La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #4597
     Meeme 
    Partecipante

    “Hai immaginato torture indicibili perché è questo che ci si aspetta da una come me!” mormorò seccata prima di dimenticarsi dell’alieno per tornare a guardare le nuvole stendendosi sull’erba. Si alzò sentendo dei passi, ma rimase sorpresa di trovare i due cuccioli insieme al sacerdote draenei. Volevano salutarla e lei sospirò con pazienza, ma volse il capo imbronciata verso Nathaniel perché quella trovata doveva essere stata una sua brillante idea.
    Fece per voltarsi ed andarsene seguita da Humar.

    Si fermò però dubbiosa, decise alla fine di avvicinarsi ai bambini perché i due cuccioli in fondo erano innocenti e non meritavano tanta freddezza. Si chinò ed aprì la protezione dell’avambraccio dove attorcigliati insieme c’erano due piccole zanne fatte a pendente. Erano l’unico ricordo rimasto di un passato perduto… Era giunto il tempo di liberarsene per sempre. Mostrò ai due piccoli i ciondoli e glieli consegnò come dono. “Quando ero ragazza, armata solo di un coltello uccisi la mia prima bestia, una lince delle mie terre natali. La scuoiai e presi i suoi canini adattandoli per farne due ciondoli. Ora sono vostri…” raccontò con voce distante come se quei tempi non esistessero più. “Addio…” sussurrò e quando i due piccoli la abbracciarono anche lei fece lo stesso. Loro non avevano colpa, era lei ad essere colpevole…

    Si separò dai cuccioli e schioccò la lingua velenosa in direzione del Sacerdote. Fortunatamente arrivarono gli altri prima che potesse insultarlo davanti ai bambini, si limitò ad ignorarlo con un’alzata di spalle e mettersi in testa al gruppo senza dire una sola parola e senza salutare gli altri.

    Ogni tanto si voltava per controllare che le altre sacche di carne la seguissero, ma non parlò e non ascoltò le loro conversazioni.
    Thelsamar era uno spettacolo penoso, ma lei era indifferente a tanto dolore. Fece cenno ad Humar di fermarsi e controllò lo stato del terriccio per capire quanto fosse umido. Ascoltò le parole di Urok e fece una smorfia seccata. “Io posso espormi a qualsiasi rischio, Urok.” specificò senza paura. “Vado a raccogliere un campione di acqua dal lago così potrete analizzarlo insieme a quello che ho raccolto nella foresta. E controllerò quelle strane impronte.” esclamò secca.
    Lei aveva ucciso colui che l’aveva uccisa e non temeva alcuna malattia…

    #4616
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain esaminò il braccio con attenzione, poi prese un po’ di acqua pulita da un otre e cominciò ad applicare la sua magia curativa. Sapeva che non potevano fermarsi a curarla del tutto, ma voleva vedere se dopotutto era possibile contrastare gli effetti di questa strana maledizione con la magia. Nel frattempo cercava di evitare di guardare troppo l’elfa del Sangue, che sembrava al momento piuttosto distratta, forse stava comunicando con… il demone. Un pensiero non certo confortante per Gahain, che si sentì abbastanza a disagio. Essendo cresciuto in un ambiente isolato quando aveva l’impressione che due persone parlassero senza farsi sentire Una volta lontani dalla coppia le chiese: “Notizie dalla Legione Infuocata? Sanno qualcosa della malattia o di come curarla?” chiese cercando di essere il più educato possibile. Onestamente non si aspettava una risposta precisa, l’aveva chiesto solo per iniziare in qualche modo una conversazione. Se dovevano lavorare insieme, non comunicare non aiutava nessuno. Detto questo, non avrebbe in ogni caso patteggiato con un Demone.

    #4617
     Ba 
    Partecipante

    Un borbottio di disapprovazione accompagnò la comparsa della cavalcatura magica di Zatanja, ma presto i pensieri del tauren virarono a ben più cupi presagi.
    Poteva quasi sentirla soffrire.
    La Madre Terra sembrava non gridasse nemmeno più, soffriva silente in un’innaturale immobilità.
    Il silenzio era opprimente e la pietra che macchiava le acque e il paesaggio sembrava pesare come un macigno sul petto del guerriero. Gli occhi, persi in statue immote e acque morte, non notarono il piccolo spiritello che aveva raggiunto la spalla di Gungnir.
    Rikr annusava l’aria preoccupato, osservando la nebbia a distanza. Si rilassò un poco al comparire degli incantesimi di protezione e sfruttò la brezza creata da Urok per planare attorno a Gungnir e Zatanja in una traiettoria concentrica.
    Le parole di Urok e della Cacciatrice infransero il silenzio e i pensieri sofferenti del tauren.
    Preoccupato per la compagna di viaggio con cui aveva condiviso silenzi, le si avvicinò un poco, mentre Rikr lo seguiva un palmo sopra di lui.
    «Siete sicura, Cacciatrice? Sembra che il respiro della Madre Terra sia stato avvelenato da qualcosa di peggiore della morte stessa.» la voce cupa e profonda del guerriero lasciava filtrare una nota di apprensione. «Siete una compagna importante e non voglio che vi accada nulla di male» incrociò lo sguardo di Rikr e aggiunse, ignorando l’invito del piccolo spiritello a non proseguire «Perchè sono sicuro che diventeremo amici. Io non voglio che i miei amici facciano la fine di quelle povere creature.» indicò i pesci sulle rive del lago e le rivolse un sorriso preoccupato.

    #4624
     Rilwen 
    Partecipante

    Era possibile mettere un calzino in bocca ad un Demone? Non lo sapeva, ma avrebbe dovuto cercare di capirlo. Il fatto era che quel demone non era proprio lì lì, accanto a lei, ma le parlava nella mente. Borbottava, si lamentava, e ogni tanto Daelann sorrideva impercettibilmente: un po’ le faceva piacere sentire che era indispettito, godeva dei suoi borbottii. E godeva, soprattutto, nel sentirlo.
    Maledizione.
    Se non la pianti di lamentarti ti evoco soltanto per obbligarti a farmi il bucato., gli rispose.

    Sembrava davvero il suo fidanzato, o qualcosa del genere. Anzi, quei vecchi sposi che non fanno altro che brontolare a vicenda ma che poi, alla fine della fiera, si vogliono un bene dell’anima.

    Dannazione.

    Si scosse quando furono davanti alla porta. Lui stava diventando molto insistente, molto persistente nella sua vita, e questo non era bene. Non lo era minimamente. Sospirò, abbassando lo sguardo sulla nana e sul braccio che portava i segni di quella cosa. Non sapeva davvero come chiamarla, quindi “cosa” sarebbe andato benissimo. L’esaminò anche lei, attentamente, ma, soprattutto, cercò di percepire qualcosa di “oltre” al semplice contagio. Cercava tracce di magia, di maledizioni, di tutte quelle cose lì. Era difficile da trovare, lo sapeva, ma, se ci fosse stato, avrebbe dovuto accorgersene.

    Si scostò però quando Gahain si allontanò con lei, e scosse la testa.
    “No. Dicono che non è nulla in cui c’entrino. Non sono molto propensa a credere loro di solito, ma amano vantarsi di fare del male, quindi non vedo perché dovrebbero mentire. Certo, è sempre rischioso.”

    Ovviamente non poteva tenere fuori Lui. Sarebbe stato un vero casino.

    #4631
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    La nana non sembrava particolarmente entusiasta dei tentativi di Gahain di operare con la sua magia, ma lo lasciò fare. Attese paziente di vedere qualche cambiamento, ma nonostante i ripetuti tentativi del Draenei, nulla cambiò sulla sua pelle pietrificata.
    “Altri curatori hanno già provato.” spiegò con voce ferma. Non soffriva per il fallimento. Era determinata ad andare avanti, e questo era un bene. “Magari allontanandoci dal lago col tempo passerà! Magari no, ma la malattia si arresterà. Non importa. Non ho intenzione di arrendermi.”
    Sorrise decisa, ma in quel momento sentirono un colpo di tosse giungere da una stanza adiacente, e la nana chiese scusa, affrettandosi verso quel rumore.

    Era stata Daellen a fare la scoperta più interessante però. Aveva analizzato il braccio lasciando scorrere la sua magia su di lei, ed era rimasta indubbiamente stupita dalla scoperta.
    Quella pelle era completamente refrattaria agli effetti della magia demoniaca, tanto che sentiva pure lui, nella sua mente, incuriosito e al tempo stesso spaventato da quella vicinanza. E nonostante avesse preso le parole della warlock come un’offesa personale, lei avvertì la sua presenza più vicina e “concreta” mentre studiavano quella strana presenza.
    Ci dovette pensare un po’ per trovare una similitudine, ma all’improvviso ricordò cos’altro aveva quella stessa reazione alla magia demoniaca: le scaglie dei draghi. Erano le uniche sostanze refrattarie alla sua magia che avesse mai incontrato.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    Urok guardò la Cacciatrice pensieroso, quindi scosse la testa in un gesto secco.
    “E’ inutile esporci a pericoli non indispensabili. Non sappiamo quanto ancora dovremo rimanere qui, né in quanto tempo agisca davvero quella malattia. Raccoglieremo i campioni necessari, ma non voglio che lo facciate senza protezione.”
    Zatanja annuì alle parole sue e quelle di Gungnir.
    “Posso venire con voi, se lo desiderate…” propose un po’ titubante. “La mia barriera può proteggere entrambi, e intanto Nathaniel può proteggere gli altri… dividendoci potremo raccogliere campioni più velocemente.” continuò, sorridendo incoraggiante nella speranza di aver trovato una soluzione.

    Nathaniel era rimasto in silenzio, concentrato sulla barriera che aveva creato, ma dopo qualche istante fece un cenno con la mano di restare in silenzio, e indicò un punto distante del lago.
    Si trattava quasi della riva opposta, e inizialmente faticarono a capire cosa avesse notato. Ma dopo qualche attimo capirono.
    Vicino alle acque del lago c’era una strana creatura: ricordava vagamente la forma di un drago, il corpo ricoperto di fitte scaglie nere, ma era totalmente priva di ali, e il busto era eretto come quello di un essere umano, ed oltre alle quattro zampe aveva due braccia massicce. Tutti la riconobbero subito come una progenie di drago, anche nota come Dragonkin. Ogni stormo aveva le sue, spesso frutto dell’amore tra draghi e umani, ma con quelle scaglie nere nessuno di loro li aveva mai visti.
    La creatura stava uscendo dal lago, e portava con sé un grosso sacco, talmente pesante che fu costretta subito a posarlo a terra.
    Non sembrava essersi accorta di loro, e dopo un istante si inoltrò verso la foresta, trascinandosi dietro il sacco e lasciando un solco profondo sul terreno umido.

    #4634
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue sbuffò seccata ascoltando le proteste dei suoi compagni, le stavano davvero facendo il discorso sui rischi.
    “Non ho amici tra le sacche di carne.” rispose velenosa al povero Tauren, rispettava la razza del guerriero, ma non desiderava socializzare.
    Sperò che la questione fosse chiusa, invece anche Urok e Zatanja decisero di farle la predica e la Cacciatrice digrignò i denti proprio come una belva feroce. “Correrò ogni rischio ed i Tauren lo sanno per questo mi hanno scelta.” Sibilò acida e stava iniziando ad infuriarsi tanto da stringere i pugni e conficcarsi le unghie nelle carni. Aspettava al varco anche il sacerdote delle cause perse per esplodere e farla finita con quella ridicola storia dei rischi inutili, ma il draenei non le disse nulla limitandosi a mostrare loro una creatura, la stessa a cui appartenevano le tracce trovate da lei ed Humar.

    Era un Dragonkin, ma dalle scaglie nere, una vera stranezza ed il sacco che portava un mistero che andava risolto in fretta.
    La Cacciatrice schioccò la lingua, fece un gesto impercettibile ad Humar dicendogli di restare vicino al draenei e poi recuperò il suo arco da caccia incoccando una freccia. Era il brivido della caccia che le attraversava ogni centimetro di pelle e lo sapeva. “Questa è la tua occasione, ragazzina Troll… seguimi, se ne sei in grado. Manderò la bestia nella vostra direzione così sarete in grado di bloccarla.” spiegò ad Urok ed agli altri due maschi prima di lanciarsi all’inseguimento con passo lieve e nascondendo il suo odore. Braccare gli animali le veniva naturale, conosceva tattiche per rallentarli e costringerli a prendere una data direzione in modo da mandarla contro il resto dei suoi compagni. Non aveva nessuna intenzione di rallentare il passo per facilitare Zatanja, l’essere si muoveva rapido ed anche lei doveva fare altrimenti.

    #4639
     Ba 
    Partecipante

    Deluso dalla risposta della Cacciatrice, il grosso tauren rivolse uno sguardo al suo piccolo amico che distolse lo sguardo con un misto di soddisfazione e fastidio.
    Gungnir borbottò tra sè e sè «Fa sempre così quando vuole dire ‘te l’avevo detto’».
    “Correrò ogni rischio ed i Tauren lo sanno per questo mi hanno scelta.”
    Abbandonò la frustrazione dei propri pensieri e guardò incuriosito la donna mascherata. I tauren l’avevano scelta. Stava per chiedere qualcosa, ma nell’udire le parole di Zatanja si irrigidì e corrugò la fronte rivolgendosi a lei.
    «Non credo sia una buona…»
    Le sue parole furono interrotte dal gesto di Nathaniel.
    Il piccolo spiritello si posò sulla spalla del guerriero. Qualcosa si muoveva là in fondo.
    Una progenie di drago.
    Spontaneamente il tauren rivolse lo sguardo al cielo ed annusò l’aria alla ricerca dei compagni di quell’essere. In ogni stormo erano presenti i Dragonkin. Dunque i draghi erano immuni alla maledizione? Oppure ne erano la causa?
    Quell’essere dalla pelle scura come la notte portava un curioso fardello con sè.
    La Cacciatrice anticipò tutti e lanciandosi a caccia.
    Il tauren annuì ed estrasse il grande spadone. Rikr si posizionò accanto al suo orecchio, pronto a suggerirgli il da farsi.
    «Allontaniamoci dal lago tagliando la sua via di fuga. Quelle acque sono mortali per noi. Per lui no. Se scappa lì dentro l’abbiamo perso.» la voce sicura.
    Si fidava della Cacciatrice, poco importava se lei non avesse amici, prima o poi avrebbe cambiato idea.
    Era stata scelta dai tauren, sicuramente ne conosceva le tecniche di caccia.
    Il guerriero si mosse con prudenza, cercando di non perdere di vista la cacciatrice e la sua preda, facendo cenno ai suoi compagni di seguirlo.
    Quell’essere dalla pelle scura come la notte portava sì un fardello con sè, ma Gungnir non era certo che si trattasse solo di quell’involto di tela.
    Temeva fosse un fardello ben più pesante.

    #4649
     Ilmarien 
    Partecipante

    Niente, nulla sembrava funzionare. Dopo alcuni tentativi Gahain si arrese e lasciò provare Daellen. “Cercheremo di trovare una cura, o perlomeno un modo di arrestare la malattia” disse Gahain alla coraggiosa nana “l’importante è che continuiate tutti a provare” aggiunse alla nana con un sorriso. Notò uno sguardo strano di Daellen ma non disse nulla. Mentre si avviavano verso il lago, le chiese: “Scoperto qualcosa?”

    #4650
     Rilwen 
    Partecipante

    Era rimasta a lungo in silenzio, a cercare di capire, a cercare di “allontanarLo”. O, meglio, a farlo star zitto. Non era facile, ma poi, improvvisamnete… tacque.
    Poco importava quello che stava dicendo la nana, in quel momento. Erano parole belle, parole nobili, e tutto quanto… ma non importavano, non in quel momento.
    Quella malattia era refrattaria alla sua magia. Era refrattaria a Lui. Era una cosa incredibile.

    Lui taceva, lui non sapeva spiegare il tutto.

    In qualche modo quasi ci godeva, di quella cosa. Ci godeva perché si sentiva improvvisamente più potente di lui… e semplicemente perché lui stava zitto.

    Rimase in silenzio per alcuni minuti, e quando Gahain le parlò quasi sobbalzò.
    “Scaglie di drago. L’unica cosa che sia refrattaria alla magia demoniaca.”, gli disse a voce bassa, cercando di non dare troppa aria alle parole. “Ne sai qualcosa?”

    #4672
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    I draghi erano una razza antica quanto Azeroth stesso. Molti secoli prima, prima ancora della Guerra degli Antichi, prima ancora che Sargeras venisse portato sulla loro terra, quando ancora tutte le razze vivevano in un unico, armonioso continente, alcuni tra i Draghi – i più saggi e potenti tra loro – erano stati scelti per diventare i potenti Aspetti a guardia della Terra.
    Alexstrasza, le cui scaglie brillavano di rosso vivo, avrebbe protetto la vita, dando la sua pur di difendere ogni creatura.
    Nozdormu, saggio e riflessivo, portava sulle sue scaglie lo stesso colore delle Sabbie delle sue clessidre, perché suo era il dominio del tempo.
    Ysera era conosciuta solo come la Sognatrice. Nessuno ricordava di aver mai visto aperti i suoi occhi, ma le sue scaglie verdi infondevano speranza, ed il suo vigilare era dedicato al Sogno di Smeraldo, una realtà in cui tutto era puro ed incontaminato.
    Poi c’era stato Malygos. Malygos, il cui stormo blu era stato decimato. Malygos che era impazzito, per quella perdita, e un gruppo di eroi coraggiosi – aiutati dallo stormo rosso -era stato costretto ad uccidere, prima che devastasse l’intero pianeta. Malygos aveva difeso la Magia fino agli ultimi momenti di vita, ed ora essa era priva di protettori, anche se molti paventavano che Azuregos, o Kalegcos, sarebbero stati scelti al suo posto.
    Ed infine c’era Deathwing.
    L’Aspetto della Terra, colui che più di tutti avrebbe dovuto essere stato legato al pianeta che tutti loro tanto amavano, era stato anche colui che più di tutti aveva recato danni a quel pianeta. Un tempo il più potente tra gli Aspetti, la sua mente era impazzita, distorta nessuno sapeva da quale male, e i suoi Fratelli erano stati costretti a cacciarlo nelle profondità del Maelstorm, sigillandolo in una prigione in cui non avrebbe più potuto nuocere a nessuno.
    Ma le loro scaglie erano immuni alla magia demoniaca. Loro ed i loro figli erano troppo puri, troppo antichi, nati in un tempo in cui i demoni erano solo un lontano miraggio. Per questo Sargeras aveva temuto gli Aspetti tanto da cercare di impossessarsi dell’Anima dei Demoni, unico artefatto in grado di soggiogarli al suo volere. Ma aveva fallito, grazie a sacrifici eroici di persone dimenticate nel tempo, e i Draghi avevano ripreso a vivere in pace, distanti dal resto del mondo, ma perennemente protetti da quella magia corrotta e infetta.

    La visita alla giovane nana aveva messo Thaidan incredibilmente di cattivo umore. Era rimasto in forma di maestosa pantera nera, ma agitava la coda con nervosismo, palesando a tutti il suo disappunto.
    “Abbiamo solo perso tempo.” disse ad un certo punto Virion, esternando i suoi pensieri. Sembravano entrambi piuttosto seccati, e persino Alliria non sembrava avere voglia di dire niente.
    Virion, tuttavia, sembrava un poco a disagio e continuava a guardarsi insistentemente intorno come se temesse qualcosa.
    L’Elfa della Notte allora gli si avvicinò civettuola, regalandogli un sorriso.
    “Non dovete temere.” disse, appoggiandogli una mano sul braccio. “Le creature che vi hanno attaccato ormai non torneranno più, e se anche dovessero arrivare, vi aiuteremo a difendervi!” rise, come se in quel modo tutto fosse più semplice, ma Virion non sembrava rassicurato, e Thaidan ringhiò in segno di disappunto.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    “Correre ogni rischio non vuol dire suicidarsi inutilmente.” rispose Urok serio, alle proteste della Cacciatrice. La sua voce non era gentile, né accondiscendente, né comprensiva: era evidente che non voleva sprecare inutilmente le loro vite, probabilmente perché aveva ancora bisogno di loro.

    Ma tutti i discorsi vennero abbandonati alla vista del Dragonkin. Zatanja non obiettò alle parole dell’Elfa del Sangue, e mentre lei sfrecciava silenziosa in direzione del nemico, la giovane Troll appariva e scompariva, ogni volta sempre più distante, riuscendo a mantenere sempre attiva attorno a lei la sfera protettiva. Non correva, sicuramente senza usare la magia non sarebbe mai riuscita a tenere il passo, e sicuramente non era veloce come la Cacciatrice, rimanendo via via sempre più indietro, ma i suoi incantesimi erano probabilmente più potenti di quanto chiunque avesse immaginato.
    Appena fu a portata, l’Elfa del Sangue fece scattare la sua trappola verso la strana creatura: le scagliò contro un nugolo di frecce, per indirizzarlo dove voleva lei, impedendogli di fuggire.
    L’essere dalle sembianze draconiche non si aspettava un simile attacco, non si guardò nemmeno attorno, e corse nella direzione opposta a quella da cui arrivavano le frecce, senza mai lasciare la pesante sacca, con l’unica evidente intenzione di fuggire.

    Ma ad attenderlo per tagliargli la strada c’erano Gugnir, Urok, e Nathaniel. Il possente tauren aveva il passo svelto, tipico dei guerrieri della sua gente, e appena fu sufficientemente vicino caricò la strana bestia con tutta la sua forza, travolgendolo con una potenza impressionante.
    Il Dragonkin non si aspettava un attacco combinato di quel tipo, fece per voltare ancora strada, ma una muraglia di fuoco evocata da Urok gli bloccò il passo, costringendolo a rimanere sul posto. Messo alle strette, la creatura lasciò cadere il pesante sacchetto, e si avventò contro Gugnir con la semplice potenza del suo corpo.
    Il mostro attaccava con gli artigli e con i denti, in preda ad una furia cieca, ed il suo morso era quanto di più doloroso il tauren avesse mai sperimentato in vita sua.

    #4676
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice inseguiva la preda ignorando la presenza della maga, non le importava di lei e se fosse inciampata in qualche radice non si sarebbe fermata ad aiutarla. La bestia non mollava quella strana sacca, doveva contenere qualcosa di importante, forse avrebbe aiutato il gruppo nella missione e proprio per questo dovevano controllarne il contenuto.

    L’elfa del sangue si muoveva a suo agio in mezzo alla natura, rapida come un animale selvaggio ed altrettanto precisa. Era riuscita a stanare il Dragonkin portandolo esattamente dove desiderava e la creatura, sentendosi minacciata, aveva lasciato la presa sul sacco attaccando il guerriero Tauren. L’Elfa emise un fischio ed Humar si lanciò a sua volta all’attacco della bestia per aiutare il tauren mentre lei recuperava una delle sue frecce soporifere pronta a scagliarla sulla bestia e tramortirla.

    #4685
     Ba 
    Partecipante

    Aguzzi come lame, quei denti si conficcavano nella carne del tauren. Non si era aspettato quel dolore. Il riflesso delle fiamme evocate da Urok sembrava bruciare ad ogni morso di quella strana creatura.
    Il primo istinto di Gungnir fu di trapassare la creatura da parte a parte con il suo spadone.
    Stava quasi per farlo, quando con la coda dell’occhio vide Rikr che gli stava gridando qualcosa. Preso com’era da un inaspettato dolore non si era accorto che il piccolo amico stava rivolgendosi a lui dal primo morso.
    Scosse la testa mentre cercava di evitare il successivo attacco della bestia e capì. «Non devi ucciderlo, se parla la nostra lingua può darci informazioni.» il pensiero di Rikr era cristallino nella mente del guerriero.
    Cercò di ignorare i rasoi che gli fendevano la carne e si guardò attorno.
    Nessuno dei suoi compagni era in pericolo.
    Non vedeva Zatanja, il che voleva dire che si trovava sufficientemente distante da non essere colpita dal mostro.
    Il guerriero si divincolò dalla bestia, fece un passo indietro e poi si gettò contro di essa con arma e braccia sollevate.
    Seguendo un muto consiglio di Rikr espose il ventre al morso della creatura. Se avesse tentato di morderlo avrebbe dovuto sporgersi verso di lui. A quel punto, se il guerriero fosse stato sufficientemente veloce, sarebbe riuscito ad impedire l’attacco dell’avversario colpendolo con forza con l’elsa sulla nuca.
    L’unica cosa certa era che quella bestia non sarebbe riuscita a sopraffarlo.
    Non glielo avrebbe consentito in nessun caso, doveva proteggere Rikr, Zatanja e gli altri suoi amici.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 3 mesi fa da  Ba.
    #4692
     Rilwen 
    Partecipante

    No, non avevano perso tempo. Altrimenti non avrebbero saputo che c’era un nuovo “giocatore” in quel terrificante gioco di scacchi. Perché era questo che le sembrava, un grande gioco di scacchi le cui pedine si trasformano e non hanno minimamente senso secondo le tattiche normali.
    “Li fermeremo, sì, ma dobbiamo trovare una ragione di base, altrimenti continueranno a tornare.”
    C’era un motivo se aveva scelto i libri e non le persone. C’era un motivo se aveva un Demone nella testa, e non un uomo. Il motivo era che era assolutamente incapace di essere empatica con gli altri. Forse avrebbe dovuto metterla in modo più “delicata”. Ma, senza essere malvagi o sai tu cosa, quelli erano i fatti, semplicemente.
    “Conoscete la storia di questi luoghi? C’è la possiibilità che si celi, da qualche parte, qualcosa che possa essere ricondotto ai draghi? Perché quella pelle…”
    E alzò le sopracciglia. Insomma, non aveva nulla di nulla su cui lavorare, e doveva cercare libri che non c’erano.
    “Potrebbero voler qualcosa, i draghi, da questo luogo?”
    Chiedeva un po’ a tutti e a nessuno, insomma.

    #4694
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain osservò la scenetta tra i suoi compagni mentre meditava su quello che avevano scoperto e cercava di ricordarsi quel poco che sapeva sui draghi. Creature di un tempo passato, che rappresentavano aspetti della natura stessa, di cui uno era stato ovviamente corrotto perché altrimenti sarebbe stato tutto troppo bello, e così potenti da essere immuni dalla magia demoniaca. Che non era poco. Anzi, in altre circostanze sarebbe anche potuto risultare utile. Lasciò stare i due piccioncini e si rivolse a Thaidan: “Non mi pare che abbiamo esattamente perso tempo. Vero, non siamo riusciti a trovare una cura, ma almeno sappiamo qualcosa di più preciso su questa minaccia. Stando a… Dama Daellen” disse coinvolgendola nella conversazione “abbiamo a che fare con dei draghi, o meglio delle scaglie di drago, dato che sono quelle che impediscono a ogni magia di cura di fare effetto. Purtroppo io non ne so nulla, per quanto mi sia documentato su Azeroth e i suoi costumi non sono nato qui” disse rispondendo alla domanda di Daellen “Ci sono draghi con il potere specifico di trasformare in pietra?” chiese riprendendo la domanda che aveva già fatto l’Elfa del Sangue.

    #4695
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Thaidan scosse il muso possente in un gesto deciso e stizzito.
    “Non ne sappiamo più di prima, abbiamo solo confuso ancora di più le cose. Ora centrano pure i draghi, ci mancava solo questo!” ringhiò con fare basso e minaccioso, come se tutta quella situazione non gli piacesse per niente.
    “Il fatto che abbiamo capito che quella cosa assomiglia alla pelle dei draghi in che modo ci ha aiutato?”
    Il druido non sembrava per niente contento di quelle nuove scoperte. Daellen sapeva che gli spiriti affini alla natura, come lui, avevano un legame particolare con l’Aspetto del Sogno, Ysera. Alcuni di loro, come Malfurion Stormrage, avevano avuto un contatto diretto con la Sognatrice, in quanto unica garante dell’accesso in quel luogo di pace che prendeva il nome di Sogno di Smeraldo.
    Probabilmente, il fatto che delle creature che tanto rispettava potessero essere coinvolte in dei simili avvenimenti, lo rendeva più scorbutico del solito.

    “Non penso che i Draghi possano avere qualche interesse in questo posto… voglio dire… è un villaggio di contadini, pescatori, mercanti… non c’è nulla di interessante per loro, qui…” prese la parola Virion.
    Alliria non l’aveva lasciato un secondo, e lo guardò incuriosita.
    “Magari potrebbe essere qualcosa che si trova… dentro il lago? Non saprei, qualsiasi cosa…”
    Ma Virion scosse di nuovo la testa.
    “In quel lago vivono solamente murloc… ogni tanto qualche naga, ma niente di…”
    Tacque all’improvviso, guardandosi attorno con terrore.
    “Avete sentito anche voi?” era estremamente guardingo, come se ogni rumore della foresta lo spaventasse, ma anche Thaidan si era fatto all’improvviso più circospetto. Si guardò attorno, annusò l’aria, e all’improvviso ringhiò.
    “Forsaken!”
    Un avvertimento, giunto troppo tardi.

    Il cielo sopra di loro in poco tempo venne riempito di frecce, e Alliria fece appena in tempo a creare uno scudo attorno a loro, prima che queste si conficcassero nel terreno, unico segno di una minaccia ancora evidentemente nascosta negli alberi.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    La creatura sembrava molto più intelligente di quanto Gugnir avesse pensato. I suoi attacchi non erano improvvisati, ma calcolati come quelli di chi ha ricevuto un ferreo addestramento militare.
    Sembrò intuire il tranello in cui voleva farlo cadere il Tauren, e fece uno strano ghigno, indietreggiando di un passo, per poi caricarlo con tutta la forza del suo corpo possente. All’ultimo stante, lo strano Dragonkin nero si girò per dargli una frustata con la coda che buttò a terra il grosso guerriero, sbilanciandolo.
    Fu in quello che il possente Humar balzò addosso alla creatura, atterrandogli sulla schiena.
    Messo alle strette, il mostro tentò di divincolarsi, ma il leone stava in un punto a lui irraggiungibile, e lo mordeva con una ferocia letale, facendo zampillare sangue nero e denso dalle numerose ferite.
    La Cacciatrice dovette solo aspettare il momento propizio. Appena il Dragonkin fu girato in maniera adatta, scagliò una freccia con precisione, mirando dritto al suo collo. La punta non era adatta ad uccidere, ma era impregnata di una sostanza soporifera, che fece crollare la creatura all’istante, addormentata e paralizzata al tempo stesso. Per il momento, non avrebbe recato rischio a nessuno di loro.

    Zatanja e Urok allora si avvicinarono. La giovane Troll non sembrava per niente affaticata da quella corsa improvvisa, e si era assicurata che la barriera arcana avvolgesse nuovamente tutti quanti con la sua protezione.
    Si avvicinò a Gugnir, sorridendo.
    “Te l’ho detto che non mi sarei fatta niente!” esclamò tranquilla. Urok la guardò con un sorriso, come se fosse fiero di lei, ma il suo sguardo si fece preoccupato quando tornò a posarsi sulla creatura.
    “Dragonkin neri… non avevo mai visto creature del genere…” disse scuotendo la testa.

    Nathaniel, invece, era rimasto indietro per controllare cosa ci fosse in quel sacco apparentemente tanto importante. Si era fermato sulla spiaggia, e aveva aperto la sacca grazie al suo martello, per evitare il contatto diretto, rivelando quelli che all’apparenza sembravano una decina di sassi di forma perfettamente ovoidale, talmente lucidi e scuri da sembrare quasi scintillare alla luce del sole.

    #4710
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice ed Humar, insieme, erano compagni di caccia inseparabili, sarebbe bastato uno sguardo, un impercettibile segno con le dita o un cambiamento di odore per sapere cosa desiderava l’altro. L’Elfa dal sangue scagliò la freccia con precisione e quando la bestia cadde raggiunse i suo compagni e sistemò il suo arco da caccia dietro la schiena pronta ad usarlo di nuovo in caso di necessità.
    “Direi di immobilizzarla a provare a comunicare con lei. Vi lascio volentieri questo compito.” Mormorò avviandosi verso la spiaggia.

    Lasciò Humar con i tre ed andò a recuperare la sacca per controllarne il contenuto, ma era stata anticipata dal sacerdote che a quanto pare non aveva partecipato allo scontro. “La vista del sangue ti fa svenire?” gli chiese velenosa facendogli pesare la sua assenza anche se non ce n’era motivo. “Spero di non essere mai costretta a combattere spalla a spalla con te. Sarei morta prima del tempo.” aggiunse storcendo le labbra in un sorriso malevolo. Osservò le strane pietre lucide con attenzione. “Vengono dal lago… Sono così lucide perché hanno passato molto tempo in acqua. Potrebbero essere la causa dell’avvelenamento.” Stava facendo ipotesi, ma non aveva i mezzi per analizzarle. “Vediamo se contengono qualcosa.” Disse con un sorriso folle sfoderando il coltello e ne prese una cercando il punto di rottura con il suo pugnale per vedere la composizione interna di eventuali cristalli.

    #4720
     Ba 
    Partecipante

    Aveva attribuito gli attacchi quasi casuali dell’essere al terrore provocato dall’agguato. Era stato cieco, non vi aveva letto lo schema che avrebbe dovuto e l’impatto col terreno gli aprì gli occhi. Quell’essere era un guerriero. Addestrato, preparato e abile.
    Il tauren stava già ponendo le mani verso la creatura per difendersi dal sicuro successivo attacco quando, silenzioso come un’ombra oscura, il leone dallo scuro manto si avventò sul dragonkin.
    Quando Gungnir si alzò di scatto, la freccia della Cacciatrice aveva già colpito nel segno e il nemico giaceva immobile. Non era morto, però.
    Di lì a poco vide Zatanja avvicinarsi e le sorrise di rimando, ignorando le ferite causate da quel doloroso morso «Non avevo dubbi. Sei una persona forte, Zatanja.»
    Rikr ricomparve accanto alla sua spalla. Felice di vedere la giovane illesa le planò attorno per poi tornare dal guerriero.

    «Anche noi non abbiamo mai visto nulla del genere, Urok.» non ebbe il tempo di terminare la frase che la Cacciatrice sussurrò i suoi ordini. Lui non era bravo con i nodi, quindi non avrebbe potuto fare più di tanto, quindi seguì lei e Humar.
    «Ti ringrazio. Sei un valente guerriero e mi hai aiutato quando ne avevo maggiormente bisogno. Puoi contare su di me.» disse rivolgendosi alla belva nera chinandosi ma rimanendo a distanza.
    Alla vista delle pietre sussurrò, appena prima che la Cacciatrice trovasse un modo per aprirle «Sono nere, il dragonkin era nero. Forse sono uova.»
    Rikr era intento a giocare con un punto sfilacciato della blusa di Gungnir ed ignorò il tono ingenuo con cui l’amico espose la sua idea.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 3 mesi fa da  Ba.
    #4723
     Rilwen 
    Partecipante

    Poteva capire. Davvero. Poteva *quasi* capire quello che diceva Virion, ma non è che potessero fare molto altrimenti. I draghi in qualche modo c’entravano, volenti o nolenti, e a volte ci si deve fidare anche di gente di cui non ci fideremmo, e viceversa. Disse quella persona che aveva un demone nella testa. Cose del genere. E fosse rimasto solo nella testa… vabbè.
    “Anche io avevo pensato che ci fosse qualcosa sotto. Si sa qualcosa dell’origine del lago? La sua formazione? Leggende o simili? Quanto è profondo qualcuno lo sa?”

    Oh, avere una *biblioteca*. Una vera, sana, piena biblioteca. Sarebbe stato così dannatamente più semplice, davvero. Si domandava se era possibile in qualche modo con la magia entrare dentro le acque, come a “spiarvi” dentro. Si stava proprio domandando questo quando arrivò il grido, e allora dalle sue dita una luce verdognola, la luce della propria magia, si alzò in aria, creando una specie di cupola che andasse a “raccogliere” i Forsaken appena questi fossero stati in vista. Era una cupola che cercava di indebolirli il più possibile, e ovviamente avrebbe cercato di prenderne il più possibile.

    #4729
     Ilmarien 
    Partecipante

    Thaidan era particolarmente di cattivo umore, pensò Gahain riflettendo sulle sue parole. Vero, ne sapevano ancora poco, ma avevano comunque scoperto ‘qualcosa’ di concreto riguardo alla malattia e al coinvolgimento dei draghi. Comunque non ci fu tempo di rispondergli a tono, perché quella pioggia di frecce si abbatté intorno a loro. Gahain mosse le mani in un arco raccogliendo l’acqua dall’aria e dal suolo paludoso. Mentre raccoglieva l’acqua, raffreddò la sfera che aveva già raccolto fin quasi a congelarla. Una volta che i nemici fossero stati in vista, li avrebbe ripagati con una serie di schegge di ghiaccio mirate. “Qualcuno li faccia uscire allo scoperto” disse agli altri a bassa voce, mentre si preparava a colpire.

    #4730
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Virion scosse la testa. Non sembrava particolarmente convinto delle parole di Daellen, ma si vedeva che cercava di sforzarsi per pensare a qualcosa di utile.
    “Immagino… come si sono formati tutti i laghi di Azeroth. Non ho mai sentito di nessuna leggenda o cose strane a riguardo. Insomma, questa regione è sempre stata la patria dei nani, ma non saprei altro.”
    Era piuttosto vago, in realtà.

    Ma la presenza dei Forsaken distrasse tutti da quei pensieri.
    L’incantesimo di Daellen viaggiò rapido come una nuvola, nell’aria, e quando incontrò le fronde degli alberi, molti Forsaken caddero a terra come se avessero perso all’improvviso tutte le energie.
    Tutti loro conoscevano quelle creature: avevano tradito l’Orda, ma i loro occhi luminosi, la loro carne quasi decomposta e le loro ossa tanto sporgenti le rendevano inconfondibili.
    I dardi di ghiaccio di Gahain dettero il colpo di grazia ai mostri che già erano caduti a terra, ma il peggio doveva ancora arrivare.
    Altre frecce vennero tirate dagli alberi, colpendo il Draenei su un braccio. Un ruggito di dolore riempì l’aria, quando una di quelle frecce colpì sul dorso anche la possente pantera nera. Ma il druido non sembrava abbattuto da quel colpo, tutt’altro: la furia era palese nei suoi occhi, e mentre il suo corpo cambiava aspetto la natura sembrava rispondere alla sua furia.

    Gli alberi iniziarono a scuotersi, i rami a muoversi come se fossero delle potenti fruste, e dagli alberi tutto attorno a loro altri forsaken caddero a terra. Non sembravano particolarmente sofferenti, ma di certo storditi, e Virion approfittò di quel momento per sparare due colpi precisi con la sua pistola, facendo cadere sopra di loro delle reti che li bloccarono a terra.
    “Cosa volete, traditori?” ringhiò Thaidan, la voce ancora roca e appena spezzata dal dolore. La ferita sulla schiena stava generando una macchia di sangue sulle sue vesti, ma lui pareva non badarci.
    “Consegnateci il lupacchiotto, e nessuno si farà del male!” disse una voce tra le ombre. Nessuno di loro riuscì a capire chi stesse parlando, né di cosa stesse parlando. “Fate i bravi. Siamo in vantaggio, e non abbiamo voglia di perdere tempo. Lasciateci il lupetto, e vi lasceremo andare.”
    La voce era femminile, e cupa, come se rieccheggiasse dalle profondità di una caverna. Era la voce innaturale ed inquietante di una Forsaken, ma Daellen capì subito che stava parlando in maniera artificiale, sfruttando la magia per rendere incomprensibile la sua posizione.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    Nathaniel guardò un poco perplesso la Cacciatrice, ma le regalò un sorriso tranquillo, per niente disturbato dalle sue parole.
    “Avete ragione, non sono stato particolarmente utile.” le concesse senza alcun problema. “Tenere attiva la barriera protettiva mi rende piuttosto inutile in uno scontro ravvicinato. Ma almeno tutti sono stati protetti da questa strana nebbia.”
    Parlava col sorriso, con tanta tranquillità da risultare addirittura irritante.
    L’Elfa del sangue preferì quindi concentrarsi su quegli strani sassi. Il suo coltello spaccò la pietra senza alcun problema, e rivelò che il sasso era completamente pieno, composto all’interno della stessa sostanza di cui sembrava fatto all’esterno. Impossibile che fosse un uovo, così com’era impossibile che contenesse qualsiasi cosa. Nessuna creatura sarebbe potuta sopravvivere lì dentro.
    Il punto in cui il coltello aveva scavato, tuttavia, aveva generato una strana polvere giallognola, ed anche il pezzo che era stato staccato dal resto del sasso, lentamente, stava assumendo lo stesso colore.

    “Cosa sono?” domandò Zatanja, mentre si avvicinava agli altri, seguita da Urok. La giovane Troll aveva bloccato la creatura con una fitta rete di corde magiche, da cui sicuramente non si sarebbe liberata facilmente, ed ora la teneva fluttuante accanto a sé.
    Urok intanto si era avvicinato al Tauren, e mentre osservavano i sassi gli aveva avvolto le ferite con una foglia fresca e piacevole al tatto. “Questa farà guarire le tue ferite.” gli spiegò semplicemente.
    Poi guardò le pietre, perplesso, concentrandosi sul pezzo che ormai era diventato completamente giallognolo, un colore malato e malsano.
    “E’ come se quel pezzo fosse… morto…” commentò.

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