N7 Terra

Questo argomento contiene 444 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Meeme 5 anni, 9 mesi fa.

  • Autore
    Articoli
  • #2445
     Meeme 
    Partecipante


    —————————————–
    PROLOGO PRIMO:

    “Abbiamo spezzato le catene che ci legavano al sanguinario Impero di Smeraldo distruggendo uno dei suoi odiosi simboli!
    Oggi la Terra… Domani le sue Colonie!
    Esiste una sola Legge e sarà la nostra! Chi si opporrà al cambiamento verrà considerato un nemico e giustiziato!”

    – Discorso celebrativo di Olon il Liberatore –

    Parigi, anno 1905
    Quello stupido cavernicolo si era dimenato troppo così per zittirlo era stato costretto a strappargli il cuore. L’istinto gli aveva suggerito di spappolargli il cervello, ma aveva bisogno del volto e sarebbe stato complicato recuperarlo dalla poltiglia. Aveva studiato il bersaglio a lungo, prima di decidere che era la scelta migliore per il suo piano: non aveva famiglia e nemmeno figli che avrebbero potuto far saltare la sua copertura; era stato trasferito da due settimane così che i suoi concittadini sapessero poco di lui ed aveva libero accesso a Notre Dame.
    Il suono di quelle maledette campane sembrava insopportabile, ma presto ci sarebbe stato silenzio…
    Un meraviglioso silenzio.

    Era presto per esaltarsi, ora era Padre Maurice giunto in città dalla campagna per approfondire il suo rapporto spirituale con Dio. La bomba aveva bisogno di tempo per entrare in azione e lui doveva solo sopportare quei primitivi idioti. Non sarebbe più tornato alla Colonia N4, ma riteneva quel sacrificio assolutamente accettabile. I Maestri di Spada lo avevano addestrato al meglio delle loro possibilità ed avrebbe messo in pratica ciò che aveva imparato per uno scopo più nobile ed estremo. Tutto pur di distruggere il sistema! E lui sarebbe stato ricordato come un eroe, il combattente per la libertà distruttore dei Tiranni! Il Padre della Nuova Umanità!

    Sorrise, doveva solo abituarsi a quel corpo sgradevole ed a quella nuova voce. Olon aveva compiuto un grande gesto ed era ricordato da tutti i combattenti per la libertà come Olon il Liberatore. La Falsa Imperatrice lo aveva giustiziato ed il suo corpo era stato smembrato e diviso tra le sei colonie perché il Liberatore era riuscito dove tanti altri avevano fallito. L’intervento era però giunto tardivo e non aveva modificato il sistema ecco perché era stato mandato lui indietro: avrebbe superato il Maestro e cambiato l’odioso corso della storia per sempre.

    —————————————–
    PROLOGO SECONDO:
    Spazio Imperiale, anno 3***

    Colonia N1
    “Nessuno può fermarci!”

    Il canto delle sue sorelle era più dolce dell’Elemento Zero di cui era composto il loro pianeta natale, delicato ed etereo come i loro movimenti aggraziati ed al tempo stesso impetuoso come le loro anime brucianti. La ragazza dagli occhi trasparenti come perle abbracciò le sue compagne con trasporto prima di salire sulla navetta che l’avrebbe condotta alla stazione di transito. Era stata scelta per quella missione dalle Madri ed il cuore le batteva così forte da non riuscire a fermarlo. L’Imperatrice voleva un’eccellente biotica che affiancasse il suo primogenito in una pericolosa missione e lei aveva accettato senza nemmeno pensarci. Non le interessava il perché, ma solo il quando…

    Colonia N2
    “Noi siamo la Legge!”

    Le giovani reclute ripetevano quel monito come un mantra protettivo, erano il meglio del meglio e vederli marciare ad un unico ritmo riempiva di orgoglio gli Istruttori. L’uomo con la cicatrice sul volto li osservò con una certa nostalgia prima di incamminarsi verso la stanza del Navigatore. “L’Imperatrice ritiene che il Clone-90 88 34 abbia bisogno di un tutore che lo controlli.” Erano state le parole del suo Supervisore e ogni desiderio dell’Imperatrice era Legge per i nati nella Colonia N2. “Sarà un onore per me servire la nostra graziosa Imperatrice di Smeraldo.” aveva risposto con voce garbata ed un mezzo sorriso. *E farò del mio meglio per evitare inutili perdite…*
    Pensò accendendosi l’ultima sigaretta prima del viaggio…

    Colonia N3
    “Logica e Conoscenza ci guideranno alla vittoria!”

    “L’Imperatrice di Smeraldo vi ha eletta Caposquadra, è rimasta molto colpita dal vostro file e vi ritiene la più competente per guidare la squadra di recupero.” Il Sapiente era stato chiaro e conciso e lei si sarebbe comportata di conseguenza. “Sono onorata della scelta della nostra Imperatrice di Smeraldo. Confido che gli uomini che porterò in missione saranno selezionati con la massima cura.” Aveva risposto la donna con i capelli rossi. Aveva portato a termine molti incarichi pericolosi ed era sopravvissuta grazie all’addestramento ricevuto in Accademia, ma questo incarico rischiava di essere l’ultimo della sua carriera. *Non saremo i primi ad attraversare il ponte di Einstein-Rosen, dobbiamo solo essere gli ultimi…*
    Ragionò a mente fredda.

    Colonia N4
    “Siamo solo Ombre e Polvere…”

    “Mi auguro che l’internamento non abbia precluso il suo potenziale in combattimento.” Disse l’Inviato Imperiale al Maestro di Spada. “Assolutamente no. È pronta ad entrare in azione in qualsiasi momento. Ci sentiamo responsabili per il nostro fallimento e siamo grati alla nostra Imperatrice di Smeraldo per aver avuto salva la vita.” Il Maestro eseguì un perfetto inchino mentre l’Inviato osservava da uno spioncino la guerriera tatuata immobile in posizione meditativa. “L’Imperatrice conosce i dettagli della vostra relazione con il Traditore e vi ritiene adatta a dargli la caccia.” Esclamò per farsi udire dall’internata. La donna tatuata aprì gli occhi scuri come pozze di catrame e sorrise…

    Colonia N5
    “Onore e Gloria all’Impero di Smeraldo!”

    “Figlio mio, i nostri nemici sono disperati e nella disperazione troveranno la forza per annientarci.” L’Imperatrice di Smeraldo era una donna maestosa e fiera, ma un velo di tristezza rendeva meno bello il suo viso perfetto. “Non temere, madre… non avrò pace finché il traditore non verrà trascinato in catene ai tuoi piedi.” Le rispose il suo primogenito, un uomo alto e robusto dagli occhi brillanti come pietre preziose. “Sei un Principe, figlio mio… dovresti lasciare ad altri questo incarico.” Rispose lei preoccupata. “Proprio perché sono un Principe è mio dovere combattere le nostre guerre, madre…” Rispose lui con la voce poderosa. “Mia sorella sarà una splendida Imperatrice ed io desidero sterminare ogni nemico in vostro onore…” Strinse i pugni e scrocchiò le dita.

    Colonia N6
    “Noi siamo nessuno.”

    “Clone-90 88 34, siete stato selezionato dopo un’attenta valutazione da parte dei Genetisti. Il vostro genoma è quello con la più alta probabilità di sopravvivenza al viaggio temporale e l’Imperatrice desidera solo il meglio tra i soldati creati per la guerra.” L’uomo sfregiato li fissava in catene senza dire nulla. “Vi verrà assegnato un Tutore ed impiantata una bomba nel cervello per sicurezza. Servirete sotto il Caposquadra scelto dalla nostra Imperatrice di Smeraldo e verrete terminato in caso di ribellione.” Lo sfregiato non ascoltava più, nessuno nella Colonia N6 desiderava ribellarsi e lui non faceva eccezione. “Sono pronto a partire…” ringhiò smuovendo le catene. Era pronto a combattere ed uccidere senza curarsi del perché…

    —————————————–
    PROLOGO TERZO:
    Astronave Event Horizon, anno 3***

    La missione era chiara: recuperare il bastardo e ricondurlo alla Colonia N6 per internamento prima dell’esecuzione. Il problema era semmai la squadra che l’Imperatrice aveva scelto ed i motivi per cui avevano accettato. Shadow non aveva nessuna intenzione di riportare indietro il bersaglio vivo. Slayer e Fury avevano accettato per dovere e divertimento, niente era più eccitante di una caccia per un Principe assetato di sangue e per una Biotica desiderosa di mettere alla prova i suoi poteri. Destroyer non aveva scelta, lo avevano creato per quello scopo e la sua vita non era che un numero. Paladin sperava di riportare tutti a casa vivi, Demolisher era più realista, sapeva che le perdite sarebbero state accettabili. Tutto pur di svolgere al meglio la missione.

    “Mi state dicendo che non possiamo atterrare, nuclearizzare questa città primitiva e tornare a casa?” Chiese Destroyer nervoso. “No, non possiamo. Gli Indigeni non devono sospettare di nulla. Rischiamo di modificare la storia mostrando loro tecnologia avanzata!” rispose diplomatico Paladin.
    “Spacciamola per magia! Facciamoci passare per i loro Dei!” Slayer soffriva di umorismo da onnipotenza e non aveva intenzione di farselo passare. “Risposta illogica ed inaccettabile. L’Imperatrice mi ha messa a capo di questa missione e seguiremo gli ordini rispettando la sua autorità.” Gli rispose secca Demolisher.

    Paladin era il suo secondo e sperava riuscisse a far ragionare quel branco di invasati. Il vero problema sarebbe stato fermare Shadow, ma per quello aveva granate elettrificate in grado di tramortirla. Se la donna si fosse avvicinata a dieci passi dal terrorista gli avrebbe staccato la testa dal collo ed addio pubblica esecuzione.
    “Non siete emozionati? La Terra! Vedremo la Terra!” Fury respirava grazie alla maschera protettiva e sembrava l’unica davvero entusiasta per quel viaggio.
    “Nessun futile passatempo sarà tollerato. Non andiamo per turismo.” Ribadì Demolisher.
    “Continuo a pensare che nuclearizzare tutto rimanga la scelta migliore. Uccidiamo il bastardo e salviamo il nostro Futuro.” insistette Destroyer. “Futuro? Tu non hai futuro…” aggiunse Slayer. “E mia madre, l’Imperatrice, lo vuole vivo per potergli strappare il cuore lei stessa.” concluse con un sorriso inquietante.

    “Ci vuole della musica per sdrammatizzare! 1812, sai cosa fare!” Esclamò Paladin ed un piccolo drone tricolore simile ad un coleottero iniziò a riprodurre l’Overture 1812 di Tchaikovsky. “Hai pitturato e dato un nome al mio DRD?” Demolisher sembrava contrariata ed il suo secondo sorrise.
    “Ehi, se lo merita un nome! Fa parte della squadra! È il nostro addetto alle riparazioni!” Rispose Paladin allegro mentre la Caposquadra sbuffò seccata.
    “Mi piace 1812! Paladin, dai un nome anche al nostro Clone!” Lo incalzò Fury indicando Destroyer.
    “Provaci…” sibilò il Clone al suo Tutore. “Prima ti uccido e poi mi faccio esplodere insieme a quella fottut* città di primitivi.” rispose secco.
    “Posso accettare delle perdite, ma azzardatevi solo a pensare di far detonare una testata nucleare senza la mia autorizzazione e vi prometto che il Terrorista sarà l’ultimo dei vostri problemi.” Concluse Demolisher inserendo la sequenza di volo che li avrebbe portati sulla Terra del passato ed alzò il volume di 1812 per sovrastare ogni altra conversazione.
    Erano stati scelti perché ognuno di loro sarebbe stato pronto a morire pur di portare a termine l’incarico, ma se il loro bersaglio avesse attuato quel folle piano nessuno avrebbe più avuto un Futuro a cui tornare…

    —————————————–
    PROLOGO QUARTO:
    Parigi, anno 1905

    Nelle strade si respirava un’aria nuova, rinnovatrice. Teatro, sport, tempo libero e musica erano attività ormai alla portata della classe media; la bicicletta diventava un mezzo di trasporto non inusuale e le donne avevano abbandonato corsetti e pizzi in favore di abiti dal taglio più maschile: comodi, ma ugualmente eleganti. I tacchi erano più bassi e la biancheria intima si era accorciata fino al ginocchio. Erano anni di benessere ed attività giornalistica; epoca di scrittori, artisti, avventurieri ed inventori e Parigi la sua Capitale. Il cinema dei fratelli Lumière aveva emozionato il pubblico con la sua splendida magia e nel maggio del 1883 nasceva l’Oriente Express, il treno che avrebbe collegato l’Europa con il misterioso Oriente.

    Eppure non era tutto così meraviglioso… Progresso e benessere non avevano salvato dalla condanna a due anni di lavori forzati lo scrittore Oscar Wilde che accusato di omosessualità moriva nel 1900 dimenticato da tutti. L’apparenza a volte ingannava: fu esempio il caso Dreyfuss che causò un’ondata di antisemitismo in tutta la Francia. Ben peggiore fu la scoperta della sua innocenza perché fece scoppiare un vero e proprio scandalo incriminando alti ufficiali militari francesi. Gli stati si preparavano alla guerra siglando trattati e la madre Russia si trovava alle porte di una Rivoluzione che l’avrebbe cambiata profondamente.
    Vetri opachi che attraversavano un’epoca così luminosa.

    I cittadini parigini non si curavano di pochi fatti negativi circondati dalle magnifiche ed incredibili innovazioni tecnologiche: radiotelefono, motore a scoppio, fotografia, cinema. Festeggiavano i cento anni della Rivoluzione ed inauguravano la Torre Eiffel, destinata a diventare un simbolo della città al pari della cattedrale di Notre Dame.

    Ma proprio a Notre Dame si nascondeva un grande pericolo…
    Un pericolo che nessuno, a Parigi o nel mondo, sarebbe stato in grado di sospettare e fermare.
    Le vite dei parigini continuavano a scorrere con monotonia e quando si fermavano ad osservare il cielo vedevano solo le stelle…

    Nella notte del 9 novembre 1905 una stella rossa cadde nella campagna parigina e lo spavento fu molto. Nessuno sospettava che quello sarebbe stato il segnale dell’inizio della fine di tutto…

    #2514
     Meeme 
    Partecipante

    COLIN DIXON
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18
    Parigi era una città piena di vita e di divertimenti. I cafè erano sempre affollati e Montmartre un ottimo posto dove poter assaggiare la vita parigina. Il direttore del The Daily News aveva deciso di inviarlo in Francia per alcune ricerche su Notre Dame ed in particolare sulla chimère di Eugène Viollet-le-Duc, diversa dalle altre gargolle in quanto non ricopriva la tradizionale funzione di doccione.

    Una stranezza che meritava un articolo, anche se da ultima pagina come venivano sempre relegati i suoi scritti. Avvicinarsi a Notre Dame sembrava davvero difficile per un cronista inglese, aveva bisogno di speciali permessi e di permessi emessi da chi aveva inventato gli speciali permessi. Ormai era una settimana che combatteva con la burocrazia parigina e sapeva che aveva bisogno di un tema di scorta in caso non gli fosse possibile raggiungere la chimère in tempo per far uscire l’articolo.
    Fortunatamente Parigi era una città prolifica e l’appartamentino che era stato affittato per lui dal giornale si affacciava sulla strada degli artisti dove opere di ogni tipo trovavano vita.

    Era una bella serata di novembre, l’aria era fresca ed il cielo terso; era uscito sul poggiolo del suo appartamentino per godersi la vista di Montmartre e non era stato l’unico. Uno dei suoi vicini di casa stava fumando la pipa e l’aroma di tabacco risultava molto piacevole.
    Un violinista raccoglieva consensi in strada ed i parigini si incamminavano verso le proprio dimore. Stava per rientrare anche lui quando ad un tratto si udì un boato, il cielo si illuminò a giorno e venne attraversato da una stella cadente rossa come il fuoco. La stella precipitò non lontano dalla città, in campagna ad osservarne il cammino, ma il cielo restò illuminato per molti minuti prima che le cose tornassero alla normalità.

    Il giornalista si guardò intorno: il violinista si era buttato in terra per la paura, i parigini avevano cercato un riparo pensando che la stella potesse colpirli ed il suo vicino di casa aveva fatto cadere la pipa impietrito dal terrore. La scia lasciata dalla stella rossa era ancora visibile e ne indicava il percorso ed in lontananza sembrava fosse scoppiato un incendio nel punto probabile dell’impatto.

    CORALIE BLANCHARD
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18
    Madame Bonnet la odiava, ormai era appurato.
    I turni serali erano sempre i peggiori: ubriachi, qualche ferito da coltellata, gente con ematomi dovuti a risse da strada e uomini puzzolenti che si erano vomitati o pisciati addosso. Lei ed Amélie erano ormai veterane dei turni serali, ma il motivo era che la Caposala dell’Hospital Saint-Louis, Madame Bonnet le puniva sempre per ogni piccola distrazione.

    Coralie era un po’ svagata, soprattutto quando aveva tra le mani un nuovo libro, Amélie aveva senso pratico, ma vagava anche lei con la fantasia e le due erano sempre in punizione insieme fin dal loro tirocinio. Uno dei motivi per cui erano diventate buone amiche oltre all’odio di Madame Bonnet ed all’amore per i romanzi. Stavano mettendo apposto alcune lenzuola pulite e chiacchierando come sempre dell’ultimo libro letto quando un’altra infermiera cercò di zittirle in malo modo. “Smettetela di perdere tempo! Voglio andare a riposare e non finiremo mai se voi due non la smettete subito di parlare di sciocchezze!” Era una delle ragazze nuove e come tutte le ragazze nuove doveva imparare il significato di sacrificio facendo il turno serale. Le due avevano sghignazzato e smesso di parlare per qualche secondo ricominciando subito dopo.

    “Io adoro il turno serale! Odore di vomito e di alcool! Non c’è niente di più romantico!” Amélie amava essere drammatica. “E poi si fanno incontri così interessanti, scommetto che incontreremo l’audace cavaliere che ci porterà all’altare! Uno per tutte, ovviamente!” La ragazza nuova si fece il segno della croce e si sbrigò con la biancheria per poi ritirarsi lasciandole sole. “Era ora che se ne andasse! A forza di guardarci male le verrà un colpo di testa!” ammise la ragazza sospirando. Amélie era una ragazza graziosa, dai lunghi e morbidi capelli castani e profondi occhi versi, ma come lei non aveva ancora un fidanzato e per questo un mosca bianca tra le altre ragazze già impegnate. “L’ultimo romanzo che ho letto parlava di un elmo assassino in un castello pieno di segreti! Un po’ macabro, ma alla fine c’è un matrimonio!” raccontò con enfasi gettando le basi ad una loro tipica conversazione.

    WILLIAM e PETER HUDSON
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18
    Erano a Parigi da poco meno di tre settimane e la città già li odiava: avevano provato il cibo locale, l’alcool locale, le signorine locali ed erano stati coinvolti anche in una piccola rissa scoppiata per colpa loro a sentire la polizia francese. In fondo avevano solo mandato al tappeto una mezza dozzina di damerini che li avevano accusati di guardare in modo lascivo due delle loro dame e come accompagnatori avevano il dovere di difendere l’onore delle ragazze. Non era finita bene, ma le autorità li avevano rilasciati con la promessa di rigare dritto e stare lontani dai guai, cosa impossibile per i fratelli Hudson.

    Nonna Adsila aveva provato ad inculcargli la saggezza riguardo il mondo, ma restavano sempre due inguaribili scavezzacollo. “Ahadagea… Wayasdisi…” Prima della partenza li aveva chiamati con i loro nomi indiani di Grande Aquila e Lupo che corre.
    “Fate attenzione al risveglio del Demone dal dito di ferro, nipoti miei… non fidatevi delle sue parole perché sono menzognere.” Aveva stretto loro le mani mentre lo diceva. “Ricordatevi sempre chi siete e non separatevi mai per troppo tempo. Non lasciatevi intimidire da chi vi considera inferiori, avete sangue cherokee e questo vuol dire che discendete dalle stelle. Siate coraggiosi, ma umili e non dimenticatavi di me e di vostro nonno, ovunque andrete…” Il demone dal dito di ferro era una leggenda cherokee su un mostro che divorava gli uomini dopo aver rubato l’aspetto ad uno di loro e la discendenza stellare era una credenza conosciuta a tutti i nativi: erano nati dalle stelle ed un giorno sarebbero tornati alla loro vera casa.

    Nonno Sam Hudson, invece, era molto entusiasta per quel viaggio a Parigi, la città era un esempio di innovazione ed opportunità. Li aveva messi in contatto con un ricco francese, tale Monsieur Poupart, interessato ad un fucile M1819 Hall. Era stato il loro trampolino di lancio per entrare nel giro dei collezionisti parigini e sperare in qualche altro buon ingaggio. Dovevano solo avere pazienza e trovare altri clienti.

    La sala fumatori di Mounsier Poupart era di gran lusso e l’uomo una persona cordiale. Lo stesso non poteva dirsi dei suoi amici, un paio di borghesi con il vizio del ridere troppo e bere troppo poco. “Avete visto l’ultimo spettacolo dell’Opéra, amico mio?” domandò il primo uomo a Monsieur Poupart. “Sono andato alla prima, l’ho trovato davvero…” Non fece in tempo a continuare che venne interrotto. “Orribile… assolutamente orribile! Mi chiedo chi abbia commissionato i costumi ed il primo violino! Oh mounsier! Io stesso sarei stato un musicista migliore!” Monsieur Poupart sorrise sconsolato e guardò i fratelli Hudson.
    “E che mi dite della collezione di monete del caro monsieur Lavoir?” incalzò il secondo uomo che stava bevendo un intruglio innominabile.
    “Alcuni pezzi sono davvero…” Provò a rispondere Monsieur Poupart e venne interrotto di nuovo.
    “Terrificanti! Deve aver assoldato un rigattiere per dei pezzi tanto scadenti!” Monsieur Poupart sospirò mentre l’uomo si rivolse ai due fratelli con aria boriosa.
    “E voi mister e mister Hudson? Avete ascoltato l’Opéra o visionato la collezione di Monsieur Lavoir? Voi yankee siete così spassosi, avete una vostra opinione per tutto, non è vero?”

    #2515
     Elan 
    Partecipante

    Coralie aveva la certezza assoluta, dopo tutti quegli anni, che Madame Bonnet stesse cercando di farle odiare il suo lavoro in modo che lo lasciasse e la liberasse della sua distrazione perenne.
    Ma, in realtà, i turni di notte a volte si erano rivelati terribilmente divertenti… se non altro perché poi poteva dormire tutto il giorno seguente! E dormire – la maggior parte delle volte – voleva dire passa il tempo nascosta sotto le coperte a leggere a più non posso.

    Per questo la giovane infermiera non si scoraggiava mai, e la compagnia di Amélie contribuiva a rendere il tutto ancora più piacevole e divertente.
    In quel periodo la nuova ragazza stava subendo la consueta tortura di sopportarle e, come succedeva ogni volta, era già sull’orlo di una crisi di nervi.
    “Uno per tutte è il requisito fondamentale!” esclamò ridendo, dando corda alla compagna. “E sicuramente sarà uno straniero esotico e misterioso!”
    Guardò la povera ragazza scappare scandalizzata, e scosse la testa facendosi una risata.

    “Certo che siamo proprio cattive…” commentò, sistemando alla meglio un nuovo carico di lenzuola.
    Erano messe malissimo, e probabilmente avrebbe dovuto sistemarle altre tre volte prima che fossero messe in maniera almeno decente.
    Alla fine, con un gesto di resa, le mollò sul tavolo disfandole tutte per la miliardesima volta.
    “Sembra bellissimo!! Come faceva quest’elmo ad uccidere la gente?”
    Coralie non si era mai fatta troppi problemi a parlare di morti e assassinii… almeno finché questi erano raccontati in qualche libro.
    “I castelli pieni di segreti sono così affascinanti! Mi piacerebbe così tanto visitarne uno una volta!”
    Il suo sguardo si perse nel nulla per qualche istante, quindi sospirò, sognante.

    “Anche io sto leggendo un libro pieno di misteri! Degli uomini sono scappati prima di essere giustiziati, e sono finiti su una strana isola disabitata! Ma ogni volta che sono in difficoltà, una strana forza sembra aiutarli! Mi chiedo proprio cosa possa essere!!”
    Non c’era nulla che le piacesse più che parlare di libri, tanto da averle già fatto dimenticare Madame Bonnet, le lenzuola e tutto il resto.

    #2531
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Colin conosceva le difficoltà della burocrazia inglese ma non immaginava che quella francese fosse altrettanto complicata o forse anche peggio di quella della sua patria: Parigi però, come aveva potuto constatare durante la settimana, era una città piena di sorprese e non avrebbe avuto difficoltà a trovare un argomento di riserva…doveva soltanto liberare la mente da tutto lo stress che aveva accumulato fino a quel momento e qualche brillante idea sarebbe venuta fuori; poco importava se sarebbe stata da ultima pagina come sempre, lui amava il suo lavoro ed era quella la cosa più importante.

    Fu con quello spirito di rivalsa che si apprestava a rientrare nel suo appartamento, dopo aver osservato il panorama stupendo di Montmartre e aver annusato quel gradevole odore di tabacco del suo vicino di appartamento, quando vide quel bagliore rosso illuminare i cieli di Parigi e una specie di bolide schiantarsi nelle campagne vicine: Colin rimase inebetito per un imprecisato periodo di tempo ma non perchè era spaventato ma perchè il destino sembrava averlo ascoltato…cercava la rivalsa ed eccola lì a qualche miglio da lui, stava già pensando al successo che avrebbe avuto “il Direttore non potrà negarmi la prima pagina questa volta!” ma si rese conto che stare lì a fissare il vuoto non avrebbe portato a niente, doveva muoversi!

    In tutta fretta rientrò nel suo appartamento prese l’essenziale e si precipitò fuori non preoccupandosi di chiudere bene la porta della sua stanza e saltando più scalini che poteva…uscì in strada e continuò a correre, doveva trovare il primo mezzo veloce di locomozione utile alla sua causa che poteva essere una bicicletta come una carrozza, avrebbe pagato tutto quello che poteva ma doveva arrivare lì: la scia non sarebbe durata a lungo e lui voleva essere il primo ad arrivare e a vedere…era FONDAMENTALE!

    #2533
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William si stava decisamente annoiando… La situazione in casa di Monsieur Poupart era al limite della sopportazione: i due ospiti, di cui non ricordava assolutamente il nome – e non era minimamente interessato a ricordarli, ovviamente – facevano di tutto per rendersi quanto più odiosi possibile. E poi gli europei si chiedevano perché la gente fosse corsa in America a gambe levate appena possibile!! Quei nobili boriosi dovevano solo ringraziare di essere nati troppo tardi per finire sotto le ghigliottine che tanto andavano di moda nelle piazze di Parigi…

    E poi, cosa forse ancora più grave, in quella città piena di snob c’era di tutto, ma era praticamente impossibile trovare del whisky decente, figurarsi del bourbon! Avrebbero dovuto aprire una società di importazione, per civilizzare un po’ la vecchia Europa… Si annotò mentalmente di proporre la cosa al fratello, non appena fossero riusciti ad andarsene da lì.

    Per consolarsi, si accese un sigaro – quelli per fortuna non mancavano in Europa, e non erano male – e ascoltò con scarso interesse la domanda del vecchio grassone “Beh, mio nonno diceva sempre che solo uno stolto non ha opinioni, e che solo gli stolti non le sanno tenere per sé quando servirebbe” esordì “e mi fa piacere essere in compagnia di nobili signori così pieni di opinioni e voglia di condividerle con il mondo intero, illuminando la giornata di poveri yankee come noi che, nelle terre polverose e selvagge da cui provengono, possono al massimo disquisire su come siano fortunati gli europei, circondati da lusso e cultura…” Prese un bicchiere di qualcosa di uno strano colore, lo annusò e nonostante non fosse particolarmente invitante lo assaggiò per cortesia verso Mounsier Poupart che era comunque un padrone di casa – e un datore di lavoro – da non perdere, poi fece una profonda tirata dal suo sigaro “In ogni caso non ho ancora avuto il privilegio di assistere all’Opera, né di ammirare la collezione di Monsieur Lavoir… In compenso abbiamo potuto vedere all’opera molte parigine, una vera collezione!! E devo ammettere che ora capisco perché nessuno che arrivi qui voglia più andarsene: dove altro si possono trovare esemplari dotati di una così rara bellezza e soprattutto abilità?” sorrise soddisfatto “E voi? Ne avete mai provato la compagnia? No, non rispondetemi, immagino già la risposta, è assolutamente evidente…” Concluse lasciando campo libero a suo fratello perché potesse dare il colpo di grazie, oppure cercare di mettere una pezza ad una situazione che probabilmente si sarebbe risolta, tanto per cambiare, con una sana rissa…

    #2534
     snow 
    Partecipante

    Peter odiava questi damerini europei. Volevano sembrare sempre così saccenti, forse perché erano convinti che vivere nel vecchio mondo fosse sinonimo di superiorità.
    Chissà cosa ne sarebbe stata di tutta la loro spavalderia una volta lontani da tutto quel benessere e da quella loro tecnologia.
    Non aveva nulla contro Monsieur Poupart, gli sembrava un tipo a posto, ma i suoi due ospiti proprio non li sopportava.
    Avrebbe voluto prenderli a pugni.
    Pensò che agire immediatamente d’impulso avrebbe avuto sicuramente ripercussioni sulla loro transizione con Poupart, quindi decise di frenare i bollenti spiriti.
    Non poté però, che cogliere al volo l’assist tesogli dal fratello William.

    “Come dice il mio caro fratello siamo stati molto impegnati a impartire lezioni di equitazione per metà delle dame di Parigi, sapete è un’altra delle nostre attività.
    A tal proposito, nel caso le vostre signore siano interessate non abbiate remore a chiedere… Perché ci sono delle signore vero? Oh scusate, non ricordo i vostri nomi, mister e mister… ahahah! che sbadato che sono”

    Terminando il discorso con una risata sarcastica si dedicò al bicchiere di liquore che aveva davanti.

    “Ottimo questo liquore Monsieur Poupart. Dovrei chiederle dove potrei acquistarne.”

    Anche se definirlo con quel termine era un affronto verso il nettare degli dei con cui erano soliti deliziarsi lui e suo fratello.

    #2542
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE RENOIR
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18

    La festa si stava rivelando più noiosa di quanto immaginasse, Céline era accompagnata da suo fratello Victor, mentre il fidanzato di Edith veniva festeggiato dalla famiglia. Sua sorella si sarebbe sposata presto per poi andare a vivere con il marito, sorte che sarebbe toccata anche a lei un giorno. “Ora che nostra sorella ha ricevuto la proposta ufficiale, non resti che tu… Non vedo l’ora di scoprire quale poveretto ti toccherà in sorte!” Victor era stato il primo a sposarsi ed aveva già due figli maschi, orgoglio della famiglia, ma non era felice di quel matrimonio perché riteneva di avere per moglie una sciocca ragazza priva di qualsiasi talento.

    “Stai tranquilla, Céci. Nostro padre non ti darà mai al primo borioso che ti farà gli occhi dolci.” Le sorrise indicando un uomo alto e distinto che si stava pericolosamente avvicinando a loro. Céline non ricordava il nome, ma suonava come Monsieur Brunet o Boinet o Boyer. Era ricco, il padre possedeva una fabbrica di metallurgica di qualche tipo; non particolarmente brutto, a parte il naso piccolo ed all’insù, ma decisamente noioso. “Monsieur Renoir, vostra sorella è davvero graziosa, sarà una moglie perfetta da mostrare nell’alta società!” commentò con un sorriso allegro. “Madamoiselle Renoir, sarete così fiera di vostra sorella maggiore! Non vedete l’ora di sposarsi anche voi, ammettetelo!” Victor cercò di trattenere una risata. “Oh, sicuramente fortunata. Monsieur Rupert è un buon partito, non troppo vecchio e di spirito intraprendente.” Rispose guardando Céline. “Cosa potrebbe mai desiderare di più?” domandò al loro interlocutore. “Esattamente quello che penso anche io! Una donna non potrebbe desiderare di più, non sarebbe consono al suo sesso e la farebbe diventare facilmente preda dei suoi istinti più selvatici.” Parlava come un allevatore di cavalli selvatici pronto a “domare” anche la futura e sfortunata mogliettina.

    La serata stava raggiungendo il culmine quando ad un tratto si avvertì un fortissimo boato ed il cielo si illuminò a giorno. La gente si spostò sulla balconata ed anche lei e Victor andarono a controllare notando una stella cadente rossa come il fuoco. La stella precipitò non lontano dalla città, in campagna, ma il cielo restò illuminato per molti minuti prima che le cose tornassero alla normalità. La scia lasciata dalla stella rossa era ancora visibile indicandone il percorso ed in lontananza sembrava fosse scoppiato un incendio nel punto probabile dell’impatto. Tutti erano sconvolti ed inebetiti e guardavano il cielo con terrore e spavento…

    COLIN DIXON
    Parigi, 9 novembre 1905

    Il padrone di casa non fece in tempo a dire nulla mentre il giornalista sfrecciava fuori dall’appartamentino, erano tutti ancora storditi a causa di quel evento terrificante e per l’inglese fu facile trovare una carrozza. Il cocchiere si spaventò sentendo la direzione da prendere e puntualizzò che lo avrebbe portato fuori città, ma che poi sarebbe tornato indietro.
    Se lo avesse saputo prima si sarebbe comprato una bicicletta in modo da non dover dipendere dai parigini per gli spostamenti, ma ormai la cosa era fatta.

    La carrozza lo portò ai margini della città come preventivato e lo lasciò in balia di alcuni poliziotti che cercavano di calmare i loro cavalli ed alcuni curiosi. “Monsieur, non potete proseguire!” gli spiegò un ispettore di polizia. “Tutti i cittadini sono pregati di tornare alla loro case e di restare calmi.” Ripeteva quelle parole con poco entusiasmo cercando di rimandare indietro la folla che si stava formando. Colin notò anche un paio di fotografi ed almeno sette giornalisti tra cui un inviato de Le Figaro che come lui sembrava molto interessato all’evento.
    “Non potete cacciare la stampa!” Disse l’inviato de Le Figaro, un uomo basso e stempiato. L’ispettore di Polizia sembrava stanco mentre rispondeva. “Potrebbe essere pericoloso e forse ci sono stati dei feriti. Stiamo aspettando alcuni infermieri per recarci sul posto e controllare la situazione!”

    CORALIE BLANCHARD
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18

    “Noi non siamo cattive, siamo diversamente buone! E poi non ne potevo più di sentirla sbuffare e lamentarsi.” Rispose Amélie stiracchiandosi un poco. “Piuttosto, raccontami del tuo ultimo pretendente! Monsieur Guerin, giusto?” chiese allegra. Monsieur Guerin non era un brutto uomo, era giovane, in buoni rapporti con suo zio ed abbastanza cortese anche se c’era qualcosa in lui che non le piaceva, forse perché disprezzava la lettura non impegnata ritenendola una perdita di tempo.
    “Che scusa inventerai per rispedirlo a casa?” Anche quella era una loro conversazione tipica, erano arrivate al punto di scambiarsi le scuse per allontanare i pretendenti ed ormai iniziavano a scarseggiare le motivazioni serie.

    “Era un elmo gigante e schiacciava le persone!” Ed imitò il gesto con un piede. “Una cosa molto macabra, però divertente!” Rise mentre impilava le lenzuola pulite per riporle. “Una forza di che tipo? Tipo magica? Sarebbe d’aiuto un po’ di magia per sistemare tutte queste lenzuola!” disse speranzosa. Avevano finito da poco di sistemare tutto quando ad un tratto si avvertì un fortissimo boato ed il cielo si illuminò a giorno.

    Le infermiere di turno si affacciarono alla finestra ed anche loro andarono a controllare notando una stella cadente rossa come il fuoco. La stella precipitò non lontano dalla città, in campagna, ma il cielo restò illuminato per molti minuti prima che le cose tornassero alla normalità. La scia lasciata dalla stella rossa era ancora visibile indicandone il percorso ed in lontananza sembrava fosse scoppiato un incendio nel punto probabile dell’impatto. Tutte erano sconvolte ed inebetite e guardavano il cielo con terrore e spavento…

    WILLIAM e PETER HUDSON
    Parigi, 9 novembre 1905 ore 18

    I due uomini non sembravano aver colto l’ironia degli americani, o erano talmente stupidi da non capirla, oppure ritenevano quel parlare una cosa da “yankee” e come tale non da prendere in considerazione. Monsieur Poupart, invece, aveva ben capito il discorso e sorrideva piuttosto compiaciuto. “Ho insegnato alla mia graziosa moglie a cavalcare il giorno del matrimonio e lei apprezza moltissimo.” Disse il padrone di casa ed i due uomini sembravano sorpresi. “Non sapevo che Madame Poupart fosse una così brava cavallerizza. Ma cavalca alla amazzone, oppure come un vero uomo?” domandò uno dei due incuriosito. “Oh, in entrambi i modi!” rispose Monsieur Poupart allegro ed il secondo uomo sembrava sorpreso. “Non credo che una donna dovrebbe imparare a cavalcare, non è nella loro natura.” commentò borioso e poi guardò i due americani. “Non volevo essere scortese con voi yankee, per voi non è così strano vedere donne che cavalcano o usano un fucile! Bon Dieu! Se la mia fidanzata si comportasse come una selvaggia simile potrei impazzire! Le ho già vietato di andare in bici!” L’altro uomo sembrava d’accordo e commentò che la sua, di moglie, non si sarebbe mai sognata di andare a cavallo, figurarsi in bicicletta.

    “La mia Alice adora la bicicletta. È stato il regalo per il nostro decimo anniversario di matrimonio. Ha voluto che imparassi anche io che sono negato!” A Mounsier Poupart si accendevano gli occhi quando parlava di sua moglie, i due non l’avevano ancora conosciuta, ma doveva essere una donna piuttosto mite. I due amici alzarono le spalle e cambiarono argomento incuriositi da altro. “Ho preso contatti per partecipare ad un Safari in Africa! Quella sì che sarebbe un’esperienza virile! Uomini selvaggi tagliatori di teste, leoni mangia-uomini! Bon Dieu, affascinante! Voi yankee conoscete il brivido della caccia ed il pericolo di vivere a contatto con popolazioni primitive!” commentò il primo uomo riferendosi ai nativi americani. “Vi è mai capitato che un pellerossa tentasse di farvi lo scalpo?” domandò il secondo.

    La serata stava stava procedendo bene, Monsieur Poupart aveva accolto la richiesta di Peter promettendo un paio di bottiglie di quel liquore quando ad un tratto si avvertì un fortissimo boato ed il cielo si illuminò a giorno. La gente si spostò sulla balconata e, seguendo il padrone di casa, anche loro andarono a controllare notando una stella cadente rossa come il fuoco. La stella precipitò non lontano dalla città, in campagna, ma il cielo restò illuminato per molti minuti prima che le cose tornassero alla normalità. La scia lasciata dalla stella rossa era ancora visibile indicandone il percorso ed in lontananza sembrava fosse scoppiato un incendio nel punto probabile dell’impatto. Tutti erano sconvolti ed inebetiti e guardavano il cielo con terrore e spavento.

    #2543
     Elan 
    Partecipante

    Coralie ridacchiò all’idea dell’essere “diversamente buone”. Era davvero un’ottima scusa!
    La risata però si tramutò in un piccolo sbuffo al nome di monsieur Guerin.
    “È un arrogante, borioso e antipatico vecchiaccio pieno di sé! Per non parlare del fatto che è terribilmente noioso! Non gli piacciono i libri, capisci?” scrollò le spalle come se volesse allontanare un insetto fastidioso.

    Però poi in faccia le si dipinse uno dei suoi soliti sorrisi, di quelli che le fuggivano sempre quando stava per combinare una delle sue.
    “Probabilmente potrei accusarlo di… Non saprei… esiste il crimine di noia? Se esistesse sarebbe la scusa perfetta, rischia di farmi morire di noia ogni volta che mi parla!!”
    Lei in realtà era sempre stato un tipo piuttosto difficile coi pretendenti, e suo zio doveva essere un santo per non averla ancora cacciata mortalmente, ma in sua difesa c’era da dire che la maggioranza degli uomini di Parigi sembravano nati con la noia appiccicata al collo.

    “Sì, sembrerebbe proprio una forza magica!!” esclamò poi, dimenticando in un attimo il discorso precedente. “Ogni volta che quei poveri naufraghi sono in difficoltà questa forza viene in loro aiuto! Nel capitolo che ho letto ieri ha fatto comparire sul loro tavolo persino un rarissimo farmaco!” strinse le lenzuola al petto, sognabte. “Senza quel farmaco uno dei naufraghi sarebbe morto per una brutta infezione! È stato un intervento fondamentale!”
    Sospirò ancora, preda delle sue fantasie.

    Fu in quel momento che la stella cadde dal cielo, e come le altre anche lei forse alla finestra. Ma a differenza loro, nel suo sguardo si leggeva più meraviglia che spavento, come se avesse assistito al più spettacolare dei fenomeni.
    “Svelte, esprimere un desiderio!!” esclamò, senza staccare gli occhi dalla finestra.

    Il suo era il più semplice dei desideri possibili: vivere un’avventura fantastica come quelle che aveva sempre letto nei suoi libri.

    #2547
     Deoris 
    Partecipante

    Celine rise con grazia alle frasi irrispettose ma estremamente condivise nelle alte sfere della società che tristemente era costretta a frequentare la maggior parte del suo tempo.
    ” Oh Monsieur, il suo parlare di istinti selvatici mi fa venire in mente certi racconti sui leoni maschi, sapete che sono le femmine a fare tutto? Cacciare, educare i figli, scegliere chi uccidere e come…i maschi son fatti così, tutto un maestoso ruggire e scuotere l’immensa criniera. Ma perchè non lasciarli fare, mi chiedo, se così natura ha voluto! A ognuno il suo posto, non crede?”

    Continuando a sorridere radiosamente attese che il concetto venisse incamerato dalla ottusa mente del suo interlocutore, ma non fece in tempo ad ascoltarne la risposta. Tutta la sala si accalcò alle finestre per seguire il passaggio della scia rossa, e niente ebbe più importanza. La sua mente elaborò velocemente l’eccezionalità di quell’evento e con un repentino raccogliere le proprie cose lasciò la sala gremita di gentiluomini a bocca aperta per portarsi all’aperto in un luogo il più possibile rialzato. Calcolò velocemente il luogo della caduta e, lieta di aver trovato un oltremodo valido motivo di abbandonare il tedioso dovere che le avevano inflitto, si diresse con fare deciso verso il luogo dove avevano parcheggiato la macchina dei suoi genitori. Papà avrebbe sicuramente capito.

    #2556
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    A vedere la scena che gli si era presentata davanti Colin sbuffò “Sono stato troppo lento maledizione! Sempre e soltanto ostacoli finora…non bastava la burocrazia!”

    Colin però sapeva che certe persone erano sempre ben contente di apparire sui giornali e quindi, avvicinandosi all’agente, tentò di giocare d’astuzia sperando di aver beccato il pesce giusto.

    “Il mio collega francese dice bene, Agente, non potete bloccare la stampa…quello che è appena successo è un fatto che va subito riportato alla gente e non solo in Francia ma anche nel resto d’Europa! In Inghilterra sarebbero ben entusiasti di un evento del genere e io son qui per annotare ogni dettaglio compresa la vostra presenza qui e durante il sopralluogo”
    Non si curò molto delle presentazioni in quel momento perchè voleva andare in quel sito al più presto poi continuò: “mi sembra saggio aspettare gli infermieri ma quando arriveranno potremmo accedere anche noi al luogo? Il popolo si aspetta soltanto la verità da noi e non li possiamo tradire…”

    Si aspettava ora un rinforzo dagli altri colleghi per cercare di dissuadere totalmente la resistenza del poliziotto e finalmente procedere con il suo lavoro.

    #2557
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William sorrise divertito nel vedere che Monsieur Poupart aveva ben colto l’allusione, mentre i suoi ospiti sembravano veramente dei babbei… meglio così, sarebbe stato divertente prendersi gioco di loro per tutta la serata! Stava già per ribattere ai discorsi sugli indiani e sugli scalpi, quando improvvisamente la sua attenzione, e quella di tutti gli altri presenti, fu catturata da uno strano fenomeno. Non era la prima volta che vedeva una stella cadente, ma era la prima così… “Cosa diavolo? Sembrava… sembrava… Beh, non so nemmeno io cosa sembrasse, però avete visto? Era gigantesca! Mai vista una stella cadente come quella!! E soprattutto sembra caduta davvero! La vedete quella luce lì all’orizzonte? Sembra sia scoppiato un incendio!!” L’eccitazione stava prendendo il sopravvento sulla sorpresa “Dai, fratello, corriamo a vedere cos’era! Se siamo fortunati potremo prendere un pezzo di stella!! Scommetto che non sarò difficile trovare qualcuno che la vorrebbe regalare alla sua amata moglie!” Guardò Monsieur Poupart, come se si aspettasse che gli mettesse a disposizione la sua carrozza, o quantomeno gli desse il permesso di prendere i suoi cavalli, e poi strattonò il fratello verso l’uscita “Chiediamo scusa, ma quando l’avventura chiama bisogna rispondere!”

    #2561
     snow 
    Partecipante

    Niente, erano proprio degli ebeti. Per fortuna Monsieur Poupart sembrava fatto di tutt’altra pasta.
    Peter stava giusto pensando a come poter movimentare un po’ la serata quando…

    “Santa Faustina!!! Hai visto fratello? Non è possibile!!!

    L’eccitazione di Peter era alle stelle. Coglieva negli occhi di William la stessa luce che brillava nei suoi.
    Finalmente un ottimo motivo per lasciare quell’inebriante compagnia. Avventura.

    “Giusto fratello! Monsieur Poupart prenderemo in prestito un mezzo per giungere in fretta sul luogo dell’accaduto e… qualsiasi cosa sia caduta dal cielo, le promettiamo che sarete il primo a cui la offriremo.
    Ok andiamo, non fermarti Will”

    Non badò ai convenevoli e seguì il fratello fuori dalla stanza…

    #2568
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE RENOIR
    Parigi, 9 novembre 1905
    Erano tutti shockati dalla stella cadente che nessuno si accorse del suo allontanamento alla festa. Victor fece solo in tempo a dirle di fare attenzione che lei era già salita sull’auto di suo padre diretta verso il luogo dell’incidente.

    Come giornalista sapeva che la polizia non le avrebbe mai dato il permesso di raggiungere quel posto senza un’autorizzazione così preferì prendere una delle sue scorciatoie per evitare di incontrare un ispettore troppo ligio al dovere. Parcheggiò l’automobile per proseguire a piedi perché la strada aveva subito dei danni a causa della scia della stella cadente.
    Sembrava che le fiamme avessero divorato ogni cosa illuminando la zona con una luce inquietante ed oscura. Céline rimpianse il non avere un abbigliamento più comodo perché la zona danneggiata si estendeva per molti metri.

    C’erano cadaveri di animali mezzi ustionati lungo la via, alberi abbattuti e strade divelte. La stella aveva causato danni gravissimi alla campagna parigina e seguendo la scia di fuoco si imbatté in un granaio distrutto dall’impatto. C’erano alcuni contadini sotto shock che avevano provato a spegnere il fuoco inutilmente. Tutto era stato divorato, i cavalli erano morti per l’incendio e quelli che erano sopravvissuti sembravano impazziti più delle persone. Una ragazza piangeva per lo spavento, suo marito guardava inebetito il granaio distrutto mormorando frasi sconnesse sul demonio ed una sfera di fuoco e non sembravano essersi accorti di lei.

    COLIN DIXON
    Parigi, 9 novembre 1905
    L’Ispettore di polizia sospirò ascoltando le parole del giornalista inglese. “Monsieur, per favore. Capisco l’entusiasmo della stampa, ma potrebbero esserci morti e feriti!” commentò abbassando la voce per non farsi udire dalla folla comune. “Avrete la mia autorizzazione a seguire la polizia appena arriveranno le infermiere. Ma evitiamo crisi di panico tra la popolazione.” mormorò per dedicarsi ad allontanare la massa di gente che cercava di capire la situazione.

    Le infermiere arrivarono il prima possibile e la polizia le fece accomodare sui mezzi di trasporto per recarsi nel luogo dell’incidente. Il giornalista inglese riuscì a salire su un’auto insieme al collega francese del Le Figaro, ma ai fotografi fu vietato l’accesso. “Monsieur Verdier, cronaca del Le Figaro.” si presentò il francese stempiato con un sorriso cordiale. “Non vogliono i fotografi, chissà cosa pensano di trovare di tanto pericoloso!” commentò lisciandosi i baffi.

    Ci volle più del previsto per raggiungere il luogo dell’incidente. Colin non aveva mai visto un simile spettacolo prima d’ora. La zona interessata era completamente abbrustolita, gli alberi erano in pezzi ed i campi devastati. Trovarono mucche morte a causa delle ustioni, cadaveri fumanti di altri animali non meglio definiti ed un paio di casali contadini che avevano riportato gravi danni. Iniziarono dal primo e le persone che vi abitavano sembravano sotto shock…
    “Una sfera fiammeggiante ha distrutto il nostro tetto ed ucciso le nostre bestie!” urlava disperato un contadino trattenendo a stento le lacrime. “Il fuoco del demonio ha incendiato le terre, il boato era così terribile che ho pensato di morire…” piangeva una ragazza con ustioni molto gravi.

    CORALIE BLANCHARD
    Parigi, 9 novembre 1905
    “Bon Dieu, che cosa era quella!? ”
    Esclamò una delle infermiere terrorizzate ed a parte Coralie quello sembrava il sentimento più comune.
    “Fatto! Ho espresso il mio desiderio! Nessuno riveli il proprio, altrimenti non si avvereranno!” Amélie era l’unica ad aver mantenuto la calma. “Non avevo mai visto una stella cadente così vicina alla città!” commentò eccitata dalla cosa.
    Tra le altre ragazze alcune si erano messe a piangere dalla paura, ma tutti si zittirono quando arrivò Madame Bonnet, la Caposala.

    Madame Bonnet era una donna prosperosa ed energica, aveva uno sguardo perennemente accigliato ed un invidiabile sangue freddo in ogni occasione. “Mettetevi in riga, signorine. Non voglio vedere lacrime o attacchi di panico.” disse squadrandole con attenzione. “Voi… con me… dobbiamo occuparci dei feriti.” indicò le due amiche ed un paio di ragazze specializzate nel pronto soccorso ed ordinò loro di seguirla.

    Erano dirette nella zona interessata dalla caduta della stella, spiegò durante il tragitto, un simile evento aveva sicuramente lasciato feriti e persone sotto shock e loro se ne sarebbero occupate.
    I margini della città erano affollati di giornalisti e poliziotti. Un ispettore faceva fatica a trattenere la gente, ma quando arrivarono le infermiere si rilassò e le accompagnò verso il luogo del disastro. Alcuni giornalisti avevano ottenuto il permesso per seguirli con la promessa che non avrebbero ostacolato i soccorsi.
    Coralie non aveva mai visto un simile spettacolo prima d’ora… La zona interessata dalla caduta della stella era completamente abbrustolita, gli alberi erano in pezzi ed i campi devastati. Madame Bonnet sembrava l’unica donna a non aver paura, persino Amélie provava un certo disagio a percorrere quei luoghi. Trovarono mucche morte a causa delle ustioni, cadaveri fumanti di altri animali non meglio definiti ed un paio di casali contadini che avevano riportato gravi danni. Iniziarono dal primo ad essere stato colpito e le persone che vi abitavano sembravano sotto shock.

    “Una sfera fiammeggiante ha distrutto il nostro tetto ed ucciso le nostre bestie!” urlava disperato un contadino trattenendo a stento le lacrime. “Il fuoco del demonio ha incendiato le terre, il boato era così terribile che ho pensato di morire…” piangeva una ragazza con ustioni molto gravi. La pelle sembrava sul punto di staccarsi dalle ossa e la giovane riuscì a fare un paio di passi prima di cadere in terra priva di conoscenza. Continuava a mormorare cose sconnesse sul demonio mentre la medicavano ed ad un tratto afferrò con forza il braccio di Coralie sussurrandole “…il demonio verrà a prenderci tutti…” con voce stanca.

    WILLIAM e PETER HUDSON
    Parigi, 9 novembre 1905
    I due fratelli avevano ricevuto un cenno di assenso dal padrone di casa interessato dallo sconvolgente evento appena avvistato. “Un pezzo di stella sarebbe un ottimo dono!” commentò allegro indicandogli la via. Tutti gli altri sembravano troppo spaventati ed inebetiti dalla stella cadente per poter agire così i due americani riuscirono ad allontanarsi dal party senza problemi. Recuperarono i loro cavalli e si lanciarono verso il luogo dell’impatto senza perdere altro tempo prezioso. Certi accadimenti dovevano essere colti sul momento, prima dell’arrivo di poliziotti e sciacalli pronti a nascondere i reperti migliori.

    Evitarono accuratamente di incrociare ispettori di polizia e preferirono lanciarsi verso la campagna seguendo le tracce come era stato insegnato loro da bambini. L’avere sangue nativo aveva i suoi vantaggi quando si doveva inseguire una preda e William e Peter erano piuttosto bravi in questo.
    I loro mustang erano cavalli resistenti che non si spaventavano facilmente avendo partecipato a più di una battaglia, ma alla vista del paesaggio devastato furono costretti a smontare e trattenerli affinché non fuggissero via.

    La campagna parigina sembrava il palcoscenico di una battaglia campale: le strade erano divelte, c’erano cadaveri di animali ustionati lungo il passo ed alberi abbrustoliti che rischiaravano la via con le braci ancora calde. In lontananza si intravedevano dei casali contadini distrutti, ma le tracce che stavano seguendo li conducevano lontani da lì. Camminarono per molto tempo senza trovare nemmeno un pezzo di stella finché non si imbatterono in strani frammenti metallici a cui non sapevano dare una spiegazione. Sembravano lamiere di un grosso treno, ma non c’era nessuna locomotiva che passasse lì vicino e le tracce sul terreno non erano quelle di una rotaia. La stella aveva abbattuto una fabbrica metallurgica? Ma non si erano imbattuti in niente di simile durante il tragitto…

    #2571
     Deoris 
    Partecipante

    Celine rimase sconvolta da quello spettacolo di distruzione. Sebbene fosse partita senza porsi troppe domande alla vista delle macerie e degli animali carbonizzati ebbe in principio un nodo alla gola. Fino a quel momento la sua carriera di giornalista in erba si era limitata a intrufolarsi negli eventi mondani e intervistare impunemente i protagonisti del panorama sportivo famigerati per non cedere una parola a nessuno. Per lei quello era il massimo dell’emozione del suo lavoro. Ma questo…questo poteva essere la svolta che aveva sempre sognato. Lo sfidare la vera catastrofe sul posto quando probabilmente in città ancora stavano dando un senso a ciò che avevano visto poteva essere un passo importante per la sua carriera.
    Il groppo alla gola sparì, sostituito da orgogliosa determinazione. Si avvicinò alle due persone che aveva incontrato, cercando di ottenere maggiori informazioni prima di recarsi sul luogo dell’impatto.
    ” State tutti bene? Cos’è successo esattamente?” chiese con fare deciso.

    #2574
     Elan 
    Partecipante

    Coralie si era immaginata che un’avvenimento del genere avrebbe scatenato il panico ma, personalmente, era rimasta troppo affascinata da quel fenomeno così incredibile per preoccuparsi per la paura. Qualsiasi cosa fosse successa, era sicura che non le sarebbe capitato di vederla una seconda volta!

    Poi però, ovviamente, era arrivata Madame Bonnet, e aveva scelto lei, Amélie ed altre due sfortunate per occuparsi dei feriti della zona.
    E per quanto sapesse benissimo che quello era uno dei modi della caposala per punirla, l’idea di trovarsi sul punto dell’impatto la elettrizzava moltissimo.
    “Per una volta siamo veramente fortunate!!” bisbigliò a bassa voce ad Amélie. “Quando mai potrà capitarci di rivedere una stella cadente così da vicino??”
    Era così entusiasta che avrebbe saltellato per la città per la gioia!

    Ma il suo entusiasmo iniziò via via a scemare quando arrivarono al luogo dell’impatto.
    Si era immaginata che i danni sarebbero stati immani, certo, ma lì la situazione era veramente disperata.
    Gli uomini avevano delle ferite orribili, come mai ne aveva viste prima, e soccorrerli sarebbe stata un’impresa quasi impossibile. Oltre alle ferite del corpo, inoltre, i poveretti sembravano scossi profondamente per ciò che avevano visto, e solo tanta pazienza avrebbe potuto curare quelle ferite che si erano aperti come squarci indelebili nel loro cuore.
    Coralie iniziò a prestare i primi soccorsi dietro alle direttive di Madame Bonnet, anche se ogni tanto cercava con lo sguardo la stella che aveva causato tutto quel disastro.
    Quanto le sarebbe piaciuto vederla!
    Ma le sue fantasticherie vennero interrotte da quella ragazza. Le sue ferite erano talmente orribili che per poco lei stessa non si sentì male, ma si fece forza e si impegnò a medicarla meglio che poteva, finché lei non le prese il braccio, con una forza quasi incredibile per una persona nelle sue condizioni.

    L’infermiera cercò delicatamente di allentare la stretta sul suo braccio, stando molto attenta alle sue orrende ferite, e le regalò un sorriso per cercare di tranquillizzarla.
    “Non temete, mademoiselle, non è il demonio. E’ solo una stella. Forse era stanca di stare tutta sola nel cielo, e ha voluto vedere come si viveva sulla terra.”
    Le aveva parlato con voce calma e pacata, mentre continuava a prodigarsi per medicarla.
    “Solo che non ha pensato che cadendo sulla terra avrebbe potuto fare male a qualcuno. Ma vedrete, ora non vi farà più del male, ve lo prometto. Cercate di riposare, mademoiselle, ne avete bisogno.”

    #2582
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William non riusciva a capacitarsi di quanto vedeva… si aspettava di trovare una buca con dentro qualcosa, e invece si era ritrovato in una zona di guerra, che sembrava essere stata colpita da decine e decine di cannoni per ore. Per fortuna non sembrava ci fossero vittime umane, e già questo era un aspetto positivo. L’ultima volta che aveva visto uno spettacolo simile, durante la guerra, il terreno era intriso di sangue, corpi e soprattutto pezzi di corpi…

    Guardò il fratello, che sembrava stesse pensando le stesse cose “Cosa pensi che sia successo, qui, Peter?” chiese “Non riesco a capire questi pezzi di metallo da dove saltino fuori… non posso credere che siano pezzi della stella, sembrano lamiere costruite… potrebbero essere pezzi di treno o di una nave, ma non vedo come l’una o l’altro potrebbero essere finiti qui… non ci sono rotaie e non c’è mare nel raggio di chissà quanto!”

    Fece per avvicinarsi ad uno dei frammenti metallici per osservarlo meglio, e ne percepì il calore anche rimanendo a diversi metri di distanza. Non si fidò ad avvicinarsi di più, e quindi prese un sasso da terra e lo lanciò contro il frammento. Il rumore che emise era chiaramente metallico “Non capisco, veramente non capisco…” disse più a se stesso che al fratello.

    “Vieni, anche se non capisco come o cosa, i segni sul terreno indicano che questa cosa ha strisciato verso quel punto… proviamo a vedere se andando avanti troviamo qualcosa che ci faccia capire cos’è successo qui…”

    #2586
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Colin Dixon del Daily News: quello che è successo sembra particolarmente insolito è probabile che vogliano prima verificare di persona senza creare particolari allarmismi…i fotografi si intrufolano dappertutto e chissà cosa potrebbero rendere pubblico”

    Di certo non si aspettava di vedere tutta quella distruzione: nella sua testa era convinto di trovare soltanto un grosso buco per terra e non tutta quella scia di fiamme e territori bruciati.
    Per quanto volesse arrivare il prima possibile al punto dell’impatto Colin si rese conto di non dover mostrarsi troppo impaziente o eccitato…i contadini di quella zona avevano subito un enorme danno e per quanto non fosse la sua specialità doveva mostrarsi sensibile rispetto alle “vittime” che avrebbe incontrato a partire da quelle che aveva davanti in questo momento.

    Si rivolse al contadino con il tono più rassicurante possibile : “Stanno arrivando qui tutti gli aiuti disponibili per voi, le vostre bestie e la vostra casa non avete nulla da temere ormai…ora riuscite a descrivermi cosa è successo?
    Mentre parlava col contadino Colin si guardò intorno per vedere se c’era qualcosa di insolito intorno a lui o comunque qualsiasi cosa che potesse attirare la sua attenzione.

    #2588
     snow 
    Partecipante

    “Ma che Diavolo!?” pensò tra se e se.
    Peter risultò essere sorpreso quanto il fratello.
    Uno strano pensiero iniziò ad aleggiare nella sua mente.
    Vuoi vedere che non c’era alcuna meteora…

    “Non vedo costruzioni qui intorno. Vuoi vedere che quelli che stiamo osservando non sono gli effetti di un meteorite? Fratello, spero di non trovarci sul luogo di un disastro…
    E se la palla di fuoco che ha acceso la notte non fosse altro che un dirigibile esploso in aria e che quelli che stiamo osservando siano i resti metallici del mezzo volante?”

    Non era molto convinto di quello che aveva detto.
    Non era un ingegnere però i detriti a terra non sembravano parti di un mezzo aerostatico distrutto.
    Da quanto aveva letto erano pieni di gas e che quest’ultimo era altamente esplosivo però a terra non vedeva resti umani e tanto meno abiti o bagagli sparsi…

    “Potrebbe esserci anche un’altra spiegazione… e cioè che il meteorite precipitando
    abbia urtato un dirigibile che sorvolava Parigi. Troppe coincidenze però.
    Hai ragione proseguiamo in quella direzione, magari riusciamo a capire cosa sia successo”

    #2589
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE RENOIR
    Parigi, 9 novembre 1905
    “Oh, mademoiselle…” singhiozzò l’uomo scuotendosi dalla sua condizione di apatia. “Noi… noi stavamo preparando la cena quando ad un tratto abbiamo sentito gli animali lamentarsi. La stella infuocata era così vicina…” Non riuscì a trattenere il tremore alle mani.
    “Il boato è stato così forte… ed il fuoco ha distrutto ogni cosa…” si mise in ginocchio osservando con sguardo vacuo le sue proprietà devastate.

    La ragazza in lacrime si avvicinò alla giornalista e le indicò un sentiero in mezzo ad alberi abbrustoliti. “Il demonio aveva occhi rossi… io l’ho visto… era alto ed aveva forme perverse…” sembrava in shock e le sue parole assurde.

    COLIN DIXON
    Parigi, 9 novembre 1905
    Il giornalista francese sembrava concordare i pensieri del collega. “I fotografi possono essere una vera piaga! Fortunatamente i direttori di giornali non li lasciando andare in giro da soli!” concluse con un tono divertito anche se quella spensieratezza morì alla vista del disastro.
    “Bon Dieu…” commentò il giornalista de Le Figaro togliendosi il cappello in segno di rispetto.
    “Una stella può causare tutta questa devastazione?” pensò ad alta voce non riuscendo a capacitarsi della cosa.

    Colin lo vide dirigersi verso le infermiere per avere qualche informazione sul tipo di ferite riportate da quella gente mentre l’inglese faceva le sue domande al contadino.
    Il pover’uomo era ancora sotto shock e stringeva le dita sui calzoni sporchi cercando di calmarsi.
    “Oh, monsieur… non so cosa ho visto…” indicò il cielo e tirò su con il naso. “Qualcosa è caduto dal cielo, non so cosa fosse, ma era fiammeggiante come l’Inferno.” Tirò di nuovo su con il naso e si pulì la faccia con una manica. “Mia figlia ha detto di aver visto gli occhi rossi del demonio illuminarsi ed ordinarle di prendere fuoco. Ora sta lottando per la sua vita…” il contadino scoppiò in lacrime non riuscendo a fermarsi. “Oh, monsieur… il demonio ha proseguito verso il sentiero…” indicò una piccola strada in mezzo ad alberi bruciati e poi riprese a singhiozzare e piangere.

    CORALIE BLANCHARD
    Parigi, 9 novembre 1905
    Amélie sorrise ed annuì alle parole della sua amica. La stella cadente era un evento incredibile a cui assistere e loro si sentivano più fortunate che spaventate.

    La ragazza ferita gravemente dalle ustioni era in stato confusionale e cercava di trovare le parole per quello che aveva visto. “Aveva occhi rossi, era alto e le sue forme perverse… Ha ordinato al mio corpo di bruciare ed il mio corpo è bruciato. Andrò all’Inferno perché non sono stata in grado di resistere alla sua malia…” singhiozzava con tristezza e non voleva più lottare. La vita stava scivolando via dal quel corpo così giovane e così mal ridotto…

    WILLIAM e PETER HUDSON
    Parigi, 9 novembre 1905
    I due fratelli non sapevano cosa pensare, ma forse Peter aveva trovato una soluzione razionale a quella stranezza e continuarono a seguire le tracce sperando di trovare i detriti di un dirigibile.
    Proseguendo si ritrovarono in un ampia pianura che una volta doveva far parte del bosco, ma ora non era rimasto nulla come se qualcosa avesse spazzato via ogni forma di vita bruciandola in pochi attimi.

    Quel qualcosa era davanti a loro e non era un dirigibile abbattuto…
    Assomigliava ad una gigantesca locomotiva solo più assurda di forme e priva di ruote. Non poteva trattarsi di un mezzo francese perché su una delle paratie compariva la scritta inglese: “Event Horizon”.
    Era stata divelta e l’interno mancava di una camera per il vapore o di un motore. William e Peter entrarono con circospezione e trovarono solo strani pannelli, cavi che convogliavano in sei vasche sporche di un liquido indefinito ed una superficie lucida e luminosa che proiettava scritte incomprensibili. La causa dell’abbattimento sembrava essere stato un vagone più piccolo che aveva speronato quello grosso dilaniandone il metallo.

    Le vasche erano abbastanza grandi per contenere un uomo adulto e c’erano tracce recenti di passi che uscivano da quelle cose per dirigersi all’esterno. Erano ancora sconvolti dalla scoperta quando si accorsero di un rumore sospetto provenire dall’esterno della locomotiva…

    #2593
     Elan 
    Partecipante

    Coralie non aveva mai visto una situazione tanto disperata e cercava come poteva di pulire quelle orribili ferite.
    Ma sapeva fin troppo bene, in cuor suo, che difficilmente quella povera ragazza sarebbe sopravvissuta, e l’unica cosa che poteva fare era alleviare i suoi ultimi momenti cercando di calmarla.

    “Sssh, mademoiselle, non dite così. Era solo una stella. Le stelle devono essere piene di fuoco per brillare così tanto in cielo, e questa qui cadendo tra di noi non ha pensato a spegnersi. Voi non avete alcuna colpa, mademoiselle, non andrete all’inferno. Vedrete, presto arriverà un prode cavaliere in armatura splendente e ci penserà lui a salvarvi!”

    Quanto le sarebbe piaciuto trovarsi in uno dei suoi libri in quel momento. Magari proprio l’Isola Misteriosa! Sarebbe stato fantastico se, dal nulla, fosse apparso un unguento magico, o un farmaco miracoloso, che avesse potuto placare le pene di quella giovane ragazza.

Stai vedendo 20 articoli - dal 1 a 20 (di 445 totali)

La discussione ‘N7 Terra’ è chiusa a nuove risposte.

© Le Torri di Frontiera 2024. View Changelog v3.0.9

Log in con le tue credenziali

o    

Hai dimenticato i tuoi dettagli?

Create Account