N7 Terra

Questo argomento contiene 444 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Meeme 5 anni, 9 mesi fa.

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  • #2607
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William guardò suo fratello senza dire una parola non appena arrivarono di fronte alla causa di tutto… Non sapeva cosa diavolo fosse quella cosa, ma era evidentemente un prodotto umano: quella scritta non lasciava adito a dubbi in proposito.

    “Io non so te, ma qui ci sono troppe cose che non mi tornano… Di sicuro non può essere stata questa cosa la stella: come diavolo poteva volare? Però di sicuro è stata colpita, guarda lì” disse indicando il punto dove si vedeva quella specie di piccolo vagone conficcato e accartocciato all’interno di quella cosa “E non credo nemmeno che sia un qualche tipo di proiettile di chissà quale cannone… cosa mai potrebbe sparare qualcosa di così grande?” si aggirò intorno ai rottami “E comunque questa scritta indica che qualsiasi cosa sia quest’affare, è opera dell’uomo…”

    Si addentrò cautamente all’interno, e lì ottenne ancora più domande. Se prima di entrare non riusciva a capacitarsi di cosa fosse quella cosa, ora non era più nemmeno sicuro di quello che vedeva… Quelle vasche sembravano delle dimensioni giuste per contenere un uomo, e quelle impronte indicavano chiaramente che qualcosa ne era uscito, e se ne era andato esattamente da dove erano entrati loro… Ma cosa poteva essere quel qualcosa?

    William controllò che la pistola avesse il tamburo pieno, poi imbracciò il suo fucile: qualcosa gli diceva che lì erano più in pericolo di quanto immaginasse, anche se non era in grado di definire la minaccia…

    Subito dopo, si sentì un rumore provenire dall’esterno. Si acquattò rapidamente dietro un qualcosa pieno di cavi, strane luci e scritte incomprensibili, indicando al fratello di fare altrettanto, e puntò la sua arma verso l’apertura da cui erano entrati: il rumore sembrava venire verso di loro, ma quello era l’unico punto di accesso… quindi ora erano in una posizione ambigua: poteva essere un vantaggio, dato che chiunque volesse entrare doveva passare di là, ma anche loro, per uscire, avrebbero dovuto attraversare la stessa apertura…

    #2608
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Capisco monsieur capisco…” era abbastanza normale che la gente vedesse demoni e simili in situazioni del genere…l’aveva sempre notato su tutti i testi che aveva letto per approfondire certi articoli, ormai era diventata una consuetudine sentire quelle frasi ma ora finalmente avrebbe potuto vedere con i suoi occhi se quelle parole erano veritiere.
    “Vi consiglio di andare a farvi medicare, ci sono delle infermiere più in là e grazie delle informazione”.

    Colin poi fece un profondo respiro e con un stato d’animo eccitato e anche un po’impaurito si diresse verso la zona indicata dal contadino alla ricerca di questo strano oggetto del demonio.
    “meglio muoversi prima che il collega francese possa vedermi e seguirmi…voglio essere da solo a godermi lo spettacolo” pensò facendo un sorrisetto nervoso.

    #2610
     snow 
    Partecipante

    Quello che stava osservando sapeva di incredibile.
    Peter ascoltò le parole del fratello mentre osservava questa specie di treno massiccio, lontano da qualunque cosa avesse mai visto o immaginato.
    Gli sembrava di essere stato catapultato tutto d’un tratto nella storia narrata nel romanzo di Verne “Ventimila leghe sotto i mari”.
    Aveva da poco letto l’affascinante racconto e fino a quel momento credeva che fosse tutta frutto dell’immaginazione dello scrittore francese.
    Ora, quello che si ritrovava davanti non sembrava certo un sottomarino per come lui lo aveva potuto immaginare, ma non c’erano neanche delle rotaie che potessero classificare quel mezzo come un treno. La faccenda si faceva veramente interessante e Peter fremeva come uno scolaretto di fronte alla sua prima lezione di scienza.

    Hai ragione William, non c’è dubbio che sia opera dell’uomo.
    Di sicuro non è un dirigibile. A dirla tutta non vedo neanche delle rotaie e non mi sembra ce ne siano nelle vicinanze. Avviciniamoci cauti e vediamo cosa c’è dentro.
    Fai attenzione mi raccomando…

    Cavolo… grovigli di cavi ovunque, pannelli che emettevano strane luci da tutte le parti e poi quei contenitori grandi abbastanza per contenere un uomo.
    Peter ora era nella confusione più totale e dalla faccia che faceva William riusciva a capire che anche il fratello era abbastanza frastornato da quello che stavano guardando.
    Per un attimo non si era neanche accorto delle impronte che si dirigevano fuori da quel mezzo. Qualcuno era uscito di lì…

    Proprio nel momento in cui voleva provare a ragionare con il fratello su chi o cosa avesse potuto occupare quelle alcove poco tempo prima, William gli fece un cenno.
    Peter acuì l’udito e i due sentirono dei passi provenire da fuori.
    Vista la posizione assunta dal fratello Peter gli rispose immediatamente con un cenno d’assenso e fece altrettanto posizionandosi però dietro un’altro riparo un po’ distante dal fratello in modo da non dare un unico obiettivo a chiunque fosse entrato dall’apertura. Fatto questo imbraccio il suo fedele Winchester e aspettò di vedere chi gli si sarebbe parato davanti…

    #2617
     Deoris 
    Partecipante

    Celine cercò di capire quanto ci fosse di vero in quelle parole. Entrambi erano evidentemente sotto shock e le riusciva difficile credere alle parole della ragazza. ” Un demone?” esclamò, sorpresa ” Vuoi dire che qualcosa è…uscito da quella stella? “
    Le sembrava quantomeno improbabile che stesse descrivendo qualcosa di più di una semplice illusione, probabilmente indotta dallo shock…però gli ingranaggi della sua mente si misero in moto: la stella non può scappare da dove è caduta pensò in un moto di urgenza, guardando nella direzione indicata dalla ragazza un demone invece…potrebbe essere l’unica occasione che ho per vederne uno.

    #2621
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE RENOIR
    “Mademoiselle, non so se sia uscito dalla stella… ma mi guardava con occhi rossi e tutto stava andando a fuoco.” la ragazza non riusciva a spiegarsi e non sarebbe stata molto d’aiuto. Sembrava un evento così misterioso che solo vedendolo con gli occhi sarebbe stato forse più chiaro.

    La giornalista decise che la stella poteva aspettare, mentre un incontro con un fantomatico demone le avrebbe procurato un articolo interessante ed unico. Si incamminò di buon passo verso il sentiero indicatole dalla ragazza e raggiunse, dopo un lungo cammino, una radura che non aveva più niente di vivo. Il terreno era ricoperto da cenere e gli alberi anneriti, le ombre sembravano muoversi contro di lei, ma c’era una presenza umana che doveva essere giunta per il suo stesso motivo. Non fece in tempo a farsi vedere dall’uomo, forse un altro giornalista, che si rese conto di un’altra presenza. Un figura si muoveva tra le tenebre, quattro o più occhi luminosi e rossi che si stavano avvicinando…

    COLIN DIXON
    Colin guardò il collega francese, ancora impegnato ad interrogare alcune infermiere ed approfittò della distrazione per allontanarsi dalla zona. L’ispettore di polizia gli urlò qualcosa sul non doversi allontanare per la sua sicurezza, ma il giornalista inglese ignorò la polizia ed aumentò il passo speranzoso.

    La via indicata dal suo intervistato sembrava una zona di guerra, camminò per molti minuti finché non sparirono le urla dei contadini ed anche il crepitio degli incendi ancora attivi. Dove si trovava ora non c’era più nulla di vivo: il terreno era cenere e gli alberi anneriti. Avvertì un rumore e vide qualcosa muoversi nella sua direzione, una figura mimetizzata tra le ombre. Il giornalista notò quattro o forse più occhi luminosi e rossi che si avvicinavano alla sua posizione.

    CORALIE BLANCHARD
    La ragazza piangeva disperata mentre si lasciava medicare da Coralie. Madame Bonnet si chinò sulla fanciulla e le prese la mano accarezzandole i capelli con dolcezza. “Va tutto bene, mademoiselle… Andrà tutto bene… presto sarete a casa…” Coralie si rese conto che le stava iniettando qualcosa per farla calmare. La giovane si rilassò e dopo qualche secondo chiuse gli occhi per sempre. La Caposala sistemò le siringhe al loro posto e sospirò. “Avete fatto un buon lavoro, mademoiselle Blanchard. Ora cerchiamo di occuparci anche degli altri feriti.” Le appoggiò una mano sulla spalla per farle coraggio e poi le indicò un altro contadino che aveva il braccio ustionato.

    “Mademoiselle Moreau, aiutate mademoiselle Blanchard.” Ordinò con la solita voce imperiosa e poi si allontanò per impartire ordini al resto delle infermiere. “Povera ragazza…” commentò Amélie sospirando. “Non riesco a capire cosa sia successo! Parlavano tutti di demoni dagli occhi rossi. Sembra un romanzo dell’orrore!” E nei romanzi dell’orrore si moriva sempre ed in modo atroce.
    Erano impegnate a dare sollievo all’uomo dal braccio ustionato quando le due ragazze avvertirono uno strano rumore provenire dagli alberi. Coralie credette di vedere qualcosa tra le tenebre, quattro o forse più occhi luminosi e rossi che si avvicinavano alla loro posizione.

    WILLIAM e PETER HUDSON
    I due fratelli si aspettavano sempre il peggio, erano preparati a combattere e rimasero immobili in attesa di un bersaglio. Solo che il bersaglio non era quello che si aspettavano…
    Era qualcosa di piccolo, grande come un coniglio, ma dalla forma di un coleottero con piccoli occhi sporgenti come quelli di una rana pescatrice. Faceva dei rumori strani e la cosa più curiosa era il tricolore francese con cui era dipinto e la data “1812” sul dorso.
    Il piccolo essere si riparò alla vista dei due fratelli ed emise una serie di suoni che sembravano di puro spavento o sorpresa.
    Poi partì la musica: era l’ouverture 1812 di Tchaikovsky composta per commemorare la tentata invasione francese della Russia ad opera di Napoleone e conclusasi con la devastante sconfitta dei francesi. Aveva anche un altro significato: gli americani la suonavano in modo patriottico per ricordare la guerra del 1812 combattuta dal giovane stato statunitense contro la Gran Bretagna.

    La musica sembrava provenire dal piccolo essere che la eseguiva forse per farsi coraggio. Non aveva denti per attaccare, ma piccoli artigli che sembravano meccanici più che animali e con cui riusciva ad attivare una piccola scossa elettrica utilizzata come difesa. L’esserino si sporse per controllare la posizione dei due americani e poi interruppe la musica tornando ad emettere piccoli suoni incomprensibili.

    #2622
     Elan 
    Partecipante

    Coralie tirò un profondo sospiro vedendo la ragazza rilassarsi per sempre.
    “Grazie Madame…” mormorò quando la caposala si congratulò per il lavoro svolto.
    Ma erano delle congratulazioni in realtà vuote, perché quella ragazza non si era salvata, e chissà quanti altri sarebbero morti.

    Almeno era stata affiancata ad Amélie. Madame Bonnet sapeva che – per quanto si distraessero – insieme le due riuscivano a lavorare piuttosto bene e si facevano forza a vicenda in quelle situazioni.
    “Altro che romanzo dell’orrore! Qui potremo avere gli incubi per mesi, non ho mai letto nulla di tanto orribile.” scosse la testa. “Comunque questa storia dei demoni non mi torna. Magari avevano paura, il fuoco fa strani scherzi, ma, insomma… hanno raccontato tutti la stessa cosa!”
    E quel fatto era molto inquietante.
    Aveva letto un sacco di libri in qui la gente era preda di allucinazioni, ma di solito in quei casi le versioni erano diverse. Quella volta, invece, tutti dicevano la stessa cosa…
    Potevano essere veramente dei demoni caduti dal cielo insieme alla stella? Forse erano stati loro a farla cadere, perché volevano distruggere la terra!

    Rabbrividì mentre si perdeva in quei pensieri. Amélie aveva proprio ragione, sembrava peggio di un romanzo dell’orrore!

    Poi però vide qualcosa muoversi tra gli alberi, e sembrò anche a lei di vedere degli occhi luminosi… rossi… che venivano verso di loro.
    Per poco non fece un salto vedendoli. C’erano dunque davvero dei demoni? Sembrava impossibile, e lei era intenzionata a vederci più chiaro.
    Così si alzò.
    “Aspettami qui, torno subito…” disse ad Amélie.

    Quindì andò in contro a quegli occhi che si stavano avvicinando, cercando di mostrare un passo il più deciso possibile.
    “Signori, dovete allontanarvi, questa zona non è sicura.” disse ad alta voce per farsi sentire. “Se avete parenti che vivevano in questa zona verrete sicuramente contattati.”
    Non voleva credere che fossero sicuramente dei demoni. Con tutto quel fuoco e quei racconti strani, di certo doveva essersi fatta suggestionare anche lei.

    #2629
     Deoris 
    Partecipante

    Improvvisamente tutto lo spirito giornalistico dei celine svanì.
    Per un attimo pensò che potesse essere vero tutto quello che le avevano raccontato… ma come diamine era possibile?
    Il panico le faceva tremare le gambe, le quali avrebbero cominciato a farla correre verso una via di fuga,se lei glielo avesse permesso, ma si costrinse a restare ferma.
    Quegli occhi , fortunatamente, non parevano ancora averla notata,sembravano più interessati all’uomo che proveniva dalla sua destra.
    Forse nascondendosi avrebbe avuto la possibilità di capire cosa stesse accadendo, conservando la possibilità di scappare se le cose si fossero messe male.
    Deglutì, cercando di dare respiro alla sua gola così arsa, si mosse silenziosamente di qualche passo e si nascose dietro il busto di albero a una distanza tale da poter ascoltare un eventuale discorso.
    Restò attenta in ascolto e, senza togliere lo sguardo da quei due, cercò freneticamente di recuperare dalla sua borsetta la pistola che portava sempre con se.
    La fedele amica di una donna che viaggiava spesso da sola.

    #2638
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William era teso e pronto a far fuoco su qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti… o almeno così pensava. Quando vide quella cosa la sua prima reazione fu di completo stupore “Cosa diavolo…” non riuscì nemmeno a finire la frase, quando partì la musica. Riconobbe la melodia, anche se non capì da dove provenisse.

    Senza sapere bene perché, qualcosa gli disse che non erano in pericolo. Era abituato a fidarsi del suo istinto in casi come quelli (come se ne avesse mai avuti, di casi simili), e quindi un po’ incoscientemente mise da parte il fucile e uscì dal riparo, per avvicinarsi a quell’affare metallico.

    Non aveva la più pallida idea di che cosa potesse essere: non aveva mai visto nulla di nemmeno lontanamente simile. Non artificiale, almeno, perchè era evidente che era un qualcosa che era stato costruito.
    Però si muoveva, aveva quelle specie di occhi che scrutavano intorno, e i rumori che emetteva, o che almeno William credeva fosse lui ad emettere, per certi versi gli ricordavano quelli di un cane. Non di certo per tonalità o altro, ma come tipo di suono sembravano versi emessi da qualcosa di spaventato almeno quanto lui.

    Si avvicinò con circospezione a quella cosa, lanciando una rapida occhiata a suo fratello come a dirgli di coprirgli le spalle, e si comportò come se davanti a lui ci fosse un cucciolo di cane spaventato: si abbassò, e distese la mano con il palmo rivolto verso l’alto a indicare un atteggiamento non minaccioso “E tu chi o cosa saresti? Ti chiami 1812?”
    Immaginò che potesse essere il suo nome, dato che era stato dipinto sul fianco quasi come fosse un tatuaggio “Io sono William… cos’è successo qui? Cos’è questo posto?”

    Non credeva di poter ottenere risposte, ma utilizzò comunque un tono il più rassicurante possibile… Non sapendo cosa fosse, preferiva evitare di creare inutili complicazioni…

    #2643
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Ha fatto un gran bel disastro questo bolide o demone, ma devono esserci dei resti da qualche parte”

    Stava meditando sul da farsi e si stava accingendo a proseguire, alla ricerca di tracce più interessanti per il suo lavoro, quando si accorse che qualcosa si stava avvicinando a lui e a quel punto si bloccò.
    Non era sicuro che quegli occhi rossi stessero puntando proprio lui e Colin era indeciso sul cosa fare ma cercò poi il primo nascondiglio di fortuna più vicino alla sua posizione e si diresse lì.
    La tentazione di rimanere allo scoperto era forte ma la ragione ebbe la meglio su di lui ed optò per la soluzione più sicura.

    “Se mi hanno già visto mi sarò mosso per niente ma in caso contrario potrò decidere come muovermi appena vedrò chi o cosa apparirà da dietro quegli alberi.

    #2644
     snow 
    Partecipante

    Tutto si sarebbe aspettato, ma mai si sarebbe immaginato una cosa del genere.
    Cos’era quello, un insetto gigante?
    Peter e suo fratello rimasero sorpresi quanto quella strana creaturina.
    Dal comportamento che mostrò negli attimi successivi Peter pensò che fosse molto impaurita.
    Era quasi tentato di riporre l’arma per avvicinarsi, quando vide che William era stato più lesto di lui.

    Piegò leggermente il capo in avanti rispondendo positivamente ad un cenno del fratello, il quale sembrava chiedergli copertura.

    Peter decise a quel punto di defilarsi e spostarsi in posizione frontale rispetto all’ingresso in modo da poter coprire bene l’apertura.

    #2821
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE e COLIN
    Céline recuperò la sua pistola di piccolo calibro dalla borsetta mentre Colin trovò un riparo accucciandosi dietro alla carcassa di un albero. Gli occhi rossi si avvicinarono sempre di più e quando uscirono dalle ombre si palesarono come un automa meccanico dalle forme singolari. Alto, magro, senza un volto riconoscibile e costruito con un metallo nero e lucido che i due giornalisti non avevano mai visto prima. Dietro di lui apparvero altri due automi identici al precedente e fecero partire una strana luce rossa che scandagliava l’ambiente circostante illuminando la zona.

    Céline aveva visto molti automi meccanici: la piccola bambola che offriva un fazzoletto agli ospiti, oppure una bellissima voliera con uccellini meccanici in grado di fischiettare. Parigi era famosa per gli automi meccanici, ma quello non assomigliava a nulla di ciò che lei aveva visto. Anche Colin conosceva gli automi meccanici come il Giocatore di scacchi, ma tutti avevano forme umane o animali facilmente riconoscibili. L’automa davanti a lui, invece, non assomigliava a nulla di umano e si muoveva con troppa facilità per essere solo una macchina creata dall’uomo.

    CORALIE BLANCHARD
    Amélie non provò nemmeno a fermare la sua amica e continuò ad occuparsi dei feriti dicendole solo di fare attenzione. La giovane infermiera non ottenne alcuna risposta da quella cosa in avvicinamento, ma gli occhi si stavano avvicinando e stavano ignorando la sua voce.
    Quando uscirono dalle tenebre, Coralie si rese conto che non erano persone, ma automi meccanici come il Giocatore di scacchi che aveva visto a Parigi qualche mese fa.
    Gli automi meccanici erano famosi tra i parigini e cercavano di imitare la natura o gli esseri umani con quelle macchine in grado di compiere piccoli gesti.

    Gli automi davanti a lei però non avevano nulla di umano: erano alti e magri, senza un volto riconoscibile e costruito con un metallo nero e lucido che lei non aveva mai visto prima. Altri tre automi uscirono dalle ombre avvicinandosi alla sua posizione e scandagliando l’ambiente circostante con un fascio di luce rossa. Madame Bonnet le gridò di tornare subito indietro e la voce della donna sembrava sorpresa e spaventata…

    WILLIAM e PETER HUDSON
    Quando William si avvicinò all’esserino rimediò una leggera scossa elettrica seguita da una serie di suoni allarmati. Era l’unica difesa del grosso insetto che girò su se stesso cercando, inutilmente, un posto dove nascondersi. Si rintanò dietro degli spessi cavi e rimase immobile per qualche secondo cercando di capire se i due fossero pericolosi. I fratelli attesero qualche minuto e poi la creaturina uscì allo scoperto emettendo un altro tipo di suoni, meno allarmati e più sorpresi. Sembrava quasi che cercasse di comunicare con loro.

    Girò intorno a William osservandolo con attenzione ed emettendo brevi e lunghi suoni simili all’alfabeto morse ed ascoltandoli meglio sembravano proprio alfabeto morse.
    “1812. No male per favore. Comunicazioni interrotte. Ripristinare. Attendere disposizioni.”

    Era uno strano messaggio per iniziare una comunicazione. L’esserino titubante prese ad occuparsi della locomotiva sistemando cavi e circuiti fino ad ottenere una comunicazione da quella che pareva essere una radio molto costosa.
    “…posizione, 1812… ripiegare… posizione…” sembrava la voce di una donna. Il piccolo essere armeggiò con i cavi e si inserì nella comunicazione radio ricevendo un nuovo messaggio questa volta più chiaro.
    “Qui Demolisher. 1812, movimento verso la tua posizione. Squadra, ripiegare all’Event Horizon. Eliminare la minaccia.” I due fratelli erano sicuri che fosse la voce decisa di una donna a cui seguì una risposta da parte di un uomo con la voce bassa e roca.
    “Qui Paladin. Negativo. Ci sono dei civili. Impegniamo il nemico su due fronti.” E poi la risposta di un altro uomo dal timbro baritonale.
    “Qui Slayer. Rottamiamo tre bastardi ed arriviamo!”.

    Ci furono una serie di suoni gracchianti ed incomprensibili e poi silenzio. 1812 armeggiò ancora con i cavi, ma sembrava che la radio fosse morta del tutto. Stava per inviare un altro messaggio in morse quando i due fratelli udirono rumori di detonazioni non distanti dalla loro posizione.

    #2859
     Elan 
    Partecipante

    Qualche volta Coralie aveva visto gli automi meccanici di Parigi: con suo zio aveva osservato ammirata il giocatore di scacchi che sembrava agire senza che nessuno lo controllasse.
    Ma mai, nemmeno nei suoi sogni più strambi, aveva visto una cosa del genere!

    Quell’automa era alto e… ora iniziava a capire cosa intendevano quei poveracci quando parlavano degli occhi rossi. Era qualcosa di veramente mostruoso!!

    L’infermiera fece un passo indietro, quasi completamente paralizzata dalla paura. Poi un altro ancora, e un altro.
    Allora sentì la voce di Madame Bonnet che la richiamava, sorpresa e spaventata, e mise da parte qualsiasi accenno di prudenza: si girò e corse il più velocemente possibile verso la sua caporeparto.
    Possibile che quegli esseri fossero caduti insieme alla stella? Erano veramente dei demoni dell’inferno venuti per ucciderli tutti?
    Improvvisamente, le farneticazioni dei feriti non sembravano più tanto farneticazioni…

    #2879
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William non sapeva se la cosa che in quel momento lo sconvolgeva di più era quella strana cosa che in qualche modo comunicava con loro, o il fatto che tutto sommato non lo sorprendesse più di tanto il capire quello che cercava di dire… A chi non capitava ogni giorno di trovare un coso metallico che parlava in codice morse e rispondeva alle domande?

    Pensò che probabilmente entrando in quella strana costruzione, qualcosa gli era caduto in testa, lasciandolo privo di sensi, e tutto quello che vedeva ora era semplice frutto della sua immaginazione… di sicuro un bel modo per passare il tempo mentre era svenuto!

    Poi arrivarono quelle comunicazioni da una specie di radio: il tipo di messaggio era di sicuro di stampo militare. Sia i toni, sia i contenuti, sia i modi indicavano chiaramente che chiunque fosse dall’altra parte faceva parte di una squadra di soldati. E William non sapeva se la cosa fosse un bene o un male.

    Però una delle voci aveva detto di non intervenire perché c’erano dei civili, quindi forse non erano lì per attaccare…

    Guardò suo fratello, che nel frattempo sembrava essersi rilassato un po’ “Me lo sono sognato, o hai sentito anche tu?” gli chiese, sperando di non essere impazzito.

    Poi si sentirono delle esplosioni non lontano: era come se qualcuno avesse cominciato a lanciare dinamite. Indicò l’apertura da cui erano entrati “Quelle esplosioni non erano lontane, meglio stare attenti… Che ne dici, andiamo a controllare cosa sta succedendo, o ci asserragliamo qui e vediamo se riusciamo a capirci qualcosa senza andare a cacciarci in guai inutili, dato che se siamo fortunati da qui possiamo anche comunicare con chiunque ci sia là fuori?”

    Una parte di lui lo spingeva ad uscire per andare a vedere cosa ci fosse lì fuori, mentre un’altra gli diceva di non muoversi perché avrebbe trovato qualcosa di troppo grande per essere affrontato. Sperava che il fratello avesse meno dubbi, e qualsiasi cosa gli avesse suggerito di fare, sarebbero comunque rimasti uniti, come sempre.

    #2882
     snow 
    Partecipante

    Appena William si avvicinò, vedendo la reazione dell’esserino Peter alzò immediatamente il fucile in posizione di mira. Quel coso aveva iniziato a girare vorticosamente e ad emettere dei suoni allarmati. Poi la situazione si tranquillizzò quando i due fratelli si resero conto che quello scarafaggio metallico sembrava essere terrorizzato e in cerca di garanzie che le due persone che gli si paravano di fronte non fossero ostili.
    D’un tratto l’esserino iniziò a scandire dei suoni che sembravano rifarsi all’alfabeto morse.
    Oh cavolo! Quel coso stava comunicando con loro.
    Sembrava stesse cercando di ripristinare le comunicazioni con qualcun’altro mentre armeggiava con i cavi della grossa locomotiva. Pochi istanti dopo una serie di comunicazioni si susseguirono dando l’idea di una squadra di soldati che stava ripiegando, molto probabilmente verso la loro posizione.

    “Non sei impazzito. Sta accadendo davvero…”
    Peter, senza accorgersene aveva ormai abbassato il fucile e sembrava un ebete che non riusciva a credere a cosa i suoi occhi stessero guardando e le sue orecchie ascoltando.
    Furono delle esplosioni provenienti dall’esterno a farlo uscire dallo stato catatonico in cui era piombato.
    A quel punto ascoltò le parole del fratello.

    “Will, se rimaniamo asserragliati dentro questa grande locomotiva l’unica via di uscita sarebbe quella dalla quale siamo entrati. Dalle comunicazioni che sono arrivate sembra lì fuori si stia svolgendo una bella festa alla quale non ci hanno invitato. Lo sai che impazzisco per imbucarmi alle feste…”
    Guardò il fratello con un sorriso che gli illuminava il volto.
    Sapeva che forse non era la cosa più logica da fare, però nulla di tutto quello che era accaduto nell’ultima ora aveva una parvenza di logica.

    Dalla comunicazione aveva capito che c’era una sorta di squadra di soldati che stava ingaggiando un qualche nemico per cercare di proteggere dei civili.
    Questo gli fece pensare che chiunque stesse ripiegando verso la loro posizione non fosse ostile.
    Si avvicinò all’apertura e sporse il capo al di fuori per vedere se notava qualcosa d’insolito.
    La sua intenzione era quella di uscire allo scoperto e cercando di utilizzare i rottami della grande locomotiva come riparo avvicinarsi alla posizione dello scontro.
    Nel mentre attendere di vedere chi si avvicinava e cercare di capire da che parte fossero. In caso cercare di coprire la ritirata della squadra che si stava dirigendo verso di loro.
    Se fossero stati fortunati magari sarebbero riusciti a prendere i nemici alle spalle.
    Informò del piano il fratello e si accinse a metterlo in atto…

    #2883
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Colin sbirciò con lo sguardo oltre quella carcassa di albero con la quale si era riparato e dentro di lui rimase quella sensazione di eccitazione mista a timore: gli automi che aveva visto in giro lo avevano sempre affascinato ma questi sembravano totalmente diversi e, a prima vista, totalmente indipendenti.

    Colin si ritirò dietro al suo nascondiglio quando vide quella luce rossa dirigersi verso la sua zona e, per l’ennesima volta in pochi istanti, non sapeva cosa fare. Uscire allo scoperto e avvicinarsi sarebbe stato molto interessante se solo avesse saputo o lontanamente immaginato quale poteva essere la reazione di quelle macchine e lui in quel momento non aveva fonti a cui poter attingere…quindi con molta forza di volontà decise di rimanere sul posto e attendere la loro prossima mossa: “Datemi un segno, fatemi capire se posso fidarmi di voi”

    #2885
     Deoris 
    Partecipante

    Celine guardò impietrita quelle strane forme spostarsi con movimenti talmente fluidi da semprare innaturali. Non aveva mai visto nessun automa muoversi così, forse persino nessun essere vivente, per quanto elegante, come i cavalli o i grandi felini agli zoo. Non era naturale e non diede torto alla contadina che aveva associato loro a fattezze demoniache. Tuttavia qualcosa dentro di lei le diceva che non si trattava di spiriti, bensì di qualcosa di meccanico, qualcosa di una perfezione tale da andare oltre i sogni più arditi di qualunque ingegnere…qualcosa che evidentemente era caduto dal cielo.

    Cosa vorranno da noi? Sarà stato un caso? Per quanto famosa per la sua imprudenza presentarsi davanti a loro avrebbe rasentato la stupidità. Anche l’altro uomo difatti si era nascosto, e ora cercava in tutti modi di non farsi notare mentre questi sembravano scandagliare l’ambiente circostante. A poca distanza dalla sua mano vide una pietra rotondeggiante e le venne una idea: avrebbe potuto lanciarla oltre la loro posizione, alle spalle delle creature, per deviare la loro attenzione e sondare le loro intenzioni. D’altronde se la loro intelligenza sarebbe stata tale da capire l’inganno non avrebbero comunque avuto nessuna possibilità di rimanere nascosti a lungo.

    Una volta presa la decisione agì rapidamente: prese la pietra e con un movimento deciso, facendo attenzione a non essere visibile oltre l’albero dietro il quale era nascosta, lanciò la pietra tangente alla raduna, in modo da far arrivare il rumore da una posizione alla spalle degli automi.

    #2887
     Meeme 
    Partecipante

    CÉLINE e COLIN
    Céline prese coraggio e scagliò un sasso facendosi così notare da Colin che non si era accorto prima di lei. I due giornalisti non fecero in tempo a scambiarsi un saluto perché uno degli automi seguì la traiettoria del sasso e fece fuoco riducendolo in schegge. Scandagliarono la zona individuando i due giornalisti, comunicavano tra loro attraverso una serie di suoni sconosciuti, sembrava alfabeto morse e sia Colin sia Céline riuscirono a capire solo una parola di quel discorso: Eliminare…
    Gli automi si divisero dirigendosi verso i due e preparandosi a fare fuoco sui loro nascondigli.

    Céline vide quella cosa dirigere una misteriosa arma da fuoco contro di lei e poi avvertì una sgradevole sensazione di nausea come se le mancasse l’aria risucchiandola all’interno di un vortice d’acqua che sembrava schiacciarla per tutta la superficie del corpo. L’effetto che stava avvertendo però le salvò la vita perché l’automa venne investito in pieno da un’onda d’energia che lo schiantò in terra immobile e morto. La giornalista si rese conto che l’onda d’urto era in realtà un uomo alto e muscoloso avvolto in una strana armatura nera che nascondeva il volto. L’uomo finì l’automa strappandogli la faccia con una corta spada e poi si voltò verso di lei senza dire una parola.

    Colin impietrito da quella scena si accorse che i due automi diretti verso di lui avevano ora cambiato posizione per attaccare l’uomo del mistero. Il giornalista inglese fu costretto in ginocchio da una forza misteriosa, gli automi vennero avvolti da energia oscura e poi lanciati in aria e fatti esplodere in un gioco di luce violacea. Un’altra figura apparve avvicinandosi all’uomo del mistero: era una donna con un’armatura nera simile a quella del suo compagno, ma con un cappuccio ed una maschera simile ad un teschio dagli occhi luminescenti. I due analizzarono a loro volta il posto, ma sembravano voler mantenere il silenzio a tutti i costi.

    CORALIE BLANCHARD
    La giovane infermiera si accorse che stava correndo verso la sua Caposala e dietro di lei avvertiva quegli automi che si stavano avvicinando. Scandagliarono la zona comunicando tra loro attraverso un sistema simile all’alfabeto morse e poi attaccarono scatenando l’inferno. Alcuni poliziotti furono i primi ad essere sciolti dal fuoco, altri vennero fatti a pezzi da esplosioni ed i loro corpi sparpagliati per tutta la zona. Coralie non era mai stata in una zona di guerra, ma quello che stava vedendo era peggio…

    Pezzi di arti e sangue che bagnavano il terreno, infermiere che cercavano di scappare e venivano fatte a pezzi da lame integrate nel corpo degli automi, era un incubo e lei si ritrovò abbracciata ad Amélie senza sapere cosa fare. Madame Bonnet recuperò una pistola d’ordinanza e sparò qualche colpo verso uno degli automi che si stava avvicinando alle due ragazze. Fu tutto inutile, i colpi rimbalzavano sui loro corpi come se fossero indistruttibili. La Caposala ordinò loro di correre via, ma Coralie si rese conto che non sarebbe servito a nulla, gli automi scagliavano dardi incendiari che facevano a pezzi le persone. Madame Bonnet si avvicinò alle due ragazze e le strinse forte come avrebbe fatto una madre. “Chiudete gli occhi, piccole mie… chiudete gli occhi…” sussurrò tra le lacrime e poi venne afferrata da quelle cose. Coralie vide il corpo della Caposala venire strappato a metà da uno di quegli automi che caricò un dardo incendiario pronto ad esplodere contro di loro. Lei ed Amélie chiusero gli occhi per non vedere ed avvertirono il fuoco che scorticava loro la pelle ed i vestiti.

    E si resero conto di essere ancora vive…
    Davanti a loro c’era un uomo in armatura nera con uno scudo fatto di vetro arancione che impediva al fuoco di ghermirle. L’uomo estinse le fiamme e poi scagliò qualcosa contro l’automa ibernandolo e frantumandolo con un colpo di arma da fuoco. Un altro uomo, lento e possente, sempre in armatura nera, faceva esplodere gli automi grazie ad uno strano dispositivo montato sulla spalla simile ad un piccolo cannone ed a fucile che sparava a ripetizione. Era così grosso da sembrare una montagna e minaccioso più degli automi che stava facendo in pezzi. L’uomo con lo scudo si voltò verso le ragazze controllando che fossero vive e poi raggiunse il compagno per aiutarlo ad eliminare il resto della minaccia.

    WILLIAM e PETER HUDSON
    1812 li vide uscire dalla locomotiva ed emise altri suoni in morse per cercare di fermarli, inutilmente, perché i due fratelli non avevano nessuna intenzione di mettersi al riparo senza combattere. Si avvicinarono cauti alle detonazioni e trovarono un riparo da cui poter osservare e sparare.

    La radura dove si erano asserragliati sembrava una zona di guerra: c’erano pezzi di rottami ed anche resti di automi meccanici dalle forme non umane. Quella scoperta era straordinaria considerando che lo standard era il Giocatore di Scacchi: un automa che riusciva a muovere pedine sulla scacchiera, ma non certo in grado di camminare.
    Il problema era che quegli strani automi fatti di un metallo lucido, nero e sconosciuto sembravano la causa delle devastazioni. Facevano esplodere colpi di granate in grado di abbattere intere zone di bosco, incendiavano i resti dei rottami come se non volessero che 1812 trovasse pezzi per aggiustare la locomotiva e sembravano schierati per il combattimento. Se fossero stati uomini non ci sarebbe stato nulla di strano, ma erano automi meccanici o almeno sembravano tali…

    William e Peter avevano i loro fucili, ma non erano sicuri che sarebbero bastati a far fuori quelle cose…
    E poi videro una donna atletica in armatura nera che si smuoveva da copertura a copertura imbracciando una strana arma simile ad un fucile, ma più corta e spessa. “Le comunicazioni sono saltate! Fatti strada fino all’Event Horizon, ti copro! Se fanno saltare l’astronave addio viaggio di ritorno!” urlò per farsi sentire, ma non era un messaggio diretto a loro. Un’altra donna sempre in armatura nera, ma più esile, apparve dal nulla e scomparve altrettanto velocemente per poi riapparire alle spalle di uno di quegli automi tranciandolo con un colpo di spada. Scomparve di nuovo e poi ricomparve a pochi passi dalla posizione dei due americani.

    La donna atletica, invece, scagliò delle granate in grado di trasformare il terreno in un campo elettrico. Posò qualcosa in terra, sembrava un pilastro metallico che avvolgeva la sua posizione con una luce azzurrina e poi fece fuoco con lo strano fucile che sparava a raffica. Il rumore di detonazioni era indescrivibile, ma loro avevano partecipato ad una guerra e quell’esperienza li aveva resi immuni al panico delle esplosioni.

    #2889
     Elan 
    Partecipante

    Coralie non aveva mai visto niente del genere.
    Il sangue, le urla, tutti quei morti… quello era un vero e proprio massacro, a cui nulla avrebbe mai potuto prepararla.
    Si rannicchiò piangendo vicino ad Amélie, paralizzata dalla paura: se esisteva un inferno, doveva esservi stata gettata in quel momento. Perché l’orrore in cui si trovava non poteva essere altro che il più brutto degli inferni…

    Eppure, per quanto non desiderasse altro che chiudere gli occhi ed estraniarsi da tutto quell’orrore, al tempo stesso non riusciva a distogliere lo sguardo.
    Fu in quello che Madame Bonnet venne presa da quei… mostri.
    Coralie si sentì urlare, chiamò la caposala in mezzo alle lacrime, allungò anche un braccio verso di lei, in un moto spontaneo per cercare di fermarla…
    Ma tutto fu inutile.
    Madame Bonnet venne smembrata di fronte a lei, che rimase impietrita a guardare la scena, troppo sotto shock per fare nulla.

    Quella era la fine.
    Non aveva dubbi, ormai. Gli automi si erano girati verso di lei ed Amélie, e ciò che le attendeva era chiaramente sparso tutto attorno a loro…
    Potevano solo sperare che sarebbe finito tutto in fretta: non ci sarebbero stati cavalieri coraggiosi a salvarle, o magie misteriose a portarle in un posto sicuro.
    Non potevano fare altro che aspettare…
    Aspettare…
    Aspettare ancora…
    Ma la fine non arrivò.

    La curiosità vinse la paura in quel momento, e Coralie aprì di nuovo gli occhi, in tempo per vedere quegli uomini in armatura nera proteggerle, distruggendo gli automi e salvando loro la vita.
    Non poteva quasi crederci.
    Qualsiasi cosa fosse successa, chiunque fossero quegli uomini, era quasi un miracolo!
    Eppure non riusciva ancora a muoversi… la paura era troppo, lo shock per tutto ciò che aveva visto la bloccava a terra, tremante e terrorizzata, e le lacrime le solcavano ancora le guance mentre singhiozzi quasi isterici le scuotevano il corpo.
    Erano tutti morti!!
    Le sue compagne infermiere, Madame Bonnet… tutti!! Non si era mai accorta quanto bene volesse alla caporeparto fino a quel momento… Solo lei ed Amélie si erano salvate, e per un terribile momento le sembrò un destino troppo ingiusto, troppo sbagliato.
    Poi, un terribile pensiero le attraversò la mente.
    E se fossero state salvate solo per venire trascinate in un destino ancora peggiore? Quegli uomini in armatura la terrorizzavano forse più degli automi, e guardandoli riprese a tremare senza controllo, stringendo più forte Amélie.
    “Stai… bene…?” domandò tra i singhiozzi. “Dobbiamo… devi… andare via…” non riusciva nemmeno a parlare in maniera sensata in quel momento, e non era nemmeno sicura che ci sarebbe mai più riuscita.

    #2895
     Gundigo’ot 
    Partecipante

    William non credeva ai propri occhi: quella giornata gli sarebbe rimasta impressa nella memoria fino all’ultimo dei suoi giorni, di questo era assolutamente certo.

    Non bastava quella strana locomotiva, o qualsiasi altra cosa fosse, non bastava quell’affare che ci avevano trovato dentro, e con cui perdipiù aveva in qualche modo addirittura comunicato, ora anche quelle cose fatte di un qualche materiale metallico, che nonostante non sapesse minimamente cosa fossero, dimostravano chiaramente la loro natura non propriamente amichevole.

    E poi comparvero pure le due donne: quella era l’unica cosa di cui William fosse certo, cioè che erano due donne. Le loro sagome non lasciavano adito a dubbi… poi però si guardò nuovamente intorno, e non fu più certo nemmeno di quella basilare, e per questo estremamente rassicurante, osservazione. Una delle due però parlò, e la voce era chiaramente femminile. Dato il tono, e il tipo di comunicazione, immaginò che facessero parte del gruppo sentito da quella strana radio dentro la locomotiva.

    William guardò suo fratello, incerto sul da farsi. Vedendo le due figure combattere con quegli affari metallici, iniziò a nutrire dei dubbi sulle possibilità del suo Winchester di essere utile… E poi, a chi avrebbe dovuto mirare? Sulla base di cosa avrebbe dovuto scegliere di allearsi con un gruppo a discapito dell’altro? E per quale motivo avrebbe dovuto immischiarsi?

    Si stava convincendo da solo di quel ragionamento, quando si rese conto di una cosa assolutamente fondamentale. Guardò quindi il fratello “Non chiedermi perchè, però sento che tra i due gruppi che abbiamo davanti, la puntata giusta è quella sulle ragazze… cioè, hai visto come combattono? Non possiamo allearci con qualcuno che attacca delle donne!! Certo, non sembrano per nulla indifese, però scommetto che apprezzeranno la cavalleria, non credi?”

    Fece un largo sorriso, controllò la carica del suo fucile e si mise in posizione per prendere bene la mira: voleva che il primo colpo fosse un centro perfetto, in modo da avere un buon biglietto da visita da esibire con le ragazze: delle combattenti come loro avrebbero di sicuro apprezzato un uomo in grado di sparare bene, e avrebbero visto ancora meglio uno che avesse utilizzato quell’abilità per aiutarle a venire fuori da una situazione complicata…

    Si appuntò mentalmente di ricordarsi di chiedere a Monsieur Poupart il nome del miglior ristorante della città: con quello che avrebbero incassato grazie alle scoperte di quella notte, lui e suo fratello avrebbero di sicuro potuto permettersi di portarci le due ragazze a cena!

    #2902
     Deoris 
    Partecipante

    Celine era rimasta impietrita davanti a quell’improvviso scoppio di azioni di cui lei non poteva che essere inerme spettatrice. Quelle strane creature, e ora questi uomini/donne, quello che erano, armati di tute e armi e luci mortali. Come poteva fidarsi di loro più che di quegli stessi mostri?
    Senza togliere lo sguardo dall’uomo di fronte a lei alzò la pistola e la puntò sul suo viso senza alcuna esitazione.
    ” Non so chi siate, nè COSA siate, nè voi nè tantomeno…quelle cose che avete appena distrutto.” disse indicando con lo sguardo i rottami degli automi sparsi nella raduna.
    ” Ma se avete intenzione di rapirci o di ridurci in pezzettini come avete appena dimostrato di sapere fare vi sbagliate a pensare che non opporremo resistenza.”

    Parlava al plurale per coinvolgere anche l’uomo che era arrivato lì con lei, più per sentirsi confrontata dalla presenza di un’altra persona che per altri reali motivi. In quel momento le sembrava di rappresentare l’intero suo mondo di fronte a quegli eventi così inaspettati, drammatici, distruttivi.

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