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  • #7201
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice sorrise asciugandosi le lacrime. “E se continui così non migliorerai le cose!” Doveva sempre dargli del “ritardato” anche se non lo pensava affatto. Era vero, lei aveva sofferto molto, ma il suo dolore non era che una piccola parte, una goccia nell’oceano.
    “La mia sofferenza è minima se la confronto con quella che hanno dovuto affrontare altri prima di me.” Sospirò. “La tua gente ha sofferto molto più di me… Eppure, siete ancora qui a lottare per un briciolo di terra da chiamare casa.” Concluse con dolcezza.

    Arrossì quando lui pronunciò il suo nome, sentirlo dalle sue labbra suonava in modo così strano… “Almeno eviterò che Gahain continui a cercare di darmi soprannomi indicibili.” ammise cercando di scacciare quel rossore dalle guance. La Maschera nascondeva il suo volto e la faceva sentire al sicuro. C’era qualcosa di sospeso tra lei ed il Draenei. L’Elfa del Sangue non sapeva come definire quella strana incertezza che li avvolgeva entrambi, quella dolcezza che li faceva avvicinare ed allontanare di continuo. Il Paladino le accarezzò i capelli, cercava il contatto con lei, voleva sfiorarla, le aveva dato un goffo bacio prima di venire cacciato in malo modo. La Cacciatrice provava sentimenti contrastanti a riguardo, era ancora convinta che lui cercasse solo di essere gentile, fin troppo gentile e che quelle dimostrazioni di affetto non avessero alcun significato.

    “Ora torniamo dagli altri, altrimenti penseranno che ti abbia ucciso.” Mormorò per interrompere quei pensieri e quella dolcezza. Restò in silenzio per quasi tutto il tragitto perché aveva bisogno di pensare alle emozioni che sentiva quando era al fianco del Paladino ed a mille motivi per rinchiudere in un angolino del suo cervello i sentimenti che provava. Era tutto sbagliato e lei era sbagliata. “Non credo di meritarmi alcun Futuro…” sussurrò stringendo le braccia intorno al petto come se sentisse freddo. “…voglio solo rendermi utile e poi sparire nella foresta.” Doveva difendersi altrimenti sarebbe stata troppo vulnerabile. “E tu dovresti smettere di cercare di aiutarmi, potrei morderti e dopo mi sentirei in colpa per averlo fatto!” Provò a scherzare, anche se non era molto brava. “Devo ricordarti che hai due cuccioli da accudire? Non puoi permetterti di farti ammazzare da una come me.” Sorrise, il Draenei riusciva sempre a scioglierle il veleno che aveva nel cuore…

    #7198
     Meeme 
    Partecipante

    GANT
    “Ho avuto anni per pensare a come distruggere questo posto, mi serviva solo un alleato accondiscendenze e che non si facesse problemi ad uccidere…” Il sorriso della maga sembrava sempre più folle. “Muad’Dib non voleva che morissero tutte queste persone, lui pensa ci sia un modo per restituirgli la magia e scuoterli dallo stato di larva in cui vivono.” Il Capo della Ribellione aveva vietato alla maga di distruggere la Ghiacciaia.
    “Io non credo ci sia una speranza, meglio la morte che una vita senza magia…” Si afferrò nervosa la treccia castana tirandola leggermente.

    “Cavi gialli e verdi, mi sta bene… L’esplosione distruggerà anche un intero quartiere di elfi in superficie, ma li considero danno collaterali. Devono morire tutti gli elfi e non mi fermerò per qualche casata nobile che verrà bruciata viva dall’esplosione!” Rideva felice e si inalberò solo quando il nano ammise di non essere un vero mago.
    “Credevo fossi in grado di padroneggiare la Magia Primeva! Questo va a modificare il nostro piano. Devi costringere uno dei maghi elfi che conduce questo posto e fargli usare la magia per sovraccaricare gli impianti! Torturalo a morte pur di riuscirci a me non importa dei metodi, purché raggiungiamo il nostro obiettivo!”

    NIRAI
    “Perdonami, ma non riuscirei a chiamarti Palla di Pelo!” Ammise lui un po’ sconvolto. “Nirai, ti chiamerò Nirai… mi piace il suono del tuo nome.” concluse sincero prima di tornare dagli altri.

    Lord Sirion scosse il viso. “Aiutarla, più che fermarla. Credo che per fermarla sia tardi e l’unica è limitare i danni.” Sbuffò seccato da come stavano andando le cose. “Allora non c’è tempo da perdere. Dobbiamo velocizzare il nostro progetto.” Disse Muad’Dib e Sirion lo fermò. “Tu ed il tuo mentore non andrete da nessuna parte senza il mio incantesimo di illusione! Vorrei evitare di venire arrestato perché mi trovo in compagnia del capo della Ribellione.” Si massaggiò le tempie nervoso.

    “Prima di iniziare ho portato un amico che voleva salutarvi.” Lo interruppe Marethari ed invitò dentro Chad che andò subito ad abbracciare Muad’Dib e poi Nirai. Il viso era asciutto dalle lacrime e sembrava cresciuto in un solo giorno. “Ho giustiziato il carnefice e mii assicurerò che paghi anche il Quinto Padrone.” sussurrò il mezzodemone ed il bambino annuì fiero. “Tornate da me, tutti e due…” Guardò Nirai e la strinse forte prima di raggiungere gli altri bambini in attesa di fuggire. “Porterò tutti i figli dei Non-Elfi lontani dalla città, al sicuro nel fitto della foresta.” Specificò Marethari ed il mezzodemone annuì pronto ad andare.

    Lord Sirion invocò il potere arcano e la magia avvolse il mezzodemone ed anche Montague la cui presenza era quasi invisibile considerando le sue condizioni. L’incantesimo cambiò il loro aspetto per renderli uguali a due elfi.
    “Ecco fatto! E speriamo che a nessuno salti in mente di infrangere la mia illusione!” Esclamò il mago elfo brontolando per quel piano improvvisato.
    Marethari rise divertita. “Avete l’aspetto di un Elfo, ma siete burbero come il più burbero dei nani, lord Sirion Firebrother!” L’elfo arrossì a quel commento e scosse il viso. “Questa è una vera sciocchezza, ma non posso aspettarmi niente di meglio da un’adoratrice di piante strane!” La Guardiana alzò le spalle continuando a ridere divertita e si allontanò portando al sicuro i piccoli.
    “Bah… burbero io!” Lanciò uno sguardo a Nirai e fece una smorfia seccata. “Conosci la strada verso la prigione, Nirai…” concluse.

    La prigione era come la Felinide ricordava, solo che ora sembrava sotto assedio, il druido che li aveva contattati si stava riparando dall’attacco di una decina di guardie arrabbiate. C’erano schiavi in fuga terrorizzati e feriti ed un puzzo di sangue e fuoco che proveniva dalle stanze interne usate dal Capitano delle Guardie come mercato del piacere. Eitan stava coprendo la fuga degli schiavi e si trovava in difficoltà essendo da solo.

    TINUVIEL
    La Barda colpì ripetutamente il bastardo fino a fargli perdere conoscenza e lasciarlo stordito sul pavimento. Si lanciò verso la ragazza e rapida invocò un incantesimo di cura per fermare l’emorragia e richiudere il taglio alla gola.
    Tinuviel era arrivata appena in tempo, la ferita smise di sanguinare e si richiuse cicatrizzata dalla sua magia guaritrice. La giovane era svenuta, ma respirava ed era in salvo. Due schiavi ringraziarono la barda e presero la ragazza per portarla al sicuro.

    “Se vogliamo uscire da qui dovremo combattere fino alla morte.” Lee era al suo fianco con Riel tra le braccia. L’elfa era priva di conoscenza ed aveva gli occhi aperti come in un terribile dormiveglia. Il Gladiatore l’aveva avvolta in un mantello e l’aveva portata vicino a Tinuviel.

    #7193
     Meeme 
    Partecipante

    La sua aggressività di solito serviva per tenere distanti le sacche di carne, ma il Draenei non ne voleva sapere di lasciarla da sola ed anzi le aveva appoggiato il suo mantello sulle spalle. Perché non fuggiva come tutti gli altri?
    Gli si gettò tra le braccia, affondando il volto mascherato sul suo petto, si strinse a lui e pianse come una bambina triste. Non voleva più parlare, voleva solo piangere tutte le lacrime che non aveva versato e che creavano un’armatura di solitudine e senso di colpa.

    Rimase abbracciata a lui per un tempo indefinito, poi si calmò smettendo di tremare e piangere.
    “Sei davvero un Ritardato…” mormorò con la voce dolce liberandolo da quel contatto. “…grazie… Nathaniel… e scusami…” sussurrò perché le aveva fatto bene sfogarsi ed anche se i fantasmi non sarebbero scomparsi, almeno si sentiva più leggera.
    “Non sono pronta per raccontarti quello che è successo…” continuò sospirando mesta. “…ma sto meglio ora e mi sono calmata.” sorrise ed Humar si avvicinò a lei dandole una testata sul volto.

    Il grosso leone nero si strusciò affettuoso sulla sua compagna di caccia e poi diede una testata anche al Paladino strusciando il muso sulla sua spalla.
    “Anche Humar vuole ringraziarti.” Sorrise e si era tranquillizzata. Aveva notato che lui non la chiamava più Cacciatrice, forse non gli piaceva quel nome non ritenendolo un vero nome.
    Lei poteva recuperare il suo nome?
    Ormai erano passati anni e coloro che l’avevano esiliata erano stati puniti per i loro crimini, ma era così difficile tornare a farsi chiamare con quel nome.
    Un passo alla volta doveva fare un passo alla volta… Cercare di integrarsi in un gruppo e smetterla di usare un soprannome che non era un nome.
    Sospirò come se avesse preso una grande decisione ed emise un lungo sospiro.
    “Mononoke…” Suonava in modo così strano. “Questo è il mio nome…” Aggiunse un po’ imbarazzata.

    #7189
     Meeme 
    Partecipante

    Sapeva che lo avrebbe fatto soffrire e che quei discorsi avrebbero solo aumentato il senso di colpa da parte di lei, ma voleva ascoltare lo stesso…
    Ai suoi occhi lui era meritevole di aver avuto salva la vita, perché era buono, umile e gentile, qualità che avrebbero aiutati i draenei a non perdere la speranza.
    “Se tu che non hai colpe non riesci a perdonare te stesso, quale speranza potrà avere una traditrice ed un’assassina come me di farlo?” Commentò stringendo i pugni. Lei non poteva essere perdonata, aveva commesso troppi errori.

    “Ammiro la tua forza e la tua luce… Io sono stata debole e codarda. Prometti a te stesso che un giorno proverai a perdonarti per essere vivo. Sei troppo severo, Nathaniel…” Le piaceva come suonava il suo nome e stava di nuovo cercando di consolarlo. Era una sciocca, folle e sciocca…
    Voleva solo dimenticare ogni cosa, annegare nel suo abisso oscuro e dimenticare.
    Il Paladino però la faceva stare bene, lo prendeva in giro, riusciva a scherzare con lui ed era terrorizzata da questi sentimenti per questo quando lui le sfiorò le labbra qualcosa in lei si infranse di nuovo. Non era per il suo aspetto da demone, ma per i fantasmi che vedeva in lui e che le dilaniavano l’anima.
    Chiedevano pietà… Erano elfi della notte, umani, draenei… E lui rideva… rideva mentre li squartava.

    Lo allontanò con forza e si prese la testa tra le mani digrignando i denti. “No…” sussurrò singhiozzando prima di iniziare a tremare e piangere. Aveva la nausea, non riusciva a guardarlo negli occhi. “Vattene! Lasciami sola!” Si sentiva male e sentiva il sangue bollirle nelle vene. Avrebbe dovuto ucciderlo, avrebbe dovuto dilaniarlo quel giorno di tanti anni fa, ma aveva commesso un errore, credeva che l’amore sarebbe bastato a renderlo migliore. L’amore era veleno nelle sue vene e voleva liberarsene dissanguandosi. “Nathaniel… vattene… ti prego…” Non voleva trascinarlo in un abisso di rabbia e sangue, era affascinata da lui, ma qualsiasi affetto provasse lui per lei, era sbagliato, un errore e doveva eliminare l’errore perché il Paladino non meritava qualcuno che vedeva solo folletti di vetro, non doveva provare pietà per una bambina perduta annientata dalla sua vigliaccheria. Voleva abbracciarlo e piangere fino a stancarsi ed al tempo stesso fuggire lontano da lui e non rivederlo più.

    #7187
     Meeme 
    Partecipante

    Si era incupito ascoltando la sua confessione, qualcosa lo turbava e lei non era in grado di comprendere cosa. Sapeva così poco di lui, a parte i racconti sul suo mondo natale e le strane abitudini. Si erano separati e lei gli aveva detto che non sarebbe mai stata una sua amica, si era comportata in modo odioso con il paladino. “Ero certa che non lo avrei più rivisto e dovevo proteggere me stessa.” Pensò tetra. Ritrovarlo l’aveva resa così felice, una felicità che aveva dimenticato e che non credeva di poter provare di nuovo. “E tu sei riuscito a farti largo attraverso le tenebre? Hai trovato questa luce così bella?” gli chiese diretta ed interessata.

    Il draenei osservò per un attimo Humar prima di tornare su di lei, la Cacciatrice poteva immaginare i suoi pensieri, ma era stato avvertito… Lei era un mostro assetato di sangue, una bestia selvaggia e sanguinaria, non gli aveva mai nascosto la sua natura.
    “Ti sei sentito tradito quando hanno scelto di salvarti…” mormorò triste. “Sei riuscito a perdonarli? A perdonare te stesso per essere vivo?” Sapeva che non doveva fargli quelle domande così personali perché nascondevano sofferenza, ma voleva conoscerlo. Era riuscita a confidarsi con lui dopo anni di silenzio, voleva ricambiare il favore.

    Lasciò che lui le alzasse il viso e quello sguardo così dolce le provocò una stretta al cuore. Lei si fidava di lui e sapeva che non le avrebbe mai fatto del male. “Vorrei strappargli quegli occhi così belli e luminosi e portarli con me nelle tenebre…” Pensò mordendosi il labbro a sangue e distogliendo gli occhi da lui. “Ma io non posso pensare al Futuro, Nathaniel e non avrei dovuto raccontarti queste cose… noi… noi non siamo amici.” Cercò di trovare una giustificazione per quello che aveva detto, ma si sentiva fragile, uno specchio infranto, un’aquila dalle ali spezzate e sfogarsi con lui le sembrava così giusto…
    In pochi attimi stava affrontando anni di orrore, a Thunder Bluff aveva trovato la pace ed era riuscita a curare le sue ferite, adesso stava combattendo con quel dolore che le bruciava il petto e che non era mai sparito…

    #7178
     Meeme 
    Partecipante

    Quella gente era più strana di lui, ma James fece spallucce ed ascoltò le informazioni sul primo prigioniero, sembrava una cosa seria, Alex aveva messo su la faccia preoccupata e la cartella clinica del tipo stava solo peggiorando le cose.

    “Quindi è un tipo arrabbiato con il sistema che non lo ha aiutato a proteggere la moglie dai cattivi, brutti, sporchi alieni?” Commentò con il suo poco tatto ed allargando le braccia sorpreso.
    “Passando alle informazioni utili… Cosa ha fatto per essere rinchiuso qui dentro?”
    Domandò interessato.

    #7177
     Meeme 
    Partecipante

    GANT
    La maga sorrise, un sorriso folle. Era felice di aver trovato qualcuno che condivideva la sua idea di distruzione. “Muad’Dib mi aveva vietato di tentare di farlo, sosteneva che non fosse utile alla nostra causa! Servono due incantatori per distruggere questo posto, in due punti separati sovraccaricare la fonte di energia che alimenta questo posto!” Josie aveva già un piano, doveva aver studiato a lungo quel posto per trovare una soluzione.

    “Dobbiamo seguire i due incroci di cavi, blu e rossi, gialli e verdi…Sono collegati a due catalizzatori, fonti pure di magia che possiamo sovraccaricare con i nostri incantesimi. Dobbiamo farlo nello stesso momento, altrimenti il sistema si spegnerà senza nessun danno e potranno riavviarlo.”
    Legò sulla zampa del ratto un piccolo nastro che sarebbe servito per comunicare ed uno di colore argentato come via di fuga. “Il primo nastro ci terrà in contatto, il secondo è un sistema di teletrasporto immediato. Ci porterà via da qui prima che esploda tutto!”

    NIRAI
    “La paura è il solo modo che avevo per proteggere la mia gente. Il mio aspetto mi aiutava in questo, ma resto un medico ed uno stregone. Montague mi ha insegnato bene.” Disse godendosi quelle fusa.

    “Muad?” Inarcò un sopracciglio divertito da quel vezzeggiativo. “Fa strano sentirsi chiamare in questo modo. Ma tu sei strana, quindi credo sia normale.” provò a cercare una spiegazione logica. “Adesso riposiamo… Niry? Marethari potrebbe ucciderci entrambi se non riposiamo.” Concluse con una risata. “Sono lieto di non averti dato fuoco… Sarebbe stato un peccato…” Mormorò addormentandosi.

    Vennero svegliati da uno degli animali messaggeri della Guardiana ed una volta rivestiti si presentarono dall’elfa, Lord Sirion aveva uno sguardo cupo che non prometteva niente di buono.
    “Temo che dovremo velocizzare l’incontro coi Padroni. Eitan, il druido che era con me e con Tinuviel e la sua… ehm… ex fidanzata…” Esordì il mago elfo un po’ a disagio. “Mi ha appena riferito che ci sono dei guai alla prigione.” Guardò Nirai e sospirò mettendosi una mano sulla fronte. “Ti devo delle scuse, Nirai… a quanto pare non sei l’unica a fare danni. Tinuviel ha attaccato le prigioni. Possiamo dire addio a qualsiasi informazione utile se massacra tutti gli alleati del Capitano Anori.”

    TINUVIEL
    L’ufficiale sputò in terra seccato dal rifiuto della barda, ma protetto dal suo ostaggio. La giovane di sangue misto annuì alle parole di Tinuviel e sorrise, un sorrise triste e coraggioso.
    “Fate in modo che paghino per i loro crimini. Fate in modo che questo orrore non si ripeta. Questa è la mia speranza… Addio…” mormorò con le lacrime agli occhi.

    La barda la vide stringere il polso dell’ufficiale e con la lama della spada si tagliò la gola da sola per eliminare l’unico motivo che fermava Tinuviel dall’attaccare l’ufficiale…
    Il grido della barda provocò un dolore profondo nell’elfo che barcollò cercando di allontanarsi dalla fonte di quel dolore.

    #7174
     Meeme 
    Partecipante

    C’era compassione nel Paladino, tristezza per quella verità ed un’infinita dolcezza che la destabilizzava sempre. Nathaniel aveva la capacità di metterla in imbarazzo, eppure non si sentiva più a disagio in sua compagnia, aveva imparato a fidarsi di lui e se il mondo fosse stato diverso, avrebbe avuto il coraggio per restargli accanto.
    Ma lei non riusciva a dimenticare la sua colpa, la sua vigliaccheria, il suo cordoglio ed aveva una missione: Thunder Bluff. I Tauren contavano su di lei, quella straniera arrivata in pezzi e che loro avevano accolto ed accettato.

    Il Paladino non le chiedeva il motivo di quella scelta, lei strinse i pugni e pensò che era meglio che non sapesse altrimenti non l’avrebbe più guardata coi quegli occhi così belli.
    E quando lui si avvicinò di nuovo chiedendole chi l’avesse uccisa provò un brivido oscuro e decise di essere sincera. “Colui che ho amato mi ha uccisa…” Sussurrò con un sorriso folle. “Paladino, guerriero, eroe… la guerra lo ha reso spietato e mi ha tradita abbandonandomi in una prigione di gelo.” Era quella la verità, una verità orrenda, ma che non era ancora completa…

    Nathaniel le sfiorò una guancia, lei avvertì gli occhi farsi umidi di lacrime e si scostò come se l’avesse toccata un tizzone ardente. “Ho ucciso chi mi ha uccisa…” Guardò Humar che fiero ricordava quello che era successo. “Una volta libera avevo come scelta quella di combattere per ripulire il mio nome dalle accuse.” La speranza di essere di nuovo accolta tra la sua gente come pari. “Ma ho scelto l’Esilio e la Vendetta. Ho teso un’imboscata al mio amante e…” Quelle parole le bruciavano in gola come sabbia incandescente. “…l’ho fatto divorare vivo delle mie bestie. Ho lasciato il corpo macilento agli animali spazzini e sono fuggita rinunciando al mio nome ed al mio volto.” Alzò il viso verso di lui. “In seguito ho scoperto che i miei polmoni si erano ammalati. La giusta punizione per quello che avevo fatto e quello che non avevo fatto…” Concluse con voce folle ed inquieta. “La Luce è sbagliata in me, Nathaniel… Sono folle, sanguinaria e mostruosa…” Si fermò, non voleva dirgli dei corpi, delle stragi che non aveva fermato, del sangue e delle risate di Erenion. Non aveva mai parlato di queste cose prima, non voleva più infrangersi in mille frammenti di anima come quando era fuggita con il marchio di traditrice sul petto.

    #7170
     Meeme 
    Partecipante

    Sarebbe stato più facile se si fosse arrabbiato con lei, invece il Paladino riusciva sempre a spiazzarla con quella calma e quella gentilezza, la faceva sentire inadeguata e mostruosa. “Proteggi anche te stesso, Paladino. Devi farlo per le persone a cui sei caro.” pensava al suo amico Gahain ed ai cuccioli che aveva adottato. E mentre parlava di Sumyno lei pensò che era lui a trovare del buono in tutti, a dare occasioni anche a chi non meritava nulla.

    Le si affiancò e la Cacciatrice perse un battito quando la guardò. L’Elfa del Sangue lo osservava a sua volta perché voleva memorizzare quel momento: quel paesaggio incontaminato, la voce dolce di lui, i suoi occhi luminosi, quei lineamenti alieni, il colore della sua pelle ed il suo odore di ambra liquida. Doveva essere disgustata dal suo aspetto da demone, ma la vicinanza del Paladino la rendeva felice ed al sicuro. “Se fossi in grado di odiare come odiava Erenion, non proverei queste sensazioni per uno straniero alieno.” Pensò con malinconia. Si alzò in piedi scuotendo il viso ed allontanandosi da lui di un passo.
    “No, tu non capisci…” Digrignò i denti e sapeva che era arrivato il momento di dirgli la verità. Era lei la colpevole, aveva fatto una scelta egoistica a voler viaggiare di nuovo al suo fianco ed ora, ora gli doveva delle risposte.

    “Ho ucciso chi mi ha uccisa…” Ripeté convinta. “La vendetta e la rabbia mi hanno fatto uccidere ed ora pago le conseguenze delle mie scelte…” Continuò sospirando mesta. “I miei polmoni sono malati, Nathaniel…” Disse con tristezza. “Il Guaritore che mi ha visitata ha detto che se non accetto delle cure mi restano due anni di vita prima che i polmoni collassino uccidendomi nel sangue.” Mormorò e la voce era arrochita dal dolore. “Le cure potrebbero non bastare a salvarmi, ma ho deciso a prescindere di non essere curata.” Quella forse era pura follia, lei però si sentiva annientata dal senso di colpa e non voleva vivere più del necessario. “Non dovrei nemmeno continuare a combattere o svolgere queste missioni!” Allargò le braccia sconsolata. “Dovrei riposare in un luogo salubre per aiutare il mio corpo a rigenerarsi.” Era folle e lo sapeva, ma il Paladino non poteva immaginare il motivo di quella scelta e parlare ancora avrebbe reso tutto più difficile.
    “Io merito di morire, Nathaniel… e questa malattia è la giusta punizione per i miei peccati.” Concluse sconfitta sperando che bastasse come spiegazione per il suo desiderio di restare da sola.

    #7166
     Meeme 
    Partecipante

    NIRAI
    Il mezzodemone si sdraiò di schiena con lei sopra e si godette quelle effusioni a cui non era abituato. “Sei una strana creatura, Nirai… credevo di farti troppa paura, invece ti sei avvicinata a me lo stesso.” E lui non capiva se era pura follia quella delle Felinide, oppure sprezzo per il pericolo.
    Il cuore spostato di Muad’Dib batteva a ritmo regolare, la ferita che avrebbe dovuto ucciderlo una semplice cicatrice. “Non ero mai stato intimo con una donna…” Nirai lo sapeva già, ma lui lo disse lo stesso forse per giustificare la sua inadeguatezza come amante.

    La strinse in un goffo abbraccio scaldandola con il proprio corpo, era rilassato con lei e continuava ad accarezzarla dolcemente. “Mi dispiace per come ti ho trattata. Non sapevo se fidarmi di te. Eri una straniera e i Padroni potevano averti convinta ad infiltrarti tra di noi per distruggerci.” Confidò chiudendo gli occhi. “Ho imparato che esercitare la paura nei nemici era più utile della diplomazia. Il ghetto dei Non-Elfi è formato da pochi soldati male equipaggiati. Dovevo difendere la mia gente dai Padroni.” Voleva giustificare il suo comportamento aggressivo con lei e con i suoi compagni di viaggio.

    TINUVIEL
    L’ufficiale si guardava intorno, i suoi uomini erano morti o orribilmente menomati, nessuno lo avrebbe difeso dalla furia della barda. Sudava freddo ed il suo sguardo saettava in cerca di una via di fuga, via di fuga che non era possibile guadagnare senza combattere.
    “E dovrei fidarmi della tua parola, traditrice bastarda? Hai dimenticato l’orgoglio del tuo popolo alleandoti con questi mostri sangue sporco!” le sputò addosso tutta la sua rabbia.

    “Vuoi che mi fidi di te? Vuoi che tradisca il mio Capitano? Lo farò ad una sola condizione!” Strinse più forte il pugnale avvicinandolo pericolosamente al collo della schiava. “Uccidi Muad’Dib per noi… portaci la testa di quel mostro ed allora racconterò tutte le nefandezze del Capitano Anori!” La barda non era certa di potersi fidare di quel ufficiale, ma poteva essere una possibilità da non sottovalutare.

    #7162
     Meeme 
    Partecipante

    NIRAI
    Nirai prese tra le mani il volto del suo amante, Muad’Dib aveva sempre quello sguardo calmo, anche se i suoi occhi erano leggermente vacui a causa della passione. “Nirai…” mormorò ancora il suo nome, sussurrandolo dolcemente tra un sospiro ed un gemito roco.
    Accettò quel bacio come fosse acqua fresca, erano accaldati, i muscoli del mezzodemone erano tesi mentre la sa pelle sudata.

    La fece appoggiare al suo corpo massiccio, i movimenti iniziarono ad essere più rapidi e decisi e lei avvertì tutta se stessa fremere per il piacere. La teneva salda dando spinte sempre più forti ed il contatto dei loro corpi era totale. Una spinta più forte la fece fremere di nuovo, poi un’altra ed un’altra fino a farle perdere ogni ragione costringendola a cedere all’eccitazione più profonda avvolta in un calore incandescente. Lui continuò a muoversi per prolungare quel momento e poi sconfitto si abbandonò in lei con un sospiro roco.
    I respiri erano accelerati così come i battiti dei lori cuori, lui la guardava ed aveva ancora quegli occhi vacui ed estatici. Le accarezzò la schiena percorrendola con dolcezza e poi sorrise, un sorriso complice e felice.
    “Sono un oratore ed un leader… ma con te… adesso… non so cosa dire…” Confessò accarezzandole una guancia. Restò unito a lei per godere ancora un po’ della piacevole sensazione dei loro corpi congiunti e regolarizzò il respiro reso arrochito dall’amplesso appena consumato.

    TINUVIEL
    Era la furia a guidare i colpi di Tinuviel, trucidava quei bastardi senza alcuna compassione, loro non avevano mostrato pietà nel fare del male a Riel ed agli schiavi di quel posto ed ora lei li ripagava con la stessa moneta. Il sangue macchiava il suo corpo, sangue non suo e quegli elfi in armatura non erano in grado di fermarla. Era posseduta da una rabbia primordiale e terribile, aveva rischiato di perdere tutto lì dentro, non la sua vita, ma quella di Riel il suo amore…

    Il celestiale aveva tagliato arti fino a raggiungere le prigioni dove tenevano gli schiavi, era certo che la barda sarebbe stata in grado di occuparsi dell’ufficiale senza ucciderlo, mentre lui avrebbe dato la libertà ed armato quella gente in modo da permettere loro di scappare via e nascondersi.
    Si occupava degli elfi che proteggevano le celle, mentre Tinuviel si avvicinava pericolosamente al bastardo che aveva fatto del male a Riel. Lui continuava a tenere stretta quella povera creatura pronto a sgozzarla al passo falso della barda, ma iniziava a temere quello che era successo ed aveva paura…

    #7161
     Meeme 
    Partecipante

    La vista era magnifica da lì, la natura incontaminata cresceva forte e possente e l’aria era pulita, fresca e rigenerante. Quella pace le dava sollievo, non era paragonabile a Thunder Bluff, ma era bello a suo modo e piacevole. Aveva sorriso al gufo spiritico, allungò una mano verso di lui per salutarlo ed augurargli di proteggere Hamuul.

    Si appoggiò ad Humar godendosi quella calma, voleva scacciare i cattivi pensieri, quei ricordi orribili che la facevano sentire in colpa ed era proprio quel senso di colpa che alimentava la consapevolezza dei suoi peccati. Era giusto che tutto finisse, lei meritava quella malattia e quel destino.

    Si scosse da quelle preoccupazioni quando la raggiunse il Paladino. “Tutto qui? Nessun rimprovero o arrabbiatura? Stai perdendo colpi, Paladino…” lo prese in giro lei anche se avvertì una stretta al cuore nel farlo questa volta. “Solo un Ritardato come te poteva pensare di fermare quel grosso mostro con la sola forza delle braccia!” Si morse un labbro a sangue, doveva smetterla di trattarlo in quel modo, non era giusto e non voleva aggredirlo.
    “Sumyno penserà che io sia una sociopatica sanguinaria e non ha tutti i torti. Sono entrambe le cose e non posso fermare la mia natura bestiale.”

    Lui si era avvicinato e lei si sentiva rilassata in sua presenza e non avrebbe dovuto esserlo. Appoggiò una mano al petto, il marchio era lì ed a volte lo sentiva bruciare come a ricordarle chi fosse stata e quali crimini avesse commesso. “Io non… non riesco ad essere come voi… non riesco a ridere davanti ad un fuoco. Il mio cammino è deciso e non posso fermarmi, non posso avere amici con cui condividere il futuro.” Le bruciava, bruciava come i corpi dei loro nemici, carne informe lasciata a marcire, carovane fatte a pezzi, corpi trucidati e le risate di Erenion che si vantava di quei massacri come un sanguinario eroe. “Torna da loro, Nathaniel… e lasciami stare…” Non poteva continuare così, doveva dirgli la verità, voleva dirgli la verità, era certa che in questo modo l’avrebbe lasciata sola con il suo abisso.

    #7159
     Meeme 
    Partecipante

    La Cacciatrice osservò Gahain dubbiosa, era pericoloso per lei restare, rischiava di avere un’altra crisi e non voleva cedere davanti a tutti. “Non è successo nulla… Ora sto bene…” Replicò per tranquillizzare anche lui. Annusò il pane che lo sciamano offriva e per rispetto ne assaggiò un morso, rifiutò la fiaschetta, rischiava di bruciarle il respiro e ignorò anche quello strano augurio detto nella loro lingua aliena.

    Quella lingua le faceva tornare alla mente il sangue, i corpi orrendamente smembrati e le risate di Erenion mentre si vantava di aver eliminato quella feccia straniera. Erano ricordi orribili di grida e disperazione che le venivano in mente e lei non poteva restare lì con quei pensieri cupi.

    Ringraziò lo sciamano per il pane e poi fece cenno ad Humar di seguirla verso il punto di osservazione che aveva trovato. “Farò la guardia, voi riposate… Domani mattina raggiungeremo un villaggio e potremo approfittarne per recuperare le forze.” concluse allontanandosi per restare da sola. Preferiva la sicurezza della solitudine alla compagnia ed aveva bisogno di respirare senza pensieri orrendi. Si incamminò senza dare altre spiegazioni e senza fermarsi ulteriormente, aveva mangiato quel pane insieme a loro, era anche troppo per una come lei abituata ad una vita di isolamento.

    #7153
     Meeme 
    Partecipante

    Lo Sciamano ed il Paladino le si erano avvicinati per controllare le sue condizioni, ma non voleva essere visitata; fece un cenno per indicare che stava bene e poi Humar fu di nuovo al suo fianco aiutandola ad alzarsi. Dovevano uscire da quel posto prima che tutto collassasse su questo era d’accordo con il Paladino.
    Il gufo spiritico di Hamuul era riapparso illuminando con la sua luce tenue le gallerie, la Cacciatrice gli chiese di guidarli verso una via sicura. Doveva uscire da quel posto ed in fretta prima di avere un’altra crisi a causa delle polveri nei polmoni.
    “Ci porterà fuori…” mormorò con la voce roca.
    Quando l’aria di Hyjal finalmente li investì, lei respirò piano in modo da non forzare i polmoni.
    Erano quasi arrivati a destinazione, ma avevano tutti bisogno di riposo…

    Sumyno sembrava contrariata per qualcosa, ma alla Cacciatrice non interessava, era più importante l’obiettivo ormai quasi a portata.
    Osservò da sotto la maschera Nathaniel che le si era avvicinato. “Sto bene.” rispose laconica, poi volse lo sguardo lungo il campo appena allestito e si alzò in piedi indicando un punto distante. “Voi restate qui, io ed Humar andremo là dove la visuale è migliore. Posso di nuovo avvertire di qualche pericolo da quella posizione.” disse determinata.
    Lei non era fatta per stare in gruppo e le persone si trovavano a disagio di fronte alla sua incapacità di socializzare. Sumyno ne era la prova, aveva tentato di parlare con lei e la Cacciatrice l’aveva aggredita. “Uno scorpione resta uno scorpione, è la sua Natura.” pensò mesta scuotendo il viso.

    “Ci separeremo una volta arrivati a destinazione.” concluse facendo un passo per allontanarsi da lì e restare da sola.

    #7143
     Meeme 
    Partecipante

    GANT
    Josie annuì e lasciò che lui si trasformasse aiutandolo poi a muoversi più velocemente mentre procedevano in quei cunicoli sotterranei.
    C’era una città, lì sotto, ma non c’erano guardie a controllare i prigionieri. I soldati elfi di Torvael trasportavano gli schiavi, li costringevano dentro a dei contenitori di acciaio e con una serie di tubi estraevano l’essenza magica che andava poi a convogliare nella città di Torvael rendendola luminosa come un gioiello raro.

    Gant udì le urla terribili dei prigionieri, alcuni maghi elfi controllavano lo stato delle capsule, alimentando con l’elettricità quei macchinari in modo che fossero sempre in funzione.
    Quando un prigioniero diventava inutile, veniva tolto dalla capsula e lasciato a vagare in quel freddo senza alcun controllo.
    Non servivano carcerieri nella Ghiacciaia, gli schiavi erano smorti, spenti, incapaci di riconoscere se stessi e gli altri, quasi tutti si lasciavano morire nel gelo, pochi tornavano in superficie anche se i Padroni non si sarebbero ripresi i loro servitori ribelli.
    “Voglio che tutto questo finisca, non possiamo salvare gli schiavi, ma possiamo evitare che altri siano costretti a questa tortura…” sussurrò la maga. “Aiutami a distruggere questo posto, voglio vederlo esplodere in un mare di luce…” concluse lei con voce rotta.

    NIRAI
    Lui sapeva che il suo segreto era al sicuro con Nirai, si fidava di lei, la felinide gli aveva dimostrato di credere nella loro causa, di voler fare qualcosa per migliorare la vita dei non-elfi, lui ammirava questa determinazione e quella schiettezza. “So che lo farai…” sussurrò con un sorriso.

    Assecondò i movimenti di lei e la strinse con più decisione quando Nirai gli prese le mani. La baciò sul petto aumentando il ritmo con cui la possedeva e fece scivolare le mani sulle cosce della felinide per aiutarla nel movimento. Lei gli chiedeva di lasciarsi andare, le prese il respiro con un bacio ed era caldo e piacevole.
    Muad’Dib la strinse sulle gambe più saldamente in modo che i loro fianchi si unissero ancora di più e la felinide avvertì tutta la forza del mezzodemone mentre danzava in lei, una sensazione di piacere bollente come la pelle del suo amante.
    La tristezza, il dolore, la violenza, niente esisteva più in quel momento, esistevano solo i loro sospiri che si confondevano l’uno nell’altra. Sapeva di cenere quel respiro roco che la estasiava, braci ardenti lambivano la sua pelle e Nirai si perse in quei movimenti sempre più decisi e possenti.
    Muad’Dib aveva allentato il controllo e la stava amando con tutto se stesso.

    TINUVIEL
    La barda era nuda, così come Lee, ma erano guerrieri eccezionali e non mostravano la minima paura di fronte a quegli elfi in armatura. Tinuviel si mosse calcolando bene i tempi e l’elfo cadde nella sua trappola scivolando sul corpo del suo compagno.
    La lama spettrale trovò il cuore di quel bastardo e la barda si rese conto che la lama datale dal celestiale tagliava come burro allo stesso modo carne e metallo.

    “Tu sei una di noi, avresti dovuto combattere insieme a noi ed al nostro Capitano! Non farla uccidere da quel demone sanguinario!” Le rinfacciò l’ufficiale mentre trascinava il suo ostaggio in modo da avere protezione.
    Tinuviel si fece largo ammazzando altri due elfi che le si erano lanciati addosso, una ferita superficiale le aveva sfregiato una gamba, ma non sentiva dolore, solo rabbia…

    Avvertì un urlo disperato provenire alla sua destra e con la coda dell’occhio vide Lee mentre afferrava la genasi alla gola e come promesso la squartava dal ventre alla gola. La compassione aveva abbandonato l’aasimar da molti anni ormai e dopo aver gettato via quel corpo morto si lanciò verso altri due elfi.

    #7141
     Meeme 
    Partecipante

    Il Capitano sorrise, avrebbero dovuto occuparsi di parecchie questioni nei prossimi giorni, ma aveva una buona squadra e doveva pensare in positivo per la missione. C’era sempre qualche disastro quando le affibbiavano casi particolari, era la specialista del “quando tutto fallisce” ed un po’ le piaceva.
    Quello che apprezzava meno era perdere dei buoni soldati e decise che i veterani morti durante l’assalto meritavano un brindisi.

    Uscì all’aperto, recuperò una fiaschetta, la alzò per rendere onore, bevve un sorso e fece cadere un sorso i terra. Rientrò massaggiandosi la nuca per recarsi da Stan.
    Lo trovò che si preparava per riposare e lo aiutò a preparare il letto senza dire niente.
    Era più difficile del previsto e se in battaglia sapeva sempre cosa dire, adesso si trovava in seria difficoltà.
    “Scusami, Stan…” Esordì sincera osservandolo con dolcezza.

    “Non sono brava in questo, non ho mai avuto una relazione più lunga di una notte, tu sei stato un’eccezione.” Passare la licenza con lui era stato bello, ma poi lei era tornata al fronte e lì le cose erano sempre difficili. “Sono un’agente operativa, rischio la vita al fronte con i miei soldati, non sono molti gli uomini che possono accettare una relazione così complicata. Fatta di lunghe attese e di paura perché potrei morire lontana.” Era la vita che si era scelta, proteggere il compagno accanto, combattere e ridere con la sua unità. “Volevo chiamarti ogni giorno, ma avevo paura di illudermi, avevo paura di mancarti… Sono stata egoista e sciocca.” Sospirò, probabilmente non voleva vederla mai più, ma almeno gli aveva detto la verità.
    “Tu mi piace molto ed ho passato i più bei giorni della mia vita insieme a te. Sei anche riuscito a trascinarmi ad una partita di Starball, io non sopporto quel gioco! Ma con te è stato bello e partire è stato più difficile. So che non mi merito una seconda possibilità, anzi probabilmente ti sarai trovato una donna meno complicata di me, però se lo vuoi… possiamo provare ad avere una storia se la distanza non ti spaventa. E nemmeno il rischio di rivedermi dentro un sacco di plastica.” Non era molto brava nel romanticismo, ma era sincera e voleva essere del tutto onesta con lui perché era un uomo buono e la faceva sentire felice.

    #7138
     Meeme 
    Partecipante

    Sapeva che sarebbe stato pericoloso, ma era anche la più adatta a combattere in quel modo e non aveva paura. Il Flagello le aveva insegnato a lottare e sopravvivere in situazioni terribili e lei non aveva mai dimenticato la lezione del suo villaggio natale: trovare un modo per sopravvivere, nascondersi, attaccare a sorpresa, nascondersi ancora e lottare, lottare fino all’ultimo respiro.

    Il pozzo era freddo, ma mai così freddo quanto il dolore di aver perso tutto eppure in quel pozzo aveva trovato anche speranza perché non era da sola. A distanza di anni ancora combatteva con la stessa furia, la stessa rabbia animale, la stessa forza e non era da sola.
    Aveva Humar, il suo fedele compagno animale e sapeva che poteva contare anche su Nathaniel, Gahain e Sumyno; doveva solo continuare a combattere…

    Lo sciamano draenei era riuscito a creare delle crepe nella creatura, colpire in quei punti era più facile e l’elementale cadde ferito a morte dalla guerriera orca. Una nuvola di detriti e polvere immerse le gallerie, la Cacciatrice tentò di non respirare, ma avvertì degli spasmi ai polmoni e si ritrovò a tossire. Humar era distante per aiutarla a sostenersi così l’Elfa del Sangue cadde in ginocchio tenendosi una mano sulle labbra e l’altra sul petto. “Non ancora, non ancora…” pensò chiudendo gli occhi e regolarizzando il respiro fino a calmarsi. Controllò che non ci fosse sangue e non c’era, allo recuperò un po’ d’acqua e diede sollievo alla gola graffiata restando in ginocchio per riposare.

    #7137
     Meeme 
    Partecipante

    James fece spallucce. “Baby, fattela una risata ogni tanto. Ti vengono le rughe ad essere così seria!” Va bene Potere Lesbo, ma anche fosse stata bisessuale non se la sarebbe mai fatta una così rompiballe. “Non deprimerti J’onn J’onn qualcosa… Sei un bel maschione con argomenti decisamente validi e se fossi anche un pelo omosessuale mi ti farei!” Cosa diceva sempre il suo psicologo militare riguardo a chiudere la bocca?
    Colpa della solitudine, così diceva, doveva riallacciare rapporti sociali con le persone dopo l’incidente, peccato che le uniche persone con cui aveva avuto rapporti sociali erano esplose, sciolte, morte ammazzate e via dicendo.

    E le aveva uccise lui. “Ah! Dannati supercattivi! Hanno rovinato la mia capacità di stare con persone normali!” pensò sorridente mentre entrava nella prigione.
    “Uh! Posticino fantastico! Dove sono le bibite e le signorine che ti sventolano con le palme in bikini notoriamente ridotti?” Qualcosa, il suo istinto, gli diceva che non c’erano molte gnocche in quella prigione.
    Si scrocchiò le mani pronto a fare il poliziotto cattivo o quello buono.
    “E facciamoci il primo prigioniero! Chi viene con me?” Domandò tutto allegro. Pestare i cattivi lo metteva sempre di ottimo umore.

    #7122
     Meeme 
    Partecipante

    NIRAI
    Nirai lo spogliò scoprendo quel corpo muscoloso e caldo ad ogni tocco delle dita, la cicatrice dove doveva trovarsi il cuore era ancora fasciata, ma poggiando il volto sulla parte destra del suo petto avvertì il cuore del mezzodemone che batteva a ritmo costante. Un cuore spostato, un segreto che, se rivelato, poteva costargli la vita in combattimento…

    La pelle di Muad’Dib era calda, lui la sollevò dolcemente per aiutarla a scivolare sul suo corpo, gemette appena quando lei gli mordicchiò il collo, era pacato anche nel fare all’amore ed i suoi sospiri appena sussurrati. Aveva una stazza massiccia, tutto di lui era massiccio, ma fu delicato quando la prese, si unì a lei con un fremito lasciando che Nirai si appoggiasse alle sue spalle e si abituasse a quella unione.
    Si muoveva in lei con calma, senza fretta e continuando a guardarla negli occhi, forse temeva ancora di farle del male e per questo era concentrato a mantenere il controllo a discapito della passione. Baciandola scambiava il suo respiro con lei e ritmava il movimento del corpo con i battiti del cuore, lenti, cadenzati e armoniosi.

    Restava seduto, in quella posizione contemplativa, e lei sopra di lui avvertiva ogni dolce movimento del corpo possente del mezzodemone. “Nirai…” mormorò con voce arrocchita e resa morbida dalla passione.

    TINUVIEL
    L’ufficiale non si era nemmeno tolto l’armatura per divertirsi con Riel e dopo essersi staccato da lei le aveva lasciato i segni dell’acciaio sulla pelle.
    Né lui, né i suoi sgherri si aspettavano quella reazione da parte della barda…

    Il celestiale spezzò le sue catene ed evocò due lame spettrali con cui liberò a sua volta la barda, passò una spada alla sua compagna di sterminio e sorriso, il sorriso di un lupo assetato di sangue. “So che vuoi la morte di quel ufficiale, ma lui dobbiamo prenderlo vivo, è il capo qui dentro e sarà un ottimo testimone per la tua causa. Lo faremo a pezzi quando avrà esaurito la sua utilità.” Le disse nella lingua degli aasimar.

    L’urlo della barda scaraventò in terra alcune guardie, quelle ancora stordite dall’amplesso impiegarono più tempo a recuperare almeno le armi. Tinuviel e Lee erano nudi, ma la rabbia e la furia che li guidava erano la loro nuova armatura. Il celestiale, mentre Tinuviel invocava il suo canto di terrore, si gettò su Riel, prendendola in braccio e mettendola al sicuro dallo scontro, poi si lanciò in battaglia con la genasi che gli scagliò contro dei poteri del vento.
    Sorrideva la bastarda traditrice. “Ti ucciderò, bellissimo angelo dalle ali mozzate… Ma crescerò molto volentieri tuo figlio…” Rise toccandosi voluttuosa il ventre. Il Gladiatore sputò in terra con disprezzo. “Non farai niente del genere. Ti squarterò come la bestia che sei diventata!”

    La barda venne ingaggiata in corpo a corpo da due delle guardie che avevano violentato Riel davanti a lei, quelle non erano degne di sopravvivere, non servivano al suo scopo e dovevano morire soffrendo. Gli altri non erano in grado di sopportare quel canto e si misero in una posizione fetale mentre l’ufficiale prendeva come scudo una ragazza di sangue misto pronto a sgozzarla se la barda si fosse avvicinata a lui.
    Forse ora capiva perché Muad’Dib aveva fatto morire in modo così terribile il capitano Anori…

    #7116
     Meeme 
    Partecipante

    NIRAI
    Muad’Dib le sorrise. “Ammiro la tua capacità di sdrammatizzare anche le cose peggiori. In questo sei simile a Wallach.” Tra i due amici il mezzodemone era quello riflessivo, stoico ed ascetico. La furia si manifestava in lui come arma per terrorizzare i nemici, Nirai ricordava di aver provato paura la prima volta che l’aveva visto, una paura che gli elfi di Torvael provavano a loro volta.

    Sembrò sorpreso che lei prendesse tutto come un gioco, quella spensieratezza gli era nuova e non capiva come faceva la felinide, che aveva sofferto tanto, a mostrarsi così sicura o così pazza. Chiuse gli occhi quando lei gli sfiorò il volto e dolcemente le accarezzò la schiena.
    “Se tu non hai paura… io non avrò paura…” mormorò con quella voce bassa e profonda. I muscoli del mezzodemone, sotto la tunica da monaco, si rilassarono e poi si tesero di nuovo al contatto con lei. La guardò negli occhi, sembravano gelidi, ma Nirai vide fiducia e dolcezza. Lui non le faceva più paura…
    La spogliò con delicatezza, come se non volesse romperla, la felinide non pensava potesse essere così gentile, la sua stazza faceva credere il contrario, ma lui la baciò sulle guance, sulla fronte e poi sulle labbra. Sperava di mantenere i controllo fino alla fine perché non voleva farle del male…

    TINUVIEL
    Riel era ancora presa dalla passione quando Tinuviel le fece quella proposta. La guaritrice spalancò gli occhi sorpresa, poi abbracciò la sua amante e le mormorò in un orecchio. “Certo che voglio sposarti, amore mio! Quando ti ho rivista ho sperato di poter avere un’altra possibilità con te, perché ero stata ingenua e sciocca a lasciarti andare per delle paure infondate! Temevo che mi avresti gettata via per un’altra migliore di me!” Si godette quel abbraccio e cullata dei gemiti della genasi e del celestiale si addormentò felice.

    Lee si era abbandonato nella genasi e lei, voluttuosa si era staccata da lui lasciandolo riposare, accese una nuova candela il cui odore era più intenso tanto che anche Tinuviel si abbandonò al sonno seguita dal gladiatore.
    Si svegliò pochi minuti dopo sentendo dei gemiti di passione vicino a lei, era nuda e legata da delle catene che la sollevavano da terra, al suo fianco c’era Lee, imprigionato allo stesso modo e Ivette che libera e sorridente li guardava entrambi con malizia.
    Riel, la sua Riel stava dando piacere a tre degli ufficiali del Capitano, stavano abusando di lei, ma la guaritrice sembrava drogata ed era come una bambola nelle loro mani.
    Quando i tre finirono con lei, Ivette la trascinò dall’ufficiale che aveva accolto le due. L’elfo baciò la genasi e poi si rivolse a Tinuviel.

    “Credevi davvero che non ti avessimo riconosciuta? Proprio tu che hai lasciato che il nostro Capitano perisse contro Muad’Dib! Ti sarebbe bastato ucciderlo a tradimento mentre combattevano, ma hai avuto remore ed ora altri pagheranno al tuo posto.”
    Prese Riel per i capelli, la genasi le fece aspirare qualcosa, tanto che la guaritrice spalancò gli occhi, occhi che si fecero vacui. “Dimmi, puttan*, mi vuoi?” Le chiese l’ufficiale e Riel sorrise, un sorriso spento, assoggettato. “Voglio tutto di te…” mormorò e lo spogliò davanti a Tinuviel, prese tra le labbra la virilità dell’elfo e quando fu eccitato lo guidò dentro di lei per farsi sbattere da lui con violenza.

    Gemeva chiedendone di più e lui l’accontentava, violandola con potenza e lussuria facendo in modo che Tinuviel potesse osservare tutto. “Ecco cosa vuole e tu non potrai mai darle quello che io le sto dando adesso!” L’Ufficiale rise guardando la barda e prese per il collo Riel, soffocandola fino a farle provare degli spasmi ed una eccitazione al culmine della morte. La guaritrice urlò di piacere, piangendo completamente appagata da quella passione, urlò come non aveva mai urlato con Tinuviel. L’ufficiale si abbandonò in lei con un gemito roco e Riel continuò a muoversi per dargli piacere. Ivette sorrideva divertita, era stata lei a tradirli, dovevano esserci anche schiavi che appoggiavano quelle violenze e quella crudeltà e lei era stata un ultimo dono del Capitano Anori…

    Lee riprese conoscenza e freddo alla scena lanciò uno sguardo alla barda, potevano ancora liberarsi e combattere, uccidere tutti quei bastardi, annegarli nel loro sangue…

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