La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5371
     Meeme 
    Partecipante

    Il passato doveva farlo soffrire molto, era sempre calmo e pacato, ma non riusciva a scacciare via quella malinconia e quella tristezza dallo sguardo luminoso. Lasciò che parlasse di Draenor, che sfogasse il suo dolore per quello che era accaduto e che palesasse la sua colpa.
    Lei gli sorrise con dolcezza mentre scuoteva il viso.
    “No, non è stata colpa vostra.” sussurrò osservandolo nascosta dalla maschera di lupo. “Avete scelto di essere liberi e Sargeras non lo ha accettato. Vi ha inseguito, ha corrotto gli Orchi solo per massacrarvi e dividervi perché sa che un filo di grano può spezzarsi, ma non una robusta fascina.” Lo stava consolando di nuovo perché gli uomini buoni non dovevano provare quel dolore.
    “Non riesco a percepire il mondo diviso solo in bene e male. Le ombre non sono meno importanti della luce ed il tuo popolo ora fa parte di Azeroth. I vostri cuccioli cresceranno insieme ai cuccioli delle altre razze per non sentirsi più degli stranieri.” Lei non aveva mai odiato le altre razze, non come Erenion avrebbe voluto.
    “Nessuno dovrebbe sentirsi in colpa per essere venuto al mondo.” lo guardò con dolcezza. Era naturale per lei ragionare in quel modo, una paria marchiata dal suo stesso popolo come traditore continuava a guardare quel mondo tra le ombre e la luce.

    “Sì, è andato tutto bene, ma potevamo morire entrambi. Non succederà più, farò più attenzione per il bene di questo gruppo di disperati.” Far parte di qualcosa non era da lei, ma rispettava Urok perché anche lui non voleva arrendersi. “Va bene, paladino. Ti farò vedere dove riposo” concesse anche se non del tutto convinta. “Una malattia può essere curata, per questo ho raccolto dei campioni da lasciare ad Urok, forse ci vorrà del tempo, ma un antidoto è possibile una volta scoperta la natura di questa nebbia. Non saremo in grado di salvare tutti i malati, ma renderemo immuni quelli non ancora condannati. Sei tu il paladino, tocca a te avere speranza e fede. Io mi limiterò a combattere come una furia non risparmiando il fiato per tornare indietro.” Ammise determinata e fiera. Il Flagello non l’aveva piegata, era sopravvissuta alla prigionia, al freddo, al tradimento e non si era arresa. Il tempo era il suo vero nemico…

    #5388
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò pazientemente tutta la tirata di Alliria, valutando che tutto quel rancore era solo in parte giustificato. Vero, molti Elfi del Sangue si erano macchiati di orrendi crimini in nome della loro sete di magia, ma non erano, ad esempio, colpevoli di aver profanato il Pozzo Solare e l’Elfa della Notte stava mettendo tutto in un confuso pentolone di odio. E la minaccia sortì l’effetto desiderato di motivarla a continuare la missione, nel momento preciso in cui lei nominò Tyrande Gahain spense la fiamma e le sorrise di soddisfazione, mostrandole che si trattava di una cosa calcolata. Per questo le fece un cenno e la fermò prima che se ne andasse: “L’importante è che siamo tutti motivati e concentrati sulla missione. Detto questo, ti prego, per favore, smetti di fare la vittima e dire che siamo tutti contro di te. Figurati se Nathaniel, con tutto quello che abbiamo passato, si mette contro di te per via di un’altra elfa che peraltro gli ha salvato la vita e non ha fatto alcunché per meritarsi tutto questo rancore. E per quanto mi riguarda credi che sarei stato con te tutto questo tempo a cercare, senza troppo successo, di farti ragionare se fossi ‘contro di te’?” disse facendo il segno delle virgolette con le mani.

    “Sei…” e tacque un istante per cercare le parole giuste “sei una cara amica, e non vorrei vederti consumata dalla piaga che affligge queste terre. Allo stesso modo non vorrei vederti mentre vieni consumata da un odio che, in completa franchezza e onestà, non vedo come giustificato, non su questa scala perlomeno. Alcuni Elfi del Sangue hanno fatto cose orribili? Certamente, ma non è stato il caso per Mascherina, che peraltro non mi sembra particolarmente… ‘Elfosa’ se mi permetti l’espressione, mi sembra soltanto una persona piuttosto riservata e che, come molti di noi, ha vissuto attraverso parecchi traumi” disse riferendosi all’Elfa del Sangue “e anzi ho trovato che fino a questo momento si sia resa decisamente più utile della Troll, che detto tra noi è piuttosto pivellina”. Restò alcuni secondi in silenzio: “Ci sono rancori tra tutti noi, lavorare per un orco… beh, diciamo che non è facile, per nulla” e a queste parole una debole luce rossa apparve per un attimo attorno ai suoi occhi “ma ciò che facciamo, come direbbero Tyrande o anche Elune, è più importante…” concluse. Aveva parlato a bassa voce, con un tono tranquillo e riflessivo, per indurla a ragionare insieme a lui.

    #5392
     Rilwen 
    Partecipante

    Ovvio che fosse interessata a quell’uovo? Era una delle poche cose “tangibili” che avevano alla mano, in mancanza di una fott*tissima biblioteca. Oh, cos’avrebbe dato per una biblioteca.
    Si era distratta, come al solito, pensando ai vari stormi, e tornò sulla terra quasi con un sobbalzo.
    “Un sesto stormo sarebbe… beh.”
    Però quanto sarebbe stato fico a modo suo. Sarebbe stato iper fico pensare a vedere di nuovo i….

    Daelenn. Su, su.
    “No, non l’ho mai visto, non ho idea di come possa essere. Dici che è pericoloso. Tu hai idea esattamente di cosa ci aspetta? Quali ostacoli? C’è una tattica che possiamo usare? Onestamente… onestamente non siamo un gruppo unito, io per prima… ognuno ha idee molto precise su cosa *vuole* fare, e come vuole fare.”

    E poi sentì le parole di Gugnir e aggrottò le sopracciglia:
    “… chi?”
    Questo Rikr… o aveva perso il filo – cosa altamente probabile, essendo lei… beh. Lei..

    #5397
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GUGNIR –
    Urok scosse la testa alle domande di Dallen.
    “Nessuno ha più visitato quelle gallerie da centinaia anni. Potrebbe esserci di tutto.” sospirò, perché sapeva che la Warlock aveva ragione.
    “La nostra migliore speranza è affidarci alla magia. Il tuo… compagno, può muoversi inosservato, giusto?”
    “Anche io conosco incantesimi di invisibilità…” si intromise timidamente Zatanja. “Hanno una durata limitata e sono piuttosto… volubili… ma funzionano.” sorrise timidamente, e Urok annuì.
    “Questa è un’ottima opzione. Una volta avuto un quadro della situazione dovremo decidere come muoverci. Virion è esperto nel trovare la via migliore per raggiungere persone di soppiatto, se non ho capito male. Seguendo le sue indicazioni potremo raggiungere…”
    Scosse la testa, era evidente che non sapeva nemmeno lui cosa aspettarsi lì dentro.
    “Qualsiasi cosa ci sia, nella maniera più furtiva possibile.”

    L’Orco guardò Rikr e Gugnir, quando si avvicinarono, e sospirò di nuovo.
    “Se è un uovo, dobbiamo sperare che non sia di drago. Un sesto stormo potrebbe avere effetti devastanti su tutta Azeroth, probabilmente. In ogni caso, i Dragonkin sembravano essere intenzionati a portarlo in questo luogo. Quindi lì o ne troveremo altri oppure troveremo Deathwing stesso… in quel caso…”
    Le parole gli morirono sulle labbra, perché nessuno di loro sarebbe mai stato in grado di affrontare il Distruttore.

    In quel momento tornarono al campo Gahain ed Alliria. La Sacerdotessa si guardò attorno, e senza dire niente a nessuno preparò un rapido giaciglio per poi coprirsi fin sopra la testa, così da non vedere più nulla.
    Urok sospirò di nuovo.
    “Qualsiasi cosa ci sia ad attenderci dobbiamo riuscire ad essere uniti. Questa può essere la nostra sola speranza.”

    – GAHAIN –
    Alliria sbuffò stizzita.
    “Oh certo! Perché immagino che tu la conosca benissimo e sappia cosa ha o non ha fatto in passato! Si nasconde dietro una maschera, io non mi fiderei così ciecamente di lei!”
    Si voltò a guardarlo, gli occhi socchiusi pieni di rabbia.
    “Che ne sai che non fosse anche lei sull’Exodar, insieme a quegli elfi che l’hanno manomessa? Magari indossa quella maschera proprio per non farsi riconoscere da voi Draenei!”
    Certo, poteva essere vero, tecnicamente.
    Erano stati degli Elfi del Sangue giunti su Draenor dopo aver seguito Kael’Thas a dirottare l’Exodar e farla precipitare su Azeroth, ed il cielo solo sapeva quanti Draenei erano morti in quello schianto.
    Ma Gahain era convinto che, in quel momento, Alliria stesse parlando solo per fomentare il suo odio.

    Gli voltò nuovamente le spalle.
    “Continua pure a difenderla, giustificarla, o qualsiasi altra cosa tu voglia fare. Ma non chiedermi di fare lo stesso. Né tantomeno di…” scosse le spalle con evidente disgusto “Essere entusiasta per questa stupida missione. La soluzione è davanti al naso di tutti noi, ma evidentemente siete troppo ciechi per vederla. Qualsiasi cosa riusciremo a fare, la nebbia si spanderà, non riusciremo mai a trovare una cura in tempo. Contenere il problema – per sempre – è l’unica soluzione possibile.”
    Sembrava irremovibile su quel pensiero, e probabilmente era davvero solo la volontà di Tyrande a tenerla lì.

    “Adesso basta, sono stanca.” dichiarò, dandogli le spalle di nuovo. “Quando vi troverete tutti un pugnale nella schiena, allora vedremo chi avrà ragione.”
    Non gli dette il tempo di controbattere, e si avviò di nuovo verso il campo.
    Nathaniel e la Cacciatrice non erano ancora tornati quando Gahain arrivò, e anche Alliria doveva averlo notato, perché si guardò attorno, e senza dire niente a nessuno preparò un rapido giaciglio per poi coprirsi fin sopra la testa, così da non vedere più nulla.
    Poco distante si trovavano Urok, Gugnir, Zatanja e Daellen che stavano parlando tra di loro. Thaidan si teneva poco più distante, e li stava ascoltando, mentre Virion era in disparte, intento ad armeggiare con alcune ampolle.
    Vedendo il loro rientro, Urok gli scambiò uno sguardo interrogativo, per poi tornare a rispondere alle domande di Daellen e Gugnir.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel sorrise triste alle sue parole e annuì, come se le stesse ponderando attentamente.
    “Nel mondo non c’è solo luce od ombra.” confermò. “Ridurre tutto solo a “bene” o “male” è troppo riduttivo, e non potrebbe mai coprire tutta la gamma di emozioni e situazioni capaci di capitare. Non mi sento in colpa per essere venuto al mondo, o per essere fuggito su Draenor…” le spiegò pacatamente.
    Sembrava piacergli quella discussione, per quanto delicata fosse.
    “Ma se non fossimo fuggiti su Draenor gli Orchi non sarebbero arrivati su Azeorth. Causa, effetto, tutto qui.”
    La guardò con un sorriso.
    “Chi può dire in realtà che questo non sia un bene molto più di quanto chiunque di noi possa immaginare.”
    C’era una certa dolcezza nei suoi occhi e nella sua voce, che nonostante tutto a volte sembrava coprire la tristezza.

    Quindi annuì.
    “Anche questo potrà servire in futuro.” fece notare convinto. “Alla fine, se altri Draenei dovessero aver bisogno di quell’alga, ora se ne conoscono già gli effetti su di noi. Almeno questa seccatura si è rivelato di qualche utilità! Sono stato addirittura una cavia!!”
    Rise, sempre con quella risata calda che lo contraddistingueva.

    La seguì al suo giaciglio, e mentre lei parlava annuì di nuovo.
    “Hai ragione. Magari non sarà oggi, né domani, ma fermeremo questa nebbia e troveremo una cura. L’importante è non arrendersi, e restare uniti fino alla fine.”

    #5400
     Meeme 
    Partecipante

    “Incolparvi dell’arrivo degli orchi è ingiusto, la vostra venuta ha solo accelerato un processo già in atto. Un sentimento di colpevolezza non dovrebbe essere generato dalla sopravvivenza, cercavate solo un posto da chiamare casa e non me la sento di condannarvi per questo.” Rispose la Cacciatrice notando la dolcezza negli occhi di lui velata da quella patina triste che non riusciva a scacciare.
    “Preferisco essere sincera ed ammetto che nonostante gli Elfi del Sangue desiderassero solo scannarvi, io non ho mai trovato piacere nel farlo. Erano altri i nemici che dovevamo combattere, secondo me, ma la mia opinione non era altro che un semplice filo di grano…” Sorrise melanconica. Un filo di grano viene spezzato, ma non una robusta fascina come gli aveva detto…

    Non aggiunse altro e lo portò al suo giaciglio, abbastanza distante da non dare fastidio, ma sufficientemente vicino da poter controllare la zona. C’erano solo un letto di foglie e poche braci a farle da riparo e scaldarla per la notte; non aveva mai avuto una tenda o una coperta, preferiva viaggiare leggera, e dormire sulla nuda terra non era mai stato un problema.
    “Posso controllare il vostro campo da qui ed avvertirvi in tempo in caso di attacco nemico.” Gli spiegò pratica come al solito.
    “Restare uniti sarà complicato, considerando tutte le diffidenze legate all’appartenenza a razze diverse, ma non mi sono offerta volontaria per arrendermi.” Humar si sistemò nel giaciglio osservando la sua compagna di caccia con orgoglio. “Desidero impedire ai Maghi di attuare il loro piano di isolamento. Sarà forse la scelta più facile, ma non quella che io considero più giusta.” Non avrebbe accettato alla cieca il giudizio dei Maghi. Sorrise al paladino e gli fece un cenno con il viso indicandogli la via migliore per l’accampamento.

    #5401
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il sorriso del paladino iniziava a diventare sempre più stanco. Quella giornata era stata lunga anche per lui e probabilmente quei discorsi dovevano intristirlo più di quanto non volesse ammettere.
    Ma i suoi occhi erano sempre belli e luminosi mentre le parlava.
    “Immagino che nessuno potrà mai saperlo.” le rispose sincero. Quali sarebbero stati gli eventi se loro non fossero mai approdati su Draenor, nessuno avrebbe mai potuto scoprirlo.
    La guardò a lungo alla sua ammissione di non apprezzare uccidere i Draenei, ed il suo sorriso divenne più dolce.
    “Non sono forse le singole spighe a creare un fascio?” scosse la testa. “Un giorno forse il tuo pensiero verrà condiviso da altri, e ad esso si aggiungeranno le altre razze e… beh… sarà a quel punto che raggiungeremo la pace che tanto sognamo.”

    La seguì in silenzio fino al suo giaciglio, e sembrò particolarmente colpito quando lo raggiunsero.
    La guardò a lungo, ascoltando le sue parole in silenzio, e solo alla fine annuì deciso.
    “Il Kirin Tor ha troppo potere nelle sue mani, e si sente libero di utilizzarlo per decidere sulla vita degli altri. Questo è sbagliato, e non porterà mai a nulla di buono. Tra i maghi ci sono sicuramente persone meravigliose e dolci, come la piccola Zatanja… ma un potere così vasto concentrato nelle mani di così pochi uomini non può portare a nulla di buono.”
    La Cacciatrice non sapeva se lui conosceva la storia del Guardiano, ma le sue parole non avrebbero mai potuto essere più vere.

    Sembrò però indeciso, quando lei gli mostro la via per allontanarsi. E, alla fine, si fermò un istante, aprendo la propria borsa e tirandone fuori una lunga e pesante coperta. Era piuttosto rudimentale, niente di elaborato, ma anche quella sembrava avere qualcosa di alieno, come se fosse stata creata con materiali di un altro pianeta.
    “Prendila tu, ti prego.” le disse gentilmente, senza dare altre spiegazioni.

    #5403
     Meeme 
    Partecipante

    *Un sogno che resterà solo un sogno perché io non vedrò nulla di tutto questo.* Pensò lei melanconica restando in silenzio per molti minuti. “La politica è tumultuosa e torbida, bisognerebbe farne parte attivamente per poterla comprendere meglio.” Rispose dopo un po’ pacata. “Non invidio coloro che governano, io devo solo decidere per me e per Humar e le mie priorità sono semplici. I Maghi, così come Re e Regine, devono scegliere per molti, una responsabilità che a volte causa corruzione ed impopolarità.” spiegò tranquilla.

    “Il Kirin Tor ha espresso la sua opinione, loro pensano che questa sia l’unica soluzione in grado di proteggere tutti, noi dobbiamo combattere per dimostrargli che sbagliano ad arrendersi così. Sarà una lotta contro il tempo.” Sorrise perché il tempo era il vero nemico. “Piccola Zatanja? Anche lei è una bambina sperduta per te?” Sorrise prendendolo in giro. “È un po’ imbranata, ma cerca di fare del suo meglio. Questa missione sarà per lei un battesimo di fuoco.” commentò senza sbilanciarsi anche se la troll le piaceva nonostante la trattasse con durezza.

    Socchiuse le labbra con stupore quando lui le porse la sua coperta. Lo guardò da sotto la maschera e pensò che lui doveva proprio considerarla una bambina perduta. Prese la coperta e sospirò. “Continui a mettermi a disagio con la tua gentilezza.” Ammise sincera arrossendo un poco. Prese il coltello da caccia, misurò una parte e tagliò la coperta con precisione. “Io sono minuta confrontata a te, mi basta questo…” si tenne la parte più piccola e riconsegnò il resto al draenei. “Buonanotte, paladino…” sussurrò lasciandolo tornare al campo dagli altri ed avvolgendosi in quella strana coperta aliena come lui.

    #5410
     Rilwen 
    Partecipante

    Il suo compagno. Eh, un problema. Un problema serio. Perché ci si poteva fidare di lui? assolutamente no, proprio zero zero zero assoluto. Però… però. C’era tutta una sfilza di però e non però.
    “Sì. Però…”
    Appunto. Insomma, fidarsi di un demone era a) sbagliato b) sbagliato c) sbagliato e infine d) sbagliato.
    “In caso credo di poter riuscire, se non a nascondermi, almeno a dissimulare. Quantomeno provarci non sarà un problema.”
    Anzi, ci avrebbe provato appena prima di andare a letto.
    “… in tal caso siamo fottuti. Senza passare dal via proprio. Va bene, cercheremo di far sì che sia una cosa rapida ed indolore in caso.”
    Sorrise, ma era un po’ nervosa, per il semplice fatto che non era abituata a lavorare in gruppo, non era minimamente da lei e non sapeva veramente che cosa aspettarsi. Proprio zero assoluto.
    In ogni caso, prima di dormire provò, in disparte, a vedere se poteva quantomeno offuscare persone eo se riusciva a mandare un qualche “occhio” a controllare il terreno davanti a lei. Magari succedeva qualcosa.
    E, in ogni caso, si sarebbe poi addormentata, un po’ in disparte, pronta a… ma no. Pronta ad un bel niente.

    #5412
     Ba 
    Partecipante

    Le parole di Urok resero allegro il possente guerriero.
    Qualsiasi cosa ci sia ad attenderci dobbiamo riuscire ad essere uniti. Questa può essere la nostra sola speranza
    Uniti.
    Poco importava quale fosse il nemico o il pericolo ad attenderli. Lo sciamano aveva detto la cosa più importante.
    Dovevano essere uniti.
    Il tauren sorrise speranzoso ad ognuno dei suoi compagni presenti. Nemmeno il mordicchiare di Rikr al suo orecchio lo distolse da quel pensiero positivo.
    Il piccolo spiritello gli stava dicendo che non c’era nulla di cui sorridere, ma Gungnir sapeva perfettamente perché fosse così felice.
    Aveva trovato degli amici. Quasi. Per una volta lui l’aveva capito prima di tutti gli altri: sarebbero diventati amici.
    Si avvicinò a Zatanja, poi al druido e colpì delicatamente entrambi sulla spalla, resistendo alla tentazione di carezzare la pantera.
    Biascicò qualche parola come ‘uniti’, ‘amici’ e poi fece un cenno allegro a tutti quelli che incontrarono il suo sguardo.
    Quando si stese faticò a prendere sonno per l’eccitazione. Finalmente le cose stavano andando bene.
    Costernato, Rikr si rifugiò in una tasca del tauren, masticando nervosamente un po’ di stoffa e ignorando la manona del guerriero che, come di consueto lo carezzava prima che si addormentasse.
    Il silenzio innaturale di quei luoghi accompagnò i sogni del piccolo scoiattolo, mentre il suo grande amico vegliava su di lui, lasciando che il sonno lo cogliesse leggero.

    #5413
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Può essere, ma come ho già detto e ripetuto, non è importante al momento” ripeté “e isolare la regione è una soluzione di ultimo ricorso, e non è l’entusiasmo che è importante quanto la dedizione alla causa di Tyrande e di Elune”. Alla sua ultima osservazione ribatté “Vedremo” e mentre lei si allontanava alzò progressivamente la voce in modo che lei lo sentisse “e mi raccomando, dormi bene nel tuo letto di cocciutaggine e buon pro’ ti faccia!” concluse non senza una certa stizza. Dopotutto le voleva bene, ma dannazione se non lo faceva arrabbiare quando ci si metteva, era come dare craniate a una noce di cocco foderata in adamantio.

    Al suo ritorno Gahain cercò di non far troppo rumore per non svegliare quelli che erano andati a letto ma vide che erano ancora svegliati. Quando Urok lo guardò, scosse la testa rivolgendo uno sguardo al cielo e facendo una smorfia di stanchezza simulò l’atto di mettersi due dita in bocca per vomitare. Poi senza aggiungere altro si creò un piccolo giaciglio modellando leggermente la terra per stare più comodo e crollò addormentato. I suoi ultimi pensieri andarono alla prima volta in cui aveva incontrato Thaidan e Alliria, e di come lo avevano aiutato ad ambientarsi nell’allora sconosciuto mondo di Azeroth.

    #5414
     Elan 
    Partecipante

    Chi stanco e sfinito da quella lunga giornata, chi finalmente soddisfatto dal corso degli eventi, tutti alla fine si addormentarono. La nebbia continuava ad aleggiare attorno a loro, ma era tenuta accuratamente a bada dagli incantesimi protettivi.
    Urok fu l’unico a non dormire, chiuso in una quiete meditativa, e quando si alzarono il giorno dopo era già pronto a mettersi in marcia, apparentemente privo di ogni stanchezza.

    Così iniziarono il loro viaggio verso Grim Batol.
    Loch Modan era una regione vasta ed estesa, ma mentre viaggiavano verso sud si accorsero di quanto la nebbia stesse causando problemi ovunque. Molti alberi erano ormai pietrificati, sia quelli in riva al lago che quelli più all’interno della regione, e sempre più erano le carcasse pietrificate degli animali che non mancavano di incontrare.
    Nel pomeriggio del quarto giorno, avevano finalmente raggiunto le montagne a sud della regione, ma ancora la Fortezza Nanica era ben distante.
    Daellen non aveva perso occasione per provare tecniche elusive e di esplorazione. Era riuscita a richiamare degli Occhi Infernali che rispondevano ai suoi comandi. Circondati da fiamme verdi, quegli occhi brillanti le ricordavano come non mai il Titano Decaduto Sargeras ma, per lo meno, servivano al loro scopo. Privi di una volontà propria, non avrebbero rischiato di tradirla o di sfuggire al suo controllo, e potevano viaggiare per diversi chilometri mostrandole tutto ciò che li circondava, prima di svanire.
    Anche Virion si era tenuto operativo durante quei giorni. In ogni occasione in cui si fermavano, estraeva dal suo zaino ampolle piene di strani liquidi, facendo diversi esperimenti. Gahain era riuscito a convincere Thaidan a dargli un campione di sangue, così da poter creare un antidoto a quel veleno che ancora lo teneva bloccato in forma animale, e dopo qualche iniziale lamentela il druido aveva ceduto. Sembrava quasi rassegnato, ma si era calmato, e spesso andava in avanscoperta nei boschi, correndo veloce come solo una pantera poteva fare.
    Zatanja sembrava invece sempre più nervosa man mano che il tempo passava. Era come se la minaccia della decisione del Kirin Tor gravasse terribilmente sulle sue spalle. Ma nonostante tutto, cercava di darsi da fare nel suo piccolo: scherzava con Gugnir, e si esercitava con lui per i suoi incantesimi: rendeva invisibili porzioni del suo braccio, e rideva quando Rikr restava perplesso dopo che gli aveva fatto sparire una ghianda.
    La Cacciatrice era l’unica che come al solito restava in disparte: viaggiava più avanti rispetto agli altri, assicurandosi che non ci fossero pericoli lungo la strada. Non aveva incontrato altri naga, ma assicurarsi provviste commestibili era sempre più complicato. Nathaniel l’aveva lasciata in pace, e anche Alliria pareva ignorarla, cosa che non poteva che farle piacere. La Sacerdotessa sembrava odiare tutti in quel momento: non parlava con nessuno, e sembrava non voler nemmeno essere lì.

    Impiegarono un’altra settimana a raggiungere la Fortezza. Urok conosceva la strada sommariamente, e più avanzavano più il terreno si faceva impervio: dovettero arrampicarsi sulle montagne e, infine, l’imponente fortino si stagliò di fronte a loro.
    Inizialmente fecero fatica a notarlo ma, più si avvicinavano, più i dettagli si facevano chiari. C’era una porta intagliata nelle montagne stesse, con alte colonne ricavate dalla roccia granitica, modellate talmente bene da sembrare parte della montagna stessa. Erano anni che nessuno entrava più in quelle caverne, e il sentiero un tempo agibile era ora coperto di detriti e sassi franati.
    A nessuno sfuggì anche un terribile tanfo, come di sterco, che proveniva dall’ingresso della fortezza stessa e, esaminando i lati della montagna, la Cacciatrice notò anche diverse aperture, forse delle specie di feritorie, o forse dei lucernari per illuminare le gallerie sottostanti.
    Il calore era quasi insopportabile in quel luogo ma, cosa più importante, la nebbia sembrava estremamente più densa, come se venisse letteralmente sputata dalle profondità della Fortezza stessa.

    #5417
     Ilmarien 
    Partecipante

    Durante il viaggio Gahain si occupò di Thaidan, cercando di metterlo il più possibile a proprio agio. Alliria non sembrava voler comunicare con nessuno, ma fece in modo di farle notare che se avesse voluto poteva sempre parlare con lui. Cercò anche di parlare più a fondo con Virion, chiedendo dei suoi simili, di dove si trovavano, e di poterli riconoscere in caso li avesse incontrati senza il Worgen vicino. Arrivati alla fortezza Gahain spese una buona mezz’ora esaminando quella costruzione imponente, poi si rivolse agli altri: “Dunque, direi di non entrare dalla porta principale, oltre all’odore poco invitante non ci conviene uno scontro frontale. Zatanja, mi chiedevo se il Kirin-tor, oltre a segnare una minaccia di morte, potesse scatenare i propri poteri magici in un’area specifica, come questa, e se ci fosse un modo di segnalarla da qui, con un faro magico o roba simile. Non so voi, ma se fosse solo questa fortezza a venire obliterata non mi sentirei particolarmente in colpa. Comunque prima vediamo se riusciamo a risolvere noi il problema, d’accordo? Cacciatrice, esiste un ingresso secondario migliore degli altri? Vedo diverse fessure, ma per me sono tutte uguali… Urok, abbiamo qualche informazione su questa fortezza, tipo chi la costruì e perché?” concluse con la sua infinita serie di domande.

    #5426
     Rilwen 
    Partecipante

    Nonostante tutto, il viaggio fu tranquillo. nonostante la nebbia che sempre di più lavorava, che sempre di più trasformava le cose in pietra, nonostante quella sensazione sempre crescente di deprivazione e di morte, c’era qualcosa di positivo: nessuno le rompeva veramente le scatole ed era abbastanza libera di fare i suoi esperimenti, di cercar di capire qualcosa in più magari di quello strano uovo, di farsi mega viaggioni mentali su di Lui, di analizzare, magari, più attentamente gli effetti della nebbia sui viventi – animali, piante, esseri che fossero -, farsi viaggioni su di Lui… l’abbiamo già detto? Beh, se non altro non mentiamo.

    La visione della Rocca però le mise addosso una tristezza che metà sarebbe bastata. Che bel posticino. Com’era poco l’effetto della nebbia. Com’era invitante tutto quanto.
    Ascoltò le parole di Gahain e decise di intromettersi.
    “Posso mandare degli occhi a guardare per noi. Se non altro magari avremo una visione d’insieme, così da capire che via sfruttare, magari in attesa che La Cacciatrice trovi qualcosa.”
    Diciamo la verità: aveva più fiducia nei propri occhi che negli altri.

    #5427
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice preferiva il silenzio ed il viaggiare e quei giorni erano stati per lei pura formalità. Aveva ignorato i suoi compagni, occupandosi di pattugliare la zona, segnalare vie più sicure, procurare cibo ed acqua puri e restare sempre allertata in caso di attacco.
    Era in pace durante quel viaggio, non aveva paura, non temeva la morte e nemmeno il futuro, era forse la più libera lì in mezzo, priva di costrizioni imposte dalla società o dalla morale, si muoveva nel suo mondo grigio interessata solo alle piccole cose.

    Il calore era per lei una benedizione e mentre gli altri si sentivano soffocare, lei stava molto meglio. La Fortezza sembrava immensa e la via principale bloccata, dovevano trovare un altro accesso per proseguire e lei ascoltò, annuendo, le parole di Gahain. “Vado in avanscoperta, cercherò una via alternativa da cui entrare.” ignorò la parte sulla magia degli occhi perché la sola vista poteva trarre in inganno e lei preferiva utilizzare tutti i suoi sensi sviluppati per controllare la zona. “Sacerdotessa di Elune, vieni con me. Ho bisogno della schermatura per questa stupida nebbia.” Aveva utilizzato un tono volutamente piatto. Alliria continuava a lanciare sguardi di odio a tutti ed era giunto il momento di farla finita con quella storia. Doveva rendersi utile e piantarla di fare il broncio peggio di una ragazzina viziata.

    La Cacciatrice lasciò Humar con Urok, Zatanja e Gugnir in modo da proteggerli durante la sua assenza, il Leone Nero aveva già combattuto affiancato al grosso Tauren e sapeva come muoversi per aiutarlo. L’Elfa del Sangue non si fidava del tutto di Alliria e preferiva tenere al sicuro il suo compagno di caccia. Si preparò ad andare, seguita da Alliria oppure no, in cerca di tracce utili ed una strada da percorrere in sicurezza.

    #5432
     Ba 
    Partecipante

    Il grosso tauren fu felice di aiutare Zatanja con i suoi incantesimi. Non ci capiva niente, ma amava vedere Rikr che saltellava in giro quando la maga rendeva invisibili ghiande e parti del corpo di Gungnir.
    L’umore positivo lasciò spazio alla tristezza. La morte albergava quei luoghi.
    La Madre stava morendo. Le sue creature più amate: piante, alberi, animali. Tutti innaturalmente congelati in quell’istante che precede la morte.
    In quelle condizioni non sarebbero potuti tornare alla Terra e offrirle la loro forza per creare nuova vita.
    Quella nebbia, maledetta nebbia, coprì le lacrime che bagnavano il pelo sulle sue guance.
    Rikr sfiorò qui e là alcuni degli alberi e dei cadaveri. Incredulo.

    La fortezza comparve davanti ai loro occhi a poco a poco.
    Gungnir non ne sapeva molto, ma il caldo e la nebbia parevano sgorgare direttamente dalle profondità di quella costruzione diroccata.
    Rikr si rifugiò in una delle sue tasche mentre il guerriero estraeva la sua lunga lama, i nervi tesi e lo sguardo intento a perforare le nebbie che parevano un muro.
    Occhi magici e occhi da cacciatrice.
    Dovevano stare tutti all’erta.
    «Zatanja, stammi vicino.»
    Un attimo prima che la Cacciatrice svanisse tra le nebbie, Gungnir incrociò il suo sguardo e le offrì un cenno di assenso. Lui e la fiera oscura che accompagnava la donna mascherata si sarebbero protetti reciprocamente e avrebbero garantito la salvaguardia di tutti coloro che fossero rimasti.
    Non era prudente dividersi, ma sapeva che la Cacciatrice e Alliria se la sarebbero cavata.

    Gungnir non capì molto di quanto proposto da Daellen. Occhi magici che se ne vanno in giro.
    A patto che non c’entrasse il suo insolito compagno a lui andava bene, così non disse nulla.
    Attese la risposta della giovane troll alle parole di Gahain. Sapeva pochissimo, se non nulla, del Kirin-Tor. Era curioso.
    Poi si avvicinò all’orco e si rivolse a lui sottovoce: «Urok, questo posto trasuda il male. La morte cammina al nostro fianco.» il tono di Gungnir era cupo. «La Madre Terra agonizza e soffre terribilmente, ne sono sicuro. Questo posto è sbagliato. Qualsiasi cosa dobbiamo fare qui, facciamola in fretta. Rikr non è tranquillo.»
    Osservò il piccolo spiritello nella sua tasca. Sembrava dormire, ma era sicuramente nervoso e preoccupato.

    #5433
     Elan 
    Partecipante

    – TUTTI –
    Tutti, chi più chi meno, sembravano ammutoliti dalla vista della fortezza. Fu incredibile sentire la voce di Zatanja rompere quel silenzio. La troll sembrava quasi incantata, ma scosse la testa alle parole di Gahain.
    “Prima di prendere una decisione del genere i Saggi dovrebbero riunirsi a parlare per… beh, credo mesi. Inoltre qualcuno dovrebbe andare ad avvisarli di persona…” scosse di nuovo la testa. “Non si può fare, perderemo solo tempo inutilmente, e intanto chissà cosa potrebbe succedere…”
    Gahain aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di più sotto, ma la giovane maga cambiò rapidamente discorso.
    “Posso rendere invisibile qualcuno di voi per andare in esplorazione, se volete…” non si era rivolta direttamente alla Cacciatrice, ritenendo che lei non ne avesse bisogno.
    D’altra parte nessuno – tantomeno la diretta interessata – si sarebbe aspettato che la Cacciatrice chiedesse direttamente l’aiuto di Alliria per esplorare la zona. Ci furono diversi istanti di silenzio imbarazzante, poi l’Elfa della Notte si alzò e sbuffò estremamente seccata. “Vedi di muoverti.” commentò acida, innalzando una barriera di tenue luce sacra.

    Le due sparirono rapidamente lungo il sentiero, e Urok le seguì con lo sguardo, scuotendo la testa con un sospiro.
    “Speriamo bene… Mandate i vostri occhi, Daellen. Avremo una copertura maggiore, e saremo… beh, più sicuri, mi auguro.” disse deciso, ma sempre molto rispettoso verso la Warlock.
    L’Elfa del Sangue non se lo fece ripetere due volte, e creò una decina di occhi demoniaci: erano piccoli, circondati da fiamme verdi infernali, e le loro iridi rosse e gialle si guardavano attorno freneticamente, facendo apparire nella sua mente moltissime immagini diverse.
    Nessuno avrebbe potuto vederli a parte lei, così li inviò dritti verso l’ingresso principale.
    La Fortezza, come aveva anticipato Urok, era davvero imponente: non si trattava di certo dei piccoli cunicoli che tutti loro si sarebbero aspettati, e Daellen quasi si domandava come fosse possibile che dei semplici nani fossero riusciti a scavare tali enormità. Probabilmente dovevano essersi serviti di qualche forma di magia, era l’unica spiegazione…
    Ben presto, in ogni caso, i suoi occhi individuarono la fonte di quell’odore di morte: moltissimi erano i cadaveri che tappezzavano i pavimenti di quelle vaste gallerie, alcuni più decoposti di altri. Erano Dragonkin, come quelli che avevano affrontato in riva al lago, e alcuni di essi parevano persino essere stati mangiati!
    Dovette spingere i suoi occhi molto in là prima di vedere le prime creature vive: erano altri Dragonkin, alcuni con pesanti fruste in mano, altri muniti di armi affilate che risplendevano di una luce oscura – probabilmente carcerieri e guardie… anche se non era certa di voler sapere a cosa stessero facendo la guardia. Non sembravano esserci celle, né uova, né Draghi. Non lì almeno. Procedendo ancora, però, la Fortezza si diramava in tre lunghe strade, una che procedeva dritta, una che scendeva verso il basso, e una che saliva lungo una ripida rampa di grandi scalini. Ma il legame con gli occhi era sempre più debole, si era spinta troppo in là, e non era certa che sarebbe riusciti a mantenerli attivi per esaminare tutte e tre le vie…

    Nel mentre, Urok aveva iniziato a rispondere alle loro domande.
    “Credo che il perché sia lo stesso del perché si costruisce qualsiasi città.” rispose a Gahain con un sorriso. “Non si trattava di una fortezza militare, all’epoca, ma un rifugio per i nani del clan Wildhammer. I loro cugini Bronzebeared si erano rifugiati ad Ironforge, i Wildhammer qui a Grim Batol. La loro presenza fu fondamentale durante l’invasione degli orchi, come vi ho già raccontato, ma non era previsto. Non credo ci fossero motivi particolari dietro la sua costruzione.”
    Poi annuì a Gugnir.
    “Sono d’accordo con te, amico mio, ma buttarci alla cieca all’assalto della fortezza non è per niente saggio. Il cielo solo sa cosa si nasconde in quelle profondità, e dobbiamo essere cauti. Troppo, cauti.”
    Era evidente che l’Orco avrebbe preferito di gran lunga un approccio più diretto, ma si stava sforzando per trattenersi.
    Zatanja si avvicinò allora al Tauren, e creò un piccolo fiore azzurro con la magia, donandoglielo.
    “Vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Dobbiamo avere pazienza, e una volta che il male sarà sconfitto la Madre Terra sboccerà di nuovo rigogliosa. La sua è la Magia più grande che possa esistere.”

    – LA CACCIATRICE –
    Accompagnata da una per niente entusiasta Alliria, la Cacciatrice si era avventurata lungo la montagna per cercare di scoprire qualcosa di più sulla fortezza.
    Le due rimanevano in deciso silenzio, l’una perché preferiva dedicare i suoi sensi all’analisi dell’ambiente, l’altra perché di certo non aveva voglia di fare amicizia con qualcuno che evidentemente odiava fin troppo.
    L’Elfa del Sangue non era nemmeno sicura del perché avesse accettato di seguirla, e rimaneva doppiamente all’erta, aspettandosi un suo attacco da un momento all’altro.

    Allontanandosi dall’ingresso principale della Fortezza, la montagna si diramava in una serie di scomodi sentieri, per lo più decisamente inagibili. Alcuni erano troppo ripidi, altri si interrompevano in burroni mortali, altri ancora erano bloccati da macerie e tronchi d’albero pietrificati.
    Gli effetti della nebbia sembravano particolarmente intensi in quella zona, e quasi tutta la vegetazione era ormai irrimediabilmente compromessa. Degli animali non c’era alcuna traccia.
    Alla fine, la Cacciatrice riuscì ad individuare un sentiero abbastanza agibile che conduceva sul versante montano dove si aprivano le feritoie. Capì immediatamente che la fortezza era strutturata su tre piani, ma dal sentiero che aveva trovato era possibile accedere solo a quello centrale. Si spinse più in là che poteva, e non senza una certa fatica si arrampicò per guardare all’interno delle feritoie. Non proveniva nessun rumore da dentro la Fortezza ma quando si sporse non ebbe davvero problemi a vedere all’interno.
    La sala su cui dava la feritoia era circolare, con quattro stanze più interne di cui non riusciva a vedere di più, ed un grande buco centrale da cui emanava un intensa luce rossiccia. La Cacciatrice capì subito che doveva esserci della lava, e probabilmente si ricollegava in qualche modo al piano inferiore della Fortezza.
    C’era un Dragonkin a guardia di ognuna delle quattro stanze, ma nessuno di loro parlava.
    Tuttavia, l’Elfa del Sangue sentiva delle voci. Una era indubbiamente umana, l’altra invece era gracchiante e stridula, sgradevole all’udito.
    Non riusciva a capire cosa stessero dicendo, parlavano una lingua che lei non conosceva, ma capiva che la voce umana si riferiva all’altra persona chiamandola Maloriak, ed aveva un tono perentorio e deciso, al contrario dell’altro che pareva umile, servile e forse anche spaventato.

    #5436
     Meeme 
    Partecipante

    Era riuscita a spiazzarla e la cosa non poteva che divertirla; la Cacciatrice non si fidava molto di Alliria, era pur sempre una pazza isterica, e preferì non abbassare la guardia con lei.

    La nebbia era più forte in quel luogo, non poteva essere una coincidenza, e l’ambiente circostante mostrava i segni avanzati della malattia. L’Elfa del Sangue non parlò mai durante l’esplorazione, non volendo infastidire la sacerdotessa che sembrava seccata da quella compagnia forzata.
    Aveva trovato un sentiero buono per far passare il resto del gruppo anche se avrebbero avuto accesso solo al piano centrale dei tre di cui era fatta la fortezza. Era quasi tentata di tornare indietro e riferire quando avvertì le voci e preferì investigare.
    “Conosci il loro linguaggio?” domandò alla sacerdotessa giusto per avere qualche indizio in più prima di avvicinarsi a controllare. Una voce era tipicamente umana, ma voleva controllare meglio ed annusare l’aria in cerca di conferma.

    #5447
     Ilmarien 
    Partecipante

    “Nani, dunque? Se era un rifugio sarà pieno di uscite secondarie, e alcune potrebbero essere ancora aperte, in teoria… e il fatto che non sia nata come fortezza può implicare che non sia così difficile distruggerla, potrebbero esserci dei punti deboli nelle fondamenta. Esiste un modo per creare congegni esplosivi, magici o meno? Se riuscissimo a far crollare anche solo una parte della fortezza potrebbe essere una buona copertura in caso dobbiamo andar via in fretta” chiese guardando nello specifico Virion e Zatanja. Personalmente aveva sempre trovato tutti quegli edifici in pietra molto opprimenti, e ora aveva anche un buon motivo per pensare a come distruggerli.

    #5448
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir stava annuendo alle parole dello sciamano, il cipiglio cupo e allerta.
    Poi il fiore di Zatanja e le sue parole lo riscossero dall’umore nero che l’aveva accompagnato lungo il tragitto in quella valle di silenzio, morte e pietra. Lei aveva capito.
    La Madre Terra aveva la magia più potente di tutte. In fondo era in grado di creare la vita da deserti di cenere e morte. Di trasformare un evento funesto in un’opportunità di rinascere e migliorare.
    Il fiore che la maga porse al tauren sembrava simboleggiare quella speranza, quella sicurezza che in momenti simili vacillava.
    Biascicò un grazie e, se non fosse stato per il folto pelo, si sarebbe detto che stava arrossendo.
    Con una grossa mano afferrò il fiore delicatamente.
    Rikr corse sul suo braccio e glielo prese di mano, addentando lo stelo.
    Lo portò sulla testa del tauren, dove si acciambellò tenendolo tra le sue zampe mentre sembrava assopirsi nuovamente.
    Il grande e grosso guerriero pochi istanti prima appariva come una bestia feroce pronta per attaccare a vista chiunque, ora, dopo le parole della troll e con Rikr e quel fiore sulla testa, appariva quasi buffo e, ironicamente, indifeso.

    #5449
     Rilwen 
    Partecipante

    I suoi occhi erano partiti, stavano viaggiando e solo lei poteva vederli. Era una situazione un po’ assurda, probabilmente non le era mai successo di trovarsi in nulla di anche soltanto lontanamente simile. Era anche vagamente nauseante, a modo suo. Ma era estremamente efficace. Non che non si fidasse della Cacciatri… no, in effetti non si fidava, ma come non si fidava di gente a prescindere – invece i demoni erano *molto* meglio, certo, cara, certo.

    “Ci sono molti cadaveri. E molti Dragonkin vivi. Non vedo uova o nulla del genere.”, disse, avvisando gli altri. Non aveva sentito molto di quello che aveva detto Gahain non per cattiveria, quanto perché, appunto, dieci occhi demoniaci non erano proprio il top del top da controllare.
    “E’ come se fossero guardie, però non vedo celle… e poi ci sono tre strade, una va su, una va giù e una tira dritto”
    Prese un pezzo di carta, per disegnare le cose il meglio possibile, visto che, una volta che si aveva la carta, tutto era molto molto bello.

    “Aspettiamo la Cacciatrice e poi pianifichiamo come entrare?”
    Non era certo l’Elfa delle Strategie.

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