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  • #5939
     Ba 
    Partecipante

    L’idea della Cacciatrice sembrava non aver sortito l’effetto voluto.
    Gungnir allora si sarebbe gettato contro l’elfo. Si guardò attorno, furioso, ma il mago immondo non era in vista. Che fosse fuggito?
    La voce di Zatanja superò il frastuono e le sue parole ebbero il potere di canalizzare la furia del tauren in quella situazione di calma feroce e fredda che precede l’inizio di una battaglia.
    Forse perchè iniziava a sentire la frustrazione di essere impotente di fronte agli esseri che, di volta in volta, si trovava ad affrontare, il guerriero aveva lasciato troppo spesso che la rabbia prendesse il sopravvento e lo guidasse.
    Questa volta non era da solo, doveva difendere i suoi amici. Non poteva sacrificarsi, sarebbe stato ingiusto e inefficace.
    Chiuse gli occhi per un istante e rese il suo respiro regolare.
    Invocò una preghiera silenziosa alla Madre Terra e, quando aprì nuovamente gli occhi, focalizzò i consigli di Rikr. Ne aveva ricevuti innumerevoli nel corso della sua vita. Ora Rikr doveva stare al sicuro con Humar, mentre Gungnir avrebbe attinto a quella conoscenza per salvare tutti quanti.
    Il fulmine colpì vicino a lui e uno dei suoi compagni cadde a terra.
    Osservò con attenzione e vide il petto alzarsi ed abbassarsi. Non era morto, no di certo. Ma ora Gungnir doveva agire.
    Vide la Cacciatrice fermarsi. L’arco quasi teso, in quella posa che solo i cacciatori in attesa della propria preda riuscivano a padroneggiare.
    Gungnir osservò il drago immondo.
    Si scambiarono un ringhio.
    «Zatanja, come prima.»
    Il tono profondo di Gugnir raggiunse la giovane troll.
    Sperava che lei non fosse troppo sotto shock per ripetere quanto accaduto con il cane a tre teste.
    Era riuscita a distogliere l’attenzione di alcune di esse mentre lui si occupava della terza.
    In questo caso il mostro, di teste, ne aveva solo due. E lui voleva che gli altri trovassero quella più importante: quella dell’elfo.

    Caricò, pronto a cambiare repentinamente direzione e a fare tutto quanto necessario per evitare gli attacchi della mostruosità che si trovava innanzi.
    I suoi occhi fissi sull’antica ferita nel collo. Non era stata suturata a dovere e sarebbe stata sua premura rendere nuovamente mortale quella stessa piaga.

    • Questa risposta è stata modificata 6 anni, 4 mesi fa da  Ba.
    #5912
     Ba 
    Partecipante

    Successe tutto troppo velocemente. La paura per la vita del piccolo Rikr mutò in terrore quando lo sguardo fiammeggiante dell’elfo si posò su di loro. Il terrore virò in sgomento quando, per la seconda volta nello stesso giorno, l’alito fetido di una creatura che avrebbe dovuto godere del riposo riservato a coloro che avevano abbandonato questo mondo per unirsi alla Madre Terra, si riversò su di lui e i suoi amici.
    Aveva provato a muoversi, ma non riusciva.
    Stava salendo dentro di lui una forza opposta alla paura, una fiamma vibrante quanto quelle presenti negli occhi dell’elfo. Rabbia.
    Era immobilizzato, poteva sentire tremare il piccolo spiritello aggrappato disperatamente al suo manto.
    Poteva quasi avvertire anche lo sguardo di terrore di Zatanja dietro di lui.
    Qualcosa gli impediva di rassicurarli. Qualcosa gli impediva di agire e di proteggere i suoi amici.
    La fiamma della rabbia esplose in tutto il suo fervore quando finalmente fu libero di muoversi.
    Emise un ringhi basso e profondo mentre inclinava il capo verso il basso. Gli occhi iniettati di sangue fissi sull’elfo oscuro, non curanti quasi della creatura maestosamente orrenda che gli si parava innanzi.
    La Cacciatrice – la sua amica Cacciatrice – disse qualcosa.
    Il tauren sbuffò in preda alla rabbia ma poi capì.
    Humar si avvicinò svelto e, come se si trattasse di un cristallo prezioso, Gungnir posò il piccolo Rikr sulla criniera della nera fiera che si perse nella folta pelliccia.
    Il guerriero sentì la rabbia salire nuovamente, si guardò attorno alla ricerca di un modo per aiutare la Cacciatrice. Fare crollare il soffitto poteva essere una buona idea, ma come? Si guardò attorno alla ricerca di una colonna o un supporto su cui fare forza. Sentì il frastuono della strana freccia lanciata dall’elfa del sangue e si preparò ad agire.
    Il suo obiettivo era l’elfo dagli occhi di fuoco. Se la tattica suggerita dalla Cacciatrice avesse avuto successo si sarebbe fiondato contro quel mostro.
    Era stato lui a interrompere il riposo del cane a tre teste, ne era certo. Sempre lui aveva rapito le uova per farne qualcosa di oscuro. Lui era il nemico della Madre Terra, lui era il suo nemico.
    Alla prima occasione gli avrebbe offerto un dono forse immeritato: la possibilità di ricongiungersi con la Madre Terra. Forse lei avrebbe deciso di concedergli il suo perdono.

    #5864
     Ba 
    Partecipante

    Il passo felpato di un felino, lo sguardo fermo e i sensi all’erta per riconoscere qualsiasi possibile pericolo. La Cacciatrice e il suo compagno parevano essere nati per quello. Gungnir riusciva già a vedere i due che, con un muto accordo, si sarebbero gettati contro una preda o un nemico.
    Era così evidente la differenza tra loro e la giovane Zatanja e il piccolo Rikr.
    La paura era evidente nei loro occhi, nelle loro movenze. Gungnir quasi sorrise nel notare come due universi opposti potessero essersi uniti per salvare il mondo di entrambi.
    Quel sorriso morì sulle sue labbra quando sentì la puntura dei denti dello spiritello di luce sul suo braccio.
    Aveva appena scorto lo strano elfo e l’ancor più strano vortice fronte a lui quando si accorse del morso del suo piccolo amico.
    Fece un movimento veloce con la mano e lo strinse a sè. Qualcosa lo stava tirando via da lui.
    Gungnir non aveva paura spesso. Gli capitava, certo. Ma non era un sentimento che lo visitasse abitualmente.
    Ora la sentì arrivare come un’onda.
    Qualcosa stava cercando di strappargli Rikr. Quella cosa.
    Non poteva permetterlo ma non poteva certo avvicinarsi a quell’essere. Il rischio era troppo alto.
    Guardò la Cacciatrice. Le fece un cenno preoccupato indicando il piccolo esserino luminoso.
    «Rikr viene attirato da quel vortice.» aggiunse usando il tono più lieve possibile.
    Guardò Zatanja, almeno lei stava bene? Lei ci avrebbe capito qualcosa. La sua magia era più utile della lama del tauren in questo caso.
    Gungnir mise le mani a coppa attorno al piccolo spiritello. Avrebbe impedito con ogni mezzo che quell’elfo e la sua strana magia portassero via il suo più grande amico.

    #5852
     Ba 
    Partecipante

    Il grosso tauren fece un cenno di ringraziamento alla giovane troll, sorridendole quando la barriera si erse nuovamente attorno a loro.
    Le parole della cacciatrice lo indussero a osservare il cadavere del mostro putrescente che li guardava con gli occhi vitrei della morte. Quella vera.
    Doveva sentirsi in colpa per aver fatto rumore? Non era stata una cosa buona uccidere quella bestia? Si ripromise di chiederlo a Rikr appena la situazione si fosse tranquillizzata.
    Il veleno nella voce dell’elfa lo riscosse dai suoi pensieri e guardò nella sua stessa direzione.
    Quell’essere si era appena proclamato servo di due creature leggendarie. Orrendamente leggendarie. Invece di gelarsi, come pareva aver fatto quello nelle vene di Gungnir, il sangue della Cacciatrice ribolliva di rabbia e arroganza. Era contento di essere suo amico. Non doveva essere bello opporsi a lei. Quando intimò al grosso guerriero e alla giovane troll di seguirla lungo il corridoio, lui le sorrise.
    «Certo. Ti seguiamo.»
    Dietro quella maschera si nascondeva un’elfa forte e coraggiosa, che era riuscita a togliere tutti i suoi amici dai guai in varie occasioni. La fiera che l’accompagnava pareva essere docile a confronto e il guerriero aveva imparato a fidarsi di Humar.
    Rikr gli morse un orecchio mentre guardava indietro, verso il prigioniero, quasi tremante.
    Il tauren fece uno sbuffo e prese lo scoiattolino tra le mani.
    Qualcosa non va.
    Rikr lo stava praticamente urlando.
    Il guerriero lo osservò inclinando il capo, poi scosse la testa velocemente e abbandonò i pensieri di amicizia, soddisfazione e felicità, per concentrarsi sulla loro situazione.
    La Cacciatrice era in allarme, Rikr era in allarme, Urok pareva congelato. Nel silenzio innaturale di quel luogo i lamenti della giovane con la gamba ferita parevano una litania lugubre.
    Guardò Zatanja.
    «Devi stare vicino a me, quelli di cui ha parlato non sono belle persone.» disse indicando il prigioniero mentre si incamminava assieme alla Cacciatrice «E Rikr non è tranquillo.»
    In quel momento il piccolo spiritello fece capolino da una tasca dove era andato a rifugiarsi.
    Quando Gungnir gli porse una ghianda, la ignorò.
    Rikr non ignorava mai una ghianda.

    #5818
     Ba 
    Partecipante

    Quando le sottili braccia della giovane troll si chiusero attorno al collo di Gungnir, il guerriero provò quello che di più simile riconoscesse come imbarazzo.
    Le parole di Zatanja lo confusero, nonostante la ragionevolezza delle stesse.
    «Io…» Provò a biascicare qualcosa prima di incrociare lo sguardo torvo del piccolo scoiattolo che svolazzava tra loro.
    «Dovevo salvare Urok. Non potevo farlo uccidere, è mio amico.» lo sguardo basso e il tono quasi lamentoso lo fecero sembrare un cucciolo di tauren troppo cresciuto.
    Poi alzò lo sguardo e fece un cenno affermativo alle parole della giovane maga.
    «Hai ragione. Anche io sarei stato triste al pensiero di non vedere più Rikr e te.» fece una pausa «E tutti gli altri nostri amici» si affrettò ad aggiungere.
    «Rikr dice che quando penso di testa mia penso male e faccio sempre disastri.» cercò lo sguardo sfuggevole dello spiritello che pareva ignorarlo di proposito.
    «Vi chiedo scusa e spero che, insieme, riusciremo a curare la Madre Terra.»
    Rikr, ora sulla sua spalla, gli fece un cenno e Gungnir udì le parole pronunciate freddamente dall’elfa che pareva distante dagli altri “La nebbia si è dissipata. Sta iniziando a dissiparsi.”
    Il tauren si guardò attorno. Era vero.
    La voce della Cacciatrice coprì i lamenti della giovane ferita alla gamba. Qualche bisticcio tra amici è normale, ne sono certo.
    Quando il leone e la sua compagna si misero a perlustrare la zona provò l’impulso di seguirli. Il combattimento con la bestia era vinto, ma temeva che non fosse passato del tutto inosservato.
    Guardò Zatanja e poi mosse qualche passo verso la Cacciatrice. Voleva aiutare.
    Passando accanto al prigioniero lo sentì delirare. Non aveva voglia di fare di nuovo il cattivo. Non si era divertito per nulla l’ultima volta.
    Quando fu vicino alla Cacciatrice fece un cenno di rispetto a Humar e si rivolse a lei con un sorriso, cercando il suo sguardo dietro la maschera.
    «Sono felice che stiamo tutti bene» i lamenti della giovane poco distante sembravano confermare il contrario. «…quasi»
    «Urok e Zatanja hanno ucciso quella bestia mostruosa e io li ho aiutati. Forse abbiamo fatto rumore.» ci pensò un po’ su. «Forse dobbiamo aspettarci che arrivi qualcuno che ha sentito. Dobbiamo prepararci, giusto?» continuò a sorriderle, sinceramente felice che potessero collaborare da buoni amici quali evidentemente erano, Gungnir ormai non aveva dubbi in merito.

    Il piccolo scoiattolo luminoso svolazzò vicino a Humar, anche lui allegro nel vedere che entrambi stessero bene.

    #5796
     Ba 
    Partecipante

    Lo scontro era stato terribile.
    Non aveva agito su indicazione di Rikr questa volta. Aveva deciso di testa sua.
    Solo la fortuna e l’intervento provvidenziale di Zatanja aveva impedito alla bestia immonda di avere la meglio su di lui dopo pochi istanti. O così gli pareva di ricordare. La fredda lucidità della battaglia era svanita appena il tauren aveva toccato il suolo. Non era certo di riuscire a capire cosa stesse accadendo, la mente pareva annebbiata. Forse si era sforzato troppo? Certo aveva affrontato battaglie dure, ma mai nulla del genere.
    Indossava l’odore putrescente innaturale di quell’essere, avvolto com’era nell’icore sgorgato dalle ferite inferte alla creatura.
    Sentiva una sensazione fastidiosa da qualche parte tra la spalla e il petto, come se qualche osso fosse incrinato. Ben misero prezzo da pagare per aver liberato Azeroth da una simile orrenda creatura.
    Quando Zatanja si avvicinò il guerriero sorrise a lei e al piccolo Rikr che lo guardava severo. Si mise a sedere e si guardò attorno.
    Erano arrivati anche i suoi amici. Sorrise. Stavano tutti bene.
    I singhiozzi di Alliria e i gemiti di Urok interruppero i suoi pensieri.
    Stavano tutti quasi bene, ma era ben più di quanto fosse ragionevole aspettarsi.
    Si rivolse ad alta voce a tutti e nessuno rimanendo seduto «Sono felice che stiamo tutti bene o quasi. Quella creatura è morta.» il tono faceva trasparire tutta la sua stanchezza ma anche un sollievo forse prematuro.
    Si alzò in piedi con una smorfia, attese che il cielo stellato che aveva occupato la sua vista si diradasse, poi si rivolse a Zatanja.
    «Grazie che mi hai salvato. Devo chiedere scusa a te e a Rikr se vi ho fatto preoccupare.» sospirò «Ho avuto un’idea quasi buona però, per una volta. Urok è salvo.» Aspettandosi un rimbrotto di qualche tipo da parte del piccolo scoiattolo si guardò attorno evitando accuratamente di incrociare lo sguardo con lo spiritello.
    Vide attraverso la nebbia una figura sconosciuta e aggiunse fra sé e sé, non avendo udito quanto detto dai suoi compagni intento com’era a riprendersi dallo scontro: «Quello chi è?»

    #5677
     Ba 
    Partecipante

    Il guerriero rimase pietrificato.
    L’aveva lasciato indietro. Era colpa sua.
    Il torrente di fuoco che alimentava la sua rabbia parve affievolirsi, mitigato dalla tristezza che provocava in lui quel pensiero.
    Poi vide il sangue del suo amico che macchiava il pavimento. Rosso.
    La rabbia tornò ad ardere e il pulsare del proprio sangue rese quasi sordo il grosso tauren.
    Lui l’avrebbe salvato. Anche a costo della propria vita.
    Imbracciò la grande spada con due mani e mosse un passo verso il mostro. Rikr comparve di fronte ai suoi occhi, lo sguardo torvo e preoccupato. Dietro di lui, Zatanja. Il guerriero osservò per un attimo la giovane troll e il rombo del sangue nelle sue orecchie si affievolì fino a sparire. Cosa ci faceva lì? Era in pericolo anche lei se si trovava con lui.
    Cosa stava facendo? Cos’era quell’odore orrendo?
    Rikr si posò sulla sua spalla. Non gli sussurrò nulla, ma guardò fisso e serio lo sciamano in difficoltà.
    Gungnir si aspettava un rimprovero, un suggerimento, un’idea. Ma il piccolo spiritello sembrava muto e immobile.
    Salvalo, ma senza mettere in pericolo Zatanja. Forse stava dicendo questo.
    Una nuova urgenza si fece spazio tra le esitazioni di Gungnir.
    Salvalo.
    Si rivolse serio a Zatanja: «Scusami. Ho sbagliato. Ora mi serve il tuo aiuto.» sospirò «Stai lontana da quella bestia e, se puoi, aiutami a non morire appena una di quelle teste si rivolge contro di me.» guardò Rikr e lo afferrò mentre provava a divincolarsi. «Ma è più importante che tu e Rikr stiate distanti e al sicuro. Aiutami solo se non ti mette in pericolo farlo.» le porse il piccolo scoiattolo e poi esitò «Ah, Urok. Usa la magia per toglierlo da lì quando l’avrò liberato. Tu riuscirai a salvarlo.» Le sorrise, poi si sistemò l’armatura e, con la spada sollevata come il suo animo al pensiero di abbracciare la Madre Terra, si mosse silenzioso e agile come nemmeno lui credeva di essere.
    La lama si sarebbe abbattuta feroce e implacabile sulla carne putrefatta di quell’orrendo abominio che immobilizzava il suo amico Urok.
    Poi lui avrebbe accolto con serenità il ricongiungimento alla Madre Terra, se lei avesse deciso di chiamarlo a sè in quel momento.
    «Urok può salvare la Madre Terra morente. Non lo stupido Gungnir.»
    Sorrise mentre andava a salvare il suo amico Urok.

    #5671
     Ba 
    Partecipante

    Era stato un azzardo.
    La preghiera invocata alla Madre Terra, di certo, aveva consentito alla terribile fiera di salvare le uova.
    Poco importava, la corsa del tauren si fermò solo dopo che lui e la giovane troll erano in salvo.
    Aveva il fiato corto e la maga pareva sull’orlo dello svenimento.
    Stava iniziando a cercare qualche parola per tranquillizzarla quando se ne accorse.
    Si guardò attorno e tutto era immoto.
    Urok.
    «Perchè non ci ha seguiti?» lo disse a bassa voce, ma tanto forte da farsi udire da Zatanja.
    «Perchè Urok non è qui?» Urok era certamente in pericolo. Di nuovo. Rikr se ne stava rintanato e tremante nella tasca di Gungnir. Questa volta non sarebbe arrivato nessun suggerimento, nessuna buona idea. Questa volta la rabbia prese il sopravvento.
    «Questo posto è pieno di morte. Questi esseri stanno distruggendo la Madre Terra. Questo posto vuole portarmi via i miei nuovi amici. Non glielo farò fare.» prese a sbuffare. «Io li devo proteggere!» Urlò fuori di sè, mentre si lanciava furente nella direzione da cui lui e Zatanja erano appena scappati.
    Il ritmo serrato della carica del guerriero era accompagnato dal sibilo sinistro della sua possente spada che, trascinata disordinatamente con una mano, strisciava sul nudo pavimento.

    #5582
     Ba 
    Partecipante

    Com’era possibile che delle uova si trovassero in quel luogo. Fossero anche uova di qualche creatura molto potente, un drago magari, non era giusto che si trovassero lì.
    Quel luogo trasudava morte, l’essere a loro protezione era un evidente risultato di come la morte permeasse ogni angolo di quel luogo. Era un controsenso che così tanta vita pulsante, così tanta nuova vita, si trovasse in un labirinto di morte e malattia.
    Stava per prendere una di quelle uova tra le mani, ma un attimo prima sentì l’urlo e si girò.

    Rikr spuntò fuori dalla tasce e fermò Gungnir un istante prima che si lanciasse inferocito contro la bestia che stava cercando di uccidere la sua giovane amica.
    C’erano tre teste. La morte del guerriero, per quanto onorevole, non avrebbe consentito a Zatanja di scappare.
    Rikr ebbe un’idea. Ultimamente ne aveva di molto rischiose, ma Rikr non poteva sbagliarsi.

    «Bestia!» l’urlo del Tauren pareva giungere direttamente dalle pareti di nuda roccia. Il volto del guerriero era deformato dalla rabbia e dallo sforzo per farsi udire al di sopra del frastuono.
    «Bestia!» Tenva tra le mani tre uova, la spada sempre a portata di mano. Una volta ottenuta l’attenzione del mostro continuò, mentre un rivolo di sudore scorreva sotto il folto strato di pelo lungo la sua schiena.
    «Tu devi difendere queste uova. Se le uova si rompono, la colpa è del guardiano. E il guardiano viene punito quando non riesce a fare la guardia.»
    Azzardò, pregando silenziosamente la Madre Terra di salvare le innocenti creature all’interno delle uova, poi le lanciò in alto, più che poteva e ognuna in una direzione diversa.
    Poi prese la lama e cominciò a correre in direzione di Zatanja per prenderla e portarla via di lì, sperando che lo stratagemma di Rikr funzionasse e che Urok riuscisse a coprire la loro fuga con i suoi poteri sciamanici.

    Un piccolo batuffolo di pelo, luminoso come un sole in quella oscurità, se ne stava tremante dentro una tasca di Gungnir, abbracciando la propria coda con tutta l’energia che aveva. Gungnir non si accorse del terrore che aveva sopraffatto il piccolo spiritello.

    #5561
     Ba 
    Partecipante

    Quella cosa era innaturale. Mostruosa. C’era qualcosa di sbagliato nella sua esistenza. La Madre Terra stava di certo soffrendo per il modo in cui quella creatura era stata corrotta. Uccisa.
    Gungnir trattenne la sua rabbia e la sua tristezza. Dovevano capire a cosa stesse facendo la guardia, il mostro che aveva creato quella chimera avrebbe pagato in un secondo momento.

    Vide il panico montare nello sguardo di Zatanja, ma non aveva tempo di tranquillizzarla. Dovevano sfruttare il momento.
    Guardò Urok. Un cenno di assenso e si mosse rapido, sfruttando il rumore del ringhio di quella bestia per nascondere i suoi passi.
    Provò ad aggirarlo, osservandolo con attenzione per controllare che nessuna delle tre teste si accorgesse della loro presenza.

    Dovevano essere rapidi e silenziosi. Il tempo non era loro alleato nemmeno questa volta.

    #5512
     Ba 
    Partecipante

    Il pericolo più evidente era lo strano essere putrescente di cui aveva parlato Daellen.
    Guardò Rikr che aveva appena smesso di rimbalzare istericamente da una spalla all’altra del guerriero per la presenza dei finti-dragonkin. Il piccolo spiritello sembrava suggerirgli che non sarebbe stata una buona idea scontrarsi con la bestia tricefala.
    Però aveva avuto un’idea. Era di Rikr, quindi era sicuramente una fantastica idea.
    «Zatanja, Rikr ha avuto un’idea. Lui si è spaventato quando ha visto i Dragonkin. Anche Humar e…» si interruppe per non ferire l’amico druido «Anche Humar, che sapeva che stavi facendo una magia, si è infastidito.» cercò di tagliare corto ma la fatica di interpretare l’idea di Rikr e trasmetterla efficacemente agli altri non l’aveva mai aiutato a diventare un grande comunicatore. «Pensavo che se i dragonkin sono suoi amici, potrebbero distrarre il grande cane putrescente e permetterci di vedere che cosa sta difendendo.»
    Si toccò distrattamente un corno e trattenne un sospiro di sollievo. Sperava di essere riuscito a spiegare bene quello che aveva pensato Rikr.
    «Se anche secondo te è una buona idea potremmo andare insieme. Così se non dovesse funzionare terrò quella bestiaccia lontano da te.» le sorrise soddisfatto sfiorando con la mano il fiore sulla sua testa.
    «Vedrai che riusciremo a risolvere tutto. Quella della Madre Terra è la Magia più grande che possa esistere.»
    Era talmente sicuro della veridicità delle parole della giovane troll che ormai il caldo, la fatica e l’apprensione avevano lasciato spazio a una ferma e assoluta risolutezza.
    «Riusciremo a risolvere tutto» sussurrò a sè stesso.

    #5480
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era rimasto silente durante il racconto della Cacciatrice e non aveva proferito parola nemmeno quando gli altri avanzavano le loro proposte.
    L’unica certezza era che avrebbero dovuto affrontare dei nemici e versare il loro sangue.
    L’unica certezza era che Gungnir, finalmente, avrebbe potuto dimostrarsi utile e proteggere i suoi amici.

    Seguì la cacciatrice e una volta giunti all’interno fece cenno a Zatanja di stare dietro di lui.
    Rikr se ne stava sulla spalla del guerriero, guardando truce tutte le vie percorribili.
    Il tauren sussurrò piano a Urok: «Dobbiamo essere prudenti. Veloci, silenziosi e soprattutto prudenti. Dovete stare dietro di me quando sarà il momento di combattere.»
    Il tono era fermo. Il tauren non era preoccupato. Proteggere gli altri e combattere era quello per cui la Madre Terra gli aveva dato il dono della vita.
    Questa volta avrebbe protetto i suoi amici, avrebbero trovato la fonte di tutta quella morte e avrebbero trovato il modo di proteggere la Madre Terra.
    Draghi leggendari o meno.

    #5448
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir stava annuendo alle parole dello sciamano, il cipiglio cupo e allerta.
    Poi il fiore di Zatanja e le sue parole lo riscossero dall’umore nero che l’aveva accompagnato lungo il tragitto in quella valle di silenzio, morte e pietra. Lei aveva capito.
    La Madre Terra aveva la magia più potente di tutte. In fondo era in grado di creare la vita da deserti di cenere e morte. Di trasformare un evento funesto in un’opportunità di rinascere e migliorare.
    Il fiore che la maga porse al tauren sembrava simboleggiare quella speranza, quella sicurezza che in momenti simili vacillava.
    Biascicò un grazie e, se non fosse stato per il folto pelo, si sarebbe detto che stava arrossendo.
    Con una grossa mano afferrò il fiore delicatamente.
    Rikr corse sul suo braccio e glielo prese di mano, addentando lo stelo.
    Lo portò sulla testa del tauren, dove si acciambellò tenendolo tra le sue zampe mentre sembrava assopirsi nuovamente.
    Il grande e grosso guerriero pochi istanti prima appariva come una bestia feroce pronta per attaccare a vista chiunque, ora, dopo le parole della troll e con Rikr e quel fiore sulla testa, appariva quasi buffo e, ironicamente, indifeso.

    #5432
     Ba 
    Partecipante

    Il grosso tauren fu felice di aiutare Zatanja con i suoi incantesimi. Non ci capiva niente, ma amava vedere Rikr che saltellava in giro quando la maga rendeva invisibili ghiande e parti del corpo di Gungnir.
    L’umore positivo lasciò spazio alla tristezza. La morte albergava quei luoghi.
    La Madre stava morendo. Le sue creature più amate: piante, alberi, animali. Tutti innaturalmente congelati in quell’istante che precede la morte.
    In quelle condizioni non sarebbero potuti tornare alla Terra e offrirle la loro forza per creare nuova vita.
    Quella nebbia, maledetta nebbia, coprì le lacrime che bagnavano il pelo sulle sue guance.
    Rikr sfiorò qui e là alcuni degli alberi e dei cadaveri. Incredulo.

    La fortezza comparve davanti ai loro occhi a poco a poco.
    Gungnir non ne sapeva molto, ma il caldo e la nebbia parevano sgorgare direttamente dalle profondità di quella costruzione diroccata.
    Rikr si rifugiò in una delle sue tasche mentre il guerriero estraeva la sua lunga lama, i nervi tesi e lo sguardo intento a perforare le nebbie che parevano un muro.
    Occhi magici e occhi da cacciatrice.
    Dovevano stare tutti all’erta.
    «Zatanja, stammi vicino.»
    Un attimo prima che la Cacciatrice svanisse tra le nebbie, Gungnir incrociò il suo sguardo e le offrì un cenno di assenso. Lui e la fiera oscura che accompagnava la donna mascherata si sarebbero protetti reciprocamente e avrebbero garantito la salvaguardia di tutti coloro che fossero rimasti.
    Non era prudente dividersi, ma sapeva che la Cacciatrice e Alliria se la sarebbero cavata.

    Gungnir non capì molto di quanto proposto da Daellen. Occhi magici che se ne vanno in giro.
    A patto che non c’entrasse il suo insolito compagno a lui andava bene, così non disse nulla.
    Attese la risposta della giovane troll alle parole di Gahain. Sapeva pochissimo, se non nulla, del Kirin-Tor. Era curioso.
    Poi si avvicinò all’orco e si rivolse a lui sottovoce: «Urok, questo posto trasuda il male. La morte cammina al nostro fianco.» il tono di Gungnir era cupo. «La Madre Terra agonizza e soffre terribilmente, ne sono sicuro. Questo posto è sbagliato. Qualsiasi cosa dobbiamo fare qui, facciamola in fretta. Rikr non è tranquillo.»
    Osservò il piccolo spiritello nella sua tasca. Sembrava dormire, ma era sicuramente nervoso e preoccupato.

    #5412
     Ba 
    Partecipante

    Le parole di Urok resero allegro il possente guerriero.
    Qualsiasi cosa ci sia ad attenderci dobbiamo riuscire ad essere uniti. Questa può essere la nostra sola speranza
    Uniti.
    Poco importava quale fosse il nemico o il pericolo ad attenderli. Lo sciamano aveva detto la cosa più importante.
    Dovevano essere uniti.
    Il tauren sorrise speranzoso ad ognuno dei suoi compagni presenti. Nemmeno il mordicchiare di Rikr al suo orecchio lo distolse da quel pensiero positivo.
    Il piccolo spiritello gli stava dicendo che non c’era nulla di cui sorridere, ma Gungnir sapeva perfettamente perché fosse così felice.
    Aveva trovato degli amici. Quasi. Per una volta lui l’aveva capito prima di tutti gli altri: sarebbero diventati amici.
    Si avvicinò a Zatanja, poi al druido e colpì delicatamente entrambi sulla spalla, resistendo alla tentazione di carezzare la pantera.
    Biascicò qualche parola come ‘uniti’, ‘amici’ e poi fece un cenno allegro a tutti quelli che incontrarono il suo sguardo.
    Quando si stese faticò a prendere sonno per l’eccitazione. Finalmente le cose stavano andando bene.
    Costernato, Rikr si rifugiò in una tasca del tauren, masticando nervosamente un po’ di stoffa e ignorando la manona del guerriero che, come di consueto lo carezzava prima che si addormentasse.
    Il silenzio innaturale di quei luoghi accompagnò i sogni del piccolo scoiattolo, mentre il suo grande amico vegliava su di lui, lasciando che il sonno lo cogliesse leggero.

    #5332
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era rimasto silente ad ascoltare quanto Urok e gli altri stavano dicendo.
    Non sapeva nulla della strana fortezza nanica, non sapeva nemmeno cosa fosse quell’uovo. Un sesto Stormo? Impossibile.
    Rikr sembrava mostrare orgoglio ogni volta che i suoi amici ipotizzavano trattarsi di un uovo.
    Effettivamente, nel sacco strappato al primo dragonkin che avessero incontrato, il piccolo spiritello si era aspettato di trovare delle uova, anche se poi si erano dimostrate semplici sassi.
    «Rikr era sicuro che cercassero un uovo.» il guerriero parlò ad alta voce mentre si sedeva a terra estraendo la sua spada e iniziando a pulirla con un panno.
    Non parlò a nessuno in particolare, ma osservò la pantera inquieta che era il suo amico druido, cercando di mostrare un sorriso speranzoso. La sua situazione si sarebbe risolta facilmente, ne era certo.

    Rikr si lanciò dalla spalla del guerriero e cominciò a planare in cerchi concentrici attorno alla pietra nelle mani dell’orco. Gungnir inclinò la testa, perplesso. Questa volta non aveva idea di cosa il suo piccolo amico volesse che facesse.
    Quando il tauren doveva affidarsi alla sua sola mente per risolvere i problemi e capire le situazioni, di solito, si ritrovava a fare disastri, quindi, osservando di tanto in tanto lo spiritello che volava attorno all’elfa e all’orco, continuò nella sua opera di pulizia, domandandosi dove fossero finiti la cacciatrice e gli altri.

    #5160
     Ba 
    Partecipante

    Gungnir era confuso.
    La situazione aveva preso una piega che non si aspettava. I litigi, la furia di Urok. Non erano forse tutti amici?
    Con umore mesto si mise in cammino assieme a tutti gli altri. Sovrappensiero si ritrovò a fissare Rikr che svolazzava davanti a lui.
    La sua luce che illuminava flebilmente la via dinanzi ai suoi piedi un attimo prima che lui la percorresse. Il grande tauren sorrise.
    Rikr era in grado di illuminare anche le vie più oscure e di indicargli la strada impedendogli di inciampare e offrendogli l’opportunità di superare ostacoli che altrimenti non avrebbe mai nemmeno riconosciuto come tali.
    Stava per avvicinarsi, sollevato, a Urok per chiedergli dove li stesse portando, visto che non stavano raggiungendo il villaggio, ma gli sbuffi e lo sguardo truce dello shamano, illuminato dal piccolo spiritello, lo persuasero a non farlo.
    Ognuno di loro pareva immerso nei propri cupi pensieri. Lui camminava sereno, perchè aveva capito. Perchè sapeva che tutti loro erano amici, anche se ancora non lo sapevano, e lui avrebbe potuto difenderli.

    Quando si accamparono e Urok indicò la loro prossima destinazione, si avvicinò a Zatanja.
    «So che Urok sta combattendo il freddo, ma se hai freddo posso offrirti un mantello.» sorrise cercando di non incrociare lo sguardo della giovane. Si sentiva ancora in difetto. «Io sono grande e coperto di pelo, non ho freddo, tu…» Guardò Rikr che lo fulminò un istante prima che proseguisse. Sì, forse ‘gracile’ non era esattamente il miglior modo per dimostrare che era preoccupato che lei potesse avere freddo. «Magari a te può servire.» Sorrise incerto poggiando il mantello a terra e si affrettò a raggiungere Urok. Rikr balzò dalla spalla del guerriero ed indugiò svolazzando attorno alla testa della troll e, per un attimo, si posò sulla sua spalla. Poi tornò a seguire il tauren. Gungnir lo guardò interrogativo, Rikr non si posava sulla spalla di nessun altro, perchè non parlava a nessun altro.
    Gungnir si limitò a fissare Urok che analizzava le pietre, poi osservandole sussurrò, quasi tra sé e sé. «La pietra viola-nera.» Tutta questa storia delle pietre colorate lo confondeva. Cosa voleva Deathwing? Perchè stava ammorbando la Madre Terra? Per una pietra?

    #5121
     Ba 
    Partecipante

    Il racconto di Alliria lo affascinò, ma, al contempo, posò un’ombra scura sui pensieri di Gungnir. Non aveva capito pienamente la portata di quello che stava accadendo. Rikr gliel’aveva certamente tenuto segreto per non farlo preoccupare eccessivamente per la Madre Terra. Che il pericolo fosse veramente così grande?
    Il commento caustico del suo amico druido non aiutava il suo umore.
    Guardò il piccolo spiritello che dissimulava tranquillità guardandosi attorno.
    Poi balzò in aria in direzione del lago, per poi tornare planando a posarsi sulla spalla del guerriero.
    Indicava qualcosa. Qualcuno, in realtà.
    Alliria corse immediatamente verso i due compagni appena emersi dal lago, preceduta dal nero Leone.
    Gungnir tirò un sospiro di sollievo, la Cacciatrice e Nathaniel erano vivi. Evidentemente provati, ma vivi.

    Osservò la donna mascherata avvicinarsi. I suoi movimenti avevano qualcosa di strano.
    Le sue parole colsero il tauren di sorpresa, certo non si aspettava che un esercito di Naga si trovasse sotto di loro.
    Uccidere il prigioniero. Davvero non poteva fornire loro alcun aiuto? Davvero non potevano utilizzarlo per avere maggiori informazioni, per attirare in una trappola i suoi alleati?
    Rikr se ne stava ad osservare la Cacciatrice mentre si allontanava, incuriosito dal suo incedere. Cosa aveva visto?
    «Beh forse possiamo stordire il prigioniero e portarlo con noi. E’ davvero una buona idea perdere l’unico essere in grado di fornirci informazioni?» il tono del tauren era titubante. Osservò i suoi compagni. «Ma forse ci rallenterebbe troppo.» sospirò «L’importante è allontanarsi velocemente. Se Nathaniel e la Cacciatrice avevano alle costole un esercito di Naga e il dragonkin ha attirato qui altri della sua specie, non c’è trappola che possiamo elaborare per avere la meglio.»
    Attese le indicazioni di Urok e nel frattempo si guardò attorno
    , tendendo le orecchie in cerca di suoni all’interno dell’innaturale silenzio che albergava nella foresta.

    #5095
     Ba 
    Partecipante

    Sovrappensiero, il tauren a stento si accorse delle lamentele di Zatanja, quando sentì una fitta all’orecchio destro e uno squittio isterico.
    «Ahi!» lasciò la giovane troll e con la mano staccò Rikr che aveva azzannato il suo orecchio. Si muoveva isterico e squittiva per sgridarlo.
    Il guerriero lo osservò confuso e poi si rese conto delle parole della maga e dell’imbarazzo che aveva provocato a lei e alla nera fiera che li accompagnava.
    Rikr tacque fissandolo risentito dalla sua mano.
    Gungnir sentì il calore avvampare sul suo viso. Gli capitava sempre quando era imbarazzato. Forse accadeva lo stesso agli umani, ecco perchè diventavano paonazzi alcune volte.
    «Perdonatemi, mi ero preoccupato e non ho dato ascolto a Rikr. Ho agito di testa mia e ho offeso entrambi.» disse mesto rivolgendosi alla maga e al leone.

    Mentre si scusava Urok si rivolse ai loro alleati appena giunti in loro soccorso.
    Lo sguardo perplesso di Gahain lo mise a disagio, ma ascoltò con interesse la spiegazione del compagno.
    Si avvicinò all’amico druido, lieto di rivederlo sebbene incastrato nella sua forma animale.
    Gli sussurrò ottimista: «Sono sicuro che Urok troverà una soluzione anche a questo.»

    Quando intervenne Zatanja, il guerriero tenne lo sguardo basso.
    Rikr comparve sulla sua spalla. Evidentemente ancora risentito.
    Il corno era un oggetto utile, Rikr aveva ragione. Come al solito. Chissà se l’idea di Gahain era attuabile.
    Rikr era molto interessato da questa prospettiva, ma preoccupato del fatto che qualcuno o qualcosa fosse sulle loro tracce, poi gli venne un’idea.
    «Abbiamo un prigioniero. Possiamo sfruttarlo per tendere una trappola al proprietario dell’altro oggetto o di chi verrà mandato a capire il perché dell’allarme. E’ un Dragonkin che abbiamo sorpreso mentre usciva dalle acque del lago con in mano un sacco colmo di sassi. Se ci sbrighiamo possiamo organizzarci e provare a resistere fino all’arrivo della Cacciatrice e del sacerdote.»
    Il grido di panico di Alliria lo interruppe.
    «Sono andati entrambi dentro il lago. Volevano capire cosa cercasse il Dragonkin. Il nostro prigioniero ci ha detto che si tratta della Pietra viola-nera.» si interruppe cercando lo sguardo di Rikr sulla sua spalla. Vi colse un piccolo barlume di orgoglio dietro la barriera di risentimento.
    «Ora dovremmo affrettarci.» riguardò Rikr «Credo.»

    #5073
     Ba 
    Partecipante

    Ce l’avevano quasi fatta.
    L’idea di Rikr si era dimostrata, come al solito efficace. Pericolosa, certo, ma se veniva da Rikr doveva trattarsi per forza di una buona idea.
    Il suono di quel corno aveva avuto però uno strano effetto su Zatanja.
    Qualcosa stava arrivando.
    Gungnir controllò il suo piccolo amico che se ne stava rintanato in una tasca e gli picchiettò la testa sussurrando un ringraziamento.
    Il tauren si avvicinò ai cadaveri delle creature e silenziosamente pregò la madre terra perché potesse accogliere le loro spoglie e sfruttarle per donare la vita che il padrone di quelle creature stava distruggendo.
    «Urok, perdonami. Non sono riuscito a proteggerti da quelle creature.» il tono del guerriero lasciava trasparire sincero e ingenuo senso di colpa. «Non sono riuscito a dirti in tempo quello che aveva pensato Rikr e cioè che avremmo dovuto sfruttare il bosco per tendere un agguato ai dragonkin e non viceversa»
    Annuì alle parole di Urok e sottovoce aggiunse. «Forse potremo usare ora l’idea di Rikr.»
    Fece per incamminarsi assieme ai suoi compagni, ma gli parve di sentire Rikr che gli sussurrava qualcosa.
    «Quel corno, giusto.» tornò velocemente sui suoi passi e strappò dalle mani prive di vita del dragonkin il corno. Aveva ragione Rikr, se quell’oggetto era magico ed era in grado di attirare qualcosa, sarebbe servito a Zatanja per fare una magia delle sue.
    «A proposito…» si avvicinò a passo sostenuto alla giovane troll che sembrava barcollante. Le offrì il suo braccio e le chiese sottovoce «Zatanja, cosa succede?» incrociò lo sguardo della ragazza, preoccupato «Rikr mi ha detto di prendere il corno, perché magari ti può servire.»
    Tentò di sorriderle e la sollevò di peso.
    «Scusami.» si avvicinò a Humar e, inchinandosi, gli domandò il permesso per poggiare la maga sulla sua schiena.

    Il fumo evocato da Urok si stava spegnendo alle loro spalle. Questa volta sarebbe stato pronto. Avrebbe difeso i suoi amici e nessun dragonkin avrebbe minacciato la vita di persone a lui care.

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