I Guardiani delle Libere Nazioni

Questo argomento contiene 290 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Ilmarien 6 anni, 7 mesi fa.

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  • #4148
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Quando arrivarono al luogo stabilito Abel rimase un po’ sorpreso nel vedere che l’edificio in cui si riunivano non era altro che una scuola elementare…si aspettava qualcosa di più abbandonato e malridotto ma forse poteva intuire i motivi della scelta: d’altronde chi poteva pensare che in una vecchia scuola si potesse riunire un’organizzazione simile?

    Abel seguì Pryce all’interno dell’edificio senza proferir parola e attese che portasse a termine la sua ricerca, notando con interesse che anni di inattività non gli avevano levato tutta la forza mentre rimuoveva quel pannello di legno.

    “Bene, mi sembra un ottimo inizio averla ritrovata” disse mentre le scritte rifiorivano dalla pagine bianche dell’agenda “e dove vi siete trasferiti quando avete iniziato a ingrand…” e si bloccò quando, pochi secondi dopo Pryce, si rese conto di ciò che stava succedendo…quello era del tutto inaspettato ma se aveva ben intuito poteva anche essere positivo: “Allora anche altri membri della vecchia organizzazione stanno avendo le tue stesse preoccupazioni da quanto vedo… dopo tutto solo loro potevano pensare di ritrovarsi ancora qui non credi? Conosci questo Arthur o qualcun altro di quelli scritti qui che possa dirci qualcosa?” chiese a Pryce senza starci a riflettere più di tanto e poi gli venne in mente una cosa: “Forse è meglio andarcene, se l’agenda è aggiornata fino all’altro ieri non è escluso che possano ricomparire da un momento all’altro…”

    #4152
     Rilwen 
    Partecipante

    Salutò Romanov con un cenno della testa, cortese, e poi si voltò verso Wellesley sorridendo appena: no, l’altro non era certo un tipo loquace, ma nemmeno Max era proprio Mister Loquacità, quindi non c’erano troppi problemi. Guarda il plico di fogli, domandandosi quanto avrebbe dovuto studiare, per venire a capo di quel casino. Perché proprio a lui, poi…
    “No, certo, non l’avrebbe emesso. Non ci sono telecamere, o qualcosa del genere, giusto per avere un’idea della cosa?”
    Ma era la MacMahon che lo intrigava. Questa cosa dei crolli psichici, questo insistere, quasi, poteva significare molte cose, ma principalmente che la donna non era proprio stabile stabile, e bisognava andarci coi piedi di piombo.
    “Sapete se ci sia qualcosa con cui far maggiormente leva? Parenti, trascorsi drammatici, cose del genere?”
    Più si conosce della persona da seguire, più è facile.
    “Che tempistica c’è?”

    #4153
     Ilmarien 
    Partecipante

    Abel Brandt
    “Arthur…” disse Pryce pensieroso “no, il nome così non mi dice nulla, per lo meno non era uno dei capi quando c’ero io” aggiunse dopo un momento di riflessione. “Comunque ci siamo trasferiti vicino a Piazza delle Nazioni, in un vecchio palazzone di fianco a un edificio dove avevamo messo degli uffici… ora mi pare che ci abbiano fatto un albergo…” proseguì mentre esaminava i vari nomi. A un certo punto si bloccò e ritornò indietro nel registro a guardare gli incontri precedenti, evidentemente stava confrontando una calligrafia.

    “Dunque, questo Thomas è lo stesso, lui me lo ricordo, un tipo timido, che… parlava poco ma in genere diceva cose sensate… ed è ancora nel gruppo, anche se all’inizio non era tra i più convinti” aggiunse con una nota di orgoglio nella voce. “Thomas quindi ha partecipato dall’inizio, potremmo rintracciarlo e parlare con lui?” chiese Lada intromettendosi “Sicuramente sarà al corrente” rispose Pryce “però non mi… cioè, non so l’indirizzo preciso ma ho una vaga idea della zona in cui vive” si corresse mentre si spremeva le meningi per ricordarsi.

    Quando Abel suggerì di andarsene, sia Lada che Pryce acconsentirono con un cenno del capo e, messo al sicuro il registro, fecero per uscire quando sentirono un rumore nel corridoio. Sembrava che qualcosa fosse caduto, e avesse rimbombato nel corridoio, ma si era interrotto bruscamente. Mentre Lada estraeva la pistola, Abel capì che qualcuno si stava avvicinando a loro furtivamente e aveva colpito qualcosa per sbaglio. Usando rapidamente i suoi poteri, il Bauhauser percepì un singolo individuo, accovacciato nel corridoio a una decina di metri dalla loro posizione.

    Kasey Bates
    Alla radio ci fu un attimo di silenzio, poi la voce gracchiò: “Bene, riferite se arriva qualcuno. Passo e chiudo”. Stanford intanto si era avvicinato alla sentinella che era priva di conoscenza contro la parete, e lo legò rapidamente con un bavaglio e un laccio di plastica dietro la schiena. Poi mentre Kasey chiudeva la comunicazione lo frugò rapidamente. Aveva un equipaggiamento minimo ma abbastanza professionale, alcuni caricatori, alcune granate, insomma era equipaggiato per una guerriglia urbana. Da uno dei taschini Stanford estrasse una tessera magnetica: “Tombola!” disse una volta che Kasey gli fece segno di poter parlare. Kasey lanciò una veloce occhiata alla porta sottostante e vide che in effetti c’era una striscia magnetica di fianco.

    Seishin
    I due iniziarono un difficile percorso per evitare la folla e strisciare nascondendosi di vicolo in vicolo, di casa in casa. Un paio di volte sorpresero alcuni civili che si erano rintanati in casa, altre volte dovettero arrampicarsi su tetti pericolanti e scivolosi. Dopo una ventina di snervanti minuti, arrivarono finalmente davanti al muro che isolava il Terra Réal. Saori disse: “Ci siamo, e per fortuna che non ci hanno ancora attaccato. Aspetta qui, se senti sparare vieni dentro, vedo se riesco a farci entrare pacificamente…” e senza aspettare risposta si arrampicò balzando su un tetto e da lì usando la spinta per salire sul muro. Seishin si concentrò, cercando di capire quello che succedeva dietro il muro e percepì prima un’onda di allarme, che però svanì in fretta, sostituita da una crescente tensione. Seishin stava per intervenire, quando una singola figura avanzò sulla scena, fermando tutti e calmando gli animi. Poco dopo, una piccola scaletta di corda venne lanciata dal muro e cadde vicino a Seishin.

    Megan Reed
    Quando Megan negò di avergli manipolato la mente, Selim non disse nulla, ma era chiaramente sollevato. Alla domanda sulla sigla disse: “Boh, no, non mi dice nulla, forse una qualche azienda?” suggerì. Poi si batté una mano sulla fronte e disse: “Beh, GLN, Guardiani delle Libere Nazioni, direi, non ci sono dubbi!”. “Hai ragione, questo odore è orribile, dev’esserci qualcosa… e si, ho un metodo per trovare passaggi nascosti” proseguì Selim “è un antico metodo Mishima, inventato dai Sette Saggi e trasmesso di generazione in generazione attraverso migliaia di anni” e si mise a pestare il pavimento con gli stivali e a picchiare sul muro per vedere se c’erano rumori strani.

    Megan lo aiutò e a un certo punto sentirono un suono diverso: “Aha!” disse Selim e si mise a ripulire il pavimento dai detriti e presto distinsero entrambi una botola che prima non era visibile. Selim la sollevò con un singolo movimento del suo braccio cibernetico, ed entrambi vennero investiti da un’ondata di fetore. Era chiaro che l’odore che permeava l’edificio veniva da lì. Una scaletta a pioli scendeva nell’oscurità.

    Maximilian Richthausen

    “No, niente telecamere, il Distretto non ne ha, tranne probabilmente qualcosa vicino al Memorial di Piazza delle Nazioni [OOG: l’ospedale], ma sono di proprietà del Cartello” replicò Wellesley. “Niente genitori, è cresciuta in uno degli orfanatrofi della Fratellanza. Cose su cui far leva… vediamo…” disse sfogliando il rapporto “beh, la sua unità è stata distrutta poco prima della licenza… purtroppo è l’unica cosa che c’è nel dossier”. Riguardo alla tempistica, disse: “Il prima possibile. Se avrà bisogno di supporto ci sarà una squadra pronta, ma faccia il possibile per mantenere un profilo basso…”.

    #4161
     Rilwen 
    Partecipante

    L’ospedale. Poteva cominciare da lì, in qualche modo, sempre se era l’ospedale dove lavorava sua sorella. O, insomma, da qualche parte giusto per aver idea di cosa aspettarsi, nulla di più. Mal che fosse andato, sarebbe andato a farsi un giro lì, per il momento conservando l’anonimato.
    Sulla MacMahon non c’era praticamente niente, ed era un po’ un disastro, ma era già passato da quegli ostacoli, e li aveva anche di solito spianati.
    “E’ già qualcosa.”
    Sapere della squadra. Non doveva essere stata una bella cosa, tutt’altro. Doveva essere stata una cosa devastante, ma che ci poteva fare.
    “Io allora andrei a prepararmi, prima si inizia prima si finisce. Ha qualche ultima consegna per me? A chi devo riferire? Vuole degli aggiornamenti in qualche modo?”
    Mentalmente stava già formulando un mini piano d’azione che intanto implicava tornare a casa e cambiarsi. E fare qualche mini ricerca, magari, leggendo bene il rapporto. Cose che magari sembravano inutili potevano essere veramente importanti, e lui aveva eliminato problemi grossi con piccoli scalpelli a volte. Quindi, sì, appena l’altro lo avesse congedato, lo avrebbe salutato con tutti gli onori del caso e, preso il rapporto, sarebbe tornato verso casa sua per leggerselo attentamente, e con gli occhi del Mortificator, non di Maximilian.

    #4163
     Evanderiel Til Xalieran 
    Partecipante

    Il Mishima salì sulla scaletta di corda senza pensarci due volte e atterrò facilmente oltre il muro sperando che i suoi sensi non lo avessero ingannato e lo aspettassero amici.
    Salendo il muro si era chiesto cosa dire al Nacionales a proposito degli eretici, ma in realtà non poteva dire che la verità, ovvero che non aveva idea di quale nemico avevano di fronte, se non che portava l’inconfondibile aura dell’Oscura Simmetria.

    #4166
     Elan 
    Partecipante

    GLN. Guardiani delle Libere Nazioni.
    Certo, aveva senso.
    Talmente senso da essere assolutamente banale, così tanto banale da fare in modo che la gente evitasse di pensarci direttamente. Era una cosa geniale nella sua semplicità, Megan dovette suo malgrado ammettere che non ci avrebbe mai pensato personalmente.
    Una grave mancanza, visto il suo lavoro.

    Però, al “rivoluzionario metodo Mishima per rivelare passaggi nascosti” le sfuggì una piccola risata, subito soffocata con la mano.
    “Siete veramente avanti voi della Mishima! Ecco perché i Sette Saggi sono chiamati Saggi, perché sono veramente saggi!!”
    Stava un po’ delirando forse, ma scherzare in quel modo così demenziale era l’unica cosa che evitasse di farla impazzire di fronte a quell’odore infernale.
    Fu più faticoso del previsto aiutare Selim in quella minuziosa ricerca, non tanto per la tecnica in sé, ma perché l’odore continuava a distrarla ogni secondo che passava, costringendola spesso a farmersi per nascondere il viso tra le mani per cercare un modo da escludersi dalla puzza.
    “Sono convinta, comunque…” disse in una di quelle pause “Che ci sia qualche collegamento mistico tra il fatto che ci siamo conosciuti e il peggioramento cronico delle situazioni in cui mi trovo! Non c’è altra spiegazione!”
    La compagnia, tuttavia, era l’unica cosa positiva in quel momento…

    Fu una vittoria non da poco, alla fine, trovare quella botola. Certo, da lì dentro l’odore era qualcosa del limite dell’insopportabile, ma forse ne avrebbero scoperto la fonte, e la sua innata curiosità giornalistica non riusciva a resistere all’idea di essere tanto vicina alla risoluzione di quel mistero.
    Se solo fosse sopravvissuta alla puzza…
    “Vai avanti tu, ti prego…” disse supplicante, facendo luce all’interno del passaggio per farsi un’idea di cosa potesse esserci oltre l’oscurità.
    Aveva le lacrime agli occhi per la puzza, e fu costretta a coprirsi il naso con una manica per cercare di attenuarla il più possibile.
    “Non ho mai sentito nulla di così… disgustoso! Cosa avevano intenzione di fare i Guardiani, ucciderci tutti sommersi da una coltre di eterno fetore?”

    #4170
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Allora proviamo a rintracciare Thomas a questo punto e vediamo se è disponibile ad aiutarci…se non lo dovessimo trovare abbiamo ancora la carta Nicky da poterci giocare se non sbaglio” ragionò Abel poco prima di uscire dalla stanza e fu una fortuna essersi messo a ragionare proprio in quel momento cioè poco prima di quel rumore nel corridoio.

    Abel aveva individuato la posizione della figura che molto probabilmente era lì per pedinarli e immaginava che uscire nel corridoio puntandogli contro una pistola l’avrebbe indotto a scappare e Abel non aveva intenzione di sparare, quindi disse a bassa voce: “è qui vicino, se sarò abbastanza veloce penso di potergli saltare addosso prima che possa reagire…Lada spara solo in caso di estrema necessità, non a me possibilmente” concluse con un lieve sorriso, gli era sempre difficile non sdrammatizzare nelle situazioni complicate.
    Quindi uscì velocemente dalla stanza e si fiondò contro il tizio accovacciato, nella speranza di prenderlo con la minor fatica possibile e senza danni per nessuno.

    #4171
     Meeme 
    Partecipante

    “Ottimo lavoro, Stanford! Proseguiamo con cautela, non si sa mai…”
    Suggerì lei indicando la porta chiusa con la chiave magnetica. Prese anche l’equipaggiamento del cecchino svenuto, poteva sempre essere utile, legò ben stretto il malcapitato e lo imbavagliò in modo che non potesse dare l’allarme una volta rinvenuto.

    “Entro per prima attivando il visore, guardami le spalle!” ammiccò perché le era venuta in mente una delle sue battutine, ma se la ricacciò nella testa prima di dirla. Non voleva mettere in imbarazzo il suo compagno di squadra, magari a fine missione si sarebbe potuta divertire con un po’ di sano e burlesco cameratismo da soldato, ma dopo la missione portata a successo.

    #4178
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    “Ricevuto!” disse Stanford mettendosi in posizione. Si mise di lato alla porta, e, una volta ricevuto il segnale da Kasey, passò la tessera magnetica che apriva la porta e Kasey si precipitò dentro. Scese il più in fretta possibile una stretta rampa di scale che scendeva nell’oscurità. Arrivò davanti a un’altra porta che si aprì mentre lei si avvicinava, un uomo armato era venuto a controllare l’origine del rumore dell’armatura di Kasey. La Capitana reagì prontamente mandandolo a capitombolo in mezzo alla stanza con un singolo pugno al torace, e incalzò nella stanza approfittando dell’effetto sorpresa. C’erano altri tre uomini nella stanza: due erano seduti a un tavolo che era stato rovesciato dall’uomo che lei aveva appena mandato a gambe all’aria, e ce n’era un altro vicino a una vecchia console. Saltò addosso ai due sfruttando la velocità acquisita, li prese per i capelli e fece cozzare le loro teste con un rimbombo sinistro, e i due corpi si afflosciarono tra le sue mani.

    Il terzo stava per muoversi verso un fucile che stava su una rastrelliera quando Stanford gli si parò davanti. Per un attimo allungò la mano verso la pistola che portava alla cintola, ma si rese conto che un Bolter a sei colpi come quello che portava non aveva alcuna speranza contro le loro armature, quindi lasciò perdere e alzò le mani in segno di resa. A questo punto Kasey approfittò per guardarsi intorno: era una vecchia cantina con il soffitto ad arco, illuminata da piccole finestrelle che davano sulla strada, ed era piena di vecchi apparecchi elettronici, la maggior parte dei quali era rotta e fuori uso. Tuttavia in un angolo c’erano delle apparecchiature funzionanti, e l’individuo che si era arreso, sui quaranta [OOG: sui 60, l’età media è più bassa] dai capelli grigi e gli occhi scuri e spaventati, che si muovevano freneticamente mentre pensava a un modo per uscire da quella situazione.

    Maximilian Richthausen
    “Questo è il mio contatto” disse dandogli un biglietto da visita “Si tenga in contatto e mi faccia sapere se posso in qualche modo aiutarla da qui, dovrei avere accesso agli archivi se le servono informazioni in corso di missione. Che la Luce del Cardinale la accompagni!” disse congedandolo. Dopo essersi cambiato a casa, Maximilian si diresse verso il Distretto, arrivando alla fermata centrale di Piazza delle Nazioni, che distava una ventina di minuti a piedi dalla piccola cappella istituita dalla MacMahon. Era ormai sera, e le strade erano deserte, creando uno strano silenzio, dato che il costante rumore di fondo di Luna City era l’unico altro rumore che si sentiva. Non tirava un soffio di vento, e l’unico segno di vita erano le barricate intorno al Memorial Hospital, l’ospedale del distretto che era gestito dal Cartello.

    Seishin

    Seishin si ritrovò in un cortile interno un po’ angusto ma che serviva efficacemente come terreno aperto in caso la barricata avesse ceduto e si dovesse formare una seconda linea difensiva intorno al locale principale, una robusta struttura in mattoni con un’insegna circolare rotante su cui c’era una rappresentazione della Terra e la scritta in giallo “Terra Reàl”. Diversi uomini armati lo stavano tenendo d’occhio ma non sembravano eccessivamente ostili, e tutti gli sguardi erano puntati, oltre che su Seishin e Saori, sulla donna che era arrivata da poco sulla scena. Era decisamente impressionante, alta quasi due metri, spalle larghe ed estremamente muscolosa, portava due pistole alla cintola e un grosso fucile d’assalto Lion&Atkinson a tracolla.

    Chiaramente era qualcuno che sapeva farsi rispettare e che sapeva combattere, come testimoniava la cicatrice che partiva dal sopracciglio sinistro e finiva fin quasi sotto l’orecchio destro, e che aveva mancato l’occhio di pochi millimetri. Lanciò una lunga occhiata ai due, poi fece un cenno d’assenso a Saori e disse: “Molto bene, seguitemi” e fece segno agli altri di riprendere a sorvegliare fuori. All’interno il locale era vuoto, e nonostante il puzzo di birra fosse piuttosto forte, aveva un’aria caratteristica da taverna che lo rendeva quantomeno particolare. Si sedettero a un tavolo mentre il donnone che li aveva accolti prese una bottiglia di tequila e mise tre bicchieri sul tavolo. “Allora, parliamoci chiaro, voi corporativi siete qui perché volete qualcosa da me. Io è da stamattina che sono sotto attacco e ho un urgente bisogno di spiegazioni e di alleati” si versò da bere e lo tracannò tutto d’un fiato. “Dunque?” chiese quasi sbattendo il bicchiere sul tavolo.

    Abel Brandt
    Pryce stava per parlare ma si zittì quando sentì il rumore e fece invece un cenno di assenso ad Abel. Lada rispose anche lei con un sorriso e andò a piazzarsi di fianco alla porta, pronta a coprire Abel quando uscì nel corridoio. Il Bauhauser dal canto suo si era avvicinato alla porta il più silenziosamente possibile, ed era sicuro che il bersaglio non si fosse accorto di lui. Nel momento in cui l’uomo di fuori si mosse in avanti, scattò anche lui volandogli addosso con un pugno. Non fu abbastanza per stenderlo sul colpo ma riuscì a stordirlo e fa farlo cadere a terra. L’altro di risposta impugnò una pistola, ma i suoi movimenti erano lenti e impacciati e Abel gliela fece volar via di mano con un calcio. In un attimo Lada era dietro di lui con la pistola puntata. A quel punto l’uomo alzò le mani tremanti in segno di resa.

    Megan Reed
    “Vuoi dire che queste situazioni sono peggiori del periodo trascorso nei Free Marines, la fanteria di trincea della Capitol?” chiese Selim divertito ma non senza una certa sorpresa “e quest’odore si sta facendo sempre più insopportabile, tieni” disse tornando a concentrarsi sulla missione e passandole una mascherina. Non era certo una protezione completa, ma almeno avrebbe evitato di vomitare istantaneamente tutto quello che aveva mangiato negli ultimi dieci giorni. Scesero i trenta gradini di una scala pioli e si trovarono in una galleria abbandonata del vecchio sistema fognario, ormai però in disuso da parecchio, forse da secoli dato che non c’erano neanche segni di umidità.

    Il pavimento era cosparso di ossa, in parte di animale, in parte erano ossa umane, miste con brandelli di vestiti e… distintivi? Megan distinse chiaramente un paio di distintivi della LCPD [OOG: Luna City Police Department] e alcuni resti dei cinturoni di ordinanza. “No, direi che hanno usato questo posto come… fossa comune per… indesiderabili… mettendoci chiunque nel distretto gli desse fastidio” disse Selim. Si chinò per ispezionare e continuò: “Strano non avere trovato o sentito topi, in genere chi ripulisce dai corpi sono loro… altrimenti lo fanno…” e mentre un paio di occhi brillarono nell’oscurità Selim finì la frase alzandosi di scatto “…i carnofagi! Presto, mettiamoci spalle al muro” aggiunse muovendosi in mezzo ai corpi mentre gli occhi si moltiplicavano. L’attacco dei carnofagi fu repentino e improvviso, attaccando in massa lungo il corridoio verso i due, che si erano messi da un lato e li eliminavano dalla distanza. I fucili d’assalto del Cartello, anche quando non usavano le cartucce al plasma, erano armi precise e con una potenza d’impatto notevole, tanto che con pochi colpi una decina di bestie giacevano morte nel corridoio e il resto era in rapida ritirata. Selim tirò un sospiro di sollievo e disse: “Che facciamo, li seguiamo per finirli?”

    #4194
     Meeme 
    Partecipante

    Tutto quel movimento le stava facendo tornare la fame, ma avrebbe pensato dopo ad uno spuntino prima veniva sempre il lavoro!
    Fece un cenno a Stanford per indicargli di controllare quelle apparecchiature, mentre lei si occupava dell’uomo che si era arreso.
    “Non guardarti intorno in cerca di fuga, hai visto come ho sistemato i tuoi colleghi, vero?” scrocchiò le spalle pigramente. “E tu non sei un uomo stupido, non vuoi finire con il collo spezzato o peggio…” ovviamente non lo avrebbe ammazzato, ma voleva che lo pensasse per fargli capire che tentare di scappare sarebbe stata la sua condanna a morte.

    “Parliamo un po’, ti va? Come ti chiami e di cosa ti stavi occupando?” Voleva creare un legame in modo da farlo parlare mentre Stanford analizzava la tecnologia in cerca di qualcosa di utile.

    #4196
     Elan 
    Partecipante

    “Estremamente peggiori!!” esclamò Megan con un’espressione talmente forzata per essere seria da far ridere. “Sai quanto è divertente fare il corriere? Le situazioni spiacevoli sono ridotte al minimo!”
    Storse il naso, accettando la mascherina come la sua ultima possibilità di salvezza.
    “E di sicuro non c’era tutta questa puzza!! Mi auguro per loro che quei pazzi delle Libere Nazioni non facessero qui le loro riunioni, altrimenti devono aver sviluppato un limite di sopportazione veramente estremo!!”

    E poi trovarono il peggio.
    Resti di ossa, di cadaveri ormai decomposti da tempo…
    Megan dovette usare tutto il suo autocontrollo per non vomitare, ma riservò a Selim un’occhiata che voleva palesemente dire “Ti odio, ti odio moltissimo, non ti perdonerò mai!”
    Parlare non era di sicuro semplice in mezzo a quello schifo, la giornalista aveva il terrore di aprire bocca, perché sapeva che la mascherina non l’avrebbe protetta chissà quanto.

    Ma quando arrivarono i carnofaghi dimenticò tutto. La puzza, lo schifo, persino la nausea.
    “Ma perché quando sono in giro con te mi caccio sempre in queste situazioni orribili?!? E soprattutto come ci sono finiti qui questo schifi?!?”
    Sbottò mentre sparava come una matta, desiderando solo eliminare quegli orrori prima che le si avvicinassero troppo.
    Quando la situazione si fece un po’ più tranquilla guardò il compagno e prese una delle granate di cui si era appropriata poco prima.
    “Tu li tieni impegnati, io li faccio esplodere, che dici? Mi hanno stancato questi cosi, inseguiamoli ed eliminiamoli!!”

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 6 mesi fa da  Elan.
    #4202
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    Abel non ebbe problemi a portare a termine favorevolmente lo scontro, c’era stato un minimo rischio che il tizio prendesse la pistola ma era stato troppo goffo e questo poteva pure essere un indizio sulla sua reale pericolosità.

    “Lo conosci?” chiese a Pryce, mentre continuava a squadrare il tipo controllando le sue caratteristiche fisiche e a carpire qualche indizio da come era vestito e attese una sua risposta prima di interrogare l’uomo.

    ” Chi sei e cosa sei venuto a fare qui dentro? è da tanto che segui i nostri passi?” chiese con tono imperativo nella speranza di farlo crollare subito.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 6 mesi fa da  Sir Gruumsh.
    #4207
     Rilwen 
    Partecipante

    Prese il biglietto da visita e sorrise a Wellesley. Non era proprio facilissimo guardarlo in viso, perché comunque non era proprio comune vedere un nano, di quel tipo soprattutto in giro, ma cominciava ad abituarsi a quella vista, e un sorriso che sarebbe stato un po’ sforzato all’inizio ora era più tranquillo.
    “Vi terrò aggiornato, Eccellenza.Che la Luce del Cardinale risplenda su di voi.”
    Fece un saluto militare prima di uscire e tornare a casa, dove indossò l’armatura da Mortificator completa, mimetizzata com’era a sembrare un normalissimo abito da tutti i giorni.

    Il silenzio di quelle strade era incredibile, meraviglioso e terribile nello stesso modo, e si guardò intorno con più attenzione, tutti i sensi all’erta per percepire ogni cosa che fosse strana, ogni cosa che fosse fuori posto… cioè, essenzialmente, tutto. Cercò di evitare il più possibile le barricate: non che non ne fosse attratto, per un gusto di curiosità che doveva assolutamente tenere a bada. Sì, il profilo basso era la cosa che più sarebbe servito in quel momento, in quella missione, in tutta quella situazione.
    Voleva vedere se c’era qualcosa di particolarmente visibile sui muri, sulle strade, tutte quelle cose che avrebbe potuto spiegargli cosa stava succedendo nel Distretto. Anche voci, suoni, come un puzzle da costruire con pazienza senza nemmeno avere un disegno da cui guardare.
    E intanto si dirigeva verso la cappella della MacMahon.

    #4219
     Ilmarien 
    Partecipante

    Megan Reed
    “Si, è vero che facevi il corriere, però lo stesso, la trincea è la trincea, di certo non c’era un buon odore” replicò Selim ridendo alla sua faccia seria. Al termine dello scontro Selim disse: “è facile che ci siano, è una zona senza polizia, senza forze corporative che sorveglino la loro diffusione, non è poi così strano… e poi dato che l’ho detto io dovevano comparire per farmi dispetto!” aggiunse pieno di stizza mentre toglieva un pezzo di carnofago dal braccio. “D’accordo, sterminiamo questo gruppo, guardami le spalle” disse avanzando rapidamente superando i corpi e uccidendone due che ancora si muovevano.

    I due procedettero abbastanza rapidamente, i carnofagi attaccarono a ondate come facevano di solito, ma non erano abbastanza da rappresentare una minaccia per i loro fucili d’assalto. A un certo punto raggiunsero un’intersezione. Davanti a loro la galleria era crollata, e un passaggio più piccolo si apriva di lato, e si vedeva una luce a una decina di metri all’interno del nuovo passaggio. Era la luce tremolante di un fuoco, ma aveva uno strano colore malsano: Megan sentì chiaramente la presenza dell’Oscura Simmetria dietro la curva del passaggio, ed era troppo forte per essere quella di un carnofago. In quel momento una voce roca rimbombò nel corridoio: “Venite avanti, piccoli cari, venite dalla mamma” e una risata di scherno riecheggiò poco dopo. Selim lanciò a Megan uno sguardo smarrito.

    Abel Brandt
    Abel esaminò il suo avversario con attenzione: aveva abiti normali anche se un po’ stinti e con diverse toppe. Aveva un fisico muscoloso ma non era più così giovane, e la sua pelle era decisamente rovinata dal tempo. Doveva avere circa trentacinque anni, a giudicare dal volto, e sembrava sorpreso e smarrito. Pryce si avvicinò al nuovo arrivato, lo esaminò brevemente alla luce emanata dalla pistola di Lada, e scosse la testa negando di conoscerlo. Dal canto suo il nuovo arrivato era un po’ confuso e accecato dalla luce che gli veniva puntata in faccia e ritardò un istante a rispondere. “Arthur, Arthur Perez, non…” e tacque mentre aguzzava gli occhi in direzione di Pryce. Quest’ultimo si era allontanato ma ormai era stato riconosciuto: “P-Pryce? Mr. Pryce? Siete tornato?” disse con la voce rotta mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

    Kasey Bates
    L’uomo fece un tremante cenno con la testa segnalando a Kasey che aveva capito. “M-m-mark, stavo… raccogliendo informazioni analizzando le… varie frequenze” disse sempre molto spaventato. Kasey si guardò in giro e Stanford le fece vedere alcuni fogli criptati per chiarirle le idee. Mark aveva descritto, in termini quanto mai vaghi, il suo lavoro in un centro di spionaggio industriale. Non c’erano simboli corporativi o della Fratellanza, quindi probabilmente questo era un centro privato, si trattava di compagnie indipendenti che rivendevano i segreti che intercettavano alle corporazioni o alla Fratellanza. Non sembravano esserci, per il momento, legami con la Fratellanza.

    Maximilian Richtahusen
    Non c’era molta gente per le strade, ma i muri erano pieni di graffiti, con disegni della Terra e la sigla GLN. Ogni tanto c’era anche il simbolo della Fratellanza. C’era, in generale, un’atmosfera di attesa, di inquietudine, come la quiete prima di una tempesta. Le ombre dei grattacieli del centro città erano quasi lugubri alla luce del tramonto mentre Max si avvicinava a una piccola piazzetta dove una folla si era radunata. Non erano molte persone, a occhio e croce non erano più di cento, ma riempivano lo spazio e sembravano arrabbiate. E mentre Maximilian si avvicinava riuscì a sentire perché: erano tutti preoccupati del comunicato del Cartello che annunciava la chiusura del quartiere, avevano paura di patire la fame e volevano risposte, evidentemente dalla vicina cappella della Fratellanza.

    Quest’ultima era un edificio solido, ancora in buone condizioni e che era stato recentemente ridipinto. Sopra l’ingresso centrale troneggiava un cartellone con il simbolo della Fratellanza, e mentre Max si stava avvicinando una delle porte si aprì e una donna uscì. Indossava una tunica da Missionario e le sue fattezze corrispondevano a quelle della MacMahon, i capelli biondi raccolti in una treccia e la cicatrice sulla parte sinistra della fronte che lambiva il sopracciglio. “Dateci da mangiare!” gridò una voce “dite al Cardinale di riaprire il quartiere!” sbraitò un altro “Vogliamo il cibo dei corporativi!” gridarono alcuni “Diteci cosa sta succedendo!” dissero in molti.

    Lei alzò la mano sinistra con un gesto secco: “Basta così! Non so cosa stia succedendo”, poi si rivolse a uno di quelli che avevano parlato “Reyez, tu sai quello che sta succedendo?”. L’uomo esitò, e lei proseguì “Wheatley, tu sei sempre informato, hai un’idea precisa di quello che sta accadendo?” e nuovamente il suo interlocutore esitò a rispondere. A quel punto lei si rivolse a tutti: “Come vedete non sappiamo ancora nulla di preciso. Ora, io spero, esattamente come tutti voi, che il distretto verrà presto riaperto e ho pregato io stessa il Cardinale perché ciò avvenga rapidamente. Ma per il momento dobbiamo rimanere calmi, e fare del nostro meglio per sopravvivere. La nostra cappella ha alcune riserve alimentari e ora le distribuiremo… con calma!” concluse con rabbia vedendo che la folla stava ricominciando a premere.

    Max notò però che c’erano già dei capannelli di discussione e che quelli più vicini alla MacMahon le stavano parlando per saperne di più, e, da quanto gli sembrava di vedere, si stavano offrendo di aiutarla a distribuire il cibo. In quel momento Max notò uno strano spostamento di luce vicino a lei e notò, sul petto di lei, il punto rosso di un mirino. Era troppo lontano per fare qualcosa per lei, ma spostando il suo sguardo riuscì a individuare da dove veniva, un’ampia finestra del primo piano di un edificio di fronte alla piazza.

    #4223
     Elan 
    Partecipante

    Megan era avanzata in quei tunnel con una certa seccatura. Quei carnofaghi erano sicuramente una perdita di tempo non da poco e – cosa non indifferente – quella puzza iniziava decisamente a farle venire il voltastomaco.
    Non era sicura che sarebbe riuscita ad andare avanti molto a lungo in quel modo…

    Però, quando sentì quella voce femminile al limite dello psicopatico si bloccò di colpo.
    Presenza di Oscura Simmetria, Carnofaghi da tutte le parti… non prometteva nulla di buono.
    Guardò Selim, e nel suo sguardo smarrito vide la sua stessa preoccupazione.
    Così prese un lungo respiro e stabilì una connessione mentale col compagno, per potergli parlare senza che… qualunque cosa fosse ad aver parlato… potesse sentirli.

    *Questa cosa puzza sempre di più, e non è solo il tanfo di poco fa! Questa è una bella eretica psicopatica! Pensi possa essere in qualche modo coinvolta con i Guardiani?*
    Non stava pensando particolarmente al fatto che forse lui avrebbe potuto avere problemi a risponderle, ma era piuttosto agitata per poter ragionare seriamente.
    *Io voto per un approccio diretto comunque! Una granata dritta dove proviene la voce, e poi se avanza tempo si fa una bella chiacchierata con chi sopravvive… può funzionare no?*
    Un approccio diretto era la cosa migliore in quei casi, e non avrebbe sicuramente aspettato che la pazza-isterica-inquietante agisse per prima!

    #4226
     Rilwen 
    Partecipante

    Quell’ambiente era inquieto, pericoloso, sull’orlo della rivolta. Glielo dicevano le scritte GLN – Guardiani delle Libere Nazioni, senz’altro -, glielo diceva l’aria frizzante, glielo diceva quel silenzio carico di tensione, glielo diceva anche quel campanello accanto alla cappella della Fratellanza.
    La gente aveva fame, la gente era spaventata. Beh, in fondo, dopo quell’annuncio era anche un po’ inevitabile che lo fosse. Quell’ambiente correva il rischio di esplodere da un momento all’altro, e colpevoli e innocenti si sarebbero mischiati, colpevoli e innocenti sarebbero morti, colpevoli e innocenti avrebbero spartito la stessa sorte di essere obliterati e chissà che altro.

    La MacMahon – perché era certamente lei la donna bionda con la cicatrice – ne sapeva meno di niente, almeno apparentemente, e così anche i suoi sottoposti. Memorizzò bene i nomi, cercando di scavare nella memoria se gli dicessero qualcosa o meno, e intanto si guardava intorno. La gente era davvero ad un secondo dal fare qualche cosa di estremo per la fame, per la paura di patirne soprattutto, e la MacMahon sembrava, al momento soprattutto una vittima del caso, la tipica persona che si trova al momento sbagliato nel posto sbagliato.

    Come apparve chiaro anche dal punto rosso che era sul suo petto.

    Merda.

    Spostò velocemente lo sguardo a cercare il punto d’origine del cecchino. Un’ampia finestra, un poco oscurata anche, non avrebbe sicuramente potuto colpire l’uomo, ma deconcentrarlo sicuramente sì. Estrasse velocemente la sua pistola, e l’alzò verso l’alto, verso quella finestra, e fece fuoco, stando attento a non colpire nessuno nel mentre. Se ci fosse stata gente tra lui e la finestra avrebbe urlato prima un “GIU TUTTI”. Non voleva innescare inutili lotte e inutili casini.

    #4229
     Meeme 
    Partecipante

    “Bene, Mark… hai una famiglia a cui vuoi tornare, vero? Perché adesso ti farò qualche domanda e voglio che tu mi risponda con sincerità.” Sorrise e si accese un sigaro offrendolo poi al prigioniero. “Siete un centro privato di raccolta di informazioni, vero?” chiese per avere conferma dopo aver visto ciò che aveva trovato Stanford. “Stavate spiando qualche corporazione in particolare?” domandò con calma perché non voleva spaventarlo più del dovuto.

    Voleva che rispondesse in modo tranquillo, analizzando le sue reazioni emotive per percepire le menzogne e reagire di conseguenza. “Puoi dirmi chi stavate spiando, per qualche motivo e per conti di chi?” continuò aspirando il sigaro. “Terremo queste informazioni per noi e nessuno si farà male oggi…” concluse accondiscendente.

    #4236
     Sir Gruumsh 
    Partecipante

    “Sembra invece che lui vi abbia riconosciuto quasi all’istante, Benjamin, qualunque cosa abbiate fatto gli siete rimasto ben impresso nella memoria”
    disse vedendo la reazione commossa del tizio che avevano appena fermato e Abel capì con certezza che non poteva essere una minaccia per loro.

    “Arthur, se riconosci quest’uomo e ti fidi di lui” indicando Pryce ” avrai già capito da che parte stiamo noi due quindi…perchè ti trovavi qui? Stavi per caso cercando un diario?”

    Se aveva ben intuito Arthur Perez era l’Arthur che così frequentemente compariva nelle ultime pagine del diario dei Guardiani…ora aspettava solo una sua conferma e magari anche qualche spiegazione non richiesta: la presenza di Pryce forse sarebbe bastata per fargli dire tutto quello che interessava loro.

    • Questa risposta è stata modificata 7 anni, 6 mesi fa da  Sir Gruumsh.
    #4242
     Ilmarien 
    Partecipante

    Kasey Bates
    Mark annuì quando lei gli chiese se aveva famiglia e si preparò a rispondere alle domande di lei: “Beh, diciamo che lavoriamo un po’ per tutti,ma…” si interruppe e sbottò: “Al diavolo, non mi pagano abbastanza per questo. Al momento siamo stati ingaggiati da qualcuno nella Fratellanza, voleva che sorvegliassimo la Cybertronic e l’Inquisizione” esitò un istante “se volete saperne di più cercate un certo Kemper, credo sia un Adepto della Missione, almeno a giudicare dalla tunica” fece una pausa “mi pare che viva nel distretto, è venuto qua diverse volte a parlare con Gallagher, e chiamava in continuazione chiedendo notizie” proseguì.

    Kasey utilizzò la sua vista a infrarossi per monitorare i segni vitali di Mark mentre parlava. Era chiaramente molto spaventato, e per questo era difficile capire se mentisse o meno. Tuttavia da quando si era lamentato che lo pagavano poco non c’erano stati sbalzi né del battito cardiaco né erano apparsi tic strani nel volto o nelle mani. Nel frattempo Stanford aveva finito un’ispezione preliminare, e le parlò attraverso il link neurale per non farsi sentire dal prigioniero: “Non c’è niente di sospetto, sembra proprio un centro privato di spionaggio corporativo” e dopo una breve pausa aggiunse “sembra quel tipo di centro di cui potrebbe servirsi la Fratellanza, dato che è tutto analogico, niente computer o apparecchiature elettroniche avanzate” concluse.

    Maximilian Richthausen
    Il colpo partì, silenzioso, dalla pistola di Max, spaventando la gente intorno a lui, e volò dritto contro il vetro, facendo un vistoso foro e riempiendolo di crepe. La gente si allontanò leggermente da lui prendendo le distanze, ma in quel momento un singolo colpo di fucile riecheggiò nella piazza, e mandò il vetro in frantumi dall’interno. Lo sguardo del Mortificator corse alla MacMahon, che venne spinta con grande forza contro la porta. Ma il colpo chiaramente non era mortale, l’aveva colpita a una spalla. Maximilian fece rapidamente il punto della situazione: il colpo era partito da un fucile, probabilmente una carabina a colpo singolo SR-50, un fucile non particolarmente potente ma preciso, e da quello che poteva vedere c’erano due ingressi, uno dalla piazza, e uno da un vicolo laterale. In alternativa notò che, mentre le grandi finestre del primo piano erano protette da robuste inferriate, c’era una grande finestra al secondo piano che non sembrava protetta. La folla si stava rapidamente diradando, ma c’era rimasto un capannello di persone intorno alla Missionaria, che probabilmente non aveva capito quello che stava succedendo.

    Abel Brandt
    Pryce si mise in ginocchio disse: “Arthur, cosa è successo con i Guardiani? Cosa è successo del movimento che abbiamo fondato?” chiese con tono di autentica preoccupazione. Arthur singhiozzò di gioia e per un po’ di tempo non disse nulla, mentre cercava di riprendersi dall’emozione. A un certo punto fece un respiro profondo e parlò: “Io-io… non so neanche da dove cominciare. Abbiamo… tenuto in piedi il movimento dopo… l’arresto… e per un certo periodo le cose stavano andando bene, abbiamo ricostruito quello che l’Inquisizione aveva distrutto… Quando all’improvviso è diventato tutto segreto, Francis ha preso il controllo e…” “Francis? Francis Grant?” lo interruppe Pryce.

    Arthur confermò con un cenno del capo e continuò: “è diventato il… Vostro successore ha preso il controllo e ha iniziato a eliminare chi ci ostacolava, certo qualcosa avevamo fatto anche prima, ma lui lo ha fatto sistematicamente, per tre anni” si fermò per asciugare le lacrime “e alcuni mesi fa anche gli oppositori interni hanno cominciato a sparire… Infatti ci incontravamo qui, in una delle vecchie sale, con alcuni della vecchia guardia, fino a ieri”. Fece un respiro profondo: “Ieri è arrivato l’ordine di mobilitazione generale, e abbiamo sentito che il vecchio Nicky è stato ucciso. Praticamente chiunque potesse opporsi e mobilitare il movimento è stato ridotto al silenzio in poche ore, e l’unica ragione per cui sono ancora vivo è perché in pochissimi sapevano di questa stanza… Per questo ho rischiato di venire qui, dovevo recuperare il registro delle riunioni” disse lanciando un’occhiata ad Abel.

    Pryce si rialzò, gli mise una mano sulla spalla per confortarlo, e poi si allontanò prendendo in disparte Abel e Lada: “Conosco Francis, è anche lui uno della vecchia guardia, devo dire che non me l’aspettavo, aveva una certa propensione alla violenza, ma non mi sembrava… come dire… in grado di gestire qualcosa del genere, sicuramente non per tre anni, quindi non era solo” rifletté. “Arthur” continuò tornando verso l’uomo ancora in ginocchio “sei in grado di avvisare gli altri nel registro? E conosci l’attuale sala riunioni?” chiese. Arthur lo guardò e disse: “Si, li avvertirò di stare chiusi in casa, e credo che siano nella zona intorno alla Vecchia Rampa, non so dove di preciso…” disse cercando di ricordare.

    Megan Reed
    Selim fece un cenno d’assenso, armò le granate nel suo fucile, e lui e Megan entrarono nel passaggio aprendo il fuoco in un susseguirsi di esplosioni bluastre che gettarono una luce sinistra nel passaggio. La risata si spense di botto quando l’apparecchio che trasmetteva venne colpito. Megan immediatamente utilizzò i propri poteri dell’Arte per individuare presenze dell’Oscura Simmetria e la individuò dietro una lamiera, che probabilmente l’aveva difesa contro le granate. Megan sparò una granata direttamente di fianco e la creatura schizzò fuori dal suo riparo.

    Era un corpo verdastro, che ormai non aveva quasi più nulla di umano, dalle mani lunghe e artigliate, al fatto che si muoveva a quattro zampe, alla protuberanza cornea sulla schiena, alle zanne aguzze che scintillavano alla luce delle esplosioni in un ghigno sinistro: “La piaga consumerà l’intera città!” ghignò rilasciando contro i due un getto d’acido che invase quasi l’intera galleria. Megan e Selim si gettarono contro la parete in un tentativo di non venire colpiti. Megan prese alcune gocce sul braccio sinistro e Selim venne lievemente colpito alla gamba sinistra. Niente di grave ma Megan notò con disappunto che l’acido stava corrodendo l’armatura. Selim fu rapido a reagire ma la creatura schivò le esplosioni delle granate e fuggì con velocità soprannaturale nell’oscurità del corridoio, che più avanti si apriva in una caverna più larga.

    #4263
     Elan 
    Partecipante

    Non poteva essere solo una pazza invasata con manie di grandezza, ovviamente, no. Doveva essere una creatura disgustosa, orribile, distorta è completamente corrotta dall’uscita simmetria.
    Megan offese mentalmente tutti i santi e tutte le divinità conosciute o meno, sia per l’acido che per la fuga improvvisa. Non poteva mai andarne bene una completamente…

    Guardò Selim con una faccia talmente disperata da fare tenerezza.
    “Se la insegniamo e non faccio rapporto è la volta buona che Richard mi ammazza sul serio…” disse con un po’ più di disperazione di quanto avrebbe voluto.
    “Non credo che quella… cosa… uscirà di qui tanto presto…”
    Quella cosa… cosa diamine era poi?
    Era talmente disgustosa che il solo pensiero le dava ancora la nausea.

    “Ma… ce cos’era, poi…?” domandò rabbrividendo, togliendosi rapidamente il bracciale che l’acido stava lentamente bruciando.

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