La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #4963
     Elan 
    Partecipante

    – GUGNIR –
    Il Dragonkin aveva uno strano sguardo, selvaggio, pazzo e quasi divertito, quando venne legato all’albero. Urlò di nuovo, quello stesso urlo disperato e sofferente che il tauren aveva sentito poco prima, un urlo che però in quel momento lo allarmava moltissimo. Qualsiasi cosa avesse percepito Urok nella foresta, avrebbe sentito a sua volta quell’urlo…
    Anche Zatanja sembrava preoccupata, ma non disse una parola. Era pronta seguire il grosso tauren, e accanto a lei si trovava il Leone nero della Cacciatrice. Anche lui li avrebbe seguiti per dare il suo contributo.

    Corsero insieme nella direzione in cui era sparito Urok.
    Quello di Gugnir sembrava un buon piano, dovevano essere loro a sorprendere gli avversari, non il contrario, ma non ebbe tempo di riferirlo al suo compagno orco.
    Quando lo trovarono, infatti, era già troppo tardi: aveva appena raggiunto gli alberi, appena a pochi metri dal lago, ma tre Dragonkin, neri come la notte e ancora più grossi di quello che avevano già legato, lo avevano catturato. Urok doveva aver combattuto, ma ai piedi delle creature giacevano i corpi senza vita dei lupi spirituali evocati dallo shamano: sopraffarlo, una volta solo, non doveva essere stato difficile.
    Quando videro arrivare Gugnir e Zatanja, gli occhi dei Dragonkin si illuminarono, ed il Tauren riconobbe la stessa luce folle che animava il loro prigioniero.
    Uno di loro estrasse un pugnale e lo puntò alla gola dell’orco.
    “Un altro passo, e lui muore. Un solo incantesimo e lui muore. Urlate, e lui muore.”
    A parlare era stato il più grosso dei tre, forse il capo. Era invece il più piccolo a tenere il pugnale sulla gola di Urok.
    “Posate le armi, o lui muore. Sarete nostri prigionieri, e verrete portati dal nostro Capitano. Lui deciderà cosa fare di voi.”

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel scosse la testa alle sue parole, lo sguardo cupo mentre continuava a posarsi sui naga.
    “Non sono i miei incantesimi, Cacciatrice. Queste pratiche sono legate all’Ombra, non alla Luce.”
    Sembrava condividere il suo disprezzo per gli incantesimi di controllo mentale, ma non disse nient’altro.
    Ripresero ad avviarsi lungo la grotta, completamente ignorati dai naga che rimanevano concentrati nel loro ruolo.

    La grotta procedeva ancora a lungo nel sottosuolo. La Cacciatrice aveva liberato i vermi, ma le pareti giallognole permettevano ai due di vedere chiaramente ciò che li circondava. Dovettero camminare solo un paio di minuti per raggiungere un improvvisa biforcazione.
    Da sinistra proveniva nuovamente quel rumore metallico, lo stesso dei naga di poco prima. Da destra, invece, la Cacciatrice notò una luce strana: era violacea, e non proveniva dalle pareti come quella di prima. Sembrava più la luce di una candela che di espande da sotto una porta chiusa.
    Fu proprio quella direzione che indicò Nathaniel, asserendo che in quella direzione doveva nascondersi colui che controllava i naga.
    Lasciarono un segno per terra in modo da non perdere la strada, e continuarono ancora. L’aria sembrava più pesante lì giù, opprimente quasi, tanto che la Cacciatrice iniziò a fare sempre più fatica a respirare. Si accorse, inoltre, che in quel punto la nebbia aveva ripreso a diffondersi nell’aria, nonostante fossero sott’acqua, ed era molto più fitta di quella in superficie. Anche Nathaniel doveva essersene accorto, perché aveva serrato la mascella, e la barriera che li proteggeva era diventata più luminosa.
    “Mi spiace costringerti a sopportare questo incantesimo.” disse. Il suo tono era sempre gentile, ma c’era una punta di preoccupazione nella sua voce. “Ma credo siamo vicini alla fonte della malattia della pietra…”

    Ad un certo punto, totalmente all’improvviso, la grotta si aprì di un’enorme spiazzo circolare. Era una stanza chiusa, ma era proprio da lì che proveniva quella luce violacea.
    Era una Naga a produrla.
    Una femmina, la prima che vedessero in quel cunicolo sotterraneo. Aveva gli occhi chiusi, e sembrava in attenta meditazione.
    Per terra attorno a lei, inoltre, erano posizionati molti di quegli stessi sassi che il Dragonkin aveva portato in superficie, e la Naga faceva passare le mani su di essi, lentamente, come se stesse cercando di sentire qualcosa.

    #4965
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice sbuffò seccata quando lui specificò la differenza tra i suoi incantesimi e quelli di questo misterioso sacerdote.
    “Conosco la differenza tra magia d’ombra e magia di luce. Ti stavo prendendo in giro…” rispose con un sorrisetto divertito. Si era accorta del barlume di rabbia che aveva attraversato lo sguardo del suo compagno, ma non era sicura di voler conoscere il motivo.

    L’aria iniziava a diventare pesante e non solo a causa della concentrazione di nebbia che avvolgeva l’area in cui si trovavano. Lui le chiese scusa per l’incantesimo di protezione e l’elfa scosse il viso. “Troverò un modo per punirti, non ti preoccupare.” specificò continuando a prenderlo in giro perché l’alieno era troppo gentile e si preoccupava di non offenderla anche se non era necessaria quella premura. “Se davvero siamo vicini alla fonte non me ne andrò finché non avrò estirpato la minaccia.” disse risoluta.

    Era una Naga il fulcro di quella magia sgradevole, la Cacciatrice rimpianse di non poter contare sulla furia di Humar, era sola a combattere quella battaglia, ma non si sarebbe tirata indietro c’era in gioco la vita di troppe persone innocenti. Guardò il sacerdote sapendo che non sarebbe stato d’aiuto in battaglia e prese la sua decisione. Recuperò l’alga e la divise a metà lanciandone una all’alieno dicendogli di mangiarla. “La situazione si scalderà in fretta e dovremo raggiungere la superficie velocemente.” Gli spiegò.

    Sfoderò il suo coltello da caccia e non aveva paura. “Resta al sicuro, io mi occuperò di scuoiare un serpente…” Ispirò aria nei polmoni entrando in comunione con la natura perché aveva bisogno di aiuto per quel combattimento. Toccò la nuda roccia ed emise un suono gutturale simile a quello delle bestie. Il Richiamo evocò una mandria di animali selvatici di pura magia pronti a scagliarsi sulla Naga travolgendola per poi scomparire. Lei avrebbe attivato il mimetismo per portarsi vicino l’incantatrice e tentare di squarciarle la gola…

    #4979
     Ilmarien 
    Partecipante

    Vedendo cadere gli ultimi Forsaken, Gahain non poté fare a meno di provare una profonda soddisfazione in un ostacolo eliminato senza eccessivi problemi. “Non è proprio volare” rispose a Thaidan “chiamiamolo cadere con stile!” e strizzò l’occhio ad Alliria. “Piuttosto, come stai?” chiese al druido tornando serio “ti ho visto male poco fa, ti sei ripreso? Da quello che farneticava la nostra prigioniera sembra che i Forsaken usassero una specie di veleno” gli spiegò, dato che essendo svenuto poteva aver perso alcuni pezzi della conversazione. “Virion” si girò verso il Worgen “scusa per prima ma volevo essere sicuro delle tue intenzioni. Hai detto che queste creature torturavano, e dalle parole di Miss Diplomazia sembra anche che ci facessero degli esperimenti. Hanno un laboratorio? Le cavie per gli esperimenti le tengono da qualche parte?” gli chiese. Infine si rivolse a tutti “So che non siamo qui per questo, ma non è una cattiva idea farci degli alleati, specie se sono del calibro del qui presente, se davvero questa malattia riguarda i draghi preferisco avere qualche uomo in più prima di lanciarci nella mischia…” concluse. Aveva messo in chiaro che voleva aiutare Virion, ma al tempo stesso il suo tono non era categorico, era chiaro che si sarebbe rimesso alla decisione del gruppo.

    #4980
     Ba 
    Partecipante

    Doveva proprio essere un’idea di Rikr. Gli altri l’avevano sfruttata a dovere.
    Vedere l’amico orco con un coltello puntato alla gola fece salire un senso di allarme e rabbia.
    I rossi sentimenti fecero spazio al freddo e alla calma quando Rikr si avvicinò lentamente al suo orecchio.
    Gungnir seppe che era una buona idea.
    Si rivolse a quello più grosso.
    «Fossi in voi lo lascerei andare.» la voce non pareva nemmeno la sua. Sicuro e sorridente si rivolgeva al gruppo.
    «Il vostro amico laggiù» proseguì indicando alle sue spalle «ci ha detto cosa state cercando.»
    Fece scorrere il suo sguardo sui tre dragonkin, incurante della palese minaccia.
    «Mi spiace dirvi che state puntando il coltello alla gola dell’unica persona che può guidarvi alla pietra viola-nera.»
    Si avvicinò con fare sicuro al più piccolo che puntava il coltello alla gola di Urok.
    Tanto vicino da poterlo colpire facilmente con la sua lama.
    Dopo averlo squadrato da capo a piede gli diede le spalle.
    Incrociò lo sguardo di Zatanja, le fece un lievissimo segno col capo e incrociò lo sguardo ferino del leone nero.
    Rikr si andò a rifugiare nella sua sacca.
    Il destino di tutti loro era ora nelle mani della Madre Terra.
    Nessuno poteva fare del male ai suoi amici e, se il più piccolo avesse vacillato anche solo per un istante, la sua lama l’avrebbe falciato ancora prima che potesse accorgersi della furia dei tauren.
    Dovevano attendere, l’idea di Rikr era quanto di più lontano fosse passato per la testa di Gungnir, ma le idee di Rikr raramente erano idee pessime.

    #4988
     Rilwen 
    Partecipante

    Eccheccazzo. Non doveva succedere tutto quello. Non doveva succedere per molti motivi:
    1) lei era notevolmente più forte di loro;
    2) se quel dannato Draenei non avesse fatto a ca**o di cane sarebbero stati tutti molto meglio;
    3) le bestie si erano nutrite della sua mano, dell’energia demoniaca che ne scaturiva;
    4) (e più fondamentale) Lui l’aveva salvata, facendola sembrare come una cretina, e agitandola più di quando avrebbe dovuto fare.
    “Talah!” urlò con quanto fiato aveva in corpo.
    Morte. Voleva dire morte, ma per lei era anche sinonimo di maledizione, e, siccome era una personcina a modo, non avrebbe bestemmiato in (troppe) lingue.

    Guardò di scatto Lui, ed era *decisamente* incazzata, per cui dovette contare fino a 36 prima di parlare. Sì, 36.
    “Grazie.”, gli disse, mentre si girava poi verso il resto del gruppo.
    “Geniale, non farla finire di parlare. La Diplomazia regna sovrana.”, sibilò, e si vedeva che era di *pessimo* umore.
    “In ogni caso, qualcuno ci ha capito qualcosa? Avere degli alleati è comodo, e non sarò certo io a dire chi si deve scegliere come propri compagni, ma prima cerchiamo di capire che cosa voleva esattamente. Loro si nutrivano, letteralmente, della mia energia demoniaca, come se ne avessero bisogno per sopravvivere e per curarsi. Questo è comunque indicativo. In quanto al lupo e simili… idee?”

    #4999
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Thaidan fece una mezza risata alle parole di Gahain, che si trasformò in un piccolo ruggito ferino. Il druido era ancora trasformato in pantera, e non sembrava particolarmente felice della situazione.
    “Qualsiasi veleno usi…”
    Alliria aveva uno sguardo talmente terrorizzato da fare impressione, e si stropicciava le mani con impazienza.
    “Parla fratello! Ti senti debole? La ferita non sanguina più, ma se posso fare qualcosa…”
    La pantera scosse la testa, con rinnovato nervosismo.
    “Sto bene. Ma non riesco a trasformarmi…”
    La sacerdotessa tirò un gridolino terrorizzato.

    Fu Virion a farsi avanti a quel punto.
    “Il veleno che stanno creando è esattamente a questo che punta.”
    Guardò gli altri con un certo nervosismo.
    “Scusatemi se non vi ho detto prima di essere un Worgen. Non mi piace parlare della mia… maledizione. Specie in questi tempi.”
    Storse le labbra in un gesto stizzito. Era evidente che non apprezzasse che la sua copertura fosse caduta.
    “Non abito da sempre qui a Loch Modan. Ero un abitante di Gilneas, e quando i Forsaken hanno attaccato la città sono stato tra i primi ad essere imprigionato. Sono riuscito a fuggire per pura fortuna, e da allora mi danno la caccia.”

    Guardò Daellen, sorridendo al suo scatto di rabbia, l’espressione raddolcita.
    “La forsaken parlava del mio… del nostro sangue. I Worgen sono immuni alla maledizione dei Forsaken, siamo già maledetti, non possiamo venire maledetti ancora di più…” la sua voce era amara, e triste. “E quella pazza – e molti altri, come lei – credono che in questa nostra immunità ci sia la chiave per creare una nuova razza di Forsaken, più forte.”
    Guardò Thaidan, e questa volta era davvero dispiaciuto.
    “Credo che quello che ti ha colpito sia in qualche modo collegato a questi esperimenti.”
    Il druido in forma ferina ringhiò, e sembrava pronto a balzare addosso al Worgen da un momento all’altro.

    – GUGNIR –
    Zatanja incrociò il suo sguardo con una certa preoccupazione. Aveva capito il suo gioco, ma nei suoi occhi si vedeva la paura per una mossa terribilmente azzardata.
    E, per diversi istanti, ci fu silenzio.
    I Dragonkin forse stavano riflettendo, con la coda dell’occhio Gugnir vide che sembravano a disagio.

    Alla fine, fu il più grosso dei tre a farsi avanti.
    “Cosa sapete della pietra viola-nera?” domandò. La sua coda si agitava nervosamente. Era evidente che trovarla fosse il loro primo obiettivo, probabilmente a fronte della promessa di qualche ricompensa.
    “Dove l’avete trovata? Come fa il tuo amico a portarci da lui?”
    Mentre parlava, il grosso Dragonkin si era avvicinato sempre di più a Gugnir, tanto che ora si trovava ad un palmo da lui.
    Il Tauren vide che Zatanja stava muovendo lievemente le dita delle mani, preparando un’incantesimo, e il grosso leone nero aveva abbassato le zampe, apparentemente quieto, ma pronto a balzare. Era la loro unica occasione.
    “Parla! O il tuo amico morirà, e noi troveremo comunque la pietra!”

    – LA CACCIATRICE –
    La mandria di animali travolse la Naga all’improvviso, sbilanciandola e costringendola ad aprire gli occhi, gialli come due diamanti.
    La creatura sibilò irata per quell’interruzione, ma quando la Cacciatrice la attaccò per finirla, il suo pugnale rimbalzò su una barriera oscura.
    “Stolta creatura della superficie!” la Naga l’aveva vista, e ormai non c’era più possibilità di agire nell’ombra. “Pagherai per il tuo affronto, pagherai per la tua insolenza!”

    Dalle mani della sacerdotessa oscura partì un singolo, sottilissimo raggio che colpì l’Elfa del Sangue dritta al cuore. Fu una sensazione orribile, come se la sua stessa essenza vitale venisse prosciugata, ma in un lampo di luce violetta la mazza del paladino si abbatté su una delle braccia protese del mostro, spezzandolo e interrompendole nuovamente la concentrazione. Il raggio oscuro svanì, e la Cacciatrice si sentì istantaneamente meglio.
    L’urlo della Naga, tuttavia, rieccheggiava nella sala in maniera inquietante.

    #5001
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del Sangue ringhiò come una belva in risposta alle parole della Naga, credeva di intimorirla, ma lei era già morta e non si potevano spaventare i morti. Voleva prosciugarle la vita e non sarebbe comunque riuscita a fermarla perché prima di morire definitivamente avrebbe piantato il suo pugnale da caccia in quel cuore acquoso. Rimase sorpresa scoprendo che il sacerdote era in grado di combattere e che l’arma che si portava dietro non era solo ornamentale.
    Lo ringraziò con un cenno del capo e si portò al riparo con un balzo animale.

    Si muoveva a quattro zampe, proprio come una fiera, ed i muscoli dell’elfa guizzavano rapidi per mandare in confusione la sua nemica. Il Sacerdote aveva infranto la barriera che proteggeva la Naga e lei avrebbe approfittato della debolezza avversaria. Le unghie scavarono la terra e lei emise un suono ferino. Corvi neri vennero evocati dal suo corpo avvolgendola come un mantello oscuro e lei si alzò in mezzo a loro stringendo il pugnale da caccia ed emettendo un ruggito animale.
    “Cibatevi della sua carne…” ordinò ai corvi che si lanciarono voraci verso la Naga, l’Elfa del Sangue fece lo stesso attraversando lo scudo di corvi, oscura come loro ed altrettanto feroce.

    Ecco cosa era realmente, una bestia assetata di sangue pronta a scannare il suo nemico perché divorata dalla rabbia. Erenion aveva amato quella creatura sanguinaria e ne aveva pagato le conseguenze. La Cacciatrice non si sarebbe fermata finché la preda non avesse smesso di vivere.

    #5004
     Ilmarien 
    Partecipante

    “La diplomazia è utile quando entrambe le parti vogliono parlamentare. Non era questo il caso, le abbiamo dato ogni ragionevole opportunità per dirci quello che volevamo sapere, e lei non ne voleva sapere di collaborare: un torrente di fiamme mi è parsa l’unica ‘diplomazia’ che queste creature fossero disposte a rispettare” rispose secco a Daellen. Ascoltò la conversazione tra Thaidan e Alliria e provò a pensare se i suoi poteri sciamanici, in base a quello che aveva visto e applicati su un periodo più lungo, potevano servire a dissolvere l’effetto del veleno. Disse a tutti: “In effetti è un problema per voi due” disse indicando il druido e Virion “Tuttavia il veleno che ho ricevuto io sembrava fare qualche effetto, ma l’ho neutralizzato prima che fosse in gradodi fare danni… Virion, sai se esiste un qualche tipo di antidoto o se c’è una magia particolare, come quella shamanica o clericale che può annullare questo effetto?” chiese al pistolero.

    Poi lo guardò a lungo e gli disse: “Riguardo ai tuoi segreti, con i tempi che corrono capisco perché lo hai fatto, ma d’ora in avanti niente più segreti, intesi?” e per quanto il tono fosse tranquillo un’ombra di minaccia passò sul suo volto. Vedendo l’atteggiamento poco diplomatico di Thaidan fece un passo avanti, mettendosi tra i due, e senza parlare, guardò la panterona dritta negli occhi, per suggerirgli di portar pazienza. Una volta certo che il druido avesse colto il suggerimento, girò le testa vero il Worgen e proseguì: “Premetto che gli stupidi discorsi della Forsaken sulla razza superiore mi davano il voltastomaco al solo pensiero. Detto questo, te lo chiedo nuovamente: c’è qualcosa che puoi fare per Thaidan? E, già che ci siamo, se i Forsaken ti hanno seguito da Gilneas avranno avuto un accampamento o un avamposto nelle vicinanze: sai dove potrebbe essere?” chiese infine, prima di rivolgersi agli altri “se hanno fatto degli altri prigionieri senza curarsi minimamente di chi fossero forse qualcuno di loro potrebbe sapere qualcosa di più di questa strana malattia” concluse facendo presente che aiutando Virion potevano in qualche modo facilitare la propria missione.

    #5005
     Rilwen 
    Partecipante

    Ohhh… facciamo la voce grossa. Bla bla bla. Guardò Gahain scuotendo la testa, e, se avesse avuto la faccia di quella sprezzante, sarebbe andato benissimo. Non le importava niente, lei *era* sprezzante in quel momento.
    E poi quello. Avevano uno che non riusciva a ritrasformarsi, un Wargen in gruppo, e tutto quello sembra sempre di più il famigerato (???) Circo Tonyus, famoso per andare in giro con gente di tutti i tipi e di tutte le razze. Vabbè.
    Guardò Lui.
    *C’è qualcosa che puoi fare? Che *possiamo* fare per farlo ritornare se stesso?*, gli chiese nel loro solito modo di comunicare.
    Perché quello là sarà anche stato un Wargen, ma lei parlava coi demoni, e avrebbe anche voluto farc… ehm. Lei *parlava* coi demoni. Maledetti ormoni.
    “In che modo potrebbe essere collegato con questi esperimenti?”, chiese a Virion, mentre cercava, intanto, di avvicinarsi, da sola, a Thaidan.
    Voleva cercare di capire se riusciva ad intuire qualcosa di quella strana cosa, anche con la magia, cercando di escludere il più possibile le componenti più strettamente demoniache delle sue abilità.
    “Quanti erano quelli che ti seguivano, Virion? L’avevi già conosciuta la sociopatica?”

    Insomma, le pareva che fosse un allontanarsi drastico dalla loro missione, davvero, e quindi voleva capire come unire “l’utile” al “dilettevole”. Certo, si stava parlando *molto* tra virgolette.
    “Stavo pensando. Se ci fosse un modo per entrare nel lago, per scendere in basso, per andare al ‘punto’ della situazione… anche usando la magia, volendo. Se c’è qualcosa in fondo al lago e noi ci dessimo una mano a vicenda per capire come arrivare in fondo al lago le cose sarebbero notevolmente più semplici e veloci, vero?”
    Erano messi bene, se quella che *proponeva cose di gruppo* era lei. Molto bene.

    #5031
     Ba 
    Partecipante

    Il guerriero vide la preoccupazione negli occhi di Zatanja. La determinazione e la certezza di dover difendere ad ogni costo il loro amico era l’energia che muoveva la fermezza dei pensieri di Gungnir.
    Il nemico era appena dietro di lui.
    Zatanja era pronta e, ne era sicuro, la quiete mostrata dal leone nero era il preludio a una tempesta di zanne e artigli.
    Il guerriero chiuse gli occhi, silenziosamente invocando la forza e la protezione della Madre Terra. Li riaprì e si mosse più veloce di quanto ci si potesse aspettare da un essere della sua stazza.
    L’arco obliquo percorso dalla lama di Gungnir aveva un unico scopo: far scorrere il nero icore che animava l’abominio alle sue spalle.
    Lo spadone era un prolungamento delle sue braccia. Poteva sentirne la forza, l’energia e il desiderio di giustizia.
    Colpì dal basso verso l’alto, percorrendo una traiettoria obliqua: da sinistra a destra. Aveva imparato, nel corso di innumerevoli battaglie combattute al fianco di Rikr, che quella traiettoria era la più letale. La sua arma lasciava poco scampo a un nemico che fosse sufficientemente vicino, ma il precedente incontro con quelle creature avevano dimostrato quanto la loro natura fosse versata al combattimento, quindi mise tutta la forza che aveva in quel colpo.
    Quella bestia avrebbe dovuto avere a mala pena il tempo di accorgersi di essere sulla via della morte.
    L’onore di Urok sarebbe stato ristabilito e la sua vita salvata.

    #5039
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GAHAIN –
    Virion annuì alla proposta di Gahain di non avere più segreti, accompagnando quel gesto daun sorriso conciliatore che sembrava quasi rilassato, se non addirittura sollevato.
    Doveva avere paura di rivelare la sua vera identità, e questa paura era ancora presente nei suoi occhi. Una paura che a Daellen non sfuggì minimamente.
    “Non ho potuto analizzare la tossina da vicino, ancora.” spiegò il Worgen. “Ma me ne intendo di alchimia. Non so nulla di magie chiericali o shamaniche, ma posso provare a studiare quello che hanno fatto per neutralizzarlo…”
    Guardò Thaidan, che nonostante l’intervento di Gahain continuava a ringhiare a bassa voce.
    “Non ti permetterò di avvicinarti a me per analizzarmi in alcun modo.” disse ringhiando, e Virion sospirò.
    “I Worgen sono sempre stati immuni alla maledizione dei Forsaken. E i Forsaken sono sempre stati immuni ad ogni tipo di malattia, e in grado di respirare sott’acqua…”
    Il Worgen lasciò la frase in sospeso, ma Daellen capì istantaneamente cosa intendeva: avrebbero potuto sfruttare la cosa a loro vantaggio per entrare nel lago senza correre rischi. Dovevano sfruttare quella situazione a loro vantaggio, e se era vero che Virion se ne intendeva di alchimia, avrebbe potuto aiutarlo unendo le sue conoscenze alchemiche, approfondite durante gli studi, a quelle di lui.

    Fu però Lui a distrarla da quei pensieri. Sembrava incuriosito, e da invisibile si aggirava attorno al Druido, osservandolo attentamente. Thaidan sembrava percepire la sua presenza, per questo ringhiava, ma senza essere in grado di vederlo era solo un fastidio che non sapeva dove altro indirizzarlo.
    “Non ho mai visto una cosa del genere in vita mia…” disse, e la sua voce era incantata. “Sargeras ha fatto una cosa del genere con gli Eredar, quando ha donato loro il suo potere… ma no… non è nulla a che vedere con questo.” scosse la testa, continuando a girare attorno a Thaidan, interessato.

    Alla domanda di Daellen, però, Virion annuì.
    “L’ho conosciuta. E’ stata lei ad imprigionarmi la prima volta. Non erano molti quelli del suo gruppo, ma ne arriveranno sicuramente altri…”
    Stava per dire altro, quando le sue parole vennero interrotte da un urlo di Alliria. Aveva visto una colonna di fumo alzarsi in lontananza e la stava indicando al gruppo, troppo distratto per accorgersene.
    Fu Gahain a riconoscerla immediatamente: era un segnale d’uso comune tra gli shamani, e indicava solo una cosa: aiuto.
    Non poteva essere altri che Urok e, con un po’ di fortuna, non sembrava particolarmente distante da dove si trovavano.

    – GUGNIR –
    Nessuno dei Dragonkin si sarebbe aspettato un attacco tanto fulmineo. Ancora protesi nel cercare indizi sulla pietra che tanto pareva interessarli, rimasero a dir poco sorpreso dai movimenti fulminei del Tauren, e in appena un istante, il più grosso di quei mostri fu a terra, la gola tranciata di netto da cui usciva ancora un suono gorgogliante ed inquietante.
    Gli altri due ci misero un secondo di troppo a riprendersi dallo shock, sufficiente a dare il tempo a Zatanja e Humar di attaccare.

    Il grosso leone nero si avventò addosso ad uno dei mostri rimanenti, dilaniandogli la carne con forza calcolata. Fu un aggrovigliarsi di zanne e artigli, ringhi e urla gorgoglianti, in una nuvola di polvere che si andava via via alzando sempre di più attorno a loro.
    La troll agì quasi contemporaneamente al leone, e dalle sue dita fuoriuscì una raffica di dardi di pura energia arcana, velocissimi, uno dietro l’altro. Gungnir ne contò almeno cinque, ma non era sicuro di essere stato abbastanza rapido a vederli. Ma si accorse della precisione con cui i dardi si abbatterono sul petto del mostro rimasto, quello che teneva prigioniero Urok.
    La loro potenza non era stata tale da ucciderlo, ma l’avevano spinto indietro, e per la sorpresa il Dragonkin aveva abbandonato la presa sullo shamano.
    Questi non ci mise molto a richiamare l’aiuto della Terra, una volta libero, e il terreno sotto i loro piedi iniziò lentamente ad aprirsi, per imprigionare quello che una volta era stato il suo carceriere.

    Intuendo la gravità della situazione, il Dragonkin armeggiò rapidamente con la cintura, e prima che riuscissero a fermarlo portò alle labbra un grosso corno, e soffiò…
    Un istante prima che una lancia di ghiaccio si abbattesse su di lui, trapassandolo da parte a parte, e facendolo stramazzare al suolo.
    I cadaveri dei tre Dragonkin giacevano al suolo, e il gruppo non aveva riportato alcuna ferita.
    Solo Zatanja sembrava un poco provata, ma soprattutto preoccupata.
    “Il corno…” disse, tra un respiro pesante e un altro. “E’ magico… non ha fatto alcun rumore ma… ha chiamato qualcosa…” respirava affannosamente, ma Gugnir non era in grado di capire se per la preoccupazione o per lo sforzo.
    Urok si accigliò, e alzò un palmo mandando una colonna di fumo, una richiesta di soccorso, dritta in cielo.
    “Dobbiamo tornare dal Dragonkin rimasto.” disse, la voce grave e preoccupata. “E sperare che la Cacciatrice e Nathaniel tornino in fretta. Non so quanti ancora potremo affrontarne.”

    – LA CACCIATRICE –
    Lo stormo di Corvi ottenne con precisione il risultato di cui la Cacciatrice aveva bisogno. La Naga urlò, e si dimenò, incapace di mantenere la concentrazione necessaria per lanciare nuovi incantesimi ed incapace altresì di allontanare quei fastidiosi uccelli.
    “La pagherete! La pagherai!! Noi Naga siamo il futuro di Azeroth, ed io sono destinata a guidarli alla gloria!!”
    L’Elfa del Sangue conosceva bene le origini dei Naga e le loro manie di grandezza: si sentivano delle creature superiori, un miglioramento degli Elfi, piuttosto che una loro dannazione…
    Ma per quanto quella creatura si credesse superiore, l’urlo che le uscì dalla gola quando il pugnale della Cacciatrice scavò nella sua carne fu terribilmente comune, come quello di qualsiasi altra bestia morente.

    Sangue nero sgorgò dalla ferita, imbrattando le mani dell’Elfa del Sangue, e la creatura, dimenandosi negli ultimi spasmi di morte, le strappò il pugnale dalle mani, contorcendosi a terra fino a che non rimase immobile, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto.
    A terra, accanto al suo corpo, rimanevano ancora le tre pietre e, a differenza di quanto aveva suggerito Nathaniel, era da quelle – non dalla Naga – che si emanava la luce violacea.
    Il draenei sembrava averlo notato, ed aveva lo sguardo corrucciato mentre le fissava, ma un rumore improvviso distolse la sua attenzione dai sassi.
    “Dobbiamo andarcene di qui, e in fretta.” disse con urgenza nella voce. Non aveva riposto l’arma, e la Cacciatrice notò il bagliore rosato che brillava più intenso, ora che lui la stava impugnando.
    “Ora che la Sacerdotessa è morta i Naga si risveglieranno dalla loro trance, e verranno a cercarla.”

    #5042
     Meeme 
    Partecipante

    “Sei solo una preda…” sussurrò tetra prima di conficcarle il pugnale nel corpo. Le parole della Naga erano inutili con lei, non aveva niente da perdere e quelle minacce suonavano vuote alle sue orecchie. Continuò ad infierire sul quel corpo come avrebbe fatto una fiera, martoriandolo, facendolo soffrire tanto che nella foga l’essere afferrò il pugnale, nel vano tentativo di salvarsi, ma le ferite inferte dall’elfa erano mortali. Recuperò il suo pugnale senza mostrare la minima pietà per quel pezzo di carne morto.

    Non provava gioia per quello che aveva fatto, ma nemmeno se ne dispiaceva perché era necessario che la sacerdotessa morisse. Avevano poco tempo, si tolse il fazzoletto che indossava intorno al collo e ci avvolse le pietre creando un fagotto da legarsi alla cintura. “Non c’è tempo per essere prudenti. disse schietta al suo compagno indicandogli la via da dove erano venuti. “Seguimi e non voltarti indietro. Troverò una via più sicura da cui fuggire.” Gli fece un cenno del viso. Dovevano essere rapidi altrimenti sarebbero finiti in trappola e la morte della sacerdotessa avrebbe complicato la loro situazione.

    La Cacciatrice corse fino al bivio e scelse l’altra strada perché da lì riusciva ad avvertire lo scrosciare dell’acqua, non sapeva quanto sarebbe durata l’immersione, rischiare sarebbe stato comunque preferibile ad un esercito di Naga inferociti. Iniziò fin da subito a prepararsi all’apnea, l’alga le avrebbe fatto guadagnare tempo prezioso, ma lei eseguì la respirazione per trattenere il respiro il più possibile perché era una sopravvissuta ed avrebbe sfruttato le sue doti anche in quella occasione…

    #5066
     Ilmarien 
    Partecipante

    “D’accordo, forse non su Thaidan stesso, ma non è una cattiva idea studiare la sostanza. Io non mi intendo di alchimia, ma forse posso aiutare a separare le varie sostanze con i miei poteri, se c’è bisogno” disse Gahain offrendo il proprio aiuto. Nel mentre raccolse da terra una delle tante frecce che non li aveva colpiti in cui c’era rimasta una traccia di veleno sulla punta “Ecco qua” la diede a Virion “ora vedi quello che riesci a fare e…” si interruppe vedendo il segnale. “Qualcuno ha bisogno di aiuto, uno shamano, quindi direi che si tratta di Urok, forza raggiungiamolo!” disse incitando gli altri a muoversi.

    #5073
     Ba 
    Partecipante

    Ce l’avevano quasi fatta.
    L’idea di Rikr si era dimostrata, come al solito efficace. Pericolosa, certo, ma se veniva da Rikr doveva trattarsi per forza di una buona idea.
    Il suono di quel corno aveva avuto però uno strano effetto su Zatanja.
    Qualcosa stava arrivando.
    Gungnir controllò il suo piccolo amico che se ne stava rintanato in una tasca e gli picchiettò la testa sussurrando un ringraziamento.
    Il tauren si avvicinò ai cadaveri delle creature e silenziosamente pregò la madre terra perché potesse accogliere le loro spoglie e sfruttarle per donare la vita che il padrone di quelle creature stava distruggendo.
    «Urok, perdonami. Non sono riuscito a proteggerti da quelle creature.» il tono del guerriero lasciava trasparire sincero e ingenuo senso di colpa. «Non sono riuscito a dirti in tempo quello che aveva pensato Rikr e cioè che avremmo dovuto sfruttare il bosco per tendere un agguato ai dragonkin e non viceversa»
    Annuì alle parole di Urok e sottovoce aggiunse. «Forse potremo usare ora l’idea di Rikr.»
    Fece per incamminarsi assieme ai suoi compagni, ma gli parve di sentire Rikr che gli sussurrava qualcosa.
    «Quel corno, giusto.» tornò velocemente sui suoi passi e strappò dalle mani prive di vita del dragonkin il corno. Aveva ragione Rikr, se quell’oggetto era magico ed era in grado di attirare qualcosa, sarebbe servito a Zatanja per fare una magia delle sue.
    «A proposito…» si avvicinò a passo sostenuto alla giovane troll che sembrava barcollante. Le offrì il suo braccio e le chiese sottovoce «Zatanja, cosa succede?» incrociò lo sguardo della ragazza, preoccupato «Rikr mi ha detto di prendere il corno, perché magari ti può servire.»
    Tentò di sorriderle e la sollevò di peso.
    «Scusami.» si avvicinò a Humar e, inchinandosi, gli domandò il permesso per poggiare la maga sulla sua schiena.

    Il fumo evocato da Urok si stava spegnendo alle loro spalle. Questa volta sarebbe stato pronto. Avrebbe difeso i suoi amici e nessun dragonkin avrebbe minacciato la vita di persone a lui care.

    #5075
     Rilwen 
    Partecipante

    Annuì verso Virion. Si obbligò a non sentire *troppa* … qualunque cosa… verso di Lui. Non gli piaceva il fatto che si interessasse ad altri, anche se era per motivi puramente “lavorativi”, voleva che fosse interessato solo…

    Daelenn… c***o. Sulla terra, sulla terra.
    “Le tue capacità, Virion, saranno molto utili.”, disse guardandolo in viso, e poi si voltò verso gli altri. “E se qualcuno ha delle idee geniali su come fare per capire di più su questa faccenda, parli velocemente.”

    Quasi non si accorse di tutto il resto. Era occupata a pensare a cosa poter fare in più…. e a non pensare a Lui.
    Lo trovi interessante solo da un punto di vista professionale o c’è qualcosa di più sotto il tuo interessamento? Qualcosa che può esserci utile, qualcosa che può aiutarci?

    #5077
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN, GAHAIN e GUGNIR –
    Senza più perdere nemmeno un istante, Daellen, Gahain e gli altri si diressero nella direzione da cui avevano visto provenire il fumo, lo shamano ed il druido trasformati entrambi in bestie selvagge, mentre gli altri trasportati rapidamente dalla magia congiunta di Alliria e Dallen.
    Ci misero talmente poco a raggiungere la fonte di quell’allarme, che quasi si scontrarono contro Gugnir, che dava loro le spalle mentre era impegnato a sistemare una recalcitante Zatanja sulla schiena di Humar.
    “Ma non serve!!!!” stava dicendo la giovane troll, rischiando quasi di cadere dalla schiena del leone che, da parte sua, non sembrava particolarmente entusiasta di essere degradato a cavalcatura improvvisata.

    Fu Urok ad accorgersi per primo della presenza dei compagni, e si avvicinò loro sollevato.
    “Siete arrivati! Avete scoperto qualcosa di più al villaggio?”
    Poi si rivolse direttamente a Gahain.
    “Siamo stati attaccati da dei Dragonkin… sembrano creature create dal Distruttore stesso, e stanno cercando qualcosa sotto al lago. Li abbiamo sconfitti, ma potrebbero arrivarne altri da un momento all’altro…”
    Zatanja annuì con fare greve, e una volta scesa del tutto dal Leone Nero si sistemò per un istante prima di parlare, sorridendo a Gugnir.
    “Non sono stanca. Ma quel corno mi ha preoccupata.” lo prese tra le mani con delicatezza quasi reverenziale. “Sono strumenti molto diffusi tra i maghi, anche se di solito sono cose più… discrete… come anelli, collane… cose del genere, insomma. La loro particolarità è che sono in grado di avvisare l’oggetto a loro collegato pur non emettendo alcun suono, anche a chilometri di distanza. Chiunque possegga il gemello di questo corno, insomma, è stato allertato.”
    Il suo volto si fece grave e cupo, mentre faceva passare le dita su quello strano oggetto.

    Il demone di Daellen, invece, era stato silenzioso per tutto il viaggio. Solo in quel momento lei ne aveva avvertito nuovamente la presenza accanto a sé, e si era accorta con un brivido della sua lunga coda che le sfiorava un braccio.
    “Che domande… c’è sempre qualcosa di utile…” i suoi occhi brillarono di divertimento, mentre si palesava solamente a lei, talmente vicino da permetterle di sentire il suo odore di zolfo e corruzione.
    “Immaginati l’infinito potenziale. Dei Worgen, forse le creature pseudo intelligenti più resistenti di tutta Azeroth, contagiate dal germe della non morte. Dei non morti non realmente non morti. Immuni alle malattie, immuni alla vecchiaia… un esercito persino migliore di quello del Lich King stesso…” i suoi occhi brillavano pericolosamente, come se quell’idea lo allettasse moltissimo.
    Ma prima che potesse dire altro, un urletto preoccupato si alzò nell’aria. Era stata Alliria, che si stava guardando attorno terrorizzata.
    “Dov’è Nathaniel???” domandò in panico, come se fosse l’unica cosa importante in quel momento.

    – LA CACCIATRICE –
    L’Elfa del Sangue ed il Draenei corsero a perdifiato per quella galleria sconosciuta, attraversando il tunnel alla cieca perché non potevano permettersi di accendere luci. La loro unica guida era il rumore dell’acqua, quella strana luminescenza giallognola e l’arma del paladino, che riluceva come al solito di luce propria.
    La Cacciatrice perse il senso del tempo in quella corsa disperata, sperava solo che la galleria non li portasse troppo fuori strada. I sassi erano un’aggiunta sgradevole al suo peso, che l’avrebbe intralciata mentre nuotava, ma non poteva permettersi di perdere ulteriormente tempo in quel momento.

    Arrivare ad uno spazio sotterraneo aperto, dove l’acqua andava a ricongiungersi con lago, fu una vera benedizione. Non avevano incontrato Naga lungo quella via, forse ancora non vi erano arrivati, ma più e più volte sotto i piedi l’Elfa del Sangue aveva avvertito rumori poco gradevoli.
    Ossa o insetti, o forse entrambi, non era sicura della cosa… e forse non voleva nemmeno esserlo.

    Si tuffarono in acqua con l’energia data loro dall’adrenalina, con ampie bracciate che li avrebbero portati ben presto in superficie, e quando finalmente il bagliore giallognolo della grotta non fu più in vista, solo in quel momento la Cacciatrice si concesse di tirare un sospiro di sollievo.
    Ma la strada verso la superficie era ancora ben lontana, e mai le fu così evidente come quando si accorse che Nathaniel iniziava a faticare a procedere…
    Doveva aver mangiato l’alga troppo presto, o il suo effetto doveva essere durato poco per la quantità ridotta che gli era rimasta. Di certo, il risultato era evidente. Il Draenei si stava sforzando di conservare quanta più aria possibile, ma le sue bracciate erano sempre più lente e faticose. In quel modo non sarebbe mai riuscito ad arrivare in superficie vivo…

    #5082
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice era abituata a muoversi tra l’oscurità facendo affidamento solo sull’udito, il suo istinto le diceva di seguire l’acqua perché doveva esserci un’altra via senza attraversare per forza un esercito di Naga infuriati. Non era semplice muoversi in certi luoghi, ma lei era abituata ad un ambiente ostile ed aveva i muscoli allenati ad evitare ostacoli.

    Quando raggiunsero l’acqua si tuffarono in fretta ed iniziarono a nuotare verso la superficie, ma l’apnea stava durando più del previsto ed il suo compagno iniziava a perdere le forze ad ogni bracciata. Stava esaurendo l’ossigeno, il suo metabolismo alieno forse aveva assorbito i poteri dell’alga troppo velocemente ed ora stava esaurendo l’aria. L’Elfa del sangue gli aveva detto che lo avrebbe lasciato annegare in caso di pericolo, ma era ovvio che non dicesse sul serio. La morte per annegamento era orribile e lei non aveva intenzione di abbandonarlo a quel destino avverso.

    La mancanza di ossigeno avrebbe provocato in lui una crisi di panico, movimenti inconsulti ed inutili tentativi di respirare; doveva intervenire prima della comparsa di questi sintomi. Nuotò verso il draenei avvicinandosi tanto da poterlo toccare e gli prese il volto tra le mani per fargli capire che stava per aiutarlo. Unì le labbra a quelle di lui per passargli aria, un lungo respiro per ridargli le forze ed aiutarlo nell’apnea. Si separò da lui e prese a contare con la mente aiutandolo a nuotare verso la superficie. Gli passò di nuovo aria, un respiro più corto, si separò da lui e poi di nuovo aria, ancora un respiro corto. Doveva calcolare bene i tempi altrimenti sarebbero morti e sperò che i suoi polmoni non collassassero. Stava rischiando, ma dividersi l’ossigeno era l’unico modo per sopravvivere entrambi…

    Continuò a passargli aria contando i secondi, e restò al suo fianco durante la risalita; lei era una nuotatrice migliore e sarebbe stata in grado di facilitargli il raggiungimento della superficie in modo da fargli risparmiare le forze. Non si sarebbe arresa, avrebbe continuato a nuotare e respirare per tutti e due fino all’ultimo alito di vita…

    #5092
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain osservò la scena tra il Tauren e la giovane troll con aria dubbiosa e alzò il sopracciglio destro, visibilmente perplesso. Poi li lasciò ai loro giochi… bizzarri e rispose a Urok: “Dunque, la malattia che affligge il villaggio è causata dai draghi, è per quello che la magia non funziona. Inoltre, siamo stati attaccati da un gruppo di Forsaken, di rara e squisita arroganza, i quali non solo non hanno voluto aiutarci ma hanno, apparentemente, fatto esperimenti di vario tipo sui Worgen per… annullare la maledizione che grava su di loro… Insomma, delle bravissime persone!” concluse enfatizzando il tono sarcastico. “Ah, e il nostro Virion è un Worgen, si è gentilmente rivelato, prima di aiutarci a sbarazzarci dei Forsaken cattivi” aggiunse dopo un momento “Purtroppo siamo stati colpiti in molti dalle frecce, io ho neutralizzato il veleno subito ma Thaidan non è stato così fortunato, e ora non riesce più a ritrasformarsi. Virion potrebbe aiutare una volta che riusciamo ad avere un momento di calma” concluse infine ragionando che più o meno gli aveva detto tutto, e se si era scordato qualcosa i suoi compagni sarebbero stati ben lieti di integrare il suo racconto. Ascoltò le parole di Zatanja e replicò: “Quindi i due oggetti sono collegati. Sei in grado di sfruttare questo collegamento per capire dove potrebbe trovarsi l’altro corno?” suggerì dubbioso. Di tutta quella faccenda magica non ci stava capendo un corno. Infine, alla domanda di Alliria, disse: “Mah, sarà con l’altra Elfa del Sangue, la tipa mascherata, sembravano andare molto d’accordo…” disse soprappensiero “io non l’ho più visto da quando aveva deciso di andare avanti…”.

    #5095
     Ba 
    Partecipante

    Sovrappensiero, il tauren a stento si accorse delle lamentele di Zatanja, quando sentì una fitta all’orecchio destro e uno squittio isterico.
    «Ahi!» lasciò la giovane troll e con la mano staccò Rikr che aveva azzannato il suo orecchio. Si muoveva isterico e squittiva per sgridarlo.
    Il guerriero lo osservò confuso e poi si rese conto delle parole della maga e dell’imbarazzo che aveva provocato a lei e alla nera fiera che li accompagnava.
    Rikr tacque fissandolo risentito dalla sua mano.
    Gungnir sentì il calore avvampare sul suo viso. Gli capitava sempre quando era imbarazzato. Forse accadeva lo stesso agli umani, ecco perchè diventavano paonazzi alcune volte.
    «Perdonatemi, mi ero preoccupato e non ho dato ascolto a Rikr. Ho agito di testa mia e ho offeso entrambi.» disse mesto rivolgendosi alla maga e al leone.

    Mentre si scusava Urok si rivolse ai loro alleati appena giunti in loro soccorso.
    Lo sguardo perplesso di Gahain lo mise a disagio, ma ascoltò con interesse la spiegazione del compagno.
    Si avvicinò all’amico druido, lieto di rivederlo sebbene incastrato nella sua forma animale.
    Gli sussurrò ottimista: «Sono sicuro che Urok troverà una soluzione anche a questo.»

    Quando intervenne Zatanja, il guerriero tenne lo sguardo basso.
    Rikr comparve sulla sua spalla. Evidentemente ancora risentito.
    Il corno era un oggetto utile, Rikr aveva ragione. Come al solito. Chissà se l’idea di Gahain era attuabile.
    Rikr era molto interessato da questa prospettiva, ma preoccupato del fatto che qualcuno o qualcosa fosse sulle loro tracce, poi gli venne un’idea.
    «Abbiamo un prigioniero. Possiamo sfruttarlo per tendere una trappola al proprietario dell’altro oggetto o di chi verrà mandato a capire il perché dell’allarme. E’ un Dragonkin che abbiamo sorpreso mentre usciva dalle acque del lago con in mano un sacco colmo di sassi. Se ci sbrighiamo possiamo organizzarci e provare a resistere fino all’arrivo della Cacciatrice e del sacerdote.»
    Il grido di panico di Alliria lo interruppe.
    «Sono andati entrambi dentro il lago. Volevano capire cosa cercasse il Dragonkin. Il nostro prigioniero ci ha detto che si tratta della Pietra viola-nera.» si interruppe cercando lo sguardo di Rikr sulla sua spalla. Vi colse un piccolo barlume di orgoglio dietro la barriera di risentimento.
    «Ora dovremmo affrettarci.» riguardò Rikr «Credo.»

    #5096
     Rilwen 
    Partecipante

    Ma perché. Perché doveva sempre solleticarla nel momento in cui si doveva concentrare? CHE PALLE.
    *Smettila di sognare in grande. Abbiamo altre cose da fare. Altri doveri. Stai buono.*
    Suonò *decisamente come una vecchia zitella incallita e vagamente acida. Proprio vagamente.

    Lasciò comunque che fossero gli altri ad esporre quello che era successo, a parlare anche dei Worgen, del lago.
    “Tutto è contenuto nel lago, è lì che dobbiamo trovare la soluzione. Virion riuscirebbe a raggiungerlo, qualcuno di voi potrebbe fare altrettanto?”

    E poi, per fortuna, ci fu il ciondolino. Il corno, ovviamente. Che l’attirò come una gazza ladra, era incredibile. Si avvicinò e provò a testare quanta magia contenesse, come potesse funzionare, come potesse anche richiamare il suo simile. Era bellissimo. Era bellissimo, e soprattutto poteva tornare molto utile.

    “Un prigioniero? Di chi si tratta?” chiese quindi, ignorando platealmente la storia di Nathaniel. Almeno esteriormente.
    *Ne sai qualcosa?*

    Ah, la gelosia.

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