La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5568
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice stava per controbattere che non le importava di rischiare di morire, valeva la pena tentare per fermare quella malattia, ma il paladino disse determinato che sarebbe andato insieme a lei per proteggerla e l’elfa rimase qualche secondo in silenzio non sapendo cosa dire.
    “E poi ti domandi perché ti chiamo ritardato?” mormorò alzando le spalle ed arrendendosi a quella follia collettiva.

    Dovevano restare vicini affinché l’incantesimo protettivo avesse effetto, per fortuna non era necessario alcun contatto tra di loro ed insieme si calarono nella lava lasciando Thaidan ed Humar a difesa della stanza.
    “Ma non abbiamo trovato un altro modo, paladino ed è troppo tardi per rimpiangere quello che abbiamo fatto.” rispose lei osservandolo con un sorriso.
    Erano delle uova la causa della nebbia, stavano venendo corrotte dalla lava e quella corruzione esalava vapori nocivi che si trasformavano nella bruma.
    “Dobbiamo prenderle prima che il processo di corruzione venga completato. Sono vive e vanno portate via da lì.” Qualcosa di sgradevole stava accadendo in quel posto e per fermarlo dovevano camminare sulle rocce per avvicinarsi alle uova e prenderle.

    La Cacciatrice inspirò profondamente e fece un passo verso il paladino annullando la poca distanza che c’era tra loro. “Vieni con me…” mormorò e lo prese per mano. Il contatto la metteva piuttosto a disagio, ma non aveva scelta se volevano raggiungere le uova dovevano camminare sulle rocce e lui non sembrava agile quanto lei. “Prima in fondo ad un lago, ora nella lava… dobbiamo smetterla di restare soli in luoghi così pericolosi…” commentò con un sorriso dolce per nascondere l’imbarazzo.

    #5576
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il Paladino era rimasto in silenzio da quando avevano visto le uova. Sembrava turbato da quel processo di corruzione, tanto che la sua fronte era corrugata in segno di disappunto.
    Ma la seguì senza obiettare quando lei lo prese per mano. La Cacciatrice lo aveva già sfiorato in fondo al lago ma ora, fuori dall’acqua, la sua pelle risultava alieva proprio come il suo aspetto. Era fresca, ma non per colpa dell’acqua come aveva pensato, e liscia. L’avrebbe potuta associare a quella di un rettile, se non fosse stata totalmente diversa anche da quella.

    Procedere tra le rocce fu piuttosto complicato.
    Nathaniel si sbilanciava facilmente, e più di una volta dovettero fermarsi per evitare di rischiare di cadere entrambi dentro la lava. Il calore era sempre più intenso man mano che avanzavano, ma dopo qualche minuto riuscirono ad essere abbastanza vicini alle uova da poterle prendere.
    Rimaneva solo il problema del come.

    “Posso provare a tirarle sopra le rocce.” propose il Draenei.
    La sua voce era profonda e turbata, e gli conferiva una serietà che lo rendeva quasi affascinante. Prese il martello.
    “Ma dovrai essere veloce a prenderle. Se dovessero rotolare di nuovo nella lava potrei non essere in grado di recuperarle più o – peggio – potrebbero rompersi.”

    #5580
     Meeme 
    Partecipante

    Il paladino aveva rischiato più di una volta di scivolare e lei era stata rapida ad aiutarlo a mantenere l’equilibrio prima che questo accadesse. Il draenei era strano anche al tocco, la sua mano era fresca come quella di un serpente, ma diversa; l’elfa del sangue ricordava dai cadaveri di quegli alieni che il loro sangue era blu e non rosso come il suo o quello della sua gente. Avvertì un brivido lungo la schiena ed un dolore al petto ripensando a quelle stragi, ma fu lesta a nascondere la fitta mascherandola come disagio per quella situazione inusuale.
    “Qualsiasi cosa stia succedendo in questo luogo non è naturale…” commentò scacciando i pensieri cupi.

    Ora doveva solo pensare a portare via quelle uova dalla lava prima che il processo di corruzione decretasse la loro fine. Il paladino era a disagio, doveva avvertire quelle azioni malsane in maniera più profonda rispetto a lei. “Farò in modo che non si rompano.” sussurrò determinata. Recuperò la sua rete da caccia e si preparò a mettere al sicuro le uova, intrecciò una corda nella rete e l’assicurò ad una delle sue frecce in modo da poterla scoccare rapidamente creando una sorta di cordata di sicurezza per l’eventuale risalita. Fece un cenno al suo compagno perché lei era pronta ad entrare in azione.

    #5582
     Ba 
    Partecipante

    Com’era possibile che delle uova si trovassero in quel luogo. Fossero anche uova di qualche creatura molto potente, un drago magari, non era giusto che si trovassero lì.
    Quel luogo trasudava morte, l’essere a loro protezione era un evidente risultato di come la morte permeasse ogni angolo di quel luogo. Era un controsenso che così tanta vita pulsante, così tanta nuova vita, si trovasse in un labirinto di morte e malattia.
    Stava per prendere una di quelle uova tra le mani, ma un attimo prima sentì l’urlo e si girò.

    Rikr spuntò fuori dalla tasce e fermò Gungnir un istante prima che si lanciasse inferocito contro la bestia che stava cercando di uccidere la sua giovane amica.
    C’erano tre teste. La morte del guerriero, per quanto onorevole, non avrebbe consentito a Zatanja di scappare.
    Rikr ebbe un’idea. Ultimamente ne aveva di molto rischiose, ma Rikr non poteva sbagliarsi.

    «Bestia!» l’urlo del Tauren pareva giungere direttamente dalle pareti di nuda roccia. Il volto del guerriero era deformato dalla rabbia e dallo sforzo per farsi udire al di sopra del frastuono.
    «Bestia!» Tenva tra le mani tre uova, la spada sempre a portata di mano. Una volta ottenuta l’attenzione del mostro continuò, mentre un rivolo di sudore scorreva sotto il folto strato di pelo lungo la sua schiena.
    «Tu devi difendere queste uova. Se le uova si rompono, la colpa è del guardiano. E il guardiano viene punito quando non riesce a fare la guardia.»
    Azzardò, pregando silenziosamente la Madre Terra di salvare le innocenti creature all’interno delle uova, poi le lanciò in alto, più che poteva e ognuna in una direzione diversa.
    Poi prese la lama e cominciò a correre in direzione di Zatanja per prenderla e portarla via di lì, sperando che lo stratagemma di Rikr funzionasse e che Urok riuscisse a coprire la loro fuga con i suoi poteri sciamanici.

    Un piccolo batuffolo di pelo, luminoso come un sole in quella oscurità, se ne stava tremante dentro una tasca di Gungnir, abbracciando la propria coda con tutta l’energia che aveva. Gungnir non si accorse del terrore che aveva sopraffatto il piccolo spiritello.

    #5614
     Rilwen 
    Partecipante

    Quella situazione l’agitava sempre di più. Doveva andarsene. Quelle du parole, Twisting Nether, la fece rabbrividire e non si era mai sentita così. Perché il rapporto che avevano era strano, improponibile, era insano e non avrebbe dovuto nemmeno cominciarlo. Eppure. Respirò molto più veloce, non poteva minimamente dirlo a Gahain, era troppo difficile da capire, era troppo lungo e probabilmente non avrebbe mai capito. Ma dovevano andarsi. Più il tempo passava, più il legame si faceva sottile. E lei non poteva tollerarlo. Lei doveva salvarlo.

    Aveva ucciso suo fratello, e sì, doveva salvarlo.

    Intorno a sé c’erano molti libri. Di alcuni non riusciva nemmeno a capire l’alfabeto o la lingua, ma sembrava di capire una cosa: c’erano degli esperimenti, esperimenti per creare altre creature, creature più mostruose, più inquietanti, più… innaturali.
    Allora cercò di creare una specie di forza che, violacea e nebbiosa, bloccasse le braccia della creatura e la sua bocca. Voleva renderla completamente inabile… e poi colpire in caso. O, quantomeno, capire.

    #5632
     Ilmarien 
    Partecipante

    Vedendo Daellen attaccare, Gahain reagì prontamente e mentre lei bloccava la creatura, Gahain sollevò dei detriti di polvere da terra e li lanciò contro il volto della creatura per accecarla e soffocarla momentaneamente. Dopotutto non sapeva cosa Daellen voleva fare con quella creatura, forse voleva ucciderla, forse interrogarla, in ogni caso si preparò ad avvolgerla nelle fiamme del calderone non appena fosse stato chiaro che andava eliminata. Nel mentre si era spostato in maniera da tener d’occhio sia la creatura che le melme, in modo che non tentassero nulla. Lanciò anche un’occhiata a Virion comunicandogli di tenersi pronto ad aprire il fuoco, anche se avrebbe risolto tutto volentieri senza esplosioni di armi da fuoco, dato che avrebbero fatto fin troppo rumore, e lui voleva una possibilità di esaminare tutti quei libri.

    #5634
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN e DAELLEN –
    La strana creatura non si aspettava decisamente un attacco. Era talmente assorta nei suoi esperimenti che non li aveva sentiti, e quando si trovò bloccata iniziò a dimenarsi per cercare la libertà, negli occhi un puro terrore impossibile da esprimere a parole.
    L’incantesimo di Daellen gli impediva di parlare, e l’intervento di Gahain lo accecò tempestivamente. Non avrebbe saputo chi era stato ad attaccarlo e – con un po’ di fortuna – non avrebbe nemmeno potuto reagire a breve.

    Ma la situazione era più complicata del previsto.
    Appena la creatura era stata immobilizzata, le melme avevano iniziato ad agitarsi. Erano di più colori, ora Gahain poteva vederlo bene, alcune verdi, altre rosse ed altre ancora blu.
    Il Draenei fu il primo ad accorgersi, e riuscì a bloccarne un paio di rosse vacendo divampare una colonna di fuoco dalle pietre stesse della terra, ma altre si stavano muovendo verso Daellen, ed altre ancora verso Virion e Alliria.
    Il Worgen sembrava pronto, grazie anche all’occhiata del Draenei, e cercava di tenere lontano le melme lanciando loro contro dei pugnali affilati.
    Ma mentre quelle verdi sembravano accusare veramente quei colpi, le blu e le rosse parevano semplicemente assorbire i pugnali al loro interno, come se non fossero stati altro che polvere.
    Ma, cosa peggiore, molte di quelle melme erano ormai vicine ad Alliria, che concentrata sulla barriera che li proteggeva dalla nebbia, era completamente vulnerabile ad eventuali attacchi.

    Proprio in quel momento, inoltre, un terribile ruggito giunse ovattato alle loro orecchie, come se provenisse da un’altro punto della fortezza. Qualcosa stava succedendo, e non doveva trattarsi di nulla di piacevole.

    – GUGNIR –
    L’urlo del Tauren non aveva richiamato solo l’attenzione della bestia a tre teste, ma anche quella di Urok, che quando capì ciò che aveva in mente di fare sbiancò visibilmente.
    L’Orco aveva aperto la bocca, come per dirgli qualcosa, ma non fece in tempo a parlare, perché tutto accadde troppo velocemente.

    Gugnir lanciò in alto le uova, più leggere di quanto si sarebbe aspettato, la bestia ruggì di rabbia, un ruggito che rieccheggiò sinistramente in tutta la fortezza, e si girò per salvare ciò che Gugnir aveva rischiato di distruggere.
    Questo diede tempo al Tauren di raggiungere la giovane troll. Zatanja sembrava ferita, aveva un brutto taglio su un braccio, ma non sembrava stare troppo male.
    I due corsero a perdifiato, seguiti dai ruggiti terribili della bestia, e da un rumore metallico come di una catena che viene tesa allo spasmo. Corsero fino a quando non raggiunsero di nuovo la sala centrale, dove si erano divisi, e solo allora si azzardarono a fermarsi per riprendere fiato. Zatanja tremava come una foglia, più per la paura che altro, ma in quel momento Gugnir si accorse di una cosa che gli fece gelare il sangue nelle vene: Urok non era con loro.

    – LA CACCIATRICE –
    Il Draenei e l’Elfa del Sangue iniziarono così a recuperare le uova. Sarebbe potuta essere una scena buffa, a ben pensarci: chi mai si sarebbe potuto aspettare che proprio loro, tra tante razze, avrebbero collaborato in quel modo in quello che pareva quasi essere un gioco?
    “A Draenor si organizzavano spesso delle… feste…” raccontò ad un certo punto il paladino. Era piuttosto abile a recuperare le uova e il grosso martello rendeva il processo ancora più semplice, tanto che la Cacciatrice non dovette fare alcuna fatica per metterle al sicuro.
    “Normalmente avvenivano una volta l’anno, quando le due lune apparivano insieme nel cielo. Era una bella festa, con tanti giochi, e in alcuni bisognava raccogliere dei frutti dal fondo di un lago.” Rise, come se gli fosse tornato in mentre qualcosa di divertente.
    “La parte più difficile era raggiungere il lago!” le spiegò, senza però scendere nei dettagli.

    Non che stesse prendendo alla leggera ciò che facevano. Si vedeva che era concentrato, e non mancava nessuna di quelle uova. Molte ormai sembravano diventate di dura pietra, nere come la notte. Alcune erano enormi, altre ancora piccolissime come quella che avevano trovato in fondo al lago. Quale fosse la differenza tra le une e le altre, però, la Cacciatrice non voleva nemmeno immaginarla…

    Proprio in quel momento, però, quando ormai mancavano appena tre uova da essere recuperate, un terribile ruggito giunse ovattato alle loro orecchie, come se provenisse da un’altro punto della fortezza. Qualcosa stava succedendo, e non doveva trattarsi di nulla di piacevole.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 8 mesi fa da  Elan.
    #5651
     Meeme 
    Partecipante

    Rimase un po’ stupita nel sentirlo ridere raccontando di quella festa e non sapeva come interpretare quelle parole; poi le venne in mente che in una situazione così tesa lui cercava di non pensare al peggio ed alzò le spalle arrendendosi all’evidenza. “Non ho mai partecipato ad una festa.” ammise diretta chiudendo quel discorso. I cacciatori come lei non venivano invitati a simili assembramenti di sacche di carne, troppo selvatici per potersi integrare in mezzo alle persone normali. “Cerca solo di non sbilanciarti e cadere perché non ho nessuna intenzione di recuperarti dentro la lava.” specificò trattenendo un sorrisetto velenoso.

    Avevano recuperato quasi tutte le uova, ne mancavano soltanto tre, quando quel rumore squarcio il silenzio. “Dobbiamo risalire in fretta.” disse serrando i denti. Consegnò la rete con le uova al paladino e gli fece cenno di iniziare la risalita; recuperò poi una nuova corda e se la legò intorno alla vita assicurando l’altro capo ad una delle frecce. “Vado a recuperare le uova mancanti.” affermò determinata scoccando la freccia con la corda, piantandola nella roccia e strattonando per controllare che tenesse. Rivolse al paladino un cenno e si lanciò verso le uova sfruttando la corda come una liana in movimento. Atterrò su un piccolo sasso sospeso nella lava ed in equilibrio precario si affrettò a recuperare le ultime uova mettendole in una sacca. La lava era incandescente, ma a lei non importava, l’istinto le diceva che quelle uova erano fondamentali e non poteva lasciarle lì…

    #5663
     Ilmarien 
    Partecipante

    La situazione si era complicata molto rapidamente e quel ruggito non prometteva niente di buono. In ogni caso ora la cosa più urgente era proteggere Alliria. “Daellen, Virion, fate quadrato intorno ad Alliria!” disse cercando di non alzare troppo la voce, anche se ormai era tardi per restare in silenzio. Gahain fece scorrere la rabbia dentro di sé, fece un ampio salto in aria e atterrò tirando un pugno sul terreno, mettendosi tra Alliria e le melme. Un violento getto di fiamme divampò intorno a lui, e il Draenei lo diresse in modo da formare una barriera di fiamme tra sé e le melme. Mentre continuava ad alimentare la barriera con la mano destra, con la sinistra condensò una sfera d’acqua e la allungò trasformandola in una lunga frusta d’acqua, con la quale colpire e ricacciare indietro eventuali melme che fossero risultate immuni al fuoco. “Stai bene?” chiese ad Alliria girandosi, poi si rivolse agli altri “Dobbiamo andarcene da qui, e rapidamente, quel ruggito non promette niente di buono, copritemi” disse continuando ad alimentare quel muro di fiamme. Voleva dare tempo a Daellen e a Virion di mettersi in posizione e cominciare a coprirlo contro le melme, poi voleva usare quella frusta d’acqua improvvisata per attirare a sé la creatura paralizzata, eventualmente avrebbero potuto prenderla prigioniera e interrogarla.

    #5668
     Rilwen 
    Partecipante

    Tutto sarebbe andato molto bene, SE.
    Proprio, SE.
    Tipo le melme, che stavano raggiungendo lei e anche Alliria.
    Ma soprattutto lei, scusate l’egoismo.

    E quei libri… Sigh.

    Ma sentì le parole di Gahain, e annuì, andando verso Alliria per farle da scudo, mentre faceva sorgere una grande cupola di energia violastra, che li avrebbe dovuto proteggere, più o meno almeno, dalle melme.

    Certo, nel mentre cercava di capire se ci capiva qualcosa, se riusciva a comprendere che cosa fossero, con che cosa si potessero combattere… e pensò.
    Le melme erano composte parzialmente di acqua, almeno quelle normali, no?
    Cercò quindi di colpirle con un incantesimo che drenasse in qualche modo qualunque liquido da cui fossero composte. Certo, era un po’ un andare alla cieca, ma…

    #5671
     Ba 
    Partecipante

    Era stato un azzardo.
    La preghiera invocata alla Madre Terra, di certo, aveva consentito alla terribile fiera di salvare le uova.
    Poco importava, la corsa del tauren si fermò solo dopo che lui e la giovane troll erano in salvo.
    Aveva il fiato corto e la maga pareva sull’orlo dello svenimento.
    Stava iniziando a cercare qualche parola per tranquillizzarla quando se ne accorse.
    Si guardò attorno e tutto era immoto.
    Urok.
    «Perchè non ci ha seguiti?» lo disse a bassa voce, ma tanto forte da farsi udire da Zatanja.
    «Perchè Urok non è qui?» Urok era certamente in pericolo. Di nuovo. Rikr se ne stava rintanato e tremante nella tasca di Gungnir. Questa volta non sarebbe arrivato nessun suggerimento, nessuna buona idea. Questa volta la rabbia prese il sopravvento.
    «Questo posto è pieno di morte. Questi esseri stanno distruggendo la Madre Terra. Questo posto vuole portarmi via i miei nuovi amici. Non glielo farò fare.» prese a sbuffare. «Io li devo proteggere!» Urlò fuori di sè, mentre si lanciava furente nella direzione da cui lui e Zatanja erano appena scappati.
    Il ritmo serrato della carica del guerriero era accompagnato dal sibilo sinistro della sua possente spada che, trascinata disordinatamente con una mano, strisciava sul nudo pavimento.

    #5672
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Il muro di fuoco di Gahain riuscì nel suo intento, bloccando le melme e tenendole lontane da Alliria quanto bastava per permettere agli altri di radunarsi.
    Le melme sembravano titubanti di fronte alla barriera di fiamme, e quando una provò temerariamente a superarla, si trovò istantaneamente vaporizzata, come se non fosse stata altro che un ammasso di acqua condensata.
    Al contrario, quando la frusta ne colpì un’altra, sembrò farla crescere, tanto che il Draenei dovette faticare per staccare quell’arma improvvisata dal corpo della mostruosità.

    Ma Daellen aveva visto giusto.
    Creò una barriera protettiva attorno a loro, permettendo a tutti di riprendere fiato, dopo di che canalizzò l’energia corrotta dei demoni contro una di quelle creature.
    Il verso che emise – se di verso si poteva parlare – fu di pura e straziante agonia, come un pezzo di ghiaccio che viene all’improvviso messo su una lastra bollente. La melma iniziò a ribollire, ed in breve si consumò, mentre l’Elfa del Sangue ne assorbiva l’energia vitale, traendo nuova forza per se stessa.

    “Andiamocene da qui…”
    Alliria aveva le lacrime agli occhi. Non rispose direttamente alla domanda di Gahain, ma lo Shamano si accorse che la gamba sinistra dell’Elfa della Notte era ricoperta di bolle.
    La creatura che avevano accecato stava ancora protestando, cercando di riprendersi, e quando venne bloccato dalla frusta d’acqua iniziò ad ululare di rabbia.
    “Pagherete!!! Padrone non perdonerà!!” parlava una forma strana di comune, gracchiante e incerta, ma doveva averli sentiti parlare e aveva capito che linguaggio utilizzavano.
    Virion a quel punto prese Alliria in braccio.
    “Torniamo nella sala principale.” disse. Le melme cercavano ancora di inseguirli, ma le fiamme di Gahain e la barriera di Daellen sembravano tenerle a bada, per il momento.

    – GUGNIR –
    Zatanja aveva il fiato corto per la corsa che avevano fatto. Teneva ancora la barriera arcana sollevata attorno a loro, ma quando si accorse dell’assenza di Urok impallidì, come se avesse realizzato troppe cose in un istante troppo breve.
    “Non saprei…” mormorò con voce spezzata. “Era accanto a noi…”
    Non fece in tempo a finire di parlare che il Tauren partì nella sua folle corsa, e a mala pena sentì la giovane Troll urlargli alle spalle un disperato “Aspetta!!”

    Gugnir non sentiva più niente, non si accorgeva più di niente. Richiamando la sua magia, Zatanja era apparsa accanto a lui, ma il possente guerriero non se n’era quasi accorto. Perché era tornato nella stanza della creatura, e ciò che vide lo lasciò senza fiato.
    Urok era rimasto bloccato, la creatura a tre teste doveva averlo schiacciato ad una parete con la coda, ma lo Shamano non era rimasto inerte ad aspettare il suo destino.
    Fulmini lo circondavano, gli stessi fulmini che stava scaricando addosso al bestione, che continuava a urlare e ruggire.

    Nessuno dei due sembrava essersi accorto del ritorno di Gugnir e di Zatanja, ma la situazione non era piacevole: Urok era coperto di sangue, e sembrava sempre più debole ogni secondo che passava. Ma, quantomeno, anche la bestia era terribilmente ferita: i fulmini si erano abbattuti sulla sua pelle in più punti, lasciando terribili chiazze marroni sulla corazza spessa, che diffondevano nell’aria un odore acre e spiacevole di carne bruciata…

    – LA CACCIATRICE –
    Il Draenei sembrava davvero incapace di prendersela per le cattiverie della Cacciatrice, e alle sue parole si limitò ad una scrollata di spalle.
    “In effetti, un bagno nella lava bollente non è tra i miei programmi!”

    Ma quel ruggito cambiò drasticamente le cose. Non era stato nulla di bello, e non avevano più tempo da buttare in inutili risate. Nathaniel cercò di recuperare più rapidamente possibile le uova, e quando la Cacciatrice gli consegnò la rete non fece nemmeno in tempo a fermarla.
    L’Elfa del Sangue sì lanciò sopra la lava, e una dopo l’altra recuperò le uova rimaste: il dolore era atroce, la lava le consumava la pelle come fosse stata acido, e il successivo ritorno con la corda-liana fu l’agonia più grande che avesse mai provato. Ma riuscì a raggiungere nuovamente il Paladino, che quando la vide arrivare la afferrò al volo per aiutarla a fermarsi.
    Il suo sguardo era di pura disapprovazione, ma non avevano tempo.

    Ripercorsero il sentiero di sassi al contrario, correndo quasi, in un equilibrio perennemente precario. Forse fu la paura che permise loro di non scivolare, non inciampare, né cadere nella lava bollente.
    Ci misero pochissimo a tornare da Thaidan e Humar. I due animali erano rimasti a scrutare la lava per tutto quel tempo, e quando li videro entrambi parvero sollevati.
    “Avete sentito quel ruggito?” domandò il druido. “Sembrava provenire da una delle altre gallerie. Agli altri deve essere successo qualcosa.”
    Nathaniel annuì, mentre Humar si era avvicinato alla padrona, leccandole le mani ferite.
    In quel momento, ai tre sembrò che qualcosa passasse sopra le loro teste, gettando un’ombra gigantesca dove si trovavano. Ma, quando alzarono lo sguardo, non videro nulla di più del soffitto della stanza.

    #5676
     Meeme 
    Partecipante

    La lava scavava sulla sua pelle provocandole un dolore terribile, la Cacciatrice digrignò i denti ed assicurò le uova prima di lanciarsi nuovamente con la corda per tornare indietro. Aveva sopportato una prigione di ghiaccio che le aveva spezzato i polmoni, graffiato la pelle e distrutto la mente, sarebbe riuscita a sopportare anche quelle ferite…
    Non si aspettava che il paladino la afferrasse per aiutarla, si appoggiò a lui ed alzò il viso osservando quello sguardo di disapprovazione. “Mi sgriderai dopo, paladino…” mormorò imbarazzata da quel contatto fisico non voluto.
    “Hai il mio permesso per farlo… so che ti piace.” sussurrò velenosa per combattere quel disagio.

    Le uova erano al sicuro, le importava solo di questo, ma ammise a se stessa che in una sorta di gioco folle trovava quello sguardo di disapprovazione rassicurante e giusto rispetto alla gentilezza.
    Il Draenei non doveva trattarla con dolcezza, le amplificava il senso di colpa.

    Raggiunto nuovamente il druido ed Humar, l’elfa del sangue mise al sicuro il bottino recuperato legandolo al leone nero in modo che lo custodisse. Humar le leccò le ferite e lei gli strusciò il viso sul pelo per rassicurarlo che stava bene e che non provava più dolore. Fasciò le mani con delle bende in modo da riuscire comunque ad impugnare il suo arco da caccia ed ascoltò quel rumore con preoccupazione. L’ombra scomparve come era apparsa, non se ne curò, dovevano raggiungere gli altri ed aiutarli. “Muoviamoci verso il ruggito…” suggerì la Cacciatrice pronta a combattere.

    #5677
     Ba 
    Partecipante

    Il guerriero rimase pietrificato.
    L’aveva lasciato indietro. Era colpa sua.
    Il torrente di fuoco che alimentava la sua rabbia parve affievolirsi, mitigato dalla tristezza che provocava in lui quel pensiero.
    Poi vide il sangue del suo amico che macchiava il pavimento. Rosso.
    La rabbia tornò ad ardere e il pulsare del proprio sangue rese quasi sordo il grosso tauren.
    Lui l’avrebbe salvato. Anche a costo della propria vita.
    Imbracciò la grande spada con due mani e mosse un passo verso il mostro. Rikr comparve di fronte ai suoi occhi, lo sguardo torvo e preoccupato. Dietro di lui, Zatanja. Il guerriero osservò per un attimo la giovane troll e il rombo del sangue nelle sue orecchie si affievolì fino a sparire. Cosa ci faceva lì? Era in pericolo anche lei se si trovava con lui.
    Cosa stava facendo? Cos’era quell’odore orrendo?
    Rikr si posò sulla sua spalla. Non gli sussurrò nulla, ma guardò fisso e serio lo sciamano in difficoltà.
    Gungnir si aspettava un rimprovero, un suggerimento, un’idea. Ma il piccolo spiritello sembrava muto e immobile.
    Salvalo, ma senza mettere in pericolo Zatanja. Forse stava dicendo questo.
    Una nuova urgenza si fece spazio tra le esitazioni di Gungnir.
    Salvalo.
    Si rivolse serio a Zatanja: «Scusami. Ho sbagliato. Ora mi serve il tuo aiuto.» sospirò «Stai lontana da quella bestia e, se puoi, aiutami a non morire appena una di quelle teste si rivolge contro di me.» guardò Rikr e lo afferrò mentre provava a divincolarsi. «Ma è più importante che tu e Rikr stiate distanti e al sicuro. Aiutami solo se non ti mette in pericolo farlo.» le porse il piccolo scoiattolo e poi esitò «Ah, Urok. Usa la magia per toglierlo da lì quando l’avrò liberato. Tu riuscirai a salvarlo.» Le sorrise, poi si sistemò l’armatura e, con la spada sollevata come il suo animo al pensiero di abbracciare la Madre Terra, si mosse silenzioso e agile come nemmeno lui credeva di essere.
    La lama si sarebbe abbattuta feroce e implacabile sulla carne putrefatta di quell’orrendo abominio che immobilizzava il suo amico Urok.
    Poi lui avrebbe accolto con serenità il ricongiungimento alla Madre Terra, se lei avesse deciso di chiamarlo a sè in quel momento.
    «Urok può salvare la Madre Terra morente. Non lo stupido Gungnir.»
    Sorrise mentre andava a salvare il suo amico Urok.

    #5701
     Ilmarien 
    Partecipante

    *Ooook, l’acqua non le danneggia, buono a sapersi!* pensò Gahain facendosi un appunto mentale mentre continuava a tener ferma la creatura con la sua frusta d’acqua, dato che perlomeno su di lei funzionava. Non si curò minimamente di quello che la creatura diceva, anzi fu piuttosto contento di sapere che li capiva perfettamente e parlava la loro lingua, sarebbe risultato utile durante l’interrogatorio. Fece segno a tutti di indietreggiare lentamente, poi alimentò oltremisura la barriera di fiamme per bloccare il passaggio alle melme. In quel momento il suo sguardo corse a tutti quei libri: era un peccato non poterli esaminare, ma d’altra parte chiunque li avesse raccolti non aveva in mente nulla di buono, quindi tanto valeva ostacolarlo il più possibile. Diresse un lato della barriera di fiamme contro gli scaffali e attese che prendessero fuoco prima di continuare la lenta ritirata verso l’uscita. Una volta certo che i libri sarebbero stati distrutti, raggiunse gli altri e tutti insieme si diressero verso la sala centrale. “Tienila ferma tu per un momento” disse a Daellen, dato che voleva essere libero di esaminare la gamba di Alliria. Non appena Daellen trattenne la creatura, Gahain applicò i suoi poteri curativi alla gamba danneggiata cercando di purificarla, o se non era possibile almeno lenire il dolore e permetterle di camminare nuovamente.

    #5705
     Rilwen 
    Partecipante

    Eh, tutti quei libri. Appunto. Piangeva il cuore anche a lei, anche perché finalmente aveva trovato una biblioteca… e niente. Non poteva nemmeno gustarsela.
    Almeno l’avrebbe distratta dal fatto che non sentiva più la Sua voce.

    Ed era completamente persa. E vagamente incazzata. Per cui godette come una riccia quando la melma si prosciugò, e avrebbe volentieri continuato così, se non avessero dovuto andarsene, per ovvi motivi. Teneva stretta la Creatura che parlava un semi-quasi comune, lo faceva con la magia, ovviamente, mentre si trascinavano via, cercando di sfuggire anche alle melme.

    “… no, i libri…”

    Aveva fatto bene, Gahain, MA insomma… i libri non si bruciano. E’ sbagliato brucia…

    “Eh? Sì.”, rispose a Gahain mentre quasi si occupava di Alliria. A lei non è che fregasse poi più di tanto di lei,ma era un ostacolo e quindi…
    “Chi è il Padrone?”, si rivolse quindi alla creatura. “Posso fare molto più male di così, se non rispondi”.

    Era un po’ incazzata.

    #5706
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    La gamba di Alliria sembrava essere stata bruciata dall’acido. Era una brutta ferita, e Gahain dubitava di essere in grado di rimarginarla del tutto, ma fece scorrere l’acqua sulla sua pelle e, per lo meno, l’Elfa della Notte distese il volto come se il dolore più grande fosse passato.
    “Grazie…” mormorò la sacerdotessa a fil di voce. Ma era ancora incerta e debole, e Virion preferì tenerla in braccio, mentre lei si impegnava a mantenere la barriera attiva attorno a loro.
    “Non sprechiamo energie in cose inutili.” disse il Worgen. “Riuniamoci agli altri, e poi pensiamo alle nostre ferite. Qualsiasi cosa stia succedendo, voglio lasciare questo posto al più presto.”

    Lasciarono così rapidamente la galleria, mentre i libri bruciavano alle loro spalle, e la creatura rettiliforme li seguiva strisciando e lamentandosi.
    Sbuffava e si lamentava, a tratti si buttava per terra, e Daellen era costretta a fare non poca fatica per rimetterla in piedi.
    Già furiosa di suo, ognuna di quelle operazioni era ben poco piacevole per la creatura, che ogni volta lanciava un grido di dolore. E più l’Elfa del Sangue faceva scorrere il suo potere demoniaco per ferirla, più si sentiva rinvigorita, felice, in maniera quasi macabra e sicuramente molto poco sana. Era un contatto col potere Corrotto che raramente aveva avuto così intenso, e che sembrava intensificato dalla sua stessa rabbia.
    Per un istante, un solo, terribile istante, le sembrò che migliaia di voci le sussurrassero nelle orecchie. Non quella di lui, e nemmeno quelle dei più piccoli imp che aveva evocato negli anni.
    Erano voci sussurranti, suadenti, sibilanti, che mormoravano parole che non riusciva ad afferrare, e sparivano nel momento stesso in cui si concentrava maggiormente su di loro.

    “Padrone è il Lord Drago!!” ululò alla fine la creatura, arrendendosi al dolore. “Padrone vuole esperimenti, Maloriak crea esperimenti! Draghi potenti, Draghi nati dalla morte! Maloriak bravo con esperimenti!!”
    Maloriak, probabilmente, doveva essere il nome di quell’essere raccapricciante.
    Nel mentre, erano corsi nella direzione in cui avevano udito il ruggito, il corridoio che aveva imboccato Gugnir, e arrivati in fondo Virion si era bloccato. “Cielo santo! Cos’è questa carneficina?” esclamò, disgustato.
    E, in effetti, la scena era davvero disgustosa.
    Un’enorme massa di carne corrotta giaceva al centro della stanza, dietro di lei altre uova, proprio come quelle che avevano recuperato dalla lava. Nella massa di carne, c’erano due enormi ferite nette, precise, da cui grondava sangue nero come se due protuberanze vi fossero state tranciate di netto.
    Una terza protuberanza era ancora attaccata al corpo, e sembrava una sorta di collo, alla cui sommità si trovava una massa di carne informe, come se fosse esplosa in seguito ad uno scoppio.

    Zatanja era per terra, affannata, la barriera appena visibile attorno a lei che a fatica si estendeva nel resto della stanza. Urok era a terra, poco lontano dalla creatura, e sembrava privo di sensi, gravemente ferito. Infine Gugnir era accasciato accanto alla bestia. Era ancora cosciente, ma sembrava pesantemente provato. Doveva essere stato un combattimento terribile…
    C’erano anche la Cacciatrice, Nathaniel e Thaidan nella sala, probabilmente accorsi come loro udendo il ruggito. L’Elfa del Sangue aveva le mani bendate ma, a parte quello, sembravano stare tutti e tre bene.

    – GUGNIR –
    Zatanja era spaventata, poteva solo intuire cosa avesse in mente Gugnir, ma annuì, e prese il piccolo scoiattolo magico tra le mani, tenendolo stresso. Il grosso Tauren si accorse che stavano tremando entrambi, ma non aveva tempo.
    Con la furia stessa di un terremoto, si scagliò contro il mostro a tre teste. La creatura era distratta, ma quando si accorse dei suoi movimenti focalizzò su di lui tutta la sua attenzione.

    Le tre teste non erano veramente coordinate. Certo, schivare i loro attacchi non era semplice, ma sembravano tre entità distinte più che un’unica creatura. Anzi, probabilmente erano tre entità distinte.
    Ma a Gugnir poco importava.
    Era un abominio.
    E finché fosse rimasta in vita, Urok, Zatanja, Azeroth stesso, sarebbero stati in pericolo.

    Il primo fendente si abbatté su di lei con la potenza di un tuono.
    La creatura urlò di dolore, mentre un fiotto di icore nero schizzava sul volto di Gugnir, abborbandolo con un fetore di morte e decomposizione, tutto fuorché normale.
    Ma era solo l’inizio.
    La ferita – seppur profonda – non aveva fatto altro che far infuriare la bestia. La testa centrale si gettò su di lui cercando di morderlo, mentre le due laterali continuavano a contorcersi per il dolore. Il grosso Tauren schivò per un pelo l’attacco, ma quando una seconda testa si abbatté su di lui, non riuscì a schivarla: venne colpito in pieno, non coi denti, ma come se avesse ricevuto un pugno. La potenza del colpo lo fece vacillare e di fronte ai suoi occhi esplosero una marea di puntini bianchi e rossi per il dolore.
    Era stordito e confuso, e si accorse appena che la terza testa stava per dargli il colpo di grazia, quando un alone di luce violacea circondò il mostro, bloccandolo come paralizzato.
    A fatica, Gugnir riuscì a riprendere il controllo di sé, e vide Zatanja, concentrata, che teneva bloccata la creatura con la sua magia. Rikr era appollaiato sulla sua testa, e sembrava brillare più del solito, come se stesse infondendo nella giovane maga ancora più potere, aiutandola in quell’impresa.

    Urok, poco distante dal Tauren, sembrava ferito gravemente, ma l’intervento dei compagni l’aveva stupito, ed ora un sorriso vittorioso si dipingeva sulle sue labbra. Un sorriso felice.
    Richiamò nuovamente le forze della natura, ed un fulmine si abbatté su una delle tre teste bloccate. L’urlo del mostro fu terribile, pura agonia, e in un’istante la testa colpita esplose, sparpagliando nella stanza sangue e interiora.
    L’attacco dell’orco era stato brutale e spietato, ma sembrava averlo prosciugato di qualsiasi energia, e adesso la bestia era concentrata su di lui, che tanto lo aveva fatto soffrire: la luce violacea di Zatanja si era affievolita fino a sparire, e la creatura stava per attaccare di nuovo.
    Ma Gugnir si intromise di nuovo. Frapponendosi tra Urok e la bestia, riuscì col piatto dell’ascia a parare un colpo, un altro, un altro ancora, riuscendo così a difendere l’amico da morsi che altrimenti sarebbero stati probabilmente fatali.
    Fu allora che Zatanja passò all’attacco.
    Una pioggia di lance di ghiaccio cadde all’improvviso sulla bestia, evocata dalla maga,
    andandosi a conficcare nella sua pelle coriacea e aprendo profonde ferite.
    La bestia non sembrava sapere più chi attaccare e, confuse, le due teste rimaste iniziarono a vagare da Gugnir a Zatanja, confuse, sofferenti, scontrandosi a volte tra di loro come se non capissero più chi fosse il reale nemico.

    E, approfittando di quella confusione, il Tauren decise di sferrare il colpo di grazia.
    Caricò la bestia con tutta la sua forza, si arrampicò sulla sua schiena, quasi saltando da un insenatura del suo corpo all’altra, fino a giungere all’attaccatura dei colli. Da lì, con un solo, potente, fendente, li staccò entrambi di netto.
    Le due teste caddero a terra, continuando a contorcersi per interminabili istanti come dei serpenti mentre il corpo, ormai privo di vita, collassò a terra con un tonfo terribile, facendo precipitare il grosso tauren ormai esausto per la terribile battaglia.

    – LA CACCIATRICE –
    La Cacciatrice, il Paladino ed il Druido non persero altro tempo, e corsero verso la direzione dove avevano udito il ruggito.
    Le uova erano ormai stabili nelle sacche dei due, ma il cielo solo sapeva quali danni avesse ormai causato la corruzione. Non che fosse quello il momento di pensarci ma, quando il tempo fosse giunto, avrebbero dovuto fare i conti anche con quello.
    Le conseguenze di quella corruzione potevano essere terribili…
    E chi fosse il responsabile, ancora dovevano capirlo.

    Erano appena arrivati all’ingresso del loro corridoio quando sentirono un nuovo ruggito, e poco dopo un tonfo terribile.
    Affrettarono il passo, imboccando la galleria che avevano preso Urok, Gugnir e Zatanja, e si trovarono di fronte ad una scena al limite del macabro.
    Un’enorme massa di carne corrotta giaceva al centro della stanza, dietro di lei altre uova, proprio come quelle che avevano recuperato dalla lava. Nella massa di carne, c’erano due enormi ferite nette, precise, da cui grondava sangue nero come se due protuberanze vi fossero state tranciate di netto.
    Una terza protuberanza era ancora attaccata al corpo, e sembrava una sorta di collo, alla cui sommità si trovava una massa di carne informe, come se fosse esplosa in seguito ad uno scoppio.

    Zatanja era per terra, affannata, la barriera appena visibile attorno a lei che a fatica si estendeva nel resto della stanza. Urok era a terra, poco lontano dalla creatura, e sembrava privo di sensi, gravemente ferito. Infine Gugnir era accasciato accanto alla bestia. Era ancora cosciente, ma sembrava pesantemente provato. Doveva essere stato un combattimento terribile…
    “Cielo santo! Cos’è questa carneficina?” la voce giunse dalle loro spalle. Era Virion, Alliria tra le braccia con una gamba ricoperta di bolle, mentre assieme agli altri – e la creatura rettiliforme che la Cacciatrice aveva visto parlare con l’elfo, tenuta prigioniera – giungevano nella sala.

    #5709
     Meeme 
    Partecipante

    Il dolore alle mani era ormai scemato, aveva bendato la ferita con stracci puliti e riposto le ultime uova al sicuro.

    Entrarono nella sala con il cane mostruoso e trovarono quel ammasso di carne e muscoli morto ed i loro compagni feriti, stremati, ma ancora vivi.
    Era una vittoria, nonostante tutto.

    Anche gli altri stavano bene ed avevano catturato un prigioniero. La Cacciatrice sfiorò la schiena del suo leone nero e si sedettero in terra a riposare senza degnare di uno sguardo i presenti. Manteneva i sensi vigili perché il padrone di quella cosa era in agguato e lei non si sarebbe fatta cogliere impreparata.
    La caccia non si era ancora conclusa…

    #5730
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si fermò di botto davanti alla scena macabra, con quell’enorme massa corrotta che ora occupava la sala, e non poté fare che una smorfia di disgusto davanti a tutto quello schifo. Si riscosse e pensò a curare Alliria. Erano per il momento fermi, tutti insieme e non in immediato pericolo. “Qualcuno interroghi quel… coso che abbiamo preso prigioniero, io mi occupo dei feriti” e si mise a curare Alliria, dato che era la meno grave e quella che aveva più probabilità di rimettersi in piedi in fretta. Dopo sarebbe andato da Urok e infine avrebbe chiesto alla Cacciatrice se voleva che desse un’occhiata a quelle mani fasciate, quell’elfa sembrava una persona molto riservata, quindi Gahain si premunì di chiedere prima. Nel mentre rifletté su quanto aveva detto la creatura mentre fuggivano, e su questo Maloriak, un mago o qualcosa del genere che faceva esperimenti bizzarri… perché nella storia di Azeroth gli esperimenti magici erano sempre andati benissimo, e non avevano mai causato problemi o complicazioni… Bah. Gahain scrollò le spalle e si concentrò sul curare le ferite e rimettere in piedi i membri del gruppo che erano stati danneggiati.

    #5773
     Elan 
    Partecipante

    Tutti avevano bisogno di quel momento di respiro. Qualsiasi cosa stesse succedendo in quelle profondità, li aveva provati fino allo stremo, e probabilmente non aveva ancora finito…
    Sembrava che nessuno avesse molta voglia di parlare, ancora meno di interrogare quell’inquietante prigioniero, e così decisero prima di tutto di pensare alle loro ferite.

    La gamba di Alliria non era in condizioni piacevoli, e l’Elfa della Notte singhiozzava continuamente per il dolore. Virion cercava di calmarla, accarezzandole i capelli e dicendole che sarebbe andato tutto bene, ma l’elfa pareva non ascoltare. Suo fratello si avvicinò a lei insieme a Gahain, annusò la ferita, e agitò la testa di scatto, allontanandosi, come se l’odore che aveva sentito non gli fosse minimamente piaciuto.
    Dal canto suo, lo shamano aveva provato tutte le sue cure, ma le bolle non erano sparite.
    “Perderò la gamba…” mormorò tra i singhiozzi, con una disperazione tale da non poter non fare compassione. “Nemmeno Elune ha potuto curarla… La perderò…”
    Sembrava vuota, debole e triste, come se fosse stata privata di ogni energia.

    Nathaniel, intanto, si era avvicinato alla Cacciatrice. Il suo sguardo era duro, uno sguardo che l’Elfa del Sangue aveva iniziato ad associare alla sua disapprovazione, ma non era arrabbiato.
    Si sedette accanto a lei e, con gentilezza, le prese le mani. Di nuovo, come poco prima, era una presa che non ammetteva repliche.
    “Qualsiasi sia la creatura che ha deposto queste uova, ha in gran debito verso di te. Prenderle a mani nude è stata una follia, ma è stato l’unico modo per agire rapidamente.”
    La cacciatrice sentì all’improvviso una piacevole sensazione di benessere e un calore benefico avvolgerle le mani, mentre il dolore lentamente spariva. Aveva toccato solo quella, nessun altra delle sue ferite.

    Anche Zatanja era corsa a controllare come stesse Gugnir. Il grosso tauren era dolorante per il combattimento con la bestia e stordito, ma le sue ferite non sembravano troppo gravi, ed il sangue che lo ricopriva era per lo più quello del mostro.
    L’unica rimasta in disparte, ancora turbata per l’assenza del suo demone, era Daellen… Ma fu anche la prima ad accorgersi di un dettaglio tutt’altro che irrilevante: la nebbia, a poco a poco, stava diminuendo…

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