Le Stagioni Evanescenti

Questo argomento contiene 293 risposte, ha 7 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 7 anni, 8 mesi fa.

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  • #1944
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Torgan si era alzato ed aveva ripreso le armi che aveva gettato a terra prima dello scontro: lui aveva subito ferite trascurabili ed un taglio al labbro non lo avrebbe di certo preoccupato ma quella piccola pausa che aveva dovuto fare gli fece rendere conto di cosa realmente lo stava circondando.
    Cadaveri e feriti erano tutti intorno a lui ed era esattamente la situazione che più lo metteva in difficoltà…finchè era impegnato ad uccidere tutto ciò che era di contorno passava sempre in secondo piano ma quando ritornava in sè tutto diventava dannatamente più difficile e tutti i suoi vecchi fantasmi riprendevano vita ma non doveva arrendersi ora.
    “Non è il momento per farsi prendere dal panico dannazione!La battaglia non è finita e mentre stai fermo altra gente cade intorno a te…è questo che vuoi?”

    Fu così che concentrò la sua visuale su Astrid: l’aveva persa di vista dopo quell’attacco da parte dell’orco e ora che il Capoguerra era stato sconfitto gli ultimi nemici erano ancora più arrabbiati ed era facile che ora la barbara fosse più in difficoltà di prima e quindi doveva cercarla ed aiutarla.

    Incoccò di nuovo le frecce nel suo arco e ricominciò la sua opera…la sua mano era più tremolante ora e se lo aspettava ma doveva mantenere la stessa precisione di prima: la battaglia era al termine ormai…doveva solo fare un ultimo sforzo.

    #1955
     Andrew_The_Wolf 
    Partecipante

    La vista era sconfortante. Non era mai abituato alla distruzione causata dalla guerra: i morti, i feriti da ambo le parti erano tanti… perdite incalcolabili comunque!

    Poi quando arrivò fuori dalle mura difensive il suo cuore ebbe un sussulto. Vedere ciò era come un pugno di forza alla bocca dello stomaco. Quasi la paura di ciò che vide lo fece vomitare… cercò di vedere intorno a se se vedeva qualche altro ufficiale o comandante da poter avvisare. Cercò persino con la mente qualcuno. E se non ci fosse stato nessuno, comunque sarebbe toccato a lui portare via il corpo martoriato del comandante. E il teletrasporto verso l’infermeria era già pronto.

    #1956
     Ilmarien 
    Partecipante

    Tutto pareva essere andato per il meglio, Lethyr era salva ed erano riusciti in qualche modo ad allontanarsi portando a casa la pellaccia. Inoltre, conoscendo la Comandante, probabilmente erano anche riusciti a farle guadagnare abbastanza tempo da rovesciare le sorti della battaglia. In quel momento vide il sangue, e si rese conto che Sakir stava sanguinando abbondantemente. La ferita era molto brutta, ma non era ancora morto. “Vuran! Afferra l’elsa del pugnale e senza rimuoverla falla diventare incandescente. In fretta!” disse premendo la pelle intorno alla ferita.

    Aran non era un medico, ma sapeva dai cerusici del campo che un’ustione da un ferro incandescente era in grado di fermare la perdita di sangue, e poteva anche neutralizzare eventuali veleni. Non avrebbe risolto il problema, ma poteva dare a Sakir alcune preziose ore di vita, in modo che un medico potesse almeno provare a salvarlo. Mentre assisteva Vuran, assicurandosi che il pugnale non si muovesse mentre il nano lo scaldava, guardò Sakir negli occhi: “Coraggio, non mollare proprio ora che siamo in salvo!”

    #1959
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara avanzava tra i cadaveri ed i feriti come alienata, era tutto così silenzioso, un silenzio pesante ed innaturale, e riusciva a leggere la paura e la sofferenza negli occhi dei pochi sopravvissuti.

    Si avvicinò al cratere affianco a Zymar e impallidì. Quello che giaceva lì, intrappolato per sempre in una smorfia di dolore, era il fiero comandante della Legione e probabilmente in quel momento stava agonizzando anche la flebile speranza di vittoria della guerra.
    Pietrificata, non riusciva a staccare gli occhi da quella scena, pensò all’unica persona che secondo lei doveva essere avvertita, così intensamente immaginò di sussurrare all’orecchio di Lady Galathil
    “Mia Signora….il Lord Comandante è morto. La legione ha bisogno di Lei.”

    #1961
     Mordoth 
    Partecipante

    Julian morto?!? Gruben rimase senza parole. Come avrebbe fatto la Legione ora?
    Gli istanti passarono eterni, il mezzorco sordo dallo shock e con la mente vagante in scenari di morte ancora peggiori di quelli che aveva già visto.
    Si riscosse dopo quella che gli sembrò una vita intera.

    “Come puoi esserne certa?” Domandò ad Elvar. Nel suo tono non c’era sospetto, curiosità piuttosto… e sollievo nel sentire che almeno loro erano incolumi.

    Intanto Gruben si mosse, strisciò verso Harad per accertarsi se fosse morto o se si potesse fare qualcosa per lui prima di raggiungere l’altro soldato.
    “Waer… sto arrivando, vedi un po’ quanto riesci a muoverti… sei solo incastrato o pensi che la gamba sia ferita in modo grave?”

    #1963
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    Nonostante la situazione al limite del disperato, Vuran sembrava avere dei nervi d’acciaio.
    Senza dire una parola di troppo, si avvicinò di corsa ai due.
    Il suo volto era teso e preoccupato, ma non sprecò neanche mezzo secondo ed in pochi attimi il pugnale era diventato rovente.

    L’aria si riempì in pochi attimi del lezzo nauseabondo della carne bruciata, ma per lo meno la ferita era stata cauterizzata e non sanguinava più.
    Tuttavia, Sakir non aveva emesso il minimo gemito durante la delicata operazione: i suoi occhi erano vuoti e spenti, i suoi arti privi di forza e la sua coscienza evidentemente spenta in seguito all’orribile ferita.
    “Dobbiamo riportarlo al campo, velocemente.” intervenne Lerhyr, bianca in volto molto più del normale.
    “Anche se…” la voce le morì sulle labbra. Era evidente che non riponesse molte speranze nella salvezza del compagno.

    – NARWAIN GALATHIL –
    “Avreste potuto occuparvi di qualcuno più importante di me…” rispose il nano a bassa voce, senza però incrociare lo sguardo della paladina.

    Lo scontro stava ormai volgendo alle sue battute finali.
    Dopo pochi minuti, i due vennero affiancati da Bree che, notando la ferita di Narwain, prontamente si portò dal lato opposto rispetto a quello del nano, pronta ad intervenire nel caso ce ne fosse stata la necessità.
    “La battaglia è vinta, Lady Galathil.” riferì con orgoglio. “Molti degli orchi, alla caduta del loro leader, hanno deposto le armi all’istante. Molti altri si sono dati alla fuga, ma stanno venendo rintracciati dai costrutti che ci hanno aiutato durante la battaglia. Il loro intervento è stato molto prezioso.”
    La paladina sapeva benissimo chi dover ringraziare per quell’intervento provvidenziale: alla fine, Inverno si era schierato.

    Non ebbe però tempo per adagiarsi troppo sulla gioia per quella vittoria, perché una voce attraversò la sua mente, diretta e spietata come un fulmine.
    Era Kirara.
    “Mia Signora….il Lord Comandante è morto. La legione ha bisogno di Lei.”

    – TORGAN –
    Una freccia, un morto, una freccia, un morto…
    Torgan, con uno sforzo di volontà immane, aveva concentrato tutta la sua attenzione e le sue energie sugli ultimi nemici che li circondavano. Non poteva permettersi distrazioni perché sapeva bene che, nel momento in cui avesse ceduto, la sua mente sarebbe stata invasa dall’orrore che lo circondava, e lui non sarebbe stato in grado di reggere oltre.

    Lo sguardo fisso su Astrid, dunque, continuò a lanciare frecce senza quasi rendersi conto del suo bersaglio.

    Fu soltanto quando la barbara delle montagne gli si avvicinò che parve riprendere il controllo di sé: attorno a lui, una pioggia di frecce si era infilzata nella neve, come se i suoi occhi avessero colto nemici visibili soltanto a lui.
    Astrid sembrava abbastanza rilassata, nonostante la stanchezza.
    “Abbiamo vinto!” dichiarò, non senza una certa soddisfazione. “Gli orchi si sono arresi!”
    Gli sorrise.
    “Tu come ti senti?”

    – GRUBEN –
    “E’… complicato da spiegare.” giunse la risposta di Elvar dopo moltissimi minuti di lungo e tetro silenzio.
    “Ci saranno molte cose che dovranno essere spiegate, ora, ma non possiamo fuggire dalla verità. Lord Lionclaw è morto… dobbiamo augurarci che la Lady Vicecomandante torni al più presto, altrimenti l’esercito potrebbe disperdersi del tutto…”
    Nonostante fosse impossibile tramite la comunicazione magica, Gruben fu certo di sentire Elvar sospirare a quelle parole.

    Il mezz’orco, muovendosi cautamente sotto la tenda, riuscì a raggiungere in breve tempo Harad: non c’era più niente che si potesse fare per lui. Il suo corpo era privo di vita, gli occhi spalancati per l’orrore: una trave gli aveva perforato il torace, uccidendolo sul colpo.
    Waer però ancora non si era accorto di niente, ma continuava a parlare, come se fosse l’unica cosa importante.
    “Credo… credo che sia solo incastrata.” disse, la voce tirata per il panico. “Non sento dolore e non mi sembra di essere ferito. Voi come state?”
    Sembrava voler continuare parlare, come se fosse l’unica cosa importante.
    “Harad… Harad è svenuto? L’avete trovato? Cosa pensate che sia successo? Quel boato…”
    Stava rischiando di cadere nel panico, come se tutto ciò che era successo gli stesse precipitando addosso solo in quel momento.

    – KIRARA –
    Nonostante la stanchezza e lo shock nel vedere il loro Comandante a terra e privo di vita, Kirara riuscì ad avvertire il collegamento tra la sua mente e quella di Narwain, per comunicarle la triste notizia.
    Non ricevette tuttavia una risposta immediata e riuscì così a guardarsi un po’ più attentamente attorno.
    La prima cosa che le saltò all’occhio fu che i drow sembravano totalmente spariti. Gli unici rimasti erano i cadaveri riversi nella neve, ormai totalmente inoffensivi.

    Poi sentì le voci, ed erano quelle dei soldati della Legione…
    “Il Lord Comandante è morto…” “Siamo forse perduti?” “Ma se è così allora i drow hanno vinto!”
    Zaymar si era allontanato un poco da lei, e parlava coi soldati che lo circondavano con voce ferma ed autoritaria.
    Gli uomini sembravano già caduti nel panico per la grave perdita, e il sergente stava faticando non poco a mantenere l’ordine. Kirara sapeva benissimo quanto quel momento potesse essere cruciale: gli uomini, privi di una guida ferma e decisa, avrebbero potuto reagire nei modi peggiori. Disertare, fuggire, passare dalla parte del nemico…
    L’autorità di Zaymar era l’unica cosa che, in quel momento, potesse riuscire a tenere la Decima Legione ancora salda e unita.

    – SAREF –
    Intorno allo gnomo la gente non mancava di certo.
    I soldati, dopo lo stordimento iniziale dovuto a quel susseguirsi di eventi, si stavano avvicinando a loro volta al luogo del cratere.
    E Saref non ci mise molto a cogliere le voci che iniziavano a scambiarsi.
    “Il Lord Comandante è morto…” “Siamo forse perduti?” “Ma se è così allora i drow hanno vinto!”
    Il panico era il nemico peggiore in quelle situazioni: il veleno più rapido e più letale, che avrebbe rapidamente infettato le menti di tutti i soldati, gettandoli nel caos più totale.

    Fortunatamente, non solo i soldati semplici si erano però avvicinati all’enorme cratere.
    Guardandosi bene attorno, Saref riuscì a scorgere il sergente Voidseeker. Era sporco di sangue, stanco e ferito, ma non sembrava intenzionato a ritirarsi, e già si era mobilitato per cercare di ripristinare l’ordine attorno a sé.

    #1968
     Andrew_The_Wolf 
    Partecipante

    Vedendo che qualcuno c’era sul campo, si diresse da lui e con un saluto militare si fece subito disponibile al sergente.

    Sergente, non ho visto dall’alto che non ci sono più drow nei dintorni… sembrano scomparsi nel nulla. Posso portare il corpo del Lord in infermeria o dove meglio riteniate opportuno.

    Il suo sguardo non finiva mai di guardarsi intorno, dubbioso che tutto quello che aveva fatto fosse realmente servito a qualcosa. Ma doveva aiutare anche a tenere alto il morale del gruppo di gente che faceva capolino lì, cercando di vedere cosa era successo.

    Con la sua magia cercò il suo comandante, i suoi compagni del gruppo. Doveva trovarli tutti.

    #1982
     Meeme 
    Partecipante

    Il sergente sembrava davvero mortificato tanto da evitare il suo sguardo e la paladina sospirò. “Smettetela di sminuirvi, sergente Shadowblade. Consideratevi pure sacrificabile, ma siete stato importante per quelle reclute ed in futuro altri soldati avranno bisogno del vostro coraggio.” Rispose l’elfa. “In questo momento ritengo più inaccettabile il vostro continuare a farmi sprecare energie per sgridarvi che l’effettiva utilità o importanza della vostra persona.” concluse sarcastica per alleggerire quella conversazione.

    Sorrise alla sergente Bree e si lasciò aiutare dalla mezz’orca. “Consolideremo l’alleanza con Inverno lasciando che torni a governare sulla sua città come erede legittimo se è questo che desidera.” commentò cercando di non pensare alla ferita che le bruciava. “Prendete il comando, sergente Bree… Recuperiamo le proviste per rimetterci in marcia e riunirci al resto della Legione.” ordinò con la solita freddezza. “Sergente Shadowblade, portatemi in infermeria e fatevi medicare. In silenzio, se ci riuscite, ho ascoltato le vostre farneticazioni anche troppo e vorrei addormentarmi senza essere costretta a punirvi ancora.” si rivolse al nano con un sorriso perché non era più arrabbiata con lui.

    Stava per aggiungere altro quando ricevette il messaggio telepatico della spia ed ogni parola morì sul nascere. Il messaggio sembrava incompleto, forse a causa della distanza, e non specificava le modalità della morte del Lord Comandante. Julian era malato, anche se Narwain era tra le poche a saperlo, la malattia aveva dunque vinto la battaglia? Si concentrò e con le ultime forze che le restavano rispose alla sua spia. *Il mio esercito si muoverà il più presto possibile, riferite ai sergenti Voidseeker e Stormrage di inviarmi un rapporto sulla situazione. Abbiamo risolto il problema del Capoguerra ed un’alleanza è stata creata.* Era troppo stanca e turbata per aggiungere altro.

    #2000
     Ilmarien 
    Partecipante

    Ok, almeno la ferita era cauterizzata, pensò Aran rabbrividendo al sibilo della pelle ustionata mentre il pugnale cauterizzava la ferita. Lo estrasse lentamente e con cautela, cercando di non provocare ulteriori lacerazioni. “Certo, ma non so se sopravviverà al trasporto se prima non lo stabilizziamo” rispose a Lethyr “a meno che… Vuran riesci a trasformarlo in qualcos’altro, tipo un topolino? Così finché non si ritrasforma dovrebbe rimanere stabile, e riusciamo a trasportarlo più facilmente” disse ricordandosi della sua capacità e di quanto poteva risultare utile per il trasporto. Gli venne anche in mente che una simile trasformazione, per quanto rapida, comportava uno sforzo fisico per Aran.

    Normalmente non era un problema, ma considerando le condizioni di Sakir la trasformazione stessa avrebbe potuto essere fatale: “Un momento, trasformarlo potrebbe indebolirlo? Non so come funziona con la magia, ma c’è un modo per… preparare il suo corpo alla trasformazione, che ne so, rafforzandolo in qualche modo? Magari anche una pozione o un olio rigenerante?” chiese Aran perfettamente conscio della sua più completa ignoranza in materia.

    #2001
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Torgan non si era accorto che Astrid gli stava parlando e impiegò qualche secondo per realizzare che tutto ora era veramente finito: si guardò intorno per qualche istante e vide che oltre a qualche cadavere trafitto dalle frecce, una parte dei suoi proiettili erano semplicemente conficcati nella neve ed era quasi sicuro di non poter sbagliare volontariamente la mira così tante volte. “Credevo di poter controllare meglio i miei attacchi di panico…dannazione non posso andare avanti così ancora per molto, saranno la mia rovina prima o poi

    Si rivolse poi alla barbara:
    “Sì tutto bene, ho avuto uno scontro corpo a corpo con il tuo spasimante del villaggio ma la sua intenzione di uccidermi gli si è rivoltata contro, ho solamente rimediato un taglio al labbro…adesso però andiamo via di qui, mi sentirò molto meglio quando ci saremo allontanati da questa carneficina”
    La sua intenzione era quella di dimostrare una certa calma ma non era nelle condizioni ottimali per nascondere l’espressione probabilmente stravolta del suo volto e la sua voce affannosa ma in verità non gli importava più di tanto… Astrid avrebbe compreso.

    #2007
     Mordoth 
    Partecipante

    “Capisco, a dopo le spiegazioni dunque… è sicuro vicino alla corda? O si è allo scoperto?” Chiese Gruben, per appurare se il suo piano di fuga era ancora valido.

    “Stai calmo. Sto arrivando.” Gruben rassicurò il soldato mentre esaminava il povero Harad. Lanciò un’occhiata alle sue spalle per controllare il prigioniero, poi riprese a strisciare verso Waer.
    “Bene che non senti dolore. Prova a spostarti, cerca di capire dove si potrebbe far leva per liberari.” Gli disse il mezzorco. Focalizzarlo su un problema reale forse non l’avrebbe fatto cadere nel panico. Non gli avrebbe detto subito della sorte del compagno.
    “Eccomi…”, il Cerusico sorrise a Waer una volta arrivato, “…vediamo un po’.” Osservò con aria clinica la gamba del sopravvissuto e la medicò alla bell’è meglio se ce ne fosse stato bisogno. “Ora proviamo a liberarti.” Disse. Cercò un punto dove poter far leva, vi si accucciò sotto e spinse forte con le gambe sbuffando come un bue. “Dai… dammi… una mano… esci… sfilati… dannata… trave!” Diceva tra uno sforzo e l’altro, muscoli tesi e vene ingrossate dallo sforzo.

    #2008
     Deoris 
    Partecipante

    Kirara non era una guerriera, non nel senso classico del termine. Tuttavia poteva intuire cosa potesse significare per tutti loro la vista di quel corpo scomposto in fondo a quel cratere. Nonostante i drow fossero apparentemente scomparsi l’oscurità che serpeggiava tra gli animi dei soldati era forse persino peggiore delle loro lame.

    Nel suo piccolo voleva fare la sua parte: non sarebbe stato possibile risportare in vita il lord Comandante, nè mantenere viva l’illusione che fosse ancora vivo davanti a tutta quella gente. Tuttavia pensò che forse una degna sepoltura, un degno ricordo delle spoglie mortali di colui che incarnava il motivo della loro guerra potesse essere di aiuto.
    Invocò allora una illusione che potesse aiutarla a comporre il corpo in un atteggiamento di sonno, qualcosa che al contempo trasmettesse il rispetto per la sua guida a la rabbia per il suo martirio. L’illusione aveva le forme di una entità di luce che avviluppava le membra dell’uomo e con grazia lo accompagnava in una posizione dormiente, rilassandone i tratti del viso e chiudendone gli occhi. In realtà era lei che fisicamente era scesa nel cratere intonando una canzone che potesse dare coraggio agli animi spaventati, suggerendo che la battaglia era appena iniziata e che era giunto il loro momento di dare forza e speranza agli altri compagni come lui avrebbe voluto. Dopodichè lasciò il corpo alle cure dei suoi compagni d’arme e si avvicinò nuovamente a Zaymar, questa volta senza usare toni sprezzanti o ironici.
    ” Lady Galathil mi ha comunicato che vuole un rapporto da parte tua e di Stormrage. Mi chiede inoltre di riferirti che è stato risolto il problema del Capoguerra ed un’alleanza è stata creata.”

    #2011
     Elan 
    Partecipante

    – ARAN GOODMAN –
    “Avremo bisogno di un sacerdote…” rispose Lethyr un poco demoralizzata, e anche Vuran fu costretto ad annuire.
    “L’ideale sarebbe che un sacerdote usasse uno dei suoi incantesimi curativi… possiamo… provare con qualche pozione, ma in queste condizioni…”
    Scosse la testa ed armeggiò rapidamente tra le tasche appese alla sua cintura, fino ad estrarne una piccola ampolla.
    Cercarono di far bere il contenuto a Sakir, ma il liquido tendeva più che altro a scorrere fuori dalle sue labbra.
    “Non possiamo far altro che provare… pregate per il vostro amico, e che gli Déi siano generosi…”

    Né Vuran né Lethyr sembravano molto ottimisti, ma quando Sakir fu trasformato in topolino la situazione sembrava abbastanza stabile.
    “Facciamo in fretta. Potrebbe non avere molto temp…”
    Vuran non fece a tempo a completare la frase, perché davanti i loro occhi Sakir si stava nuovamente trasformando, tornando alle sue sembianze naturali, e un simile cambiamento poteva voler dire solo una cosa: il loro compagno non ce l’aveva fatta.
    Lethyr scoppiò in un pianto disperato, ed anche Vuran, per quanto lo conoscesse da poco, sembrava notevolmente turbato dall’accaduto.

    Ai tre non rimase dunque altro che tornare verso il resto dell’esercito.
    La strada fu molto più lunga e difficoltosa di quanto la ricordavano, e i singhiozzi di Lethyr facevano sanguinare i loro cuori come una ferita che mai si sarebbe rimarginata.
    Quando arrivarono a destinazione erano stanchi, distrutti e terribilmente demoralizzati: la battaglia contro gli orchi era stata vinta, e gli uomini della Decima Legione sembravano sereni, ma quella vittoria – a loro – era costata veramente troppo.

    – NARWAIN GALATHIL –
    Narwain non aveva ricevuto risposta da Kirara, ma sapeva che la sua Spia avrebbe eseguito l’incarico in maniera impeccabile, e che presto avrebbe ricevuto un rapporto dai Sergenti rimasti al campo.
    Riferì a Bree la triste notizia e le affidò il compito di riorganizzare le truppe e prepararsi al viaggio di ritorno, ma non ebbe la forza di fare altro…
    Il sangue perso era stato troppo, la ferita profonda e non ancora curata, e prima di riuscire a fare un altro passo la Vicecomandante perse i sensi, cadendo nell’oblio.

    Quando si svegliò si trovò avvolta da una rilassante penombra, in una tenda di fortuna.
    L’orribile ferita era stata abilmente medicata, ma si sentiva ancora debole e sapeva che avrebbe avuto bisogno di un poco di riposo prima di potersi rimettere in marcia.
    Dall’esterno della tenda non giungevano suoni allarmanti e, se non fosse stato per la notizia ricevuta poco prima di svenire, l’elfa avrebbe quasi potuto godersi quegli istanti di pace.
    “Lady Galathil…”
    La voce la colse un po’ di sorpresa. Non ci aspettava che ci fosse qualcuno accanto a lei, tantomeno il sergente Skoll.
    “Volevo solo assicurarmi che steste bene… come vi sentite?” domandò, e sembrava quasi imbarazzato.

    – TORGAN –
    Alla parola “spasimante” Astrid fece una smorfia, e regalò a Torgan un pugno sulla spalla – non troppo forte, ma abbastanza da farsi sentire.
    “Questo è per avermi impedito di ucciderlo con le mie mani!” esclamò, falsamente stizzita, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

    “Questa volta confesso che non avrei scommesso un soldo bucato sulla mia pellaccia! Hai visto quanti erano?”
    La barbara sembrava voler ignorare di proposito le condizioni del mezz’orco, forse proprio per evitare di fargliele pesare. Nonostante la stazza e l’atteggiamento rude, era molto più dolce di quanto non volesse lasciar vedere.
    “E probabilmente non ce l’avremo fatta senza quei costrutti! Ma li hai visti?!”
    Torgan, in realtà, non li aveva visti. Fu Astrid ad indicarglieli in quel momento, lasciandolo senza fiato: erano delle gigantesche creature che sembravano fatte di ghiaccio.
    “Quando sono arrivati la terra ha tremato di brutto! Ma ci hanno assicurato la vittoria, quindi ehy, chi sono io per protestare per un piccolo terremoto?”

    – GRUBEN –
    “Ho creato una zona sicura vicino alla corda. Puoi raggiungerci quando vuoi.”
    La voce di Elvar sembrava incredibilmente triste, e tacque per qualche istante dopo quelle poche parole. Quando riprese, la tristezza sembrava unita ad un enorme stanchezza.
    “Fai in fretta… se puoi…”
    Dopodiché la comunicazione si interruppe.

    Il capitano drow era sempre svenuto poco distante da loro. Sul suo volto era dipinto un ghigno sprezzante, che pareva non abbandonarlo nemmeno nell’incoscienza, ma non avrebbe fatto del male a nessuno in quelle condizioni.
    Gruben ebbe così il tempo di occuparsi di Waer.
    La gamba era stata schiacciata dalla trave e aveva qualche ferita superficiale: niente di grave o rischioso, ed il Cerusico riuscì a medicarlo senza sforzo alcuno.
    Tutt’altra storia fu spostare la trave.
    Il mezz’orco dovette imprimere tutta la sua forza in quel compito, e fu solo dopo diversi minuti che riuscì a liberare il soldato. Waer era stato estremamente diligente durante tutto il tempo, e lo aveva aiutato quanto possibile vista la sua situazione.

    Quando fu libero, la prima cosa che fece fu cercare di mettersi in piedi, per saggiare le condizioni della gamba. Dovette fare qualche tentativo, ma alla fine ci riuscì senza troppo sforzo.
    “Ti ringrazio amico mio!” esclamò, abbandonando qualsiasi formalità. “Quel botto è stato davvero pazzesco, non credi?” il panico era passato, ed il soldato sembrava aver solo voglia di scherzare.
    “Dov’è Harad?” domandò dopo un attimo. “Questa diventerà una storia popolarissima in taverna, ma lui è più bravo di me nei racconti!”

    – KIRARA –
    Gli uomini parvero colpiti da quella cortina di luce che aveva avvolto il Lord Comandante e, per un attimo, tutto attorno a Kirara e a Lord Lionclaw fu silenzio.
    La demone volpe restò colpita dall’effetto che aveva creato, perché non pensava di poter suscitare una tale reverenza, ma in breve capì che quel rispetto era per l’uomo che li aveva guidati tanto a lungo, e tanto aveva fatto per tutti loro. Nessuno, forse, lo conosceva intimamente, ma tutti lo rispettavano.
    Rispettavano il suo valore, il suo coraggio, la sua determinazione.
    Rispettavano il suo rispetto per la vita degli uomini, la sua accortezza nelle decisioni, il suo desiderio di non sprecare nemmeno una vita.
    Rispettavano il suo sogno di un mondo finalmente in pace, privo della minaccia dell’oscurità.

    Ed il canto di Kirara, triste ma al tempo stesso deciso, esaltava proprio quel sogno.
    Un sogno che non sarebbe morto con lui, finché almeno uno di loro sarebbe rimasto in vita.

    Quando la demone volpe tornò da Zaymar, persino lui era in silenzio.
    Il suo volto era tirato e severo, ma nei suoi occhi c’era tristezza, una tristezza a stento celata per mostrarsi forte di fronte ai soldati.
    “Grazie per quello che hai fatto.” disse a Kirara con tono piuttosto netto. La sua voce era tesa, ma non per il disprezzo in quell’occasione. Dunque annuì.
    “Riferirò a Lady Galathil ciò che è successo. Potete ritirarvi ora, se lo desiderate. Avete già fatto tutto ciò che potevate.”

    – SAREF –
    Una luce ultraterrena aveva all’improvviso avvolto il corpo di Lord Julian, ed un canto si era levato nell’aria, come se gli Déi stessi fossero scesi sulla terra per omaggiare il Comandante della Decima Legione in un ultimo saluto.
    Quel canto parlava di guerra e di dolore, ma al tempo stesso parlava anche di coraggio e rispetto, valore e determinazione…
    Parlava di un sogno, il sogno di un uomo, il sogno di un mondo migliore ed in pace, il sogno della Luce…
    Quando il canto terminò anche la luce scomparve, ed il corpo di Lord Julian apparve agli occhi degli uomini come fosse semplicemente abbandonato in un dolce sonno profondo.

    Il silenzio era calato attorno a loro in seguito a quel canto, un silenzio carico di rispetto verso quell’uomo che tanto a lungo li aveva guidati, ed anche Seraf parlò a bassa voce, quando porse la sua domanda al sergente Zaymar.
    “Conducetelo nella sua tenda.” dette ordine il sergente, con voce tesa. “E’ lì che deve riposare. Vi ringrazio per il rapporto Mastro Illusionista. Una volta assolto quest’ultimo compito potete ritirarvi.”
    Saref non se lo fece ripetere due volte, e tramite un incantesimo portò il corpo di Lord Julian nella sua tenda, chiudendone poi i lembi in modo che il suo riposo potesse essere inviolato.

    Allontanandosi dunque da quel luogo, cercò i suoi compagni di squadra.
    Per sua fortuna, Andrej e Usharad erano già insieme: il tiefling aveva portato una brutta ferita ad una gamba e i cerusici di campo stavano provvedendo a medicarlo. Usharad era stato sfregiato in volto, invece, e un’orribile ferita rossastra gli attraversava un occhio. Quando lo videro, gli fecero cenno di raggiungerlo. Nessuno dei due sembrava felice.
    “Alla fin fine ce la siamo cavata piuttosto bene…” commentò Andrej, ma il suo tono non era allegro e spensierato come al solito.
    Usharad era cupo in volto, e non distoglieva lo sguardo dal medico che si stava occupando di lui.
    “Janota non ce l’ha fatta…” commentò soltanto. “Questa battaglia è stata una carneficina… abbiamo perso troppi uomini…”

    #2012
     Meeme 
    Partecipante

    Bree era stata la prima a cui aveva dato la notizia della morte del Lord Comandante, la mezz’orca era fidata e sapeva che una simile tragedia doveva aspettare ad essere divulgata. La paladina era stanca, aveva perso molto sangue, ma i guaritori erano stati rapidi e lei era abituata alle ferite in battaglia. Il campo sembrava tranquillo, la vittoria aveva risollevato gli animi e la tenda dove era stata sistemata era avvolta da una piacevole penombra.

    Aveva lo sguardo perso pensando a come poter dare la brutta notizia all’esercito quando si accorse del sergente venuto a controllare le sue condizioni e sembrava preoccupato. “Sto bene, sergente Shadowblade. E prima che me lo chiediate, non ho intenzione di mettervi nuovamente agli arresti, data la situazione avremo bisogno anche di un sergente indisciplinato come voi…” Scosse il viso e provò a muovere la gamba ferita, ma non riusciva ancora a mettersi in piedi. “La sergente Bree è stata informata sugli ultimi avvenimenti e ritengo opportuno riferire la notizia anche a voi prima di partire.” La paladina non amava girare intorno all’argomento ed anche questa volta preferì essere diretta a costo di sembrare insensibile. “Il nostro Lord Comandante è morto, sto aspettando un rapporto del sergente Voidseeker per illustrare la situazione, ma la notizia è certa.” sussurrò con la solita freddezza. “Julian… il Lord Comandante, era malato da tempo, potrebbe essersi spento a causa del male che lo affliggeva, ma senza un rapporto preciso non voglio fare congetture.” Concluse mettendosi in una posizione seduta.

    #2013
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll aveva fatto uno dei suoi soliti sorrisi alle parole di Narwain.
    “Sapevo che non potevate resistere senza di me! Anche se devo dire che la vita agli arresti non fa precisamente per me…” aveva commentato con una risata.
    Alla fine era sempre il solito nano dalla battuta pronta e la risata facile, ed era per questo che la sua compagnia, in fondo, non era troppo sgradevole.

    Ma la risata gli si strozzò in gola quando Narwain gli riferì le ultime notizie che provenivano dall’accampamento.
    La guardò a lungo, in silenzio, gli occhi fissi in quelli di lei come se non riuscisse realmente a credere a quella notizia, e solo dopo diversi minuti abbassò lo sguardo, abbattuto.
    “…non sapevo nulla della malattia del Lord Comandante…” disse con un filo di voce. “Avrei voluto…” scosse la testa, come rendendosi conto che qualsiasi cosa sarebbe stata superflua.

    “Vi chiedo scusa per il mio comportamento sul campo di battaglia, Lady Galathil.” disse infine, dopo un lungo, profondo sospiro.
    “Non avrei mai voluto mettere in pericolo la vostra vita, credetemi.”

    #2014
     Meeme 
    Partecipante

    “Ed io non posso passare il resto della mia vita a combattere contro la vostra insubordinazione.” Rispose lei abbozzando un sorriso. La conversazione però non poteva continuare nella spensieratezza, non dopo la notizia della morte di Julian. “Io e la consigliera eravamo le uniche a conoscenza della sua malattia. Il Lord Comandante era un uomo molto riservato e non c’era nulla che si potesse fare per aiutarlo.” Spiegò per mitigare il vuoto dovuto all’ineluttabilità di quella fine. La perdita del Comandante avrebbe causato un’ondata di disperazione nei soldati e lei avrebbe dovuto guidarli attraverso tempi oscuri. “Continueremo a combattere, sergente Shadowblade, questo è quello che lui avrebbe voluto.” rispose risoluta.

    La paladina lo lasciò parlare senza interromperlo, ogni tanto cercava il viso del nano ed i suoi occhi ambrati per analizzarne il comportamento. Era chiaro che il rimorso lo avrebbe distrutto prima o poi, l’essere sopravvissuto al fratello non era un dolore che avrebbe dimenticato. “Guardatemi, sergente Shadowblade.” lo fissò con più attenzione costringendolo a mantenere il contatto visivo. “Non è stata colpa vostra…” sussurrò gentile ed alzò una mano per interrompere qualsiasi sua risposta. “La mia ferita non è grave, in guerra capita di ferirsi, i guaritori mi hanno messa a riposo per precauzione, ma non è questo ciò che intendo.” spiegò indovinando i suoi pensieri. “Mi riferisco a vostro fratello, sergente Shadowblade…” Sospirò sapendo che quel pensiero lo avrebbe fatto soffrire.

    “Guardatemi…” disse seria perché dovevano affrontare quella situazione. “Non è stata colpa vostra…” ripeté non staccando gli occhi da quelli di lui. “Questa vita vi appartiene. Non dovete ripagare nessun debito per quello che è successo, rischiando la vita non vi sentirete meglio e non onorerete la memoria di vostro fratello. Smettete di soffrire e pensate a vivere, ma vivere veramente… non per altri o per il ricordo di altri, ma per voi stesso. So che negherete tutto, ma nascondere la sofferenza accrescerà solo il dolore e con esso il rimorso.” Disse quelle parole con foga perché voleva aiutarlo. “Perdonate voi stesso, sergente Shadowblade. Io vi ho già perdonato…” gli confidò sfiorandogli una mano per consolarlo con un gesto che trovò quasi naturale. “Non è stata colpa vostra… non è mai stata colpa vostra…” sussurrò ancora continuando a sorridergli con dolcezza.

    #2015
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll annuì lentamente. La notizia era stata pesante, ma peggio ancora lo sarebbe stata per il resto dell’esercito, e tutti loro sapevano di dover mantenere la calma anche per il resto degli uomini. Se loro fossero caduti nel panico, l’Esercito sarebbe stato perduto, e non se lo potevano permettere.
    “Continueremo a combattere…” confermò, nonostante la sua voce tremasse molto più di quanto avrebbe probabilmente voluto.

    Rimase in silenzio per altri istanti. Poi, quando Narwain parlò di nuovo, si perse nei suoi occhi come se fossero l’unica cosa che importasse davvero in quel momento.
    “Avete ragione.” concesse infine, dopo un lungo momento di silenzio. Sospirò e si voltò per un attimo.
    “Non ho mai accettato la morte di mio fratello, non posso negarlo. Però ho riflettuto molto su ciò che mi avete detto l’ultima volta, e per questo, davvero avete ragione.”
    Tornò a guardarla, e c’era una strana luce dei suoi occhi.
    “Quando mi ha donato la sua vita l’ha fatto perché voleva salvarmi… non ho il diritto di sprecare il suo sacrificio.”
    Fece un sorriso un po’ triste.

    “Per questo, ancora di più, vi chiedo scusa. Non rischierò di sprecare il dono di mio fratello. Non di nuovo.”
    Le sorrise di nuovo, con quel sorriso triste che lo contraddistingueva, e poi gli porse una piccola busta sigillata.
    “Questa è per voi, Lady Galathil. Spero che la accetterete, come avete accettato le mie scuse.”

    #2016
     Meeme 
    Partecipante

    C’era qualcosa di strano nel modo in cui lui la guardava, la voce del nano era triste e lei si chiese se sarebbe mai tornato il sergente allegro e solare di sempre. “Non dovete chiedermi scusa, dovete superare questo dolore e smetterla di cercare il pericolo perché vivere una vita che non è una vita è la peggiore delle morti.” continuò lei severa. “Ho bisogno di fidarmi di voi, di affidarvi i miei soldati e non posso farlo se il vostro scopo è ripagare un debito con un fantasma. Speravo che le parole di vostra sorella bastassero a calmarvi, ma dovevo essere io ad introdurre questo discorso.” Ora si sentiva sciocca ad aver affidato un simile compito ad una civile. “Siete sopravvissuto e questo non deve pesare sulla vostra anima… I soldati ammirano il vostro buon umore, fate che sia autentico per il vostro bene e per le sorti di questa guerra.” sospirò sperando bastasse e si sorprese quando lui le consegnò una busta.

    L’apri e quello che lesse la lasciò senza parole. La busta conteneva un’altra poesia:

    *Quando le ore scorrevano serene, e il cielo era splendente, senza nubi,
    la tua grazia guidava verso te la mia anima, temendo si perdesse.
    Ora che le tempeste del destino mi offuscano il presente ed il passato,
    fa’ che il futuro risplenda radioso di questa cara speranza di te.*

    Scosse il viso e guardò il nano dubbiosa. “Chi vi ha consegnato questa lettera?” domandò e poi le parole le morirono in gola…

    Non gli era stata consegnata da qualcuno… Era lui stesso ad averla scritta. “Siete voi… siete sempre stato voi…” Piegò la lettera ed all’improvviso ogni cosa sembrò chiara: ogni sua parola, ogni suo sguardo, ogni battuta… Era innamorato di una donna sposata e quella donna sposata era lei. “Io non capisco…” era nervosa e non sapeva cosa dire e cosa non dire. Non riusciva a comprendere cosa avesse fatto al povero sergente Shadowblade per indurlo a corteggiarla.

    #2017
     Elan 
    Partecipante

    – NARWAIN GALATHIL –
    Skoll regalò alla paladina un sorriso addolcito mentre lei realizzava sconvolta a chi fossero sempre appartenute tutte quelle poesie.
    “Mi rendo conto di essere stato forse un poco… complicato… e… beh, misterioso, ecco.” disse continuando a guardarla.
    “Ma avvicinarsi a voi, devo ammetterlo, è altrettanto complicato.”

    Il suo sorriso era dolce mentre continuava a guardarla, e non sembrava la stesse prendendo in giro per quella reazione confusa ed anche un poco buffa.
    “Non c’è niente da capire.” aggiunse dopo un poco, avvicinandosi a lei e sfiorandole una ciocca di capelli.
    “Permettetemi soltanto di restare al vostro fianco. E’ questa l’unica cosa che vi chiedo, Narwain…” aggiunse, chiamandola per nome per la prima volta.

    Quindi, senza permetterle di rispondere, le sfiorò il volto in una carezza e la baciò.

    #2018
     Meeme 
    Partecipante

    Non stava davvero succedendo a lei, non a Narwain Galathil, cinquantottesima in linea di successione e vicecomandante della Decima Legione. Le venne spontaneo chiedersi da quanto tempo il sergente fosse innamorato di lei, dalla missione nel sottosuolo? Si sentì ridicola ricordando il commento del nano sulla bellezza oltre il portale, credeva si riferisse al paesaggio, ma ora era certa che stesse pensando a lei. “Come ho fatto a non accorgermi di tutto questo…” esclamò in un sussurro. “Non vi ho mai incoraggiato in questa follia, non credo di averlo mai fatto!” Aveva bisogno di giustificare quello che stava accadendo, ma il sergente aveva ragione. Avvicinarsi a lei era complicato ed aveva agito nell’unico modo possibile per evitare un secco rifiuto.

    “Non avete il permesso per chiamarmi per nome, sergente Shadowblade…” commentò con una punta di imbarazzo nella voce. E quando le sfiorò il viso lei comprese che stava per baciarla e non lo fermò. Lasciò che il sergente la baciasse senza comprenderne il motivo e quella sensazione fu piacevole e sbagliata al tempo stesso. Chiuse gli occhi e quando si separarono guardò il nano confusa e nervosa. “Questo non deve accadere mai più…” mormorò risoluta. Era tutto assurdo e surreale. Narwain non riusciva a trovare il nesso degli eventi che l’avevano trascinata in una situazione così imbarazzante.

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