come a cercare qualcosa, con sempre maggiore ansia e disperazione si ripeteva “ dove è , dove è, dove è!!” Si soffermò un attimo e poi come se avesse compreso qualcosa disse “ l’elefante bianco ! l’elefante bianco… l’ha preso lui!”
    disperata si rannicchiò e, cullandosi, irruppe in un pianto disperato
    “l’ha preso lui! La’ha preso lui!!”

    #2215
     Rhodry 
    Partecipante

    La coscienza, pensò: so di esistere. E lo sapeva perchè vedeva gli altri attorno a sè e li riconosceva come persone. Sapeva di essere una persona…di essere una donna. Altro non ricordava. Guardò il suo corpo, lo riconosceva, riconosceva persino il pigiama di seta rossa che amava indossare d’estate. Si portò le mani al volto, cercando di ricordare i propri lineamenti, il colore degli occhi.
    Dalle espressioni degli altri comprendeva che loro erano nella sua medesima situazione, persone spaesate, sperdute…sperdute dove? Cos’era quel posto?

    Una delle donne ebbe una crisi di nervi, come un crollo psicologico. Fu strano sentire una voce, ancora più strano avere fugaci ricordi di cosa fosse un elefante, un elefante bianco. Vedeva un cartone animati su un re elefante vestito elegante, quando era piccola.

    Tuttavia la sua attenzione fu subito colta dal coltello di fronte a sè. Le piacevano, i coltelli, e li aveva anche usati a volte…ben affilati, dovevano entrare nella pelle quanto bastava per far uscire una goccina di sangue, non di più, per far gemere sommessamente, e poi basta. Cos’erano quei ricordi?
    Come in trance fece un passo, poi un’altro. Voleva quel coltello, voleva sentirlo tra le mani, voleva il controllo di quella situazione. Il controllo, il controllo era importante. Prima quello, poi il resto: la ragazza piangente, gli sconosciuti attorno a sè, persino il luogo in cui erano…se ne sarebbe occupata dopo.

    #2244
     Abigale 
    Partecipante

    La donna pallida si mosse appena sui suoi piedi, i capelli arruffati pendevano inerti davanti al suo bel volto, velando alla sua vista le figure degli altri.
    Aveva un nome, credeva, risuonava vagamente nella sua mente…Kata…Katara…non riusciva a metterlo a fuoco.
    Intorno a lei gli altri cominciavano a ridestarsi da uno stato di apparente torpore, una piccola donna prese a delirare a proposito di qualcosa che non riusciva
    ancora bene ad afferrare, poteva solo sentire la disperazione emanata da quel piccolo involucro.
    Una seconda donna, molto bella, li osservava tutti con determinazione quasi ferale, gli occhi sull’abominio d’arma che stava tra di loro.
    Armi taglienti…non sapeva perchè, ma sapeva di doverle temere, sapeva che le aveva sempre temute, anche se il prima e il dopo erano confusi nella sua testa
    e non riusciva dare un nome al tempo e alle cose che lentamente riaffioravano nella sua memoria.
    L’arma, non era una cosa buona. Le armi feriscono, fanno male. Non è consigliabile giocare con le armi.
    “Fermi, ve ne prego, nessuno tocchi quell’orrore!” la voce le uscì d’un tratto, e forse quel corpo non era ancora pronto: fu come un gracchiare da una gola che sembrava troppo secca per poter emettere suoni.
    Si portò le mani intorno al collo e strinse, sembrava dire a se stessa:
    “ho una voce? ho una gola?”.
    Un tenue bagliore rossastro le illuminò il volto, pulsante. Diresse il suo sguardo all’uomo immobile, e alla fonte di luce che portava con se, provando un profondo
    brivido. Per un attimo sembrò incantata ma i suoi occhi tornarono a rivolgersi verso l’arma, la scosse un brivido più forte e le sue caviglie cedettero facendola
    cadere sulla terra sotto di lei.

    #2332
     Giosba 
    Partecipante

    L’uomo si destò e si mise subito allerta come chi da sempre è abituato a dormire con un occhio si e l’altro,si mise seduto senza attrarre l’attenzione, nonn sa perche ma stette zitto buono e tranquillo, una pacatezza che non sembrava neanche ragionevole chi erano quelle persone?dove era? ma tutto questo non lo turbava, sapeva di essere abituato a continue novità e situazioni inaspettate.
    Osservo subito incuriosito le persone circostanti le squadrò e non seppe precisamente cosa pensare di loro, ma il suo sguardo fu rapidamente rapito da quell’oggetto al centro della stanza, ne era affascinato, lo bramava.

    #2346
     Rhodry 
    Partecipante

    La donna dal vestito rosso ( perchè così si definiva, almeno fino a che non si sarebbe ricordata anche il resto di sè, perchè una parte di sè era CERTA che prima o poi l’avrebbe fatto ) si fermò e si girò di scatto verso la voce di colei che le aveva intimato di fermarsi, ma non abbassò la mano ancora tesa verso il coltello. Il suo sguardo esprimeva perlessità e perfino una punta di disprezzo verso quella dimostrazione di debolezza.

    “Non so chi sono, non so chi siate voi, non so neanche perchè sono qui. Quello che so è che non voglio essere disarmata in una situazione come questa.” disse, avvicinandosi ancora di più al coltello “O forse sai qualcosa che io…o forse NOI…non sappiamo?” continuò indicando gli altri con un cenno della mano.

    ” Oh, si i coltelli possono fare tanti orrori, come li chiami tu. Ma l’importante è che li facciano sulle persone giuste, ossia a quelli che intendono farci del male. Se sei tra questi ebbene si, sto per prendere in mano questo orrore, qualcosa in contrario?”

    Subito dopo questa osservazione riflettè sulla sensazione di potere che le dava manifestare quella sicurezza, una sicurezza che in quel mare di incertezze non aveva. Ma era sicura di aver centrato il punto, ossia che se loro come lei non ricordavano nulla ed erano tutti sulla stessa barca era meglio restare uniti e soprattutto armati. Non riusciva ad accettare il lato soprannaturale di quello che stava succedendo, non l’aveva ancora elaborato: per lei erano delle persone disperse nella nebbia, senza memoria, che dovevano uscire in qualunque maniera da quella situazione di vulnerabilità.

    #2351
     Abigale 
    Partecipante

    La ragazza si rannicchiò ancora di più su se stessa e abbassò lo sguardo “Fai un po’ come credi” sbuffò, si strinse le spalle emaciate tra le mani ossute e immerse ancora di più la faccia nei capelli sporchi di terriccio.
    “Sei veloce ad accusarmi di non so bene cosa, quando quella che si protende verso un’arma sei tu. Ma vedetevela tra di voi, a me non interessa. Non ne voglio sapere nulla.”
    I suoi occhi dardeggiarono verso l’uomo, il quale cominciava a mostrare interesse per l’arma a sua volta. Registrò il gesto con una scrollata di spalle.
    Non sapeva nemmeno decidere lei stessa se trovare più affidabile la bramosia dell’uomo o l’irruenza della donna in rosso.
    Probabilmente nessuna delle due cose, ma era evidente che la questione sarebbe sfociata in qualche genere di disputa se nessuno avesse cambiato idea.
    Pensò che probabilmente sarebbe stato meglio per lei risvegliarsi da sola. O addirittura non risvegliarsi affatto.
    “Mi interesserebbe solo capire dove siamo e cosa ci facciamo qui”.
    Si rimise lentamente in piedi, faticando.
    I suoi occhi si mossero nell’ambiente che li circondava: basse dune di sabbia grigia emergevano dalla nebbia ma gran parte del paesaggio ne veniva ancora celato.
    Forse malgrado tutto la donna in rosso aveva ragione, la sitazione non sembrava favorevole…e quello non sembrava certamente un luogo sicuro, rifletté.
    Erano in mezzo al nulla, chiunque nascosto dalla nebbia li poteva osservare.
    In quel contesto l’unica forma che vagamente rimandava alla civiltà era l’enorme rovina che si ergeva in lontananza.
    Poteva sembrare un qualche complesso industriale ormai lasciato andare in avaria, devastato dalla forza degli elementi, mangiato dalla ruggine.
    Ma era così lontano che avrebbe potuto essere tutt’altro e la nebbia avrebbe potuto ingannare i suoi occhi stanchi.
    “Forse quello potrebbe essere un buon inizio…anche se almeno per adesso preferirei non separarmi da voi” confessò.

    #2353
     Rhodry 
    Partecipante

    La donna con il vestito rosso si calmò alla reazione di quella apparentemente sottomessa figura. Anche l’uomo, pur evidentemente interessato all’arma, non sembrava al momento voler prendere l’iniziativa, motivo per cui sentì la tensione sciogliersi lentamente.
    ” Perdonami, non sto accusando nessuno” aggiunse. ” Immagino che dovremmo provare a fidarci l’uno dell’altro visto che apparentemente non c’è nessuno ad accoglierci in questo posto.”
    Ormai era ad un passo dal coltello, il cui bagliore azzurro sembrava accarezzare le sue membra come a invitarla a raccoglierlo. Sembrava tutto così…reale…eppure allo stesso tempo completamente assurdo. Come fare a distinguere la realtà dal sogno se non si ricorda nulla di come sia fatto il mondo?

    Si voltò verso le rovine indicate dalla donna e annuì pensierosa.
    ” Sono d’accordo con il restare uniti.” Concordò sicura “Tuttavia non sono disposta a rinunciare a questa difesa che ci viene offerta…voglio vedere cosa succede.”

    Detto questo non aspettò ulteriori repliche e strinse l’elsa dell’arma con una salda presa della mano, senza alcuna esitazione.

    #2368
     Draimas 
    Partecipante

    Non accadde nulla a prima la spada aveva un peso normale anche se intensamente fredda. Prima un forte fitta gli avvolse il braccio poi un senso di dolore e disperazione la colpì come un camion, il tempo si fermò per lei mentre avvertì con terribile accuratezza il suo corpo che veniva colpito e dilaniato e sentì la sua vita sfuggirgli mentre scompariva nell’oblio.

    Aveva visto la sua morte, anzi l’aveva avvertita secondo per secondo.

    Il colore del cielo si fece nero una tempesta stava arrivando.

    #2369
     Rhodry 
    Partecipante

    La donna con il vestito rosso cercò di lasciare la presa sul coltello come se l’avesse punta una vespa. Lo fissò inorridita con gli occhi spalancati e il fiato corto, mentre il suo corpo veniva scosso da sussulti.
    Ricordava quelle sensazioni. Le aveva vissute, ne era certa. Non era una visione, un trucco, un inganno…quelli erano ricordi. Ricordi di come era morta.

    ” I-Io…” cercò di articolare, ma le parole le morirono in gola. Alzò lo sguardo verso gli altri, vergognandosi di quella dimostrazione di debolezza dopo aver vantato tanta forza d’animo. Fece un profondo sospiro, guardandosi per un istante i palmi delle mani per poi distogliere lo sguardo. Aveva sentito le sue dita frantumarsi trafitte da vetri.

    ” Io credo di aver…visto qualcosa. ” continuò, come a giustificarsi. ” Ho rivissuto un momento di quello che è successo, lo so, lo ricordo.” La luce era accecante in quel momento, gli immensi fanali del camion riempivano ogni millimetro del suo campo visivo, ricordava di aver pensato ” è finita”.

    ” Ricordo….di essere morta.”

    Quelle poche parole richiesero tutto il suo coraggio. Si abbracciò il corpo che sembrava così reale…che forse ERA reale. Perchè non avrebbe dovuto esserlo? Lei era lì no? E non era sola. A meno che…

    Il suo sguardo si fece improvvisamente deciso. ” Toccatelo anche voi”, disse di un soffio.

    #2548
     Deoris 
    Partecipante

    La ragazza continuò a dondolarsi come in preda a una trance durante tutto il battibeccare delle due donne, ignorandole completamente. Tuttavia le parole, o meglio il tono dell’ordine pronunciato dalla donna con il vestito rosso, riuscì a scuoterla dal suo torpore.
    Si fermò improvvisamente per poi alzarsi in piedi di scatto, si voltò verso di lei e guardandola negli occhi disse ” Il cigno è..blu”. Poi senza la minima esitazione allungò la mano e toccò la lama del coltello.

    #2559
     Giosba 
    Partecipante

    L’uomo viste le reazioni delle donne a quella spada,cominciò a preoccuparsi, senza però lasciar trasparire nulla sul suo volto.

    Aveva già vissuto qualcosa di simile ma allos tesso tempo diverso,ma non ricordava dic osa si trattasse: solo l’istinto gli disse di non avvicinarsi e di non toccarla.

    Quindi ebbe un’idea: devo cercare un panno,una coperta o qualcosa di simile chiudere il manufatto all’interno e non toccarlo.

    Cosi con estrema calma e compostezza,assolutamente contrastante all’ambiente attorno,comincia ad osservarsi attorno alla ricerca di un qualcosa di adatto.

    #2587
     Draimas 
    Partecipante

    Quando la ragazza sfiorò il pugnale il tempò rallentò per lei, ore senza termine una routine di vita di cui lei era solo spettatrice, non riusciva a muoversi nè ad ad agire. Ebbe termine lentamente vide il suo corpo distruggersi per via degli anni e dei farmaci, ma immutabile muoversi per le sale bianche nella ripetizione giornaliera.
    Torno alla realtà dolorosamente dopo un tempo che le era parso terribilmente lungo, anche la terribile tundra senza vita pareva più invitante di ciò che aveva vissuto l’odore di disinfettante gli bruciava ancora nel naso.

    L’uomo trovò poco distante a dove si trovava la lama un panno riccamente decorato anche se rovinato dal tempo, sopra sembravano esserci cucita una piccola storia. Era molto probabile che il pugnale fosse contenuto lì.

    #2619
     Deoris 
    Partecipante

    Un lampo di autocoscienza balenò negli occhi della ragazza. Si guardò le mani, lisce e prive dei segni dell’età e delle cicatrici lasciate dalle cinghie e dalle continue flebo, che altrettanto continuamente si strappava insofferente. Quando portò le dita al volto lo sentì liscio e fresco, come se non fossero mai state segnate dal tempo. I suoi occhi sembrarono improvvisamente cominciare a vedere quello che lo circondava, le figure che la guardavano in attesa di una sua reazione.

    “tu…chi sei?” disse rivolta alla donna con il vestito rosso “e voi…chi siete?” chiese anche agli altri.
    Come in un flash le balenò in testa una scritta stampata in nero su un braccialetto di plastica, bianco, che per anni si era abituata a vedere attorno al polso. C’era il suo nome, lo sapeva, ma l’unica cosa che riusciva a distinguere era PZ937. Lo disse di un soffio ed ebbe la sicurezza che fosse reale ” Io ero PZ937.”

    #2637
     Abigale 
    Partecipante

    Rise nervosamente tirandosi una ciocca di capelli, poi inclino di lato la testa incredula
    “dovete essere davvero pazzi per continuare a toccare quella cosa, sembra che abbiate preso la scossa. Già non ne volevo sapere nulla prima, sicuramente non ne voglio sapere nulla ora”
    Osservò sospettosa il manufatto, sembrava di un qualche tipo di metallo, ma non ci teneva davvero ad avvicinarsi ed esaminarlo meglio. Aveva un’aria decisamente minacciosa.
    No, non lo avrebbe preso in mano.
    Avvolse le braccia intorno alla sua magra cassa toracica a ribadire con convizione che non intendeva allungare il braccio e prenderlo.
    Poi chiuse ferocemente gli occhi digrignando i denti, la testa le scoppiava.
    Era come se qualcuno glie la stesse schiacciando tra due enormi mani, sentì una forte sensazione di nausea sopraffarla.
    “ma cosa sta succedendo ora” si lamentò esasperata.
    “Per favore, leviamoci di qui. Non mi sento tranquilla, mi sembra di avere mille occhi addosso. Possiamo risolvere la questione al riparo da qualche parte. Da qualsiasi parte…ma vi prego andiamo via…non mi piace qui”
    Si chinò verso il pugnale con le dita tese “prendiamo questa dannata cosa ed esaminiamola da un’altra parte!”
    le sue dita si chiusero nell’aria e il pugno si strinse fortemente.
    Poi si chinò e raccolse una sacca riccamente instoriata, che prima non aveva notato, sottraendola allo sguardo incuriosito di uno degli altri presenti. Stando ben attenta di aver le mani coperte di tessuto si piegò nuovamente verso il pugnale “ti prego, ti prego, non farmi male” mormorò.

    #2818
     Rhodry 
    Partecipante

    Il viso della donna in rosso si illuminò alla reazione della “pazza”. La prese per le spalle in un moto di entusiasmo ” Sapevo di aver ragione! L’hai vista anche tu vero?La…la tua morte?”

    Si voltò girando gli occhi al cielo verso la ragazza con la faccia triste e il vestito suntuoso ” Almeno io cerco di fare qualcosa. Potrebbe essere l’unico indizio sul perchè siamo qui, su chi siamo! Dovresti toccarlo anche tu!” poi però si controllò, cercando di frenare il suo moto di stizza verso quella situazione difficile e verso quelle persone così poco inclini a collaborare, eppure gli unici compagni che il destino le aveva dato, per il momento per lo meno. Si portò una mano alla tempia, gesto che, si ricordò, faceva sempre quando pensava di aver ragione ma voleva raggiungere un compromesso con il suo uomo, l’unico con cui non era mai stata capace di litigare seriamente….tranne…una volta forse….

    ” Ok, hai ragione, va bene. Avvolgiamo questo pugnale nella stoffa e troviamo un riparo, anche se non credo che se siamo veramente morti possiamo morire di nuovo. Questo dovrebbe essere il purgatorio dunque? Perchè non so voi, ma non credo di essermi meritata l’inferno”.
    Si guardò intorno ma la sola cosa che vedeva nel mare di nebbia erano le rovina di quella città. Direi di andare verso quella struttura, forse li troveremo delle risposte” si voltò poi verso l’uomo vestito da esploratore, quello con la strana luce rossa tra le mani. ” e tu?” chiese ponendo le mani suoi fianchi con fare indagatore “sei dei nostri?Ora che ci penso…anche se non ricordiamo i nostri nomi dovremmo trovare un modo in cui chiamarci o diventeremo pazzi.” Cercò per un attimo di sforzarsi di ricordare il proprio nome, ma non ci fu niente da fare. Guardò il suo vestito di seta rossa. “Per quanto mi riguarda potete chiamarmi Velvet”

    #2861
     Deoris 
    Partecipante

    La ragazza rimase come sotto shock guardando la donna vestita di rosso con occhi enormi mentre lei la scuoteva presa da un entusiasmo che non comprendeva. Non provava una vera antipatia verso di lei, ma a volte la trovava fastidiosamente iperattiva. L’altra ragazza sembrava invece più calma, più lenta, ma al tempo stesso più distante.
    Le due parlavano animatamente e la ragazza con il vestito lungo sembrava stare soffrendo per qualcosa.
    ” Ve…Vevvet?” balblettò indicando la donna con il vestito rosso. Poi indicò sè stessa ” PZ937″. Infine indicò la donna triste vestita come una bambola “…..Ella”.

    Le sembrava bella perchè le ricordava le bambole di quando era bambina.

    #2908
     Draimas 
    Partecipante

    La luce del pugnale si spense appena venne racchiuso dal panno lasciando il colore rossastra della pietra prendere il sopravvento sull’illuminazione. Mentre il gruppo si muoveva qualcosa si modificò nel paesaggio immutabile.
    Un grido pieno di terrore e odio solcò l’aria e il lontananza erano visibili due piccole figure nel cielo che si stavano avvicinando, dietro di loro la tempesta infuriava o forse si muoveva insieme a loro.

    #2963
     Giosba 
    Partecipante

    L’uomo che fino a quel momento era rimasto assorto nei suoi pensieri,tanto da seguere le donne senza batter ciglio,alla vista della tempesta si preoccupò.
    Aveva la sensazione di aver già visto come come quella,in un deserto,o in qualche sperduto e remoto angolo della terra, e sapeva che non era bene,bisognava trovare un riparo.

    Si rivolse alle donne,interrompendo il suo lungo silenzio:”dobbiamo affrettare il passo,dobbiamo trovare un riparo,un villaggio o una città.”

    Pensò in oltre che se quelle donne dovevano fidarsi,dovevano sapere qualcosa su di lui.
    Ma lui non sapeva ancora nulla su se stesso, e non era ancora convinto di voler toccare quella spada e sapere,non era neanche convinto che quel manufatto rivelasse la verità, poteva essere solo frutto di assurde allucinazioni.

    l’unica cosa che seppe dire quindi fu:”chiamatemi Hiram”.

    Non sa chi fosse Hiram ma era un nome che gli giungeva familiare,anche se era certo che non fesse il suo.

    #2977
     Rhodry 
    Partecipante

    Velvet rivolse a Hiram un sorriso comprensivo.
    ” Hiram…” disse come a fissarlo nella sua mente. Strano a dirsi ma sebbene non ricordasse niente del suo passato sentiva la sua mente sveglia e attiva.” Immagino non sia il tuo vero nome…come per tutti noi.”

    Stava per aggiungere qualcosa sulla eventuale direzione da prendere quando l’aria risuonò di quell’urlo disumano e con la coda dell’occhio notò le due figure avvicinarsi dalla tempesta. Le sembrò di essere precipitata nel peggiore degli incubi, ma dentro di sè aveva la certezza che tutto ciò fosse fin troppo reale.
    “Dobbiamo nasconerci!” urlò agli altri indicando l’origine del suono ” Se non ci hanno ancora visto potrebbe essere la nostra unica possibilità! Muoviamoci!”
    Prese per mano Pz937 e cominciò a correre verso le rovine, mentre con lo sguardo cercava inutilmente un riparo in quella landa desolata di nebbia e rovina.

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