I Guardiani delle Libere Nazioni

Questo argomento contiene 290 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Ilmarien 6 anni, 6 mesi fa.

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  • #3099
     Elan 
    Partecipante

    Megan fece un sorriso un poco tirato. Sperava davvero di poterne sapere un po’ di più, ma immaginava di doversi accontentare per il momento.
    Avrebbe fatto qualche ricerca in un secondo momento. Per ora, era decisamente meglio che rimanesse focalizzata su quel che doveva fare, se no rischiava col finire per perdersi di brutto.
    “D’accordo. La ringrazio signor Yulenkov, la ringrazio per la sua disponibilità e le sue informazioni. Vi garantisco che non pubblicherò nulla prima di aver ricevuto il via libera, ci tengo abbastanza alla mia salute!” fece una piccola risata.
    Scherzare di solito aiutava a stemperare la tensione, ma evidentemente non aveva di fronte un individuo in vena di risate.
    *Anche se mi chiedo perché continui a stupirmi ancora… quando mai ho trovato qualcuno di simpatico in queste situazioni?!* pensò tra sé e sé mentre si congedava.

    Per lo meno, comunque, non era stata rispedita a casa in maniera del tutto scortese.
    Aveva un’altra meta e – possibilmente – la speranza di ottenere qualche cosa di più in questo nuovo albergo.
    Certo, Richard prima o poi gliel’avrebbe pagata per quegli incarichi noiosi, lunghi e assolutamente tediosi.

    Mentre si recava all’uscita dell’Empire Boulevard telefonò rapidamente al giornale, avvisando che ci avrebbe messo probabilmente di più del previsto e che, in ogni caso, la pubblicazione avrebbe richiesto del tempo per via delle solite autorizzazioni che puntualmente mancavano nel momento sbagliato.
    Non specificò alcun dettaglio – conosceva fin troppo bene i suoi polli, e non voleva che qualche idiota pubblicasse scemenze al posto suo – e cercò anche di essere il più sbrigativa possibile.
    Una volta arrivata all’albergo indicatole da Yulenkov cercò l’usciere e si presentò garbatamente con uno dei suoi migliori sorrisi.

    “Buongiorno, Megan Reed del Capitol Daily News. So che forse la mia richiesta è un po’ bizzarra ma, ecco… sto cercando un corporativo con un garofano rosso. Per caso lei saprebbe indicarmi dove trovarlo?”

    #3108
     Meeme 
    Partecipante

    ” Andrà tutto bene, Stanford! Sono certa che farete un ottimo lavoro.” lo motivò lei. “E non ho intenzione di malmenarlo, solo spaventarla a morte!” rise e cercò uno dei suoi sigari. ” Posso fumare, vero? Mi aiuta a pensare.” ammiccò prima di collegarsi agli archivi.

    Stanford era un tecnico, avrebbe sicuramente apprezzato l’alternativa di collegare il sospetto al cyberspazio. Lei preferiva ancora calpestare la faccia dei civili per farsi dire qualcosa, ma il collega non sembrava uno stomaco forte e non voleva farlo vomitare.
    Scollegando gli archivi tornò dall’uomo e propose il cyberspazio come modalità di recupero informazioni. “Ricreiamo gli eventi in cui aizzava la folla, facciamolo entrare del finto laboratorio, vediamo come si comporta e se contatta qualcuno.” concluse pronta a procedere.

    #3109
     Evanderiel Til Xalieran 
    Partecipante

    Seishin si diede da fare per organizzare le contromisure sul tetto. Era un uomo d’azione, ma odiava andare allo sbaraglio e in quel caso non conosceva il distretto, mentre la samurai probabilmente sì. In quel momento era meglio assecondare i suoi ordini.

    Chiamò l’hovercraft perché atterrasse appena avesse visto il tetto libero e raggiunse gli uomini che ancora combattevano dietro di lui, ora che almeno per qualche momento il flusso di assalitori si era arrestato.
    Doveva ad ogni costo far atterrare i rinforzi mandati insieme a lui dall’Overlord, in modo da poter fornire assistenza anche al piano terra, sperando che la samurai sapesse il fatto suo e non venisse travolta mentre lui sistemava le cose sul tetto.
    Una volta scesi e dati gli ordini per la protezione dell’edificio, dentro e fuori, l’avrebbe subito raggiunta con il teletrasporto.

    #3114
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Abel guardò per qualche secondo negli occhi il loro prigioniero e poi gli tolse il bavaglio per permettergli di rispondere alle sue domande.

    “Buongiorno signor Pryce, mi chiamo Abel Brandt e mi hanno mandato qui perchè qualcuno mi ha riferito che sarebbe nel vostro interesse aiutarci in merito alla rinascita dei Guardiani delle Libere Nazioni: ho avuto modo di studiare il vostro passato e per il momento ho solo una domanda da fare…perchè dovremmo fidarci della vostra parola?”

    Il tono della sua voce era al momento molto cordiale, non aveva intenzione di spaventarlo o di rendersi ostile voleva mostrarsi sincero nei suoi confronti per verificare così se veniva in qualche modo contraccambiato…

    #3133
     Ilmarien 
    Partecipante

    Megan Reed
    L’usciere la squadrò da capo a piedi e replicò: “Mi dispiace ma non forniamo questo tipo di servizio. Le consiglio di rivolgersi all’Old Memorial, forse sapranno accontentarla”. Nel mentre le fece segno di non rispondere e le indicò una porta nel sottoscala di fianco alla sua scrivania. Megan la aprì e a un cenno d’assenso dell’impiegato scese le scale in un seminterrato dove due operai stavano sistemando delle casse. Si fermarono quando la videro entrare, e Megan si rese conto che probabilmente non erano operai, le loro tute sembravano rigonfie come se avessero una corazza sotto. Anche questi senza parlare le indicarono una porta sul fondo.

    Megan entrò in una specie di vestibolo con diversi armadietti e in fondo uno di quei rilevatori di oggetti metallici subito prima di una grossa porta blindata. La luce veniva da una lampadina tremolante nel mezzo della stanza, che gettava lunghe ombre sulle pareti grigie di cemento. All’improvviso Megan sentì uno strano fruscio seguito da una voce registrata, probabilmente una registrazione vecchia che usava ancora quei grandi dischi neri in vinile: “Siete pregati di rimuovere tutti gli oggetti metallici e riporli negli appositi armadietti”.

    Abel Brandt
    Pryce strabuzzò gli occhi non appena gli venne levato il cappuccio, e sbatté le palpebre diverse volte per abituarsi alla luce, prima di piantare gli occhi su Abel e osservarlo attentamente. Ascoltò le sue parole, poi si guardò brevemente intorno e rispose: “Perché, come ogni Mistico della Fratellanza, voglio aiutare a fermare l’Oscura Simmetria. La mia organizzazione era politica, si, ma non necessariamente violenta e di sicuro non segreta. Le loro azioni più recenti, perlomeno da quanto mi è stato raccontato in prigione, ricordano l’operato di una cella terroristica che dell’organizzazione da me creata”. Aveva risposto in tono pacato e dimesso guardando Abel con occhi spenti. “L’Inquisizione sospetta che l’Oscura Legione sia coinvolta” proseguì “se è questo il caso avete la mia piena collaborazione. Per come la vedo io i Guardiani delle Libere Nazioni” e per un attimo la sua voce incespicò in un moto di tristezza “non… sono rinati, sono stati corrotti”.

    Seishin
    Gli uomini si schierarono rapidamente, prendendo posizione sul tetto e usando le varie strutture come copertura. Mentre l’hovercraft ripartiva la situazione era sotto controllo, e Seishin poté teletrasportarsi nella certezza che il tetto sarebbe rimasto saldamente nelle loro mani. Lo scontro davanti al portone principale fu rapido e brutale. La samurai stava facendo un buon lavoro di contenimento e l’arrivo di Seishin fu determinante a volegere la situazione a loro favore.

    La sua capacità di teletrasportarsi spaventò la folla, e dopo che lui e Saori ebbero mietuto una decina di vittime in pochi secondi la piazza si svuotò con grande velocità e la vittoria arrise alla Mishima. “Gloria al Signore Supremo!” disse Saori e le sue guardie replicarono “Gloria!” rapidamente seguite dagli uomini sul tetto. “Presto, occupatevi dei feriti, e qualcuno chiami Yung-han, che ha lavorato come medico. Portate gli altri feriti fuori dalla barricata, così che i loro familiari li possano recuperare” continuò Saori dando ordini a destra e a manca. Poi si soffermò su Seishin: “Bel lavoro, vedo che Lady Komiha rispetta gli impegni presi, con chi ho il piacere?” disse unendo le mani sotto il mento mentre cinava il capo in un saluto formale.

    Kasey Bates
    “Ehm.. grazie, speriamo!” disse grato del complimento “e direi che possiamo… spaventarlo a morte, fintanto che non ci sono tracce troppo vistose della tortura dovrebbe andare bene” ragionò sorridendo alle parole di lei. Fece un cenno d’assenso quando lei gli chiese di fumare, prima di andare a preparare tutto. Quando lei gli propose l’uso del cyberspazio, disse: “Huh, non ci avevo pensato, in effetti è una buona idea. Non possiamo leggergli la mente però possiamo ingannarlo. Ricreare virtualmente la folla non è un problema, cosa mettiamo nel laboratorio? Ci mettiamo cose incriminanti o lo lasciamo vuoto? Un altro problema sarà impersonare i suoi collaboratori più stretti nella folla e i superiori che eventualmente chiamerà, vediamo se c’è qualche indicazione tra i suoi effetti personali” disse svuotando una borsa di plastica.

    Purtroppo non c’era molto, una decina di biglietti da visita di Adam Kemper, con l’indirizzo della Nathaniel’s Chapel, l’unica cappella della Fratellanza nel distretto. C’era anche una tessera della Fratellanza, confermando che Adam Kemper era un Adepto della Missione, il Terzo Direttorato della Fratellanza. Diversi fogli con varie prediche “evidentemente ha paura di dimenticarsele” commentò Stanford ironicamente. Sul retro di uno di questi Kasey vide un appunto a matita: Esteban Casillas, Robert+Jaime, Karl.

    #3138
     Elan 
    Partecipante

    Megan rimase talmente perplessa dalla prima risposta dell’usciere che la sua prima reazione fu di rimanere immobile, sbattendo appena le palpebre, cercando di capire se la stessa prendendo in giro o meno.
    Fu solo quando ricevette cenno di raggiungere una porta che tirò un grosso sospiro di sollievo, riprendendo colorito all’istante.
    L’idea di aver fatto la figura della deficiente non le sarebbe piaciuta molto.
    “La… ehm… la ringrazio…” si azzardò soltanto a dire, prima di seguire le indicazioni che le venivano fornite.

    Dove si ritrovò… beh, non era sicura di saper descrivere con precisione quel posto.
    Armadietti, porte blindate, rilevatore di oggetti metallici… si sentiva come se fosse capitata in una sorta di camera di sicurezza iperprotetta.
    E, cosa ancora peggiore, aveva la terribile sensazione di essersi cacciata in una situazione terribilmente pericolosa.
    *Sai che novità…* si trovò a pensare.

    Era talmente tesa che quando sentì il fruscio e la voce registrata, per poco non fece un salto per lo spavento.
    “Sì, sì, d’accordo, tolgo tutta la robaccia metallica!!” si trovò a rispondere al vuoto, piuttosto tesa a dire la verità.
    Scelse dunque un armadietto, riponendo con cura tutti gli oggetti di metallo che poteva portare con sé (cintura, chiavi, penne… cos’altro poteva avere di metallico? Per sicurezza tolse anche braccialetti ed orecchini, che non voleva sicuramente causare qualche enorme putiferio per colpa di un po’ di stupida bigiotteria!) e richiudendolo alle proprie spalle con altrettanta attenzione.
    Quindi si schiarì la voce, non molto sicura di come muoversi a quel punto.
    “Posso… ehm, posso passare, ora?” domandò nuovamente al vuoto, sentendosi a dire il vero leggermente ridicola per l’assurdità della situazione.

    #3139
     Meeme 
    Partecipante

    “Mettiamo qualcosa di utile, ma non incriminante. Lasciarlo vuoto lo farebbe insospettire!” rispose tirando una boccata al suo sigaro ed offrendolo poi a Stanford. “Mettiamo la nube delle granate fumogene, se dovesse chiamare collaboratori farà fatica a distinguerne i tratti, dato che non ha comunicatori i suoi amici dovevano trovarsi in mezzo al casino.” Gli affetti personali davano l’idea di un fanatico noioso e con il cervello fatto a prediche. I civili erano inutili, i civili che predicavano erano anche peggio…

    “Improvviseremo in base ai nominativi che abbiamo recuperato. Se non dovesse funzionare ho intenzione di minacciarlo con ceffoni e ficcargli quelle prediche su per il cul*. Gli farò rimpiangere di non essere andato in bagno prima dell’interrogatorio.” Fece l’occhiolino al tecnico e scrocchiò le dita. Era il momento di entrare in azione, sperava che il cyberspazio fallisse in modo da rintronare quel fanatico a dovere.

    #3142
     Evanderiel Til Xalieran 
    Partecipante

    “Seishin” disse il samurai facendo a sua volta il saluto formale. “Voi siete l’ufficiale di comando della corporazione in questo distretto o siete il capo della security del complesso?” chiese per capire con chi aveva a che fare.

    Poi si guardò attorno notando ancora alcuni cittadini che si allontanavano velocemente tra gli edifici che circondavano la piazza davanti al complesso.
    Rivolse di nuovo l’attenzione a Saori. “Vista l’urgenza della situazione non mi hanno spiegato la natura del problema, ma a quanto pare si tratta di una rivolta popolare con tanto di pietre e armi rudimentali… se non fossimo a Luna City mi sarei aspettato anche forconi e vanghe… – abbozzò un sorriso per sdrammatizzare la situazione – state nascondendo un mostro o uno scienziato pazzo qua dentro?”

    In realtà si pentì quasi subito di quelle parole, poiché non era un segreto che la tecnologia Mishima, così come i suoi poteri e il Ki in generale, non erano ben visti dalla Fratellanza e coloro che seguivano fedelmente il loro credo. Quindi in realtà lui stesso poteva essere considerato un mostro.
    Probabilmente è il motivo per cui sono scappati tutti vedendomi apparire in mezzo a loro…

    #3143
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Abel non aveva motivi per non credere alle parole di Pryce: lo capiva dal suo tono dimesso, dalla sua fierezza nel ricordare chi era stato e anche dalle carte che testimoniavano le sue opere.

    “Allora da quello che mi dite i Guardiani erano all’epoca un movimento solamente politico che nulla aveva a che fare con gli eretici e su questo comincio a non dubitarne… ma allora cosa avete fatto voi di così grave per meritarvi la prigione a vita ma non una condanna a morte o un trasferimento ad altre mansioni? Siete andato contro qualcuno di estremamente influente?”

    Abel a quel punto non era quasi più interessato al discorso Guardiani, quelli sarebbero stati controllati ed eliminati se l’esigenza lo richiedeva…era la storia del Mistico e quello che aveva scoperto che lo interessava e d’altronde se dovevano lavorare insieme doveva scoprirne ogni segreto.

    #3148
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    “Bene” disse Stanford prendendo il sigaro “vediamo se questo Kemper ci casca”. Aspirò una boccata, soffocò alcuni colpi di tosse con aria vagamente imbarazzata e condusse Kasey in una stanza più ampia con tre lettini. Tutti i dipendenti Cybertronic erano in grado di collegarsi via cavo al cyberspazio, ma per potersi muovere liberamente, o quando c’era una rappresentazione più complessa, era meglio che il corpo nel mondo vero fosse perlomeno rilassato. “Allora, entreremo entrambi come membri della folla, lei gli starà più vicino, io interverrò se ce ne sarà bisogno” disse rivolto a Kasey “e speriamo che ci dica tutto subito” aggiunse in tono speranzoso.

    Uno dei tecnici, un tipetto grassoccio dai capelli unti si avvicinò e disse con una vocetta acuta: “Sarete i più vicini a lui, dalla registrazione che abbiamo sembra che parlasse spesso con loro. Se dovesse chiamare qualcun altro vi trasferiremo da un individuo all’altro, stategli vicino e non dovrebbero esserci problemi. Se doveste muovervi da un posto all’altro ci serve tempo per creare l’ambiente virtuale, per cui potreste doverlo trattenere. In questo caso vedrete un riflesso abbagliante da qualche parte nell’ambiente circostante, che sparirà non appena saremo pronti” ripassò alcuni appunti che aveva sul tablet, poi disse: “In bocca al lupo!” e si mise dietro al computer.

    Kasey si sdraiò e collegò il suo link neurale, sentendo ancora una volta quella leggera sensazione di vertigine e pian piano vide formarsi davanti a sé la donna, che avrebbe impersonato. Era una tipica donna del distretto, piena di tatuaggi, vestita di abiti di seconda mano pieni di rattoppi, e armata con una robusta spranga di acciaio, probabilmente rubata dall’infrastruttura di una delle fabbriche. Vide anche brevemente la forma di Stanford, un uomo di mezza età [OOG: circa trentacinque anni anche se ne dimostra cinquanta, l’età media è più bassa] ormai calvo e vestito con un rozzo giubbotto antiproiettili, probabilmente rubato al cadavere di una guardia.

    Di colpo entrambi vennero catapultati in mezzo alla scena, tra le urla della folla e il fumo delle granate che stava rapidamente oscurando tutto. Kasey distinse al suo fianco la figura di Kemper, che si era girato di scatto, guardando verso il vicolo da cui lei stessa era uscita nel mondo reale. Tossì più volte, l’odore acre delle granate fumogene non era gradito ai suoi polmoni completamente umani. Si infastidì della cosa, ma rimase anche colpita dalla precisione del dettaglio realistico. Seguì Kemper, il quale utilizzò i poteri dell’Arte per spalancare con un singolo colpo le porte del laboratorio, che apparì diverso, più piccolo e svuotato come se fosse stato abbandonato in fretta. “Gloria alla Fratellanza, e morte all’Oscura Legione!” urlò Kemper, e la folla si scatenò in un urlo di gioia.

    Seishin
    Saori rimase un po’ sorpresa alla domanda di Seishin “Beh, tecnicamente sono il Samurai della corporazione nel distretto, in pratica sono qui perché sono la figlia del Liege Lord Djang Hanshu, proprietario della Hanshu Motors… e si, si tratta di una rivolta popolare” proseguì mentre gli faceva segno di seguirla “ma sono organizzati dai Guardiani delle Libere Nazioni, che hanno tagliato i cavi della corrente e hanno fatto saltare la porta con un missile prima dell’assalto” disse mostrandogli il vistoso foro nella porta all’altezza della chiusura “e se non avessimo avuto un generatore secondario non saremmo neanche riusciti a chiamarvi”.

    Seishin vide che il missile non era stato sufficiente a distruggere completamente la porta, che era solida e con l’intelaiatura rinforzata, ma ne aveva compromesso la chiusura “Abdel, trova un modo di chiudere la porta, una barra di metallo, mettici qualcosa contro, insomma, deve potersi chiudere e restare chiusa” disse Saori a una delle guardie. Una volta dentro lei lo condusse in uno degli uffici sul retro. Una volta dentro Seishin si guardò intorno.

    Era uno di quegli ambienti tradizionali Mishima, ampie tappezzerie di seta, la grande scrivania, il simbolo della corporazione ovunque e spesso ricamato in oro, c’era perfino l’angolo con l’altare ai Sette Saggi. Probabilmente c’era roba vecchia di almeno qualche secolo qui dentro, forse addirittura qualche oggetto dell’Età dell’Oro, prima dell’Oscura Simmetria. Saori si tolse l’elmo, rivelando una lunga coda di capelli neri lisci che teneva chiusa nell’elmo. “no, niente scienziati pazzi, fabbrichiamo moto e scooter…” si interruppe vedendo lo sguardo curioso di Seishin “Ah, l’ufficio di famiglia, rimasto più o meno così da oltre dodici generazioni. Ormai tutte le riunioni le facciamo nel centro città, ma abbiamo tenuto questo ufficio così per ragioni di prestigio. Dopotutto questa è la fabbrica dove è nata la compagnia” concluse.

    Abel Brandt
    Un sorriso amaro comparve sul volto di Pryce: “Non sono mai stato condannato alla prigione a vita. L’Inquisizione per sua stessa natura non deve processare, deve solo accusare. Sono tenuto in isolamento perché… l’alternativa è farmi sparire per sempre. Si, sono andato contro qualcuno di estremamente influente, nello specifico le Corporazioni. Quando ho fondato i Guardiani volevo riportare la giustizia nel nome delle antiche Nazioni della Terra, che le Corporazioni hanno distrutto in nome del profitto” fece una pausa rimuginando sul passato. “Ma basta parlare di ciò che è stato, posso aiutarvi a trovare i Guardiani e fermare gli eretici. Sempre se siete disposto a credermi, si intende” e restò in attesa di una risposta di Abel.

    Megan Reed
    Dopo un lungo momento di silenzio la porta si aprì con uno scatto metallico e Megan oltrepassò lo scanner che per fortuna non suonò. All’interno quello che sembrava un grande call center, se non ché regnava un gran silenzio, tutti erano chini sulle proprie scrivanie, non a parlare ma ad ascoltare. Si trattava probabilmente di un centro di monitoraggio del Cartello.

    Megan ne aveva sentito parlare, il Cartello utilizzava la tecnologia per spiare corporativi corrotti e usava le informazioni raccolte per facilitare i negoziati inter-corporativi. Tuttavia l’esistenza di un luogo simile non era mai stata dimostrata pubblicamente, da cui la precauzione di farle rimuovere tutti gli oggetti di metallo, per non potere registrare nulla di quello che vedeva. Una giovane segretaria era intenta a scrivere al computer di fianco all’ingresso e la notò con la coda dell’occhio: “Desidera?” chiese in tono monocorde. In quel momento Megan vide due figure che si incamminavano dall’altra parte della sala, e distinse chiaramente l’alta figura di Selim.

    #3248
     Elan 
    Partecipante

    Di tanti posti in cui poteva capitare, Megan non si aspettava di certo di finire in un centro di monitoraggio del Cartello. Ne aveva sentito parlare, ma non ne aveva mai visto uno prima.
    Certo, immaginava, doveva essere perché si trattava di uno di quei posti iper segreti, iper sconosciuti, di cui nessuno sapeva l’esistenza…
    *Normale amministrazione, insomma…*

    I suoi pensieri furono però interrotti dalla domanda della giovane segretaria. Megan era talmente distratta che per un attimo rimase quasi imbambolata a fissarla, e solo dopo alcuni secondi realizzò che forse sarebbe stato il caso di parlare.
    “Ehm, ecco, sì, salve…” esordì. Era ridicolo, ma si stava sentendo quasi una ragazzina alla sua prima intervista! E dire che ne aveva fatta di strada da allora…
    “Salve.” ripeté, cercando di riassumere una certa decisione. “Megan Reed, giornalista del Capitol Daily news.” la sua classica presentazione le metteva una certa sicurezza addosso, e quando riprese il suo tono era un poco più deciso.
    “Le chiedo scusa per il disturbo, sicuramente inaspettato. Sto raccogliendo informazioni sull’attuale situazione del distretto 43, ed è stato il signor Felipe Yulenkov ad indirizzarmi da voi…”

    Stava per aggiungere altro, ma con la coda dell’occhio notò un movimento e, distratta, istintivamente guardò meglio.
    E non ci volle molto perché riconoscesse una delle due figure che camminavano dall’altra parte della sala, complice anche tutto il tempo che stavano trascorrendo insieme.
    “Selim?!” il nome le uscì dalle labbra talmente spontaneamente che forse alla segretaria sembrò stesse ancora parlando con lei.
    Ma la giornalista quasi si era dimenticata della sua presenza e, senza nemmeno dare spiegazioni, si diresse ad ampi passi verso i due uomini.
    “Selim!” chiamò di nuovo, questa volta a voce più alta.
    Lo raggiunse e gli regalò un sorriso piuttosto teso.
    “So che non sai resistere al mio incredibile fascino, ma com’è che ogni volta che il giornale mi manda dietro a qualche stupida pista intricatissima e irrisolvibile finisco sempre per trovare te?”
    Avrebbe voluto dirgliene quattro, in realtà, perché sarebbe stato davvero molto carino da parte sua se avesse accennato a quella situazione prima che succedesse tutto quel casino. O per lo meno con un po’ di anticipo.
    Anche solo per sbaglio.
    Non pretendeva poi molto!
    Ma visto che ormai era davvero più il tempo che passavano insieme che altro, sarebbe stato un gesto molto carino da parte sua.
    Tuttavia si trattenne, vista la presenza dell’altro uomo, ma era certa che lui avrebbe capito benissimo tutti i suoi pensieri dal suo sguardo.

    #3261
     Meeme 
    Partecipante

    *Ecco realizzato il mio sogno di bambina: essere feccia per un giorno!* Commentò studiando l’aspetto che le aveva dato il programma di simulazione. Era fantastico a livello di realismo, Kasey avvertiva i muscoli tendersi, la consistenza della spranga di metallo, il fastidio del fumo e tutti gli altri effetti di contorno come fossero reali.

    L’Adepto era caduto nell’inganno ed aveva utilizzato i suoi poteri per spalancare le porte del finto laboratorio. Sarebbe stato difficile scoprire la finzione per qualcuno completamente ignaro della situazione.
    Lei e Stanford dovevano sfruttare al meglio quella debolezza.
    Urlò di gioia seguendo la folla nel laboratorio e si guardò intorno fingendosi arrabbiata per la fuga dei loro bersagli.
    “Sono fuggiti!” esclamò stizzita e con la spranga buttò in terra alcune carte abbandonate per manifestare al meglio la delusione. Guardò Kemper in attesa di ordini su cosa cercare. “Dobbiamo inseguirli?” domandò accennando alle uscite di sicurezza del laboratorio da cui dovevano essere fuggiti gli occupanti.

    #3280
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Jonathan Pryce aveva fegato e su quello non si poteva dubitare: si era scagliato contro le Corporazioni tradendo la loro fiducia e senza preoccuparsi delle conseguenze e con quelle parole stava mettendo in difficoltà Abel.
    Lui come membro corporativo doveva attenersi alle informazioni standard che venivano insegnate a tutti quelli come lui e mostrare interesse alle parole di un ribelle poteva essere rischiosissimo, ma Abel era sempre stato poco avezzo alle regole e questa storia lo incuriosiva sempre di più ma non poteva tradirsi considerato anche che c’era qualcuno di potenzialmente scomodo dietro quel vetro “Dovrò approfondire l’argomento ma devo essere da solo…non posso permettermi idiozie”.

    “Bene signor Pryce, avremo modo di parlare ancora di questa organizzazione che ha fondato…spero solo che non ci volterà le spalle quando avrà conseguito il suo obiettivo” gli rispose cercando di mantenere una certa neutralità e lo lasciò nella stanza ritornando quindi dalla sua nuova collega.

    “Che ne pensi? Mi sembra sincero e decisamente collaborativo tralasciando quello che ha detto sulle Corporazioni…”

    #3295
     Evanderiel Til Xalieran 
    Partecipante

    A Seishin non era sfuggito lo sguardo interrogativo della donna e si diede dello stupido mentalmente. “Mi dispiace Lady Hanshu… ho passato un periodo della mia vita piuttosto delicato e ho riacquistato il mio status di samurai da poco, vivendo su Luna City come Seishin abbastanza a lungo da sentirmi a mio agio portando ancora questo nome… in questi anni mi sono abituato a parlare più a capi bande, comandanti Capitol e Bauhaus o sacerdoti della Fratellanza che ad altri samurai.”
    “Vi chiedo dunque di perdonare anche la mia mancanza di riferimenti… – fece un gesto all’armatura sulla quale aveva accuratamente rimosso l’ideogramma mezzo cancellato della propria famiglia, senza decidere però se ridisegnarlo, rimpiazzarlo con quello dell’Overlord presso cui prestava i suoi servigi o se conservare almeno all’apparenza una certa libertà individuale. Su Luna City forse era possibile anche l’ultima opzione… – In ogni caso mi stavate parlando di un gruppo di guardiani? Sono lontano dal distretto dove ho vissuto finora, quindi non posso dire di conoscere ogni movimento criminale o eretico che trama tra le corporazioni presenti a Luna City.”
    Nel frattempo Seishin lasciò correre lo sguardo sugli oggetti dello studio, fermandosi in particolare su quelli più antichi. “Sono tutti originali?” chiese alla sua ospite.

    #3299
     Ilmarien 
    Partecipante

    Megan Reed
    La segretaria osservò la scena prima piuttosto preoccupata poi quasi spaventata quando la vide allontanarsi, ma si calmò subito a un cenno di Selim. Selim dal canto suo si era voltato con un’espressione incredula, poi sorridente quando l’aveva vista e infine imbarazzata alle parole di lei. “Eeeeeeeh…” cominciò esitante poi si girò verso il suo collega “scusami un momento, arrivo subito” e condusse rapidamente Megan in una porta laterale in cui furono soli. “Allora, prima che tu mi sgridi, avevo ordine di non parlarne con nessuno, men che meno, e qui sto citando il mio ufficiale superiore, ‘con quella chiacchierona di giornalista’” si affrettò a dire mettendo le mani avanti. “Dunque, l’unico che poteva mandarti qui è Yulenkov, giusto?” chiese come per chiedere conferma.

    Abel Brandt
    Pryce fece un cenno di assenso e replicò: “La mia fedeltà è, ed è sempre rimasta con la Fratellanza e con il Cardinale” e a queste parole chiuse gli occhi e si rilassò sulla sedia. Abel uscì e rientrò nell’altra stanza, trovando Lada intenta a guardare il dossier. “Si, mi ha fatto la stessa impressione, e se l’Inquisizione lo ha trovato non corrotto sarà così, anche se quei discorsi anti-corporativi mi hanno… dato da pensare” disse mentre riesaminava il rapporto dell’Inquisizione “Voglio dire, in genere questo tipo di propaganda è un prodotto dell’Oscura Legione, lui sembra devoto e convinto” si affrettò ad aggiungere. Prese dalla tasca dell’uniforme un piccolo apparecchio. Abel li conosceva bene, erano dei soppressori elettromagnetici, impedivano qualunque registrazione, auditiva o visiva, nel raggio di qualche metro “vediamo cos’ha da dirci sui Guardiani delle Libere Nazioni, si potrebbe pensare anche di verificare le sue accuse, sicuramente la cosa potrebbe… interessare la Hindenlang…” suggerì aspettando una replica di Abel.

    Kasey Bates
    “Le forze dell’Oscurità non possono che ritirarsi di fronte all’inarrestabile avanzata della Luce!” declamò Kemper con un sorriso trionfante. Si girò e si rivolse alla folla: “I codardi sono fuggiti. Trovateli, miei fedeli, l’Oscura Legione deve essere fermata in nome della Fiamma Purificatrice del Cardinale!”. Prontamente la folla cominciò a disperdersi nelle strade adiacenti, mentre Kemper fece segno ai pochi che erano già dentro il laboratorio si fermarsi “Miei fidi compagni” cominciò in tono di voce più basso mentre entrava nel laboratorio “ci servono prove, qualcosa che il Cardinale non possa ignorare, prove delle loro azioni nefande”. Kasey vide subito alcuni riflessi sulle parti metalliche ma Stanford fu rapido ad intervenire dando a Kemper un alambicco contenente un liquido strano. Kemper lo annusò e disse: “Questi bastardi hanno lasciato qui solo le sostanze meno importanti, questo è alcol” lo annusò una seconda volta “e direi anche bevibile, anche se dovremo diluirlo. Tienilo che così festeggeremo a loro spese!” aggiunse con una risata.

    Nel frattempo i riflessi si erano concentrati intorno a una scrivania nell’angolo e poi se ne erano andati. Kasey si mise rapidamente a cercare e trovò quasi subito un elenco di luoghi con una lunga lista di nomi a fianco. Dandoci un occhio Kasey capì abbastanza rapidamente di cosa si trattava: era una lista dei caduti in varie battaglie contro l’Oscura Legione, probabilmente della Cybertronic dato che l’elenco di nomi non era molto lungo. Una lista pubblica ma non facilmente accessibile o riconoscibile.

    Seishin
    Saori replicò con un sorriso: “Non c’è problema, sono nata e cresciuta su Luna, dove la formalità non è mai stata eccessiva. Aver sempre a che fare con le altre corporazioni, o con ispezioni della Fratellanza, ha il potere di semplificare molto il protocollo” ascoltò la storia di Seishin e rispose “Lady Komiha mi aveva accennato alla cosa, in ogni caso bentornato nella corporazione”. “In parte” rispose alla domanda sull’autenticità “i tendaggi sono tutte repliche, il resto più o meno è originale, anche se ha subito parecchi restauri. Cinque anni fa i Guardiani delle Libere Nazioni assalirono la fabbrica e mio nonno, insieme con la sua guardia, combatté fino alla fine in questo stesso studio. Le forze corporative, guidate da mio padre, arrivarono ma troppo tardi per salvarlo. Riuscirono tuttavia ad impedire il saccheggio del luogo, anche se i tendaggi erano stati rovinati dallo scontro” e a queste parole tolse uno dei simboli Mishima mostrando quello che chiaramente era un segno di un colpo di spada finito contro al muro.

    “Si, dicevo dei Guardiani” affermò tornando al punto mentre prendeva alcune carte “erano un gruppo politico, guidato da un Mistico della Fratellanza, un certo Pryce, e cinque anni attaccarono questa fabbrica. Oggi sembrano di più un gruppo terroristico che incita la folla. Mio padre ha chiesto aiuto al Signore Supremo il quale ha rifiutato perché al momento le corporazioni non devono essere coinvolte ufficialmente. Però non ha espressamente ordinato a mio padre di non intervenire, quindi lui ha mandato me e ha contattato Lady Komiha dato che gli doveva un favore. Ora” disse mentre prendeva da bere e con un cenno lo offriva a Seishin “io avrei anche un’idea per ottenere protezione ulteriore. I Nacionales sono una delle bande più grosse del quartiere, un tempo facevano parte dei Guardiani ma non credo che abbiano mantenuto i rapporti dato che stasera non ho visto nessuno con i loro colori. Dovremo pagarli profumatamente, però possono offrirci protezione, e dato che conoscono bene il distretto forse potrebbero anche troncare questi assalti sul nascere” concluse.

    #3301
     Elan 
    Partecipante

    Per quanto quella situazione avesse quasi dell’assurdo, a Megan non dispiaceva affatto aver incontrato Selim.
    Oltre al vantaggio non indifferente di poter parlare con lui in tranquillità, la sua sola presenza la metteva abbastanza di buon umore da farla sorridere.
    Guardò con una certa curiosità il suo collega, ma non disse nulla fino a che non furono arrivati nello stanzino.

    A quel punto incrociò le braccia, senza però smettere di sorridere.
    “Non voglio sgridarti… beh, non troppo almeno!” esclamò con una piccola risata.
    Ma subito dopo la sua espressione si fece terribilmente imbronciata.
    “Non sono una chiacchierona di una giornalista!” si lamentò. “E il tuo ufficiale è un antipatico e presuntuoso…” esitò “Beh, qualcosa!”
    L’aveva buttata a ridere, ma sopportava davvero poco quel tizio, per quanto non lo conoscesse nemmeno.

    “Comunque…” continuò sbuffando, senza abbandonare l’espressione imbronciata.
    “Sì, è stato Yulenkov a mandarmi qui. Lui non ha voluto dirmi nulla, perché “blablabla informazioni riservate, blabla…”. Insomma, solita storia!”
    Alzò le spalle con un sospiro rassegnato.
    “Ora…”
    Lo guardò di nuovo, sempre con l’espressione imbronciata di prima.
    “È possibile sapere cosa sta succedendo, o quel noioso del tuo superiore intende impedirmi anche di vederti per non rischiare che ti estorca informazioni segretissime?”

    #3312
     Meeme 
    Partecipante

    Stanford era un buon soldato, seguiva attentamente gli sviluppi ed era pronto ad intervenire per sviare l’attenzione del soggetto dai cambiamenti repentini del cyberspazio.
    “Troveremo qualcosa che li condanni tutti!” esclamò Kasey annuendo all’invasato. Aveva una voglia matta di spaccargli la faccia e trascinarlo in mezzo alla strada, ma sapeva di doversi trattenere per la buona riuscita della missione.

    Finse di rovistare sulla scrivania seguendo il riflesso ed attirò l’attenzione dell’adepto su quelle carte messe lì a disposizione. “Queste potrebbero essere d’aiuto per la nostra ricerca?” domandò sperando che quel verme si sbottonasse un po’. “Sembrano delle liste di caduti! C’è altro che potremo trovare in questo posto?” continuò mostrando le carte come fossero un tesoro di qualche setta misteriosa.

    #3318
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    Kemper si avvicinò rapidamente alle parole di Kasey e quasi le strappò di mano la lista: “Fai vedere… Hmmm… Si” e mentre osservava il documento ci fu una scintilla di trionfo nei suoi occhi “si, si è una lista dei caduti, o perlomeno di una parte, saranno questi i Cacciatori Oscuri della Cybertronic? Devo chiamare la mia cappella” disse uscendo precipitosamente. Kasey sapeva che la Cybertronic recuperava alcuni corpi morti dai campi di battaglia per farne dei Corazzieri, probabilmente erano quelli i ‘Cacciatori Oscuri’ a cui Kemper si riferiva, dato che i Cacciatori Oscuri erano corpi di soldati morti rianimati con biotecnologie dall’Oscura Legione.

    Sia Kasey che Stanford vennero immediatamente messi in comunicazione con la chiamata, e Kemper chiese di poter parlare con un certo Leumann, per cui Stanford prese la chiamata e il corpo che stava usando divenne dopo un paio di secondi un bot come gli altri che cercavano per la stanza. “Marcus, li ho trovati, ho trovato la lista dei Cacciatori Oscuri! Te la porto?” chiese Kemper impaziente. “Aspetta” rispose Stanford dopo un momento di esitazione “dobbiamo muoverci con prudenza… Come è fatta la lista?” chiese prendendo tempo. “Sono diversi fogli, un elenco di nomi da diverse battaglie, è questa ti dico, l’Ordine voleva qualcosa del genere e… Gallagher aveva parlato di un documento simile. Ce li abbiamo in pugno ti dico!”. Aveva parlato in tono confidenziale, come se questo Marcus fosse qualcuno che conosceva da tanto tempo.

    L’analisi del suo comportamento e tono di voce rivelava anche una certa deferenza, e Kasey, come probabilmente Stanford con lei, vide la scritta ‘probabile mentore?’ aleggiare sopra il telefono che Kemper teneva in mano. “Hai parlato con Gallagher?” chiese Stanford sempre impersonando Leumann “Sei sicuro che possiamo fidarci?” aggiunse. Kemper esitò un istante a rispondere, poi disse: “Senti, so che lui non ti va a genio ma i suoi contatti ci hanno diretto al laboratorio. E nel distretto non c’è nessuno che sia più qualificato a intercettare comunicazioni…” aggiunse “Beh” disse la voce di Stanford, chiaramente incerta su come proseguire.

    I tecnici del laboratorio intervennero in suo aiuto con una improvvisa interferenza che chiuse bruscamente la comunicazione. Kemper si girò rabbiosamente e si allontanò in mezzo alla piazza per richiamare. “Sembra che la Fratellanza abbia un centro di intercettazione nel distretto al di fuori dell’Inquisizione” disse Stanford con la sua voce vera comunicando direttamente con Kasey “Leumann è un Mistico, una delle figure principali dell’Ordine della Fiamma Purificatrice, un gruppo di fanatici all’interno della Fratellanza” disse quel tecnico grassoccio intromettendosi nella conversazione “Gallagher… Raymond Gallagher per la precisione invece è… un Missionario… caduto in disgrazia… ma che continua a predicare qui nel distretto…” continuò il tecnico come se stesse leggendo da un dossier. “Qui gatta ci cova” disse Stanford usando una tipica espressione di Luna City “dici che ci ha detto abbastanza o proviamo a tirargli fuori qualcosa di più?” e a queste parole sentirono da fuori un’imprecazione di Kemper che ancora non riusciva a richiamare “Se vuole provare a parlarci lei possiamo riconfigurare la voce di Leumann” propose il tecnico a Kasey.

    Megan Reed
    Selim replicò quasi immediatamente: “Il mio superiore è solo una persona prudente” le disse difendendo la sua organizzazione “e francamente un po’ lo capisco…” aggiunse in tono un po’ esitante. Sembrava non avere voglia di affrontare l’argomento, ma si risolse a parlare: “Senti, parliamoci francamente. So che tu sei un agente della Fratellanza…e personalmente per me non è un problema” si affrettò ad aggiungere mettendo le mani avanti “l’ho capito quella notte quando abbiamo assalito il covo di eretici, e mi va benissimo” aggiunse nuovamente con un sorriso, che lasciava trasparire anche un certo orgoglio. “Però bisogna che ci parliamo a modo. Professionalmente io non posso dirti nulla se la Fratellanza non è disposta a condividere informazioni a sua volta” e tacque in attesa di una risposta di Megan.

    #3320
     Elan 
    Partecipante

    Megan stava per replicare estremamente indispettita dal modo in cui Selim stava difendendo il suo superiore, ma sentendo di essere stata scoperta in quel modo, si ammutolì di colpo, chinando lo sguardo.
    “Scusami… avrei dovuto parlartene…” disse sospirando.
    Si sentiva terribilmente in colpa per non avergliene parlato prima, specie con tutto quello che avevano passato insieme.
    “I miei genitori decisero di seguire l’Oscura Simmetria, quando io ero ancora al college. Non ne sapevo niente, ma ovviamente ci andai miseramente di mezzo. Avevo un vecchio conoscente nella Fratellanza, e una volta appurato che non centravo niente con quello che avevano combinato i miei genitori mi aiutò ad entrarci.”
    Fece un mezzo sorriso che nulla aveva di allegro, e tornò a guardarlo negli occhi.
    “Era il modo più semplice per tornare ad avere una vita tranquilla.”

    Le faceva piacere sapere che per lui quel suo segreto non era un problema, ma essere stata smascherata in quel modo la faceva sentire in qualche modo in torto.
    “Comunque…” sospirò di nuovo. “Chiederò se sono disposti ad un reciproco scambio di informazioni… potrebbe tornare utile a entrambi, immagino!” cercò di fare un sorriso, ma si sentiva all’improvviso incredibilmente a disagio, senza nemmeno sapersi spiegare perché.

    “Posso… solamente chiederti una cosa?” domandò dopo un po’, sempre esitante. “Non per il giornale né per la fratellanza, solo per me… Yulenkov ha accennato a Jonathan Pryce, e ai Guardiani delle Libere Nazioni… cosa sarebbero di preciso?”
    Sorrise un po’ triste.
    “Pryce è stato il responsabile dell’arresto dei miei genitori. Vorrei solo saperne qualcosa di più.”

    #3321
     Evanderiel Til Xalieran 
    Partecipante

    Seishin sospirò rimirando la lama della katana che tanto lo aveva servito durante il suo soggiorno nel precedente distretto. “Capisco perché hanno mandato me allora… però il gruppo di Fred non era una vera e propria banda, più una polizia non ufficiale, le bande di solito le tenevamo a bada con la forza.”
    Ripose la spada nel fodero e guardò la ragazza. “Va bene. Possiamo provare a contrattare con loro se è la scelta migliore… come al solito le Corporazioni non sono mai coinvolte fino a quando non c’è un successo da reclamare. In ogni caso prima di tutto vorrei sapere perché i Nacionales si sono staccati dai Guardiani… possiamo fare leva sulle loro frizioni senza dubbio, ma non vorrei che pur di colpire un certo gruppo ci si vada ad alleare con qualcuno che al momento sembra amico ma in realtà si rivela peggiore…”

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