La Lacrima di Pietra

Questo argomento contiene 299 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Elan 6 anni fa.

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  • #5099
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN, GAHAIN e GUGNIR –
    Urok si massaggiò le tempie nel tentativo di assimilare tutte le informazioni.
    “Che centrino i draghi ha senso. Se è coinvolto il Distruttore, la situazione è molto più grave di quanto pensassimo all’inizio.” sospirò “e ci mancavano solo Worgen e Forsaken a complicare le cose.”
    Sembrava avvilito, come se si trovassero di fronte a un vicolo cieco: avevano tante informazioni, ma non avevano idea di come collegarle tra loro.

    Daellen iniziò ad esaminare il corno.
    Emanava un grandissimo potere, non demoniaco, più arcano. Qualcosa in grado di coprire grandissime distanze, un po’ come potevano fare i portali che lei apriva sul piano infernale quando doveva richiamare una nuova creatura.
    Era un mezzo di comunicazione per grandi distanze, e poteva diventare un potente mezzo di tracciamento, come Gugnir aveva prontamente suggerito.
    Zatanja infatti annuì a quella proposta.
    “Si può provare, ma ci vorrà del tempo. E, in ogni caso, chiunque risieda dall’altra parte sarà in allarme visto l’avvertimento. Se vogliamo creare una trappola dobbiamo essere molto attenti.”
    La troll non sembrava arrabbiata con Gugnir per l’imbarazzo di poco prima, e sorrise al tauren con dolcezza per approvare la sua proposta.

    Alliria era scattata quando aveva sentito che Nathaniel era in fondo al lago con la Cacciatrice, aveva fulminato Gahain con lo sguardo e aveva iniziato a camminare avanti e indietro come se volesse raggiungerlo di corsa, ma quando aveva sentito parlare delle pietre si era fermata.
    “In alcuni passi del Libro di Elune si parla dell’equilibrio della Terra. La prima volta che Deathwing cercò di dominare Azeroth, la corruzione era tale che Sacerdoti e Druidi dovettero operare a lungo per ripristinare l’ordine. Un lago in particolare era stato corrotto, a Monte Hyjal, e per impedire che la corruzione si diffondesse sulla sua cima è stato piantato il Noldrasill, l’Albero del Mondo…” parlava con voce incantata ed estatica, quasi come stesse raccontando una bella favola di cui si vedeva protagonista principale, e mentre raccontava Gugnir si accorse che Humar, il grosso leone nero, si era alzato, dando le spalle al gruppo e allontanandosi verso il lago.
    “Forse questa pietra che stanno cercando i Dragonkin potrebbe essere una cosa del genere…”
    Ipotizzò, ma Thaidan ringhiò con fare scontento.
    “In quel caso siamo tutti condannati. Noi non siamo Malfurion o Tyrande, e né Cenarius, né Malorne, né gli Stormi dei Draghi combattono al nostro fianco! Non ci sei utile in questo modo, sorella.”
    Alliria stava per ribattere, contrariata, quando i suoi occhi si spalancarono e corse superando il fratello: Nathaniel e la Cacciatrice li avevano raggiunti, e sembravano entrambi piuttosto provati, intenti a sorreggersi a vicenda.
    Alliria dette una spinta all’Elfa del Sangue per allontanarla dal Draenei, e iniziò a riempirlo di domande su come stesse, cosa fosse successo, se avesse bisogno di aiuto, ignorando completamente la Cacciatrice.

    – LA CACCIATRICE –
    Gli ultimi metri verso la superficie furono una vera agonia. Nathaniel aveva capito il suo gesto, e aveva accettato il suo aiuto senza andare in panico, ma l’aria era poca per entrambi, ed ogni bracciata sembrava sempre più faticosa della precedente.
    Alla cacciatrice sembrò che passassero ore, e quando infine raggiunsero la superficie, l’aria le investì i polmoni in maniera terribilmente dolorosa.
    Anche il Draenei sembrava molto provato da quella risalita, ed entrambi si accasciarono sulla riva, sfiniti. La barriera che ancora li avvolgeva entrambi e li proteggeva dalla nebbia era talmente debole che sembrava appena un filo di luce attorno a loro.
    Era difficile riconoscere il posto in cui si trovavano, di certo non era il punto della riva in cui avevano lasciato gli altri, ma appena si fu ripresa un poco la Cacciatrice riuscì a capire che non dovevano essere troppo lontani.
    “Ti… ringrazio…” la voce di Nathaniel suonò debole, distogliendola da quei pensieri. Era ancora debole, ma si stava lentamente riprendendo.
    “Per quello che hai fatto, intendo… non credo che sarei riuscito ad arrivare in cima.”
    Le sorrise, un sorriso sincero e realmente grato.

    Fu pochi istanti dopo che, dal limitare degli alberi, l’Elfa del Sangue riconobbe un suono ed un movimento ben noti.
    Era Humar.
    Doveva aver sentito la sua presenza, e l’aveva raggiunta. Appena le fu vicino le dette un colpo col muso su di una gamba, rimanendo in paziente attesa accanto a lei.
    “Quel leone è davvero un compagno fedele…” commentò il Draenei, osservandoli.

    La guida del Leone fu provvidenziale per i due: Humar sapeva dove fosse il resto del gruppo e lentamente, sorreggendosi a vicenda, Draenei ed Elfa del Sangue si incamminarono tra gli alberi, la più improbabile delle coppie che si fosse mai vista su Azeroth.
    Non ci misero molto a raggiungere il resto del gruppo. Man mano che avanzavano, l’udito sensibile della Cacciatrice sentì un vociare intenso, e pochi minuti dopo si trovarono davanti agli altri.
    Erano tutti insieme, anche il gruppo rimasto al villaggio li aveva raggiunti, e a terra giacevano i cadaveri di tre Dragonkin e due lupi eterei, probabilmente evocati da Urok.
    Fu Alliria la prima ad accorgersi che erano arrivati: appena li vide, corse verso di loro e dette una spinta all’Elfa del Sangue per allontanarla dal Draenei, iniziando a riempirlo di domande su come stesse, cosa fosse successo, se avesse bisogno di aiuto, ignorando completamente la Cacciatrice.

    #5103
     Meeme 
    Partecipante

    L’Elfa del sangue sentiva che le restava poca aria da condividere così unì ancora una volta le labbra a quelle di lui e gli passò l’aria rimanente. Lei avrebbe nuotato in apnea per il tragitto che restava da percorrere, doveva solo resistere alla tentazione di respirare acqua altrimenti le sarebbe finita nei polmoni ed i danni sarebbero stati peggiori del previsto.
    Quando vide il riflesso del cielo attraverso il lago comprese che il pericolo era passato e che erano ancora vivi. Respirarono a pieni polmoni anche se per lei significava dolore e nuotarono piano verso la riva. La Cacciatrice aiutò il Draenei durante la nuotata, lui sembrava il più provato e lei gli restò accanto finché non furono al sicuro.
    “Risparmia il fiato e respira. Respira lentamente, senza fretta…” disse risoluta controllando l’ambiente circostante per trovare punti di riferimento.

    Humar raggiunse la sua padrona, l’Elfa accarezzò il suo compagno animale con dolcezza e recuperò arco e faretra. Era preoccupato per lei, lo capiva dallo sguardo, sapeva che il freddo le avrebbe causato una crisi ed era lì per lei, per assicurarsi di portarla lontano dagli altri in caso di bisogno. Lei lo guardò a sua volta, si teneva il petto dolorante, ma fece cenno al Leone di stare tranquillo perché non sarebbe ancora morta.

    Tornò ad occuparsi del sacerdote alieno, lo aiutò a camminare fino a raggiungere gli altri e non fece in tempo a separarsi da quel contatto sgradito che Alliria le diede uno spintone per allontanarla dal draenei.
    Agì d’istinto, sfoderò il pugnale da caccia e con un movimento rapido provocò un taglio superficiale sul braccio dell’elfa della notte. “Toccami di nuovo e ti squarto dalla gola in giù.” Scoprì i denti con ferocia. Lei aveva rischiato la vita per riportare a riva quel ritardato ed Alliria la spintonava come se fosse colpevole di chissà cosa. “Ed ora occupati pure del tuo sacerdote ritardato. Se non sei vedova è solo perché l’ho salvato dall’annegamento.” Ringhiò seccata continuando a stringere il coltello per farle capire che non scherzava sullo squartamento e poi si allontanò con Humar verso Urok. “Dobbiamo andarcene immediatamente, uccidiamo il prigioniero e mettiamoci in marcia. C’è un esercito di Naga nelle profondità del lago, la loro sacerdotessa usava queste pietre e forse sono parte del problema della nebbia.” Consegnò le pietre violacee allo shamano e senza aspettare di essere seguita si mosse per raggiungere un posto sicuro dove accamparsi insieme ad Humar. Appena le sacche di carne si fossero decise a muoversi si sarebbe spostata a chiudere il gruppo in modo da cancellare le loro tracce.

    #5116
     Rilwen 
    Partecipante

    Era interessante, interessantissimo quell’oggetto. Qualcosa che sarebbe stato bello poter studiare e studiare e studiare, invece che occuparsi di troppa gente che parlava. Perché, onestamente, questo le sembrava: troppa gente che parlava. La deconcentrava, non le piaceva. Più cercava di mettere pezzi insieme, più i pezzi si allontanavano dalla sua mente.

    “Sì, è un oggetto potentissimo.”, confermò, “Ma non possiamo usarlo così, a caso, dall’altra parte probabilmente si muoverebbero ad attaccarci o qualcosa del genere, senza preavviso.”

    E arrivò la Cacciatrice, insieme al Draenei, e, onestamente, a lei non importava più di tanto né l’una né l’altro.
    “Le Naga?”, chiese incuriosita. “Avete preso alcune delle pietre? C’è un modo per sottrarle loro?”
    Sull’uccidere o meno prigionieri… beh, lei non aveva problema in nessuno dei due sensi.

    #5121
     Ba 
    Partecipante

    Il racconto di Alliria lo affascinò, ma, al contempo, posò un’ombra scura sui pensieri di Gungnir. Non aveva capito pienamente la portata di quello che stava accadendo. Rikr gliel’aveva certamente tenuto segreto per non farlo preoccupare eccessivamente per la Madre Terra. Che il pericolo fosse veramente così grande?
    Il commento caustico del suo amico druido non aiutava il suo umore.
    Guardò il piccolo spiritello che dissimulava tranquillità guardandosi attorno.
    Poi balzò in aria in direzione del lago, per poi tornare planando a posarsi sulla spalla del guerriero.
    Indicava qualcosa. Qualcuno, in realtà.
    Alliria corse immediatamente verso i due compagni appena emersi dal lago, preceduta dal nero Leone.
    Gungnir tirò un sospiro di sollievo, la Cacciatrice e Nathaniel erano vivi. Evidentemente provati, ma vivi.

    Osservò la donna mascherata avvicinarsi. I suoi movimenti avevano qualcosa di strano.
    Le sue parole colsero il tauren di sorpresa, certo non si aspettava che un esercito di Naga si trovasse sotto di loro.
    Uccidere il prigioniero. Davvero non poteva fornire loro alcun aiuto? Davvero non potevano utilizzarlo per avere maggiori informazioni, per attirare in una trappola i suoi alleati?
    Rikr se ne stava ad osservare la Cacciatrice mentre si allontanava, incuriosito dal suo incedere. Cosa aveva visto?
    «Beh forse possiamo stordire il prigioniero e portarlo con noi. E’ davvero una buona idea perdere l’unico essere in grado di fornirci informazioni?» il tono del tauren era titubante. Osservò i suoi compagni. «Ma forse ci rallenterebbe troppo.» sospirò «L’importante è allontanarsi velocemente. Se Nathaniel e la Cacciatrice avevano alle costole un esercito di Naga e il dragonkin ha attirato qui altri della sua specie, non c’è trappola che possiamo elaborare per avere la meglio.»
    Attese le indicazioni di Urok e nel frattempo si guardò attorno
    , tendendo le orecchie in cerca di suoni all’interno dell’innaturale silenzio che albergava nella foresta.

    #5124
     Ilmarien 
    Partecipante

    Gahain ascoltò attentamente le varie spiegazioni e rifletté che la situazione era nettamene peggiorata a loro sfavore, affrontare Naga, Dragonkin e quant’altro sembrava decisamente superiore alle loro forze. Quando vide Alliria correre verso i due si affrettò in quella direzione, e osservò il breve litigio tra le due, prima di dire: “Ehi! Calma, voi due, non è il caso di scannarsi. Alliria, che ti prende? Ha chiaramente appena salvato la vita di Nathaniel, non è questo il modo di fare!” disse sgridandola, prima di prendere usare un po’ d’acqua per ridare un po’ di forza al paladino, che sembrava messo male. “Nat, che cosa mi combini? Velen non ci ha portato in questo mondo solo per farci annegare da delle salamandre troppo cresciute!” disse riferendosi ai Naga in tono scherzoso, anche se si capiva che si era preoccupato. Poi si rivolse a Urok: “C’è qualcosa che possiamo fare con quelle pietre o abbiamo bisogno di un posto più tranquillo? Considerando tutto, questa faccenda sta diventando molto più grossa di un gruppo come il nostro…” disse, giusto per rendere chiaro il suo pensiero allo sciamano. Infine, si rivolse agli altri “Concordo, qui non possiamo certo affrontare un esercito, la strategia migliore è nasconderci. Qualcuno di voi sa che, con la magia o altro, le Naga siano in grado di rintracciare le pietre?” chiese a tutti. Dato che quelle pietre erano così preziose per le Naga, era probabile che potessero anche rintracciarle.

    #5128
     Elan 
    Partecipante

    Alliria urlò di dolore quando la Cacciatrice le sfregiò il braccio, e di orrore vedendo il sangue scorrere sulla sua pelle candida.
    “Sei un mostro!! Mi hai sfregiata!!! I miei antenati hanno fatto bene a cacciare la vostra gente da Suramar, siete degli esseri abietti!!!”
    Era infuriata e aveva le lacrime agli occhi – più per la rabbia che per il dolore.
    “Basta così Alliria!” la voce di Nathanirl suonò nell’aria potente e dura. “Mi ha salvato la vita rischiando la sua, e tu l’hai aggredita!
    “Ma continua ad offenderti, e chiamarti sacerdote!! Sei un paladino, non un sacerdote! Non c’è offesa più grande!”
    L’elfa della notte aveva gli occhi pieni di lacrime, come se la reazione di Nathaniel l’avesse ferita del tutto e ancora più profondamente.
    Il draenei fece una smorfia di disappunto “Se non mi offendo io per come mi chiama non dovresti farlo nemmeno tu. Smettila ora. Siamo tutti alleati qui dentro, a prescindere dal passato.”
    Il suo tono non ammetteva repliche, ma l’Elfa stava già per rispondere ancora una volta, quando Urok fece un gesto secco con la mano.

    “Basta così ora. Tutti quanti! Non voglio sentire una parola di più.”
    L’orco aveva le zanne snudate, gli occhi rossi come il fuoco e i lineamenti distorti da una rabbia a stento contenuta. Sembrava mostruoso quasi come i terribili orchi di cui si parlava nelle storie.
    “Ho sentito abbastanza stupidaggini in una volta sola. Se non vi sta bene collaborare con le persone che sono presenti ora, andatevene. Immediatamente.
    Alliria tirò su col naso, risentita, e tenendosi una mano sulla ferita si allontanò dagli altri, entrando tra gli alberi, senza guardare in faccia nessuno. Nemmeno suo fratello si curò di fermarla.
    Urok grugní nuovamente, quindi guardò gli altri, uno per uno.
    “Nessun altro? Molto bene. prese le pietre dalle mani della cacciatrice.
    “Non è questo il momento né il luogo per esaminare queste pietre. I dragonkin potrebbero arrivare da un momento all’altro, e così i naga. Uccidete il prigioniero. Abbiamo il corno, ce lo faremo bastare.

    Fu Virion ad occuparsi dell’esecuzione del mostro, un lavoro preciso e pulito, dopodiché il gruppo si allontanò dalle rive del lago.
    Era Urok a guidarli, ma sia la Cacciatrice che Gugnir si accorsero che non li stava riportando verso il villaggio di profughi, ma dal lato opposto della regione.
    Camminarono in silenzio a lungo, cupi, infreddoliti, deboli e stanchi, e quando di fermarono, le due lune di Azeroth splendevano da un pezzo sulle loro teste.
    La nebbia sembrava più fitta, col calare delle tenebre, e Nathaniel e Zatanja dovettero raddoppiare gli sforzi, nonostante la stanchezza, per rinforzare le loro barriere.
    Furono Virion e Thaidan a trovare un posto adatto ad accamparsi, ma non accesero fuochi, anche se Gahain e l’orco avevano evocato una brezza calda per proteggersi dal freddo della notte.
    “Per oggi ci fermeremo qui.” disse lo shamano. Il suo tono era ancora irato, probabilmente anche a causa del fatto che Alliria non si era più vista.
    “Domani partiremo verso Grim Batol. I dragonkin hanno parlato di quella fortezza come loro base.”
    Aspettò di sentire se qualcuno avesse domande, poi prese l’involucro con le pietre che aveva recuperato la Cacciatrice. Erano ancora avvolte da una luce viola, inquietante, ma su una di esse pareva brillare più che sulle altre, la più piccola delle tre, e dalla bizzarra forma di una lacrima.
    “Riposate finché potete. Io analizzerò le pietre e mi occuperò della guardia.
    Ed il suo tono non ammetteva repliche.

    #5129
     Meeme 
    Partecipante

    Alliria credeva forse di insultarla chiamandola “mostro”, ma la Cacciatrice era un mostro e non se ne vergognava, non più. C’era stato un tempo in cui si era trovata a suo agio in mezzo alle sacche di carne, un tempo in cui anche lei aveva avuto amici, ma quel tempo era finito per sempre e lei aveva scelto le bestie. La lasciò sfogare senza dire nulla, si rabbuiò solo quando rivelò che il draenei era un paladino e non un sacerdote come aveva pensato all’inizio. Ora capiva molte cose e non riuscì a nascondere un moto di disgusto alla scoperta.
    Urok era furioso per quello che era successo, per lui doveva essere molto difficile far restare unite persone così diverse, ma quando Alliria si allontanò nessuno provò a fermarla, nemmeno suo fratello. “Dubito che le pietre si possano rintracciare, ho ucciso la Sacerdotessa Naga che le custodiva e credo che qualsiasi incantesimo avesse attivato sia morto con lei.” spiegò solo all’altra elfa del sangue.

    Restò in disparte ed in silenzio per tutto il viaggio, Urok li stava conducendo altrove e non le importava purché si trovasse una cura per quella malattia. Sarebbe stata la prima a caricare la fortezza dei Dragonkin perché non aveva nulla da perdere. Attese che il campo fosse stato eretto e si allontanò per restare da sola perché non voleva gente intorno. Si stese un poco, il dolore al petto non le passava, ma la crisi sembrava superata per il momento. Humar le si accoccolò vicino per scaldarla e lei sorrise. “Andrà tutto bene, amico mio. Non è ancora finita per me, non oggi…” Lo shamano tauren che l’aveva visitata aveva detto di restare a riposo e di curarsi perché in questo modo avrebbe avuto una possibilità. “Ho ucciso chi mi ha uccisa.” Gli aveva risposto lei ignorando i suoi consigli. Quella era l’unica verità. Aveva ucciso chi l’aveva uccisa, doveva solo pagare la sua colpa e poi sarebbe stata libera per sempre.

    Invece di riposare aveva accettato quella missione ed era quasi annegata per salvare un dannato paladino. “Erenion ride di me nella morte.” commentò cupa ed Humar la guardò con i suoi grandi occhi puri. Si rese conto che non sarebbe riuscita affatto a dormire così recuperò il pugnale da caccia e lo annusò con Humar per percepire l’odore di sangue di Alliria. “Riporteremo qui quella stupida.” comandò al suo leone nero, ma non poteva rischiare con la nebbia così decise di sfruttare l’incantesimo di protezione del “sacerdote” draenei. Andò con Humar da lui ignorando tutti gli altri, era ancora seccata per quella storia, ma Urok aveva ragione, dovevano tentare di collaborare. “Sto andando a cercare la tua donna per riportarla qui. Vieni con me, ho bisogno di protezione per la nebbia.” sussurrò diretta senza tante cerimonie. Gli aveva salvato la vita, almeno che si rendesse utile…

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni fa da  Meeme.
    #5160
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era confuso.
    La situazione aveva preso una piega che non si aspettava. I litigi, la furia di Urok. Non erano forse tutti amici?
    Con umore mesto si mise in cammino assieme a tutti gli altri. Sovrappensiero si ritrovò a fissare Rikr che svolazzava davanti a lui.
    La sua luce che illuminava flebilmente la via dinanzi ai suoi piedi un attimo prima che lui la percorresse. Il grande tauren sorrise.
    Rikr era in grado di illuminare anche le vie più oscure e di indicargli la strada impedendogli di inciampare e offrendogli l’opportunità di superare ostacoli che altrimenti non avrebbe mai nemmeno riconosciuto come tali.
    Stava per avvicinarsi, sollevato, a Urok per chiedergli dove li stesse portando, visto che non stavano raggiungendo il villaggio, ma gli sbuffi e lo sguardo truce dello shamano, illuminato dal piccolo spiritello, lo persuasero a non farlo.
    Ognuno di loro pareva immerso nei propri cupi pensieri. Lui camminava sereno, perchè aveva capito. Perchè sapeva che tutti loro erano amici, anche se ancora non lo sapevano, e lui avrebbe potuto difenderli.

    Quando si accamparono e Urok indicò la loro prossima destinazione, si avvicinò a Zatanja.
    «So che Urok sta combattendo il freddo, ma se hai freddo posso offrirti un mantello.» sorrise cercando di non incrociare lo sguardo della giovane. Si sentiva ancora in difetto. «Io sono grande e coperto di pelo, non ho freddo, tu…» Guardò Rikr che lo fulminò un istante prima che proseguisse. Sì, forse ‘gracile’ non era esattamente il miglior modo per dimostrare che era preoccupato che lei potesse avere freddo. «Magari a te può servire.» Sorrise incerto poggiando il mantello a terra e si affrettò a raggiungere Urok. Rikr balzò dalla spalla del guerriero ed indugiò svolazzando attorno alla testa della troll e, per un attimo, si posò sulla sua spalla. Poi tornò a seguire il tauren. Gungnir lo guardò interrogativo, Rikr non si posava sulla spalla di nessun altro, perchè non parlava a nessun altro.
    Gungnir si limitò a fissare Urok che analizzava le pietre, poi osservandole sussurrò, quasi tra sé e sé. «La pietra viola-nera.» Tutta questa storia delle pietre colorate lo confondeva. Cosa voleva Deathwing? Perchè stava ammorbando la Madre Terra? Per una pietra?

    #5161
     Ilmarien 
    Partecipante

    Tutta quella situazione era completamente sfuggita di mano, e Gahain non poté che lasciare che Alliria se ne andasse, anche se la cosa non gli piaceva. Accompagnò Urok di malavoglia, tenendo d’occhio i dintorni cercando segni dell’elfa, ma senza molto successo. Mentre stava per rassegnarsi vide Nathaniel e la tipa con la maschera che stavano parlottando tra loro. Si avvicinò e disse: “Scusate, volete recuperare quella scimunita di Alliria o mi sbaglio? Perché se è quello che volete fare vi accompagno, così almeno siamo in due in grado di proteggerci dalla nebbia” disse in tono educato ma fermo.

    #5162
     Rilwen 
    Partecipante

    Si può essere d’accordo con un orco? Evidentemente sì. Tutte quelle litigate, tutte quelle liti per delle cazzate, fondamentalmente. D’accordo, nemmeno a lei sarebbe piaciuto tanto che la scambiassero per una di quelle incantatrici che sono spontanee o cose del genere. Da questo ad urlare a caso, in un momento in cui tutti avevano altri problemi… beh, c’era un passo molto molto lungo.
    Evitò di dire nulla, cercando di ritornare nella sua mente, nei suoi pensieri.
    Quelli andavano bene.

    Anche quelli riguardante Lui, certamente. Come no.

    Nemmeno l’esecuzione la toccò. Non importava niente, solo finire tutto quanto.

    Cosa facile, visto che la nebbia non si alzava, anzi, peggiorava, e c’era più freddo. Si avvicinò allo sfamano: aveva parlato di quella fortezza, ne voleva sapere di più.
    “Puoi parlarmi un po’ di Grim Batol? Posso darti una mano nel tenere su le difese. A capirci qualcosa.”
    Dai, almeno ci provava. Di Alliria non gli importava molto, a dirla tutta.

    #5169
     Elan 
    Partecipante

    – DAELLEN e GUGNIR –
    Gahain, Nathaniel e la Cacciatrice si allontanarono dal resto del gruppo senza che Urok dicesse nulla. Lo shamano sembrava non averli nemmeno considerati, ma Gugnir si era accorto che li aveva seguiti con lo sguardo, e aveva visto una sorta di fiera soddisfazione nei suoi occhi.
    Ma non aveva aggiunto nulla, e quando il Tauren e Daellen gli si erano avvicinati, aveva annuito alle loro domande.

    “Credo che questa sia molto più che una semplice pietra.” disse, sollevando una ben precisa delle tre, quella a forma di goccia. Daellen lo percepì subito: qualcosa al suo interno pulsava vivo e forte come poche energie avesse sentito al mondo.
    “Questo è un uovo.”
    Lo shamano non sembrava per nulla felice di dover dare quella notizia, anzi, la sua voce tremava non poco. Anche Zatanja si era avvicinata, e si era appoggiata delicatamente a Gugnir, per osservare meglio da dietro la sua schiena. Aveva indossato il suo mantello, e quando il Tauren si girò a guardarla, gli sorrise.
    “Un uovo di… drago?” domandò la giovane troll.
    Urok scosse la testa.
    “Non so dirlo, non ne ho mai visti prima d’ora. Inoltre, non apparterrebbe a nessuno degli stormi conosciuti… le uova di drago assumono lo stesso colore del drago che ne uscirà, siano essere rosse, blu, verdi o bronzee. O nere, nel caso di quello che fu lo stormo di Deathwing, ma nessun Drago Nero sopravvisse alla guerra del Pozzo dell’Eternità.”
    Lo shamano sospirò, posando la pietra.
    “Qualsiasi cosa sia, è qualcosa di pericoloso, che non deve tornare in mano a Deathwing…”

    Fu a quel punto che si intromise Thaidan.
    “Mi sembra un’idea geniale, allora, portarla a Grim Batol! Un bel regalo prima di farci divorare tutti!”
    Il druido era ancora bloccato nella sua forma animale, e sembrava più scontroso del solito.
    Urok grugnì.
    “Non abbiamo alternative. Potrebbe essere tutto collegato con questa nebbia, e se quella fortezza viene usata come base operativa, potremo trovare una risposta, finalmente. Forse anche una soluzione.”
    Guardò Daellen, e annuì alla sua domanda.
    “Grim Batol è stata una fortezza nanica imponente per lungo tempo. Durante la prima invasione degli orchi, quando i clan giunsero per la prima volta attraverso il Portale Oscuro, i nani che la abitavano opposero una feroce resistenza contro di loro, garantendo agli umani di Lordaeron ed agli Elfi di Quel’Thalas il tempo sufficiente per organizzare una difesa. Ma nessuno di loro sopravvisse…”
    Il suo volto si incupì, come se si ritenesse personalmente responsabile di tutte quelle morti.
    “I nani erano certi di avere un vantaggio considerevole, sfruttando la potenza aerea dei loro grifoni. Ma gli Orchi avevano trovato un manufatto potente e malefico, l’Anima dei Demoni. Lo stesso disco usato da Deathwing durante la Guerra dell’Eternità per assoggettare la volontà degli altri aspetti. E, in qualche modo, riuscirono a risvegliare nuovamente quel potere. Soggiogarono Alexstrasza, la Regina dello Stormo Rosso, e sfruttarono lei ed i suoi cuccioli per sterminare i nani…”
    Scosse la testa.
    “Nessuno ha più abitato quelle gallerie, da allora. Gli orchi le hanno abbandonate subito dopo, ritenendole inutili, e nessun nano vi ha più messo piede.”

    – GAHAIN e LA CACCIATRICE –
    Nathaniel inarcò un sopracciglio alla richiesta della Cacciatrice. Sembrava stupito, ma non infastidito, e senza esitazione si alzò dal suo giaciglio improvvisato.
    “Ti seguo.” disse con voce seria. Non sembrava aver particolarmente voglia di scherzare. “Ma ti ripeto che Alliria non è la mia donna.”
    Innalzò nuovamente la barriera divina che li aveva protetti in fondo al lago, e sembrava stesse per dire altro quando Gahain si affiancò a loro, proponendosi di accompagnarli.
    Nathaniel annuì.
    “Con te è sempre stata particolarmente in confidenza. Magari sarà più disposta a ragionare. L’ideale sarebbe venisse anche Thaidan, ma…”
    Scosse la testa, il druido era troppo di pessimo umore, bloccato nella sua forma animale.

    Si misero così in cammino, protetti dalla barriera del paladino.
    L’olfatto di Humar aveva già trovato una pista, ed anche la Cacciatrice riusciva a sentirla. L’odore del sangue era unico per ciascuno, e dopo averlo annusato lo avrebbe riconosciuto ovunque…
    Nathaniel era silenzioso, concentrato nei suoi pensieri, ma il suo sguardo era vigile pronto a cogliere ogni movimento.

    Non ci misero molto a raggiungere il loro obiettivo. Allira non aveva fatto molta strada, e la sua figura era facilmente distinguibile dalla barriera di un’intensa luce argentea che la avvolgeva per proteggerla.
    “Deve aver seguito la nostra stessa strada, ma più lentamente…” commentò Nathaniel, scuotendo la testa con rassegnazione. Gli atteggiamenti di Alliria sembravano essere una delle poche cose in grado di infastidirlo veramente.
    Si avvicinarono ancora, ma prima di poter raggiungere l’elfa si accorsero che non era sola: la barriera non la stava proteggendo soltanto dalla nebbia. Due naga le stavano addosso, cercando di distruggere a unghiate quella sfera di luce, e un altro era a terra con una freccia eterea piantata sul collo.
    Alliria non sembrava ferita, ma dubitavano che sarebbe riuscita a respingere i mostri ancora a lungo, e le sue frecce sacre non l’avrebbero aiutata a quella distanza.

    #5171
     Meeme 
    Partecipante

    “E lei sa di non essere la tua donna?” specificò con un sorrisetto velenoso perché era palese che Alliria volesse riprodursi con lui, ma da un ritardato, in fondo, doveva aspettarsi simili ingenuità. Alzò le spalle quando l’altro draenei si unì a loro e si limitò a mettersi in testa al gruppo insieme ad Humar. Lei aveva solo bisogno di qualcuno che proteggesse il suo compagno animale da quella nebbia non le importava in quanti volessero salvare la sciroccata. “E se non dovesse ragionare… ” Recuperò una delle sue frecce. “La stenderò con una dose di sonnifero da tigre così potrete trascinarla per i capelli fino al campo base.” commentò seccata dal comportamento della sacerdotessa.

    Ignorò i due alieni durante tutto il viaggio, comunicava solo con il suo leone nel loro linguaggio animale e dava indicazione ai due stranieri con gesti semplici su dove andare. Se quella nebbia non ci fosse stata non avrebbe avuto bisogno dei due alieni, distingueva l’odore di sangue proprio come una bestia e sarebbe stata in grado di rintracciare Alliria senza di loro.

    Fece cenno ai due di fermarsi mentre annusava l’aria con Humar, avevano fiutato il giusto odore e quando trovarono la sacerdotessa esaltata insieme a lei c’erano anche due Naga. La Cacciatrice aveva fatto bene a voler trovare l’elfa isterica, se fosse stata catturata avrebbe potuto dare la loro posizione. Non disse una parola, indicò ad Humar uno dei Naga, poi incoccò una freccia e tese la corda fino a portarla alla guancia. Scoccò con precisione il dardo per colpire la preda nell’occhio in modo da raggiungere il cervello ed ucciderla all’istante. Humar pronto a finirla in caso la freccia non fosse bastata, lasciò l’altro bersaglio ai due alieni sperando si rendessero utili in qualche modo altrimenti si sarebbe spostata rapida per scoccare un altro dardo sul secondo bersaglio…

    #5287
     Rilwen 
    Partecipante

    Era un uovo. Doveva essere un uovo di drago, o così sembrava. Ma nello stesso tempo non sembrava un uovo di un drago normale. Era vivo. Pulsava di vita, di un’energia ipnotica, meravigliosa, di un’energia magica e incredibile.
    Rimase per molti istanti a fissare quell’uovo, facendosi quasi inondare da quella energia, da quella magia.
    “E’ molto antico, credo, molto… viva.”, sussurrò con gli occhi incantati. Era così tremendamente incantata da quell’uovo che tutto il resto passava anche un pochino in secondo piano. Un poco, proprio.
    Cercò di ricordarsi immagini di qualche creatura di cui aveva forse letto, che potesse deporre uova di quel genere, o che potesse creare tutta quell’energia.
    Meravigliosa energia.
    Si scosse quando cominciarono ad urlare, ovviamente, o, quantomeno, a discutere.
    ” Quindi si tratta di cunicoli? Quanto tempo è passato da quando è stato abitato l’ultima volta? E’ sicuro andarci o rischiamo di trovarci il mondo contro?”

    #5289
     Ilmarien 
    Partecipante

    *No, non lo sa e non lo ha mai saputo, e ci sarà un momento in cui dovrà far ragionare quella zucca vuota che si ritrova e rendersi conto che è Nathaniel a non volersi accoppiare con lei!* pensò infastidito Gahain alla giusta osservazione dell’elfa del sangue. Erano ormai anni che conosceva Alliria, e per quanto in complesso le piacesse, c’erano certi aspetti del suo carattere che proprio non poteva soffrire. Comunque ora era in pericolo e bisognava riunirla al gruppo, e questo veniva prima di ogni sentimento personale e ogni… sua isteria. E infatti si trovava nei guai, attaccata da due Naga, nientemeno. Vedendo l’elfa del sangue concentrata su un bersaglio, spostò la sua attenzione sul secondo, quello ferito a terra: attivò i suoi poteri e muovendo la sua mano sinistra raccolse intorno agli occhi della creatura un denso pulviscolo, allo scopo di disorientarla ulteriormente. Nel mentre la sua mano destra raccoglieva energia del fuoco in un proiettile più piccolo di quello che aveva usato prima ma nettamente più concentrato. Lo rilasciò dalla propria mano in un arco per colpire la Naga, approfittando del suo disorientamento. Contava che le fiamme si propagassero rapidamente sul suo corpo, e avrebbe mantenuto la concentrazione finché il fuoco non avesse consumato la creatura. E in caso Nathaniel avrebbe potuto facilmente finire il lavoro.

    #5312
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN e LA CACCIATRICE –
    Nathaniel non rispose alla Cacciatrice, palesemente esasperato da quella situazione. Persino la sua calma esemplare veniva messa duramente alla prova dalla palese isteria dell’Elfa della Notte.

    I due Naga non rappresentarono un problema troppo grande. Le frecce della Caccitrice erano precise e letali come sempre, e Humar assestò il colpo di grazia al suo bersaglio, mentre Gahain incendiava il secondo Naga.
    Nathaniel non era intervenuto in quel semplice scontro, ma quando entrambi i Naga erano finiti a terra privi di vita, si era avvicinato alla Sacerdotezza, il viso stanco e anche un poco rassegnato.
    “Dobbiamo tornare tutti all’accampamento, Alliria. Dobbiamo lavorare insieme in questo momento, è in gioco molto di più di quanto tutti possiamo immaginare…”
    Aveva parlato con voce pacata e calma, ma Alliria non sembrava per nulla tranquilla. Non si aspettava il loro intervento, e faceva spaziare gli occhi dal Draenei, a Gahain al leone nero della Cacciatrice. Si guardò per un istante attorno, come se stesse cercando qualcosa, e all’improvviso si girò di scatto e si avvicinò tutta impettita verso Gahain. Lo prese sottobraccio, e senza dire nulla si allontanò insieme a lui, a passi spediti, senza degnare Nathaniel e la Cacciatrice di un altri sguardi.

    – GAHAIN –
    Quando Alliria lo aveva preso sottobraccio, il Draenei aveva sentito il suo corpo scosso da tremiti.
    Era rimasta in silenzio, ma dopo che si furono allontanati un poco, i tremiti erano stati accompagnati da singhiozzi sempre più forti, fino a che non era scoppiata letteralmente a piangere.

    Non parlava, forse non ne aveva neanche la forza, ma Gahain si accorse che erano entrambi avvolti da una barriera di tenue luce sacra, piacevole e delicata a vedersi.
    Nonostante il suo dolore, stava pensando a proteggere entrambi dalla nebbia…

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel era rimasto basito dalla reazione di Alliria, ed era rimasto fermo sul posto, come se non si aspettasse assolutamente che lei reagisse in quel modo.
    Guardò lei e Gahain allontanarsi, e alla fine scosse la testa, tornando verso la Cacciatrice.
    “Immagino che ti abbia visto, o abbia riconosciuto il tuo leone… Gli Elfi della Notte vedono meglio di notte, che di giorno…” disse, cercando di trovare una spiegazione a quel comportamento totalmente irrazionale.

    “Non ci resta molto da fare, possiamo tornare all’accampamento se vuoi. Spero che Gahain riesca a farla ragionare, almeno lui…”
    Scosse la testa, e guardò la Cacciatrice. Ormai lei aveva imparato a conoscere la barriera sacra che usava per proteggere dalla nebbia, ma ora che sapeva che era un Paladino sembrava più intensa, addirittura invasiva.
    “Mi dispiace per come ti ha trattata. Non te lo meritavi, davvero.”

    – DAELLEN e GUGNIR –
    Urok sembrava lieto di vedere qualcun altro realmente interessato a quelle vicende, è quasi ignorando totalmente gli altri fece a Daellen segno di sedersi accanto a lui.
    “Se è un uovo di drago, appartiene ad uno stormo mai visto prima. E non sono certo che questo possa essere un bene.”

    L’Elfa del Sangue ricordava ciò che aveva letto nei libri riguardo gli stormi dei draghi 
    Fin dall’antichità, da quando i cinque aspetti erano maturati diventando molto più che semplici e primitivi proto-draghi, gli Stormi erano sempre stati cinque.
    Anche quando la follia si era impossessata di Neltharion, anche quando lo stormo di Malygos era stato quasi sterminato o Alexstrasza era stata fatta prigioniera, gli stormi non erano mai cambiati.
    Un sesto stormo avrebbe portato uno squilibrio impressionante nell’ordine di Azeroth…

    “Più che di cunicoli si tratta di imponenti gallerie.” fu la voce  di Urok a strapparla violentemente dai suoi pensieri.
    “Immagino non abbiate mai visitato Ironforge… ma le città naniche sono famose per la loro maestosità… le loro gallerie sono gigantesche, in grado di ospitare interi eserciti, o persino Draghi.”
    La sua voce era piena di rispetto, ma i suoi occhi, profondi come un mare in tempesta, non erano per niente tranquilli.
    Scosse la testa.
    “Sarà pericoloso, e probabilmente per nulla saggio, ma non abbiamo alternative. Dobbiamo fermare questa nebbia prima che ricopra Azeroth, e Grim Batol è il nostro unico indizio.”

    #5314
     Meeme 
    Partecipante

    Alliria doveva averla vista ed impettita aveva preso sottobraccio lo shamano alieno e se n’era andata verso il campo come se nulla fosse. L’Elfa del Sangue alzò le spalle, la sacerdotessa pensava di far ingelosire l’altro draenei con questo comportamento. “Quindi è colpa mia se avete litigato. Forse dovrei spiegarle che a differenza sua io non ho alcuna intenzione di accoppiarmi con un demone.” rispose seccata di essere stata messa in mezzo in uno stupido litigio tra innamorati. Sospirò poi scuotendo il viso e pentendosi delle parole dette. “Scusami, non penso tu sia un demone. Sono stanca, non ho riposato e la stanchezza rende gli animali nervosi.” aggiunse perché non era arrabbiata con lui nonostante fosse un paladino.

    “Non posso tornare indietro, devo cancellare le nostre tracce altrimenti i Naga troveranno il campo.” gli spiegò pratica. Lo lasciò tranquillo mentre si occupava dei cadaveri. Parlò nella lingua segreta delle bestie e giunsero gli animali spazzini ad aiutarla a far sparire i corpi dei morti. Cancellò le tracce e spezzò alcuni rami per confondere eventuali inseguitori. Era stanca e provata, ma non poteva permettersi di riposare. Alliria non aveva pensato alle conseguenze del suo allontanamento e questa era la cosa peggiore ai suoi occhi.

    Finita l’operazione tornò accanto al paladino con Humar e lo guardò mentre le diceva che non si meritava quel trattamento. “Può trattarmi come vuole, sono sempre stata una paria e non mi interessa cosa pensa di me una sacca di carne.” L’Elfa sistemò le sue poche cose ed indicò la strada da seguire per tornare al campo continuando a cancellare tracce. “Ma reagisco male se qualcuno mi aggredisce. Tocca un animale ferito e potresti perdere la mano, Alliria deve solo imparare che le bestie devono essere lasciate in pace.” La Cacciatrice era una bestia cresciuta tra le bestie e proprio per questo pericolosa. “Non era mia intenzione farvi litigare, se la ami devi andare da lei e farla ragionare, il silenzio non cura queste cose, crea solo baratri..” Concluse con dolcezza perché in parte le dispiaceva per quella situazione anche se non era colpa sua.

    #5315
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel l’aveva ascoltata con attenzione, e quando aveva iniziato ad eliminare le tracce l’aveva seguita, aiutandola come poteva.
    Si vedeva che non era abituato a vivere nella foresta, ma faceva il possibile per dare il suo contributo e, quantomeno, riusciva a non esserle d’intralcio.
    “Alliria ha sempre avuto un carattere… particolare… da quando la conosco.” disse dopo un po’. “Quando si mette in testa una cosa deve ottenerla a tutti i costi, e non le importa la volontà di chi va a calpestare.” sospirò, come se fosse davvero esasperato da quei comportamenti immaturi.
    “Il punto è proprio questo. Non la amo. E’ una cara amica, ma non ho alcun interesse verso di lei.” fece un sorriso amaro. “Ma per quante volte glielo dica, lei vuole solo raggiungere il suo obiettivo.”

    Scosse la testa, spostando una manciata di sabbia col martello per renderla più omogenea e le sorrise, stanco.
    “Immagino che non ne potrai più delle sue uscite ridicole, e ti capisco. Per questo ti chiedo scusa.”
    Era gentile, e nonostante lei continuasse a trattarlo male non aveva mai perso la sua voce dolce. Ma, ancora una volta, l’Elfa del Sangue aveva visto il suo sguardo scurirsi quando gli aveva dato del demone, e quando gli aveva chiesto scusa aveva scosso la testa.
    “Non devi chiedermi scusa. I Draenei… non sono altro che un riflesso della razza che erano un tempo. Il nostro nome vuol dire “esiliati”, nella vostra lingua, perché è quello che siamo.”
    La guardò per un attimo, prima di proseguire.
    “I nostri antenati provengono da Argus, un pianeta molto lontano da qui, e si chiamavano Eredar, a quel tempo. Vivevamo in armonia col pianeta stesso, che ci parlava tramite queste pietre…”
    La gemma sulla cima del suo martello brillò, come se si fosse sentita chiamata in causa.
    “Immagino che anche qui su Azeroth conosciate il Titano decaduto Sargeras. Aveva visto qualcosa nella nostra gente, e aveva proposto ai più potenti di noi un accordo… potere illimitato, in cambio del nostro completo asservimento verso di lui. Archimonde e Kil’Jaden, come molti della mia razza accettarono, diventando i primi Man’Ari… Velen, e pochi altri insieme a lui, rifiutarono questa offerta e fuggirono su di un altro pianeta, diventando i primi Draenei.”
    Il suo sguardo e la sua voce erano di una tristezza unica mentre parlava. Lui forse non aveva nemmeno conosciuto quell’epoca e quel pianeta, ma il ricordo di quello che la sua gente aveva sofferto doveva tormentarlo ogni giorno.
    “Per questo ti ricordo tanto un demone. E per questo non devi chiedermi scusa. Lo capisco, è normale.” le sorrise, e il suo sorriso era sincero a riguardo.

    Rimase in silenzio per alcuni altri istanti, come se stesse riflettendo su qualcosa, e alla fine posò il ramo che stava spostando, guardandola seriamente.
    “Spero potrai perdonarmi per averti tenuto nascosto il mio essere un paladino.”

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 12 mesi fa da  Elan.
    #5318
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice fece una smorfia con le labbra esangui. “Sono stata coinvolta nelle vostre scaramucce amorose ed ancora la gente si domanda perché vivo tra le bestie?” commentò alzando le spalle. Dovette anche intervenire fermandolo prima che facesse un disastro con quelle impronte. “Non mi serve il tuo aiuto, tu non vedi quello che vedo io!” gli fece cenno di fermarsi e sospirò cancellando le tracce che stava lasciando in giro senza saperlo. “Sono io la Cacciatrice, tu pensa alla barriera e basta!” ognuno doveva avere il suo compito.

    Finito il lavoro si avviarono verso il campo ed il paladino, con un’espressione addolorata, le raccontò il motivo per cui lei aveva ragione a chiamarlo demone. L’Elfa del Sangue lanciò uno segnale interrogativo ad Humar e si rivolse all’alieno con voce sorpresa. “Perché mi stai raccontando questo? Io sono una sconosciuta.” le sembrava assurdo che confidasse quelle verità ad una tipa mascherata senza nome. “Ti ho detto quelle cose perché sono una persona cattiva e volevo offenderti. Non penso tu sia un demone, assomigli a loro, questo è vero, ma non sei un demone.” ribadì alzando le spalle. Stava metabolizzando quelle informazioni, lui sembrava davvero triste per quegli eventi e lei un po’ lo comprendeva. “Perdere la propria patria è triste. Cosa siamo noi senza un luogo a cui tornare? Un posto dove posare le ali stanche dal troppo viaggiare?” Erano le stesse domande che si era fatta in passato.

    “Quello che puoi fare è smettere di considerare te stesso un demone, quegli esseri hanno fatto la loro scelta.” Gli disse diretta. “Trova qui un posto da chiamare casa. Io ho viaggiato per tutta Azeroth: ho visto luoghi innevati, savane selvagge, foreste incontaminate e giungle intricate. Deserti e paludi, città che toccano il cielo e mari impetuosi. Ma anche io ho un posto in cui voglio tornare quando sarò stanca di abbracciare le nuvole.” raccontò con il volto fisso sul percorso ed Humar al suo fianco. Aveva usato un tono più dolce, ma con la voce roca si notava poco. “La tua gente cercava solo aiuto, era disperata quando siete giunti nel nostro mondo, ma per molti di noi eravate solo dei mostri da cacciare per farne dei trofei.” Erenion era stato così e lei non lo aveva fermato. Colpevoli entrambi ed entrambi maledetti.

    “Disprezzo i paladini è per questo che non mi hai detto subito chi eri.” esclamò scuotendo il viso. “Puoi essere un sacerdote o un paladino, non cambia nulla. Non sono tua amica e non ho intenzione di diventare tua amica. Sei curioso come tutti gli altri: vuoi sapere chi c’è sotto la maschera, perché non ha nulla da perdere ed il motivo per cui non ha un nome.” concluse velenosa. Altri le si erano avvicinati mossi da quegli interrogativi ed erano rimasti delusi nello scoprire che non avrebbero ottenuto alcuna risposta da lei.

    #5319
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel fece una risata gentile, non la stava prendendo in giro, e c’era qualcosa di tenero nel modo in cui rideva.
    “Immagino che vivere tra gli animali ti risparmi molte di queste ridicolaggini…” non l’aveva detto con cattiveria o disprezzo, anzi, e quando lei gli disse di smetterla coi suoi tentativi di aiutarla, lasciò stare i rami, e si mise pazientemente ad aspettarla per non rischiare di fare altri danni.
    La barriera che li avvolgeva era potente e brillava della stessa luce violetta del suo martello, e lui concentrò su di essa tutte le sue energie, per assicurarsi che la nebbia fosse tenuta a debita distanza.

    Però rimase perplesso quando gli chiese come mai gli stesse raccontando tutto quello, e scosse le spalle.
    “La mia razza per molti di voi è aliena, un vero mistero. Il nostro passato, le nostre origini, in pochi le conoscono. Molti ci temono per questo, e ancora di più ci odiano. Ma nonostante tu non sapessi nulla di noi, sei stata carina con quei bambini al villaggio, e mi domandi scusa per qualcosa che per altri sarebbe… normale.” fece un sorriso triste, camminando accanto a lei.
    “Non volevo farti pietà raccontandoti la nostra storia. Solo, a volte, la conoscenza del passato può aiutare per il futuro.”

    Sorrise di nuovo, e ascoltò le sue parole con interesse.
    “Mi piacerebbe conoscere di più Azeorth.” le confessò. “Sono qui da molti anni ormai, ma raramente ho viaggiato nelle terre più selvagge. L’Exodar è tutto ciò che ci è rimasto del nostro pianeta, e l’unica cosa che riusciamo a chiamare casa… ma forse un giorno dovremo abituarci ad abbandonarla del tutto, e trovare un posto che sia realmente casa.”
    Non le chiese dove volesse tornare quando i suoi viaggi si fossero conclusi e, in realtà, non le stava domandando quasi nulla del suo passato, ma alle sue ultime parole annuì.
    “Disprezzare qualcuno in base a ciò che quel qualcuno ha scelto di fare nella vita è… estremo, forse.” disse, esitando un attimo sull’ultima parola. “Ma non ti ho nascosto la verità per diventare tuo amico. Non voglio conoscere il tuo passato o rivelare i tuoi segreti. Ti appartengono, ed è giusto che tu non li condivida con nessuno, se non desideri farlo.”
    Le sorrise di nuovo, ed era sincero, una sincerità che raramente la Cacciatrice aveva visto.
    “Volevo solo capire perché eri stata gentile con quei bambini. Capire cosa ti aveva mosso ad un gesto tanto carino verso di loro. Ed il tuo disprezzo incondizionato dubito che mi avrebbe aiutato, in questo senso.”
    Camminava a debita distanza da lei, per non infastidirla più del necessario.
    “Ora che l’ho capito, prometto che non ti tormenterò più.”

    #5326
     Meeme 
    Partecipante

    Lei accarezzò la folta criniera del leone nero prima di rispondere. “Gli animali ragionano in modo diverso.” Sussurrò non sapendo cosa altro dire. Si allontanarono dal luogo dello scontro e l’elfa preferì mantenere il silenzio il più a lungo possibile. Humar era sempre al suo fianco, con lui non aveva bisogno di comunicare perché i loro odori dicevano tutto l’uno all’altra e sarebbe bastato un minimo cambiamento di temperatura per comprendersi. Lei avvertiva il dolore al petto ed Humar lo sapeva e per questo procedeva vicino a lei in modo che potesse appoggiarsi a lui in caso di bisogno.

    “Io spero di poter fermare questa malattia in modo da lasciare un mondo migliore quando me ne andrò.” confidò sovrappensiero. “Ci sono molti luoghi in cui potreste mettere radici, la terra è fertile e basta per tutti. Essere egoisti nei confronti di chi non ha nulla avvelena Azeroth come un Flagello.” Lei era stanca di quella guerra e di tutto quel odio, ma aveva fatto il suo dovere ed avrebbe continuato a combattere fino a morirne. “Un giorno questo mondo sarà il vostro mondo e non sarete più degli stranieri.” Ma lei non avrebbe visto quel giorno.

    Non le piaceva parlare dei paladini e continuava a sospettare di lui anche se rimase sorpresa nel conoscere il motivo per cui sembrava tanto curioso nei suoi confronti. Diceva di aver capito il motivo per cui era stata gentile con dei cuccioli e che ora non l’avrebbe più tormentata. “Non si tratta di condividere il passato. La verità è che non c’è nessun mistero da scoprire.” ammise con la voce roca ed un sorriso inquieto. “Faccio più fatica a cancellare le tue tracce se resti così distante.” gli disse indicando il terreno dove passava. “Tu non vedi, ma sto seguendo le orme degli altri due in modo da eliminare anche le loro impronte. L’ultima cosa che voglio è portare il nemico al campo mentre riposano gli altri.” Sospirò cercando di risparmiare un po’ le forze. “E credimi… tu non hai capito perché sono stata gentile con quei cuccioli.” concluse scuotendo il viso e qualche ciocca di capelli neri uscì ribelle dalla maschera.

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