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  • #7329
     Elan 
    Partecipante

    Nirai sperava di scatenare qualche sorta di reazione nel consiglio mostrando a tutti Montague. Ma non si aspettava quella reazione. La disperazione di Juliet poteva significare unicamente una cosa.
    La Felinide strinse le labbra contrariata, perché in quel modo non sarebbero riusciti a combinare veramente nulla, ma quando le guardie si avvicinarono per prendere Muad’Dib tirò indietro le orecchie ringhiando sommessamente.

    Niente, niente stava andando per il verso giusto.
    Certo, il consiglio non aveva emesso sentenze di morte, ma non potevano accontentarsi di quello…
    Tuttavia, lo sguardo del mezzodemone riuscì a fermarla da fare qualche cavolata. Lo guardò a lungo e annuì, quindi si portò vicino a Montague per non farlo sentire troppo perso.

    “E’ meglio che andiamo, adesso.” disse a bassa voce, cercando di mantenere una calma che non sentiva nel cuore. L’unica cosa che avrebbe voluto, sarebbe stata impedire che Muad’Dib venisse portato via. Ma sapeva benissimo che avrebbe fatto solo peggio, e lui nemmeno glielo avrebbe permesso.
    Lanciò una lunga occhiata al consiglio, poi cercò di far alzare in piedi Juliet. Le dispiaceva aver scatenato in lei tutto quel dolore, perché non lo meritava davvero.
    “Credo che anche noi avremo cose di cui parlare, nell’attesa. Non possiamo fare altro qui.”
    E, a dire la verità, voleva andarsene il più in fretta possibile prima di rischiare di fare qualcosa di cui si sarebbe irrimediabilmente pentita.

    #7314
     Elan 
    Partecipante

    Nirai rimase ad ascoltare.
    Ascoltava Rosaline e ascoltava Tinuviel, ascoltava Sirion e ascoltava Juliet.
    Ognuno esprimeva il suo punto di vista, e non si arrivava a niente. Certo, il Consiglio sembrava turbato da tutto ciò che veniva detto, ma non abbastanza. Avevano bisogno di qualcosa di concreto, avevano bisogno di prove, avevano bisogno di qualcosa che li smuovesse del tutto da quella situazione.

    La felinide provò un brivido di paura quando Muad’dib decise di rivelarsi con la sua vera forma. Era una mossa azzardata, ma non la stupiva poi più di tanto. Lui voleva arrivare a quello, sacrificarsi perché la sua gente potesse avere qualcosa di più.
    Ma non sarebbe stata nemmeno quella la soluzione, temeva…

    Si guardò attorno. Serviva qualcosa di concreto, e serviva in fretta…
    Poi notò Montague, vicino a Muad’dib, silenzioso e perso.
    “Voi volete delle prove.” disse, facendosi avanti all’improvviso e guardando il Concilio. “Volete delle prove di ciò che avviene nella Ghiacciaia, volete delle prove di ciò che subiscono i Non Elfi. Volete delle prove di ciò che comporta la vostra splendida città.”
    Indicò Montague, anche la sua illusione doveva cadere perché le carte venissero svelate del tutto.
    “Ecco le vostre prove. Montague era un mago, tra i non elfi, un curatore. Ma poi le sue arti sono state scoperte, insieme al suo più grande crimine, essere innamorato di un’elfa.”
    Sentiva il cuore batterle a mille per la tensione, ma la sua voce non stava minimamente tentennando. Non poteva permetterselo in quel momento.
    “Come lui, tantissimi altri non elfi sono stati sottoposti allo stesso trattamento. Aprite gli occhi e guardatevi attorno. Questo è il prezzo del vostro gioiello, ed è un prezzo che non è giusto altri paghino per voi.”
    Era stata dura, e forse non sarebbe servito a nulla. Ma dovevano provare, in ogni modo possibile, o sarebbe stato tutto inutile.

    #7276
     Elan 
    Partecipante

    Nirai aveva dormito male, poco e di nuovo male. E quando dormiva male era davvero poco incline ad avere a che fare con elfi spocchiosi, stronz* e capaci di parlare solo di guerra, morte e distruzione.
    Santo cielo, aveva una voglia matta di soffiare contro tutti quanti! Tanto che teneva le orecchie all’indietro, come se fosse pronta a scattare da un momento all’altro.

    Per lo meno, erano riusciti tutti a tornare in un modo o nell’altro. Anche se nessuno sembrava voler prendere l’iniziativa sulla condivisione di informazioni.
    Guardò prima l’uno, poi l’altro, e alla fine scrollò la testa al limite dell’esasperazione e poi guardò Tinuviel.
    “Tu dovresti essere la prima a prendere parola! Sei un’elfa, potrebbero essere meglio disposti ad ascoltare ciò che hai da dire. E, cosa non indifferente, hai un testimone.”
    Poi guardò Gant.
    “Dalla tua faccia non te la sei passata bene nemmeno tu, ma spero che oltre a traumi random abbia scoperto qualcosa di interessante. Qualsiasi cosa tu sappia, questo è il momento di dirlo. Credo che dovrebbe essere sempre Tinuviel a parlare, ma deve sapere cosa dire.”
    Sospirò.
    Ma si era veramente messa ad elaborare piani? Lei?
    Se la situazione non fosse stata tragica, sarebbe quasi scoppiata a ridere.

    “Infine…” guardò Muad’dib, sperando che non desse di matto all’improvviso. La situazione lì era davvero delicata e appesa ad un filo. “Tu dovresti parlare ora, immediatamente, a Juliette. Parlarle di Montague, e di qualsiasi altra cosa pensi possa essere utile.”
    La Felinide guardò per un’attimo l’Elfa, sperando con tutto il cuore che fosse ben disposta ad ascoltare.

    “E che il cielo ce la mandi buona…”
    Stava organizzando un piano. Lei.
    Era pronta a veder precipitare tutto da un momento all’altro.

    #7268
     Elan 
    Partecipante

    Nirai scosse la testa.
    Quell’abisso di negatività e pessimismo in cui era cacciato Lord Sirion non l’avrebbe portato da nessuna parte. Non che gli potesse dare del tutto torto, ovviamente.
    In una città marcia fino al midollo, ricominciare sarebbe stato davvero difficile, a meno che non fosse stato tutto raso al suolo. Ma quello dubitava davvero che sarebbe mai potuto capitare.
    “Cerchiamo di pensare positivo.” disse la felinide, quasi mettendosi a ridere all’idea di essere proprio lei a fare quei discorsi. “Se partiamo pensando cosa fare se non riuscissimo a far cadere il Quinto Padrone, allora alziamo già bandiera bianca. Dobbiamo pensare a cosa fare quando saremo riusciti a far cadere il Quinto Padrone, piuttosto.”

    Davvero, era ridicolo che fosse lei a risollevare il morale degli altri. Ma se fossero andati avanti in quel modo sarebbe diventato un gran festino di lacrime.

    Sospirò, riservando uno sguardo di dispiacere a Riel, Tinuviel e Muad’dib. Era sempre chi non aveva colpe a soffrire di più, in quelle situazioni.
    Si avvicinò al mezzodemone mascherato da Elfo e gli appoggiò una mano sulla spalla.
    “Non possiamo fare più di così, in nessun senso. Domani scopriremo se è stato abbastanza.”
    Avrebbe riposato accanto a lui, se avesse voluto, altrimenti sarebbe rimasta in disparte, in silenzio, sperando che l’indomani portasse finalmente un po’ di luce.

    #7254
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN E LA CACCIATRICE –
    Sumyno strabuzzò letteralmente gli occhi e per un attimo sembrò essersi quasi strozzata col suo stesso respiro. Le ci volle qualche secondo per riprendersi e alla fine si batté una mano sulla fronte.
    “Ma sono discorsi tra donne cavolo! E poi vuoi mettere il fascino della scoperta? Che gusto c’è se vai a chiedere direttamente tutto a loro?!”
    Non sembrava averla presa poi così tanto male, o per lo meno la sua reazione buffa mascherava piuttosto bene il suo disagio, tanto che anche Nathaniel ridacchiò.
    La tensione si era decisamente allentata, e andarono a dormire tutti abbastanza sereni, anche se non meno preoccupati per ciò che era successo – e forse per ciò che sarebbe ancora dovuto succedere.

    Si rimisero in viaggio di buon’ora: non dovevano fare tanta strada per raggiungere il villaggio, ma la Cacciatrice aveva insistito per sfruttare ogni secondo di luce possibile.
    L’aria a Hyjal era molto più piacevole rispetto a quell’arsura che pareva pervadere il resto di Azeroth, ma Gahain non poteva fare a meno di percepire qualcosa di strano, come se ci fosse una scintilla che gli pizzicava perennemente la nuca. Poteva essere la magia che permeava quel luogo, non ne era certo. L’unica cosa abbastanza sicura era che gli sembrava di aver ripreso una certa sicurezza con gli elementi. Ma non poteva essere sicuro che sarebbe durato in eterno.

    Quando arrivarono, vennero accolti da dei Tauren dal volto gentile e pacato. Nessuno si stupì o si turbò nel vedere i due Draenei, ma ci furono alcuni guardi sorpresi rivolti a Sumyno che, da parte sua, cercava di farsi il più piccola possibile. Vennero comunque accolti con affetto, e quando Mononoke mostrò l’artiglio datole da Hamuul, andarono a chiamare la responsabile del luogo.
    “Mi conoscono.” sussurrò l’orchessa all’orecchio di Gahain. “E conoscono ancora meglio mio zio…”
    Stava per aggiungere altro, quando una Tauren dal pelo castano e il volto dolce li raggiunse.
    “Certo che vi conosciamo. E non so quante volte ti ho presa per le orecchie perché combinavi qualche pasticcio.” disse con voce gentile.
    Sumyno arrossì, e si fece ancora più piccola, ma la Tauren non ci fece caso.
    Ishnealo porah viaggiatori. Il mio nome è Choluna, Druida dell’Artiglio. Mi hanno detto che portate lo stemma di Hamuul.” il suo sguardo si intristì, non vedendo l’altro Tauren. “Ditemi, gli è successo qualcosa?”

    – JARED –
    I Cavalieri riuscirono ben presto a recuperare il controllo delle loro cavalcature e l’ordine fu ripristinato permettendo agli ordini di Jaredi di venire eseguiti alla lettera. Erano uomini abituati alla battaglia, forse gli unici presenti ad Hyjal, addestrati per rispondere agli ordini e alle situazioni di pericolo con un’immediatezza invidiabile. Pochi umani avrebbero mantenuto lo stesso sangue freddo in quelle condizioni.

    I Grifoni si sparpagliarono in un turbine d’ali, prendendo rotte sempre differenti per disorientare il bestione. La tattica parve funzionare: Garr si guardava attorno spaesato, non sapendo più che bersaglio attaccare. Lanciò un altro masso, ma questo andò a vuoto – non senza conseguenze.
    Colpì con violenza una parte del villaggio alle pendici dell’Albero. Jared da lì non poteva vedere le conseguenze, ma era certo che ci fossero state.

    I Cavalieri iniziarono allora a sganciare nuovamente le bombe: molte più di prima caddero a vuoto, ma diverse riuscirono a colpire le braccia della bestia. Prima una, poi un’altra, poi un’altra ancora…
    E il guerriero vide uno spiraglio: una crepa giallastra nella pietra, da cui aveva iniziato a fuoriuscire fuoco liquido rosso come sangue.
    Era la sua occasione, e non poteva sprecarla.

    – JOK’NAY –
    Zatanja annuì e si concentrò di nuovo, avvolgendo entrambi con la magia. Il troll avvertì di nuovo quella sensazione di risucchio, come se qualcuno lo stesse prendendo per lo stomaco e trascinando lontano, ancora più lontano, storcendolo e stritolandolo per farlo diventare piccolo come un moscerino.
    Fu una sensazione istantanea eppure terribilmente lunga, e quando si riprese il mondo gli girava fastidiosamente attorno agli occhi.

    Non ebbe però tanto tempo per riprendersi, perché si accorse con un certo spavento che la maga li aveva portati letteralmente davanti ai piedi del bestione.
    In cielo, dei Grifoni si stavano sparpagliando in un turbine d’ali, prendendo rotte sempre differenti come per disorientarlo. La tattica pareva funzionare, perché il piertone si guardava attorno spaesato, non sapendo più che bersaglio attaccare. Lanciò un altro masso, ma questo andò a vuoto – non senza conseguenze.
    Colpì con violenza una parte del villaggio alle pendici dell’Albero. Jok’Nay da lì non poteva vedere le conseguenze, ma era certo che ci fossero state.

    Poi iniziarono ad esserci delle esplosioni: prima una, poi un’altra, poi un’altra ancora… Zatanja aveva creato una barriera di energia arcana per proteggerli dai detriti, ma la situazione era tutto fuorché tranquilla.
    Ma, improvvisamente, l’assassino vide uno spiraglio: una crepa giallognola nella corazza di pietra di Garr, da cui aveva iniziato a fuoriuscire fuoco liquido rosso come sangue.
    “Dobbiamo fermarlo prima che distrugga del tutto il villaggio!” esclamò Zatanja per sovrastare il rumore delle esplosioni.

    #7253
     Elan 
    Partecipante

    Megan annuì stancamente, ma non si fece ripetere due volte il consiglio di riposarsi . Dopo quella giornata, dopo tutto quello che era successo sentiva di averne veramente bisogno. Di riposo, e di una doccia… una vera doccia, lunga, bollente e antistress.

    Però quando arrivò Selim tutto passò in secondo piano, e riuscì a regalargli solo uno sguardo supplicante che sottointendeva un “Ti prego, abbi pietà di me.”
    “Era per rendere l’idea…” aggiunse, con una certa rassegnazione. “Certo deve essere successo qualcosa di poco bello, si parla di un tasso di morti fin troppo alto per i miei gusti.”
    Sospirò, ma era contenta di sapere che lui stesse bene e che si trovava lì solo per capire cosa fosse successo.

    “Felipe sta bene, per fortuna. Rinaldi ha detto che averlo portato sulle scale probabilmente gli ha salvato la vita. Cosa che non si può dire per gli altri che lavoravano negli uffici…”
    Scosse la testa.
    “Chiunque sia il responsabile di questa cosa aveva sicuramente un obiettivo ben preciso in mente. Non penso che qualcuno si svegli la mattina dicendo “toh, via, avveleniamo un reparto a caso di un edificio a caso!”” sorse le labbra facendo il verso ad un eventuale psicopatico.

    Poi abbassò la voce con un sospiro.
    “Che fosse proprio Felipe il bersaglio?” domandò, quasi tra sé e sé.

    #7251
     Elan 
    Partecipante

    Megan sbiancò, ancora più di quanto non fosse, sentendo la quantità di morti che c’era stata per colpa di quell’…attacco? Non sapeva nemmeno cosa fosse stato, ma era aveva di sicuro ottenuto un effetto devastante.
    “C’è… qualche sospetto su chi possa essere stato? O cosa?”
    Non riusciva ancora a focalizzare bene le idee: che fosse stato quello il motivo della visione di Pryce?
    Poteva essere, ma avrebbe dovuto parlarne direttamente con lui. Nel mentre doveva cercare di raccogliere tutte le informazioni possibili e – magari – anche cercare di memorizzarle.
    Certo, la seconda parte sembrava davvero complessa in quel momento.

    “Mi dispiace per quello che è successo… avrei voluto poter fare di più.” si rendeva conto che non avrebbe materialmente potuto fare di più, ma era successo veramente un disastro.
    Si lasciò fare le analisi del caso senza dire altro e chiuse gli occhi quando Rinaldi uscì, ringraziandolo per tutto quanto.
    Sperava davvero che almeno Yulenkov riuscisse a riprendersi. Lei non si sentiva troppo male, ma visto quanto era anziano lui le conseguenze avrebbero potuto essere devastanti.

    Quasi fece un salto quando sentì la porta aprirsi, ma si illuminò vedendo Selim, abbracciandolo con trasporto.
    “Oddio quanto sono contenta di vederti!!”
    Le sembrava di non vederlo da una vita. Quella giornata era stata talmente devastante da sembrare eterna.
    “Io sto bene… credo…” scosse la testa, ancora un po’ stordita. “Il dottor Rinaldi ha fatto dei prelievi a me e a Yulenkov per farci delle analisi. “Qualcuno ha… devono aver buttato dei fumogeni di qualche tipo.”
    Prese un lungo respiro. Ora che tutta la tensione stava cedendo, aveva paura di crollare da un momento all’altro.
    “E’ stata una giornata davvero orribile!”
    Avrebbe voluto offendere Pryce, ma non era del tutto certa che avrebbe migliorato il suo umore.
    Invece, prese il volto di Selim tra le mani. “Tu come mai sei qui? Non sei stato coinvolto, vero?” domandò, preoccupata.

    #7241
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN E LA CACCIATRICE –
    Sumyno era rimasta senza parole, sembrava non saper bene come prendere la rivelazione di quel nome. Passava lo sguardo dall’Elfa del Sangue, a Nathaniel a Gahain come se stesse cercando aiuto.
    Alla fine fece un colpo di tosse.
    “Sono… contenta di conoscerti, Mononoke.” sorrise, un sorriso sincero, anche se pareva essersi incartata un po’ nel pronunciare quel nome un po’ strano per lei.
    “E… ecco…” sembrava che stesse cercando qualcosa da dire, o per meglio come dirlo. Alla fine, fece un profondo respiro.
    “Ecco, volevo chiederti scusa, per prima. Non volevo darti fastidio.”
    Sembrava sinceramente dispiaciuta di averla fatta arrabbiare, come se non fosse mai stata sua intenzione.

    Nathaniel annuì soddisfatto, e fece un cenno per invitare di nuovo tutti a sedersi attorno al fuoco. Anche Humar si accoccolò vicino alle fiamme, come se volesse dare un incentivo alla sua padrona, mettendosi a sonnecchiare pacificamente.
    Sumyno si era avvicinata a Gahain intanto, guardandolo storto.
    “Ma io credevo che si chiamasse veramente Trixie!!!” gli bisbigliò per non farsi sentire. “Stavo per chiamarla anche io così, così poi mi avrebbe ammazzata del tutto!”

    Nathaniel intanto aveva sorriso all’Elfa del Sangue.
    “Non è stato poi così difficile, no?” le domandò, mentre preparava qualcosa di un po’ più sostanzioso del pane mangiato poco prima.

    – JARED –
    Ai suoi comandi, i grifoni partirono sfrecciando nel cielo.
    Fu un’esperienza stranissima: erano talmente veloci che attorno a lui quasi si creò un vuoto d’aria, creandogli una spiacevole sensazione di nausea che quasi gli fece perdere la presa sulle briglie a cui si stava reggendo.
    Quelle bestie così nobili erano creature da combattimento, e non si sarebbero lasciate spaventare da nulla.

    Visto più da vicino, tuttavia, Garr era molto più grande di quanto non sembrasse da lontano. Talmente imponente da sovrastare qualsiasi edificio Jared avesse mai visto, talmente grosso da equiparare la stazza dei giganti che avevano affrontato. Le fiamme erano vive nei suoi occhi e sembravano lambire persino la roccia da cui era formato.
    Ma, soprattutto, nei suoi occhi brillava la fiamma dell’intelligenza.
    Erano vivi, attenti a ciò che lo circondavano, e quando si accorse dei grifoni tirò un urlo di guerra e rabbia. La terra tremò nuovamente, e quel suono orribile riuscì a stordire di nuovo tutti quanti.

    Fu difficile mantenere l’ordine e la calma, ma Jared riuscì a dare l’ordine di sganciare le bombe al momento opportuno.
    La prima cadde mancando il bersaglio, mentre la seconda colpì il bestione ad un braccio, scatenando un nuovo urlo di rabbia.
    Sentendosi attaccato, l’elementale raccolse un masso, lanciandolo con forza sovrumana e abbattendo due grifoni con relativi cavalieri. Uno dei due aveva ancora una bomba tra gli artigli, che esplose quando venne scagliato lontano, sancendo la fine del cavaliere che la portava.
    Alcuni degli altri grifoni urlarono in preda al panico, ma i cavalieri riuscirono a mantenere l’ordine: il pietrone, tuttavia, per quanto fosse ferito era ancora in piedi e sembrava pronto a scagliare un nuovo attacco.

    – JOK’NAY –
    Zatanja, per quanto riluttante, accettò quella pillola: storse il naso in una smorfia per il saporaccio, ma parve riprendere un poco di energie, ascoltando quello che il troll aveva da dire.
    “Manovrato… ma da chi?” aveva ancora la voce flebile ma pareva faticare a ragionare ancora lucidamente.

    Scosse la testa cercando di trovare una soluzione, ma in quel momento successe qualcosa di strano.
    Da lontano, sembrava che dei grifoni corazzati avessero ingaggiato un combattimento con l’ammasso di pietre: ci fu un’esplosione, poi un’altra, poi il mostro lanciò contro di loro un masso, e ci fu una terza esplosione.
    Sembrava che ci fosse un combattimento in atto, e Zatanja ne era incuriosita, tanto che la sua attenzione si era completamente spostata sul campo di battaglia.
    “Se c’è veramente qualcuno che lo manovra, dobbiamo scoprire chi è. Ma prima dobbiamo assicurarci che la situazione sia tranquilla. Non possiamo fare ricerche in queste condizioni!” disse la maga, prima che la terra tremasse di nuovo.

    Jok’Nay si sentì avvolgere da un’energia magica, un lieve venticello che lo aiutò a mantenersi in piedi, e si accorse che Zatanja aveva evocato la magia per aiutarlo.
    “Dobbiamo fermare quel mostro. Ora, prima che sia troppo tardi. Poi faremo tutte le ricerche del caso.”
    Zatanja guardò l’assassino con occhi decisi, anche se era possibile intravedere una certa paura nel suo sguardo.
    “Preparati. Ci teletrasporterò dove si sta svolgendo lo scontro.”
    Strinse le labbra, come per farsi coraggio prima di compiere quel gesto disperato.

    #7240
     Elan 
    Partecipante

    Nirai storse le labbra. Le dispiaceva per la situazione di Lord Sirion: non doveva essere facile vivere in quella condizione, in una casa in disgrazia che doveva essere per lui piena di ricordi.
    “Hai la possibilità di iniziare di nuovo, ora. Dovresti approfittarne, e ricominciare del tutto, in una nuova casa…”
    Scosse la testa, come al solito col suo poco tatto ma senza cattiveria. I due gemelli sarebbero stati la nuova famiglia di Lord Sirion, e insieme a lui avrebbe potuto ricominciare una nuova vita, con nuovi ricordi e nuove speranze.

    Certo, tutto dipendeva da come sarebbe andato l’incontro con Consiglio…
    Troppe cose dipendevano da quel momento, e troppo era ancora incerto.
    “Speriamo che la testimonianza di chi avete riportato sia sufficiente. Ciò che succedeva in quelle prigioni non deve e non può restare impunito.”
    Lee sembrava sapere il fatto suo, ma era tutto troppo appeso ad un filo.
    “Anche la tua testimonianza potrebbe essere fondamentale, Tinuviel. Ora hai visto anche tu quello che succede.”
    Tirò indietro le orecchie nervosamente, guardando Riel. Le dispiaceva davvero cosa era successo e sperava che riuscisse a riprendersi senza troppi traumi. Ma di certo quella cosa l’avrebbe segnata.

    “Quanto tempo abbiamo prima dell’incontro? Marethari potrebbe raggiungerci in tempo?”
    Era combattuta: avrebbe voluto che quella faccenda si chiudesse al più presto, e al tempo stesso temeva quel momento essendo tutto troppo incerto.

    #7239
     Elan 
    Partecipante

    Megan avrebbe voluto mandare al diavolo con tutto il cuore quella guardia dallo sguardo tanto scettico. O tirargli un pugno in faccia, probabilmente sarebbe stato altrettanto soddisfacente.
    Se non fosse stato che iniziava a sentirsi vagamente provata, si sarebbe messa a fare il balletto della vittoria quando sentì l’infermiere decretare che effettivamente si trattava di gas. Alla facciaccia della guardia!
    Ok, si rendeva conto che essere contenta del fatto che ci fosse stato davvero del gas forse non era proprio normale, ma in quel momento era troppo stordita per ragionare in maniera normale.
    Si sedette sulle scale, cercando di respirare in maniera normale e non farsi sopraffarre troppo dagli eventi. Alla fin fine, a ben pensarci, le cose sarebbero potute andare davvero molto peggio.

    Quando dovettero spostarsi al primo piano seguì il gruppo molto passivamente, senza protestare o lamentarsi, ma non poté fare a meno di notare quegli individui in tuta spaziale.
    Le venne un brivido, sperando che non ci fossero conseguenze peggiori, ma la cosa migliore era fare le analisi del caso.

    “Yulenkov sta bene?” si sentiva un poco in colpa per quella situazione, forse se lei non fosse stata lì Felipe si sarebbe trovato in un posto diverso e non sarebbe stato coinvolto.
    “No non faccio parte del Cartello.” disse quindi, quasi distrattamente. “Ma ho un’assicurazione sanitaria.”
    Fornì i dati necessari dell’assicurazione della Fratellanza senza starci troppo a pensare.
    “Avete già individuato cosa è successo?”

    #7228
     Elan 
    Partecipante

    Nirai aveva le labbra tirate per la tensione: tutta quella faccenda non le piaceva per nulla… non che non fosse contenta che quelle guardie avessero fatto la fine del topo, anzi. Visto cosa erano, visto cosa facevano in quelle stanze, tutto quel luogo sarebbe dovuto essere messo a ferro e a fuoco, anche più di quanto avevano fatto Tinuviel e Lee.
    Ma una piccola parte un po’ più razionale del suo cervello continuava a ripeterle che era stata una pessima idea, che avrebbe potuto portare delle orribili ripercussioni sui non elfi.
    Quindi, per quanto avrebbe voluto, non riusciva davvero ad essere felice di quello che era stato fatto.

    Felicità che di certo non aumentò quando presero il portale creato da Sirion. Non le piacevano quegli aggeggi, le attorcigliavano lo stomaco e il cervello, e poi si trovava tutta sballottolata e incapace di capire dove diamine si trovasse.
    Ci mise un po’ a riprendere il senso dell’orientamento, e quando focalizzò le condizioni in cui era ridotta la casa del nobile Elfo il suo sguardo passò dallo stupore al dispiacere in un attimo. Le condizioni di quel posto, a ben pensarci, non sembravano poi così diverse da quelle delle case dei non elfi…

    Sospirò, e fece un cenno a Tinuviel per dirle che poteva fidarsi.
    “E’ stato un modo un po’… bizzarro… per raccogliere testimonianze.” disse, un po’ a Tinuviel, un po’ a Lee e un po’ a nessuno. Non aveva davvero una gran voglia di scherzare in quel momento. Si assicurò che Montague stesse bene, tutto quello sballottamento di sicuro non doveva essere piacevole per lui. E, alla fin fine, le faceva davvero una gran tenerezza.
    Poi guardò Lord Sirion.
    “Non vieni qui tanto spesso, vero?” non voleva essere una frecciatina o una battuta, solo una domanda. “Aspettano tempi duri a questa casa se hai intenzione di portarci a vivere quei due disgraziati!” stava cercando di non pensare ai disastri a cui avevano appena assistito, ma non era precisamente la cosa più semplice dell’universo.

    #7224
     Elan 
    Partecipante

    Nirai fece un sorrisino alla riottosità di Lord Sirion: era abbastanza convinta che anche da parte dell’elfo ci fosse un qualche interesse, ma probabilmente era davvero troppo burbero per ammetterlo. Non che volesse insistere o risultare pesante, in realtà.
    Quindi alzò le spalle e le scrollò come se niente fosse.
    “Come dici tu!” disse senza dare troppo peso a quella risposta. “Però ha ragione a dire che sei burbero!”
    Se la situazione fosse stata un po’ diversa, probabilmente gli avrebbe fatto persino una linguaccia. Ma persino lei era in grado di capire che non era il momento più adatto.

    Una cosa comunque era certa: Sirion sapeva il fatto suo quando c’era da sparare palle di fuoco.
    Eitan era al sicuro, e per ora lo erano anche loro, ma quella situazione rischiava di non durare in eterno se non avessero fatto qualcosa.
    Quando vide Tinuviel in lontananza scoccò qualche freccia soporifera per mettere fuori gioco alcune delle guardie, ed anche alcune stordenti per far guadagnare tempo all’Elfa. Non avrebbe ucciso nessuno di loro, ma li avrebbe rallentati il tempo sufficiente a dar modo a tutti loro di mettersi al sicuro.

    Certo, l’arrivo di Tinuviel fu paragonabile ad un uragano. Quella tipa era incontrollabile, vagamente isterica ed anche un pochino volgare.
    Per un lunghissimo istante, la Felinide fu tentatissima di stampare una freccia soporifera anche in testa a lei: magari l’avrebbe aiutata a calmarsi un pochino.
    Ma riuscì a resistere alla tentazione, e strinse le labbra sentendo cosa era succeso.
    “Mi dispiace per quello che è successo. Ma non è davvero il momento per parlarne. Portala al sicuro e cerchiamo di allontanarci da questo schifo prima che sia troppo tardi!”
    Forse, a ben pensarci, era già troppo tardi, ma preferiva non pensarci. Lanciò uno sguardo a Muad’Dib, sperando che non reagisse alle parole di Tinuviel: dovevano mantenere la copertura il più a lungo possibile, ed era meglio che nemmeno lei sapesse la verità.

    #7211
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Sumyno fece un gesto con le mani, aprendole e chiudendole come se gli stesse facendo il verso. “Bla bla bla!!” gli rispose continuando a prenderlo in giro.
    “Dì la verità, è che Urok ha studiato, mentre tu passavi il tempo a preparare biscotti al cioccolato!!” esclamò scherzando. Poi tacque, riflettendo un poco.
    “Anche se in effetti, mi sa che hai fatto un affare migliore tu! E poi non è vero che lui è raccomandato!!”
    Tirò su col naso, ma era scherzosa e divertita da quello scambio di battute. Era incredibile come fosse bastato poco per migliorare il suo umore: sembrava non pensare nemmeno più all’arma ormai irrimediabilmente compromessa.

    Però fece una faccia disgustata alla descrizione del drago non-morto.
    “Bleah!!! Ma che schifezza è??” aprì le braccia. “Oh, ma andiamo!!! I racconti degli eroi sono tutto uno splendore di armature, e bestioni imponenti e maestosi, e combattimenti epici!! Andiamo, bisogna proprio insegnarti tutto!!”
    Si batté una mano sulla fronte, incredula da ciò che aveva appena sentito.

    Stava per aggiungere altro, ma in quel momento sentirono un rumore tra gli alberi, e vennero raggiunti da Nathaniel e la Cacciatrice. Entrambi stavano bene e sembravano tranquilli. Il paladino fece un cenno, come se stesse dicendo qualcosa in silenzio all’Elfa del Sangue, per poi rimanere in attesa.

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel sembrava contento di vederla più serena e le sorrise, lasciandole spazio per riprendersi del tutto.
    “Non è giusto paragonare il dolore. In molti al mondo soffrono, ma tu non ne hai meno diritto degli altri.”
    Non aveva mai paura a dirle ciò che pensava e, nonostante il modo gentile con cui la trattava, non cercava di proteggerla o tenerla lontana dalla verità. Era onesto con lei, molto più onesto di chiunque lei avesse mai conosciuto.
    Ma quando accennò al nomignolo che le aveva affibbiato Gahain, non poté trattenere una risata.
    “Non lo fa con cattiveria. A modo suo, immagino che voglia cercare di aiutarti… ha solo un modo molto… espansivo, di comportarsi.” si fermò come se stesse riflettendo un po’, e alla fine scosse la testa con un sorriso.

    Tornarono verso gli altri, ancora parlando tra di loro, a tratti persino ridendo. Era evidente che il paladino trovasse sempre più piacevole la compagnia dell’Elfa del Sangue e di Humar, e nemmeno le velate minacce di morsi o morte parevano turbarlo.
    “Credo di poter sopravvivere a qualche morso, Mononoke.” diceva sempre il suo nome in modo dolce. “Basta che non mi aizzi contro Humar!! Proprio ora che stiamo facendo amicizia, sarebbe terribile!!” la stava prendendo in giro, non c’era cenno di paura o di ansia nella sua voce: la sua era stata solo una battuta, non era sua intenzione tornare a parlare del modo in cui aveva fatto sbranare il suo vecchio amore.

    Quando raggiunsero l’accampamento, trovarono Gahain e Sumyno intenti a chiacchierare come niente fosse. L’orchessa stava sgranocchiando un biscotto al cioccolato, mentre lo sciamano sembrava essere stato colpito da una coperta, che ancora aveva mezza appesa addosso.
    Nathaniel alzò un sopracciglio a metà tra il perplesso e il divertito, quindi fece un cenno alla Cacciatrice, come a incitarla a farsi avanti e a presentarsi a tutti come si doveva.

    – JARED –
    L’Elfo della Notte annuì, ascoltando attentamente le spiegazioni del guerriero con un’attenzione invidiabile. Sembrava pendere dalle sue labbra come se avesse ascoltato un’importantissima lezione di vita e parve quasi dispiaciuto quando si interruppe.
    La terra tuttavia continuava a tremare, e ormai il tempo era agli sgoccioli: Garr era sempre più vicino all’Albero.
    Era stata eretta una barriera magica attorno al villaggio, ma mentre si preparavano a salire a cavallo dei grifoni venne dissolta.

    Da dove si trovava, Jared non era in grado di capire se fosse stata colpa del pietrone in avvicinamento, o se fosse stata dissolta volontariamente. L’unica cosa certa era che anche quell’effimera protezione era ormai inutilizzabile.
    Senza perdere un altro minuto, si affrettarono a dorso di grifone e ad un solo comando di uno degli Elfi della Notte quelle splendide creature di alzarono in aria.
    Jared aveva un grifone tutto per sé, splendido, dal piumaggio bianco come la neve e l’armatura di acciaio splendente che sembrava quasi risplendere al sole.
    Attorno a lui, una dozzina di altri grifoni si era alzata in cielo, ognuno con un suo cavaliere e ognuno con una di quelle bombe tra le zampe.

    Ora aspettavano solo un suo comando per decidere come muoversi e quando sganciare il pericoloso ordigno.

    – JOK’NAY –
    Zatanja era completamente assorta nel suo incantesimo, la fronte imperlata di sudore nel tentativo di mantenere la concentrazione.
    Ma quando Jok’Nay le parlò, i suoi tentativi parvero dissolversi del tutto. La barriera cedette insieme alla sua concentrazione, e la troll quasi si accasciò su se stessa, esausta per lo sforzo che aveva appena compiuto.
    Passò qualche secondo per riprendere fiato, poi alzò gli occhi sull’assassino: il suo sguardo era vacuo, distante, come se si fosse appena risvegliata da un sonno profondo.
    “Cosa è successo…?” domandò con voce flebile, guardandosi attorno.
    In lontananza, Garr si intravedeva ancora e quando se ne accorse le sue spalle parvero abbassarsi.
    “Non è ancora stato respinto…?”
    Jok’Nay non ne sapeva molto sulla magia, ma sembrava quasi che mantenere la concentrazione sulla barriera l’avesse completamente estraniata dalla realtà che la circondava.

    Scosse la testa, senza capire.
    “Per… perché il lago? Perché non sei andato a provare a respingerlo?” domandò. Sembrava una bambina in quel momento, come se stesse faticando a riprendere il contatto con la realtà.

    #7210
     Elan 
    Partecipante

    Per lo meno, Yulenkov respirava ancora. E vista la situazione era una nota enormemente positiva. Megan quasi non riusciva a credere che una mezza cosa fosse andata bene: visto come era precipitata la situazione aveva la netta sensazione che qualcuno stesse facendo l’impossibile per farle venire una crisi di nervi.
    Riuscitendoci brillantemente bene, per altro.

    Continuò a fare profondi respiri, un po’ per immettere nei polmoni aria il più pulita possibile, un po’ per cercare di calmarsi. Inutile negarlo: si era presa uno degli spaventi più grandi della sua vita, ancora ipù grande visti tutti i discorsi che avevano fatto prima.
    Perché c’era stato quell’attacco? Era diretto a qualcuno in particolare? A Yulenkov stesso? Era stato solo un caso che lei si fosse trovata in quel posto?
    Le domande le vorticavano nella mente senza sosta, lei non riusciva a concentrarsi su di una specifica e tantomeno era in grado di darsi delle risposte.

    Mai fu più contenta di veder arrivare una delle guardie.
    “Sono… sono stata io…” disse tra un respiro e l’altro.
    “Qualcuno…” cercò di raccogliere le idee, e scosse la testa rendendosi conto che non ci stava riuscendo. “Non so chi. Hanno riempito il… piano di gas. Ho cercato un modo per permettere a tutti di riprendersi, ma alcuni uomini devono averne respirato troppo.”
    Faceva ancora lunghe pause tra una frase e l’altra, ma stava lentamente ritrovando la lucidità. “Bisogna portare fuori tutti gli altri. Non sarebbe male anche capire il motivo di questo attacco, ma prima conviene mettere l’area in sicurezza.”
    La sua parte razionale stava pian piano riprendendo il controllo. Sperava solo che non fosse successo nulla di irreparabile.

    #7203
     Elan 
    Partecipante

    Leah detestava con tutto il cuore chi le rompeva le scatole in quel modo. Li detestava talmente tanto che avrebbe voluto prenderli a ceffoni dal primo all’ultimo, e forse anche qualcosa di più che a ceffoni.
    E dire che non era affatto una persona violenta! Aveva imparato qualche mossa di karate per autodifesa, poi ci aveva preso gusto ed aveva continuato con lezioni più avanzate, ma combattere non era davvero il suo passatempo preferito.
    Quegli stronz* però… quegli stronz* le stavano facendo perdere completamente il lume della ragione!!

    Ne buttò a terra un altro, un altro ancora e poi un altro… ma quanti cavolo erano? Sembravano essere entrati in così pochi all’inizio, ed ora sembravano peggio di una schiera di cavallette!
    “Volete andarvene da soli, o dobbiamo accompagnarvi alla porta tirandovi per le orecchie mentre vi riempiamo di sculacciate?!” esclamò, quando si rese conto che ne erano rimasti soltanto due. Magari avrebbero avuto il buon senso di andarsene, smettendola di fare i gradassi.

    In fondo, erano stati decisamente umiliati da un gruppo di gente a caso che si stava facendo i fatti propri in un bar, con un tasso alcolico probabilmente non indifferente, per molti. Quei tizi ci avevano fatto davvero una pietosa a perdere in quel modo.

    #7202
     Elan 
    Partecipante

    Nirai fece passare lo sguardo tra Muad’Dib e Lord Sirion: non capiva bene chi fosse più nervoso tra i due, anche se in quella situazione era abbastanza comprensibile. Ci mancava solo Tinuviel che dava di matto e spaccava tutto per rendere le cose ancora più piacevoli.
    Scosse la testa. E poi era lei quella che faceva danni…
    “Credo, in ogni caso, che ci convenga cercare di mantenere la calma. Tinuviel non è così stupida da uccidere tutti i testimoni di quel… beh, di quel postaccio. O almeno lo spero…”
    Si fermò un attimo. Aveva veramente detto di mantenere la calma? Proprio lei?
    Il mondo si era messo a girare al contrario, probabilmente, era l’unica spiegazione logica.

    Quando Marethari fece entrare Chad, gli sorrise con una certa tristezza, e lo abbracciò forte.
    “Vedrai che te lo riporterò a casa tutto intero, te lo prometto!” gli disse, facendogli l’occhiolino come se fosse un segreto tra loro due.
    Quel bambino aveva perso tutto, come chissà quanti altri tra i non elfi di quella città, eppure riusciva a mantenere la calma e sembrava molto più adulto di tante altre persone.
    Doveva essere un infanzia orribile quella a cui erano costretti in quella città…
    Sospirò, e lo abbracciò di nuovo prima che corresse via. Almeno Marethari si sarebbe presa cura di loro.

    Però storse il naso alla trasformazione in elfi di Muad’Dib e Montague. “Ti preferivo prima! L’aspetto elfico non ti dona nemmeno un po’!” commentò con una risatina divertita. Sperava almeno che non succedesse nulla, in quel modo. Non sapeva se ci fossero protezioni magiche di qualche tipo, ma si augurava che Lord Sirion ne fosse a conoscenza.
    Di certo, era nervoso. E quello non aiutava per nulla.
    Stava per dire qualcosa, ma lo scambio tra la druida e l’elfo la bloccò per un attimo, bloccandosi a guardarli.
    “Qualcuno ha fatto colpo, qui…” disse poi con un sorrisino, quando Marethari se ne fu andata. Forse non ci sarebbero state altre occasioni di ridere da quel momento in poi… dovevano approfittarne finché potevano.

    Sapere la strada verso la prigione non era una cosa che la entusiasmasse, ma era utile, e si mosse rapidamente per non perdere altro tempo.
    Qualsiasi cosa avesse combinato Tinuviel, aveva scatenato un pandemonio lì sotto: gente che scappava, puzza, fuoco. Che diamine, non potevano lasciarla da sola cinque minuti!
    Lanciò un’occhiataccia a Sirion, come per dirgli “guai a te se dici ancora che io faccio danni”, quindi procedendo con attenzione si avvicino a Eitan per aiutarlo a coprire la fuga degli schiavi.
    “E’ arrivata la cavalleria!” esclamò. Sperava davvero che bastasse il loro intervento per migliorare le cose.

    #7200
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Sumyno sembrò entusiasta del biscotto, era letteralmente ghiotta di quei dolcetti come se non avesse mai assaggiato niente di dolce in vita sua. A Gahain non sembrava che gli orchi fossero famosi per ricette zuccherate, effettivamente, ed era molto probabile che quel sapore tanto insolito le avesse creato una sorta di dipendenza.

    Trattenne a stento una risata quando lo sciamano iniziò ad imitare la Cacciatrice, ma non riuscì più a contenersi quando imitò anche Nathaniel e scoppiò in una risata talmente divertita da portarla quasi alle lacrime.
    “Sei… sei… sei…” dovette fermarsi per riprendere fiato, perché rideva talmente tanto che le stava quasi mancando il respiro. Sembrava quasi isterica, ma era solo l’ilarità del momento.
    Prese un lungo e profondissimo respiro, inframmezzato da qualche altra risatina, e alla fine riuscì a ritrovare un certo contegno.
    “Sei un comico nato!!” esclamò alla fine, asciugandosi gli angoli degli occhi. Ogni tanto continuava a ridacchiare, ma sembrava essersi calmata.
    “In effetti ce li vedo tantissimo! Sembrano saltati fuori dal peggior romanzetto rosa con qualche sfumatura tetra!!”

    Poi però l’orchessa fece una smorfia e una linguaccia.
    “Sei uno sciamano!! Urok ti tirerebbe le orecchie se ti avesse sentito fare domande simili!” lo stava canzonando bonariamente. Gahain sospettò che non fosse in grado di trattare qualcuno con reale cattiveria. Era simpatica, allegra e piacevole, anche se a volte i suoi modi erano un po’ strani.
    E al racconto di ciò che aveva visto le sfuggì un “ooooooooooooooooh” di ammirazione.
    “Hai visto anche un drago, quindi??”
    La parte del non-morto infiammabile doveva esserle leggermente sfuggita.

    Alla fine, scosse la testa.
    “Potrebbe essere stato un caso. Oppure ci stanno seguendo…” alzò le spalle un po’ rassegnata, senza una reale risposta. “Quei druidi che abbiamo affrontato potrebbero aver lanciato una sorta di… segnale? O qualcosa del genere! Che ne pensi?”

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel la strinse forte, permettendole di sfogarsi senza commentare o giudicare nulla. Era una presenza ferma, salda ed anche il suo semplice abbraccio trasmetteva una sicurezza senza fine.
    Lasciò che fosse lei a decidere quando separarsi da quel contatto e di nuovo le sorrise, quel suo solito sorriso gentile che ormai aveva imparato a conoscere tanto bene.
    “Probabilmente hai ragione.” disse pacatamente e per nulla offeso. “Ma se questo aiuterà a farti stare meglio, allora ben venga.”

    Scosse la testa quando lei gli chiese scusa, e con la stessa tranquillità accettò il fatto che non volesse raccontargli oltre.
    “Hai sofferto molto più di quanto chiunque dovrebbe mai soffrire, ma a volte sfogarsi aiuta a superare meglio quel dolore. Ricorda, in qualsiasi momento vorrai parlarne, ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltarti.”
    Parve per un attimo sorpreso quando Humar gli diede una testata, ma accarezzò la criniera del grosso leone nero. Nonostante ciò che l’Elfa del Sangue gli aveva appena raccontato, non lo temeva, non aveva paura di lui, e lo considerava un compagno di viaggio degno solo di rispetto. Era chiaro, per quanto non lo dicesse, che a quel gesto avesse riservato quasi una sorta di solennità. Ma, in fondo, lui non prendeva mai nulla alla leggera.

    Ed anche quando lei disse il suo nome sorrise, un sorriso addolcito e fiero al tempo stesso.
    Archenon poros, Mononoke.” disse con quel tono quasi rituale che riservava alle cose davvero importanti.
    “E’ un bel nome, e dovresti portarlo con orgoglio senza permettere a nessuno di oscurarlo.”
    Le sfiorò i capelli in una carezza.
    “Grazie per aver voluto condividere con me il tuo passato. Spero che un giorno riuscirai a scacciare tutti i fantasmi da cui è popolato e a guardare con speranza ad un futuro più luminoso.”
    Non doveva aver dimenticato quello che aveva detto sui suoi polmoni e sul suo destino, ma non diceva nulla, rispettando la sua scelta.

    – JARED –
    Il druido sembrava incantato mentre il guerriero lavorava a quegli intrugli. Aveva sentito molto parlare degli Alchimisti Elfici, artigiani leggendari in grado di distillare l’essenza della vita e della morte in una piccola fialetta.
    Tuttavia, le loro conoscenze erano limitate alle pozioni: creare una bomba era qualcosa che andava ben oltre le loro capacità e, probabilmente, dovevano ritenerla una conoscenza assai esotica.
    “Siete uno stratega, nelle vostre terre?” domandò il Druido con curiosità, senza perdersi nessuno dei rapidi movimenti compiuti per miscelare le varie sostanze.

    Fece un gesto, e ad il suo comando alcuni Elfi iniziarono ad attivarsi, correndo a dare ordini a destra e a manca come se fossero un formicaio in fermento.
    “I nostri grifoni corazzati potranno servire alla causa. Lasceranno cadere le vostre bombe sopra Garr, sperando che riescano a rallentarlo, se non addirittura a fermarlo.” sembrava fiducioso. “Sarete voi stesso a guidare l’attacco: nessuno meglio di voi può conoscere questi ordigni e sapere quando sarà il momento migliore per scagliarli contro quel mostro.”
    Era molto deciso, ma alle domande sull’Albero del Mondo esitò.

    “Non so rispondere a questa domanda.” confessò onestamente. “Nessuno di noi ha mai esaminato da vicino Nordrasill. E’ un albero sacro e potente, la sua magia discende direttamente dal Pozzo dell’Eternità. Esaminarlo da vicino per capire una cosa del genere sarebbe un sacrilegio.”

    – JOK’NAY –
    Fandrall alzò un sopracciclio ascoltando le proteste del troll. Aveva un’espressione tra il rassegnato e lo sconvolto, come se stesse parlando con qualcuno dalla mente debole e stesse facendo ricorso a tutta la sua pazienza per non sbottare.
    “E’ stata l’unica conclusione logica.” spiegò sinteticamente. “E non è possibile usare il potere dell’Albero contro qualcosa. Non è una fonte di energia controllabile. Al tempo stesso, il Pozzo dell’Eternità è andato distrutto secoli fa.”
    Sospirò, come se fosse stata la perdita più terribile dell’universo.

    “Nordrasill con le sue radici protegge un lago in cui un pazzo ne ha versata una goccia, per ricrearlo. Ma nessuno può accedere a quell’acqua. Bisognerebbe abbattere l’Albero del Mondo per compiere una simile blasfemia.”
    Lanciò una lunga occhiata penetrante a Jok’Nay, che rabbrividì: sembrava un ammonimento a non provarci neanche lontanamente.

    Solo alla fine il druido annuì.
    “Abbiamo pensato lo stesso. Ma chi potrebbe essere il mandante non abbiamo modo di scoprirlo. Azeroth sta attraversando un periodo di crisi, e in tanti vorrebbero vedere l’Albero del Mondo abbattuto. E noi non abbiamo elementi per lanciare un accusa.”
    Nel cielo sopra di loro iniziarono a radunarsi stormi di grifoni corazzati, come se fossero stati richiamati da qualcuno. Il Druido incrociò le braccia dietro la schiena in un gesto spazientito.
    “Se non hai altre domande, temo di doverti salutare. Gli altri druidi stanno cercando di mettere insieme una linea difensiva di qualche tipo, immagino…”
    Il suo tono era perennemente altezzoso, quasi scocciato, e senza attendere una risposta diede le spalle al troll, lasciandolo solo con Zatanja, ancora concentrata a mantenere la barriera.

    #7191
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Il Draenei aveva sorriso alle sue parole, un sorriso mesto ma gentile e aveva annuito solennemente, come se fosse la più sacra delle promesse.
    “Ci proverò. Nessuno può sapere cosa ci aspetterà il futuro e, magari, un giorno riuscirò anche a perdonarmi. Ma proverò solo se mi prometti che anche tu proverai.”
    Era sereno in quel momento, una calma che chiunque avrebbe ritenuto impossibile guardandoli dall’esterno: un Draenei ed un’Elfa del Sangue che scherzavano, si prendevano in giro e si facevano promesse a vicenda doveva sembrare una barzelletta ai più.

    Quando però lei scattò in quel modo qualcosa in quella calma si infranse.
    Nathaniel sicuramente non si aspettava quella sua reazione, tanto che quando lo respinse fu costretto a indietreggiare di un passo, guardandola per un attimo stupito.
    Ma fu solo un istante: il suo sguardo si fece di nuovo calmo e serio, e le si avvicinò di nuovo. Non sembrava essere spaventato o allarmato dalla sua reazione, nonostante ciò che lei gli aveva appena racconato.
    “Non volevo turbarti…” disse parlando con calma. Anche la sua stessa voce, calma e ferma, infondeva in qualche modo sicurezza. Non c’era nessun incantesimo in grado di fare altrettanto, era solo la sua presenza forte e decisa.

    “Ma non andrò via. Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi cosa tu abbia fatto, non meriti la solitudine. E non sarò io a lasciarti da sola.” continuava a parlare, come se fosse un modo per tenerla ancorata alla realtà, e le passò il mantello attorno alle spalle, per confortarla. Non poteva sapere cosa avesse scatenato quella reazione, ma sembrava più che intenzionato a non lasciarla andare finché non si fosse calmata.
    “Qualsiasi cosa ti stia facendo soffrire in questo modo, tenertela dentro non migliorerà le cose.”
    Continuava a troncare le frasi in maniera strana, e solo in mezzo al delirio l’Elfa del Sangue si accorse che non l’aveva mai chiamata Cacciatrice da quando erano lì, come se stesse evitando appositamente quel nome che non era un nome.

    #7188
     Elan 
    Partecipante

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel parve stupito da quella domanda fatta così tanto a bruciapelo, tanto che per un attimo rimase in silenzio, come se stesse pensando alla risposta migliore da dare.
    Alla fine fece un sorriso rassegnato e scosse la testa.
    “No…” rispose con una semplicità disarmante.
    “Non ho nulla da perdonare a coloro che hanno deciso di salvarmi. Ma non sono riuscito a perdonare me stesso, per essere stato ritenuto migliore di altri.”
    Il suo sorriso era triste e mesto: la salvezza di pochi in cambio della vita di molti, doveva essere un peso atroce con cui convivere giorno dopo giorno.
    In quanti che lui conosceva erano stati abbandonati, in quell’evacuazione? In quanti a cui voleva bene? Non le aveva mai rivelato se i suoi genitori fossero giunti ad Azeroth insieme a lui, se avesse avuto dei fratelli.
    L’Elfa del Sangue sapeva solo che solo chi era abbastanza forte da affrontare quel viaggio era stato scelto, nella speranza che un giorno potesse avere una nuova vita oppure – chissà – fosse in grado di tornare a salvare chi era rimasto. Nessuno sapeva cosa fosse successo ad Argus dopo l’invasione demoniaca: i Draenei rimasti forse erano stati tutti trucidati, o forse resi schiavi…
    Chi era stato salvato probabilmente non avrebbe mai avuto una risposta a quella domanda.

    “Non credo di essere stato più meritevole di altri. Ma una scelta andava fatta, per quanto dolorosa, e chi ha scelto non ha colpe. Velen ha fatto molto, dal giorno in cui siamo fuggiti, ma nessuno di noi troverà mai quella luce tanto bella.”
    Le sorrise di nuovo. Quel sorriso sembrava non potersi spegnere mai, ed era tanto bello, e solo per lei.
    “Ma se non avessimo fatto altro che piangere per ciò che avevamo perso, qualsiasi sacrificio sarebbe stato vano. Quindi, no. Non sono riuscito a perdonarmi e porterò sempre nel cuore il ricordo di chi non è potuto venire con noi. Ma quel ricordo mi darà anche sempre la forza di lottare per il futuro, perché cose del genere non debbano più accadere a nessuno.”

    Seguì con un dito il contorno della sua maschera.
    “Tutti dovrebbero poter pensare al futuro, anche chi ha rinunciato al proprio volto e al proprio nome.” disse infine, prima di chinarsi e sfiorarle le labbra in un bacio delicato e gentile.

    #7186
     Elan 
    Partecipante

    – GAHAIN –
    Sumyno aveva sospirato, scuotendo la testa. “Posso acquistare una nuova arma senza grossi problemi in qualsiasi villaggio. Credo che dove dobbiamo andare potremo trovare qualche fabbro, o qualcosa del genere.”
    L’idea però sembrava non confortarla. Era evidente che il valore sentimentale di quell’arma era molto più importante per lei di quello meramente offensivo. Inoltre, Gahain aveva il sospetto che l’orchessa fosse un’eccellente guerriera anche brandendo una spada soltanto.

    Però quando il Draenei fece l’imitazione della Cacciatrice, la giovane guerriera scoppiò a ridere, divertita, arrivando alle lacrime per quanto la scena era stata buffa.
    “Sei identico!!!” esclamò prendendolo in giro. “Oddio, ti prego, non farlo più! Potrei morire con tutte queste risate, e probabilmente lei mi ammazzerebbe di nuovo sapendo che sono morta perché ridevo di una sua imitazione!!”
    Si asciugò le lacrime che le erano apparse sugli angoli degli occhi, ma continuava a ridacchiare divertita.
    “In effetti, hai proprio la faccia da “cattivone blu” o da “viscido alieno color mare”!”
    Quel siparietto l’aveva davvero divertita, e per lo meno era riuscito a scacciare i brutti pensieri e la tristezza dovuti all’arma ormai perduta.
    “Tuttavia…” si fece serissima all’improvviso, guardandolo di sottecchi. Io non ho paura di finire avvelenata, quindi a me un biscotto potresti anche regalarlo!!”
    Gli fece una linguaccia.
    Era buffo il suo modo di comportarsi, spontaneo e sincero, pieno di entusiasmo e di energia in ogni cosa che faceva o diceva. Sembrava veramente impossibile che qualcosa avesse il potere di abbatterla.
    Poi sbuffò, poco convinta.
    “Non ci crede nessuno a questa cosa. Nemmeno tu ci credi, dì la verità. Avanti, non è possibile che si siano semplicemente rincorsi come due idioti senza secondi fini!”
    Poi però parve esitare, e guardò lo sciamano con un velo di incertezza negli occhi.
    “Vero che non è possibile?”

    Però alla sua domanda lo guardò con occhi strabuzzati. Prese una coperta che aveva poco lontano e gliela lanciò letteralmente addosso, ridendo anche mentre compiva quel gesto.
    “Ma ti pare possibile che un elementale di terra possa bruciare in quel modo?! Sarebbe stato di fuoco se no, no?”
    Non era stato un rimprovero, né tantomento un gesto fatto con cattiveria, quanto più una presa in giro alla sua domanda che doveva sembrarle buffa.
    I suoi occhi però si incupirono un poco.
    “Mi è sembrato che fosse come quei druidi… gli Elementali non attaccano, di solito, sono creature pacifiche. Questo era… impazzito…”

    – LA CACCIATRICE –
    Nathaniel la ascoltava in silenzio, senza interrompere quel suo racconto così triste. Il suo sguardo si era incupito, come se una nuvola fosse passata di fronte a quegli occhi sempre tanto buoni, una nuvola di rabbia e dolore.
    Eppure in qualche modo la Cacciatrice sapeva che non era ciò che lei aveva fatto a farlo rabbuiare: nemmeno quelle azioni che in molti avrebbero ritenuto sadiche e spietate erano riuscite a turbarlo.
    “La Luce non è sbagliata in nessuno…” interruppe la frase in modo strano, come se mancasse un pezzo. “Può essere offuscata, coperta dal dolore e dalla sofferenza… ma mai sbagliata.”
    La guardò a lungo, restando per altri attimi in silenzio.
    “Una volta il mio maestro mi disse che solo chi aveva visto le tenebre più oscure poteva sapere quanto bella fosse realmente la luce.”

    I suoi occhi erano sempre talmente buoni da far quasi male. Era uno sguardo che non giudicava, il suo: non era superiore, non predicava del bene assoluto, non credeva di avere ragione sugli altri. La sua forza stava proprio nella sua bontà e nella sua umiltà, nell’accettare tutti esattamente per come erano, senza voler provare per forza a cambiarli.
    Guardò Humar per un attimo, ma non c’era paura in lui.
    Forse stava pensando che quel leone aveva sbranato vivo un altro Elfo del Sangue, forse pensava che avrebbe potuto sbranare anche lui con la stessa facilità, o forse non pensava niente di tutto quello. Era davvero impossibile capire quali pensieri si celassero in quel momento dietro quegli occhi sempre tanto calmi.

    “I tradimenti peggiori che possiamo subire, sono quelli fatti da coloro che amiamo.” continuò dopo poco, tornando a guardare lei. Non sembrava essersela presa per il fatto che lei si fosse scostata dalla sua carezza. “Ci fanno soffrire due volte… la prima quando veniamo traditi da loro, la seconda quando subiscono la punizione per le loro azioni.”
    Ancora una volta, non la stava giudicando.
    Non aveva commentato il suo desiderio di vendetta, né il modo spietato in cui aveva ucciso il suo amante. E continuava ad essere calmo, ma non la calma fredda di chi osservava il mondo da distante: una calma che in qualche modo riusciva a trasmettersi nelle sue parole e a scaldare chiunque lo ascoltasse.
    “Ciò che è stato però non dovrebbe impedirti di vivere il presente. Non tutto il mondo è uguale e non tutti i paladini che incontrerai ti tradiranno.” fece un sorriso più dolce, sollevandole il mento con le dita per guardarla negli occhi da sotto la maschera. “Non si può cambiare il passato, ma da esso possiamo imparare a vivere meglio il futuro.”

    – JARED –
    I druidi sembravano apprezzare quell’entusiasmo, per quanto un poco confuso, e sorridero pacatamente al guerriero. Uno di loro diede un ordine ed un giovane Tauren obbedì, andando a recuperare alcune cose.
    Tornò pochi istanti dopo, pieno di pergamene arrotolate, appunti, disegni, ma anche erbe ed altri ingredienti che Jared riconobbe. Con quel materiale aveva a disposizione tutto il necessario per creare granate esplosive, incendiarie, bombe che avrebbero ferito qualsiasi creatura.
    Certo, sarebbero venute un poco rudimentali, e aveva sempre bisogno di un meccanismo per attivare il tutto, ma era meglio di niente.

    “Garr è una manifestazione del male che dorme nelle profondità di Azeroth.” spiegò il druido, prendendo uno dei fogli. Lo srotolò, mostrando quello che a tutti gli effetti sembrava un ammasso di rocce, disposta una sopra dell’altra in una forma vagamente umanoide. C’era un altro piccolo disegno nello stesso foglio, un umano, probabilmente per indicarne le proporzioni: Garr era cinque volte più alto e tre volte più largo… Era facile pensare che avrebbe potuto schiacciare chiunque si fosse trovato sul suo cammino, anche peggio dei giganti che avevano affrontato qualche giorno prima.
    “Il nostro pianeta è malato al suo interno.” stava spiegando ancora il druido. “Ed i piani elementali sono i primi a risentire di questa malattia. Deepholm, il piano elementale della Terra è quello che più di tutti ha sofferto di ciò. La sua guardiana, Therazane, è impazzita quando Deathwing è stato gettato negli abissi per scontare la sua pena.”
    Stava raccontando parti di storia antica come niente fosse. In fondo, gli Elfi della Notte vivevano centinaia, forse migliaia di anni… possibile che lui avesse assistito di persona a tutto quello?
    “Credo che ciò che sta accadendo ai nostri Druidi sia un riflesso di questa follia… o viceversa…” scosse la testa. Sembrava non essere nemmeno lui in grado di spiegarlo. “Garr in ogni caso ha già attaccato una volta, mesi fa, poco prima che la follia dei druidi avesse inizio. Ha dato fuoco a parte di Nordrasill, e poi se n’è andato. I nostri incantesimi non sono stati in grado nemmeno di scalfirlo.”

    Jared non aveva visto da nessuna parte segni di bruciatura, ma era probabile che l’Albero del Mondo avesse proprietà curative oltre ogni immaginazione.
    “Dobbiamo pensare ad una tattica più diretta. Ma con molti dei nostri guerrieri preda della follia, non è facile mettere insieme una squadra d’attacco efficiente.”

    – JOK’NAY –
    Fandrall guardò il troll con fare pensieroso, come se stesse riflettendo sulle sue parole, al contrario di Zatanja che non sembrava averlo nemmeno sentito, troppo concentrata a mantenere attivo il suo incantesimo protettivo.
    “La prima volta che lo abbiamo visto i suoi attacchi sono stati diretti a Nordrasill.” spiegò semplicemente il Druido. “E’ riuscito a bruciare parte dell’Albero, poi se n’è andato. Abbiamo ipotizzato che il potere di Nordrasill fosse troppo grande e lo avesse danneggiato.”
    La spiegazione sembrava filare, anche se Jok’Nay non aveva visto da nessuna parte tracce di bruciature.

    Quindi Fandrall scosse di nuovo la testa.
    “Abbiamo provato in ogni modo. Anche le nostre migliori illusioni non sono riuscite a distrarlo. Nordrasill sorge sopra un lago nato da una goccia del Pozzo dell’Eternità. La sua magia è troppo potente per essere nascosta, anche dai migliori di noi.”
    Aveva parlato in maniera molto didattica, superiore, come se stesse raccontando delle ovvietà. Eppure aveva ammesso senza problemi di non essere in grado di fermare quella creatura, come se nessun incantesimo fosse capace di rallentarla.

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