La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #4740
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice schioccò la lingua seccata, trovava irritante il sacerdote, era troppo perfetto e troppo pacato. “Ti sto insultando, non dovresti sorridere…” specificò. L’idea che fosse un ritardato ormai si era radicata nella testa dell’elfa e sarebbe stata difficile da sradicare. “Le tue debolezze non mi interessano, volevo solo offenderti per aver trascinato quei bambini da me prima della partenza.” Rispose incurante di risultare odiosa, lei voleva risultare odiosa del resto…
    Decise che continuare ad insultarlo sarebbe stato inutile, tanto non avrebbe capito, così si dedicò alle strane pietre.

    Non erano uova e nemmeno cristalli.
    “Se voi incantatori non sapete di cosa si tratti abbiamo poche scelte davanti a noi…” ed indicò il lago con un sorriso macabro.
    “La creatura veniva dal lago ed io ho intenzione di controllare le sue profondità. Se c’è qualcosa là sotto devo esplorare il fondo a nuoto. Posso trattenere il respiro grazie ad una pianta, ma qualcuno dovrà seguirmi in acqua con la barriera mentre gli altri proveranno a parlare alla bestia.”
    Fece un cenno ad Humar per indicarli di restare con la preda, aveva rinunciato a tuffarsi da sola perché sapeva che Urok non lo avrebbe permesso.
    Sapeva che sarebbe venuta Zatanja con lei visto come aveva trattato il sacerdote draenei prima, sorrise a Nathaniel in modo velenoso ed attese che lui si tirasse indietro all’idea di tuffarsi nel lago.

    #4747
     Rilwen 
    Partecipante

    D’accordo, nessuno ne sapeva molto di più rispetto al solito. Doveva trovare un modo per andare *sotto* l’acqua, un modo qualunque. Avrebbe dovuto pensarci, un attimo, con calma. Avrebbe dovuto fare delle prove, cose del genere, perché era quasi una follia entrare in quell’acqua marcia e malata e, potenzialmente, pericolosissima senza protezione alcuna. Ma qualcosa si doveva fare, forse una bolla, o una cosa del genere.

    Ecco, avevamo detto che “ci avrebbe pensato poi”? Sbagliato. Ci stava pensando anche ora. Perché aveva bisogno di una risposta, una qualunque, alla cosa, o altrimenti si sarebbe tutti rimasti in braghe di tela. Meraviglioso.

    Oh. Sì. I Forsaken. Sobbalzò, quasi fosse ritornata sulla terra improvvisamente, da un qualche cosa in alto. O forse molto in basso.

    La magia aveva indebolito tanto i Forsaken da ucciderne qualcuno, ma il punto non erano tutte quelle pedine ignare e abbastanza inutili. No. Il punto era quella voce.

    Quella voce sconosciuta che parlava di qualcosa di sconosciuto. E che cercava di infinocchiarli tutti non facendosi trovare. Si concentrò, Daelenn, seguendo come un cacciatore la propria preda quella voce, cercando di infrangere la sua magia, cercando di epurarla fino a ridurla allo scoperto. Era una Forsaken, ed era *chiaramente* a capo di quell’ondata di di schiavetti. Credeva di essere in maggioranza numerica, e lo era. La cercò, quindi, cercò la sua aura, cercò il suo odore. Cercò, per mostrarlo agli altri.

    #4748
     Ba 
    Partecipante

    Lo sguardo di rimprovero di Rikr costrinse il grande guerriero ad abbassare lo sguardo e bofonchiare qualcosa tra sé e sé. «Pensavo che fossero uova, scusa.»
    Zatanja sembrava essere un mago potente, quella creatura non sarebbe mai riuscita a liberarsi da quelle strane corde magiche, senza contare che stava fluttuando come fosse una nuvola.
    La guardò orgoglioso.
    Stava per mettersi ad osservare anche lui la strana pietra ‘morta’, quando Urok gli si avvicinò per bendargli le ferite.
    «Ti ringrazio molto, amico.» Gli sorrise felice.
    Alle parole della Cacciatrice Rikr squittì il suo disappunto nell’orecchio del guerriero.
    «Forse è meglio se prima parliamo con questa creatura, non credo che gettarsi all’interno della fonte di questa piaga sia prudente. Forse dovremmo esplorare i dintorni. Non voglio che sbuchino altre creature simili senza che ce l’aspettiamo.» Rikr si mosse agitato sulla sua spalla «E probabilmente dovremmo cercare di capire dove stesse portando queste pietre, immagino non sia la prima volta che le andasse a raccogliere.» lo spiritello si sedette soddisfatto, guardandosi attorno.
    Dopo una breve pausa Gungnir nascose il piccolo amico dietro alla sua mano e, con tono più sommesso, come per non farsi udire da Rikr aggiunse «Sono sicuro che ci sono delle tracce.»
    Soddisfatto si guardò intorno.
    Non aveva mai parlato così a lungo in presenza dei suoi nuovi compagni ed era contento di come si era comportato. Sì, era stato tutto merito di Rikr, quindi erano sicuramente tutte buone idee, però era felice di essere riuscito ad esporre coerentemente e correttamente le sue idee.
    Guardò sorridendo Rikr che ricambiò inclinando la testa con fare interrogativo.

    #4749
     Ilmarien 
    Partecipante

    Ok per il momento la situazione era sotto controllo, l’attacco era stato improvviso ma i Forsaken stavano cadendo uno a uno sotto le schegge di ghiaccio… “Ahia, porc!”. Il flusso di pensieri di Gahain si interruppe di botto quando venne colpito al braccio. Esaminò la ferita stringendo i denti per il dolore, per fortuna non sembrava troppo profonda. Spezzò la freccia con un grugnito e deviò l’acqua lungo il braccio per cominciare a rimarginare. Nel mentre cominciò a fare una serie di lenti movimenti circolari con la mano sana, mentre imbrigliava le correnti d’aria. Se fossero arrivate altre frecce, era pronto a proteggere tutti usando i venti come uno scudo per deviare le frecce. Tuttavia rimase colpito dalla richiesta: un lupetto? E chi ne sapeva niente? Si chiese cercando di pensare se gli ricordava qualcosa. No, niente del genere, l’unica cosa che gli veniva in mente era una barzelletta che iniziava con: un Draenei, un Forsaken e un Worgen entrano in un portale.

    “Ehm…” si schiarì la voce “credo ci sia stato un equivoco” disse facendo un passo avanti ma mantenendo il controllo sugli elementi “non abbiamo né sappiamo nulla di questo lupetto” e lanciò un’occhiata a Virion per controllare che anche lui non ne sapesse nulla “siamo venuti per cercare di capire cosa sta accadendo in questa zona. Gli abitanti del villaggio stanno morendo, stiamo cercando una causa e una cura” disse, se dovevano parlamentare tanto valeva dire la verità.

    #4752
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    L’acqua fluì sulla ferita di Gahain bloccando lo scorrere del sangue e depurandola. Lo shamano ebbe la percezione di una sostanza viscosa che veniva eliminata dal suo corpo, qualcosa che avrebbe potuto sicuramente rivelarsi estremamente pericoloso se lasciato indisturbato.
    Nello stesso istante, Daellen aveva fatto fluire i suoi poteri. L’area era vasta, ma lei poteva contare su un prezioso alleato: Lui le sorrise, lei lo vide anche se sapeva che era l’unica a poterlo fare, e poi si addentrò silenzioso ed invisibile tra gli alberi, per cercare il loro bersaglio.

    “Ah, un equivoco? Io non direi proprio, caro il mio alieno!” la voce rise, una risata cattiva. “Sapevo che voi alieni eravate un po’ strani, ma non credevo foste pure ciechi…”
    C’era un enorme disprezzo ogni volta che pronunciava il termine “alieno”, così come nel modo in cui si ostinava a non nominare la sua razza.
    Gahain notò anche che Viron sembrava piuttosto nervoso, e faceva scorrere la pistola lungo la traiettoria degli alberi, come se stesse cercando un bersaglio.
    “Non mi interessa nulla degli abitanti del villaggio. Consegnatemi il lupacchiotto, e vi lascerò fare i buoni suramaritani come…”
    Non fece in tempo a finire la frase, perché la sua voce venne spezzata da un urlo di spavento, e poco dopo dagli alberi apparve una scena che aveva quasi del comico.

    Una forsaken stava fluttuando a mezz’aria, bloccata da qualcosa per un piede, impegnata a fendere l’aria con un pugnale per cercare di colpire il suo aggressore.
    Aveva una mantella verde, che le permetteva di confondersi tra gli alberi, ma il cappuccio le era scivolato dal volto, rivelando una pelle cadaverica, due occhi gialli e malvagi e la parte inferiore del volto scavata e distrutta dalla decomposizione, mettendo in macabro risalto le ossa.
    Pochi istanti dopo, dal nulla si palesò il demone di Daellen: era stato lui a bloccare la forsaken, e ora la stava tenendo immobilizzata non senza un certo divertimento.
    Guardò il gruppo con un sorrisetto divertito, e fece un mezzo inchino, mentre ancora teneva sollevata la non morta senza alcuno sforzo apparente.
    “Prego, non c’è di che…” commentò il demone con aria divertita.

    – GUGNIR e LA CACCIATRICE –
    Nathaniel osservò per qualche istante la Cacciatrice. Le sue parole non lo avevano minimamente turbato, quello ormai era evidente, e stava per dire qualcosa quando Urok si avvicinò, interrompendolo.
    “Il nostro amico Tauren ha ragione, e in circostanze diverse non potrei che dargli ragione e preferire un’attenta analisi dei paraggi prima di avventurarci nel lago. Ma la situazione è disperata, e il tempo stringe, e dobbiamo cercare di ottimizzare il più possibile quel poco che abbiamo…”
    Rimase pensieroso per qualche istante, guardando la Cacciatrice, e poi annuì.
    “Ispezionerai il lago, seguita da Zatanja…”
    La troll scosse la testa.
    “Non posso tenere bloccata la creatura e allontanarmi contemporaneamente…” spiegò, un poco rattristata.
    Urok annuì.
    “Allora sarà Nathaniel ad andare con lei. E non ammetto repliche, Cacciatrice. Se vuoi esplorare le profondità del lago ci andrai protetta. Non ho intenzione di sprecare vite inutilmente.”
    L’orco sembrava irremovibile, e Nathaniel annuì.

    “Per quanto riguarda la creatura…” proseguì l’Orco, dando le spalle al lago. Il dragonkin era profondamente addormentato grazie alla freccia soporifera dell’Elfa del Sangue.
    “Quanto durerà l’effetto?” domandò lo Shamano. “Una volta che sarà sveglio dovremo interrogarlo con ogni mezzo possibile. Avrei preferito che Alliria fosse qui, la presenza di una sacerdotessa avrebbe aiutato molto, avrebbe potuto entrare nella sua mente senza difficoltà. Ma faremo lo stesso…”
    Parve riflettere un poco.
    “Gungnir, so che la tua indole è buona. Ma sei colui che più potrebbe incutergli timore, e dobbiamo approfittare di questo per farlo parlare. Pensi di essere in grado di farlo?”

    #4754
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del sangue fece un sorriso inquietante sentendo le parole di Urok, finalmente aveva capito l’urgenza della situazione e stava ragionando come lei. Sperava di essere accompagna da Zatanja, ma sarebbe stato proprio il sacerdote a seguirla in acqua…
    “Spero tu sappia almeno nuotare, se andrai a fondo con quella mezza armatura che indossi io non ti riporterò in superficie.” gli mormorò velenosa per mettere in chiaro le cose. Lei era un’abile nuotatrice e non avrebbe avuto nessuna difficoltà in acqua.
    Un altro problema sarebbe stata la comunicazione e la Cacciatrice sbuffò seccata. “Se tu fossi un animale potrei comunicare con te come faccio con le altre bestie, sarebbe stato meglio.” Soprattutto perché preferiva gli animali alle persone.

    Alzò le spalle e lasciò gli altri alle prese con la bestia catturata rispondendo ad Urok che sarebbe bastato scuoterla energicamente per farla riprendere.
    Lasciò l’arco, recuperò la pianta per respirare in acqua e ne lanciò un pezzo all’alieno. La masticò mostrando come fare al draenei e poi si avvicinò al lago respirando a fondo. L’acqua sembrava calma e tiepida, ma sotto sarebbe stato tutto diverso ed avrebbe fatto più freddo. Lanciò uno sguardo ad Humar ed il leone si alzò in piedi ad osservarla. Sapevano entrambi che quella immersione sarebbe costata all’elfa del sangue e che dovevano prepararsi in caso di bisogno. Attese che la pianta facesse effetto ed anche la protezione del sacerdote prima di voltarsi verso il lago ed entrare in acqua. Era armata del suo pugnale da caccia saldamente legato alla sua coscia e determinata a scoprire la causa di quella malattia…

    #4783
     Ba 
    Partecipante

    Alle parole di Urok il Tauren guardò preoccupato Rikr.
    I grandi occhi scuri dello spiritello rimasero fissi, come a riflettere, poi a Gungnir parve di notare un lieve cenno di assenso.
    Il guerriero sospirò, guardando prima Zatanja e poi Urok.
    «Io non voglio fare paura, sono stato cacciato da un villaggio umano perchè la gente credeva che fosse colpa mia di un’ombra che aveva fatto dei disastri.» abbassò lo sguardo scuotendo la testa «Avevano paura di me perchè sono shu’halo.»
    Rikr scese fino alla mano di Gungnir, incrociando lo sguardo triste del grande tauren.
    Il guerriero lesse comprensione negli occhi del piccolo amico, che fu presto sostituita da una vena di determinazione.
    Fece un cenno affermativo allo spiritello e rivolse un sorriso triste ai suoi compagni.
    «Ma posso provare a fare… a fare paura a lui, se pensate che sia utile.»
    Sostituì il sorriso con un cipiglio cupo. Rikr si nascose dentro una delle tasche.
    Mentre sollevava di peso la creatura spingendola bruscamente contro il tronco dell’albero più vicino emise un suono profondo molto simile a un ringhio.
    Due occhi gelidi piantati contro quelli della creatura.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 3 mesi fa da  Ba.
    #4786
     Rilwen 
    Partecipante

    Quello era davvero un problema. No, non il lago. Cioè, anche il lago. E la malattia. E tutto quanto. Ma al momento il grande problema era quel Suo sorriso. Quel suo sorriso che aveva la capacità indescrivibile di farglielo odiare e amare insieme nel modo più malsano e meno intelligente del mondo. E, insomma, non si reputava proprio l’ultima come intelligenza.
    Ma pensare a quel sorriso la faceva sentire proprio una *DEFICIENTE*, perché le piaceva. Le piaceva, e non avrebbe dovuto piacerle, e…

    Terra chiama Daelenn, Daelenn ci sei?

    Si scosse. No, decisamente non era qualcuno abituato a stare proprio sulla terra, tra i suoi simili (o meno), non era abituata a nulla del genere,e quindi quando la Forsaken riprese a parlare del lupacchiotto si guardò intorno.
    “Qualcuno ha idea a che cosa si stia riferendo?”, chiese, vagamente, a tutti i presenti.
    No, magari qualcuno era più sulla terra di lei, cosa non impossibile, tutt’altro.

    E lui fece la carrambata. Tipico di lui, estremamente tipico. Quanto lo odiava, quanto lo…
    “Che cosa vuoi, essere?” , chiese, preparando tra le sue dita un fascio di energia che avrebbe potuto colpirla, nel caso avesse fatto qualche stronzata. “Chi è il lupacchiotto, chi sei tu? Lui non ha problemi nello spezzarti il collo, sai?”
    Probabilmente no, non ne aveva nemmeno mezzo.

    #4793
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain si concentrò brevemente sulla sostanza che stava eliminando, evidentemente un veleno di qualche tipo. La paranoia che Caedfaen gli aveva insegnato gli era risultata utile ancora una volta. Rivolse mentalmente un sentito ringraziamento a quel vecchio volpone, poi disse agli altri: “Qualcuno è stato colpito, anche di striscio? Le frecce sono avvelenate…” avvertì, tenendosi pronto a usare l’acqua che ancora si muoveva intorno al suo braccio per aiutare gli altri. Notò anche l’atteggiamento nervoso di Virion, e gli disse a bassa voce in modo che la Forsaken non sentisse: “Qualcosa non va? Hai idea di che cosa stia parlando?”, nel mentre continuava a imbrigliare i venti, e controllava i movimenti dell’umano. Ora potevano interrogare la Forsaken e farsi spiegare il tutto, ma non voleva che Virion si facesse prendere la mano, in caso era pronto a fermarlo.

    #4795
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Il demone di Daellen sembrava estremamente divertito da quella creatura che continuava a dimenarsi nella sua presa, come se per lui fosse solo un gioco. La tirava più in alto, per poi farla scendere all’improvviso verso terra, bloccandola a pochi centimetri prima di farla precipitare al suolo.
    “Hai sentito la signora, no? E in effetti, spezzarti l’osso del collo sarebbe moooolto divertente… si può spezzare l’osso del collo ad un forsaken? Forse sarei il primo demone a scoprirlo!” per rendere la cosa più incisiva, si alzò in aria, tenendo sempre la non-morta per la caviglia, e quando fu sufficientemente in alto la lasciò andare.
    Lei urlò, il suolo si avvicinava rapidamente, ma il demone fu rapido ad afferrarla di nuovo prima che cadesse, sghignazzando.
    “Davvero, davvero, estremamente divertente.”

    La forsaken sembrava terrorizzata, la paura della morte, evidentemente, colpiva anche loro che già una volta erano morti. Ma nonostante il cipiglio terrorizzato nei suoi occhi, però, affrontò Daellen con fare di sfida.
    “Penso sia abbastanza evidente cosa sono. Chiamarmi “essere” è degradante anche per una della tua razza!” fendette l’aria col coltello, cercando nuovamente di prendere il demone, che la scansò quasi annoiato.
    “In quanto a cosa voglio… voglio quello che vogliamo tutti… vivere… e il vostro lupacchiotto ha la chiave per me e la mia razza.” gli occhi le si illuminarono di nuovo, puntandoli fissi su Virion.

    L’umano sembrava estremamente nervoso, più di quanto fosse normale, e la pistola che teneva puntata contro la non-morta stava tremando nelle sue mani.
    “Sono delle creature mostruose…” spiegò a Gahain. Anche la sua voce tremava. “Fanno esperimenti sulle creature viventi per trasformarle in… in cose come loro… persino l’Orda le ha cacciate! Non meritano di vivere, nessuna di loro!”
    Alliria e Thaidan erano rimasti in silenzio fino a quel momento, ma in quell’istante lei urlò di spavento. Il fratello, ancora in forma di pantera, era a terra. Una freccia l’aveva colpito sulla schiena, e da quel punto si stava espandendo una chiazza verde che andava a coprirgli sempre di più la pelliccia.
    “Interessante…” commentò la forsaken, divertita. “Non funziona solo sui lupacchiotti, allora…”

    – GUGNIR –
    Notando la preoccupazione del grosso Tauren, Zatanja gli si avvicinò sorridendogli, e gli appoggiò una mano sulla spalla. Gugnir non aveva mai fatto caso a come le mani dei troll fossero strane: avevano solo tre dita, ed erano grosse e tozze. Sembravano molto più scomode persino delle sue grosse zampe da tauren, eppure la maga aveva una delicatezza ed una grazia impressionante nei movimenti, probabilmente frutto del suo addestramento tra il Kirin Tor.
    “A noi non fai paura, Gugnir… e qualsiasi cosa voglia dire… shu’halo… sono certa che non lo sei!” gli sorrise incoraggiante. “Gli umani a volte sanno essere talmente sciocchi…”
    Scosse la testa, e Rikr gli suggerì che forse anche lei doveva aver avuto esperienze simili alla sua, a causa della sua pelle azzurrina.
    “Ma se fare paura a questo essere può aiutarci a scoprire qualcosa… beh, io ci proverei. Probabilmente è colpa sua se le persone del villaggio sono state trasformate in pietra…”

    Rincuorato dalle parole della giovane troll, il tauren non perse altro tempo. Fu sufficiente l’impatto contro l’albero a svegliare la strana creatura, che appena cosciente iniziò a sbuffare e strillare, cercando di divincolarsi dalla costrizione magica che la teneva prigioniera.
    Gugnir notò subito lo sforzo compiuto da Zatanja per mantenere saldo il legame, e capì che non avevano molto tempo.
    “Lasssssssssssciatemi andare!!!” la creatura parlava un comune molto sibilante e sconnesso, ma era comprensibile, e questo era sicuramente un pregio. “Lui vi troverà! Lui vi punirà!!”
    Ma quando vide i due occhi gelidi del tauren fissi su di lui, si zittì all’istante, bloccandosi terrorizzato.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel non le rispose, limitandosi a sorriderle e masticare quell’erba dal sapore strano che gli avrebbe permesso di respirare sott’acqua. Dopo di che si tolse la pesante armatura, rimanendo solo con un paio di pantaloni di stoffa addosso, e insieme si tuffarono nelle acque gelide del lago.

    La cacciatrice ebbe un brivido, ma non si scompose, e avvolta dalla sfera di luce creata dal Draenei si addentrò sempre più in profondità, seguita a poca distanza da lui. Sembrava saper nuotare, senza dubbio, ma era più lento e più scoordinato di lei, e passava più tempo a guardarsi attorno che altro.
    Il lago era molto più profondo di quanto avessero pensato, e furono costretti a nuotare per un quarto d’ora abbondante prima di trovare qualcosa di interessante.

    Sembrava una rientranza, come una grotta naturale in cui l’acqua, per qualche motivo, arrivava solo fino ad un certo punto, permettendo loro di respirare una volta raggiunta. Sembrava proseguire ancora, inoltrandosi nel fondo della terra in una lunga galleria, probabilmente passando molto sotto al lago, e forse anche sotto il villaggio stesso. Una strana luce proveniva dalle sue profondità, dello stesso colore giallognolo che avevano visto sul sasso spaccato.
    “Per lo meno possiamo respirare e parlare. Quanto durerà ancora l’effetto dell’alga?” domandò Nathaniel, uscendo dall’acqua.
    I pantaloni di stoffa mettevano particolarmente in risalto la sua forma aliena, le sue gambe così diverse da quelle delle razze di Azeroth ed i suoi zoccoli innaturali.
    “Se abbiamo tempo a sufficienza, possiamo analizzare il fondo di questa galleria. Altrimenti propongo di tornare in superficie ed avvisare Urok.”

    #4798
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue non si curò del suo compagno, la infastidiva il dover essere seguita e protetta dal sacerdote, ma avrebbe sopportato la sua presenza per il bene della missione. L’acqua era fredda, le causava brividi sgradevoli su tutto il corpo e le graffiava la pelle provocandole una sensazione già provata in passato. Continuò a nuotare agilmente rallentando la cadenza dei respiri per ignorare i segnali del suo corpo ed anche il draenei che la seguiva goffamente.

    Uscì dall’acqua strizzando i capelli neri e scarmigliati ed osservò l’ambiente circostante e la luce gialla che proseguiva lungo l’ignoto. Non rivolse parola al sacerdote, cercò nel terreno alcuni vermi che emettevano una tenue luce fluorescente e li chiuse dentro un barattolo illuminando la grotta davanti a sé. Era uno spettacolo meraviglioso della natura e lei rimase incantata a guardare ogni roccia, ogni increspatura, ogni incavo scavato dall’acqua. Un castello non sarebbe stato così bello e grandioso…
    La voce del sacerdote le ricordò che non era sola e sbuffò seccata sentendolo parlare.
    “Hai paura, sacerdote?” gli chiese secca e brutale osservandolo con disprezzo. Senza l’armatura assomigliava ancora di più ad un demone dalla pelle bluastra e quelle gambe caprine da satiro non aiutavano affatto. La Cacciatrice lo guardò a lungo da dietro la maschera e sentì crescere un ribrezzo naturale provocato dalla somiglianza che quel corpo muscoloso aveva con i tanto odiati demoni. “L’Alga durerà ancora un po’, ne ho un’altra dose che potremo dividerci per risalire, ma se preferisci tornare da Urok non ti fermerò. Non sono la tua custode e tu non sei il mio.” Distolse lo sguardo da lui e cercò delle tracce o segni di una qualche presenza prima di continuare.

    “Non me ne andrò senza prima aver esplorato questa grotta. Non voglio che tutto sia vano e qui potrebbe esserci la fonte della malattia.” Disse velenosa. L’acqua le si gelava sull’armatura di cuoio e penetrava nella pelle. Le labbra erano già gelide e lo sapeva, ma non sarebbe tornata indietro non prima di aver trovato risposte. “Torna da Urok, sacerdote… io posso procedere da sola…” Se avesse avuto una crisi lì sotto avrebbe preferito non avere testimoni…

    #4802
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il draenei sorrise alla sua insinuazione. Non sembrava turbato, né infastidito.
    “Dicono che solo gli sciocchi non hanno mai paura.” le rispose tranquillamente. “E sì, cacciatrice. Questo posto mi crea paura. Se da qui è nata la malattia che ha devastato quel villaggio, potrebbe nascondere molto altro… e questo mi spaventa.”
    Ammetteva le sue paure senza la minima vergogna, ma non sembrava intenzionato a scappare come un codardo.
    “Ma non tornerò da Urok da solo.”
    Non dette altre spiegazioni della sua scelta, né commentò altrimenti le sue parole, concentrandosi ad esaminare da vicino le pareti rocciose. Aveva portato con sé la pesante arma della sua terra natale, ed ora la gemma da cui era costituita emetteva una pallida luce rosata, che illuminava debolmente attorno a sé, permettendo al Draenei di vedere.

    Lei non aveva bisogno di quei mezzucci, in ogni caso, ed aiutata dai vermi che aveva recuperato iniziò ad esaminare il terreno.
    La pietra era dura e spessa, e difficilmente delle orme si sarebbero potute imprimere sulla sua superficie, ma la vicinanza con l’acqua le dava un vantaggio non indifferente.
    Segni bagnati di zampe artigliate, seguite da una lunga strisciata, si inoltravano fino nel fondo della galleria, sparendo ben oltre il raggio luminoso creato dalla sua ampolla.
    Per la Cacciatrice non fu un problema riconoscerle come le orme lasciate dai Dragonkin, e ce n’erano a decine, alcune più grandi altre più piccole, segno evidente che non era stata la stessa creatura a lasciarle tutte quante.

    #4805
     Meeme 
    Partecipante

    L’idea che fosse un ritardato ormai era quasi certa…
    “Grande, grosso e pauroso…” scosse il viso divertita sentendolo ammettere quelle cose. “Eppure non dicevi che avere paura fa commettere errori?” Il draenei forse pensava che lei non ascoltasse o dimenticasse, ma lei non dimenticava nulla…
    “Hai paura dell’ignoto, dell’estinzione e del futuro?” gli chiese incuriosita dal suo comportamento da codardo. “Io sarò anche una sciocca come pensi, ma almeno non ho paura.” si era avvicinata a lui schioccando la lingua velenosa. Sentiva il freddo nelle ossa e non aveva paura…

    “Furiosa, pazza, selvatica, questo sì… ma non sciocca e sai perché, sacerdote?” sorrise tetra. “Perché deruba un uomo di tutto e questo uomo non sarà più in tuo potere e sarà pronto a morire senza paura.” Le labbra erano screpolate e lei ebbe un brivido lungo le spalle per il freddo. Si allontanò in cerca di tracce e ne trovò molte tutte appartenenti a dei Dragonkin. “La bestia che abbiamo catturato non è da sola, forse non sono responsabili dell’infezione, ma sicuramente sono coinvolte e scoprirò perché.” Si legò il barattolo ad un fianco e sfoderò il coltello. “Resta al sicuro, andrò a controllare da sola e tornerò indietro a riferire.” Diceva di non voler tornare da Urok, ma vista la paura che diceva di provare lei preferiva lasciarlo indietro.

    #4806
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel sembrò riflettere attentamente sulle sue parole, e alla fine annuì.
    “Vero. Ma è anche l’unica cosa che ci protegge, o ci permette di proteggere chi ci sta accanto, evitando pericoli inutili.” rispose.
    Quella conversazione sembrava interessarlo, e le sorrise mentre si avviava insieme a lei.
    “La mia paura non è per me. Ma per le persone che potrei non essere in grado di difendere.”

    Le riservò una lunga occhiata, come se la stesse a sua volta studiando.
    “Non ho mai detto che siate una sciocca, cacciatrice. Siete una persona sola, e che vuole rimanere nella sua solitudine. Ma non siete una sciocca.”
    Sembrava aver completamente ignorato il suo ordine di restare indietro, tanto che le camminava a fianco.
    La caverna, rischiarata in parte dal suo martello e in parte dal barattolo appeso alla cintura di lei, aveva un che di ipnotico, e La Cacciatrice si accorse in breve che tutte le pareti sembravano essere ricoperte interamente di quei sassi che il Dragonkin portava con sé.
    “Chi vi ha rubato tutto ciò che avevate?”

    #4807
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue non riusciva ad offenderlo in nessun modo, sembrava sempre pacato, sempre calmo…
    “Hai l’aspetto di un demone e questo rende inquietante quello che dici sul proteggere gli altri.” Disse lei diretta osservandolo mentre procedeva al suo fianco. Sembrava intenzionato a restarle vicino, invece di rimanere al sicuro. “Non potrai mai difendere tutti, sacerdote.” riusciva a capire cosa intendesse, probabilmente aveva paura per le persone care. La donna scosse il viso e si incamminò con lui affianco.

    La grotta era talmente bella e le ombre create dai giochi di luce incredibili. “Gli sciocchi non hanno paura ed io non ho paura, sono quindi una sciocca ai tuoi occhi.” sorrise, un sorrisetto divertito. “Oppure questa regola non vale per i presenti?” lo stava prendendo in giro cercando di allontanare quel freddo. E poi quella domanda così secca da costringerla ad osservarlo meglio. Lei aveva ucciso chi l’aveva uccisa, ma non voleva spiegarlo al draenei, lui non avrebbe capito. “Ha importanza chi sia stato?” Sembrava volerla studiare come lei stava studiando lui. “Vuoi una risposta? Rispondi prima alla mia domanda e poi ti dirò chi è stato a rubarmi ogni cosa…” Una domanda per una domanda, le sembrava uno scambio equo. “Perché vuoi proteggere le persone?” Continuava a camminare in quel gelo in attesa di trovare qualcosa che potesse aiutare gli altri a curare la malattia…

    #4808
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Per un attimo, mentre lei parlava, Nathaniel si bloccò, guardandola, per poi riprendere a camminare al suo fianco in silenzio per alcuni istanti.
    “Avete ragione.” disse dopo un pochino. “Ho l’aspetto di un demone. E non potrò difendere tutti quanti. E’ proprio per questo che ho paura.”
    Nella sua voce si era incrinato qualcosa, c’era una nota di tristezza che lei non aveva mai sentito le altre volte che parlava, e anche nei suoi occhi era cambiato qualcosa, come se si fosse acceso il dolore di ricordi passati.

    Ma alle sue insinuazioni scosse la testa con un mezzo sorriso divertito.
    “Dite di non aver paura, ma è realmente così? Non temete di perdere il vostro leone, ad esempio?”
    Rispondeva alle sue frasi con altre domande, ma quando lei gli propose di ottenere una risposta in cambio di un’altra annuì, e ascoltò la sua domanda con interesse.
    Non rispose per lungo tempo, e solo dopo diversi minuti la guardò.
    “Perché in passato altri hanno protetto me, dando tutto quello che avevano per tenermi al sicuro.”
    La tristezza nella sua voce e nei suoi occhi era tornata, ma sosteneva il suo sguardo.
    “Ora tocca a voi.”

    #4810
     Meeme 
    Partecipante

    Era riuscita a scalfirlo in qualche modo perché quello che aveva detto lo aveva ferito, probabilmente non doveva essere piacevole essere paragonato ad un demone, considerando la perversione dei demoni, ma lei era diretta e non curava di ferire gli altri con le parole. “No, non temo di perdere il mio compagno di caccia. Ho il suo rispetto e lui ha il mio. Significa che ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altra e viviamo in perfetta armonia.” gli spiegò lasciando stare il discorso sulla somiglianza ad un demone che chiaramente lo rendeva triste.

    “Non mi servono parole per comunicare con lui, osserviamo i segnali dei nostri corpi, l’odore diverso in base alle nostre emozioni e le vibrazione di piccoli gesti nell’aria. Non sono a mio agio con voi sacche di carne o con le vostre città, ma in mezzo alla Natura sono in grado di avvertire un ramo che si spezza a grande distanza. I Tauren mi hanno designata per questa missione proprio per le mie doti non certo per il mio carattere mansueto.” Fece un piccolo sorriso e si strizzò di nuovo i lunghi capelli scuri e scarmigliati che si confondevano con la maschera di bestia che aveva sul volto.

    Ascoltò il motivo per cui desiderava proteggere gli altri ed avvertì un forte senso di colpa in lui, peggiore forse di quello provato da lei per il suo passato.
    “Dovevi essere speciale…” commentò sincera alzando il viso verso di lui. “Hanno visto qualcosa in te che meritava di essere protetto.” sussurrò con la voce roca, ma con un tono più gentile. “Chi mi riteneva sacrificabile mi ha portato via tutto. La mia vita non contava abbastanza…” Rispose lei senza mostrare alcun risentimento.

    #4811
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel annuì alle sue parole, sembrava incuriosito dal rapporto di simbiosi che lei aveva sviluppato col leone nero.
    “Il rispetto è la cosa più importante che si possa avere. Ma non soffrireste forse – entrambi – se vi perdeste a vicenda?”
    Le sue parole non sembravano voler essere un’accusa, ma solo una curiosità per un modo di vivere diverso dal suo.

    Ma alle sue ultime parole, i suoi occhi si scurirono di nuovo. Parlare del suo passato gettava un ombra sul suo volto, per qualcosa che doveva farlo soffrire molto più di quanto lei poetsse immaginare.
    “Questo devono aver pensato coloro che hanno dato la vita per me. Ed è per il loro ricordo che voglio proteggere le persone, perché il loro sacrificio non sia stato vano.”
    I suoi occhi si persero nuovamente nei ricordi, e lei notò ancora quel dolore implacabile, ma quando la guardò era di nuovo sereno, calmo come lo specchio di un lago.
    “Qualsiasi vita conta, da quella del più misero insetto, a quello del Re più splendente. Chi vi ha portato via tutto deve essere stato qualcuno di vuoto dentro, per non capire qualcosa di tanto semplice…”
    Si fermò, come se non volesse dire altro che rischiasse di ferirla, e mentre la osservava parve accorgersi del gelo che pareva provare.
    “Se lo desiderate, e se me ne date il permesso, posso impedirvi di sentire ulteriormente freddo. Non ha senso soffrire inutilmente.”

    #4812
     Meeme 
    Partecipante

    “La Natura è spietata e magnanima al tempo stesso e noi siamo preparati alla separazione.” spiegò lei decisa. “Preoccuparsi non ci rende immortali, ci fa solo vivere nell’angoscia.” concluse alzando le spalle. “Lascio questi pensieri alle sacche di carne come te perché io preferisco occuparmi di cose concrete come procurare del cibo ed un riparo la notte.” Storse le labbra quasi sorpresa da quella curiosità, ma doveva essere una prerogativa delle persone troppo pensierose, lei si lasciava guidare dall’istinto del resto.

    Era strano notare quel dolore in quegli occhi alieni e luminosi, aveva l’aspetto di un demone, ma provava una sofferenza sincera come il resto delle razze. “Per questo volevi proteggere quei due cuccioli al villaggio?” Non esistevano bambini per lei, solo cuccioli… “Non dovresti soffrire perché sei stato scelto, forse volevano proprio questo da te che proteggessi chi non fosse in grado di farlo. Ma se provi angoscia per la tua situazione come potrai aiutare gli altri a continuare a vivere?” Le sembrava un controsenso, ma le sacche di carne ragionavano troppo, troppi pensieri e troppi dubbi. “Il senso di colpa dovrebbero provarlo assassini e colpevoli e tu non mi sembri così…” No, sembrava un uomo buono, gentile ed anche troppo pacato. Lui era stato scelto per sopravvivere, lei era stata abbandonata perché ritenuta sacrificabile.

    Scosse il viso alle parole di lui e sorrise tetra pensando al suo amante. “Era tutto fuorché vuoto…” specificò senza dire altro. Erenion era fin troppo passionale ed era stata proprio la sua dedizione a causare la caduta nell’abisso, ma la Cacciatrice si era presa la sua vendetta e non aveva rimpianti.

    Lo guardò a lungo quando le propose di aiutarla con quel freddo, doveva essersi accorto dei brividi e delle labbra pallide. L’Elfa del Sangue sorrise divertita. “Minaccio di lasciarti annegare e tu vuoi scaldarmi? Sei proprio un ritardato…” rispose e nonostante tutto aveva detto quelle parole con dolcezza. “Smettila di darmi del voi, piuttosto, non sono una nobile.” spiegò scuotendo il viso. “E non voglio aiuto perché io sono colpevole ed assassina e merito di soffrire per questo.” Lo disse con quella voce roca e senza alcuna tristezza o angoscia che avrebbero provato altri nella sua situazione. Era la verità priva di congetture e quel senso di colpa l’avrebbe accompagnata fino alla fine della sua vita.

    #4831
     Ilmarien 
    Partecipante

    Non appena Gahain si accorse di Thaidan, si precipitò al suo fianco: “Thadain, brutto bastardo, non osare farmi questo!” disse e fece fluire l’acqua nella ferita per neutralizzare quella sostanza come aveva fatto poco prima. Nel mentre disse agli altri: “Virion, Alliria, badate che non ci raggiungano altre frecce mentre mi occupo di lui! Daellen, continua a tenerla ferma!”. Si rivolse poi a Virion, dicendo: “Ehi!” cominciò per essere sicuro che lo stesse a sentire, visto quanto era concentrato sulla prigioniera “avremo tempo per interrogarla, dobbiamo scoprire cosa sta succedendo” gli disse in tono categorico “pensa a coprirmi, piuttosto, e a dirmi quello che sai. Cosa vuol dire ‘la chiave per me e la mia razza’?” gli chiese infine. Voleva avere delle risposte ma non pensava necessariamente male dell’umano, o quel che era, dopotutto non li conosceva, era normale che avesse dei segreti.

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